ALIMENTAZIONE Il melone 47 italiano regge la globalizzazione Il melone è diffuso in tutto il mondo e la classifica dei Produttori vede la Cina al primo posto, seguita da Turchia e Iran. La produzione italiana supera i 25.000 ettari coltivati, di cui 3.000 in serra. Sicilia, Lombardia, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio rappresentano oltre l 80% della produzione totale.
La coltivazione di questa cucurbitacea si sta diffondendo in tutto il Mondo. La quantità di merce che circola a livello globale ed europeo è in aumento come il livello degli scambi commerciali di ortaggi freschi nel mondo. Gli ultimi dati FAO evidenziano come il consumo di ortaggi freschi di stagione o destagionalizzati sia praticamente raddoppiato negli ultimi vent anni, passando da 20 a 40 milioni di tonnellate. Un dato interessante è quello del commercio mondiale di ortofrutta post-globalizzazione: l elaborazione dei dati sul commercio dei singoli Paesi indica come la Cina sia il Paese che ha avuto maggiore sviluppo in termini di import export, avendo toccato una percentuale di oltre il 1000 %, seguita dall Argentina con oltre il 750%, l Egitto con il 550 %, gli USA con quasi il 500 %, Francia e Spagna quasi a pari merito al 430 %. L Italia si arresta ad un modesto 239 %. Per quanto riguarda la produzione mondiale di melone al primo posto, nuovamente, la Cina con oltre 17 milioni di tonnellate prodotte, seguita dalla Turchia a 1.700.000 t. e l Iran a 1.500.000 t.. Il primo Paese europeo risulta essere la Spagna, settimo nella graduatoria dei 15 Paesi maggiormente produttivi, con 871.000 tonnellate, seguita dall Italia, al 12 posto, con 490.000 t, e la Francia al 13 con 292.000 t. A livello mondiale si stima che la produzione complessiva sia di oltre 32.milioni di t. In Italia, come in molti Paesi europei, il melone viene consumato quasi tutto l anno, mantenendo il picco dei consumi concentrato nei mesi estivi. Vi sono, infatti, Paesi che sono diventati abituali fornitori di me- 48 49
50 51
loni per i mercati europei in controstagione o per produzioni precoci e tardive. È il caso del Brasile che, con oltre 167.000 t., fornisce i porti del Nord Europa consegnando meloni Honeydews, oppure della Costarica dove si coltivano dei tipi Cantalupo, Honeidews, o dei Piel de Sapo, o dell Honduras che esporta tipi Western Shipper. In Italia i meloni importati arrivano dai Paesi terzi, in particolare: Marocco, Tunisia e soprattutto Senegal, il nuovo Paese emergente. Dato il contesto, nel nostro Paese la produzione complessiva di meloni, nel 2013, è stata calcolata di poco superiore ai 25.000 ettari, fra coltivazioni di pieno campo e di serra, in grado di fornire oltre 600.000 tonnellate di prodotto. Le produzioni in serra rappresentano circa 3.000 ha per una produzione complessiva leggermente superiore alle 100.000 t. La principale area produttiva italiana, dove si coltivano meloni allevati in pieno campo, è la Sicilia in cui si concentra circa il 40% della produzione nazionale, seguita dalla Lombardia con il 12% e da Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio. Queste 6 regioni, insieme, rappresentano oltre l 80% della produzione totale. Nelle coltivazioni in serra, la Lombardia domina la produzione grazie a produttori professionisti in grado di conquistare ancora nuove quote di mercato. A questa segue un buon sviluppo degli investimenti anche in Lazio ed in Campania. Il bilancio italiano fra Import ed Export è praticamente pari a 0, importiamo circa 52 53
25.000 tonnellate, prevalentemente in controstagione, per esportare a partire dal mese di maggio una quantità pari a: 25% in Germania, 16% in Repubblica Ceca, 15% in Austria, ed il 13% in Svizzera. Quando il frutto matura è importante prestare attenzione anche al picciolo, se questo, alla base, ha una screpolatura circolare risulta che il melone è pronto per essere staccato e commercializzato. L andamento dei consumi mostra segnali di interesse per questo prodotto che attrae un consumatore sempre più attento alla qualità. Il mercato, oggi, offre al consumatore numerose opportunità derivategli dalle molteplici tipologie di meloni ivi immessi. Sono reperibili meloni a pasta bianca o arancione, tipologie che presentano un diverso grado di durezza della polpa: meloni con polpa deliquescente, altri a polpa di buona consistenza, altri a polpa soda o molto soda, se croccante al momento del consumo. Se il consumatore trova esposta al momento dell acquisto una indicazione con scritto Long Self Life o LSL, si trova di fronte ad una cultivar con una polpa ad elevata consistenza, da consumare nel giro di 7-8 giorni. Se, invece, appare una 54 55
56 57
sigla con la sola scritta LL o Long Life, significa che il tempo di attesa per il consumatore si riduce a 4-5 gg. Normalmente, con le cultivar tradizionali, meloni lisci o retati il tempo di conservazione in frigorifero non deve superare le 48 ore. Un ulteriore aspetto che il consumatore deve conoscere riguarda il melone quando si avvicina alla maturazione: non sempre muta il colore della propria buccia, che normalmente vira al giallo, spesso resta di colore verde ed il frutto è senza profumo. Un problema per il consumatore abituato a vedere meloni con buccia gialla, caratterizzati da una cicatrice stilare che, al momento della maturazione, diventa leggermente morbida e flette alla classica pressione del pollice ed accompagnati da un intenso profumo. Bisogna ricordare che i meloni che mantengono la buccia verde, spesso sono dei tipi LL o LSL, questi normalmente hanno un grado zuccherino 58 elevato, di polpa soda o croccante e buona conservabilità. La quantità di zuccheri presenti nel frutto di un melone si misura con uno strumento comunemente chiamato rifrattometro, in grado di rilevare la quantità di zuccheri presenti nel frutto misurandoli in gradi brix. Un buon melone deve avere almeno 13 gradi brix. Alcune imprese che vogliono distinguersi e conquistare il consumatore hanno capito l importanza della comunicazione e scrivono/garantiscono/ comunicano la carta d identità del frutto, ponendo in evidenza la tracciabilità dello stesso o della partita. Vicepresidente AREFLH (Associazione delle Regioni Europee Ortofrutticole)