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108 La storia La configurazione attuale della Regione Piemonte deriva da una complessa vicenda storica che ha interessato territori geograficoamministrativi diversi nel tempo e riconducibili a differenti confini e frontiere. Ancora oggi il Piemonte linguistico si divide in due grandi aree: galloitalica (la pianura, la collina e la zona appenninica) e galloromanza (la zona alpina). A queste due grandi aree vanno aggiunte alcune colonie alemanne nel Piemonte settentrionale collegate con quelle valdostane (Walser) e la zona occitanica a sud-ovest delle Alpi. La lingua italiana ha costituito la lingua ufficiale della regione a partire dalla seconda metà del XVI secolo, ma in alcune zone marginali alpine ha prevalso l uso del francese, che fu a lungo usato come lingua della comunicazione orale e scritta anche dalla corte, dalla aristocrazia e dalla classe dirigente. I fenomeni e gli avvenimenti che hanno interessato il territorio piemontese si estendono oltre i confini attuali della Regione Piemonte. Pertanto, in senso orario, sono cartografati anche: a est, i territori al di là del Ticino e l Oltrepò Pavese; a sud, la Liguria e il Nizzardo; a ovest, il bacino del Rodano e della Saôn e il versante francese delle Alpi; a nord, la Savoia, il lago di Ginevra, la Valle d Aosta, il Vallese (fino al bacino Sud del Rodano). La struttura del territorio nel periodo antico e altomedievale I segni della fase più antica del popolamento celtogallico e ligure sono tuttora leggibili nello zoccolo collinare delle Langhe e del Monferrato e nelle Prealpi. I tracciati stradali e le scelte urbanistiche dell età romana, augustea in particolare, segnano il territorio: la centuriatio è presente nella geometria latente della campagna in alcuni intorni territoriali di altopiano e di pianura; la castramentatio è peculiare a Torino, ma anche ad Asti e Alba; i riferimenti archeologici sono pregnanti ad Acqui, Benevagienna, Ceva, Industria, Ivrea, Novara, Pollenzo, Susa, Vercelli. Con la decadenza imperiale salta il rapporto città-campagna e il ruolo di scambio e amministrativo delle città, con una contrazione dell abitato urbano. Restano attive le città già sedi di Municipia romani, in cui nell Alto Medioevo furono spesso dislocate le diocesi ed è importante, per la configurazione culturale e linguistica del Piemonte, il trovarsi ai margini delle due grandi aree innovative di Lione e di Milano. Dopo il 568 il Piemonte fu organizzato in quattro ducati longobardi, Torino, Asti, Ivrea, Orta San Giulio e, a seguito dell invasione franca di Carlomagno (773), in comitati governati da conti, coordinati alla fine del millennio nelle grandi marche arduinica (Torino), aleramica (Savona-Acqui), obertenga (Tortona, Genova, Leinì), anscarica (Ivrea). I principali fenomeni territoriali del periodo romano sono delineati nella tavola 71. Il territorio dall età medievale all istituzione del ducato di Savoia (1418) I secoli XI e XII sono caratterizzati da un forte incremento demografico e produttivo in tutto il mondo europeo, dalla ripresa del ruolo primario delle città, dalla definizione di nuovi spazi economici sorretti dalla nuova strategia dei traffici (dai porti mediterranei ai mercati delle Fiandre). Per il Piemonte ciò comporta una nuova trama insediativa delle città e delle villae novae: Cuneo, Fossano, Mondovì, Savigliano, Alessandria, per citare soltanto alcune città maggiori fondate tra il XII e XIII secolo. Torino ha per ora un rango minore. Nella zona montana e pedemontana l assetto dei borghi, dei villaggi, delle mulattiere è segnato in modo tuttora riconoscibile dalla nuova trama viaria dei collegamenti pedemontani e delle strade mercatali transalpine, dalla bonifica e colonizzazione delle montagne oltre i 1500 metri, dalla retroazione del bosco, che tra il X e XI secolo ricopriva ancora gran parte della piana cuneese. Nel XIV e il XV secolo il casato dei Savoia, i quali avevano avuto fino ad allora interessi predominanti nella vallata del Rodano, inizia a rivolgersi progressivamente verso l antico Piemonte (Torino, Ivrea, Cuneo, le vallate di Aosta e di Susa). Per un lineamento dell organizzazione politica del Basso Medioevo si confronti la tavola 72.

L età romana e il basso medioevo Tavole n 71-72 109 L età romana Il basso medioevo Contea di Savoia Principato d Acaja Marchesato del Monferrato Marchesato di Saluzzo Visconti di Milano

110 La storia La formazione dello stato regionale (dal 1559) Dopo la pace di Cateau Cambrésis del 1559 si allenta l armatura territoriale basata sulle comunità locali e sull organizzazione feudale. Il legame tra lo stato e i sudditi diventa il territorio che è oggetto di sovranità e si avvia la costituzione di un moderno stato regionale, caratterizzato dalla continuità territoriale dei possedimenti, dalla polarizzazione su una città-capitale, dall apparato difensivo con le cittadelle sui confini e nella capitale. La scelta della continuità territoriale porterà i Duchi di Savoia ad abbandonare progressivamente il centro di gravitazione delle terre d Oltralpe per indirizzarsi verso la Pianura Padana, al consolidamento dello sbocco al mare di Nizza e Villafranca con la contea di Tenda e con l acquisto di Oneglia. Pinerolo, Lucerna, Po, Varaita, Maira e Stura, per quasi tutte le quali già si è posto uso di far passare l artiglieria (il che non era né creduto, né accostumato in prima), riuscirà sempre impossibile altrettanto a Spagnuoli di guardarle tutte con sette eserciti, quanto facilissimo a Francesi d inviare poche genti a far mostra di tentarne alcuna, calando nel medesimo tempo col grosso per una delle altre. Il Piemonte comincia ad avere un peso crescente nell equilibrio più generale della politica italiana. A partire dalla fine del Cinquecento si decidono anche le grandi realizzazioni urbanistiche per la capitale e la ricerca costante della continuità territoriale dei possedimenti, con l acquisizione e l accorpamento progressivo del Monferrato e del Saluzzese. Un ambasciatore veneziano alla Corte di Savoia, Simone Contarini, sottolinea l alto potenziale strategico della connotazione a raggiera delle valli alpine rispetto alla pianura: Essendo sette le valli che calano dall Alpi in Italia, cioè di Susa, Le tavole 73 e 74 mettono in evidenza il progressivo consolidamento di Torino come città-capitale e le successive acquisizioni e cessioni territoriali a partire da Cateau Cambrésis (1559) e per tutto il Seicento.

Il Cinquecento e il Seicento Tavole n 73-74 111 anno 1580 Terre rimaste dopo l occupazione francese fino al 1553 Terre recuperate tra il 1553 e il 1580 anno 1631 Ducato di Savoia nel 1600 Terre cedute tra il 1601 e il 1631 Terre recuperate tra il 1601 e il 1631

112 La storia Dal ducato alla politica del regno La formazione dello stato regionale è scandita da date chiave: Biella e Ivrea, di 4.500 per Saluzzo, di 4.000 per Acqui, di 3.000 per Alba, di 2.500 per Aosta. 1559, la pace di Cateau Cambrésis; 1601, la pace di Vienna, con la quale i Savoia acquisiscono anche di diritto il Marchesato di Saluzzo, spina territoriale collegata prima ai Visconti e poi ai Francesi; 1631, il trattato di Cherasco, secondo il quale i Savoia fanno importanti acquisti territoriali (come Alba), pur dovendo cedere a Richelieu Pinerolo e le tre valli valdesi che controllavano l ingresso nella pianura padana (favorendo con ciò l incunearsi in Italia della egemonia politica francese del Seicento); 1713-1714, i trattati di Utrecht e Rastadt, che segnano l avvio della politica del regno con l acquisizione decisiva della Sicilia (sostituita nel 1718 con la Sardegna), dei territori monferrini e dei distretti già spagnoli della Lomellina e della Valsesia; 1736, il trattato di Vienna, con cui i Savoia riescono ad avere i distretti di Novara e Tortona; 1748, la pace di Aquisgrana, con cui accorpano l Alto Novarese e i distretti di Voghera e Vigevano, portando il confine sul Ticino. Il secolo XVIII incrementerà ulteriormente questo fenomeno con una crescente terziarizzazione della città-capitale, entro coordinate amministrative e istituzionali tipiche di uno stato moderno. A ciò sono da collegare le grandi riforme istituzionali avviate da Vittorio Amedeo II: la perequazione dei tributi, il nuovo catasto, la formazione delle Intendenze, il consolidamento dell industria serica, l organizzazione di un nuovo sistema stradale centralizzato sulla capitale, l adozione di strade diritte e piane percorribili dalle carrozze e dagli eserciti. Lungo il Settecento la regione attorno a Torino comincia a diventare il punto di diffusione delle innovazioni tecnologiche e si evidenzia la frattura tra montagna da un lato e collina e pianura dall altro, con il progressivo sviluppo capitalistico dell agricoltura di pianura, con l introduzione della grande affittanza e l inizio della crisi del sistema produttivo in montagna. Le tavole 75 e 76 segnalano la consistenza politica dello stato con le nuove annessioni; il nuovo riferimento territoriale risulterà valido fino alla fine del XVIII secolo, alle soglie dell occupazione francese. La vicenda politica ci spiega così come i territori tra Sesia e Ticino siano legati più alla cultura lombarda che a quella piemontese in virtù del loro giovane inserimento nel Piemonte, soltanto al seguito della politica del regno del Settecento dovuta a Vittorio Amedeo II e ai suoi successori. Lo stato sabaudo tra Cinquecento e Seicento aveva avuto incerte frontiere politiche, ma tenaci frontiere interne economiche, linguistiche, religiose, culturali che si perpetuano con la raggiunta unificazione regionale della metà del XVIII secolo e che appaiono ancora significative allo Zuccagni-Orlandini nella campagna della Lomellina dove si continua a rispettare ciò che dai proavi venìa praticato (Corografia fisica, storica e statistica dell Italia e delle sue Isole, Firenze 1835-1837). Un progressivo aumento di popolazione e di attività caratterizza il primato della capitale nel secolo XVII: nel 1702 la popolazione era circa di 42.000 abitanti per Torino, e di 12.000 per Asti e Alessandria, di 11.000 per Casale, di 10.000 per Cuneo, di 9.000 per Novara, di 8.000 per Chieri, di 8.000 per Carmagnola, di 6.500 per Mondovì, di 6.000 per Vercelli e Pinerolo, di 5.000 per

Il Settecento Tavole n 75-76 113 anno 1713 Ducato di Savoia nel 1713 Terre cedute nel 1713 Terre recuperate nel 1713 anno 1736 Ducato di Savoia Terre acquisite dal 1736 al 1800

114 La storia Dalla Rivoluzione francese alla Restaurazione Il periodo francese (1796-1800 / 1814-1815) vede l annessione alla Francia dei territori fino alla Sesia e l assorbimento delle antiche province nella nuova divisione amministrativa dei sei Départements francesi (Po, Dora, Marengo, Sesia, Stura e Tanaro). L Ottocento pre e postunitario Nel primo Ottocento si sviluppano le comunicazioni stradali (prima quelle locali, a servizio dell agricoltura, poi quelle destinate a collegare Torino e Genova con le altre maggiori città del Regno e con l estero). Lo scorporo dei territori al di là della Sesia (dati al Regno d Italia) sottrae al Piemonte il controllo del Sempione che incanalava tutto il commercio estero verso l Europa; Torino perde la funzione di città-capitale per assumere quella di centro principale di servizio dei traffici della Francia con l Italia, senza avere una politica di decollo, né industriale, né culturale (Napoleone dopo il 1805 ne tenterà un ruolo di ville de plaisance). La Restaurazione comporterà invece la ripresa di un ruolo centralizzatore, che sarà svolto nell Ottocento pre-unitario in uno stato fortemente ingrandito per l annessione del Genovesato, voluta sui tavoli del trattato di Vienna (1815): importante l avvio di una politica in cui i porti marittimi avranno un ruolo determinante, anche in funzione del nuovo réseau ferroviario, dei suoi nuovi attestamenti urbanistici nelle grandi città e della rete di stazioni di transito, la cui localizzazione condizionerà fortemente la nuova geografia insediativa e produttiva del Piemonte. La svolta data da Carlo Alberto (dal 1831) alla precedente politica protezionistica favorisce l avvio dei programmi ferroviari; in particolare la necessità di garantire allo Stato Sardo il primato dei trasporti da Genova alla Svizzera - messo in crisi da parte del Lombardo-Veneto con l incentivazione del porto di Venezia (del 1840 è la ferrovia Milano-Venezia) - fa affrettare la preparazione dei progetti per la rete ferroviaria del territorio piemontese. Pensate come strumento militare e di unificazione politica, le ferrovie (nel 1844 la prima triplice linea incentrata sul nodo fondamentale di Alessandria, nel 1860 più di 1.000 Km già costruiti e un gran numero di altre linee programmate o in costruzione) determinano lo spostamento di interessi, insediamenti, spazi economici. L espansione dell industria tessile crea un nuovo disegno nella geografia sociale del Piemonte: già al 1890 la dimensione media degli stabilimenti piemontesi era di circa 725 addetti, mentre la media nazionale arriverà solo nel 1901 a 183 addetti. Si rafforzano i vecchi distretti del Biellese, del Verbano, del Canavese, della bassa Valle di Susa, del Pinerolese, delle Valli del Pellice e di Torino. Rimangono invece emarginati il Cuneese e l area collinare meridionale. La svolta determinante, con la definizione e l assestamento di nuovi spazi economici e con nuovi esiti urbanistici e infrastrutturali sul territorio destinati a fissare le nuove linee di sviluppo della regione, coincide col decollo industriale tra fine Ottocento e Novecento. Nella regione si rafforza la linea dei fondovalle e si accelera l abbandono della montagna e delle campagne più povere; Torino assume il ruolo egemonico che eserciterà nei decenni successivi e pone le condizioni per l emarginazione dei centri tradizionali della provincia. Le tavole 77 e 78 evidenziano i confini territoriali successivi rispettivamente alla pace di Vienna (1815) e all inizio del periodo preunitario (1859). I testi della presente sezione sono tratti dal Quaderno della Pianificazione n. 6 (febbraio 1999) realizzato dalla Regione Piemonte, curato da Vera Comoli, Preside della II Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.

L Ottocento Tavole n 77-78 115 anno 1815 Regno di Sardegna Annessioni del 1815 anno 1859 Stati Sardi Terre cedute nel 1859