REGGIO CALABRIA 7 nov. - Nelle prime ore della mattinata, al termine di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria con il supporto di numerosi presìdi tecnologici, investigatori del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dell Arma dei Carabinieri e della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, del Gruppo Carabinieri di Locri (RC) e del Commissariato P.S. di Condofuri (RC) e Bovalino (RC), hanno eseguito un ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria a carico di 46 soggetti (31 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 9 all obbligo di dimora), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa[un organizzazione di ndrangheta operante nel versante jonico della provincia reggina, dedita principalmente all assegnazione dei subappalti, forniture di mezzi e materiali al fine di assicurare un equa ripartizione dei proventi tra famiglie di ndrangheta, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, illecita concorrenza con violenza e minaccia, turbata libertà degli incanti, estorsione (tentata e consumata), rapina impropria, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana ), violazione della legge sulle armi (pistole di vario calibro e fucili), ricettazione, aggravati dal ricorso metodo mafioso, ovvero commessi al fine di agevolare la ndrangheta 1 / 11
, nonché di cessione di quantitativi variabili di sostanze stupefacenti. Nel medesimo contesto operativo, sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti degli stessi indagati. Nel particolare, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto l applicazione delle seguenti misure cautelari: CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE: 1. ALATI Annunziato, di Brancaleone (RC), 46 anni; 2. ALATI Giuseppe, di Brancaleone (RC) 55 anni; 3. ALATI Pietro, di Melito di Porto Salvo (RC) 42 anni; 4. BENAVOLI Giuseppe, di Brancaleone (RC) 61 anni; 5. BENAVOLI Paolo, di Melito di Porto Salvo (RC) 28 anni; 6. 2 / 11
FALCOMATA Alessio, di Melito di Porto Salvo (RC) 25 anni; 7. FALCOMATA Nicola, di Melito di Porto Salvo (RC) 29 anni; 8. FERRARO Massimo Emiliano, di Melito di Porto Salvo (RC) 41 anni; 9. FORGIONE Cosimo, di Melito di Porto Salvo (RC) 33 anni; 10. FORGIONE Giuseppe, di Sinopoli (RC) 66 anni; 11. FRENO Vincenzo, di Brancaleone (RC) 55 anni; 12. GLIGORA Francesco, di Locri (RC) 45 anni; 13. LOMBARDO Pasquale di Melito di Porto Salvo (RC) 46 anni; 14. MANTI Daniele, di Melito di Porto Salvo (RC) 29 anni; 15. MORABITO Giuseppe, di Locri (RC) 39 anni; 3 / 11
16. MORABITO Carmelo, di Melito di Porto Salvo (RC) 54 anni; 17. MORABITO Natale, di Melito di Porto Salvo (RC) 52 anni; 18. MORABITO Pasquale, di Bova Marina (RC) 63 anni; 19. MORABITO Salvatore, di Africo (RC) 41 anni; 20. NUCERA Daniele, di Melito di Porto Salvo (RC) 29 anni; 21. PALAMARA Filippo, di Brancaleone (RC) 55 anni; 22. PALAMARA Giuseppe, du Africo (RC) 49 anni; 23. PALAMARA Salvatore, di Bova Marina (RC) i54 anni; 24. PATEA Francesco, di Melito di Porto Salvo (RC) 28 anni; 4 / 11
25. PERRONE Pietro, di Brancaleone (RC) 59 anni; 26. TRIPODI Paolino, di Bruzzano Zeffirio (RC) 52 anni; 27. TRUNFIO Fabio, di Brancaleone (RC) 45 anni; 28. VITALE Antonino, di Melito di Porto Salvo (RC) 42 anni; 29. ZAPPIA Antonino, di Melito di Porto Salvo (RC) 35 anni; 30. ZAPPIA Benedetto, di Melito di Porto Salvo(RC) 39 anni; 31. ZAPPIA Benedetto, di Melito di Porto Salvo (RC) 45 anni. ARRESTI DOMICILIARI: 1. 5 / 11
ASCONE Michele, di Gioia Tauro (RC) 56 anni; 2. MESIANO Giuseppe, di Brancaleone (RC) 68 anni; 3. MORABITO Giovanni, di Locri (RC) 35 anni; 4. PALUMBO Saverio, di Melito Porto Salvo(RC) 33 anni; 5. TOSCANO Vincenzo, di Melito di Porto Salvo(RC) 31 anni; 6. VITALE Domenico, di Torino 43 anni. OBBLIGO DI DIMORA 1. B.S., nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 26.12.1992; 2. B.F., nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 13.12.1983; 6 / 11
3. C.P., nato in Svizzera il 25.01.1973; 4. C.S,, nato a Brancaleone (RC) il 08.02.1966; 5. D.C.C. Giovanni, nato a Lamezia Terme (CZ) il 25.01.82; 6. G.G., nato a Reggio Calabria il 08.07.1984; 7. I.S., nato a Reggio Calabria il 09.09.1976; 8. P.S., nato a nato a Palizzi (RC) il 28.06.1965; 9. S.N., nato a Reggio Calabria il 23.12.1992. Nel corso delle operazioni sono stati arrestati in flagranza di reato: 7 / 11
Vincenzo Toscano, di Melito di Porto Salvo (RC), 31 anni, (destinatario della misura degli arresti domiciliari) è stato arrestato a Milano per detenzione di una pistola beretta cal. 7.65 con matricola abrasa; Giuseppe Gallo, di Reggio Calabria 33 anni (destinatario dell obbligo di dimora) è stato arrestato a Ventimiglia (IM) per detenzione al fine di spaccio di 753 grammi di cocaina. Nel procedimento sono confluiti gli esiti di due diversi, ma convergenti, segmenti di attività d indagine svolte con riferimento alla criminalità organizzata di tipo 'ndranghetistico, radicata in Africo Nuovo, Motticella, Bruzzano Zeffirio, Brancaleone e zone limitrofe. In particolare, il Gruppo dei Carabinieri di Locri ha curato le indagini scaturite dall omicidio del ristoratore di Brancaleone (RC) e proprietario del ristorante Venezia Luciano Criseo, avvenuto a Brancaleone (RC) il 28 marzo 2009, con le quali è stato possibile accertare complessivamente una massiva infiltrazione della ndrangheta nel settore degli appalti pubblici ed il potere di condizionamento mafioso degli organi istituzionali pubblici (c.d. informativa Venezia ). Il secondo segmento investigativo è costituito dalle attività condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato P.S. di Condofuri, da cui sono emersi reati in materia di armi e di stupefacenti da parte di un gruppo criminoso di nuova generazione venutosi a creare in Brancaleone, ovvero la nascente cellula denominata Cumps dai suoi stessi appartenenti, lembo di territorio che è sempre stato considerato sotto il controllo del locale di Africo (c.d. informativa Cumps ). Fin dall avvio delle investigazioni è emersa l appartenenza degli indagati alla ndrangheta, nelle diverse formazioni che insistono sui centri di Brancaleone, Africo e Bruzzano Zeffirio, con particolare riferimento ai nuovi assetti organizzativi e ai ruoli rivestiti dai singoli affiliati, rimodulati a seguito della pace venutasi ad instaurare tra le diverse cosche dopo la sanguinosa faida di Africo-Motticella, che aveva visto affermarsi i gruppi Palamara-Scriva e Mollica-Morabito. 8 / 11
Tale tendenza alla rimodulazione degli assetti - funzionale al controllo dei pubblici appalti nell area di influenza - trova specifica conferma nelle indagini che hanno interessato il territorio di Brancaleone, documentando come il processo di riorganizzazione abbia dato origine ad un B anco nuovo, con una nuova locale e la conseguente ridefinizione dei ruoli dei singoli affiliati. Già nell operazione denominata Crimine si aveva modo di apprendere come: Le complessive acquisizioni investigative consentono di affermare che il termine fare il banco nuovo è sinonimo di fare un nuovo locale e, di conseguenza, costituire al suo interno una nuova società con tanto di cariche. È stata accertata la persistente intrusione della ndrangheta nella gestione dei lavori e delle opere pubblici, sia per quanto concerneil movimento terra, il trasporto e la fornitura di materiali inerti, sia con riferimento alla fornitura di mezzi e di manodopera, oltre che al pesante condizionamento degli organi istituzionali pubblici. Premesso ciò, va detto che il lavoro investigativo della Polizia di Stato e dell Arma dei Carabinieri ha trovato un armonica convergenza nel reperimento di elementi in ordine al gruppo facente riferimento, tra gli altri, a Nicola Falcomatà e Paolo Benavoli. 9 / 11
Il risultato delle due indagini consente di affermare, da una parte, l esistenza di una predominanza delle famiglie di Africo e Bruzzano sul territorio di Brancaleone e, dall altra, l esigenza di creare autonomi gruppi di famiglie di Brancaleone che, sempre nell ottica della visione unitaria della ndrangheta, abbiano l autonomia decisionale e operativa sul proprio territorio. Al Banco nuovo di Brancaleone sono affiliati i fratelli Alati, Annunziato, Pietro e Giuseppe, con un ruolo di assoluto rilievo nel condizionamento delle scelte di quell amministrazione comunale. Figura di spicco è risultata indubbiamente quella di Annunziato Alati, quale gestore di fatto di una ditta e titolare di un impresa individuale di movimento terra, pulizia strade ed aree verdi, acquedotti e fognature, che attraverso continue e ripetute minacce ha sistematicamente sbaragliato la concorrenza di altri imprenditori del settore, monopolizzando il mercato e aggiudicandosi ogni pubblica commessa. In tale direzione sono confluiti anche gli esiti di ulteriori attività investigative delegate da questo Ufficio Distrettuale al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria (nel contesto dell operazione Ecosistema, che aveva toccato anche l amministrazione comunale di Brancaleone) ed al Commissariato di P.S. di Bovalino; esiti che confermavano l ingombrante presenza del gruppo Alati nel contesto criminale di Brancaleone e le pressioni sull amministrazione comunale di quel centro. Le indagini hanno restituito, impietosamente, l immagine di un comune, quello di Brancaleone, di fatto ostaggio dei componenti della famiglia Alati e dei loro metodi tipicamente mafiosi: era ben nota anche agli stessi amministratori comunali la forte influenza di Pietro Alati, fratello di Annunziato e impiegato presso l ufficio tecnico del Comune di Brancaleone, aduso a condizionare, con metodi tipicamente mafiosi, l affidamento dei lavori in somma urgenza.i motivi della mancata denuncia sono da ricercare nel sostegno politico che l amministrazione comunale in carica, nel 2014, reduce dal secondo mandato consecutivo, ha sempre avuto dagli Alati, 10 / 11
ricompensati, soprattutto nel quinquennio precedente, con il sistematico affidamento dei lavori in somma urgenza. Non sono peraltro mancati i tentativi di resistenza degli amministratori, come l adozione di meccanismi di rotazione tra gli imprenditori destinatari delle commesse comunali: tali buoni propositi, però, si sono infranti contro il clima di terrore imposto dagli indagati, che, ricorrendo a metodi intimidatori tipicamente mafiosi, hanno costretto gli altri imprenditori del settore a rifiutare i lavori che gli amministratori intendevano affidare loro. info@miocomune.it 11 / 11