Comune di Montegranaro Provincia di Fermo



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Comune di Montegranaro Provincia di Fermo ALLEGATO N. 1 Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione 2014-2016 - 1 -

PREMESSA I temi della trasparenza e dell integrità dei comportamenti nella Pubblica Amministrazione sono emersi con sempre maggior urgenza, anche in relazione alle richieste della comunità internazionale (OCSE, Consiglio d Europa, ecc.). Un sistema di corruzione diffusa costituisce un danno economico per l Italia, per i cittadini onesti e per le imprese, che operano nel rispetto delle norme, stimato in 60 miliardi di euro l anno dalla Corte dei Conti, che ha posto in evidenza come la corruzione si sia trasformata da fenomeno burocratico-pulviscolare, a fenomeno politico-amministrativo sistematico, che ha costi diretti ed indiretti per il sistema, ponendo in discussione anche la legittimazione democratica delle istituzioni e la fiducia dei consociati nella legalità e trasparenza dell azione amministrativa. Corruzione e illegalità causano, infatti, maggiori spese e minori entrate, ma esse delegittimando le istituzioni, determinano una sfiducia generalizzata ed incidono così negativamente nel tessuto di relazioni tra i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni. Corruzione in senso ampio è l abuso di un potere pubblico per favorire interessi privati e comprende: I delitti sanzionati dagli articoli 318 (Corruzione per l esercizio della funzione), 319 (Corruzione per un atto contrario ai doveri d ufficio) e 319 (Corruzione in atti giudiziari); Gli altri delitti contro la Pubblica Amministrazione, disciplinati nel Titolo II, Capo I del codice penale; Tutte le situazioni, anche non aventi rilevanza penale, in cui venga in evidenza un malfunzionamento dell amministrazione, a causa dell uso a fini privati delle funzioni attribuite. Accanto alle forme tradizionali di corruzione (consegna di denaro o altra utilità per compiere un atto d ufficio o contrario ai doveri d ufficio), con corruzione in senso lato deve intendersi anche: un contratto regolare ma con prezzi gonfiati, un affidamento con regole artificiosamente prefissate e/o a soggetti con cui si hanno direttamente o indirettamente vari rapporti di interesse, assenza di controlli, assenza di regole a monte per l attribuzione di vantaggi, atteggiamenti discrezionali nella valutazione di abusi, pagamenti condonati ecc. Nel 2012 la L.6 novembre 2012, n. 190 Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica Amministrazione ha introdotto un sistema organico di prevenzione della corruzione, che ricade in modo notevole e incisivo sull organizzazione e sui rapporti di lavoro di tutte le amministrazioni pubbliche e degli enti territoriali. Sistema che si è andato articolando con: - la circolare n.1 del 25.01.2013, della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Funzione Pubblica- mette in evidenza le iniziative in merito alla prevenzione della corruzione adottate da OCSE, Consiglio d Europa ed Unione Europea. - l intesa del 24.07.2013 raggiunta in Conferenza Unificata Governo, Regioni, Enti Locali; - le linee di indirizzo del Comitato Interministeriale, istituito con D.P.C.M. 16.01.2013; - il Piano Nazionale Anticorruzione, predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica approvato dalla Civit, quale Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC), con delibera n. 72/2013. Completano il quadro normativo: - 2 -

- il Decreto Legislativo n. 235 del 31.12.2012 Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo, conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell art.1, comma 63, della L.190/2012; - Il Decreto Legislativo n. 33 del 14.03.2013 Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni ; - Il Decreto Legislativo n.39 dell 8 aprile 2013 Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico; - Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 16.04.2013 Codice di Comportamento per i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni. Nello specifico l art.1, comma 5 della Legge n.190/2012 impone operativamente a tutte le pubbliche amministrazioni di definire, approvare e trasmettere al Dipartimento della Funzione Pubblica: a. Un piano di prevenzione della corruzione che fornisca una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e indichi gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio; b. Procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione. Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.) è lo strumento attraverso il quale la singola Amministrazione sistematizza un processo finalizzato a formulare una strategia di prevenzione della corruzione. Attraverso l analisi dell organizzazione e delle sue regole di funzionamento, la P.A. individua il rischio di esposizione al fenomeno corruttivo per individuare ed attivare azioni ponderate e coerenti tra loro capaci di ridurre la possibilità di comportamenti corrotti. Tale azione deve essere indirizzata prioritariamente alla struttura dei controlli ed alle cd. aree a rischio attraverso una valutazione probabilistica della rischiosità e l adozione di un sistema di gestione del rischio. Il presente Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione si sviluppa pertanto: A. Mappatura delle Aree dell attività comunale ed individuazione dei processi maggiormente soggetti al rischio di fenomeni di corruzione; B. Valutazione dei rischi ( secondo i criteri di probabilità e significatività del loro impatto); C. Progettazione ed implementazione di un sistema di misure, regole e controlli per prevenire/limitare/eliminare i rischi di corruzione; D. Costruzione di un sistema operativo e organizzativo permanente di monitoraggio e aggiornamento del PTPC, con indicazione delle responsabilità e dei tempi di attuazione. Obiettivi strategici: Il presente Piano persegue i seguenti obiettivi strategici: Ridurre le opportunità che favoriscono i casi di corruzione; Aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; Creare un contesto sfavorevole alla corruzione; Diffondere la cultura della legalità. Il presente Piano include: 1. il Programma triennale per la trasparenza e l integrità, approvato con deliberazione di Giunta Comunale n.08 del 29.01.2014, il quale si pone come sezione dedicata del presente Piano di prevenzione della corruzione, con il quale si coordina e armonizza in un equilibrio dinamico - 3 -

attraverso successivi interventi di monitoraggio e aggiornamento, specie alla luce dei dettami del D.lgs. 33/2013; 2. il Codice di Comportamento, approvato con deliberazione di Giunta Comunale n.18 del 26.02.2014, Il presente Piano si collega altresì con la programmazione strategica e operativa dell'amministrazione, definita nel Piano della performance. CAPO 1 SOGGETTI E RUOLI DELLA STRATEGIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1 Concorrono a livello comunale alla prevenzione della corruzione: l autorità di indirizzo politico: - designa il responsabile; - adotta il P.T.P.C. e i suoi aggiornamenti e li comunica al Dipartimento della funzione pubblica e, se del caso alla Regione interessata; - adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale che siano direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione. il responsabile della prevenzione della corruzione: - elabora la proposta di piano della prevenzione; - definisce procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione; - verifica l efficace attuazione del piano e la sua idoneità; - propone modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti nell organizzazione; - verifica, d intesa con il responsabile di settore competente, l effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione - individua il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell etica e della legalità; - vigila sul rispetto delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità; - elabora la relazione annuale sull attività svolta e ne assicura la pubblicazione; - qualora coincida con il responsabile della trasparenza ne svolge le funzioni. i referenti per la prevenzione: - svolgono attività informativa nei confronti del responsabile, affinché questi abbia elementi e riscontri sull intera organizzazione ed attività dell amministrazione e di costante monitoraggio sull attività svolta dai responsabili di settore, anche con riferimento agli obblighi di rotazione del personale; - osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; i responsabili di settore per l area di rispettiva competenza: - svolgono attività informativa nei confronti del responsabile e dell autorità giudiziaria; - 4 -

- partecipano al processo di gestione del rischio; - propongono le misure di prevenzione; - assicurano l osservanza del codice di comportamento e verificano le ipotesi di violazione; - adottano le misure gestionali, quali l avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale - osservano le misure contenute nel P.T.P.C. l organismo indipendente di valutazione (Nucleo di Valutazione): - partecipa al processo di gestione del rischio; considera i rischi e le azioni inerenti la prevenzione della corruzione nello svolgimento dei compiti allo stesso attribuiti; - svolge compiti propri connessi all attività anticorruzione nel settore della trasparenza amministrativa; - esprime parere obbligatorio sul Codice di comportamento adottato da ciascuna amministrazione; l ufficio per i procedimenti disciplinari: - svolge i procedimenti disciplinari nell ambito della propria competenza; - provvede alle comunicazioni obbligatorie nei confronti dell autorità giudiziaria; - propone l aggiornamento del codice di comportamento. tutti i dipendenti dell Amministrazione: - partecipano al processo di gestione del rischio; - osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; - segnalano le situazioni di illecito al proprio responsabile di settore o all ufficio per i procedimenti disciplinari; - segnalano casi di personale conflitto di interessi. i collaboratori a qualsiasi titolo dell Amministrazione: - osservano le misure contenute nel P.T. P. C.; - segnalano le situazioni di illecito. 2. IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Il Responsabile della prevenzione della corruzione nel Comune di Montegranaro è stato individuato con Decreto del Commissario straordinario n.3 del 20.01.2014 nel Segretario Generale del comune, dott.ssa Lucia Palatroni. Il RPC svolge altresì il ruolo di Responsabile della Trasparenza. Per l attuazione dei compiti di spettanza, si avvale del personale dell Ente. I Responsabili di settore dell Ente hanno l obbligo di collaborare in modo costante per l aggiornamento e l attuazione concreta del Piano, anche mediante iniziative propositive. 3. IL GRUPPO DI LAVORO PERMANENTE Il Responsabile si avvale, per lo svolgimento dei compiti attribuiti dalla legge e dal presente Piano, di un gruppo permanente di lavoro, per lo studio e il contrasto della corruzione, al quale sono chiamati a contribuire i Responsabili di Settore, nel ruolo altresì di referenti, curando la tempestiva comunicazione delle informazioni nei confronti del Responsabile, secondo quanto stabilito nel Piano anticorruzione dell Ente. - 5 -

CAPO 2 AZIONI E MISURE FINALIZZATE ALLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1. IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1.1. IL PERCORSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO Nel percorso di costruzione del Piano, sono stati tenuti in considerazione i seguenti aspetti espressamente citati nel Piano Nazionale: a) il coinvolgimento dei Responsabili nell attività di analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure e di monitoraggio per l implementazione del Piano; tale attività è stata il punto di partenza per la definizione di azioni preventive efficaci rispetto alle reali esigenze del Comune; b) la individuazione delle misure di contrasto attraverso la definizione delle modalità generali di formazione, attuazione e controllo dei provvedimenti nei quali si esplicita la volontà dell amministrazione, il monitoraggio dei procedimenti, la relazione sulle attività poste in essere per l effettiva attuazione delle regole di legalità o integrità indicate nel presente piano e i risultati ottenuti, in esecuzione dello stesso piano; c) l indicazione delle iniziative di comunicazione dei contenuti del piano; d) la sinergia con quanto già realizzato o in atto nell ambito della trasparenza, ivi compresi: - il Programma Triennale per la Trasparenza e l Integrità come articolazione dello stesso Piano triennale anticorruzione; - l attivazione del sistema di trasmissione delle informazioni al sito web dell amministrazione; - il codice di comportamento integrativo in recepimento del nuovo codice di comportamento del pubblico dipendente dettato dal DPR n. 62 del 18 Aprile 2013; - l attivazione del diritto di accesso civico di cui al citato D.lgs. n.33/2013; e) la previsione e l adozione di specifiche attività di formazione del personale, con attenzione prioritaria al responsabile anticorruzione dell amministrazione e ai responsabili di settore competenti per le attività maggiormente esposte al rischio di corruzione. Tali attività troveranno compiuta programmazione nel Piano triennale della Formazione. 1.2 FASI DELLA COSTRUZIONE DEL PIANO Il piano è stato costruito attraverso tre diversi passaggi: A. MAPPATURA AREE A RISCHIO E RELATIVI PROCESSI B. VALUTAZIONE DEL RISCHIO C. TRATTAMENTO DEL RISCHIO A. MAPPATURA AREE A RISCHIO E RELATIVI PROCESSI - 6 -

Per mappatura dei processi si intende la ricerca e descrizione dei processi attuati all interno dell ente al fine di individuare quelli potenzialmente a rischio di corruzione, secondo l accezione ampia contemplata dalla normativa. In via generale ed esemplificativa, costituiscono attività a maggior rischio di corruzione, le Aree a seguire: 01 - Acquisizione e programmazione del personale. 02 - Scelta del contraente per forniture servizi e lavori. 03 - Autorizzazioni e concessioni. 04 - Corresponsione di sovvenzioni e contributi. 05 - Incarichi di consulenza e collaborazione. 06 - Pagamenti. 07 - Patrimonio. 08 - Tributi ed altre entrate. 09 - Attività sanzionatoria. 10 - Provvedimenti o accordi di pianificazione territoriale, di iniziativa privata o pubblica, con riferimento all interesse pubblico perseguito ed alla comparazione e bilanciamento degli interessi coinvolti. Nelle suddette aree vengono individuati i processi a rischio a seguire. 0101 Reclutamento del personale. 0102 Progressioni di carriera o economiche. 0201 Affidamenti in economia. 0202 Affidamento procedure ordinarie. 0203 Affidamenti per somma urgenza. 0204 Controllo sull esecuzioni dell appalto. 0205 Liquidazione delle somme per prestazioni di lavori servizi e forniture. 0301 Rilascio autorizzazioni concessioni. 0302 Controlli SCIA, DIA, attività commerciali ed edilizie. 0401 Concessioni ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed Enti pubblici o privati 0402 Accesso ai servizi sociali. 0501 Affidamento. 0601 Emissione di mandati di pagamento. 0602 Economato. 0701 Affidamento in concessione d uso/locazione di aree ed immobili comunali. 0702 Locazione di beni di proprietà privata. 0801 Riscossione tributi ed altre entrate comunali. 0901 Applicazione di sanzioni. 01001 Varianti parziali al PRG. 01002 Piani Attuativi in variante al PRG. 01003 Permesso di costruire. Quest attività è stata effettuata nell ambito di ciascun settore facente parte dell assetto organizzativo del Comune, analizzandone preliminarmente attribuzioni e procedimenti di competenza. B. VALUTAZIONE DEL RISCHIO In logica di priorità, sono stati selezionati i processi che, in funzione della situazione specifica del Comune, presentano possibili rischi per l integrità, classificando tali rischi in relazione al grado di pericolosità ai fini delle norme anti-corruzione. In coerenza con quanto previsto dal D.Lgs. 231/2001 e dal PNA, sono state attuate in tale selezione metodologie proprie del risk management (gestione del - 7 -

rischio) nella valutazione della priorità dei rischi, caratterizzando ogni processo in base ad un indice di rischio in grado di misurare il suo specifico livello di criticità e di poterlo quindi successivamente comparare con il livello di criticità degli altri processi. L approccio prevede che un rischio sia analizzato secondo due dimensioni: la probabilità di accadimento, cioè la stima di quanto è probabile che il rischio si manifesti in quel processo, in relazione ad esempio alla presenza di discrezionalità, di fasi decisionali o di attività esterne a contatto con l utente; l impatto dell accadimento, cioè la stima dell entità del danno materiale o di immagineconnesso all eventualità che il rischio si concretizzi. Per l analisi del rischio ci si è avvalsi degli indici di valutazione delle probabilità e dell impatto riportati nell allegato 5 del P.N.A.. La probabilità è stata valutata prendendo in considerazione per ciascun singolo processo: - discrezionalità; - rilevanza esterna; - complessità del processo; - impatto economico; - frazionabilità; - adeguatezza dei controlli. L impatto è stato considerato dal punto di vista: - organizzativo; - economico; - reputazionale; - organizzativo, economico e sull immagine. Anche per la frequenza delle probabilità e l importanza dell impatto si è fatto integralmente riferimento ai valori del P.N.A. (da 0 nessuno a 5- altamente/superiore). Quindi il prodotto tra tali valori ha determinato il livello complessivo del rischio per ciascun processo: 0 Nullo; da 0,1 a 5 Basso; da 5,1 a 10 Medio; da 10,1 a 20 Alto; da 20,1 a 25 Altissimo/Critico. Dopo aver inserito prioritariamente tutti i processi considerati dalla normativa (art. 1, comma 16 L.190/12) potenzialmente a rischio ovvero: a) autorizzazione e concessione b) scelta del contraente per l affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alle modalità di selezione prescelta ai sensi del D.Lgs. n. 163/2006; c) concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; d) concorsi e prove selettive per l assunzione del personale e progressione di carriera di cui all art.124 del D.Lgs. n. 150/2009. L analisi svolta ha consentito di evidenziare ulteriori Aree di rischio caratterizzate da un indice di rischio medio o alto e comunque altri processi critici, anche se con indice di rischio basso. Tale elenco, sicuramente non esaustivo, sarà comunque soggetto a futuri aggiornamenti, della naturale evoluzione e modifica di competenze ed assetto organizzativo dell Ente. C. TRATTAMENTO DEL RISCHIO - 8 -

Per ognuno dei processi della mappa identificato come critico in relazione al proprio indice di rischio, è stato definito un piano di azioni che contempli almeno una azione per ogni rischio stimato come prevedibile, progettando e sviluppando gli strumenti che rendano efficace tale azione o citando gli strumenti già in essere. Più specificatamente, per ogni azione prevista, sono stati evidenziati la previsione dei tempi e le responsabilità attuative per la sua realizzazione e messa a regime in logica di project management. Tale strutturazione delle azioni e quantificazione dei risultati attesi rende possibile il monitoraggio periodico del Piano di prevenzione della corruzione, in relazione alle scadenze temporali e alle responsabilità delle azioni e dei sistemi di controllo messe in evidenza nel piano stesso. Attraverso l attività di monitoraggio e valutazione dell attuazione del Piano sarà possibile migliorare nel tempo i suoi contenuti e la sua efficacia. La valutazione puntuale delle singole attività a rischio e le relative misure di prevenzione di cui al presente piano, costituiscono obiettivi strategici anche ai fini della valutazione dei risultati. Il Responsabile della prevenzione della corruzione risponde ai sensi dell art. 1 della L. 190/2012; La violazione da parte dei dipendenti delle misure di prevenzione previste nel presente piano costituisce illecito disciplinare. La stesura del presente Piano Triennale di prevenzione della corruzione è stata quindi realizzata mettendo a sistema tutte le azioni operative individuate in accordo fra i Responsabili di Settore e il Segretario e le azioni di carattere generale che ottemperano alle prescrizioni della L. 190/2012. Particolare attenzione è stata posta nel garantire la fattibilità delle azioni previste, sia in termini operativi che finanziari (evitando spese o investimenti non coerenti con le possibilità finanziarie dell Ente con i limiti imposti dalla normativa vigente), attraverso la verifica della coerenza rispetto agli altri strumenti di programmazione dell Ente (Relazione Previsionale e Programmatica, Bilancio di previsione, PEG, PDO, ecc.). D. MODALITÀ DI AGGIORNAMENTO Il PTPC come il Programma triennale per la trasparenza e l integrità, rientra tra i piani e i programmi gestionali. Le modalità di aggiornamento saranno pertanto analoghe a quelle previste per l aggiornamento di tali piani e programmi e darà atto del grado di raggiungimento degli obiettivi dichiarati secondo gli indicatori ivi previsti. I contenuti del Piano, così come le priorità d intervento e la mappatura e pesatura dei rischi per l integrità, saranno oggetto di aggiornamento annuale, o se necessario, in corso d anno, anche in relazione ad eventuali adeguamenti a disposizioni normative e/o a riorganizzazione di processi e/o funzioni. Costituiscono parte integrante del presente Piano le schede allegate che individuano le Aree a rischio coi relativi processi e per ognuno di essi: criticità potenziali, misure previste, tempi di realizzazione. 2. MISURE TRASVERSALI PER LA PREVENZIONE DEL RISCHIO COMUNI A TUTTI I SETTORI Con riferimento a tutta l attività amministrativa dell Ente (e non solo quindi dei cd. processi a rischio ), si ritiene utile adottare i seguenti modelli in merito alla formazione del provvedimento ed ai successivi monitoraggi, nonché le seguenti misure trasversali: 2.1 PROVVEDIMENTI E PROCEDIMENTI Modalità generali di formazione, attuazione e controllo dei provvedimenti. - 9 -

Formazione dell atto Fermo restando il rispetto della normativa vigente circa la formazione e la formalizzazione della volontà della pubblica amministrazione, ai fini della massima trasparenza dell azione amministrativa e dell accessibilità totale agli atti dell Amministrazione, per le attività a più elevato rischio, i procedimenti devono, di norma, concludersi con un provvedimento espresso. I provvedimenti conclusivi devono riportare in narrativa la descrizione del procedimento svolto, richiamando tutti gli atti, anche interni, prodotti per addivenire alla decisione finale; la descrizione dovrà consentire, a chiunque vi abbia interesse, di ricostruire l intero procedimento amministrativo, anche avvalendosi del diritto di accesso. I provvedimenti conclusivi devono sempre essere motivati con precisione, chiarezza e completezza. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione in relazione alle risultanze dell istruttoria, nonché la chiara esplicitazione del percorso logico seguito. Particolare attenzione va posta per rendere chiaro il percorso che porta a riconoscere un beneficio ad un soggetto, alla fine di un percorso trasparente, legittimo e finalizzato all interesse pubblico (buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione). Lo stile di scrittura deve essere il più possibile semplice e diretto, evitando di utilizzare acronimi, abbreviazioni e sigle, se non quelle di uso comune. La motivazione in particolare, va espressa con frasi brevi intervallate da punteggiatura, al fine di consentire a chiunque anche estraneo alla Pubblica Amministrazione di comprendere appieno la portata di tutti i provvedimenti. Attuazione Il criterio di trattazione dei procedimenti ad istanza di parte è quello cronologico, fatte salve le eccezioni stabilite da leggi e regolamenti. Controllo Ai fini della massima trasparenza dell azione amministrativa e dell accessibilità totale agli atti dell Amministrazione, i provvedimenti conclusivi del procedimento amministrativo devono di norma essere assunti in forma di determinazione amministrativa o, nei casi previsti dall ordinamento, di deliberazione, decreto, ordinanza o altro provvedimento amministrativo compatibile con la natura degli stessi e conseguentemente soggetta a pubblicazione ed a controllo, ai sensi del vigente sistema di controlli. 1-Monitoraggio dei procedimenti e dei termini di conclusione. Ciascun dipendente, è tenuto a segnalare tempestivamente al Responsabile per la prevenzione della corruzione eventuali anomalie e ritardi riscontrati nei processi e nei procedimenti amministrativi. In particolare, i responsabili di procedimento segnalano tempestivamente al responsabile del settore di appartenenza il mancato rispetto dei tempi dei procedimenti e qualsiasi altra anomalia accertata indicando, per ciascun procedimento nel quale i termini non sono stati rispettati, le motivazioni in fatto e in diritto di cui all'art. 3 della legge 241/1990, che giustificano il ritardo. Il Responsabile di settore si attiva in modo da ridurre al minimo il ritardo e/o eliminare le eventuali anomalie. L inosservanza dei termini di conclusione dei procedimenti può dar luogo, ai sensi dell art.1, comma 48 della L. 190/2012, ad illeciti e relative sanzioni disciplinari. I responsabili di settore provvedono annualmente al monitoraggio del rispetto dei tempi procedimentali e delle anomalie verificatesi. Salvi i controlli previsti nel Regolamento comunale del sistema dei controlli interni, con cadenza semestrale i Responsabili di Settore, trasmettono, in qualità di referenti, al Responsabile della prevenzione della corruzione un report indicante, per le attività a rischio afferenti il Settore di competenza: - la segnalazione dei procedimenti per i quali non è stato rispettato l ordine cronologico di trattazione; - il numero dei procedimenti per i quali non sono stati rispettati i tempi di conclusione dei procedimenti e la percentuale rispetto al totale dei procedimenti istruiti nel periodo di riferimento; - 10 -

- la segnalazione dei procedimenti per i quali non è effettuata la pubblicazione nella sezione Amministrazione Trasparente del sito internet del comune. 2 - Monitoraggio dei rapporti tra l Amministrazione ed i soggetti che con la stessa stipulano contratti, convenzioni o accordi, o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici diretti o indiretti di qualunque genere. Con cadenza semestrale i referenti comunicano al Responsabile della prevenzione della corruzione un report circa il monitoraggio delle attività e dei procedimenti a rischio del Settore di appartenenza, verificando eventuali relazioni di parentela o affinità fino al secondo grado, sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci ed i dipendenti dei soggetti che con l Ente stipulano contratti, convenzioni o accordi o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o atti similari, o all erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, e i Responsabili di posizione organizzative e i dipendenti che hanno parte, a qualunque titolo in detti procedimenti. I risultati del monitoraggio e delle azioni espletate sono trasmessi, entro il 15 gennaio dell anno successivo al Responsabile della prevenzione della corruzione, che li recepisce nella relazione annuale sull'efficacia delle misure di prevenzione definite dai P.T.P.C. a consuntivo delle attività svolte nello stesso anno da inviare all ANAC e li pubblica nella sezione Amministrazione Trasparente. Il monitoraggio avviene con i seguenti elementi di approfondimento e di verifica degli adempimenti realizzati: - verifica numero e tipologia dei procedimenti, che hanno superato i tempi previsti sul totale dei procedimenti; - attestazione dei controlli/correttivi adottati da parte dei Responsabili, volti ad evitare ritardi; - attestazione dell'avvenuta applicazione del sistema delle sanzioni previsto normativamente in relazione al mancato rispetto dei termini. Il superamento dei tempi procedimentali e l accertamento di qualsiasi altra anomalia costituiscono elemento sintomatico del non corretto funzionamento e rispetto del Piano di prevenzione della corruzione; i Responsabili di settore, con particolare riguardo alle attività a più elevato rischio di corruzione, informano tempestivamente il Responsabile della prevenzione della corruzione in merito a tali elementi. Essi adottano le azioni necessarie per eliminarli o propongono al Responsabile della prevenzione della corruzione le azioni necessarie. Il Responsabile della prevenzione della corruzione, nel caso riscontri anomalie, ritardi o altre irregolarità nei processi e nei procedimenti anche a seguito delle segnalazioni di cui sopra, intima al responsabile del settore e/o responsabile del procedimento di procedere alla rimozione del vizio, ripristinando la legalità ed assegna ad essi un termine per adempiere. L infruttuoso scadere del termine, determina l intervento sostitutivo del Responsabile del settore, su esplicita richiesta del Responsabile della prevenzione della corruzione o di quest ultimo, qualora l inerzia sia addebitabile al Responsabile del settore preposto all adozione dell atto. Si applica, in caso di ritardo nella conclusione del procedimento amministrativo, l art. 2 commi 9 e 9-ter della Legge n. 241/90. Attività poste in essere in merito alla attuazione effettiva delle regole di legalità o integrità indicate nel presente piano e risultati realizzati, in esecuzione del piano triennale della prevenzione. Entro il 15 gennaio di ogni anno il Responsabile di ogni settore presenta al Responsabile della prevenzione della corruzione una relazione rendiconto dettagliata sulle attività poste in essere in merito alla attuazione effettiva delle regole di legalità o integrità indicate nel presente piano e sui risultati raggiunti. 2.2. TRASPARENZA A. Il Piano di Trasparenza Il Comune di Montegranaro ha già approvato con deliberazione di Giunta Comunale n. 08 del 29.01.2014 il Piano Triennale della Trasparenza, che costituisce una sezione del presente piano. - 11 -

La presente misura prevede l attuazione di quanto in esso contenuto, attraverso una serie di step, in parte già realizzati. Si rimanda al Piano trasparenza per il dettaglio delle modalità di attuazione dello stesso nonché la definizione dei soggetti coinvolti. B. Accesso Civico Al fine di rendere pienamente esercitabile il diritto di accesso civico ovvero il diritto di chiunque di richiedere i documenti, le informazioni o i dati, che le pubbliche amministrazioni abbiano omesso di pubblicare, pur avendone l'obbligo, il Responsabile della Trasparenza ha proceduto a pubblicizzare nell apposita sezione del sito Amministrazione Trasparente, nel rispetto del D.Lgs. n.33/2013, l istituto, le relative modalità di esercizio, il procedimento e gli strumenti di tutela. 2.3. CODICE DI COMPORTAMENTO Il Comune di Montegranaro ha approvato con deliberazione di Giunta Comunale n. 18 del 26.02.2014 il Codice di Comportamento, a seguito di un procedimento di coinvolgimento anche di soggetti esterni. L adozione del Codice comporta una serie di attività quali: - formazione per la corretta conoscenza e applicazione del codice; - adeguamento atti di incarico e contratti alle previsioni del codice; - verifica annuale dello stato di applicazione del Codice attraverso l Ufficio Provvedimenti Disciplinari; - aggiornamento delle competenze dell UPD alle previsioni del Codice. I tempi e le modalità di attuazione del Codice sono definite nel Codice stesso e, nell eventualità, attraverso Circolari esplicative del Segretario Generale. 2.4. PIANO DELLA PERFORMANCE Il presente PTPC contiene diverse misure di trattamento del rischio che coinvolgono ed interessano tutti gli uffici e tutte le attività del Comune. Quindi l effettiva attuazione delle attività previste nel Piano non è possibile senza la collaborazione e l impegno di tutti i soggetti che operano nell amministrazione. La prevenzione della corruzione deve diventare un obiettivo dei Responsabili di Settore e dei dipedenti del Comune. Per tale motivo le attività e le eventuali risorse necessarie per attuare il Piano saranno inserite nel Piano della Performance e nel Piano delle Risorse ed Obiettivi. La verifica dei risultati di settore ed individuali raggiunti verrà così effettuata insieme alla valutazione del personale ed inciderà anche sull assegnazione delle relative indennità previste. 2.5. ROTAZIONE DEL PERSONALE Rispetto a quanto auspicato dalla normativa in merito all adozione di adeguati sistemi di rotazione del personale addetto alle aree a rischio, l Amministrazione si impegna a valutare periodicamente per quali posizioni è opportuno e possibile prevedere percorsi di polifunzionalità, che consentano tali rotazioni, evitando, che possano consolidarsi delle posizioni di privilegio nella gestione diretta di attività a rischio, pur con l accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture. Si evidenzia fin da ora che la ridotta consistenza dell organico, la parcellizzazione delle competenze, lo svolgimento di ogni funzione da parte di un unico operatore che rende di fatto infungibile, a livello di competenze, ogni singola figura professionale - rendono estremamente difficoltosa l attuazione di tale misura organizzativa, se non a costo di gravi disservizi e rallentamenti nell attività dell Ente. Ciò premesso ciascun responsabile è tenuto, laddove ciò sia possibile, a effettuare la rotazione dei dipendenti assegnati alle attività con più elevato rischio di corruzione, riferendone in merito al Responsabile della prevenzione della corruzione. Qualora, per ragioni oggettive e comprovate, sia impossibile procedere alla rotazione dei dipendenti, il responsabile è tenuto a fornire adeguata motivazione, comunicando quali misure aggiuntive abbia adottato al fine di assicurare il rispetto della correttezza dell azione amministrativa. - 12 -

Inoltre in applicazione delle disposizioni previste dall art. 16 comma 1, lett.1-quater del D. Lgs. n. 165/2001, la rotazione dei dipendenti avviene ogni qualvolta si verifichi l avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva. 2.6. DISCIPLINA DELLO SVOLGIMENTO DI INCARICHI D UFFICIO- ATTIVITÀ ED INCARICHI EXTRA-ISTITUZIONALI, CONFLITTO D INTERESSI La L.n.190/2012 (art.1, comma 39, comma 41, che ha introdotto l art.6-bis della L.241/90, comma 46, che ha introdotto l art.35-bis del D.lgs. n. 165/2001), il D.lgs. n. 39/2013, il D.P.R. n.62/2013 hanno introdotto nuove disposizioni in materia di conferimento di incarichi, incompatibilità ed inconferibilità, sia inerenti l ufficio, che extra istituzionali, anche con riferimento ai periodi successivi alla cessazione del rapporto di lavoro (pantouflage revolving doors). A riguardo l Amministrazione ha disciplinato le misure di svolgimento da parte del dipendente di incarichi esterni, con l approvazione di apposito Regolamento svolgimento incarichi extraistituzionali, adottato dalla G.C. con delibera n. 130 del 30.06.2011. Con riferimento a quanto previsto dal D.Lgs. n. 39/2013, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione ha il compito di verificare il rispetto di tali disposizioni. All atto del conferimento dell incarico e poi annualmente, ogni Responsabile presenta una dichiarazione sull insussistenza delle cause di cui al decreto citato. Tali dichiarazioni sono pubblicate nel sito web comunale. Il Codice di Comportamento già approvato prevede altre disposizioni in materia. 2.7. TUTELA DEL DIPENDENTE CHE EFFETTUA SEGNALAZIONI DI ILLECITO (cd. whistleblower) Il pubblico dipendente, che denuncia all autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia, a meno che il fatto non comporti responsabilità a titolo di calunnia o diffamazione. Nell ambito del procedimento disciplinare, l identità del segnalante può essere rivelata solo ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell incolpato. La denuncia è sottratta all accesso previsto dagli artt. 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione vigilerà affinché le suddette misure siano effettive, predisponendo le necessarie forme di tutela, ferme restando le garanzie di verifica della veridicità dei fatti, a tutela del denunciato. Inoltre nel triennio verrà promossa un attività di sensibilizzazione, comunicazione e formazione del personale su diritti e obblighi di divulgazione di azioni illecite. 2.8. FORMAZIONE IN MATERIA DI ETICA E INTEGRITA La formazione riveste un importanza cruciale nell ambito della prevenzione della corruzione, sia dal punto di vista della conoscenza della normativa e degli strumenti previsti nel Piano, che dal punto di vista valoriale, in modo da accrescere sempre più lo sviluppo del senso etico. Essa deve operare a livello generale (tutto il personale dipendente e collaboratori) e specifico, con riferimento ai Referenti/Responsabili di Settore e con riferimento al Responsabile della Prevenzione della Corruzione. I fabbisogni formativi sono individuati da RPC in collaborazione coi Responsabili di Settore ed in particolare col Responsabile del Personale, ed inseriti nel Piano della formazione di cui all art.7 bis del D.Lgs. n. 165/2001. In particolare si specifica che: - 13 -

1. il Responsabile della Prevenzione della Corruzione ha partecipato in data 13 e 14 novembre 2013 ad un corso organizzato da Formez PA a Senigallia; 2. Sarà organizzato uno o più incontri rivolti a tutti i dipendenti per illustrare più nel dettaglio il presente Piano. 2.9. MISURE DI PREVENZIONE RIGUARDANTE TUTTO IL PERSONALE Coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del codice penale: - non possono far parte, anche con compiti di Segreteria di commissioni per l accesso o la selezione a pubblici impieghi; - non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive agli Uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati; - non possono far parte delle commissioni per la scelta del contraente per l affidamento dei lavori, forniture e servizi, per la concessione o l erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere. Ogni dipendente e collaboratore, sia a tempo indeterminato che determinato, è tenuto a comunicare al Responsabile della prevenzione, non appena ne viene a conoscenza, di essere o essere stato sottoposto a procedimento disciplinare, ovvero a procedimento penale per i reati previsti nel capo I del titolo II del codice penale. Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad esprimere pareri, valutazioni tecniche, atti endoprocedimentali e provvedimento finale, devono astenersi in caso di conflitto di interesse, segnalando ogni situazione anche di potenziale conflitto ai Responsabili di Settore. I Responsabili formulano la segnalazione riguardante la propria posizione al Segretario Generale e al Sindaco. Fuori dai casi di responsabilità per calunnia o diffamazione, ovvero per lo stesso titolo per responsabilità civile per il risarcimento del danno, il dipendente che denuncia all autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico o al Responsabile della prevenzione corruzione, fatti o condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia. Nell ambito del procedimento disciplinare, l identità del segnalante non può essere rilevata senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l identità può essere rilevata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell incolpato. La denuncia è sottratta all accesso di cui agli articoli 22 e seguenti della legge n. 241/90. 2.10 AZIONI DI SENSIBILIZZAZIONE E RAPPORTO CON LA SOCIETA CIVILE Poiché uno degli obiettivi strategici principali dell azione di prevenzione della corruzione è quello dell emersione dei fatti di cattiva amministrazione e di fenomeni corruttivi, è particolarmente importante il coinvolgimento dell utenza e l ascolto della cittadinanza. In questo contesto si collocano le azioni di sensibilizzazione, che sono volte a creare dialogo con l esterno per implementare un rapporto di fiducia e che possono portare all emersione di fatti corruttivi altrimenti silenti. Un ruolo chiave in questo - 14 -

contesto verrà svolto dall Ufficio Rapporti col Pubblico, che rappresenta la prima interfaccia con la cittadinanza. 3. RESPONSABILITA La L.190/2012 e tutto il sistema in materia prevede precise responsabilità a carico del: a) Responsabile della Prevenzione per mancata predisposizione del PTPC o mancata adozione delle misure in esso previste; b) Tutti i dipendenti, per violazione delle misure di prevenzione e contrasto alla corruzione, di cui al PTPC; c) Responsabili di Settore per omissione totale o parziale o per ritardi nelle pubblicazioni prescritte. ALLEGATI Si riportano di seguito, organizzate a livello di Settore (ove sussiste la fattispecie, anche in modo trasversale), le schede contenenti le aree di rischio, demandando ai Responsabili di Settore, la definizione delle relative misure di prevenzione e le azioni preventive e i controlli attivati per ognuno dei processi per i quali si è stimato medio o alto l indice di rischio o per i quali, sebbene l indice di rischio sia stato stimato come basso, si è comunque ritenuto opportuno e utile predisporre e inserire nel Piano azioni di controllo preventivo. I processi complessivamente inseriti nel Piano sono gli stessi 21. Per ogni processo è stato individuata almeno un azione di programma; gli stessi potranno essere implementati in sede di aggiornamento del piano. Per ogni processo; per ogni azione è stato inserito il soggetto responsabile della sua attuazione. A questi si aggiungono le azioni previste dal Programma triennale della trasparenza 2014-2016, che costituisce parte integrante del presente documento. Griglia degli indicatori per la valutazione del rischio. Montegranaro, 21 marzo 2014 Il Segretario Generale Dr.ssa Lucia Palatroni - 15 -