MANOVRA 2018, DEBITO E NODI DELL ECONOMIA ITALIANA

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Transcript:

MANOVRA 2018, DEBITO E NODI DELL ECONOMIA ITALIANA Presidente, Fondazione Economia Tor Vergata - FUET Docente, Scuola Nazionale dell Amministrazione 23 novembre 2017 Scuola Nazionale dell Amministrazione

LE ECONOMIE EUROPEE E L ITALIA Secondo le stime di autunno della Commissione Europea il Pil dell area dell euro crescerà quest anno al 2.2%, il più elevato ritmo degli ultimi 10 anni. L insieme delle economie europee (euro e non euro) crescerà al 2.3%. Campioni della crescita sono Irlanda (4.8%), Polonia e Cekia con oltre il 4%, disoccupazione tra il 6 e il 3% e debito pubblico tra il 70% e il 35%. Il Pil dell Italia crescerà dell 1.5% per il 2017. È comunque una buona notizia anche se rimaniamo indietro rispetto alla media EU. Notizie meno buone sono quelle relative alla disoccupazione all 11.3% (nel 2007 era al 7%), tenuto conto di quel che succede in Germania (3.7%) e negli altri paesi del nord con tassi tra 4 e 6 %. Ci superano soltanto Spagna (17.4%) e Grecia (21.8%). Altro punto dolente è il debito pubblico (132.1%) contro valori compresi tra il 34.6% della Cekia e 69.9% dell Irlanda. Ci supera solo la Grecia con il 179.6 e si avvicina il Portogallo con 126.4%. Il deficit pubblico, anche se non è stato ridotto nella misura desiderata dalla EU sarà pari nel 2017 al -2.1% che rappresenta, comunque, un miglioramento rispetto al 2016 (-2.5%).

QUADRO 2017 DELLE ECONOMIE EUROPEE PIL 2017 DISOCCUPAZIONE DEBITO PUBBLICO DEFICIT UK 1,5 4,5 86,6-2,1 BELGIO 1,7 7,3 103,8-1,5 IRLANDA 4,8 6,1 69,9-0,4 FINLANDIA 3,3 8,6 62,7-1,4 OLANDA 3,2 4,8 57,7 0,7 GERMANIA 2,2 3,7 64,8 0,9 FRANCIA 1,6 9,5 96,9-2,9 SPAGNA 3,1 17,4 98,4-3,1 PORTOGALLO 2,6 9,2 126,4-1,4 ITALIA 1,5 11,3 132,1-2,1 GRECIA 1,6 21,8 179,6 0,9 SLOVACCHIA 3,3 8,3 50,6-1,6 UNGHERIA 3,7 4,2 72,6-2,1 AUSTRIA 2,6 5,6 78,6-1 BULGARIA 3,9 16,4 25,7 0 ROMANIA 4,4 5,7 40,5 2,5 DANIMARCA 2,3 5,9 36,1-1,9 SVEZIA 3,2 6,6 39 0,9 POLONIA 4,2 5 53,2-1,7 CECA 4,3 3 34,6 1,2

LA LEGGE DI BILANCIO 2018 La legge di Bilancio per il 2018 prevede dal lato delle entrate una riduzione di entrate di 0.8 % di Pil per la cancellazione dell aumento delle aliquote Iva previsto dalle clausole di salvaguardia e un aumento di entrate per via di misure di contrasto all evasione fiscale, di maggiori imposte dirette per 0.2 di Pil per via soprattutto del rinvio nel regime opzionale dell IRI. Anche se sul lato della spesa la manovra prevede risorse per occupazione, investimenti e reddito di inclusione, e l impegno di 0.1% del Pil per il rinnovo dei contratti pubblici, il rapporto tra spesa e Pil dovrebbe diminuire per effetto della spending review e, soprattutto, delle minori spese per interessi. Non va dimenticato che la riduzione della spesa in questi anni di scelte a favore dei bonus è quasi del tutto legata alla riduzione dei tassi d interesse via QE. Il saldo tra evoluzione delle entrate e della spesa è un deficit pubblico che passa dal 2.1 all 1.6% (rispetto all 1% preventivato).

MANOVRA 2017 PER GRANDI VOCI IN % DEL PIL

LA LEGGE DI BILANCIO 2018

LA LEGGE DI BILANCIO E LE CRITICHE DI KATAINEN Bankitalia, UPB e Corte dei Conti nelle relative audizioni in Parlamento avevano, a suo tempo, espresso giudizi sostanzialmente positivi, sia pure con osservazioni che riguardano la possibile evoluzione del debito e dei saldi di finanza pubblica al netto delle clausole di salvaguardia che da sole determinano un minor gettito di quasi 16 miliardi. Il vice presidente Katainen ha di recente dichiarato «Tutti possono vedere dai numeri come la situazione in Italia non migliori». Il Ministro Padoan gli ha risposto dicendo che si tratta di «una buona legge, solida, utile al Paese e conforme alle regole». Non sappiamo quale sia l origine delle critiche anche perché bisogna dar atto al Governo, al netto della navigazione della legge in Parlamento, che, nelle condizioni date, era assai difficile far di più. Ciononostante la lettura del Documento di lavoro della Commissione europea sull Italia, a margine del semestre europeo, evidenzia le molte preoccupazioni sull evoluzione della nostra economia che influenzano il clima prevalente a Bruxelles sull Italia nel medio periodo. A ciò si aggiungono le preoccupazioni per una manovra che è sì di portata limitata ma, per fortuna, a carattere non elettorale anche se rischia di cambiare nel percorso da fare in Parlamento fino all approvazione.

SEMESTRE EUROPEO E VALUTAZIONI SULL ITALIA Le principali conclusioni del Rapporto della Commissione sono: 1. La crescita della produttività resta debole e rallenta la correzione degli squilibri macroeconomici dell Italia. È vero, tanto più che la crescita della produttività totale ha un andamento piatto dalla fine degli anni 90. 2. Il debito pubblico elevato rimane una notevole fonte di vulnerabilità per l Italia. I rischi per la sostenibilità a medio termine sono elevati a causa di un avanzo primario strutturale previsto solo all'1,3% del PIL nel 2018, nell'ipotesi di politiche invariate. Di conseguenza, potrebbero profilarsi rischi quando l'attuale politica monetaria accomodante sarà gradualmente ridotta. Non è vero se, per valutare la rischiosità, si considera anche il debito implicito. 3. Nonostante il graduale miglioramento del mercato del lavoro, la disoccupazione di lunga durata e quella giovanile restano alte. Non solo ma la maggior parte dei paesi ha già recuperato i livelli precedenti. 4. La crisi ha colpito le dinamiche di investimento. Gli investimenti in Italia hanno subito un calo più accentuato rispetto alla maggior parte degli Stati membri. Ciò anche in presenza di un divario di profittabilità ridotto rispetto alla media Uem. 5. Data la sua importanza sistemica, l economia italiana è una fonte di potenziali ricadute sul resto della zona euro. È una conclusione particolarmente importante che testimonia il clima di opinione di Bruxelles sull economia italiana.

LA DINAMICA DELLA PRODUTTIVITÀ Fonte: Elaborazione su dati Eurostat

ANDAMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ - OECD La stagnazione economica di lungo termine dell Italia riflette lo scarso aumento della produttività del lavoro. La crescita debole della produttività totale dei fattori (cioè il progresso tecnologico) risale alla metà degli anni Novanta e, insieme al più recente rallentamento degli investimenti, è alla base della deludente crescita della produttività del lavoro. Fonte: OECD Economic Outlook 100 Database, gennaio 2017

LA SOSTENIBILITÀ DEL DEBITO PUBBLICO Fonte: Commissione Europea, Eurostat

VARIAZIONE DELLA DISOCCUPAZIONE DALL INIZIO DELLA CRISI - OECD Fonte: OECD Economic Outlook 100 Database

DIVARIO ITALIA-UEM SU PROFITTI E INVESTIMENTI Fonte: Eurostat

DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E MEZZOGIORNO

MANOVRA E NODI DELL ECONOMIA ITALIANA La legge di bilancio e la «manovra» rispondono largamente ad un approccio di breve periodo. Rimangono i nodi che trovano una sintesi nell esigenza di riportare la crescita del Pil alla media europea. Riguardano questioni di medio periodo a cominciare dall esigenza di recuperare la capacità produttiva del 2008, rispetto alla quale siamo in forte ritardo rispetto agli altri paesi che esigono politiche ad hoc, al di là di quelle adottate da una politica di bilancio orientata al ciclo. Si tratta di politiche rese necessarie dalle differenze rispetto all Uem in materia di: crescita del Pil, capacità produttiva, disoccupazione ed investimenti da recuperare rispetto al 2008, nonché di reddito procapite e benessere della popolazione (queste ultime espresse dall indicatore dell human development index-ghdi assai diverso dal GDP).

PIL PRO-CAPITE IN ITALIA

ANDAMENTO DEL PIL DOPO IL 2008 Fonte: Eurostat

DOES THE WELL-BEING PERSPECTIVE CHANGE THE PICTURE? 2004-2008 2008-2013 2004-2013 GDP current +17,9% +3,1% +21,0% GHDI current +14,4% +3,1% +17,5% GDP real +9,8% -3,7% +6,1% GHDI real +4,0% -5,3% -1,3% GDP real/pop +7,2% -5,2% +2,0% GHDI real/pop +1,4% -6,8% - 5,5%

MANIFATTURIERO E CAPACITÀ PRODUTTIVA Non abbiamo ancora recuperato la capacità produttiva pre-crisi. Banca d Italia ha fatto il punto sulla perdita di capacità produttiva del manifatturiero italiano a causa della crisi: tra il 2007 e il 2013 dal -11% al -17% per cento a seconda dei metodi di stima utilizzati. La perdita è addirittura del 20% se si considera uno scenario controfattuale, ossia se si prende in esame quello che sarebbe stato l andamento del prodotto potenziale in assenza della crisi. Circa il 60% del calo di capacità produttiva sperimentato nel 2007-2013 è legato al lavoro, il 15% al capitale e il 25% al residuo dato dalla produttività totale del fattori (TFP). Il maggior impatto del lavoro è legato innanzitutto al suo maggior peso nella funzione di produzione (70% circa). In questo quadro l iniziativa del Governo su Industria 4.0 è certamente assai opportuna e sta cominciando a dare i primi risultati, anche se non sono stati ancora avviati i provvedimenti necessari per riassorbire la disoccupazione tecnologica che sarà il grande tema dei prossimi anni.

CONTRIBUTI DINAMICA PRODUTTIVA MANIFATTURIERO - VAR.%

LA VIA MAESTRA: UNA POLITICA PROGRAMMATICO-PLURIENNALE In questo quadro preoccupa che l indirizzo delle maggiori forze politiche guardi all espansione della spesa e al superamento delle regole di Maastricht come la via maestra per risolvere i problemi dell economia. Non va dimenticato che l espansione della spesa che è stata consentita dalla EU al nostro paese non ci ha consentito fino ad oggi di crescere ai ritmi degli altri paesi. Per fare un riferimento all'attualità il dibattito sull aumento dell'età pensionistica urta contro l esigenza di ridurre il debito pubblico intaccando il vantaggio di un basso debito implicito. La conclusione è che per realizzare interventi capaci sia di utilizzare la spinta del ciclo che di produrre i necessari cambiamenti strutturali occorre una scelta netta a favore di una politica pluriennale di cui siano enunciati gli obbiettivi e gli strumenti da adottare sulla quale venga chiesta dal Governo la fiducia. Nel programma dovrebbe essere chiaro e credibile l impegno a realizzare le scelte che vi sono enunciate di modo che si possa restringere l area dell incertezza e produrre aspettative di inclusione sociale, istruzione, occupazione, in particolare per i giovani e innovazione.

UNA POLITICA DI MEDIO PERIODO Sono necessarie politiche di inclusione sociale capaci di coniugarsi con innovazione e sviluppo, oltre che nuovi modelli di welfare non necessariamente solo redistributivi. Una proposta innovativa non più legata a modelli strettamente redistributivi, viene da approcci come quello del Roosevelt Institute (Rewriting the Rules). Allo stesso tempo potrebbe essere enunciata una politica di investimenti di medio periodo capace, con il sostegno pubblico, di canalizzare verso istruzione, innovazione, energia/ambiente il risparmio privato nazionale che in larga misura oggi si colloca all estero. Il Mezzogiorno deve tornare ad essere una questione nazionale. In questo quadro diventerebbe credibile una scelta motivata a favore della riduzione del debito pubblico.

MANOVRA 2018 E NODI DELL ECONOMIA Preso atto del carattere limitato della «Manovra» c'è da chiedersi, in un contesto elettorale come l attuale, quali siano le prospettive che possono nascere dalla discussione sulla legge di bilancio e le prospettive di medio periodo della nostra economia. Va sottolineata la centralità delle questioni: 1. della produttività totale dei fattori produttivi; 2. del rilancio degli investimenti; 3. dell occupazione; 4. del recupero della capacità produttiva; 5. della giustizia sociale, certamente prioritarie. In quest ottica occorre ridurre le condizioni di sofferenza sociale indicate da un GDHI (Generalized Development Human Index) ben sotto il GDP e denunciate dalla bassa crescita dei salari nonché dal permanere di un basso tasso di occupazione e un elevato tasso di disoccupazione giovanile e no.