Informativa al Pubblico sulla situazione della Banca al 31dicembre 2014



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Informativa al Pubblico sulla situazione della Banca al 31dicembre 2014 (Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche - Circolare Banca d Italia n. 285 del 17/12/2013) 1

Indice PREMESSA 3 Tavola 1 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO 5 Tavola 1bis SISTEMI DI GOVERNANCE 28 Tavola 2 AMBITO DI APPLICAZIONE 32 Tavola 3 FONDI PROPRI 33 Tavola 4 REQUISITI DI CAPITALE 40 Tavola 5 RISCHIO DI CONTROPARTE 45 Tavola 6 RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI 47 Tavola 7 ATTIVITA NON VINCOLATE 55 Tavola 8 USO DELLE ECAI 57 Tavola 10 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE 60 Tavola 11 ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE 62 Tavola 13 POLITICHE DI REMUNERAZIONE 64 Tavola 15 TECNICHE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO 68 Tavola 16 RISCHIO OPERATIVO 71 2

PREMESSA NOTE ESPLICATIVE SULL INFORMATIVA AL PUBBLICO (III PILASTRO) Il primo gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, c.d. CRR, contenente riferimenti direttamente applicabili all interno di ciascuno stato membro) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, c.d. CRD IV), che hanno trasposto nell ordinamento dell Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (il c.d. framework di Basilea 3). CRR e CRD IV sono integrati da norme tecniche di regolamentazione o attuazione approvate dalla Commissione europea su proposta delle autorità europee di supervisione (norme di secondo livello) nonché dalle disposizioni emanate dalle autorità nazionali e dagli stati membri per il recepimento della disciplina comunitaria. A tale riguardo, con la pubblicazione della Circolare 285/13 Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, sono state recepite nella regolamentazione nazionale le norme della CRD IV e indicate le modalità attuative della disciplina contenuta nel CRR, delineando un quadro normativo in materia di vigilanza prudenziale integrato con le disposizioni comunitarie di diretta applicazione. La nuova normativa si basa, in linea con il passato, su tre Pilastri: a) il primo pilastro attribuisce rilevanza alla misurazione dei rischi e del patrimonio, prevedendo il rispetto di requisiti patrimoniali per fronteggiare le principali tipologie di rischio dell attività bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato e operativo); b) il secondo pilastro richiede agli intermediari di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell adeguatezza patrimoniale (cosiddetto Internal Capital Adequacy Assessment Process - ICAAP), in via attuale e prospettica e in ipotesi di stress, a fronte di tutti i rischi rilevanti per l attività bancaria (credito, controparte, mercato, operativo, di concentrazione, di tasso di interesse, di liquidità ecc.), il quale deve essere coordinato, rispondente e coerente con il sistema degli obiettivi di rischio (Risk Appetite Framework RAF). All Organo di Vigilanza è rimessa la supervisione sulle condizioni di stabilità, efficienza, sana e prudente gestione delle banche (cosiddetto Supervisory Review and Evaluation Process - SREP); c) il terzo pilastro prevede specifici obblighi di informativa al pubblico riguardanti l adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione, misurazione e controllo. Per ciò che attiene, in particolare, all informativa al pubblico, la materia è disciplinata direttamente: i. dal Regolamento (UE) n. 575/2013, Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3; ii. dai regolamenti della Commissione europea che disciplinano: i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i Fondi Propri (ivi inclusi i modelli da utilizzare nel regime transitorio); gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale; i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti gli indicatori di importanza sistemica; l informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli; i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti la leva finanziaria. L ABE ha inoltre emanato degli orientamenti e linee guida con riferimento: alle modalità di applicazione da parte degli enti dei criteri di esclusività e riservatezza in ordine agli obblighi di informativa; alla valutazione della necessità di pubblicare con maggiore frequenza l informativa al pubblico; al contenuto dell informativa avente ad oggetto le attività vincolate e non vincolate. 3

I citati riferimenti sono integrati: dalla Parte Prima, Titolo III, Capitolo 2 della Circolare 285/13 della Banca d Italia, per quanto inerente il recepimento della disciplina dell informativa al pubblico richiesta dall Art. 89 della Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) 1 ; dalla Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 2 della Circolare 285/13 della Banca d Italia, Sezione VI, per quanto attinente agli obblighi di informativa e di trasmissione dei dati inerenti le politiche e prassi di remunerazione e incentivazione ; dalle disposizioni in materia di Governo Societario della Banca d Italia (di cui alla Circolare 285/13, Titolo IV, Capitolo 1, Sezione VII) sulla cui base devono essere fornite, a integrazione dei riferimenti in materia di sistemi di governance richieste dall Art. 435 (2) del CRR: o le informazioni inerenti agli assetti organizzativi e di governo societario; o l indicazione motivata della categoria di classificazione in cui è collocata la banca a esito del processo di valutazione di cui alla Sezione 1, par. 4.1; o specifiche informazioni sulla composizione degli organi e gli incarichi detenuti da ciascun esponente aziendale; o informazioni sulle politiche di successione eventualmente predisposte Il presente documento, denominato Informativa al pubblico III Pilastro al 31 dicembre 2014, è stato redatto dalla Banca di Credito Cooperativo Degli Ulivi Terra di Bari società cooperativa. Il documento è reso disponibile annualmente, congiuntamente ai documenti di bilancio, mediante pubblicazione sul sito internet della Banca, come richiesto dalla normativa di riferimento. In proposito si fa presente che il documento riprende stralci di informativa già riportata nel Bilancio 2014 della Banca e nella sua predisposizione si sono anche utilizzati elementi comuni col processo di controllo dell adeguatezza patrimoniale (Resoconto ICAAP 2014) e informazioni tratte dalle Politiche di remunerazione approvate dall Assemblea Ordinaria dei Soci del 10 aprile 2015 e relative all anno di riferimento dell informativa. Infine, si precisa che, non essendo utilizzati dalla Banca metodi interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali, al presente documento non si applicano gli art. 452, 454 e 455 del Regolamento (UE) n. 575/2013. Non sono altresì presenti le informazioni richieste dagli articoli la cui applicabilità decorre da esercizi successivi al 31 dicembre 2014. 1 Le Disposizioni prevedono che tali informazioni siano, di norma, pubblicate in allegato al bilancio d esercizio. Laddove non fatto, devono integrare l informativa ex III Pilastro pubblicata sul sito web dell intermediario. 4

INFORMATIVA QUALITATIVA TAVOLA 1 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO Il modello di governo dei rischi, ovvero l insieme dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di gestione e controllo finalizzati a fronteggiare i rischi cui è esposta la Banca, si inserisce nel più ampio quadro del Sistema dei controlli interni aziendale, definito in coerenza con le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche emanate con il 15 aggiornamento alla Circolare della Banca d Italia n.263/2006. Tali disposizioni, pur ponendosi in linea di continuità con la cornice normativa e regolamentare precedente, hanno introdotto rilevanti novità che hanno impegnato la Banca e ancora in prospettiva - a una serie di articolati interventi sull organizzazione, i processi, i dispositivi interni aziendali. Il principio ispiratore delle scelte aziendali in materia si basa su due assunti fondamentali: - la consapevolezza che un efficace sistema dei controlli costituisce condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e che gli assetti organizzativi e i processi debbano costantemente risultare atti a supportare la realizzazione degli interessi dell impresa contribuendo, al contempo, ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione e stabilità aziendale; - il rilievo strategico del ruolo della rete del Credito Cooperativo, grazie alla quale la Banca può offrire alla propria clientela una gamma completa di servizi bancari e finanziari, coerenti con il quadro operativo e regolamentare di riferimento. L articolazione della rete assume ulteriore rilievo in quanto ambito di concreta attuazione del principio di proporzionalità nelle soluzioni che la stessa offre per supportare la compliance a un quadro normativo in crescente evoluzione, agevolando il conseguimento di più elevati gradi di efficienza operativa e contribuendo al contenimento dei costi connessi. All insegna di tali riflessioni e nel contesto di un percorso comune che ha coinvolto le altre consorelle e le strutture di secondo livello del network, il processo di adeguamento ha fatto riferimento agli indirizzi interpretativi e alle linee guida applicative elaborate nel progetto di Categoria, promosso a livello nazionale da Federcasse, cui la Banca ha partecipato per il tramite della Federazione di appartenenza. Risk Appetite Framework In tale ambito, la Banca nel corso del 2014 ha avviato il processo di definizione del Risk Appetite Framework (RAF) ossia il quadro di riferimento che la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli. L implementazione del RAF è assicurata attraverso l interazione fra la Funzione di Risk Management e l Ufficio Segreteria Generale/Organizzazione (in quanto investito della funzione di Controllo di Gestione) che, a seguito dello svolgimento dei processi di pertinenza, predispongono in modo coordinato e coerente rispettivamente il Risk Appetite Statement (RAS) e il Piano Strategico ed il Budget. Con riferimento ai rischi quantificabili, la declinazione degli elementi costituenti il RAF è stata impostata facendo riferimento alle medesime metodologie di misurazione dei rischi utilizzate ai fini della valutazione aziendale dell adeguatezza patrimoniale (ICAAP). Per ogni parametro identificato sono definiti: - il livello di risk appetite, ovvero il livello di rischio che la Banca intende assumere per il perseguimento dei propri obiettivi strategici; - il livello di risk tolerance, ovvero la devianza massima dal risk appetite consentita; - il livello di risk capacity, ovvero il massimo livello di rischio che la Banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o altri vincoli imposti dall Autorità di Vigilanza. La Banca ha, quindi, normato il processo di definizione e controllo della propensione al rischio, articolato nelle seguenti fasi: - definizione della propensione al rischio, formalizzata in uno specifico documento sottoposto all approvazione del Consiglio di Amministrazione (RAS); - declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi e di indicatori di rischio; 5

- controllo degli obiettivi di rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio, nonché rappresentazione degli esiti del predetto controllo ai competenti organi e funzioni aziendali. Il sistema di reporting interno, una volta entrato a regime, avrà l obiettivo di assicurare agli organi aziendali, alle funzioni di controllo e alle singole funzioni coinvolte nella gestione dei rischi, la piena conoscenza e governabilità dei rischi stessi e la verifica del rispetto del RAF. Il sistema di reporting permetterà, inoltre, di avere un quadro di insieme delle iniziative di mitigazione intraprese e del loro stato di avanzamento. Politiche ed obiettivi di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione La Banca svolge un attività di pianificazione strategica, avente un orizzonte previsivo di durata triennale, nell ambito della quale vengono formalizzate le linee strategiche che indirizzano l operatività del periodo. In sede di predisposizione del piano strategico 2015-2017 è stato sottoposto all approvazione del Consiglio di Amministrazione il Risk Appetite Statement (RAS) con riferimento all esercizio 2015. La natura cooperativa dell azienda e i principi sanciti nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo costituiscono la cornice valoriale che imprime alla gestione aziendale un orientamento particolarmente prudente, finalizzato non già al profitto, bensì al rafforzamento del patrimonio, quale base per perpetuare nel tempo la promozione e il benessere dei soci e del territorio di riferimento. Il modello operativo della Banca, che si caratterizza per un forte orientamento all intermediazione tradizionale è basato sull impiego di risorse finanziarie nel territorio dove queste sono raccolte, favorendo l inclusione finanziaria e l accesso al credito delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Nel territorio di riferimento si concentra non solo l operatività ma anche il potere decisionale. La propensione al rischio della Banca è quindi fortemente condizionata dalle finalità istituzionali; la Banca persegue una strategia generale di gestione improntata ad una contenuta propensione al rischio e ad un attenta e consapevole assunzione dello stesso che si estrinseca: - nel rigettare operazioni che possano pregiudicare la solvibilità e stabilità della Banca; - nella non ammissibilità di forme tecniche che comportano l assunzione di rischi non coerenti con gli obiettivi di rischio della Banca; - nella diversificazione delle esposizioni, al fine di contenerne la concentrazione; - nell acquisizione di garanzie a mitigazione del rischio. Coerentemente con l evoluzione delle grandezze patrimoniali ed economiche prevista nel predetto piano strategico, sono stati definiti gli obiettivi di rischio che nel seguito si rappresentano. AMBITO Adeguatezza patrimoniale Redditività Liquidità e struttura finanziaria Rischio credito PARAMETRO RAF RISK CAPACITY RISK PROFILE (AL 31 DIC. 2014) RISK APPETITE (da piano strategico) RISK TOLERANCE (con scenario parallelo deviato) RISK TOLERANCE (post buffer CDA) Total capital ratio 10,50% 21,04% 21,60% 21,21% 20,00% Capitale interno complessivo / Capitale complessivo N/D 59,46% 60,22% 60,87% 61,00% Rendimento effettivo del portafoglio titoli di proprietà N/D 2,68% 2,45% 2,35% 2,00% ROE (Risultato netto/capitale e riserve) N/D 10,14% 3,71% -0,20% 1,50% Cost/Income N/D 52,80% 67,72% 71,44% 75,00% Impieghi verso clientela / raccolta diretta v/clientela N/D 48,43% 49,45% 47,63% (1) 56,00% Leva finanziaria 3,00% 7,91% 7,67% 7,46% 7,00% Requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e controparte (comprensivo del requisito specifico) / Fondi propri N/D 33,98% 32,17% 32,74% 38,00% Qualità credito (Sofferenze nette + incagli netti) / Fondi propri N/D 61,23% 62,41% 67,39% 70,00% Esposizione verso i primi 20 gruppi di clienti (impieghi cassa + firma al netto di sofferenze)/totale impieghi al netto di sofferenze Rischio concentrazione Esposizione verso i primi 30 clienti (impieghi cassa + firma al netto di sofferenze)/totale impieghi al netto di sofferenze 29,27% (2) 19,54% 18,74% 22,66% 20,00% 29,27% (2) 22,46% 21,54% 24,70% 25,00% Rischio tasso interesse Esposizione al rischio di tasso 20,00% 18,25% 20,00% 20,00% 20,00% Business Operatività v/soci ed in attività a ponderazione nulla 50,00% 67,98% 70,33% 67,98% 67,98% Operatività fuori dalla zona di competenza territoriale della Banca 5,00% 3,05% 3,05% 4,00% 4,00% (1) Tale valore di Risk Tolerance ottenuto attraverso la metodologia rappresentata nl paragrafo 3 appare incoerente, in quanto presenta un valore inferiore al Risk Appetite. (2) Tale RiskCapacitylapotremmo definire "mobile", inquanto mentre il numeratore nonvariaessendo connesso con i limiti di fido assembleari (pari a 24 milioni di euro per entrambi gli indicatori), il denominatore del rapporto varia tempo per tempo al variare dei volumi. Il dato qui rappresentato si riferisce ai volumi in essere a 31 dicembre 2014. 6

ICAAP La Banca ha adeguato il processo interno di autovalutazione dell adeguatezza patrimoniale (ICAAP) al nuovo quadro regolamentare con specifico riferimento alle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale (ex framework di Basilea 3) e alle disposizioni in materia di Sistema di controlli interni, anche al fine di garantire la coerenza con il Risk Appetite Framework adottato. In particolare, nel rispetto dell articolazione del processo ICAAP previsto dalle disposizioni di vigilanza, sono state irrobustite le procedure per: - l identificazione dei rischi verso i quali la Banca è o potrebbe essere esposta; - la misurazione/valutazione dei rischi in ottica attuale, prospettica ed in ipotesi di stress. In tale contesto, le predette metodologie di misurazione sono state adeguate alle nuove disposizioni di vigilanza; - l autovalutazione dell adeguatezza del capitale, tenendo conto dei risultati distintamente ottenuti con riferimento alla misurazione dei rischi e del capitale in ottica attuale, prospettica e in ipotesi di stress su valori attuali e prospettici. Per gli opportuni approfondimenti relativi alle fasi del processo di autovalutazione dell adeguatezza del capitale si rinvia all informativa qualitativa della Tavola 4.Requisiti di capitale. Nel rispetto della regolamentazione applicabile la Banca ha identificato i rischi ai quali è o potrebbe essere prospetticamente esposta, tenendo conto: - del contesto normativo di riferimento, nonché del modello di business e operativo della Banca; - delle specificità derivanti dalla propria natura cooperativa; - dei profili dimensionali e delle specificità organizzative; - degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione. L elenco dei rischi riportato nelle disposizioni di vigilanza 2 identifica in via minimale i rischi che sono sottoposti ad analisi per verificare l effettiva esposizione della Banca ai predetti rischi. Per ciascun rischio sono individuate le fonti generatrici, i processi aziendali rilevanti, le strutture coinvolte nella gestione relativa. Sulla base di quanto emerso dalle analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi: rischio di credito; rischio di concentrazione; rischio di controparte rischio operativo (in tale contesto si tiene conto del rischio informativo e dei rischi connessi alle attività in outsourcing); rischio di tasso di interesse; rischio di liquidità e leva finanziaria eccessiva; rischio strategico; rischio di reputazione; rischio residuo; rischio paese; rischio di trasferimento. I rischi identificati sono stati classificati in quantificabili e non quantificabili. I rischi per i quali non si dispone di metodologie di quantificazione sono, in via minimale, valutati in termini di conformità e di adeguatezza dei presidi organizzativi deputati alla relativa gestione. Tale valutazione si estrinseca nell attribuzione di un giudizio complessivo di rilevanza del rischio articolato in più livelli. Ove rilevante, alla predetta valutazione è associata la rilevazione di taluni indicatori di rischio che consentono di qualificare la gravità e la persistenza delle eventuali criticità riscontrate nei singoli processi. 2 Di cui all Allegato A Parte Prima Titolo III Capitolo 1 della Circ. Banca d Italia, n. 285 del 17 dicembre 2013 e alle Disposizioni di vigilanza per le banche, all Allegato A Titolo V Capitolo 7 del 15 aggiornamento della Circ, Banca d Italia, n. 263 del 27 dicembre 2006 7

In generale, i criteri per l attribuzione del grado di rilevanza si basano sull analisi congiunta delle seguenti componenti: - l esposizione attuale o prospettica ai rischi, intesa come effetto che la manifestazione degli stessi potrebbe determinare in termini economici, patrimoniali, finanziari, sanzionatori, etc.; - la probabilità di manifestazione dei rischi, tenuto conto sia di fattori interni, sia di fattori esterni riconducibili all evoluzione del contesto in cui opera la Banca; - le tecniche di attenuazione del rischio adottate, ossia gli strumenti, le garanzie, le procedure volte a contenere gli effetti negativi derivanti dalla manifestazione dei rischi. Sistema dei controlli interni - Ruoli e responsabilità nel governo e nella gestione dei rischi Il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell ambito di un modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli. In linea con le disposizioni in materia di Corporate Governance, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi Aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interni. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle connesse politiche e linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l efficienza e l efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, esterno o interno, o derivanti dall introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. Il Direttore Generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione, nell ambito della quale opera, in un sistema a geometria variabile con il Consiglio di Amministrazione. Il Direttore Generale dà esecuzione alle delibere degli organi sociali, persegue gli obiettivi gestionali e sovrintende allo svolgimento delle operazioni e al funzionamento dei servizi secondo le indicazioni del C.d.A., assicurando la conduzione unitaria della Società e l efficacia del Sistema dei Controlli Interni. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi. L Organo con funzione di controllo, rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, accertando l efficacia delle strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei controlli e l adeguato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi ritenuti necessari per rimuovere le carenze rilevate e correggere le irregolarità emerse, verificando e approfondendo cause e rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune eventuali degli assetti organizzativi e contabili. Ai sensi dello Statuto Sociale, al Collegio Sindacale è attribuito il controllo contabile, esercitato mediante la valutazione dell adeguatezza e della funzionalità dell assetto contabile, ivi compresi i relativi sistemi informativi, al fine di assicurare una corretta rappresentazione dei fatti aziendali. Tale Organo è sempre preliminarmente e specificatamente interpellato con riguardo alla definizione degli elementi essenziali del complessivo sistema dei controlli interni, quali poteri, responsabilità, risorse, flussi informativi, conflitti di interesse. Il Collegio è sempre preliminarmente sentito con riferimento alle decisioni attinenti la nomina e la revoca dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo. 8

Nel rispetto delle vigenti disposizioni di vigilanza in materia di sistema dei controlli interni, la Banca ha istituito le seguenti funzioni aziendali di Controllo - permanenti e indipendenti: Revisione Interna (Internal Audit); Conformità alle norme (Compliance); Controllo dei rischi (Risk Management); Antiriciclaggio. La Funzione di Revisione Interna, affidata al CO.SE.BA. scpa, è volta, da un lato, a controllare, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l evoluzione dei rischi, dall'altro, a valutare la completezza, l adeguatezza, la funzionalità e l affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti dello SCI, portando all'attenzione degli Organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi. La Funzione di Conformità alle norme, attività esternalizzata alla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo di Puglia e Basilicata presso cui è stata costituita una Funzione indipendente, presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio. Responsabile interno della predetta funzione, anche con specifico riferimento alla normativa inerente ai servizi di investimento, è il responsabile dell Ufficio Controllo Rischi della Banca, che ha compiti di interfaccia con il predetto outsourcer, uniti a proprie specifiche attività di controllo. Inoltre, il presidio del rischio di non conformità è assicurato mediante un coinvolgimento proporzionato al rilievo che le singole norme hanno per l attività svolta e alle conseguenze della loro violazione. In particolare, nell ambito del processo di gestione del rischio di non conformità sono stati individuati specifici presidi specialistici con il compito di presidiare il rischio di non conformità con riferimento alle normative non rientranti nel perimetro di diretta competenza della Funzione di conformità alle norme. Tali presidi si configurano come strutture organizzative interne alla Banca dotate di competenze esclusive per l espletamento dei compiti previsti da normative che richiedono un elevata specializzazione con riferimento alle attività disciplinate. Ciascun presidio specialistico assicura la gestione del rischio di non conformità limitatamente agli ambiti normativi di propria competenza. La Funzione di Controllo dei Rischi ha la finalità principale di collaborare alla definizione e all attuazione del RAF e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi. La Funzione Antiriciclaggio, già Funzione di Controllo dei Rischi, verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l obiettivo di prevenire e contrastare la violazione della normativa esterna ed interna in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. La predetta funzione, essendo anche il responsabile aziendale individuato ai sensi dell art. 42 del D.lgs. 231/2007, valuta le segnalazioni di operazioni sospette pervenute e trasmette all unità di informazione finanziaria (U.I.F.) le segnalazioni ritenute fondate. Comunica, con le modalità organizzative ritenute più appropriate, l esito della propria valutazione al responsabile della unità organizzativa da cui ha avuto origine la segnalazione. Il ricorso all esternalizzazione di funzioni aziendali, anche importanti e di controllo, rappresenta un elemento strutturale e imprescindibile del modello organizzativo della Banca in considerazione non solo delle dimensioni aziendali e della limitata complessità operativa che la caratterizza, ma anche della sua appartenenza al Sistema del Credito Cooperativo. La Banca si avvale infatti dei servizi offerti dagli organismi promossi dalla Categoria, come previsto dallo stesso statuto sociale, con riguardo all esternalizzazione di funzioni di controllo e del proprio sistema informativo e altre funzioni aziendali importanti. 9

Gli accordi di esternalizzazione delle funzioni di controllo esternalizzate (Internal Audit e Funzione di Conformità) prevedono, ovvero prevederanno a breve nella prossima revisione degli stessi, che le attività in capo alle stesse siano svolte da strutture autonome, reciprocamente indipendenti, con responsabili e risorse umane dotate di adeguate capacità professionali, assegnate stabilmente. Specifici riferimenti dispositivi assicurano, ovvero assicureranno a breve, che responsabile e addetti non operino in conflitto di interessi con le attività della funzione né svolgano attività che sarebbero chiamati a controllare. La Funzione di Internal Audit della Banca ha ottenuto la certificazione di conformità relativamente all organizzazione e allo svolgimento delle proprie attività agli Standard per la pratica professionale dell Internal Auditing e al Codice Etico della Professione; tale giudizio è stato elaborato da parte di un ente terzo indipendente al Sistema a fronte di un processo di analisi e verifiche condotte secondo la metodologia definita nel Quality Assessment Manual pubblicato dall Institute of Internal Auditors (IIA). Il complessivo sistema dei controlli interni aziendali si incardina inoltre sui seguenti principali presidi. Controlli di linea La Banca ha attivato i controlli di primo livello demandando alle strutture preposte ai singoli processi aziendali la responsabilità della loro esecuzione. In particolare, le strutture aziendali dovranno verificare che le attività operative di competenza vengano espletate con efficacia ed efficienza, nel rispetto dei limiti operativi loro assegnati, coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi. Le strutture responsabili dei controlli di primo livello sono tenute a rilevare e segnalare tempestivamente alle funzioni aziendali competenti i rischi insiti nei processi operativi e i fenomeni critici da monitorare, nonché a suggerire i necessari presidi di controllo. La Banca agevola i controlli di primo livello, oltre che mediante automatismi informatici, attraverso la diffusione a tutti i livelli della cultura del rischio, promossa anche con l attuazione di programmi di formazione volti a sensibilizzare i dipendenti in merito ai propri compiti e responsabilità. I controlli di linea sono disciplinati nell ambito di specifiche disposizioni interne (politiche, regolamenti, procedure, circolari, check list, ecc.) dove sono declinati in termini di responsabilità, obiettivi, modalità operative, tempistiche di realizzazione e modalità di tracciamento. Referente delle Funzioni Operative Importanti Laddove esternalizzate, la Banca ha mantenuto internamente la competenza richiesta per controllare efficacemente le funzioni operative importanti (FOI) e per gestire i rischi connessi con l esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all interno dell organizzazione, un referente interno (referente interno per le attività esternalizzate) dotato di adeguati requisiti di professionalità, la cui principale responsabilità riguarda il controllo del livello dei servizi prestati dagli outsourcer. Funzione ICT e Funzione di Sicurezza Informatica La Funzione ICT (individuata nel Responsabile della Segreteria Generale/Organizzazione) esercita il ruolo di controllo sulle componenti del sistema informativo esternalizzate, verificando l adeguatezza dei livelli di servizio erogati dal fornitore e valutandone gli eventuali risvolti sul livello di soddisfazione dei clienti della Banca, nonché l efficienza operativa e la disponibilità delle infrastrutture IT, in coerenza con il framework di rischio IT definito. La Funzione di Sicurezza Informatica (assegnata ad un addetto della Segreteria Generale/Organizzazione) è deputata allo svolgimento dei compiti in materia di sicurezza delle risorse ICT della Banca, con il supporto del Centro Servizi di riferimento e degli eventuali fornitori terzi attivi in tale ambito. Principale finalità della Funzione è quella di assicurare che il livello di sicurezza offerto sulle risorse ICT sia allineato agli obiettivi di sicurezza che la Banca si è posta. 10

Fermi i ruoli e responsabilità dianzi richiamati nell illustrare i principali presidi del sistema dei controlli interni aziendale, nell ambito del processo di gestione dei rischi sono assegnate alle diverse Unità/Aree di Business le seguenti principali responsabilità: collaborare nell individuazione degli indicatori di rilevanza da associare a ciascun rischio; collaborare alla definizione della propensione al rischio; produrre e mettere a disposizione i dati necessari al calcolo degli indicatori di rilevanza; produrre ed inoltrare i dati necessari ad alimentare i modelli e gli strumenti per la misurazione di ciascun rischio e per l esecuzione degli stress test; supportare l esecuzione delle misurazioni/valutazioni dei rischi; operare nel rispetto dei limiti operativi assegnati, formulando ove necessario opportune proposte di intervento nel caso di violazione dei predetti limiti ovvero di criticità rileva nel processo di gestione dei rischi. *********** Con riferimento a ciascuno dei rischi risultati rilevanti per la Banca vengono di seguito fornite le principali informazioni relative alla governance di ognuno di essi, agli strumenti ed alle metodologie poste a presidio della misurazione/valutazione degli stessi, alle strutture responsabili della gestione, alla reportistica in uso. RISCHIO DI CREDITO Nello svolgimento della propria attività tradizionale la Banca é esposta al rischio che i crediti, a qualsiasi titolo vantati, non siano onorati alla scadenza dai terzi debitori. Tale rischio continua a rappresentare la componente preponderante dei rischi complessivi a cui la Banca è esposta, considerato che gli impieghi costituiscono circa il 36,2% dell attivo patrimoniale. Le potenziali cause di inadempienza risiedono, in misura prevalente, nella mancanza di disponibilità economico-finanziaria dei debitori e, in misura più marginale, in ragioni indipendenti, quali il rischio Paese o i rischi operativi. Per tali ragioni, il rischio di credito viene presidiato costantemente e approfonditamente. La Banca è dotata di una struttura organizzativa funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo dei rischi creditizi, anche nel rispetto delle vigenti Istruzioni di Vigilanza in materia di controlli interni (Titolo IV, capitolo 11). Tali disposizioni, tuttavia, sono state abrogate a seguito del rilascio da parte della Banca d Italia della nuova regolamentazione in tema di Sistema dei controlli interni, Sistema informativo e Continuità operativa, avvenuta tramite il rilascio a luglio 2013 del 15 aggiornamento della circolare 263/06. Come richiesto dalla normativa, lo scorso gennaio 2014, la Banca ha trasmesso all Organo di Vigilanza, una relazione recante l autovalutazione della propria situazione aziendale rispetto alle previsioni delle nuova normativa (gap analysis) e le misure da adottare e la relativa scansione temporale per assicurare il pieno rispetto di tali disposizioni. In relazione a ciò, sono state individuate e poste in essere specifiche iniziative di carattere organizzativo ed operativo per una migliore gestione e controllo del rischio di credito. In particolare, il Consiglio di Amministrazione, nella seduta del 28 novembre 2013, ha approvato il regolamento per le rettifiche di valore sui crediti, allineandosi di fatto ai contenuti del Capitolo 7 della circ. 263/06, ed ha stabilito che, a modifica della visione statica di monitoraggio del credito preesistente volta al rientro delle posizioni, si dovrà procedere ad una rivalutazione complessiva di tutti gli elementi che concorrono alla determinazione del merito creditizio, esaminando le specifiche difficoltà del singolo cliente e pervenendo a determinazioni che possono prevedere una rimodulazione delle facilitazioni concesse, un rientro della esposizione complessiva o, addirittura, la necessità di fornire nuova finanza (ovviamente rafforzando le garanzie e rideterminando il pricing della relazione). Inoltre, la funzione di monitoraggio sarà sottoposta a più approfonditi controlli di secondo livello da parte dell Ufficio Controllo Rischi. 11

Il processo organizzativo interno del credito è ispirato a principi di separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e di monitoraggio rispetto a quelle di sviluppo/gestione delle relazioni creditizie. Tale principio è stato attuato attraverso la costituzione di strutture organizzative distinte e separate. Tra i controlli di linea, quale attività di primo livello, è istituzionalizzata la funzione di controllo crediti espletata attraverso un apposito ufficio, inserito nell ambito dell Area Crediti, che si occupa del monitoraggio andamentale delle posizioni creditizie e formula pareri in ordine alla loro classificazione, anche a fini segnaletici. La valutazione dell adeguatezza delle procedure operative svolte dalle strutture deputate alla gestione dei crediti è affidata all Ufficio Controllo Rischi. A tal fine, l intero processo di gestione, classificazione e controllo andamentale è disciplinato da un apposito Regolamento del Credito (ultimo aggiornamento il 4 marzo 2011) e dalle correlate disposizioni attuative. Il documento si compone di due parti: la prima, che fa capo all Organo Amministrativo, individua le politiche generali di erogazione, indica le modalità di gestione, determina i criteri di classificazione e specifica i ruoli e le responsabilità delle unità e delle funzioni organizzative interessate; la seconda, in capo alla Direzione e alle altre strutture aziendali, disciplina il processo istruttorio e le modalità di controllo andamentale. Il citato documento riporta, inoltre, quali allegati, le griglie dei controlli di 1 e di 2 livello e le procedure interne di sconfino (CIV), queste ultime approvate il 21 settembre 2012. Risultano, altresì, individuati, deliberati (ultimo aggiornamento 26 giugno 2014) ed assegnati i poteri degli Organi Delegati in materia di credito (erogazioni, superi di fido e cambi di assegni) sul cui rispetto sono previsti controlli di 1, 2 e 3 livello. Nell ambito del processo del credito, a novembre 2014, con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, la Banca ha rivisto le apposite Procedure deliberative, già deliberate a giugno 2012, volte a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l imparzialità e l oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l altro, di finanziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati ex-ante, ossia prima ed indipendentemente dal fatto di aver instaurato relazioni creditizie o di altra natura con detti soggetti, ed ex- post, ovvero al momento dell instaurazione di rapporti. Tali riferimenti sono stati integrati, attraverso l adozione di specifiche politiche (deliberate il 24 maggio 2013 e rivisitate il 27 novembre 2014), con assetti organizzativi e controlli interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d interesse, ad assicurare l accurato censimento dei soggetti collegati, a monitorare l andamento delle relative esposizioni e il costante rispetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e corretta attivazione delle procedure deliberative disciplinate. La Banca ha altresì definito livelli di propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative. Nell ambito della struttura centrale dell Area Crediti, a cui è attribuita la responsabilità di alcune fasi del processo del credito e degli uffici che la compongono, è istituita la Segreteria Crediti a cui compete l istruttoria, lo scrutinio del merito creditizio e la gestione delle pratiche di affidamento, mentre il monitoraggio è affidato all Ufficio Controllo Crediti. La gestione del contenzioso è demandata all Ufficio Legale e Contenzioso, collocato in staff alla Direzione. Oltre all attività istituzionale dei Responsabili di Succursale, l ulteriore sviluppo e il coordinamento delle relazioni creditizie sul territorio sono demandati al Responsabile dell Area Affari che coordina le attività delle filiali ed è responsabile dell Ufficio Sviluppo, istituito nel 2013. Attualmente la rete di vendita della Banca si compone di n. 3 succursali, ognuna diretta e controllata da un Responsabile (Preposto). La ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra le varie strutture aziendali, è quanto più possibile volta a realizzare la segregazione di attività anche solo potenzialmente in conflitto di interesse. In staff al Direttore, la Funzione Risk Management svolge controlli finalizzati ad accertare, su base periodica, che il monitoraggio sulle esposizioni creditizie, la classificazione delle esposizioni, gli 12

accantonamenti e il processo di recupero, si svolgano nel rispetto delle procedure interne e che le stesse procedure risultino efficaci ed affidabili, con riferimento alla capacità di segnalare tempestivamente l insorgere di anomalie nonché di assicurare l adeguatezza delle rettifiche di valore e dei relativi passaggi a perdita. In particolare, la Funzione effettua: controlli sull accuratezza, affidabilità ed efficacia delle procedure, volti ad accertare che le procedure adottate risultino conformi a quanto disciplinato dalle pertinenti disposizioni di Vigilanza; controlli sul corretto svolgimento, da parte delle competenti funzioni aziendali, delle attività inerenti al monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni, in particolare quelle deteriorate, e la valutazione della coerenza delle classificazioni, della congruità degli accantonamenti e dell adeguatezza del processo di recupero, tenuto conto di quanto previsto nelle disposizioni vigenti. In tale ambito verifica anche gli haircut applicati ai valori delle garanzie, in funzione della tipologia e dell aggiornamento dei valori, ai tempi di recupero stimati e ai tassi di attualizzazione utilizzati. Più in generale, la Funzione Risk Management svolge l attività di controllo sulla gestione dei rischi, deve sottoporre a monitoraggio periodico e verifica il rispetto degli obiettivi di rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione, secondo le modalità e la tempistica definiti nel Regolamento RAF e nei processi di gestione dei rischi. Verifica, inoltre, l adeguatezza del RAF, avvalendosi anche degli esiti dell attività di monitoraggio sugli obiettivi di rischio, sui limiti, sugli indicatori di rischio e sulle metriche di rilevazione/misurazione utilizzate. La Funzione fornisce, inoltre, pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle operazioni di maggiore rilievo (c.d. OMR) eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi. A tali fini, individua i rischi ai quali la Banca potrebbe esporsi nell intraprendere l operazione; quantifica/valuta, sulla base dei dati acquisiti dalle competenti Funzioni aziendali coinvolte, gli impatti dell operazione sugli obiettivi di rischio, sulle soglie di tolleranza e sui limiti operativi; valuta, sulla base dei suddetti impatti, la sostenibilità e la coerenza delle operazioni con la propensione al rischio preventivamente definita dal Consiglio di Amministrazione; individua gli interventi da adottare per l adeguamento del complessivo sistema di governo e gestione dei rischi, ivi compreso, la necessità di aggiornare la propensione al rischio e/o il sistema dei limiti operativi. A supporto delle attività di governo del processo del credito, la Banca ha attivato procedure specifiche per le fasi di istruttoria, di delibera, di revisione e di monitoraggio, oltre che di gestione del contenzioso. Per le varie fasi, la Banca utilizza metodologie quali-quantitative di valutazione del merito creditizio della controparte, basate e supportate anche da procedure informatiche sottoposte a periodici aggiornamenti e verifiche. Le fasi di istruttoria, di delibera e di revisione delle linee di credito seguono un iter procedurale obbligato in cui intervengono i diversi organi competenti, appartenenti sia alla rete che alle strutture centrali, in ossequio ai livelli di deleghe previsti. Tali fasi, in un primo tempo solo parzialmente informatizzate, a partire da novembre 2011, fruiscono di un apposita procedura elettronica fornita dall outsourcer BCC Sistemi Informatici (già ISIDE) che consente, in tempo reale, la verifica dello stato di ogni posizione già affidata o in fase di affidamento, l introduzione guidata dei dati istruttori e la tracciabilità elettronica dei compilatori. Tale strumento consente, inoltre, di ricostruire il processo istruttorio che ha condotto alla definizione del merito creditizio dell affidato (attraverso la rilevazione e l archiviazione del percorso deliberativo e delle tipologie di analisi effettuate). In sede di istruttoria e/o revisione, il processo si suddivide tra procedure semplificata, facilitata e ordinaria. In particolare, per quella ordinaria la Banca ha adottato un sistema interno (non validato) di scoring/pricing riservato alle esposizioni verso le imprese con volumi di affari superiori a 250 mila euro. Il modello, sulla base dell analisi quali/quantitativa del cliente, attribuisce allo stesso un rating che è funzionale alla determinazione di un pricing, utile alla valutazione della convenienza economica della relazione in stretta correlazione col rischio assunto o da assumere. 13

Il controllo andamentale (monitoraggio) del rischio di credito si avvale di due procedure informatiche fornite dall outsourcer. La prima, denominata SarWeb, che consente di estrapolare mensilmente tutti i rapporti che presentano sintomi di anomalia andamentale; la seconda denominata Position Plan che consente di ottenere, con un unico processo, il controllo costante della clientela attraverso: il monitoraggio giornaliero delle singole posizioni; il monitoraggio mensile delle posizioni oggetto di cambiamenti nella loro classificazione, secondo criteri personalizzabili sulla base della policy aziendale; la valutazione della posizione da parte delle strutture interessate dal monitoraggio; la reportistica per il Consiglio d Amministrazione. Le posizioni affidate vengono, inoltre, controllate utilizzando le informazioni esterne fornite dalla Centrale Rischi e dalla Cerved (banca dati C.C.I.A.A.). In aggiunta, per gli affidamenti di importo rilevante (oltre 100 mila euro), con cadenza almeno annuale vengono acquisite visure ipo-catastali aggiornate avvalendosi di visuristi esterni specializzati. L attività di monitoraggio è dettagliatamente definita nel Regolamento del Credito. L attività di monitoraggio del credito viene svolta essenzialmente dall Ufficio Controllo Crediti, dai Responsabili di Succursale e dall Ufficio Controllo Rischi (per quanto attiene alla regolarità di esecuzione dei controlli). I predetti uffici, ciascuno per la propria sfera di competenza definita nel regolamento interno e schematicamente riportata anche nelle citate griglie di controllo di 1 e di 2 livello, hanno il compito di sorvegliare continuativamente le esposizioni con i clienti affidati, assicurando il corretto andamento delle relazioni di credito. In particolare, sono chiamati a: seguire il regolare utilizzo del credito; verificare se emergono elementi che possono innalzare o pregiudicare il livello di rischio assunto; monitorare che il lavoro bancario riservato dal cliente sia adeguato all appoggio creditizio concesso e, in particolare, se la percentuale di inserimento della Banca rispetto al fatturato risulta correlata all accordato complessivamente concesso dal sistema. Ove tali condizioni dovessero venire a mancare, i Responsabili dei predetti uffici sono impegnati a chiarirne tempestivamente le ragioni contattando il cliente e relazionando quanto prima alla Direzione per l assunzione dei provvedimenti ritenuti più opportuni. Al fine di assicurare una tempestiva individuazione delle posizioni più rischiose, i predetti soggetti, ognuno per quanto di competenza, sono chiamati ad effettuare, a scadenze mensili e su specifici indicatori, esami, verifiche e controlli con obbligo di reports formali alla Direzione ed al C. di A. sulle iniziative assunte o da assumere, nei limiti e con le modalità specificatamente definiti nel regolamento di processo. La puntuale attività di monitoraggio del credito è anche funzionale alla esatta classificazione dello stesso sul quale vengono rilevate anomalie andamentali, da ricondurre per il 2014 nelle seguenti categorie crescenti di rischio (autonomamente determinate dalla Banca con parametri più stringenti rispetto a quelli previsti dalla normativa di vigilanza): past due, comprendono le posizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni (non classificate ad incaglio); sotto osservazione, prendono in considerazione le esposizioni dei clienti affidati, complessivamente valutate, che denotano lievi segnali di anomalia andamentale. Le evidenze oggettive prese in considerazione ai fini della classificazione in tale categoria vengono estrapolate tra quelle riportanti punteggi a partire da 20 e inferiori a 80, rilevate dalla procedura informatica (SarWeb-Iside). Talvolta, vengono presi in considerazione punteggi anche inferiori per quelle posizioni per le quali si ritiene ricorrano ulteriori fattori di criticità; crediti ristrutturati, comprendono le posizioni per la quali la Banca, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente ad una modifica delle condizioni contrattuali originarie, comportanti una perdita per la Banca; 14

incagli, si riferiscono alle posizioni di clienti che versano in una situazione di temporanea difficoltà, che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. In particolare, per le posizioni che includono esposizioni da rischi a scadenza con rimborso rateale (mutui), vengono classificate in questa categoria quelle con un numero di rate in mora uguale o superiore a 5 se mensili, a 3 se bimestrali, a 2 se trimestrali, a 1 se quadrimestrale o semestrale o annuale (scaduta da oltre 100 giorni). Per tutte le altre posizioni, le evidenze oggettive prese in considerazione ai fini della classificazione ad incaglio vengono desunte tra quelle riportanti un punteggio pari o superiore a 60, estrapolate dalla procedura informatica (SarWeb-Iside). Talvolta, vengono presi in considerazione anche punteggi inferiori per quelle posizioni per le quali si ritiene ricorrano ulteriori fattori di criticità; per le posizioni classificate ad incaglio, come pure per quelle sotto osservazione, la Banca pone in essere, come previsto dal regolamento di processo, interventi formali e non, volti ad ottenere la loro regolarizzazione nel più breve tempo possibile; sofferenze, comprendono le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili. In tale categoria vengono riportate tutte quelle posizioni per le quali le iniziative di sollecito non hanno dato riscontro positivo, nonché quelle per le quali ricorrono ulteriori fattori di criticità e valutazioni oggettive che consigliano di intraprendere iniziative per il recupero coatto del credito. La predetta ripartizione sarà parzialmente modificata per il 2015, a seguito delle subentrate modalità normative per la classificazione delle posizioni deteriorate. L attività di revisione consiste nella verifica periodica circa la persistenza, in capo all obbligato principale nonché agli eventuali garanti, delle condizioni che originariamente avevano determinato la concessione del credito (merito creditizio e capacità di rimborso). Per tutti gli affidamenti a revoca è prevista l assegnazione di una validità interna e, pertanto, gli stessi vengono sottoposti a revisione periodica. Una particolare attenzione è rivolta agli affidamenti di importo pari o superiore ad euro 30 mila. Il processo di revisione considera la complessiva posizione debitoria del cliente, anche con riferimento ai rischi connessi. La revisione avviene sulla scorta dello stesso iter prescritto per la concessione, con conseguente riesame di tutti gli elementi valutativi previsti nella fase d istruttoria e tenuto conto dell andamento del rapporto in generale; si conclude con un parere di mantenimento o di modifica degli importi, della forma tecnica e/o delle condizioni economiche applicate. La procedura viene attivata ordinariamente secondo la seguente frequenza temporale (delibera C. di A. del 28 dicembre 2013): fidi inferiori a 10 mila euro: se con indice di anomalia Sarweb non superiore a 60, revisione massiva automatica (periodicità 18 mesi), se indice di anomalia maggiore revisione con procedura semplificata; fidi da euro 10 mila a 30 mila: se con indice di anomalia Sarweb non superiore a 40, revisione massiva automatica (periodicità 12 mesi), se indice di anomalia maggiore revisione con procedura semplificata; fidi d importo superiore a 30 mila euro: revisione ordinaria (periodicità 8 mesi). La procedura di revisione viene attivata d urgenza, anche anteriormente alla scadenza dei termini di cui sopra, nei confronti di clientela che è stata interessata da fatti pregiudizievoli o per posizioni contrassegnate da indici di anomalia grave (specificatamente individuati) capaci di incidere significativamente sul profilo di rischio del cliente affidato. L Ufficio Organizzazione predispone con cadenza mensile l elenco delle posizioni, con validità interna e ancora non revisionate, per la dovuta informativa agli Organi di Vertice. Più in particolare, per quanto concerne le metodologie di misurazione del rischio di credito, a partire dal 1 gennaio 2008 hanno trovato applicazione le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale (Banca d Italia circ. 263/2006) ai fini della determinazione dei relativi requisiti patrimoniali. Al riguardo, la Banca (con delibera quadro dell 11 febbraio 2008 e successive modificazioni) ha adottato la metodologia standardizzata. L applicazione della citata metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in sotto-portafogli e l applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di 15

valutazioni del merito creditizio (rating esterni), rilasciate da agenzie esterne specializzate e riconosciute dalle Autorità di Vigilanza. Ai fini della corretta determinazione del suddetto requisito patrimoniale, rilevano le attività necessarie a consentire: a. la portafogliazione delle esposizioni, ossia la suddivisione delle stesse nelle diverse classi previste dalla disciplina prudenziale; b. il riconoscimento a fini prudenziali delle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit risk mitigation - CRM). Per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni comprese nel portafoglio Amministrazioni centrali e banche centrali nonché, indirettamente, di quelle rientranti nei portafogli Intermediari vigilati, Enti del settore pubblico ed Enti territoriali, la Banca (con delibera del 17 giugno 2008) ha deciso di utilizzare le valutazioni del merito creditizio fornite dall ECAI denominata Moody s S.p.A. Al riguardo, è da precisare che il declassamento dell Italia della predetta ECAI nel luglio 2012, ha portato il giudizio sul debito italiano da A3 con prospettive negative a Baa2 con prospettive negative. Il downgrading applicato dall Agenzia, rispetto al mapping della Banca d Italia, ha determinato per i rating a lungo termine il passaggio alla classe di merito di credito inferiore, la 3. Conseguentemente, nell ambito della metodologia standardizzata, applicata dalla Banca per la determinazione del requisito patrimoniale minimo per il rischio di credito, il declassamento ha comportato l innalzamento dal 50 al 100% del fattore di ponderazione applicato alle esposizioni non a breve termine verso o garantite da intermediari vigilati italiani e alle esposizioni verso o garantite da enti del settore pubblico diverse da quelle con durata originaria inferiore ai 3 mesi. RISCHIO DI CONCENTRAZIONE Rappresenta il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Detto rischio è strettamente connesso al rischio di credito. Le politiche sul Rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione, infatti, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici: poteri delegati in termini di concentrazione su singoli settori e per controparte (singola o gruppo di clientela connessa); linee guida sui massimali di esposizione al rischio di credito; ammontare complessivo dell esposizione ai grandi rischi. Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione per singole controparti (profilo single-name) o gruppi di clienti connessi, la Banca utilizza l algoritmo regolamentare del Granularity Adjustment. Coerentemente con quanto disposto dalle disposizioni, il portafoglio di riferimento è costituito dalle esposizioni per cassa e fuori bilancio (queste ultime considerate al loro equivalente creditizio) rientranti nei portafogli regolamentari imprese e altri soggetti, esposizioni a breve termine verso imprese e alle esposizioni verso imprese rientranti nelle classi di attività in stato di default, garantite da immobili, esposizioni in strumenti di capitale, nonché altre esposizioni 3. Inoltre, a partire dal 2010, a tale calcolo si aggiunge la quantificazione del rischio di concentrazione geosettoriale, determinato attraverso il confronto del parametro relativo all indice di Herfindahl dell area geografica di riferimento rispetto a quello della Banca. Per tale determinazione/valutazione viene utilizzata la metodologia elaborata in sede ABI dal Laboratorio per il rischio di concentrazione geo-settoriale. 3 Si specifica che le esposizioni verso imprese garantite da contante o da obbligazioni emesse dalla stessa Banca sono escluse dal calcolo 16

La Funzione Controllo Rischi elabora con periodicità trimestrale una reportistica relativa agli esiti della fase di misurazione, gestione e controllo del rischio di concentrazione, destinata alla Direzione che riferisce al C. di A. e al Collegio Sindacale. RISCHIO DI CONTROPARTE Il rischio di controparte configura una particolare fattispecie del rischio di credito e rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari specificamente individuati dalla normativa, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Nella scelta delle controparti, il Direttore ed il responsabile dell Ufficio Finanza si basano sulle linee guida presenti nella delibera quadro della finanza. Nel caso di depositi presso altri istituti di credito, prima dell esecuzione dell operazione, viene effettuata una analisi di affidabilità che viene sottoposta all attenzione del Consiglio di Amministrazione al fine di richiedere l affidamento della controparte e l autorizzazione ad operare. Quale metodologia per il calcolo del requisito patrimoniale da detenere a fronte del rischio di controparte, la Banca ha adottato il metodo del valore corrente per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e per le operazioni con regolamento a lungo termine (LST). Con riferimento, invece, alle operazioni di pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), in assenza di operazioni della specie classificate nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca ha adottato il metodo semplificato. La Funzione Controllo Rischi elabora con periodicità trimestrale una reportistica relativa agli esiti della fase di misurazione, gestione e controllo del rischio di controparte, destinata alla Direzione che riferisce al C. di A. e al Collegio Sindacale. RISCHIO DI MERCATO SUL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE AI FINI DI VIGILANZA La Banca non è tenuta al rispetto dei requisiti per il rischio di posizione, di regolamento e di concentrazione poiché il portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (definito come somma in valore assoluto delle posizioni lunghe e corte del portafoglio) alla data di riferimento risultava pari a zero. Va, comunque, precisato che non sono stati superati e non si intendono superare i limiti di composizione, richiamati dalla normativa pari al 5 per cento del totale dell attivo e, in ogni caso, alla soglia massima di 15 milioni di euro. In considerazione del non superamento di detti limiti, le posizioni del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, qualora presenti, saranno incluse fra le attività di rischio considerate nell ambito della disciplina sul rischio di credito. Per quanto riguarda il rischio di cambio, la posizione netta aperta in cambi è inferiore al 2 per cento del patrimonio di vigilanza e, pertanto, non si applica la disciplina segnaletica inerente. Per quanto concerne, infine, le principali caratteristiche degli strumenti di controllo e attenuazione del Rischio di Mercato, si precisa che la Banca, nel caso di supero dei predetti limiti, si atterrà, come dettagliatamente riportato nel Regolamento ICAAP, ai criteri di valutazione previsti dalla normativa per i rischi di posizione, regolamento e concentrazione. La Funzione Controllo Rischi elabora con periodicità trimestrale una reportistica relativa agli esiti della fase di misurazione, gestione e controllo del rischio di mercato - anche se non dovuta, destinata alla Direzione che riferisce al C. di A. e al Collegio Sindacale. 17

RISCHIO OPERATIVO Per rischio operativo si intende la possibilità di subire perdite e/o di veder flettere i propri margini di profitto per inadeguatezza o disfunzione delle procedure e dei sistemi interni di gestione e controllo, per frodi interne o esterne, per inosservanza delle norme sui rapporti di impiego e di sicurezza sul lavoro, per violazione degli obblighi professionali e contrattuali nei confronti della clientela in relazione alla natura e alle caratteristiche dei prodotti venduti e dei servizi prestati, per disfunzioni dei sistemi informatici, per danni da eventi esterni. Tale definizione include il rischio legale, ma non considera quello reputazionale e strategico. Il rischio operativo è un rischio puro, essendo ad esso connesse solo manifestazioni negative dell evento, ed è generato trasversalmente da tutti i processi aziendali. In relazione alle sue caratteristiche dimensionali, organizzative ed operative, la Banca non si è dotata di specifici strumenti di misurazione e monitoraggio, tenuto conto anche del livello di trasversalità del rischio operativo. Pur tuttavia, assicurando che l intera struttura è attraversata da efficaci e coerenti canali di comunicazione interna, insistendo sulla crescita culturale trasversale che ha innalzato il livello di sensibilità con particolare riguardo a quei rischi che possono impattare sulla fiducia del mercato, gli Organi di vertice hanno favorito concreti modelli di operatività virtuosa che trovano riscontro nei dati aziendali (modesta quantità di reclami, di errori, di disservizi, ecc.). La gestione e il controllo dei rischi operativi vedono, quindi, coinvolti i responsabili delle diverse unità organizzative, che sono chiamati a garantire un efficace e puntuale valutazione dei profili di manifestazione relativi, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza e in stretto raccordo con il Risk Manager, il quale è responsabile dell analisi e valutazione dei Rischi Operativi, garantendo un efficace e puntuale valutazione dei profili di manifestazione relativi, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza. Il Collegio Sindacale, nell ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo del rischio adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. La revisione interna, altresì, nel più ampio ambito delle attività di controllo di propria competenza, effettua sui rischi operativi specifiche e mirate verifiche. Sempre con riferimento ai presidi organizzativi, assume rilevanza anche l istituzione della funzione di Conformità, deputata al presidio ed al controllo del rispetto delle norme, che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina). Il sistema dei controlli interni, quindi, costituisce il presidio principale per la prevenzione e il contenimento dei rischi operativi. Per la gestione ed il controllo del rischio operativo, la Banca monitora l esposizione a determinati profili di insorgenza di tale rischio anche attraverso l analisi ed il monitoraggio di un insieme di indicatori di rilevanza. Nell ambito del complessivo assessment, con specifico riferimento alla componente di rischio legata all esternalizzazione di processi/attività aziendali sono in corso analisi su: quantità e contenuti delle attività in outsourcing; esiti delle valutazioni interne dei livelli di servizio degli outsourcer; qualità creditizia degli outsourcer. Inoltre, nell ambito delle azioni da porre in essere per garantire anche la piena conformità alla nuova regolamentazione in tema di Sistema dei Controlli Interni, Sistema Informativo e Continuità operativa, introdotta da Banca d Italia attraverso il 15 aggiornamento della Circolare 263/06 nello scorso luglio 2013, la Banca intende: 18

definire un framework integrato di gestione dei rischi operativi che consideri anche i rischi connessi ai profili IT e di continuità operativa e la valutazione, documentata, del rischio informatico sulla base dei flussi informativi continuativi stabiliti con il/i Centro/i Servizi; verificare, almeno annualmente la valutazione del rischio informatico sulla base dei risultati del monitoraggio dell efficacia delle misure di protezione delle risorse ICT. A fronte del requisito patrimoniale previsto dalla nuova regolamentazione prudenziale, in considerazione delle proprie dimensione e della operatività, la Banca ha optato per l applicazione del metodo base (BIA). Per approfondimenti sulla metodologia in esame si rinvia all informativa qualitativa della Tavola 16. Per quanto concerne, infine, le principali caratteristiche degli strumenti di controllo e attenuazione più rilevanti del rischio operativo, si precisa che la Banca ha individuato le principali aree di criticità attraverso l autovalutazione quali-quantitativa delle fonti di generazione dei rischi operativi. Quale ulteriore presidio di diversi profili di rischio operativo/reputazionale, nei precedenti esercizi e nel corso di quello appena concluso, la Banca ha adottato/rivisitato la seguente normativa interna: documento di valutazione dei rischi ex D.Lgs. 81/2008, destinato a presidiare/mitigare i rischi connessi agli ambienti di lavoro; piano di emergenza antincendio e procedura di evacuazione; documento programmatico sulla sicurezza (ex D.Lgs. n. 196/2003), necessario a presidiare i rischi derivanti dal trattamento di dati personali; codice etico, volto a trasferire, all interno dei rapporti interpersonali tra i dipendenti della struttura con i clienti e i fornitori, i valori etici e comportamentali propri della Banca; policy e procedure per le operazioni rilevanti; policy e procedure per le operazioni con soggetti collegati. In relazione alla prevenzione delle responsabilità patrimoniali in capo all Azienda derivanti da fatti penalmente rilevanti compiuti dai componenti degli organi aziendali e del corpo dipendenti, è opportuno ricordare che la Banca, con delibera del C. di A. del 30 ottobre 2008, ha escluso di adottare modelli organizzativi specifici. La decisione ha tratto origine da una accurata valutazione della organizzazione già esistente e del vigente assetto dei controlli interni, ritenuti di per se sufficienti. In ordine al rischio di coinvolgimento in attività di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo, il 10 marzo 2011, sono state emanate dalla Banca d Italia specifiche disposizioni di Vigilanza in materia di organizzazione, procedure e controlli interni volti a prevenire tale rischio. In ottemperanza a tali disposizioni, il Consiglio di Amministrazione, in data 1 settembre 2011, ha approvato le Politiche di gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo e il Regolamento della Funzione di Antiriciclaggio. In particolare, il primo documento definisce il modello organizzativo adottato dalla Banca per l attuazione di un adeguata gestione del rischio di riciclaggio ed individua le linee guida per la definizione e lo sviluppo del processo di gestione e controllo del rischio. Il secondo (rivisitato il 30 ottobre 2012) richiama le responsabilità dirette assegnate ad una specifica funzione di controllo all uopo individuata nella figura del Funzione Antiriciclaggio. In data 16 novembre 2012, inoltre, sono state approvate dal C. di A. le griglie dei controlli di primo e di secondo livello per meglio strutturare le verifiche relative al processo in parola. Una costante attenzione è rivolta dagli Organi di vertice alla formazione continua del personale dipendente, al fine di elevarne la sensibilità al rischio in parola. Con riguardo al governo dei rischi operativi rilevano, anche, i presidi adottati nel contesto dell adeguamento alla nuova disciplina in materia di esternalizzazione di funzionali aziendali al di fuori del gruppo bancario, introdotte con il 15 aggiornamento alla Circolare 263/06 (Titolo V, Capitolo 7, Sezione IV) che definiscono un quadro organico dei principi e delle regole cui attenersi per procedere all esternalizzazione di funzioni aziendali e richiedono l attivazione di specifici presidi a fronte dei rischi connessi, nonché il mantenimento della capacità di controllo dell operato del fornitore e delle competenze necessarie all eventuale reinternalizzazione, in caso di necessità, delle attività esternalizzate. 19

È bene preliminarmente evidenziare a tale ultimo riguardo, come la Banca si avvalga, in via prevalente, dei servizi offerti da società/enti appartenenti al Sistema del Credito Cooperativo, costituite e operanti nella logica di servizio prevalente alle BCC-CR, offrendo soluzioni mirate, coerenti con le caratteristiche delle stesse. Queste circostanze costituiscono, già in quanto tali, una mitigazione dei rischi assunti dalla Banca nell esternalizzazione di funzioni di controllo od operative importanti (ad esempio, con riguardo alla possibilità, in caso di necessità di interrompere il rapporto di fornitura, di individuare all interno del network un fornitore omologo, con costi e impegni più contenuti rispetto a quelli che sarebbero altrimenti ipotizzabili, stante l uniformità dei modelli operativi e dei presupposti del servizio con i quali ciascun outsourcer interno alla Categoria ha dimestichezza e opera). Ciò posto, pur se alla luce delle considerazioni richiamate, considerata la rilevanza che il ricorso all esternalizzazione assume per la Banca, è stata condotta un attenta valutazione delle modalità, dei contenuti e dei tempi del complessivo percorso di adeguamento alle nuove disposizioni. Con riguardo a tutti i profili di esternalizzazione in essere, sono in corso di attivazione, in adesione ai riferimenti di Categoria, le modalità atte ad accertare il corretto svolgimento delle attività da parte del fornitore predisponendo, in funzione delle diverse tipologie, differenti livelli di protezione contrattuale e di controllo, nonché flussi informativi dedicati, con riguardo all elenco delle esternalizzazione di funzioni operative importanti e di funzioni aziendali di controllo. Gli accordi di esternalizzazione formalizzati in un apposito contratto sono in corso di revisione per assicurare che riportino le attività oggetto di esternalizzazione; il perimetro di applicazione con i rispettivi diritti / obblighi / responsabilità (nel rispetto delle leggi e dei regolamenti applicabili); le modalità di svolgimento del servizio; le condizioni al verificarsi delle quali possono essere apportate modifiche; la durata; le modalità di rinnovo e di interruzione; le condizioni economiche; le clausole di protezione dei dati personali, dei dati personali sensibili, delle informazioni riservate di proprietà della Banca. In tale ambito e con riferimento all esternalizzazione di funzioni operative importanti e di funzioni aziendali di controllo, che comportano obblighi più stringenti in termini di vincoli contrattuali e di specifici requisiti richiesti al fornitore (inerenti, tra l altro, la definizione di specifici livelli di servizio, oggettivi e misurabili e delle relative soglie di rilevanza) sono in corso di definizione i livelli di servizio assicurati in caso di emergenza e le collegate soluzioni di continuità; è stato richiesto di contemplare contrattualmente: (i) il diritto di accesso, per l Autorità di Vigilanza, ai locali in cui opera il fornitore di servizi; (ii) la presenza di specifiche clausole risolutive per porre fine all accordo di esternalizzazione in caso di particolari eventi che impediscano al Fornitore di garantire il servizio o in caso di mancato rispetto del livello di servizio concordato. Con riguardo, all esternalizzazione del contante, oltre a quelli sopra richiamati, sono già attivi i presidi ulteriori richiesti dalla specifica normativa di riferimento, legati alla particolare operatività. In ordine ai presidi organizzativi atti a fronteggiare il rischio di non conformità, la Banca ha svolto una valutazione preliminare della propria situazione, individuando il modello organizzativo al quale intende ispirarsi per l attuazione della funzione. Nello specifico, anche sulla scorta della normativa di vigilanza, la Banca ha inteso avvalersi della facoltà di affidare lo svolgimento totale di detta funzione alla locale Federazione di categoria. L affidamento della funzione in outsourcer è stata contrattualizzata in data 10 dicembre 2009. In relazione al predetto rischio, che consiste nel controllo del rispetto delle norme, al fine di evitare di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina, la Banca si è anche dotata della seguente normativa interna: politiche e processi per la gestione del rischio di non conformità (delibera C. di A. del 21 ottobre 2009); regolamento del responsabile interno della funzione di conformità esternalizzata (delibera C. di A. del 25 novembre 2009). Al riguardo, si evidenzia che responsabile interno della funzione in parola è il responsabile dell Ufficio Controllo Rischi. 20