OMUNE DI OLBIA. Provincia di Olbia-Tempio



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OMUNE DI OLBIA Provincia di Olbia-Tempio VARIANTE AL PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO DI OLBIA E SAN PANTALEO con verifica di conformità e adeguamento al PPR (art. 52 e segg. NTA) PIANO DEL COLORE (ELAB. 5.2.0) 2

SOMMARIO Premessa... 4 Contenuti e finalità del piano del colore... 4 Metodi di indagine... 5 Analisi dello stato di fatto... 5 Analisi degli elementi architettonici di facciata... 6 Scienza della tutela e della conservazione... 16 Le tipologie del degrado... 18 Norme per l attuazione e la gestione del piano... 19 Schede di valutazione per la verifica della conformità al piano del colore... 20 Il colore... 20 Le prescrizioni e le schede cromatiche... 21 Bibliografia... 50 3

Premessa Una seria ed attenta pianificazione della riqualificazione urbana ed urbanistica non può esimersi dal comprendere, all interno degli elaborati particolareggiati, uno strumento di fondamentale importanza come è il Piano del colore ; inoltre, partendo dall assunto che qualsivoglia intervento, sia esso sul costruito che di nuova edificazione, può potenzialmente alterare non solamente l aspetto formale ma anche percettivo del tessuto storico architettonico, si è deciso di stabilire una serie di prescrizioni riguardanti la scelta e l utilizzo delle più idonee tecniche, materiali e certamente non meno importanti colori. Tali prescrizioni sono di fondamentale importanza; la definizione di una precisa gamma di colore si pone come efficiente strumento attuativo per regolare in maniera più snella il perfetto svolgimento delle operazioni di pulitura, restauro e coloritura delle facciate del centro storico. Il piano del colore, quindi, si pone come valevole strumento attuativo per l armonico utilizzo delle corrette sequenze cromatiche. Si inizia dall analisi storica dell intera area comprendente il centro storico di Olbia e di San Pantaleo, si individuano dove possibile i cromatismi storicamente documentabili e si procede alla loro catalogazione così da generare degli utili accostamenti cromatici, univoci e non spaiabili nel loro insieme, utilizzabili per migliorare la qualità dell immagine contestuale del centro storico stesso. Le prescrizioni relative al centro storico non fanno riferimento ai singoli fabbricati ma definiscono, in maniera del tutto più flessibile, le linee guida per gli interventi individuandone i caratteri ed i tratti significativi a cominciare dai modelli che sono stati individuati tra gli edifici esistenti di maggior pregio e rilevanza storica. Conoscere le tradizioni cromatiche, i materiali e le tecniche che nel corso del tempo hanno formato e caratterizzato il nostro paesaggio urbano è stata l azione propedeutica alla completa e coerente stesura di questo lavoro. Tuttavia è necessario rammentare le difficoltà riscontrate durante il rilievo cromatico che si è visto senz altro ostacolato dall ineducazione derivata da anni di impiego di materiali inappropriati in concomitanza con la sempre più scarsa manutenzione degli edifici storici che ha portato alla perdita parziale o totale dei tradizionali colori di facciata. L analisi e la ricerca sono state integrate con la codificazione di norme certe di compatibilità, complementarietà e corretta armonia cromatica per regolamentare, o meglio accompagnare e supportare, le scelte progettuali e le diverse metodologie di intervento. Come si vedrà più avanti, i codici cromatici, saranno assolutamente univoci e, per agevolare chiunque, sono stati codificati in base alle tabelle colorimetriche internazionale RAL. La filosofia che ha guidato tale pianificazione mira ad una ridefinizione funzionale ed insieme ad una rivalutazione qualitativa (non solamente fisica) dell insieme dei fabbricati che compongono gli insediamenti storici della città di Olbia e dell antico abitato di San Pantaleo. Ogni elemento dei fabbricati insistenti nella zona A contribuisce a generare un unicum che quasi magicamente fa scaturire l ecosistema della storicità stessa, facendone percepire le vetuste qualità dei segni che nel tempo hanno concorso alla generazione dell attuale situazione; sia gli elementi lapidei, che lignei, che metallici, componenti davanzali, mensole, sbalzi, partecipano a formare quella percezione sensoriale complessiva del contesto storico. Tale piano del colore vuole proporsi come efficace mezzo per tutelare il paesaggio percepito in questi luoghi non semplicemente come gradazione cromatica fine a se stessa ma intervenendo anche sui rapporti tra pieni e vuoti. Tutti i soggetti, nessuno escluso, che dovranno intervenire in queste zone, a qualunque livello e anche al livello più blando come potrebbe essere erroneamente considerata la tinteggiatura di un fabbricato, dovranno conformarsi a tali linee guida che, è bene rammentarlo sin d ora, sono sempre prescrittive (obbligatorie) e mai descrittive. Contenuti e finalità del piano del colore L unica ed inopinabile linea guida per la stesura del piano del colore è stata la necessità di estrapolare i possibili cromatismi originari della città e dell antico abitato. Tuttavia, spesso la realtà ha reso necessario un approccio differente obbligando a ponderare correttamente la ricerca storica, la ricostruzione filologica e/o tipologica (attraverso fotografie dell epoca purtroppo quasi sempre in bianco e nero), la giustapposizione cromatica (in maniera che offrisse la necessaria cadenza di pieni e vuoti e l intervallarsi degli avvenimenti); la selezione colorimetrica è fondamentale per il rapporto tra l uomo e quel che è scaturito dalla sua attività, il costruito. Il colore è la prima percezione che permette il giudizio di primo acchito dell osservatore. È lo stesso osservatore che ne subisce 4

inconsapevolmente il fascino e la potenzialità; la naturale incisività del colore, conferitagli dall interazione con la luce, permette la migliore delle sintonie accompagnando e scandendo la frequenza del passo umano. Questo piano tiene conto sia dell aspetto filologico che delle qualità compositive, cercando di rispondere alle specifiche esigenze che ogni architettura possiede. Il più delle volte è stato constatato che l odierno risultato cromatico deriva da decisioni recenti, il tutto reso possibile grazie alla lacuna normativa specifica in merito; inoltre, spesso, la mancanza di documentazione iconografica a colori o l affastellamento di più cromie sullo stesso paramento murario hanno reso impossibile l estrapolazione del colore originario; in questi casi si è optato per un approccio metodologico rispettoso delle condizioni ambientali, formulando criteri compositivi di base. Uno strumento di questo genere, dunque, non vuole essere dispotico ma educativo proponendo una serie di abbinamenti cromatici possibili senza escludere l apporto soggettivo che atavicamente ha comportato, comporta ed inevitabilmente comporterà, la generazione stessa del contesto storico, in maniera corretta ed anche democratica, nella speranza che mai più si assista all incontrollata, e spesso opinabile, stridente colorimetria dei paramenti, delle decorazioni, degli aggetti. Metodi di indagine Le due fasi di ricerca che hanno condotto alla definizione del piano del colore sono la ricognizione diretta dei luoghi e l analisi storica; la prima ha consentito il rilievo fotografico di ogni fabbricato, mentre la seconda ha permesso di redigere delle schede tecniche di intervento. Il rilievo fotografico è stato lo strumento principale per l analisi di ogni edificio facente parte del centro storico. La documentazione fotografica raccolta è stata utilizzata per due diverse tipologie di elaborati, ossia: le schede di analisi e di intervento di ciascun edificio e i profili dei fronti di ogni isolato. Nel primo caso, il rilievo fotografico ha consentito di rappresentare lo stato di fatto delle singole unità edilizie (ripreso da differenti punti di vista ivi compresa, quando è stato possibile, la copertura) che sono oggetto della scheda di indagine; nel secondo caso, invece,si è voluto rappresentare il profilo tecnico (vettoriale e non più fotografico) di tutti gli isolati del centro storico; il fronte prospetto di ciascuna costruzione è stato dunque trasformato (nella restituzione) e accostato agli edifici adiacenti così da consentirne una comprensione contestuale, dell intera cortina edilizia, non più asettica. Le tavole dei profili sono composte da due fasce: quella che sta in alto riporta la situazione fotografica dello stato attuale aggiornato, quella che sta in basso riporta i su citati profili vettoriali che mostrano la situazione che scaturirà dalla messa in opera degli interventi ammissibili dal PP. Il rilievo fotografico, ai fini rappresentativi, è stato basilare per stabilire e predisporre i cromatismi e gli accostamenti. Tutte le altre informazioni sono contenute nelle schede di indagine che saranno il principale apporto per un attenta e rigorosa verifica in fase di attuazione, del PP, da parte degli organismi preposti. L iter che ha permesso la generazione del piano del colore è molto lineare. Queste le fasi: - ricerca di tutti i materiali disponibili ed utili; - analisi, osservazione e studio di tutti i materiali ritrovati; - studio di modelli cromatici realmente presenti all interno dei centri storici o ad essi limitrofi; - eventuale estrapolazione, dalla documentazione fotografica dell epoca (dove possibile), di cromatismi di facciata; - rilievo dello stato di fatto dei cromatismi delle unità edilizie; - generazione di una gamma cromatica utilizzabile su ogni unità edilizia al fine di adottare la più consona colorazione che armonizzi ed evidenzi le accidentalità che si susseguono nella realtà del contesto storico. Analisi dello stato di fatto Ogni edificio del centro storico di Olbia e di San Pantaleo è stato schedato valutandone le proprie condizioni di degrado. Il più delle volte, il degrado, è scaturito dalla scadente qualità architettonica che è il risultato di scelte ed interventi recenti, come viene testimoniato dall ottimale condizione materiale degli immobili (materiali nuovi), soprattutto quando si tratta di restauri sommari e poco meticolosi. Viceversa, spesso, dove si è riscontrato un degrado materiale, dunque dove non esistono tracce di interventi recenti, sono leggibili i valori e le peculiarità tipiche originarie dell antica unità edilizia; infine, è stato riscontrato un considerevole numero di edifici che pur 5

rispettando il piano del colore dovranno essere riadattati rivedendone l intero impianto distributivo planimetrico ed altimetrico, in maniera tale da occupare il volume tipico originario ed eliminandone l attuale condizione antistorica, naturalmente nel pieno rispetto del presente piano del colore. Analisi degli elementi architettonici di facciata Fondo: è la superficie murale ad esclusione di tutti gli elementi decorativi comprese le zoccolature, i basamenti, le lesene, le paraste, le modanature, le piattabande, le anteridi, le cornici, gli aggetti. Le realtà dei centri storici di Olbia e di San Pantaleo mostrano quasi sempre un cromatismo molto uniforme con tonalità che possono variare dal bianco, al grigio, ai rossi, azzurri, verdi e gialli. Spesso è stato utilizzato un differente colore per evidenziare la presenza dello zoccolo o delle cornici. Zoccolatura: è un elemento architettonico fondamentale per la salubrità dei locali interni alle costruzioni stesse. Si trova nella parte inferiore della facciata e ha l onere di proteggere l unità edilizia dalla polvere (soprattutto quando le strade erano ancora sterrate), dalla sporcizia e dall umidità. In genere venivano tinteggiate dello stesso colore del fondo ma con tono più scuro o, nei casi dei proprietari più agiati, realizzato in lastre di materiale lapideo, più o meno nobile, a vista. Basamento: si intende l intera porzione della facciata comprendente l intero piano terra. È stato concepito per fornire più solidità e protezione alla facciata vera e propria. Nel nostro caso, il basamento, si materializza con la presenza di intonaco in rilievo che emula il paramento murario (costituito da conci lapidei di forma regolare rettangolare); tale rilievo è chiamato bugnato. Tali geometrie risultano sempre separate, per riproporre una tessitura precisa ed ornamentale di facciata, da fughe dello stesso materiale. Nelle casistiche in cui 6

i proprietari risultavano economicamente agiati, il basamento, poteva essere un motivo di ostentazione e talvolta era creato con conci lapidei perfettamente sbozzati e riposti in facciata per l intero piano terra. Di particolare pregio, infine, risultano essere i basamenti che possiedono, per ogni concio e per tutto il suo perimetro rettangolare, la gola scolpita sempre in bassorilievo, generalmente sul granito o sul marmo locale. Fascia marcapiano: può essere in aggetto o semplicemente disegnata e/o tinteggiata, dello stesso colore ma con tono differente, sulla facciata. Attraversano l intero fronte dell unità edilizia e lo ripartiscono orizzontalmente in corrispondenza dei solai interni. Talvolta sono state riscontrate delle fasce marcapiano con rilievo curvilineo con tori e gole, per gli edifici dei proprietari più economicamente agiati. Essa diviene interessante, soprattutto nelle architetture molto voluminose, perché ridimensiona l imponenza, dunque l impatto estetico, del costruito stesso. 7

Cornicione: è il coronamento superiore della facciata. Anch esso la attraversa in orizzontale e di norma segue sempre la linea di gronda delle coperture a falde inclinate oppure il perimetro dei solai piani. Anche per questo elemento, seppur in maniera molto sporadica, si sono riscontrati casi in cui è costituito da granito o altra pietra locale, con sagomature curvilinee di tori e gole. Sono rari gli esempi di buona manifattura che mostrano mensole granitiche e monolitiche aggettanti, impropriamente definiti barbacane. Cornice delle aperture: è la decorazione più utilizzata, soprattutto nel centro storico di Olbia. È di facile applicazione e rende un piacevole risultato. Generalmente possono essere di due tipologie: la prima che contorna tre lati dell apertura (lato sinistro, lato alto, lato destro) e si appoggia alla soglia (generalmente di granito); la seconda, invece, che contorna l apertura su tutti i quattro lati incorporando la soglia stessa. Ha grandezze variabili, da 3 a 15 centimetri circa, e può essere più o meno sagomata, ad esempio con bordature a sezione semicircolare. Può contenere, ma nelle sue forme più eleganti, aggetti soprattutto sulla parte centrale alta in corrispondenza della mezzeria dell apertura stessa. 8

Anteride: è un tipo di decorazione angolare (bugnato angolare) che tra l altro aveva, ed ha, la funzione di proteggere gli spigoli degli edifici da colpi accidentali che avrebbero potuto inficiare, negativamente, sull integrità dell intera unità edilizia. Originariamente erano costruite in pietra proprio per conferire maggiore robustezza alla muratura in cantonetti granitici; in seguito sono divenuti puramente ornamentali create con intonaco tinteggiato, ma perdendo il loro scopo originario. Contrariamente alle lesene, che sono delle vere e proprie paraste non strutturali, le anteridi ripropongono, generalmente, il disegno della muratura faccia a vista che compone il piano terra, anche se in maniera più nettamente sporgente. Lesena: si differenzia dalla anteride perché assolve esclusivamente ad un ruolo decorativo, senza alcuna funzione protettiva statica. Nel caso di Olbia è stato riscontrato che le anteridi si trovano nel piano terra (così da espletare la loro funzione protettiva degli spigoli), mentre le lesene soprattutto al piano primo. La lesena è una decorazione che imita la parasta, ma non è strutturale. Nella fotografia sinistra si può vedere la anteride al piano terra (che ripropone il bugnato) e la lesena al piano primo; nella fotografia destra, invece, si hanno due tipologie di lesene, una al piano terra e l altra al piano primo. 9

Di seguito, sono riportate due soluzioni dell accostamento tra unità edilizie: la fotografia di sinistra riporta la correttezza del posizionamento delle decorazioni, infatti il prospetto è guidato dall unità edilizia più alta; la seconda, invece, riporta delle condizioni costruttive ambigue, rendendo una scorretta percezione del contesto architettonico del profilo. Le fotografie sono state estrapolate dai lati dalla stessa unità edilizia. Parasta: è un elemento architettonico strutturale verticale. È una sorta di pilastro decorato che viene in parte inglobato all interno dello spessore del muro e in parte rimane a vista (parte decorativa). Balaustra: è il parapetto formato da una serie di caratteristici elementi a colonnetta uguali tra loro, detti balaustri, posti su un basamento continuo e sormontati da una cimasa (modanatura curva e sporgente, a forma di sguscio o di gola) anch essa continua, spesso inframmezzati o conclusi da pilastrini. È una decorazione molto diffusa tra XVI ed il XVIII secolo ed ebbe forme diverse nella sagomatura dei balaustri, nei materiali, nelle soluzioni planimetriche e nelle applicazioni. È spesso utilizzata negli edifici sacri come recinto degli altari, nelle scale monumentali in sostituzione della ringhiera, in balconi e terrazze come parapetto, come elemento decorativo (soprattutto nel barocco) a coronamento delle facciate di edifici: 10

Lastre e parapetti dei balconi: anticamente, le lastre di calpestio degli sbalzi, erano costituite da un monolite granitico mensolato alla muratura portante per una parte della propria profondità. Generalmente il suo peso veniva portato da mensole metalliche in acciaio o in ghisa, oppure in granito o in calcestruzzo. Il parapetto, quasi tradizionalmente, era costituito da ghisa o acciaio; meno frequentemente si ritrovano parapetti in calcestruzzo, in materiale lapideo o laterizio. Nella fotografia sinistra viene riportato un esempio di sbalzo monolitico in granito portato da due mensole, monolitiche granitiche; nella fotografia destra, invece, viene riportato un esempio con una lastra di base (o sbalzo) monolitica marmorea sorretta da quattro mensole in acciaio; nelle fotografie in basso, invece, sono riportati altri peculiari esempi riscontrati nella frazione di San Pantaleo. 11

Inferriate: in entrambe le realtà (Olbia e San Pantaleo) è stato riscontrato l utilizzo di materiali prevalentemente metallici, soprattutto di ferro verniciato. Il reperimento della colorimetria originaria è molto difficoltoso perché l umidità e la continua dilatazione termica, uniti con la vetustà, ne hanno logorato i pigmenti rendendoli irriconoscibili e lasciando spazio alla ruggine dopo il dilavamento degli strati protettivi. I colori che si è potuto riscontrare per le inferriate hanno evidenziato la prevalenza dei toni autunnali; inoltre, le geometrie sono indirizzate alla semplice linearità. Gli esempi riportati in questa pagina si riferiscono alla realtà del centro storico di Olbia, nella pagina seguente, invece, di San Pantaleo. 12

Frontone: è un elemento meramente decorativo e ha la funzione di essere il coronamento architettonico superiore delle porte e delle finestre. Può essere decorato con sculture, pitture o mosaici; inoltre, alla configurazione triangolare originaria (dei templi greci) possono sostituirsi, dall epoca romana in poi, altre forme, come il frontone curvo, con un unica linea arcuata al posto dei due lati inclinati, o il frontone spezzato (pseudo manierista), in cui si ha un interruzione del coronamento. Alla fine dell età romanica, in dimensioni ridotte, il frontone costituisce frequente motivo ornamentale sovrapposto a porte e finestre. Generalmente, viene riscontrato soprattutto nei palazzetti dei proprietari più abbienti. I materiali utilizzati vanno dal granito alla malta; per renderli più scenografici venivano fatti sporgere in aggetto. 13

Portale: si intende quell elemento architettonico, generalmente in pietra locale granitica, che contorna l ingresso dell edificio. I portali più importanti hanno un arcata superiore con rilievi più o meno complessi. Infissi: in questa categoria sono riportate tutte le possibili tipologie dei serramenti esterni. Come per la categoria delle inferriate, anche qui, è molto difficoltoso o a tratti impossibile, risalire ai colori originali degli infissi dei due centri storici. Tuttavia la moda statistica ha confermato che i colori più utilizzati sono le scale di marrone, bianco, grigio, verde scuro ed in generale i colori autunnali. Nel caso di San Pantaleo, anche se in maniera del tutto sporadica, sono stati riscontrati altri colori che hanno concorso ad esaltare le peculiarità di ogni unità edilizia, come l azzurro ed il rosso. Il materiale utilizzato, questa è una certezza che interessa entrambe le realtà (Olbia e San Pantaleo), è il legno massello e più sporadicamente il metallo (inidoneo al confort tattile); altri materiali ad oggi utilizzati, per via dei prezzi concorrenziali di mercato (PVC, alluminio), non appartengono alla tradizione storica dei luoghi e ne alterano la positiva e corretta percezione architettonica e paesaggistica. Pertanto, l utilizzo di tali materiali non sarà ammesso. 14

15

Scienza della tutela e della conservazione Su iniziativa dell Istituto centrale del restauro (ICR), nell anno 1979, venne istituita la Commissione Normal, acronimo che sintetizza la NORmativa dei MAteriali Lapidei, con lo scopo di redigere dei metodi unificati per lo studio delle alterazioni dei materiali lapidei e per il controllo dell efficacia dei trattamenti conservativi di manufatti di interesse storico artistico, dove per materiale lapideo si intende, oltre che marmi e pietre propriamente detti, anche stucchi, malte, intonaci e prodotti ceramici (laterizi e cotti) utilizzati in architettura. Tale normativa è stata chiarificatrice in tutto il suo insieme ed è rimasta incisiva fino all anno 2006 quando è stata sostituita dalla Norma UNI 11182:2006 (sostituisce la NORMAL 1/88). Tale Norma acquisisce, e possibilmente migliora, quanto era stato affermato dalla vecchia normativa, confermando la distinzione tra materiali lapidei naturali (rocce) e materiali lapidei artificiali (malte, stucchi, prodotti ceramici, etc.). Lo scopo di tale studio, si legge nel testo, è di fornire dei termini utili ad indicare le diverse forme di alterazione e gli organismi visibili macroscopicamente. Il documento permette, quindi, il rilevamento dello stato di conservazione della superficie lapidea, mentre la definizione delle cause e l entità della alterazione dovranno essere accertate successivamente dalla diagnostica. Rilevante, ed illuminante, è certamente la distinzione dei termini e delle definizioni che si interessano dell alterazione e del degrado. La prima è la modificazione di un materiale che non implica necessariamente un peggioramento delle sue caratteristiche sotto il profilo conservativo, il secondo è la modificazione di un materiale che comporta un peggioramento delle sue caratteristiche sotto il profilo conservativo. Per una corretta comprensione si rimanda alla lettura della normativa sin qui richiamata; a titolo esemplificativo, però, verranno di seguito riportate le definizioni delle alterazioni che interessano direttamente le unità edilizie, soprattutto nelle loro parti più esposte, le facciate. Alterazione cromatica Variazione naturale, a carico dei componenti dei materiali, dei parametri che definiscono il colore. E generalmente estesa a tutto il materiale interessato; nel caso l alterazione si manifesti in modo localizzato è preferibile utilizzare il termine macchia Alveolizzazione Presenza di cavità di forma e dimensione variabili, dette alveoli, spesso interconnesse e con distribuzione non uniforme Colatura Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo Colonizzazione biologica Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi, piante superiori) Crosta Modificazione dello strato superficiale dello strato lapideo. Di spessore variabile, generalmente dura, la crosta è distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta 16

disgregato e/o polverulento Deformazione Degradazione differenziale Variazione della sagoma o della forma che interessa l intero spessore del materiale Perdita di materiale dalla superficie che evidenzia l eterogeneità della tessitura e della struttura. (Malta). Nel caso degli intonaci può assumere una caratteristica forma a rosetta Deposito superficiale Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante Disgregazione Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Talvolta viene utilizzato il termine polverizzazione Distacco (Malta). Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi. (Ceramica). Soluzione di continuità tra rivestimento ed impasto o tra due rivestimenti Efflorescenza Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro Erosione Esfoliazione Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie Fratturazione o fessurazione Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. (Ceramica). Nel caso di fratturazione incompleta e senza frammentazione del manufatto si utilizza il termine cricca o, nel rivestimento vetroso, il termine cavillo Fronte di risalita Limite di migrazione dell acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. E generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante Graffito vandalico Incrostazione Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate Deposito stratiforme compatto e generalmente aderente al substrato. Si definisce concrezione quando il deposito è sviluppato preferenzialmente in una sola direzione non coincidente con la superficie lapidea e assume forma stalattitica o stalagmitica Lacuna Perdita di continuità di superfici (parte di un intonaco e di un dipinto, porzione di impasto o di rivestimento ceramico, tessere di mosaico, ecc.) Macchia Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinati componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze organiche, vernici, microrganismi per esempio). Nota. Pirite: Minerale molto diffuso, di colore giallo chiaro con lucentezza metallica; è solfuro di ferro, FeS2, monometrico, contenente talvolta piccole quantità di nichel, cobalto, selenio, rame, oro, arsenico Vedi la differenza con la alterazione cromatica Mancanza Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc) Patina Modificazione naturale della superficie non collegabile a fenomeni di degrado e percepibile come una variazione del colore originario del materiale Patina biologica Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrganismi, variabile per 17

consistenza, colore e adesione al substrato Pellicola Strato superficiale trasparente o semitrasparente di sostanze coerenti fra loro ed estranee al materiale lapideo (pellicola protettiva, pellicola con funzioni estetiche, pellicola ad ossalati, ecc.) Pitting Formazione di fori ciechi, numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente emisferica con diametro massimo di pochi millimetri Presenza di vegetazione Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei Le tipologie del degrado Come avviene in ogni campo della scienza, prima dell intervento è necessaria, ed assolutamente propedeutica, una attenta analisi dell intera unità edilizia così da trarre le più incisive, necessarie e corrette decisioni che innescheranno il risultato dell intera operazione di restauro. L analisi del degrado di un manufatto consiste nel rilievo delle diverse patologie che lo aggrediscono. Occorre accertare lo stato conservativo di tutti i materiali attraverso la tavola tematica appena vista, così da rendere possibile l identificazione, puntuale e per ogni materiale, di tutti i fenomeni di degradazione, o alterazione, che si manifestano. È importante anche la comprensione di tutti quegli elementi che possono avere generato o accelerato il degrado stesso, come ad esempio la passata presenza di chiodi, delle staffe in ferro, di eventuali tubazioni soprattutto se non completamente stagne, etc. Le cause ed i fenomeni del degrado possono essere di due principali insiemi: cause intrinseche e cause estrinseche. Le prime, sono direttamente ricollegabili al sito che supporta il manufatto stesso, agli eventuali difetti della progettazione, alla scarsa perizia del cantiere di costruzione, ai materiali ed alle tecnologie utilizzati, alle destinazioni d uso. Le seconde, invece, sono imputabili all ecosistema che interagisce con l unità edilizia stessa, come l umidità, i fattori meteorologici dunque climatici, all inquinamento naturale, all aggressione biologica, agli agenti geologici ed idrogeologici, ai terremoti, agli incendi. Le cause, naturalmente, innescano quei meccanismi principali che portano al degrado naturale e che nel tempo fanno scaturire un inesorabile danneggiamento delle murature degli edifici storici. La scienza del restauro, in quanto scienza, conosce esclusivamente un percorso di evoluzione migliorativa grazie alle nuove tecniche, tecnologie, materiali che vengono scoperti ed utilizzati dagli stessi restauratori. Inoltre, sempre grazie alla ricerca, si è potuto suddividere il degrado in varie sfumature, molto precise e ben individuate; il degrado può essere fisico, chimico, biologico, antropologico. Il degrado fisico, tratta della composizione mineralogica della struttura granulare che direttamente costituisce il materiale stesso. Le cause che ne possono incentivare la comparsa sono le azioni meccaniche (fatica, tensioni interne, usura, abrasioni), e/o i cambi di stato come l evaporazione e la condensazione. Gli effetti sono talvolta devastanti come fratture più o meno serie, deformazioni e porosità, disgregazione dei materiali superficiali. E interessante comprenderne l eventuale processo, ad esempio: - creazione del ghiaccio: quando la temperatura si abbassa oltre lo 0 C, l acqua presente nei pori delle pietre, dei mattoni, delle malte, congela con un aumento del volume pari a circa il 9%. Il fenomeno del gelo e del disgelo è più pericoloso ed incisivo se aumenta la frequenza, soprattutto nei passaggi tra le stagioni calde e fredde e viceversa. Questa può portare delle sollecitazioni che possono provocare la rottura a fatica o comunque alla disgregazione della struttura del materiale in questione. - dilavamento: è la tipica azione esercitata dall acqua, soprattutto corrente, nei confronti dei leganti aerei (calce e gesso) che dopo l indurimento possono mostrare parti idrosolubili che possono essere compromesse (malte e gli intonaci). - erosione: è l azione esercitata dal vento. - cristallizzazione dei sali solubili: grazie all evaporazione (fenomeno naturale) i sali vengono trasportati, dal vettore acqua, depositandosi all interno dei pori del materiale originando delle strutture cristalline che agiscono meccanicamente generando pressioni dall interno (dunque fratture) e creando efflorescenze e sub efflorescenze all esterno. Il degrado chimico, è legato alla presenza di acqua nel materiale dovuta alla pioggia o alla risalita capillare dal terreno e dalle 18

fondazioni. Gli effetti si concretizzano nella variazione della resistenza e del volume, nell aumento della solubilità, prima, e della cristallizzazione, dopo. In questa casistica di degrado si hanno i seguenti processi: - presenza di acqua nelle murature: l acqua, per effetto dei fenomeni di umidità, migra dalle zone più umide alle zone più asciutte; in particolar modo verso le pareti esterne che sono perennemente interessate da fenomeni di evaporazione. Il vettore acqua passando per i sali idrosolubili li scioglie, soprattutto i solfati. Questi, entrando in contatto con altri elementi come gli alluminati e i silicati idrati generano, in seguito alle reazioni chimiche, due sali particolarmente dannosi per le costruzioni: la thaumasite e la ettringite. Queste, agiscono all interno delle porosità dei materiali provocando fessurazioni, rigonfiamenti e distacchi (soluzioni di continuità) indebolendo l intonaco e rendendolo particolarmente incoerente e dilavabile dalle acque meteoriche. - piogge acide: l anidride carbonica, presente nell acqua meteorica, genera delle reazioni che portano alla perdita dei carbonati negli strati interni dei materiali e alla formazione di croste e patine superficiali. - inquinanti atmosferici: l anidride solforosa, combinata con l ossigeno, l acqua e i carbonati di calcio presenti nel materiale, da vita al solfato di calcio. Il passaggio da uno stato all altro genera una variazione di volume dando sfogo a pressioni e fratture interne. I marmi, i calcari, le arenarie, sono tra i materiali più colpiti. Un altro fenomeno da eliminare è quello della condensazione che ha due fasi che scaturiscono dall alternanza asciutto - bagnato: la prima è quella che riguarda la formazione di una pellicola che accelera l accumulo di impurità, la seconda è data dalla cristallizzazione di queste impurità, generando delle croste nere. Il degrado biologico, è invece causato dall azione di animali e/o piante. Tale degrado è presente soprattutto negli ambienti poco inquinati caratterizzati dalla presenza di alta umidità relativa e alta temperatura, associate ad una scarsa ventilazione e ad una rilevante presenza di fonti luminose. - alghe e i cianobatteri : si sviluppano in climi caldi. Le patine possono avere colori, spessori ed estensioni molto variabili. I colori variano dal verde all arancio scuro per le alghe e dal grigio al nero per i cianobatteri. I batteri attecchiscono ovunque a differenza dei funghi che necessitano di alti tassi di umidità. - licheni: possiedono una forma rotondeggiante con un aspetto crostoso. Nascono dall associazione di un fungo microscopico + un alga. Si presentano in luoghi aperti, inquinati e mediamente umidi; attaccano materiali calcarei con un azione corrosiva anche dell interno. - muschi: si sviluppano dove si hanno depositi di humus o accumuli di residui organici generati da altri batteri o vegetali. Sono presenti sulle superfici alcaline. Hanno un colore verdastro, bruno o nero ed una consistenza stratiforme. - vegetazione superiore infestante: incentiva le fratture e le fessurazioni nel materiale; le radici vegetali penetrano fra i leganti e gli intonaci, o nelle fessurazioni già presenti; insinuatesi aumentano il loro diametro aumentando la forza fisica a cui le stesse murature devono rispondere. - azione degli uccelli: il guano rappresenta un pericoloso terreno di coltura per lo stabilirsi di microrganismi che innescano varie azioni di degrado sul materiale. Il degrado antropologico, è l ultimo dei degradi descrivibili. Comprende ogni tipologia di alterazione o modificazione dello stato di conservazione di un bene culturale, o del contesto in cui esso è inserito, quando l azione è indotta dall utilizzo improprio. Le cause possono essere diverse: - atti di vandalismo attraverso i graffiti - collocazione impropria degli elementi tecnologici (energia elettrica, telefono, etc) - uso improprio dei materiali edili - assenza di manutenzione. Norme per l attuazione e la gestione del piano In seguito all attuazione del piano del colore si potrà procedere all archiviazione, in tempo reale, di qualsiasi richiesta di interventi, compresi i meno incisivi (ad esempio la manutenzione ordinaria). Questo sarà reso possibile grazie al concomitante aggiornamento dei 19

Profili vettoriali ricompresi, come elaborati ufficiali e prescrittivi, all interno del PP (Piano Particolareggiato). L aggiornamento si effettuerà ogni qualvolta verrà inoltrata la richiesta di Concessione, Autorizzazione o qualsivoglia Nullaosta, per procedere con gli interventi contemplati all interno degli elaborati grafici e normativi del PP. Inoltre, grazie a questo prezioso strumento, sarà possibile un capillare controllo di vigilanza, onde evitare violazioni che comporterebbero un ulteriore degrado dell intero contesto storico. L Amministrazione vigilerà per mezzo degli uffici deputati al controllo. I trasgressori saranno soggetti al ripristino dei luoghi (compresi i colori) a proprie spese. Qualora, trascorsi 120 (centoventi) giorni dalla notifica di richiesta di ripristino, il proprietario sia inadempiente l Amministrazione ha facoltà di procedere con il ripristino dei luoghi e dei fabbricati, addebitando al proprietario ogni onere ed ogni eventuale sanzione. Le sanzioni pecuniarie saranno pari a quelle contemplate dalle Normative e Leggi vigenti. Schede di valutazione per la verifica della conformità al piano del colore Per la richiesta di qualsiasi tipologia di intervento dovranno essere compilate le schede riportate nell Allegato A delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA). Tale compilazione è propedeutica, dunque assolutamente obbligatoria, al rilascio di qualunque Autorizzazione, Concessione, D.I.A. e qualsivoglia richiesta di nullaosta per qualsiasi intervento da attuare nelle unità edilizie, o parti di esse, ricomprese all interno del centro storico di Olbia e di San Pantaleo. Tali schede dovranno fornire tutte le informazioni utili per la creazione di un database, del Comune di Olbia, inerente il centro storico (Olbia e San Pantaleo). Grazie a questo nuovo strumento potrà essere attuata una integrale, corretta e aggiornata visione d insieme del contesto delle due realtà (Olbia e San Pantaleo), che si arricchirà ad ogni richiesta di intervento; di notevole importanza sarà la scelta della Scheda cromatica da parte del proprietario, o avente titolo, che permetterà di arricchire, con l ausilio della gamma di colore prescelta, i Profili vettoriali con l utilizzo del codice univoco internazionale RAL, riportato nelle stesse. Il colore La prima formulazione scientifica della relazione tra luce e colore è del 1666. Isaac Newton (1646-1727) spiega con un esperimento pratico che la luce è un insieme di raggi di colori diversi. L occhio umano percepisce solamente una piccola parte delle onde luminose esistenti in natura; a queste corrisponde uno spettro di sette colori. Lo scienziato Newton dimostrò che la luce che noi percepiamo come bianca, in realtà porta una gamma di sette colori. Nel suo esperimento fece attraversare un prisma di cristallo da un raggio di luce; tale raggio si scompose elegantemente in sette colori. Aveva dimostrato che la luce bianca è tale solo perché si tratta della sommatoria dei sette colori. Alla stessa stregua, in natura, tutto questo si palesa con l arcobaleno dove la luce che passa attraverso le piccole gocce d acqua, sospese nell aria dopo una pioggia, si scompone nei sette colori dello spettro portando con sé le relative gradazioni intermedie; in seguito a questo esperimento si è compreso che l oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco (il bianco è la somma di tutti i colori), l oggetto che assorbe tutte le onde senza restituirle al nostro senso vista appare nero (il nero comporta l assenza di colore), l oggetto che assorbe tutte le onde e ne riflette soltanto uno, avrà il colore dell onda riflessa. È per questo motivo che in alcuni ambienti artistici, il colore nero ed il bianco, vengono considerati come non colori, il primo perché assorbe tutte le onde ed il secondo perché le riflette tutte. Il colore è il coronamento di una unità edilizia, delle sue decorazioni, ed è il vettore di tutto l insieme che l occhio percepisce, per mezzo della vista, del risultato del genio umano. Da qui si evince l importanza del colore, delle problematiche che ne scaturiscono nel tutelarlo, nel definirlo, nel codificarlo per permettere a tutti gli abitanti del centro storico, di Olbia e di San Pantaleo, di poterlo fedelmente riproporre. Di seguito viene riportata una delle tante tipologie di cerchio cromatico ; è quello prodotto da Johannes Itten, professore del Bauhaus, nel 1961. 20

L area centrale è occupata dai tre colori primari, il giallo, il rosso ed il blu, cioè quelli non ottenibili dalla miscelazione degli altri colori. Invece, grazie alla miscelazione di questi colori primari, si ottengono i colori secondari: il verde, che deriva dalla miscelazione del blu e del giallo, l arancio, che deriva dalla miscelazione del rosso e del giallo e il viola, che scaturisce dalla miscelazione del blu e del rosso. In seguito, e solo dopo tutte queste scoperte, il fisico scozzese James Clerk Maxwell (1831-1879) studiò le onde elettromagnetiche è poté definire come le impressioni visive dei colori derivassero da onde di lunghezze diverse. In ambito architettonico Charles Edouard Jeanneret Gris, meglio noto con lo pseudonimo Le Corbusier, ha contemplato all interno di un aforisma l importanza della luce per la vita, ma soprattutto per la percezione, dell uomo; egli ammetteva che: L Architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce. Tutto questo è quantomeno inopinabile. In fisica la luce si propaga grazie alle onde elettromagnetiche così che ogni oggetto da essa colpito sia in grado di respingerne una parte e di assorbirne un altra. È grazie alla loro lunghezza d onda che portano informazioni differenti, e dunque differenti colori; questi vanno a generare il cosiddetto cerchio cromatico. La vera percezione si ha in seguito all elaborazione del cervello che decodifica le informazioni provenienti dall iride dell occhio umano componendo i volumi e le superfici e associando loro il colore naturale. È necessario che la realtà sia colpita dalla luce, se vogliamo interagire con le presenze che essa offre; la notte, ad esempio, non permette tale percezione e l essere umano non riesce ad usufruire del suo senso più importante ed oneroso (in termini di energia impiegata), la vista. L importanza del colore interessa ogni ambito della vita umana. Le prescrizioni e le schede cromatiche Grazie alle seguenti norme, si vuole offrire degli strumenti razionali a tutti i proprietari che, possedendo un unità edilizia ricadente nel centro storico di Olbia o di San Pantaleo, vogliano intervenire sulle stesse riportando in auge le peculiarità storiche che ne hanno permesso i trascorsi temporali. Le schede cromatiche, che seguono, propongono un ventaglio di opzioni colorimetriche che permetteranno, ad ogni proprietario, la decisione finale riguardo l aspetto cromatico che il proprio edificio dovrà offrire alla pubblica vista, dunque al contesto storico architettonico. In riguardo si rammenta che: - per la richiesta di qualunque intervento (ivi compresa la tinteggiatura) è obbligatorio consegnare l Allegato A, delle NTA, dove viene obbligatoriamente richiesta la scelta di una scheda cromatica da parte del proprietario che fa richiesta dell intervento stesso; - i cromatismi riportati nella scheda cromatica devono essere estesi all intera unità edilizia e mai in maniera parziale. In merito si ricorda che dovranno essere assoggettati alla stessa scheda cromatica anche i profili e le porzioni delle unità edilizie che non sono direttamente esposte alla pubblica vista; - i cromatismi prescelti dovranno considerare il valore del contesto, in cui andranno ad inserirsi, rispettandone le 21

peculiarità, le armonie e prestando particolare attenzione a non stravolgere l attuale scenario, soprattutto se di particolare pregio storico architettonico artistico ambientale, che si è generato nel corso della storia; - tutti gli elementi che concorrono a formare l aspetto finale della facciata dovranno conformarsi alla scheda cromatica in base al materiale di cui si compongono: ferro o legno; - le policromie sono consentite, esclusivamente, se nel fabbricato vi è la presenza dell elemento architettonico a cui si riferiscono le schede cromatiche stesse; in maniera esemplificativa: se nel fabbricato oggetto della richiesta dell intervento vi è il basamento o lo zoccolo, per tale elemento potrà essere utilizzato il colore proposto nella scheda cromatica prescelta, altrimenti, tale voce, non dovrà essere presa in considerazione per nessun altro elemento architettonico o artistico; - è assolutamente vietato l utilizzo della stessa scheda cromatica per due o più edifici limitrofi o anche parzialmente adiacenti; grazie a tale prescrizione sarà possibile evidenziare la lettura di ogni singola unità edilizia e del rapporto tra pieni e vuoti che le stesse possiedono; - nei casi in cui l unità edilizia oggetto della richiesta di Autorizzazione, Concessione, D.I.A. o qualunque altro Nullaosta, sia interamente costituita da elementi in cantonetti di granito faccia a vista, o da altro materiale lapideo o laterizio sempre rigorosamente a vista, il colore inerente le parti in ferro e in legno potrà essere scelto tra l intera gamma di colori proposta nelle schede cromatiche. In ogni caso, come per i casi precedentemente riportati, il colore delle parti in ferro e di quelle in legno dovranno derivare obbligatoriamente dalla stessa scheda cromatica ; - tutte le parti non direttamente adiacenti all unità edilizia, come ad esempio muri di recinzione, di confine, di contenimento e quant altro, dovranno conformarsi alla stessa scheda cromatica prescelta per quello stesso fabbricato. Tali murature avranno lo stesso colore del fondo ; - tutte le parti in ferro ed in legno non direttamente inserite nell unità edilizia, come cancelli, ringhiere e quant altro, dovranno conformarsi alla stessa scheda cromatica prescelta per l unità edilizia; - la presentazione della scheda cromatica, in ogni caso, è obbligatoria per la prima richiesta di intervento utile all entrata in vigore della presente Variante al Piano Particolareggiato; - qualora si volesse rinfrescare i colori rispettando la precedente scheda cromatica debitamente presentata agli uffici comunali competenti, la presentazione di una nuova scheda cromatica non è obbligatoria; - la presentazione della scheda cromatica, in ogni caso, è obbligatoria per qualsiasi richiesta di variazione cromatica esistente al momento della richiesta dell intervento stesso; - dovranno essere utilizzate tinte e vernici traspiranti e non aggressive per l integrità complessiva dell intera unità edilizia; - la tinteggiatura dovrà essere posta in opera in maniera unitaria e completa senza interruzione alcuna, al fine di evitare differenti risultati cromatici derivanti dalle diverse tempistiche; - le tinte e le vernici, una volta poste in opera, dovranno coprire, senza lasciarne intravedere traccia, qualunque tipologia di graffito (degrado antropologico); - il colore dovrà essere posto in opera in maniera assolutamente uniforme in tutta la sua estensione; non saranno mai concesse sfumature od elaborazioni del colore stesso (lavorazioni tipo veneziano o spugnato etc); Le seguenti schede cromatiche sono state estrapolate da edifici campione ricadenti nei centri storici di Olbia e di San Pantaleo, ma anche nelle aree talvolta ricadenti nei centri di antica e prima formazione della città di Olbia e nelle espansioni fino agli anni 50 dell abitato di San Pantaleo. Tali schede propongono un ampio ventaglio di possibilità al fine di garantire un potenziale, ed irrinunciabile, apporto soggettivo da parte dei legittimi proprietari. Le seguenti venticinque schede cromatiche constano di 50 differenti proposte cromatiche; il proprietario può 22

selezionare la scheda cromatica ritenuta più soddisfacente ed ha il dovere di rispettarla integralmente sapendo che non sarà mai possibile selezionare colori derivanti da diverse schede cromatiche. La finalità del presente elaborato è quella di tutelare il patrimonio storico esistente sensibilizzando i proprietari con una regolamentazione certa che non consenta più personalismi talvolta poco coerenti con la qualità che tale scenario storico merita. Le seguenti schede cromatiche, oltre riportare i codici univoci NCS, RAL e di Essenza (per i legni), offrono differenti possibilità che possono essere selezionate a seconda che si intervenga nella città di Olbia o nell antico abitato di San Pantaleo. Le schede cromatiche che seguono sono scaturite da rilievi dello stato di fatto cromatico di unità edilizie considerate idonee per il contesto storico architettonico ed ambientale. I rilievi sono stati espletati con l ausilio di spettrometri professionali che ne hanno restituito una adeguata codificazione NCS, RAL e di eventuali essenze lignee. Ogni scheda cromatica, in capo, riporta indicazioni sulla possibilità di utilizzo della stessa nella realtà di Olbia, di San Pantaleo, o in entrambi i casi. 23

Schede cromatiche 24

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Bibliografia - Norma UNI 11182:2006 - Norma NORMAL 1/88 - Luca Zevi, Il manuale del restauro architettonico, Mancosu editore, Roma, 2007 - Roberto Cecchi, Il restauro, Spirali, Milano, 2008 - Agostino Sica e Costabile Cerone, Piano del colore del Comune di Agropoli, Provincia di Salerno, 2008 - Cesare Brandi, Teoria del restauro, Einaudi, Torino, 1963 - Daniela Chiesi, Degrado e diagnostica, patologie e cause di degrado, Firenze, 2007 - Giovanni Carbonara, Trattato di restauro architettonico, UTET, Torino, 1996 50