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Esorcizzando la crisi. Tavola Rotonda Sabato 11 maggio 2013, ore 11 - Chiesa del Collegio di Castiglion Fiorentino: Matinée organizzata dall Istituto in collaborazione con l Associazione Amici del Liceo all interno del Maggio Castiglionese. Trascriviamo il primo giro di interventi, a cui ha avuto seguito il dibattito, animato e moderato da Massimo Pucci, con l intervento di alcuni studenti. Da sinistra: Francesco Checcacci, Leonardo Milani, Giuliano Benelli, Andrea Fabianelli, Marco Donati, Roberto Calzini Massimo Pucci, giornalista (La Nazione, Linea Uno, Radio Groove) Grazie alle idee dei suoi più illustri cittadini l Italia è diventata un grande Paese e solo grazie alle idee dei suoi giovani troverà la via d uscita dalla grande recessione. Il termine «crisi» potrebbe non bastare per raccontare quanto sta accadendo, molti sperano che non si tratti invece di un declino, perché se così fosse correremmo il rischio di bruciare più di una generazione. È evidente che l energia e la curiosità degli studenti siano gli strumenti coi quali ricominciare a pensare un futuro comune. Per questo ho aderito con entusiasmo alla matinée dell Istituto Giovanni da Castiglione, anche perché l obiettivo dell incontro era quello di provare ad esorcizzare la crisi e non limitarsi a raccontarla. Il primo dato è che per uscirne si debbano riporre nel cassetto parecchie certezze che ci hanno sin qui accompagnato. Il comfort che ci può offrire il contesto economico si va riducendo, come altrettanto sta accadendo al supporto culturale fornito dalla vulgata comune, che per non scoprire i suoi limiti è sempre più spesso costretta a giustificare la situazione tacciando qualche istituzione di malaffare. Siamo sicuri che tutto questo possa bastare? Perché a pochi chilometri di distanza dal nostro confine, uno stato che come noi fa parte dell Unione Europea fa registrare la piena occupazione e riesce a dare speranza ai suoi giovani?

Andrea Fabianelli Imprenditore, Presidente di Confindustria Arezzo Prima di tutto grazie di avermi invitato, per me è sempre un emozione partecipare ad una manifestazione a Castiglion Fiorentino, questo è il paese dove sono nato, il paese dove vivo, il paese che amo. La crisi... non è un fenomeno soltanto italiano, interessa il 70% del mondo. Iniziamo con un po di dati: tra il 2007 ed il 2013 il PIL è sceso dell 8,3% tornando ai numeri del Duemila, la produzione è calata del 20% e in alcuni casi anche del 45%, negli ultimi cinque anni hanno cessato l attività oltre 70.000 attività manifatturiere, i disoccupati sono raddoppiati e sono arrivati a 3 milioni. Secondo i dati ISTAT nel 2013 il mercato del lavoro ha visto un incremento del tasso di disoccupazione dell 11,3%, la disoccupazione continuerà a crescere fino al 12,5-13%. Come imprenditore mi chiedo: questa è effettivamente una crisi, e quindi dobbiamo trovare il modo di uscirne, o invece stiamo vivendo l inizio di una nuova era, di un nuovo mondo con nuovi consumi? La famosa crisi del 29, secondo me, non è niente in confronto a quella che stiamo vivendo. In questo momento non saprei dare una risposta: personalmente, nella mia azienda cerco di prepararmi ad un nuovo mondo e non semplicemente ad uscire dalla crisi; ma non è semplice, per fare questo bisogna mettere in discussione tutto quello che abbiamo realizzato fino adesso. E se noi avremo un futuro, lo avremo soltanto guardando voi, che siete a sedere dall altra parte, voi siete il futuro o di un mondo completamente nuovo o di un mondo che uscirà da questa crisi. Dovete sapere però che già da oggi il mondo in cui andrete a II vivere, il mondo lavorativo in cui tra poco sarete proiettati, è molto più competitivo di quello che era ai nostri tempi: noi competevamo con quello che era l amico del giorno prima, che era accanto a noi, competevamo con l emigrato che veniva dal Nord o dal Sud dell Italia. Ora voi dovete competere con delle nazioni come l India: un miliardo e quattrocento milioni di persone, delle quali oltre il 40% va all università. Il 35% della popolazione indiana è più di tutta quella dell Europa Unita, e gli indiani, come altri popoli dei paesi emergenti, sono abituati a muoversi, a spostarsi, a non rimanere legati alla propria terra, sono desiderosi di sapere, di raggiungere una vita sociale migliore di quella che attualmente hanno. Queste sono riflessioni che dovete tenere nella vostra mente, per scegliere la strada in cui vi dovrete incamminare nel futuro. Pensate che noi imprese manifatturiere - o qualsiasi tipo di impresa - paghiamo il 40% in più sull energia elettrica rispetto ai nostri rivali europei, che hanno una capacità di prendere decisioni, di agire, dieci volte più veloce rispetto alle nostra, perché loro, quando si rivolgono alla parte politica che li amministra, ricevono rapidamente una risposta. Noi dobbiamo competere con aziende che nel caso di un problema, legato per esempio ai pagamenti, possono ottenere una sentenza da un tribunale in pochissimi mesi, mentre da noi ci vogliono 8-9 anni. Noi dobbiamo competere in un mondo globale, pur avendo questi grandi lacci, che ci fanno camminare molto più piano. Ci vogliono nuovi approcci, nuove mentalità, per questo voi siete l unica uscita dalla crisi per la nostra economia del domani.

Giuliano Benelli Professore ordinario settore telecomunicazioni, presso l Università di Siena, Facoltà di Ingegneria, della quale è stato preside negli anni 2005-08 Io sono un tecnico, non mi intendo di economia, anzi sono negato; all economia di casa ci pensa mia moglie! Ho trovato in vecchi appunti per una conferenza uno studio del 72 I limiti dello sviluppo, eseguito dal M.I.T. e tra l altro sponsorizzato da un associazione no profit italiana: lo studio evidenziava, con i dati di allora, che non si può crescere indefinitamente e ipotizzava una decrescita proprio in questi anni. Nel 2006 uno studio finanziato dalla Comunità Europea dal titolo sostanzialmente uguale, I nuovi limiti dello sviluppo, dimostrava che questo tipo di sviluppo non può andare avanti, c è bisogno di ripensare un po tutto. Oggi stiamo vivendo un momento in cui occorre pensare ad uno sviluppo sostenibile, il che da una parte spaventa; stamani leggevo sul giornale che la presenza di anidride carbonica nell atmosfera produrrà catastrofi entro qualche anno, se l uomo non prenderà provvedimenti - è un dato dell ONU insomma va ripensato un po tutto lo sviluppo della nostra società. L economia di oggi è basata sulla conoscenza, già negli anni Settanta alcuni studi dimostravano che negli USA l 85% del prodotto è legato alla conoscenza, questo è un dato importante, per cui va ripensato in Italia tutto il settore formativo, dalla scuola all università. L università è in crisi di finanziamenti ma anche di certezze. Ci vuole una politica seria, che nasca dalla società reale. Vivo nell università da molti anni, mia moglie lavora nella scuola, conosco quindi il mondo della formazione; III ci sono molti luoghi comuni da rimuovere su scuola e università, cose dette con grande superficialità e spesso utilizzate per tagliare i fondi. Si dice che l università italiana sia in crisi, è vero, ma ha anche tante risorse; si legge nei giornali che le università italiane non sono tra le prime cento, è vero, ma i termini di riferimento sono alcune università americane, che hanno un budget grande quanto quello di un piccolo stato. Questa è la realtà. Cerchiamo quindi di valorizzare quello di buono che abbiamo. Ieri ho letto un articolo del sociologo Luciano Gallino, diceva che le tecnologie producono disoccupazione, molti lavori spariscono. Per intendersi: la cassiera alla Coop è stata sostituita da macchine e così via. Ci sono però tanti altri lavori che si possono fare, lavori in difesa del territorio, lavori per le energie alternative, per la valorizzazione di quello che abbiamo. Tra le altre cose mi occupo di progetti e tecnologie per le persone anziane. Nel 2050 la fascia di popolazione più elevata in Europa saranno i bisnonni, nel 1950 erano i bambini; è una piramide rovesciata. È una rivoluzione, ma anche un mondo nuovo per tanti lavori, le tecnologie hanno tanti sbocchi nel settore sociale, sanitario. Lavori da inventare, per questo è importante la conoscenza, per questo è importante la formazione. Roberto Calzini Direttore generale della Banca Popolare di Cortona Si dice che la crisi dipenda dalle banche, ma cosa fa realmente una banca di tanto importante? Quale è la merce che tratta la banca? Molti di voi diranno il denaro, ma non è così, il denaro è una cosa virtuale, esiste materialmente nei nostri portafogli, ma

ciò è poca cosa rispetto a quello che circola nel mondo in ogni momento. Quale è allora la merce che tratta la banca? La fiducia: quella di chi deposita i soldi ed auspica che ritornino indietro quando ne viene chiesta la restituzione, quella verso le imprese che la banca va a finanziare. La crisi attuale, oltre a essere figlia del debito e di tante altri elementi, è sostanzialmente una crisi di fiducia: l investitore non investe più, perché la banca non presta più soldi, perché non si fida e teme che non tornino indietro. La fiducia a sua volta è figlia delle aspettative; probabilmente venti o trenta anni fa le aspettative giocavano un altro ruolo, si riusciva a vedere più lontano, si riusciva a programmare. Oggi siamo arrivati a una visione molto corta, il risultato è che non si fanno investimenti, non si comprano beni, le giovani coppie non comprano più la casa, l imprenditore non è stimolato a cercare nuovi mercati, a trovare nuovi prodotti, e forse voi studenti avete meno voglia di studiare, probabilmente perché non vedete davanti a voi un orizzonte ampio. È veramente una crisi di fiducia. Se per superare la crisi serve riacquistare la fiducia, non meno importante è il capitale umano. Nella società civile, nelle aziende, più che i capannoni e gli impianti, oggi contano le risorse umane; le aziende vanno avanti se hanno questo capitale, che non è scritto nei bilanci, perché non è nell attivo della situazione patrimoniale, ma è l elemento più importante per lo sviluppo di un azienda. Io ho studiato in questo liceo, ero uno studente di medio impegno, senza particolari slanci, e di ciò me ne sono pentito amaramente; andando avanti mi sono reso conto di quanto fossero importanti l impegno e lo studio. Mi permetto quindi di suggerirvi: non perdete tempo, approfittate IV di ogni momento della vostra vita scolastica per arricchire la vostra conoscenza e formazione. Ne troverete benefici quando sarete nel mondo del lavoro. Tutto serve e, per quanto possa apparire strano, più il lavoro diventa di qualità, specifico, di alto di livello, più vi accorgerete che serve conoscenza in ogni campo del sapere. Marco Donati Parlamentare Camera dei Deputati (www. marcodonats.com) Il mio intervento ha una domanda centrale ben precisa: «Di cosa si dovrebbe occupare la politica»? Cerchiamo di rispondere: la politica dovrebbe occuparsi di dare le risposte alle tante questioni individuate anche in questa sede. Il mondo cambia e con esso anche le esigenze alle quali la politica dovrebbe dare risposte, ma fino adesso, dal momento che è rimasta ferma su se stessa, non è stata in grado di darle. Negli anni passati il nostro Paese ha prosperato, ma non dobbiamo dimenticare che la situazione globale era diversa: c era un muro che divideva l Occidente dal resto del mondo e il primo si arricchiva a spese dell altro; c erano visioni politiche e ideologiche completamente diverse e in quel contesto l Italia è diventato il secondo Paese manifatturiero d Europa. Oggi il mondo è cambiato: ci sono i Paesi emergenti, come India, Cina e Brasile, nei quali sono spostate le produzioni che prima avevano sede in Italia, poiché il costo del lavoro era inferiore. In questi anni si è detto che la crisi era globale, ma non era vero: c erano dei Paesi che stavano emergendo, stavano cominciando ad andare meglio di noi in alcuni nostri settori di produzione. Il mondo cresceva, con una crescita spesso sbagliata, forse con

un modello sbagliato, ma intanto noi siamo rimasti indietro, con una politica che non dava risposte, rimasta in molti casi a quel mondo pre-crisi, o forse al mondo che conoscevamo prima della caduta del Muro di Berlino. Di fronte a questi mutamenti epocali, cosa sta accadendo ora al nostro Paese? Una parte delle aziende lavora senza problemi e mantiene volumi di affari anche superiori rispetto ai livelli pre-crisi. Occorre allora chiedersi quali strade debba percorrere oggi la politica per aiutare tutte le imprese a muoversi sul mercato globale e a garantire occupazione e giustizia sociale ai lavoratori sul nostro territorio. Io credo che la politica debba proporre soluzioni diverse, anche sotto il profilo culturale, dal momento che oggi non è più possibile parlare di politiche di destra o di sinistra. Spesso queste visioni si devono incrociare ed integrare, soprattutto per quanto riguarda i temi dell innovazione tecnologica. Io ho 33 anni e mi sono sempre occupato di questioni legate al digital divide e alla banda larga. Sono stato Assessore alle Innovazioni del Comune di Arezzo, che secondo una statistica è uno dei pochi comuni in Italia che riesce ad ottenere risultati positivi su in questo campo. Ebbene, ieri ho comprato uno smartphone che ha una miriade di funzioni e stamattina ci ho messo un po a far funzionare questo nuovo prodotto tecnologico, ma ad un certo punto mi sono bloccato ed ho dovuto chiedere aiuto ad un amico. Cosa vuol dire questo? Che comincio già ad essere vecchio rispetto a queste tecnologie! Pensate allora alla classe politica attuale! Innovazione, modernizzazione, semplificazione, queste sono le priorità. Noi rischiamo di avere un Paese che va ad una velocità diversa rispetto al resto del mondo, perché non V abbiamo computer adeguati, non abbiamo la banda larga e la metà di questo Paese non ha accesso ad internet. Potranno mai le aziende esportare senza avere accesso alla rete? Potranno essere competitive in un mercato globale se hanno problemi di connessione con il resto del mondo? Un azienda che necessita di autorizzazioni amministrative ha bisogno di risposte veloci, magari di poter comunicare via internet con gli uffici pubblici, senza produrre ed archiviare faldoni cartacei. Per questo è necessario uno svecchiamento della politica, che è rimasta ancorata ad un mondo ormai tramontato. Io non ho particolari risposte, vi potrei ripetere quello che sempre viene detto: più credito alle imprese; più semplificazione; migliorare i rapporti infrastrutturali... Tutto vero! Credo però che vada data una prospettiva diversa e per questo serve anche l aiuto di tutti voi. Vi invito pertanto a partecipare alla vita pubblica: abbiamo per troppo tempo concesso ai governanti di lasciare poco spazio alle generazioni che venivano dopo di loro, ma non è più ammissibile. Questo spazio però non vi sarà dato, bisognerà prenderselo. L invito che vi faccio è quindi quello di partecipare, oltre naturalmente all invito a studiare, perché la formazione oggi è il fattore più importante, che vi consente di competere con quelle persone che, come diceva prima il professor Benelli, sono ingegneri indiani, brasiliani. Adesso voi dovete studiare, la strada la troverete fra qualche anno e non è detto che sia quella a cui avete pensato dall inizio: potrà cambiare, ma le conoscenze apprese vi consentiranno di avere un apertura mentale per affrontare sempre nuovi mondi. Ciò premesso, informatevi, anche se lo spettacolo che vi offre la politica

non è bello, ma tale spettacolo rischia di essere a vantaggio della politica stessa, se non ve ne occupate per cambiarla. Riappropriatevi della vita pubblica, cercate di occuparvi delle questioni pubbliche anche se possono sembrare noiose: se le conoscerete sarete in grado di operare scelte migliori, di scegliere i politici migliori per il nostro Paese, che in questo momento ne ha un estremo bisogno. Io appena ho iniziato l avventura parlamentare, per cui sta anche a me essere coerente con quello che sto affermando, cioè con l esigenza di aiutare la politica a fare un salto di qualità. Abbiamo bisogno di intere generazioni che sono scomparse dalla vita pubblica e la vostra generazione può e deve giocare un ruolo importante. Questo è l appello che vi faccio e, se risponderete, troveremo insieme le soluzioni alla crisi. Oggi sono qui proprio per parlare con voi, per cercare di essere un politico migliore. Francesco Checcacci Economista finanziario, cfr. http://lettotralerighe.blogspot.it La crisi è colpa della finanza? Si potrebbe disquisire di politiche economiche e finanziarie, ci sono varie scuole di pensiero a causa dell inesattezza della macroeconomia, non esiste una formula per calcolare che se io faccio una tale azione di politica monetaria avrò x % di crescita in y mesi e poi sarò in grado di recuperare la base monetaria ad un livello normale entro α tempo, ci sono troppe variabili in questione, l economia non è una scienza esatta. Esiste un rapporto che tutti gli anni la Banca Mondiale pubblica, si chiama Doing business, cioè quanto è facile fare business VI nei vari paesi del mondo. C è addirittura una graduatoria che classifica i paesi in cui è più facile fare business, con relative motivazioni e dettagli. Per esempio: «per aprire un azienda». L Italia risulta 84 a, aprire un azienda in Italia costa il 16% del reddito medio, all estero costa molto di meno e ci vuole meno tempo. «Per avere un permesso di costruzione»; l Italia risulta al numero 103, ci vogliono 234 giorni per avere il permesso di costruzione di un capannone industriale. Poi ci sono i costi energetici e tante altre cose. Tutto questo non piace ai politici, a molti di loro piace essere visti con le forbici in mano mentre tagliano i nastri di inaugurazione. In Italia ci vogliono quattro o cinque anni di tempo per avere una sentenza civile, per sapere chi ha ragione e chi ha torto. È evidente che quando si riaprirà la finestra degli investimenti i soldi andranno a finire all estero. La Germania è al numero 10 di suddetta lista, gli Stati Uniti al numero 3, la Cina al numero 7; anche con politiche monetarie, economiche, fiscali ben fatte, in Italia, finché non saranno ristabiliti quelli che chiamiamo «i tubi dell acquedotto», il business non potrà andare, i posti di lavoro non aumenteranno. A questo nulla ci può fare l industriale, il banchiere, l unico che ci può fare qualcosa - e mi fa piacere che ne abbia parlato - è l onorevole Donati qua presente, ma bisognerebbe sapere quanti dei suoi colleghi la pensano come lui. Altro problema: la mentalità, lo ha detto anche il professore Benelli parlando di sviluppo sostenibile, è anche vero che la mentalità si lega strettamente alla fiducia, per riprendere quanto detto da Calzini. Malthus alla fine del Settecento teorizzava che ad un certo punto la popolazione mondiale si sarebbe fermata sotto al miliardo, perché non ci sarebbe stato modo di

nutrire tutta quella gente. Cosa è successo nel frattempo, che siamo diventati più di sei miliardi? Perché Malthus non aveva ragione? Perché sono intervenute delle innovazioni a livello agricolo, che hanno dato la possibilità di dar da mangiare a dieci volte tanto le persone previste da Malthus. Che vuol dire «crisi del modello di sviluppo»? Semplicemente che serve più innovazione? Questo è probabile. Vuol dire che il modo non può continuare a crescere com è adesso? Se il mondo stesse fermo, non crescerebbe, è una contraddizione dire che le risorse sono finite, quando la maggior parte dell output del PIL finisce nei paesi avanzati; non è un caso che il PIL cresca con il crescere della popolazione; ma da un certo punto in poi, è la «conoscenza» che conta, dalla «conoscenza», dall uso che se ne fa, dipende lo sviluppo. Vorrei chiudere raccontando una storia, proprio riguardo la citata Silicon Valley. C era un ingegnere all Università di Pavia, che mentre stava nascendo Internet, ebbe un idea: secondo lui ci voleva un sistema che riuscisse, in tale meandro di informazioni, a trovare quelle che si cercavano. L ingegnere si rivolse al suo professore di riferimento dell Università, dicendo che aveva trovato la formula e che voleva brevettarla; il professore rispose che non si poteva fare, non c era un teorema dietro a sostenerla. L ingegnere andò allora a parlarne in una università americana, in California, qui due ragazzi di origine russa lo presero sul serio. Quei ragazzi hanno poi inventato Google. Se quel professore universitario fosse stato un po più aperto, probabilmente Google sarebbe nato qui in Italia! La Silicon Valley, ma anche la City di Londra, sono piene di italiani! VII Leonardo Milani Psicologo, Presidente dell Istituto di Psicologia del Benessere Ferrara (cfr. www.psicologiadelbenessere.it) Innanzitutto, quale mental trainer, vi porto il saluto delle Frecce Tricolori. Le Frecce Tricolori di oggi ri-nascono da una crisi, quel grosso incidente del 1988 cha ha dato loro la possibilità di capire e comprendere cosa significa «crisi», «rinunciare», e ha dato loro la capacità di andare oltre, decidere se continuare il progetto o finire tutto. Mi collego alle parole, già emerse negli interventi precedenti «mentalità» e «fiducia». La psicologia parla del cervello, vuole comunicare cosa significa atteggiamento mentale, e quale forza contiene la fiducia di sé che propone azioni e migliora i comportamenti. Un piccolo esempio di cosa significa «atteggiamento positivo». Io vivo a Ferrara; durante il terremoto del maggio 2012 tra Ferrara e Modena sono crollate case, capannoni e chiese. Spesso mi presto come psicologo per aiutare gli anziani a riprendere quel sonno perduto nell ultima scossa. L altra sera durante la conferenza abbiamo ragionato di riprendere la fiducia, cosa molto complicata per chi perde tutto! Una signora di 87 anni mi ha dato una chiara rappresentazione di cosa significa veramente «atteggiamento mentale positivo»: l ideale della psicologia applicata. Mi ha detto: «Leonardo, qui c è stato un grosso disastro, è vero, io vivo ancora in una tenda». Provate a immaginare come possa sentirsi una persona anziana dopo che le hanno strappato la casa di una vita! «Però ha aggiunto - c è una cosa bella qui, nella tendopoli, ed è accaduta dopo il terremoto: abbiamo ricominciato a bere il caffè insieme a tutti i vicini di casa». Un grande insegnamento di chi sa vedere

oltre. Quindi, anche nel disastro più totale, nella situazione che non scegliamo, quando i drammi si avvicinano anche se non li attiriamo - il mercato non si cambia, l evento non si cambia, l esame non si cambia - può cambiare una cosa molto importante: la mentalità, l atteggiamento mentale che può farci affrontare con maggiore forza ogni situazione. Immaginate il vostro esame (se siete ragazzi di quinta), oppure pensate ad un interrogazione, o quelli che fanno sport ipotizzino il caso di un calcio di rigore al novantesimo che dovete battere proprio voi. Da dove nasce la forza o la debolezza di quell azione? Se potessi aprire il cervello di una persona che sta affrontando un evento simile ed osservare i suoi pensieri, potrei vedere una cosa importante: l origine della nostra energia; quella capacità di pensare in modo realisticamente positivo, pensare se stessi al meglio, per affrontare l evento con grinta e determinazione o, viceversa, pensieri distruttivi, la sfiducia nelle proprie capacità, la convinzione sbagliata di non superare l evento in maniera corretta. Da quel pensiero che emerge nasce un comportamento, da quel pensiero deriva una realizzazione. L altro giorno, nel Bangladesh, è stata tirata fuori una ragazza rimasta intrappolata per 17 giorni sotto le macerie di un palazzo crollato; io credo che la maggior parte di noi si sarebbe lasciata andare, ma lei aveva voglia di vivere, non ha deciso l evento, non ha deciso nulla, ma la sua capacità di sopravvivere stava nel suo cervello e nella forza che ha impiegato nel pensare «ce la faccio!». L atteggiamento mentale può essere negativo, posso pensare che vada male, ho paura, mi tremano le gambe, ho mal di stomaco; VIII al di là della preparazione che può essere eccellente, quando uno studente ha un atteggiamento mentale negativo abbassa la sua energia, abbassa l energia dei propri pensieri, l energia del proprio credere e i risultati sono peggiori; potrà anche essere promosso, ma non sarà valutato per ciò che meritava. La cosa contraria invece in termini positivi, quando per esempio un giocatore arriva al calcio di rigore e pensa all angolino, pensa di farcela, fa del suo meglio; realisticamente è ovvio che se dall altra parte c è un portiere che pensa in modo analogo, l attaccante può anche non farcela, il portiere può anche parare il rigore. Ma lo studente che pensa in modo corretto a quello che è il proprio «meglio», può dare una svolta a questa energia. Il cervello ha due strumenti per poter migliorare ed affrontare al meglio le situazioni al di là degli eventi che accadono: il primo, la volontà, lo sforzo, l impegno, la ricerca, il sacrificio, il dovere che porta a cercare l opportunità, e, il secondo, il pensiero realisticamente positivo che porta oltre i propri limiti nell espressione di una prestazione efficace, anche quando le cose non vanno come dovrebbero. La somma degli atteggiamenti propositivi individuali, la forza che ci metterete nel migliorare voi stessi e il vostro territorio diventa comunità eccellente e la somma della fiducia nella comunità porta investimenti e ricerca, porta al miglioramento delle prestazioni. In sintesi: puoi essere in equilibrio quando la percezione di te stesso è adeguata e all altezza dell evento che devi affrontare. Se riusciamo a condurre la nostra mente ad uno stato di equilibrio, riusciamo ad essere vincenti. Ed è questo atteggiamento che può portare fuori da qualsiasi crisi.