«Il mio arco tra le nubi» (Gen 9,13). La benedizione di Dio per l umanità

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«Il mio arco tra le nubi» (Gen 9,13). La benedizione di Dio per l umanità «[1] Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. [2] Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. [3] Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. [4] Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. [5] Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell uomo all uomo, a ognuno di suo fratello. [6] Chi sparge il sangue dell uomo dall uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l uomo. [7] E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela. [8] Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: [9] Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; 1

[10] con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall arca. [11] Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra. [12] Dio disse: Questo è il segno dell alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. [13] Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell alleanza tra me e la terra. [14] Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l arco sulle nubi [15] ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e noi ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. [16] L arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra. [17] Disse Dio a Noè: Questo è il segno dell alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra. [18] I figli di Noè che uscirono dall arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Cànaan. [19] Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. [28] Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. [29] L intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì. Il testo che ci accingiamo a meditare contiene la benedizione di Dio che, attraverso Noè e i suoi figli, raggiunge tutta l umanità. Si può parlare di una seconda umanità che rinasce dopo il diluvio. Il rifiorire della vegetazione è descritto mediante una serie di contrasti, che alternativamente garantiscono la successione della semina e della mietitura, del freddo e del caldo, dell estate e dell inverno, della notte e del giorno: l ordine della natura rinasce. L enumerazione non ha dunque nulla a che fare con un ipotetica ripartizione dell anno in sei stagioni. Dio vuole soltanto promettere il riequilibrato procedere della natura. In questo racconto, Dio (Elohim) ritorna a benedire la terra: gli uomini saranno ancora fecondi, domineranno ancora tutti gli animali che sono divisi in inferiori e superiori. Questi ultimi sono i mammiferi e gli uccelli e saranno 2

dominati con la legge del terrore. Gli inferiori, invece, ossia i pesci del mare e i rettili, saranno dati nelle mani dell uomo che li potrà ammazzare a piacimento. Così, l uomo prima del diluvio era considerato erbivoro, dopo il diluvio diventerà mangiatore di animali inferiori. Gli scampati al diluvio formano l umanità del secondo cosmo che è caratterizzata dallo spavento e dal terrore, che gode del diritto di vita e di morte. Questa umanità non sarà costituita da esseri potenti: sarà sempre limitata nei suoi poteri: perché ogni essere umano è immagine di Dio. Il patto stipulato da Dio con Noè è unilaterale e gratuito perché è Dio stesso che ne prende l iniziativa. Non è fondato sulla fedeltà dell uomo, bensì sull amore di Dio che considera la fragilità delle sue creature. È un alleanza cosmica perché non riguarda solo l uomo bensì ogni essere vivente. Il diluvio è stato una sorte di palingenesi, di distruzione in vista di una nuova creazione. Noè, secondo Filone d Alessandria, muore e rinasce: e in lui muoiono e rinascono tutte le cose, ogni creatura. Noè fu fatto degno da Dio di essere fine (telos) e incominciamento (arché) della nostra razza; fine delle cose che erano prima del diluvio e principio di quelle di dopo. Fu costituito come un secondo Adamo. Il racconto segue il genere letterario già presente in Mesopotamia: il mondo è diviso in quattro regioni. 1. Chi è Noè? - Noè, al di là delle sue oscure origini, è figura dell uomo giusto che sfugge al castigo e beneficia della salvezza. In mezzo all iniquità che distrugge il mondo, egli emerge come principio di un umanità nuova e diventa perciò anche una prefigurazione di Cristo. - Noè, da Noah (dal verbo naham, consolare), è per allusione, nella Genesi, il vignaiolo il cui vino consola gli uomini del loro duro lavoro (cf. Gen 9,20: 5,29). In effetti, la consolazione di Noè proviene dalle parole con cui Dio, dopo il diluvio, si impegna a non maledire più la terra (cf. Gen 8,21). Malgrado la benevolenza divina, l uomo può ancora decadere, come un Noè ebbro, padre di un Cam dai cattivi costumi (cf. Gen 9,20-25). Attraverso Cam, è Canaan ad essere condannato: i suoi culti licenziosi, associati all ubriachezza, contrastano con quella vigilanza di cui Noè doveva essere il modello. Noè è l eroe del diluvio, quindi il giusto per eccellenza. La sua giustizia fa che egli scampi alla rovina di un mondo condannato e riconcili con Dio la terra e i suoi abitanti. L alleanza stipulata con lui è cosmica, ossia universale, estesa al complesso dei suoi discendenti. - Nella tradizione profetica e sapienziale, Noè è l immagine dell uomo responsabile davanti a Dio, al giudizio divino (cf. Ez 14,14). La sua alleanza con Dio permane comunque il pegno di una paziente misericordia (cf. Is 54,9). Noè è segno di quel resto che sarà sempre risparmiato, al di là dei peccati e del giudizio. Noè è il prototipo di questo resto che costituisce il popolo giusto. Il giusto, ossia il Messia, salverà il mondo come Noè (cf. Sap 14,6; 10,4). È segno della speranza dell universo che si rifugiò su un fragile battello e lasciò al mondo il germe di una nuova generazione. - Nel NT, Noè è un modello di vigilanza, contrariamente ai suoi contemporanei incoscienti. Egli è vissuto nell attesa del giudizio di Dio (cf. Mt 3

24,37). La lettera agli ebrei lo presenta ancor più esplicitamente come il testimone della fede di fronte all incredulità, il giusto che credette sulla garanzia della sola parola di Dio (cf. Eb 11,7). Nelle lettere di Pietro, Noè appare sotto profili nuovi: non soltanto giusto in se stesso, ma anche araldo della giustizia divina, che annuncia agli uomini l imminenza del giudizio (cf. 2Pt 2,5; 3,5). Noè è immagine dell uomo salvato in Cristo, giacché la salvezza accordatagli prefigura la salvezza per mezzo delle acque del battesimo (cf. 1Pt 3,20). - Nel Talmud, si dice che siamo tutti figli di Noè. B nai Noach o figli di Noè, è il modo in cui il Talmud si riferisce a tutto il genere umano. Secondo la Bibbia siamo tutti discendenti di un solo uomo, chiamato Noè, dopo il Diluvio, e siamo perciò figli di Noè (cf. Gen 10). C è anche una legge morale noachica che si basa su questi principi: proibizione dell idolatria, della bestemmia, dell assassinio, delle trasgressioni sessuali, del furto e di mangiare la carne di un animale ancora in vita, più il precetto positivo di stabilire dei tribunali di giustizia. Le Sette Leggi rappresentano i principi iniziali o le categorie complessive di un intera fede e di un modo di vivere basato sulla Torah. I noachidi sono coinvolti nella collaborazione con i principali rabbini in Israele e negli Stati Uniti per sviluppare preghiere, cerimonie e riti che siano appropriati ai Gentili che si sono uniti all Unico Dio di Israele. Non cercano di creare una nuova religione, ciò sarebbe proibito dalla Torah, ma non intendono neanche imitare semplicemente le pratiche ebraiche. Questo confonderebbe ulteriormente le cose. Molti noachidi si sono allontanati da alcune delle comuni festività dell Occidente, come Natale e Pasqua, e dai relativi elementi pagani associati. - Noè nel Corano: la Sura 11 ( Hud ), come la Sura 10, risale all ultimo periodo Meccano, la prima parte della carriera profetica di Maometto. Il nome deriva dai Versetti 50-60, che raccontano la storia del profeta Hud che, secondo la tradizione Islamica, fu inviato la popolo Arabo di Ad circa nel 2400 prima di Cristo. La Sura 11 ripete, in termini ancora più forti, i moniti della Sura 10 a proposito del giudizio di Allah. I Versetti 25-49 raccontano la storia di Noè e dell arca, con una significativa differenza rispetto al racconto biblico. In Genesi 6-9, Noè non ha nulla a che fare con gli infedeli; Dio gli dice: «Ho deciso di porre una fine a tutta la carne [l umanità]; poiché la terra è piena di violenza a causa loro; ecco, io li distruggerò e con essi la terra» (Gen 6-13), e gli ordina di costruire l arca, ma non gli dice di di andare ad avvertire la gente del prossimo diluvio. Ma nel Corano, Noè avvicina la sua gente con un chiaro monito (v. 25) che devono servire nessun altro se non Allah (v. 26). Pertanto, la corruzione e la violenza di cui la gente è colpevole nel racconto biblico, nel Corano diventa esclusivamente l idolatria o, più precisamente, lo shirk, l attribuzione di soci ad Allah. - L arcobaleno ha, in ambito interreligioso, significati polivalenti. Nell Asia orientale è assimilato al serpente e indica una minaccia. Per alcuni gruppi australiani, l arcobaleno è malefico: è il tam tam dello spirito delle foreste e la sua apparizione annuncia la malattia e la morte. Nell induismo è segno di armonia e di pace, di ponte tra il divino e l umano. Nella visione cristiana acquista un altro significato: se l arca di Noè ha protetto dalle acque inferiori, l arcobaleno protegge dalle acque o piogge superiori. Sono due segni di protezione: l arca e l arcobaleno. In realtà, l arca è la Chiesa e Cristo è il suo arcobaleno Nel testo della Genesi, l arcobaleno ha una funzione molto 4

importante: serve a Dio per ricordarsi dell alleanza. Merita un attenzione particolare il verbo ricordare che, per Israele, è il memoriale Nella spiritualità non solo islamica, i sette colori dell arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola) rappresentano i gradini della scala di perfezione da salire per arrivare a Dio. In maniera più universale, l arcobaleno ricorda la vicinanza di Dio a tutti i popoli. 2. Commento-esegesi del capitolo 9 L intimo proposito di Dio riportato in 8,21-22 di non punire più con radicalità l umanità e l interezza della sua creazione in 9,1-7, riceve la sua aperta esternazione a Noè e ai suoi figli. È per la terza volta che in Genesi è registrata una benedizione di Dio nei confronti dell umanità (1,28; 5,2; 9,1). Se in 6,11.13 la terra era piena di volenza e, a causa di qeusta violenza, Dio si era risolto nel mandare il diluvio, ora, in 9,1, sono Noè e i suoi figli, proprio in virtù della benedizione ricevuta, a doverla riempire (mâlê ), adempiendo così il comando appena ricevuto dalla stesso Dio, come già avvenuto per la prima coppia dell uomo (cf. 1,28). Anche il richiamo alla sottomissione (il timore e la paura) che ogni specie animale deve all uomo (cf. 9,2) evoca da vicino la medesima sottolineatura espressa ancora in 1,28. In 9,3 è ripreso il motivo dell alimentazione umana: si parla di nutrizione carnivora, con l esclusione del sangue. Viene integrato il regime vegetariano con quello animale. Si limita anche la violenza tra gli uomini al v. 5. La vita dell uomo è intoccabile ed è la più preziosa tra tutte le creature. Perché è immagine di Dio. La legge del taglione fu voluta per limitare le vendette e le violenze. Si prevede per l offensore una pena eguale al danno subito dall offeso. Il comando di brulicare che, inizialmente, in Genesi era solo per gli animali acquatici, ora è per tutto il genere umano. Noè è il capostipite della nuova umanità in una creazione totalmente rinnovata. Si insiste sulla bontà della proliferazione, mentre nei racconti mesopotamici del diluvio, gli dèi limitano la proliferazione delle specie viventi e degli uomini. Dio vuole salvaguardare la vita umana nella nuova creazione. Nei vv. 8-17 si stipula l alleanza gratuita tra Dio e Noè (berît). È un alleanza perenne, stabilita a partire da Noè, dai suoi figli e da tutti gli esseri viventi sopravvissuti al diluvio, valevole per tutte le generazioni a venire. L alleanza è data attraverso la concretezza di un segno (segno dell alleanza: ôt-habberît, vv. 12.17). Il segno è l arco tra le [nelle] nubi (qéshet be ânân), ossia l arcobaleno. Con Abramo Dio stabilirà un altro segno concreto: la circoncisione. Sono due alleanze stipulate con dei segni concretissimi. Per Es 31,13-17, il segno dell alleanza è il sabato stesso e la sua relativa osservanza il segno dell unione tra Dio e Israele. Altro segno sarà il sangue dell agnello sgozzato versato sugli stipiti delle case Il segno, di solito, è un monito che Dio rivolge all uomo affinché si ricordi di lui. Qui, il segno è dato perché Dio, guardando l arcobaleno, si ricordi della sua alleanza stipulato con Noè e la sua discendenza. Lo sguardo di Dio che in precedenza si era posato sulla malvagità e potenza dell uomo, ora diventa benevolo verso Noè e la sua famiglia. L alleanza è con 5

ogni anima vivente che vive sulla terra. L arcobaleno significa che Dio non tornerà a distruggere mai più la terra come in passato. La vista dell arcobaleno rimanda a questa speranza, alla possibilità di salvezza sempre in atto. Dio non tornerà più in futuro a distruggere la propria opera. Come l arcobaleno appare al termine di un forte temporale, grazie all effetto dell attraversamento, da parte della luce, di gocce d acqua rimaste in sospensione, così ora, al termine dell eccezionale pioggia del diluvio, diviene il segno della quiete e del sereno. Nel mito di Gilgamesh, saranno le grosse mosche a dover ricordare per sempre i disastrosi giorni del diluvio e dello sterminio. Nei miti del diluvio è solo l eroe ad essere benedetto dagli dèi, qui è tutta l umanità, l intera creazione ad essere benedetta. Per i pagani, l arcobaleno è segno di punizione per l uomo. Qui, invece, diventa segno di benedizione di Dio a favore dell uomo e di tutta la creazione. Per la tradizione sacerdotale, le alleanze segnano le epoce o generazioni del mondo. Il messaggio è forte: Dio guarda e ricorda. 3. Il commento del CCC: l alleanza con Noè Così il Catechismo della Chiesa Cattolica commenta l alleanza stipulata da Dio con Noè: «56. Dopo che l unità del genere umano è stata spezzata dal peccato, Dio cerca prima di tutto di salvare l umanità intervenendo in ciascuna delle sue parti. L Alleanza con Noè dopo il diluvio 57 esprime il principio dell economia divina verso le «nazioni», ossia gli uomini riuniti in gruppi ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni (Gen 10,5). 57. Quest ordine, ad un tempo cosmico, sociale e religioso della pluralità delle nazioni, ha lo scopo di limitare l orgoglio di una umanità decaduta, la quale, concorde nella malvagità, vorrebbe costruire da se stessa la propria unità alla maniera di Babele. Ma, a causa del peccato, sia il politeismo che l idolatria della nazione e del suo capo costituiscono una continua minaccia di perversione pagana per questa economia provvisoria. 58. L Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni, fino alla proclamazione universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure delle nazioni, come Abele il giusto, il re-sacerdote Melchisedek, figura di Cristo, i giusti Noè, Daniele e Giobbe (Ez 14,14). La Scrittura mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che vivono secondo l Alleanza di Noè nell attesa che Cristo riunisca insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,52)». 4. In cammino verso la Pasqua Alla luce del cammino di Quaresima e delle altre letture previste per la prima domenica di Quaresima Anno B, nonché dello stesso messaggio di Papa Francesco per la Quaresima, gli spunti sono veramente tanti. Nella Colletta propria dell anno liturgico B, invocheremo il Dio paziente e misericordioso che rinnova nei secoli la sua alleanza con tutte le generazioni. In gioco non c è solo la nostra salvezza, bensì il bene di tutta l umanità. 6

Chiederemo al Dio paziente e misericordioso di disporre con il dono della grazia i nostri cuori all ascolto della sua Parola (Cristo) perché nel tempo di Quaresima possiamo compiere un vero cammino di conversione. Come ha ricordato papa Francesco nel messaggio per la Quaresima, questo è un tempo di grazia, favorevole per incontrare il Signore che ci ha amati per primo. «La Quaresima è un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto però è un tempo di grazia (2Cor 6,2). Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo (1Gv 4,19). Lui non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade». In fin dei conti, l arcobaleno con i suoi meravigliosi colori rivela che Dio è appassionato di noi, che non è mai indifferente alle nostre vite, a quello che ci succede, a quello che facciamo, viviamo e siamo. «Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono allora il nostro cuore cade nell indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell indifferenza. Si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare». Il peccato è indifferenza, egoismo, chiusura: così come capitò alla generazione perversa ai tempi di Noè. Abbiamo bisogno di convertirci, di riconoscere il nostro peccato, la nostra autosufficienza. «Quando il popolo di Dio si converte al suo amore, trova le risposte a quelle domande che continuamente la storia gli pone. Una delle sfide più urgenti sulla quale voglio soffermarmi in questo Messaggio è quella della globalizzazione dell indifferenza. L indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano. Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità (cf. Gal 5,6). Tuttavia, il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio entra nel mondo e il mondo in lui. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita». Il diluvio ha distrutto e purificato. L arcobaleno ha unito cielo e terra. Ora questa unione è, per noi tutti, Cristo Gesù presente nella sua Chiesa, porta di salvezza. Noè con i suoi è stato salvato dall arca galleggiante sulle acque. San Pietro trova in quest arca l immagine del battesimo, dal quale siamo salvati noi. Con il battesimo, che riceviamo invocando con fede la salvezza, diventiamo giusti. Nel lavacro opera la passione e la risurrezione di Cristo. È impellente l invito alla conversione, a vivere secondo lo Spirito, a metterci in nuovo e continuo ascolto della Parola per annunciare, come Gesù, il Regno che in lui viene e vincere le tentazioni del maligno. La Quaresima, dunque, è un 7

tempo favorevole per reimparare a parlare con Dio, per sentire il suo amore per noi e non restare indifferenti innanzi al male nel mondo, al dolore dei poveri, alla sofferenza dei giusti, degli esclusi, dei più deboli. Il tutto sorretto, però, dalla luce della Pasqua, del Signore Gesù che è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti. 8