n.4 Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Una città antica alla ricerca di una mobilità moderna



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n.4 ott_dic 2010 Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Una città antica alla ricerca di una mobilità moderna Le associazioni del centro storico dicono la loro Arte millenaria nell acropoli perugina

La nostra impresa è sostenere la Tua impresa Camera di Commercio di Perugia è servizi per le imprese Contributi e incentivi per il sostegno di medie, piccole e micro imprese sui mercati italiani ed esteri Anagrafe delle imprese, visure, bilanci e protesti le uniche informazioni ufficiali su imprese, soci e amministratori per operare in un mercato trasparente Servizi di conciliazione e arbitrato per la risoluzione delle controversie attraverso un percorso veloce, efficace ed economico Promozione e tutela delle eccellenze per valorizzare tutte le risorse culturali, ambientali e produttive del nostro territorio Centro Congressi e Centro Servizi Galeazzo Alessi spazi prestigiosi e attrezzati per convegni, incontri d affari e manifestazioni, al servizio del territorio Sportello di informazione economica e centro documentazione l intero patrimonio di studi della Camera, accessibile anche on-line, per una conoscenza approfondita della realtà economica Impresa digitale gli strumenti informatici e telematici più innovativi per la gestione dell impresa e l accesso on-line ai servizi camerali con Carta Nazionale dei Servizi e Business Key Borse e prezzi contrattazioni per il mercato agricolo e immobiliare, quotazioni trasparenti delle merci e informazioni sui mercati, a tutela degli interessi degli operatori e dei consumatori Servizi per l estero a disposizione degli operatori per pratiche amministrative, rapporti commerciali e promozione sui mercati esteri www.pg.camcom.gov.it

Editoriale L anno 2010 è trascorso senza che si sia consolidata una ripresa forte, diffusa e omogenea in tutti i settori produttivi. Questo è un dato di fatto, che tuttavia non significa che non siano stati compiuti passi avanti verso l uscita da una crisi che è stata tra le peggiori di sempre. I risultati dell ultima indagine trimestrale Banca d Italia - Il Sole 24 sulle aspettative di inflazione e crescita delle imprese mostrano come, nell ultimo scorcio del 2010, l economia internazionale e anche l attività produttiva in Italia abbiano rallentato il ritmo di crescita. Certo gli effetti della recessione sulla nostra struttura produttiva devono essere ancora valutati. Come ha recentemente affermato il governatore della Banca d Italia, è possibile che la crisi abbia accelerato la ristrutturazione almeno di parti del sistema, accrescendone efficienza e competitività; è possibile un semplice, lento ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; è anche possibile un percorso più negativo. Il punto di vista dell osservatorio camerale, attestato sull orizzonte del territorio provinciale e regionale, non si discosta in verità dal quadro nazionale e internazionale. Nonostante ciò il sistema produttivo umbro si mostra tuttora complessivamente sano e fonda su un desiderio di intraprendere e una determinazione che la crisi per ora non è riuscita a sfibrare. La crisi e la progressiva erosione delle risorse delle amministrazioni pubbliche impongono in modo non rinviabile che si agisca con la massima concretezza per il rilancio economico e sociale dei territori, per non disperdere le energie vitali del nostro sistema d impresa. Per questo motivo le politiche di intervento della Camera di Commercio di Perugia per l anno 2011, cui abbiamo dato spazio in questo numero della rivista, tenderanno a sostenere in modo attivo e partecipato la crescita del sistema economico provinciale, ripartendo dalla centralità dell impresa, dai temi della valorizzazione del territorio, del sostegno alle imprese e all occupazione, dell innovazione. L ultimo Forum del 2010 è dedicato al futuro prevedibile del centro storico della città di Perugia, un tema che senza dubbio appassiona e divide l opinione pubblica: ne abbiamo chiamato a discutere Nilo Arcudi, vicesindaco di Perugia, Paolo Belardi, professore associato della Facoltà di Ingegneria dell Università di Perugia, Michele Bilancia, architetto perugino che da oltre trent anni studia le cinte murarie della città di Perugia, Nicola Minelli e Ivano Ruscelli, entrambi consulenti di marketing urbano e territoriale, e Angelo Patrizio, architetto e autore di decine di progetti di riqualificazione urbana. Ne è emersa, fra i tanti interventi, i progetti auspicati e il dibattito vivace col pubblico che ha fatto seguito, l opportunità di seguire la strada della partecipazione di tutti i differenti portatori di interesse per poter affrontare efficacemente i problemi del centro storico, tenendo conto che la città è di tutti. Senza dimenticare che la grande industria di Perugia è la sua storia millenaria, il suo giacimento culturale: una città con le radici di pietra, ovvero quindici chilometri di mura medievali e tre di mura etrusche, a fare da testimoni tangibili e irripetibili di un popolo straordinario, queste ultime candidate a patrimonio mondiale dell umanità. Siamo certi che gli spunti emersi durante il Forum saranno di aiuto agli amministratori pubblici e a tutti coloro che sono impegnati a rendere il centro storico della città un attrattiva per la cittadinanza e per gli operatori economici. Mario Pera

Sommario anno 120 n. 4 ottobre_dicembre 2010 Forum Economia&Territorio 04 Quale futuro per il centro storico di Perugia? > Nilo Arcudi > Paolo Belardi > Michele Bilancia > Giorgio Mencaroni > Nicola Minelli > Angelo Patrizio > Ivano Ruscelli 22 Rocca Paolina crocevia di un rinascimento > Urbano Barelli 24 La città di tutti > Renzo Massarelli 26 Una mobilità non vessatoria > Gerardo Gatti 30 L Umbria dei ventidue gioielli > Laura Buco 32 Notizie dall Europa > Lorenzo Robustelli 34 Le imprese sotto la lente > Pietro Aimetti 36 Parole d ordine 2011: valorizzazione del territorio, innovazione e occupazione Direttore editoriale Mario Pera Direttore responsabile Giuseppe Occhioni Comitato di Redazione Giuseppe Occhioni, Federico Fioravanti, Paola Buonomo, Egidio Urbanella, Roberto Vitali, Massimo Duranti Segreteria di Redazione Roberto Vitali Redazione Via Cacciatori delle Alpi, 42 06121 Perugia Tel. 075/5748312 - Fax 5748205 Autorizzazione del Tribunale di Perugia N. 319 del 7 maggio 1963 ISSN 1824-887X Abbonamento annuo (quattro numeri) Euro 25,00 con versamento su ccp. n. 134064 Una copia Euro 7,00 Spedizione in abb. post. 70% - Filiale di Perugia 2

ott_dic 2010 Punti di vista 42 Alla ricerca dell identità > Silvia Angelici 46 Gimo n zu > Giuseppe Occhioni 50 Il pittore e la sua città > Anna Lia Sabelli Fioretti 54 Le sentinelle del Corso > Antonio Carlo Ponti Arte 58 Perugia un centro storico di musei > Massimo Duranti rubriche Marchi&Brevetti 63 > a cura di Michele Caforio CameraNotizie 65 > a cura della Redazione Note di legislazione regionale 69 > a cura di Massimo Duranti Lo scaffale 71 > a cura di Antonio Carlo Ponti n.4 Progetto grafico e impaginazione Archi s Comunicazione, Pg Fotografie Archivio Camera di Commercio di Perugia, Archivio Archi s Comunicazione Lorenzo Sonaglia Stampa Litograf, Todi Le opinioni espresse impegnano soltanto gli autori. La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita solo citando la fonte. La collaborazione è per invito. I materiali non si restituiscono. Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Una città antica Le associazioni Arte millenaria alla ricerca di una del centro storico nell acropoli mobilità moderna dicono la loro perugina Foto di copertina Archivio Archi s Comunicazione 3

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Il rischio museificazione. Il rapporto con la contemporaneità. La sicurezza. I progetti futuri. Le polemiche. Ztl, telecamere e parcheggi. Le cifre sui residenti. Il commercio che langue. Le idee per il rilancio. E un nuovo, grande sogno: le mura etrusche patrimonio mondiale dell Unesco.

I protagonisti al forum NILO ARCUDI. Vicesindaco di Perugia dal 2004, nella giunta guidata da Renato Locchi, ha mantenuto lo stesso incarico con il sindaco Vladimiro Boccali. Ha la delega al Centro storico, alla Protezione civile, alle Relazioni internazionali ed alle Città gemellate. È stato di recente nominato vicepresidente dell Anci Umbria. Nato a Cassano dello Ionio (Cosenza) nel 1973, è residente da molti anni a Perugia dove ha studiato. È laureato in Economia e commercio con specializzazione in Marketing alla Luiss di Roma. Nel 1998 ha lavorato a Parma per Banca Intesa nella direzione marketing. Dal 1999 lavora nella filiale di un istituto di credito perugino di cui dal 2003 è vice titolare. PAOLO BELARDI. Professore associato nella Facoltà di Ingegneria dell Università degli Studi di Perugia, dove è coordinatore della Sezione Interdisciplinare di Disegno e Architettura del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale. Attualmente insegna Rilievo dell architettura e Architettura e composizione architettonica II nell ambito del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile- Architettura. Ha insegnato anche nella Facoltà di Architettura dell Università degli Studi di Roma La Sapienza e nella Facoltà di Architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli. Ha ottenuto menzioni e riconoscimenti in importanti premi di architettura. È autore e curatore di volumi monografici tra cui: Camminare nella storia. Nuovi spazi pedonali per la Perugia del terzo millennio, Perugia 2009. MICHELE BILANCIA. Michele Bilancia è un architetto perugino che da a oltre trenta anni studia la cinta muraria della sua città. Perugia vanta tre chilometri di mura etrusche e quindici chilometri di mura medievali. Bilancia ha scritto il libro Il muro etrusco di Perugia. La Cupa. E ha fondato con il docente universitario Franco Ivan Nucciarelli ed altri professionisti perugini Radici di pietra, una associazione che vuole conservare e valorizzare l identità storica della città. La loro battaglia è far riconoscere la cinta muraria di Perugia come patrimonio dell umanità da parte dell Unesco. NICOLA MINELLI. Coordinatore di Iscom Group, si è laureato in Economia Aziendale con una tesi sul venture capital. Dal 2001 al 2005 ha lavorato nel settore delle ricerche e valutazioni economiche e finanziarie. Ha seguito la predisposizione di diversi piani di marketing urbano e territoriale a Brescia, Perugia, Pordenone, Città di Castello, Terni e La Spezia. È associato all IPM (Institute of Place Management) di Londra, istituto di ricerca internazionale per la riqualificazione e gestione degli ambiti urbani nato nel 2006 con il supporto della Manchester Metropolitan University e della Associazione dei Town Centre Manager inglesi). Ha scritto, con altri autori, Gli interventi di rivitalizzazione commerciale dei centro storici e delle aree urbane (Maggioli editore) e Il project finance in Italia (edizioni il Mulino). ANGELO PATRIZIO. Architetto e urbanista, Iscritto all Ordine degli Architetti della Provincia di Milano. Dirige dal 2009 il Settore Urbanistica e Progettazione Urbana della Confcommercio. Intensa attività saggistica e didattica. Ha diretto dal 1992 al 2008 la Direzione Servizi Urbanistici dell Unione del Commercio del turismo dei Servizi e delle Professioni delle Provincia di Milano. Intensa attività saggistica e didattica. Ha firmato molti ed importanti progetti. Fra i tanti il progetto per L Aquila dopo il terremoto del 2009 e il progetto partecipato di riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica per Mantova. Decine di progetti di riqualificazione urbanistica e architettonica e di rivitalizzazione commerciale. Numerosi piani urbani per il commercio in varie città italiane. IVANO RUSCELLI. Town centre manager della città di Parma dal 2009. Dal 1991 è stato incaricato della direzione dell Istituto per lo sviluppo del Commercio e del Turismo dell Emilia Romagna dove ha svolto anche la funzione di direttore consulenze e ricerche fino al 2001. Dal 2001 è stato direttore di Iscom Group, società specializzata nella consulenza e ricerca nei settori commercio, turismo e servizi fino al 2005, a partire da quando ha mantenuto una collaborazione permanente con Iscom Group come responsabile dello sviluppo e come responsabile tecnico scientifico, attivando inoltre una propria società Ruscelli sviluppo impresa & territorio. Ha sviluppato numerosi piani di marketing urbano per città di medie dimensioni.

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? BELARDI. Prima di tutto voglio ringraziare gli organizzatori per avermi invitato a partecipare a questo forum. Il che mi ha gratificato moltissimo, visto il prestigio dell iniziativa, ma ad onor del vero mi ha anche un po preoccupato. Questo per tre ragioni. Prima di tutto perché non sono né un futurologo né un veggente. Poi perché sono consapevole di poter facilmente andare fuori tema, in quanto ho sempre creduto e credo tuttora che non ha senso parlare del futuro del centro storico di Perugia in particolare (ma ha senso parlare del futuro dei centri storici italiani in generale, visto che si tratta di un caso del tutto singolare; e meno ancora ha senso parlare del centro storico di Perugia senza considerare l intera città). Infine perché il centro storico è un tema talmente vasto che gran parte dei dibattiti ad esso dedicati rimangono ineffettuali ovvero finiscono in una bolla di sapone, producendo un elenco di slogan retorici (tipo: riportiamo i residenti nel centro storico piuttosto che restituiamo il centro storico ai pedoni ). Al massimo, infatti, i dibattiti sul centro storico ispirano qualche suggestione metaforica, come ad esempio quelle tratteggiate recentemente da Mario Botta ( il centro storico è un albero dalle radici antiche ) e da Renzo Piano ( chi vive nel centro storico è un nano portato a spalla da un gigante ). Ma io non ho né la sensibilità di Mario Botta né la saggezza di Renzo Piano. Di conseguenza, temendo di non avere nulla d interessante da dire sul futuro del centro storico della nostra città, ero un po preoccupato. Poi però, navigando in internet, mi sono imbattuto in un illuminante aforisma di Alan Kay (uno dei pionieri dell informatica statunitense) secondo cui il modo migliore di predire il futuro è inventarlo. E allora mi sono sentito più a mio agio, perché la mia missione di docente è proprio quella di formare cittadini del mondo capaci d inventare il futuro. Rimaneva un ultima perplessità: la vastità del tema. Ora sono molto meno preoccupato, perchè, come mossiere, posso orientare la discussione. In tal senso, ho pensato di sollevare il dibattito su tre temi precisi: il rapporto del centro storico con la contemporaneità; il rischio di museificazione del centro storico; il ruolo della ricerca nel rilancio del centro storico. Ma andiamo per ordine. Il rapporto dei centri storici con la contemporaneità alimenta polemiche continue. BELARDI. Parto da un esempio concreto. Quando, qualche anno fa, il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, decretò l abbattimento delle famigerate Gocce, realizzate nella piazza centrale del capoluogo emiliano da Mario Cucinella, ricevette un plauso generale. La gran parte dei bolognesi (di destra, di centro e di sinistra) non tollerava che proprio nel cuore della città potessero sorgere due strutture hightech di forma e materiali schiettamente contemporanei. E ai pochi che sottolineavano che l intervento di Cucinella era di dimensioni modeste, rimovibile e tale da risolvere brillantemente la penosa storia di un sottopasso abbandonato, si rispondeva che mai nessuno aveva osato accostare forme tanto stridenti alla piazza simbolo della storia della città e sede del palazzo di Re Enzo. Dimenticando, ovviamente, che questo edificio apparentemente medievale è in realtà il frutto di successivi rifacimenti, peraltro molto fantasiosi, condotti nel Settecento da Giovanni Giacomo Dotti e nel Novecento da Alfonso Rubbiani. L episodio è emblematico. Perché, al giorno d oggi, l intolleranza per l architettura contemporanea è l unico argomento capace di coalizzare una maggioranza trasversale. Maggioranza che crede ancora al mito del Belpaese, che gode nell acquistare un sorbetto della Antica Gelateria del Corso e il cui sogno proibito è abitare nella casa del Mulino Bianco. E che suggella con orgoglio l insegna della propria attività commerciale dal 1898, dal 1956 o addirittura dal 1988 : come se il tempo passato fosse di per sé sinonimo di qualità. Il risultato di questa insicurezza (se non addirittura di questa paura della contemporaneità) è sotto gli occhi di tutti: il nostro paese si sta proponendo come un luogo vecchio e ammuffito. Lo testimonia la recente proliferazione di campagne pubblicitarie che vantano i centri storici italiani come luoghi in cui il tempo si è fermato. Penso in particolare a quella promossa recentemente dalla città di Ferrara, dove si mostra la foto di una strada del centro storico senza persone e senza veicoli. Proprio per questo quindi, sarebbe utile ripensare la comunicazione dei nostri centri storici umbri (a cominciare da quello di Perugia), rinnovandone l identità pur senza sradicare le radici tradizionali. Così come è avvenuto con le scale mobili, ma come forse non è ancora avvenuto con il minimetrò. 6

E il rischio di museificazione del centro storico? BELARDI. Dico subito con chiarezza che questa prospettiva, che dai più viene considerata tombale, non mi spaventa. Tuttaltro. Quando ero bambino (correvano i mitici anni Sessanta), mio padre Mario, che peraltro cinquant anni fa è stato uno dei firmatari della Carta di Gubbio, mi ha spesso portato con sé in occasione dei tanti convegni in cui si dibatteva in modo sistematico su questo tema. E ricordo distintamente le violente battaglie volte a rivendicare la necessità di mantenere la vita nel centro storico. Cosa che peraltro ho vissuto in prima persona, perché i miei nonni materni abitavano a Gubbio nel quartiere di San Martino, che come noto è stato teatro di uno dei pochi interventi di recupero edilizio in cui nei primi anni Settanta (con finanziamento Gescal) si è anteposta la tutela della popolazione alla tutela dei reperti. Peraltro con successo: perché se è vero che molte delle arcate gotiche sono state occluse in nome dell adeguamento tipologico e tecnologico (con grande scandalo dei nostalgici antiquari), è altrettanto vero che oggi il quartiere di San Martino è ancora abitato dai sanmartinari. Tuttavia, dopo cinquant anni di battaglie feroci, nonostante questo precedente felice, mi sento di poter dire che è inutile continuare a battersi contro i mulini a vento. La guerra è persa e, di fatto, i centri storici hanno ormai intrapreso la via della museificazione. Soprattutto perché, come risponde il Marco Polo di Italo Calvino al Kublai Kahn: Di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma godi le risposte che dà alle tue domande. E il centro storico, con la sua intagibilità, non può dare risposte soddisfacenti a chi intende viverci con le stesse comodità garantite dalla villetta individuale. In tal senso, invece di disperarsi e perdere tempo, occorre adoperarsi per orientarli verso le forme museali più interessanti e utili. In fondo, nel resto dell Europa (ma anche e soprattutto negli Stati Uniti) i musei sono tra i luoghi più vivaci e più frequentati delle città. Questa, in ogni caso, è una tendenza mondiale. Pochi giorni fa sono stato alla conferenza conclusiva della Biennale di Venezia. Laddove la curatrice Kazuyo Sejima ha presentato un progetto che sta realizzando in Giappone e che è volto a rivitalizzare il villaggio dell isola di Inujima, che negli ultimi trent anni è passato da 3000 abitanti a 52 abitanti. E, guarda caso, il progetto prevede la trasformazione del villaggio in un museo diffuso, in cui cioè il museo non è ricavato nel palazzo più bello e più nobile del villaggio, ma nella rete di molti piccoli edifici minori (per lo più case di pescatori) ricomposti in nuove forme dalla mano della Sejima. Secondo me non poteva esserci conclusione migliore per una Biennale intitolata People meet in architecture. Forse, anche nei nostri centri storici, è necessario che si torni a credere nella capacità dell architettura di far incontrare la gente. Perché, citando un celebre scritto di Aldo Rossi (Che fare delle vecchie città?) non credo che il problema sia come rendere abitabile Venezia. Anzi credo che il problema vero sia come abbandonarla e ridurla a una città monumento. Al pari dell Alcazaba a Granada e del Cremlino a Mosca. Il problema è costruire nuovi monumenti, capaci di assurgere a punti fissi della città nuova. C è un problema estetico della città... BELARDI. Nel caso di Perugia, penso che architetture di qualità come la biblioteca di Italo Rota a San Sisto siano fondamentali. Non a caso, negli ultimi anni, l eccezionalità figurativa dell astronave rosa è assurta a protagonista delle locandine con cui viene propagandata la Sagra delle sagre ovvero è stata eletta a vero e proprio landmark di San Sisto. In altre parole, ciò che oggi più dovrebbe preoccuparci non è lo spopolamento di corso Vannucci, ma è lo squallore estetico dei luoghi più frequentati dai giovani: penso a Collestrada e al Gherlinda. Difficile coltivare il senso del bello in luoghi tanto mediocri dal punto di vista figurativo. Belardi: La centralità dei nostri centri storici dipenderà dalla nostra capacità di amplificarne l attrattività. Ovvero, come vado dicendo da tempo, dipenderà dalla nostra capacità di mettere da parte la gomma, evitando di cancellare parti importanti della città di cui magari non abbiamo ancora compreso appieno l importanza, per riprendere in mano la penna e la matita. Ovvero per tornare a studiare e a progettare. 7

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Per quanto riguarda, infine, il ruolo della ricerca nel rilancio del centro storico, credo che questo sia un tema centrale, perché gran parte dei problemi che affliggono i nostri centri storici derivano dalla nostra inadeguatezza culturale. Sia come cittadini che come progettisti. Come cittadini perché, a differenza degli stranieri che si trasferiscono nelle nostre città, la maggior parte degli italiani non sono pronti ad accettare le scomodità del centro storico a fronte della piacevolezza di vivere sotto una volta affrescata. Come progettisti perché, come ha vaticinato tanti anni fa Mario Ridolfi, a forza di progettare in periferia siamo diventati degli architetti cafoni. Nel senso che, invece di esportare in periferia la bellezza del centro storico, abbiamo importato nel centro storico la deregulation della periferia. E allora, possiamo fare qualcosa per rimediare? Secondo me molto. Sia con l attività conoscitiva che con l attività ideativa. Soprattutto possiamo smontare con i fatti il convincimento (a mio avviso opinabile) secondo cui il centro storico è un bene finito e limitato. Con l attività conoscitiva, infatti, possiamo ampliare il centro storico dal punto di vista immateriale, annettendovi a pieno titolo nuove componenti: ad esempio quelle realizzate nel Novecento. Penso, nel caso di Perugia, all acropoli moderna realizzata da architetti del calibro di Annibale Vitellozzi, Dino Lilli e Mario Ciarlini a Piazza dei Partigiani (che meriterebbe maggiore attenzione oltre che un adeguata valorizzazione). D altra parte non si può rimanere con le mani in mano, perché la competizione tra le città turistiche è spietata: chi mai avrebbe pensato, trent anni fa, di trascorrere un fine settimana in città-fabbrica come Torino, Bilbao o Glasgow? Eppure oggi questo avviene ed è stata proprio la realizzazione di nuove architetture all interno della città consolidata ad attrarre fiumi di turisti. Così come: chi potrebbe pensare che la tutela del patrimonio storico-artistico è più avanzata nell Azerbaijan che in Italia? Eppure, mentre la mia équipe non riesce ad ottenere neppure il finanziamento per il rilievo digitale di uno dei tanti monumenti del centro storico di Perugia, all università di Baku è stato commissionato il rilievo digitale della città murata. Ma non è tutto. Con l attività ideativa, infatti, possiamo ampliare il centro storico anche dal punto di vista materiale: possiamo ad esempio svuotare il sottosuolo delle piazze, ricavando spazi pubblici ipogei capaci di mettere in luce le vestigia archeologiche, e possiamo coprire le vie, riparandole con strutture leggere capaci di creare nuovi luoghi per la socializzazione, magari contribuendo alla produzione di energia. E qui il cerchio Patrizio: Per affrontare e risolvere i problemi dei centri storici c è solo la strada della partecipazione. Le città non vivono solo di commercio e non vivono solo di residenti. Bisogna lavorare insieme. del mio discorso si chiude. Perché, tornando nuovamente a Perugia (e, in particolare, venendo dalle parti di via Mazzini), questo è proprio quanto abbiamo proposto con il progetto di ricerca Camminare nella storia, allorquando la mia équipe (insieme allo studio viennese Coop Himmelb(l) au), grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia (oltre che della società Nova Oberdan e della Camera di Commercio di Perugia), ha ipotizzato di svuotare la piazza del Sopramuro, ricavando una galleria archeologica ipogea, e di coprire via Mazzini, introducendo una galleria energetica vetrata. Sapete tutti come è andata: il resto del mondo ha guardato con interesse e ammirazione all iniziativa, mentre in città è stato addirittura creato un blog (talora anche offensivo) contro il sogno trasparente di Wolf Prix. Il che è abbastanza deprimente, ancorpiù se si pensa che nessuno ha mai alzato la voce contro la devastazione ambientale prodotta a Magione dalla lottizzazione intitolata pomposamente Collina del sole. Così come nessuno ha mai detto niente contro le tante case bifamiliari disegnate con un improbabile stile neopalladiano. Per concludere: io non so quale sarà il futuro dei nostri centri storici. Ho premesso che non sono né un futurologo né un veggente. Tuttavia, volendovi lasciare con un messaggio, penso che, nei prossimi anni, la centralità dei nostri centri storici dipenderà dalla nostra capacità di amplificarne l attrattività. Ovvero, come vado dicendo da tempo, dipenderà dalla nostra capacità di mettere da parte la gomma, evitando di cancellare parti importanti della città di cui magari non abbiamo ancora compreso appieno l importanza, per riprendere in mano la penna e la matita. Ovvero per tornare a studiare e a progettare. Angelo Patrizio, architetto, urbanista, è responsabile del settore Urbanistica e progettazione urbana della Confcommercio. Ha un intensa saggistica didattica. A L Aquila ha firmato un grande progetto per il dopo terremoto. E si è occupato della rivitalizzazione dei centri storici di 8

molte città italiane, tra le quali Mantova: una città d arte, come Perugia, ma dalla struttura urbanistica completamente diversa. PATRIZIO. Intanto sottoscrivo in pieno l intervento dell ingegner Belardi, per rimarcare che è tempo di sposalizio tra discipline diverse. Diciamo subito che un tema così interessante non è un tema solo perugino. E mi preoccupa chi, su questo argomento, ha un metodo da calare in ogni situazione, a Palermo come a Rotterdam. Quindi, passo qui oggi non per dire come dovete fare, ma per dire come si è fatto in altre realtà, seppure diverse da Perugia. Mi occupo di questi temi, per conto di Confcommercio da oltre venti anni. I commercianti, la mia gente, sono spesso identificati come i signori del no. Si fa il piano regolatore? No. E ii piano urbano del traffico? No. Poi, quando si arriva al litigio a mezzo stampa, si ricordano di avere un architetto in casa e mi scaraventano sulla pubblica piazza. E quasi si aspettano- mi perdonino le signore- che io arrivi per dire pirla al sindaco di turno. Non può essere così. Non è così. La Confcommercio, nell ambito della Commissione politica aree urbane, ha elaborato sui temi relativi ai centri storici posizioni che non sono solo del commercio ma che caratterizzano la vita di tutta la città. Quando Guttuso, pittore ormai ricco e famoso, pensa ad un omaggio da fare alla sua città, non trova nulla che possa raccontare meglio Palermo della Vucciria, un grande, profumato e colorato mercato. Un posto dove si vive, ci si vede, che ci rappresenta. Come i caffè dei nostri centri storici: luoghi di scambio e di incontro di culture diverse. È questo il senso e il ruolo di un pubblico esercizio. Non solo nel centro storico, ma nella città. La città dei mercati, dei bar, dei caffè. La città che forse stiamo perdendo. Una città fatta di relazioni tra le persone. È questa relazione che ci porta al centro storico. È l insula, è l unità edilizia minima di costruzione della città romana. Millenni di storia hanno costruito la città così. Botteghe artigiane, commerciali, servizi. E i piani superiori destinati alla residenza. Me ne sono andato in giro per Perugia, a guardare i vicoli, le strade e i palazzi. Splendida, ma con qualche punta di scricchiolio. Allora dobbiamo affrontare quello che accade alla quota superiore al primo piano, nel luogo della residenza. Con che tipo di interventi da un punto di vista urbanistico? PATRIZIO. Si tende a occuparsi sempre di grandi progetti, grandi infrastrutture, perché è interessante, per mille motivi. Vorrei fare un ragionamento all insegna di una cosa che amo definire l urbanistica degli ultimi cinquecento metri, l ultimo miglio, quella che mi porta in relazione diretta con la gente in carne e ossa, e non solo i commercianti. Penso ad un progetto innovativo di partecipazione a Desio, con l idea di una nursery da realizzare nel piano di riqualificazione della via principale della città. Oppure, a proposito dei signori del No, l esempio di Binasco, un piccolissimo borgo, 7 mila abitanti a sud di Milano. Il presidente dell associazione dei commercianti e il sindaco erano già alle male parole a mezzo stampa per la chiusura al traffico della via commerciale della città, ridotta a camera a gas e intasata dalle doppie file per il carico/scarico merci. L idea proposta è stata quella di affidare il carico e scarico delle merci a piccoli mezzi elettrici, non ingombranti e non inquinanti, che partivano a 300 metri dalla via congestionata, da una piattaforma merci di vicinato. La strada, faticosa, è quindi quella di costruire percorsi condivisi tra amministrazione e mondo del commercio. Ho vissuto situazioni simili anche a Cinisello Balsamo dove sono stato anche chiamato a fare l assessore alla Riqualificazione urbana. In sostanza, lei propone i commercianti in cabina di regia... PATRIZIO. Per affrontare e risolvere i problemi dei centri storici c è solo la strada della partecipazione. Le città non vivono solo di commercio e non vivono solo di residenti. 9

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Bisogna lavorare insieme. È la sfida che stiamo affrontando a L Aquila, per cercare di far rinascere il commercio e l artigianato in una zona terremotata e ancora militarizzata. È quello che si è riusciti a fare a Venezia, una città che ha, in itinere, una serie infinita di progetti. E dove l ex sindaco Cacciari e Sangalli, presidente Confcommercio, hanno firmato insieme l idea di un laboratorio di progettazione partecipata per il futuro della città. A Mantova sul tema della accessibilità e della sosta delle automobili in centro, l associazione dei commercianti e la municipalità erano di fatto allo scontro frontale. La sintesi è stata questa: Comune di Mantova, Associazione dei commercianti di Mantova, Confcommercio nazionale e Università di Mantova si mettono insieme per predisporre un laboratorio di progettazione partecipata, che non voglio né in casa del comune né in casa dei commercianti ma all università per lavorare insieme. È questo l elemento di novità: portare in cabina di regia un gruppo di coprogettazione composto da artigiani e commercianti, con i quali confrontarci lungo il percorso. Non esiste quindi la città dei commercianti e la città dei cittadini, esiste la città. Per progettare il futuro serve una unica cabina di regia: dalla panchina alla fioriera, dalla piazza alle grandi cose, la città si può cambiare insieme, in un percorso faticoso ma concreto. So poco di Perugia e del suo centro storico. Ma penso ad una citazione pasoliniana: C è differenza tra il punto di vista del letterato ed il punto di vista del regista. Cosa voglio dire? Che il letterato da un paesaggio, da una sala, dalla descrizione di un ambiente può decidere di escludere quello che vuole, selezionando con la sua sensibilità e la sua fantasia. Un regista non può farlo. Un architetto, un urbanista, nel fare progettazione urbana, nell affrontare il tema del centro storico, deve porre attenzione a tutte le cose che sono presenti. Non può scartare nessun particolare. Ecco perchè le nostre città hanno la necessità di porre l attenzione all urbanistica degli ultimi cinquecento metri. Pennac, con la sensibilità dello scrittore diceva che all interno di una comunità dove il piccolo commerciante non esiste più si spegne la comunicazione, c è la desertificazione dell umanità. Vale anche per Perugia: qualunque disegno urbanistico, richiede la consapevolezza che il mediatore tra la mente e la mano debba essere il cuore. Due temi: la necessità, l obbligo della partecipazione, della massima condivisione possibile, intorno al tavolo di progettazione. E il ruolo, centrale dell università, territorio neutro, valore della città e, per questo luogo comune, casa di tutti. Ivano Ruscelli, è town manager di Parma. Una splendida città d arte, molto diversa da Perugia... RUSCELLI. Vengo dall esperienza del consulente, di chi lavora per dare spunti, idee e suggestioni a chi ha il compito di scegliere ed amministrare. Il problema è poi rendere concreti i progetti e passare alla fase dell attuazione. Un percorso che non è semplice. Ho provato ad affrontarlo passando dall altra parte del tavolo, come town manager della città di Parma. E adesso, nella stessa città, sono il direttore del Settore sviluppo economico della città, e il project manager di una serie di progetti di trasformazione. Nella mia esperienza, quando ho iniziato a marcare il cartellino dentro un amministrazione comunale, la prima cosa di cui mi sono preoccupato è stata quella di non essere incardinato nella funzione di un solo ufficio, come quello del commercio. Volevo guardare le cose in modo più ampio e avere il potere di intervenire per cambiare le cose. Sono gli strumenti a disposizione quelli che permettono di trasformare la città. Faccio un discorso più che di progettazione di marketing: abbiamo bisogno che in una città ci sia effervescenza, che il prodotto sia in sintonia con le esigenze del consumatore, e le esigenze del consumatore posano essere misurate. Il prodotto città deve essere fruibile. Occorre quindi studiare il comportamento delle persone e in base a questo comportamento, creare delle dinamiche che adeguino il prodotto. Ma per lei la città è un prodotto da vendere come una merce qualsiasi? RUSCELLI. Capisco che l approccio può far discutere. Ma 10

il prodotto città che proponiamo al cittadino deve essere efficiente, rapido nella fruizione. Perché i paradigmi di valore riconosciuti dal consumatore, dal cittadino non sono solo quelli economici. C è il problema del tempo: se un prodotto non è facile da fruire rimango fedele ad un altro. È questa la sfida di marketing che abbiamo davanti per capire su quali leve agire. Tenendo presente il breve, il medio ed il lungo termine. Mescolando suggestioni del passato ed eventi del presente. Quando parliamo di futuro sappiamo che ci sono cose che hanno un futuro a prescindere da noi. La via Emilia, ad esempio, funziona da duemila anni e la mobilità non può prescindere da quell asse viario. Per lasciare il segno, incidere, ce lo insegna la Storia, servono potere, risorse ed una continuità di tempo. I faraoni, gli imperatori hanno potuto trasformare la realtà perché disponevano di risorse e di una catena di comando molto rapida. Ma il nostro vivaddio, non è più il tempo dei faraoni... Le risorse sono molto limitate per tutte le pubbliche amministrazioni... RUSCELLI. Ecco, è questo il punto: non abbiamo un becco di quattrino. E nel nostro Paese viviamo spesso, una discontinuità politica che impedisce di pensare a progetti di grande respiro. Siamo costretti a lavorare sul breve termine. Se non abbiamo risorse sufficienti, siamo costretti a ricorrere a forme nuove di finanziamento. Siamo costretti dalla situazione a rendere reali i meccanismi partecipativi. Il problema non è quindi raccontare come si fa, come spiegava l intellettuale organico di una volta. Ma crescere nella capacità di ascolto di pezzi della società. E scegliere, fra le tante idee, quella che si può costruire insieme. Trovare quindi disegni condivisi e realistici. A Parma, per valorizzare un asse stradale che aveva come perno principale una piazza molto degradata, abbiamo realizzato un intervento insieme a chi lavora in quel luogo: abbiamo deciso la dimensione dei marciapiedi da realizzare insieme ai baristi che lavorano in quell area. E abbiamo recuperato quello spazio pubblico degradato, dove la gente andava ad ubriacarsi, costruendo una struttura nuova, in vetro: metà pubblico esercizio, metà luogo di ritrovo culturale. Così quell area, per gli abitanti di Parma, è diventato, la sera, un luogo di ritrovo... Per noi il problema è un po più complicato. Anche nella nostra bellissima piazza IV Novembre qualcuno la sera va ad ubriacarsi. Un salotto che la notte sembra abbandonato dai cittadini... RUSCELLI. Anche noi avevamo una situazione simile in pieno centro storico. Il problema è rendere vivace e vivibile la piazza per i cittadini. A Parma abbiamo gestito cinque gare per la ripavimentazione. C erano antiestetici cassonetti per l immondizia che abbiamo eliminato grazie ad un compattatore. Abbiamo creato una animazione culturale continua dentro questa nuova struttura in vetro. Il Comune ha messo i soldi per il piano urbanistico, le pavimentazioni e la struttura grezza. Il resto del finanziamento è arrivato da un privato, che ha completato l intervento su un nostro disegno e recupererà nell arco di trenta anni l investimento fatto. Ma così si potrebbe dire, che avete venduto una piazza... RUSCELLI. Vendiamo una piazza che prima era un luogo assolutamente insicuro. Quando la sera si andava a mangiare Oltretorrente c era un continuo viavai di volanti della polizia. Adesso quel luogo è restituito ai cittadini di Parma, ai giovani, alle diverse provenienze culturali ed etniche che arricchiscono la città. È diventato un luogo di socialità, che è stato recuperato in meno di due anni. È chiaro che bisogna osare. E sfruttare le verticalità. Se noi pensiamo di poter intervenire anche commercialmente sul centro storico facendo la riserva indiana dei piccoli, scegliamo una strada di declino. Le medie strutture non spariscono dal mondo, vanno a concentrarsi attorno ai centri commerciali. A Parma abbiamo permesso l apertura di Zara, dalla quale abbiamo monetizzato 250mila euro grazie ai quali finanziamo le politiche di sviluppo dei centri commerciali naturali. Io ho potuto realizzare tutto il piano di attività di quest anno, dell anno prossimo, dell animazione del Consorzio di gestione centro città. Attività che siamo riusciti a finanziare nonostante le ristrettezze di bilancio che angustiano tutte le amministrazioni pubbliche. In questo modo l area si valorizza due volte: c è una attività commerciale attrattiva che se non fosse venuta nel centro storico avrebbe rafforzato i flussi degli spostamenti dei cittadini nella periferia della città. E i commercianti del centro storico di Parma vedono rafforzato il polo del commercio in un area che si era indebolita. Abbiamo corso il rischio che Coin lasciasse il centro. Erano tutti preoccupati. È stata creata una unità di crisi per vedere come risolvere il problema perché avevamo bisogno della attrattività di quel marchio. 11

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Ruscelli: È chiaro che bisogna osare. E sfruttare le verticalità. Se noi pensiamo di poter intervenire anche commercialmente sul centro storico facendo la riserva indiana dei piccoli, scegliamo una strada di declino. Le medie strutture non spariscono dal mondo, vanno a concentrarsi attorno ai centri commerciali. 12

Il centro urbano di una città suscita passioni che qualche volta sconfinano negli isterismi. Spesso non si riesce a sommare i progetti, le idee, le diverse visioni. È molto difficile. Mi sono occupato molto di questo problema. La prima cosa che ho fatto per far partire un processo condiviso è stata quella di definire un documento di accordo nel quale elencare le criticità da affrontare e le linee di sviluppo da intraprendere. Su un documento firmato un anno e mezzo fa stiamo cercando la convergenza dei progetti operativi. Tenendo presente che il ritorno su un progetto così articolato non è certo immediato. Quando si cerca un posizionamento su delle scelte strategiche bisogna perseguire il disegno per tre, quattro anni almeno, con tenacia e determinazione. Altrimenti succede come per Bologna: uno spot, una bella mostra. Poi, per alcuni anni, più niente. E l investimento sul quale sono state puntate energie e risorse si perde per strada. Nicola Minelli ha redatto un piano per il centro storico di Perugia. Qui la situazione è diversa: latitano gli investimenti privati e le casse comunali sono prosciugate. Si tratta di fare uno sforzo di fantasia. MINELLI. Lo dico ai perugini: a Perugia si sta muovendo qualcosa. Valorizzare un territorio vuol dire soprattutto capire che il pubblico ed il privato devono lavorare insieme. Una partnership sulla quale, come sistema Paese dobbiamo ancora fare grandi passi in avanti. Ho davanti agli occhi molti esempi sbagliati che hanno portato all ingessamento e non alla liberazione delle risorse. Capita ancora oggi: per spostare un cestino di cinque metri lungo una strada bisogna mettere d accordo cinquanta persone. E interpretare cinquantamila regolamenti... Dobbiamo recuperare responsabilità: lavorare bene, aprirci agli altri per evitare di ingessare la vita delle città. La ricchezza di un territorio è, prima di tutto, quella rappresentata dalle persone. Il compito di chi arriva da fuori per dare consigli è quello di aiutarle a farle lavorare in squadra. Quindi è sulle persone che va fatto il primo investimento. Penso a Barcellona, al progetto Barcellona Activa, un programma nato per attirare investimenti ed imprese nella città catalana. Ma per attrarre investimenti ed imprese, bisogna, prima di tutto, attrarre persone. Persone vuol dire servizi. Si chiama un impresa? L impresa è fatta di persone. Per trasferirmi a lavorare devo trovare servizi per la mia famiglia, aiuti per trovare una casa, opportunità di vita nella città. Servizi, innanzitutto. E spesso se ne parla troppo poco. Dopodiché, a proposito di centro storico, sono moltissime le tematiche sulle quali confrontarsi. Alcune insolite e, in apparenza, anche provocatorie. Una delle idee di città è quella di lavorare sugli odori. Noi abbiamo una concezione degli odori associata ai rifiuti, al degrado, alla pulizia. Trasformiamo gli odori in opportunità. Rivalorizziamo il gusto dell olfatto, che è tra l altro uno dei sensi meno utilizzati. Ci sono città che promuovono i loro odori, che rendono quell esperienza del visitatore unica. Penso MiNelli: Oggi il Comune sta lavorando sul tema della sicurezza, il progetto del marchio e la qualità urbana. Abbiamo avviato una sperimentazione, la prima in Italia, insieme al Collegio Arti e Mestieri e al Comune di Perugia: è un sistema di monitoraggio, di rilevazione dei flussi pedonali. Per 365 giorni all anno, 24 ore su 24, sappiamo quante persone passano e in quali orari, in un determinato punto della città. Abbiamo così un dato scientifico, oggettivo, sul quale confrontarci. 13

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? a Grasse, in Francia. Penso a Dancaster che ha realizzato un percorso degli odori : dal mercato all area ristorativa, agli odori etnici. Lo dico come provocazione, come un ragionamento: magari un punto di debolezza può essere trasformato in un opportunità. Oggi, purtroppo, molti panettieri producono il pane da un altra parte. Io da bambino, quando passavo di fianco al panettiere, sentivo il profumo del pane. Come a casa. E il centro è la casa di tutti... Ma al di là delle provocazioni, c è un metodo condiviso di lavoro? MINELLI. Sul centro storico di Perugia non si parte da zero. C è un seme che è stato piantato. Con il Comune di Perugia, con le associazioni di categoria, con i commercianti e insieme ai residenti, abbiamo sviluppato il progetto integrato del PUC 2. L intento era quello di mettere insieme tutto. E il progetto ha messo tutto insieme: opere pubbliche, edilizia residenziale, attività culturale, sviluppo economico, ecc.ecc. Il piano di marketing urbano è il collante di tutti questi interventi. Sono arrivate anche risorse dalla Regione: circa 400 mila euro, per la realizzazione del piano di marketing urbano. Come vanno usate queste risorse? La sfida è svolgere una funzione da volano, rendere operative azioni di partnership tra pubblico e privato per moltiplicare le risorse e realizzare progetti che rimangano nel tempo. In una logica di sistema. C è tutto il tema delle attività economiche. C è il tema della comunicazione degli eventi. C è il tema dei servizi ai city user, l accessibilità, la sicurezza e la qualità urbana, con dei progetti individuati. Anche questi con l attuazione di momenti partecipativi. Ma chiariamoci: una volta l anno ci si può trovare tutti insieme, come città ampia a discutere di linee generali. Poi c è un altro livello di partecipazione, sui progetti concreti. Ma non possiamo passare la vita a discutere su tutto. Abbiamo discusso molto nella prima fase del marketing urbano. Cosa è nato da questo piano di marketing? Prima di tutto una struttura, un ufficio, che all interno dell amministrazione si occupa con continuità del centro storico. C è un tavolo di coordinamento che si riunisce in modo periodico per fare la sintesi, ora del Puc 2 e in futuro, mi auguro, di altri interventi. A questo tavolo, dove si ragiona dei progetti e in cui nascono poi gruppi di lavoro su temi specifici, siedono la parte politica, i tecnici del Comune, le associazioni di categoria, il rappresentante della Camera di Commercio, dell Università di Perugia e, su invito, in base alle tematiche, altri soggetti vitali per la vita cittadina. Oggi il Comune sta lavorando sul tema della sicurezza, il progetto del marchio e la qualità urbana. Faccio solo un esempio. Quello di una prova sperimentale che abbiamo avviato insieme al Collegio Arti e Mestieri e al Comune di Perugia:è un sistema di monitoraggio, di rilevazione dei flussi pedonali. Per 365 giorni all anno, 24 ore su 24, sappiamo quante persone passano e in quali orari, in un determinato punto della città. Abbiamo così un dato scientifico, oggettivo, sul quale confrontarci. È una sperimentazione, la prima in Italia, che abbiamo sviluppato in partnership con Springboard, una società britannica che lavora per i town centre manager inglesi in tutto il mondo. Questo sistema di rilevazione ci darà dati oggettivi e preziosi per fare delle scelte di politica urbana. Sono fiducioso. Sul centro storico di Perugia si è messo in moto un meccanismo virtuoso che può migliorare con il tempo. Pubblico e privato devono sviluppare la partnership e lavorare meglio insieme. Evitando casi di clamorosa incomunicabilità, come è successo di recente, in un centro nei pressi di Bologna, dove un vigile ha multato un negoziante colpevole di aver messo un albero di Natale davanti il proprio negozio. Si è detto che non va dimenticato che una città e fatta, prima di tutto di persone. Perugia ha tremila anni di storia e un incredibile giacimento culturale. L architetto Michele Bilancia si aggira da oltre trent anni tra questi tesori. È tra i fondatori dell associazione Le radici di pietra. Queste radici sono le mura di Perugia: 3 chilometri di mura etrusche e 15 chilometri di mura medievali. Un unicum che per quanto riguarda le mura etrusche si vuole valorizzare con la grande iniziativa della richiesta di riconoscimento delle mura etrusche di Perugia come patrimonio mondiale dell Unesco. BILANCIA. Se parliamo di strategie e suggerimenti per il centro storico di Perugia, dobbiamo partire da questo. Per vivificare il centro di Perugia, non c è bisogno di un salto eccezionale di invenzione. L eccezionalità di Perugia è nella sua vita quotidiana, spendibile per 365 giorni l anno. Il problema allora è la strategia attraverso la quale mettere in moto riflessioni e ricette come quelle che sono state fin qui proposte. Prima di tutto, direi che ogni città deve guardare dentro se stessa, per capire cosa possiede. Mi verrebbe da dire: guardiamo in soffitta, facciamo una ricognizione nei luoghi dimenticati della nostra casa comune. Ma ancora prima di arrivare alla soffitta, che è obiettivo finale della riscoperta di un luogo, io sostengo che bisogna 14

BilaNcia: Non c è bisogno di eventi eccezionali. Perugia ha una sola grande industria, che è quella della cultura. Le mura etrusche di Perugia sono testimoni uniche ed irripetibili di un mondo che altrove non esiste più. Per questo devono essere candidate dall Unesco a Patrimonio mondiale dell Umanità. È una battaglia culturale, di identità collettiva, per la quale insieme a Radici di pietra, l associazione che abbiamo fondato, deve lottare, in modo convinto tutta la città... guardare all identità di una città. Allora dico che Perugia deve cercare le radici della propria identità. E mettere in piedi un processo virtuoso di conoscenza, fatto di due momenti importanti. Il primo è quello dell orgoglio: una città motivata, abitata da cittadini orgogliosi, nel nostro caso, della peruginità, ha una grande forza e può fare molto di più di qualunque tipo di strategia aziendale. Lo abbiamo visto quando questa nostra città ha messo in piedi il dibattito alto e colto sul destino dell area di Monteluce: un salto nel futuro davanti al quale non ci si può nascondere dietro ad affermazioni come Non so cosa fare, cosa posso toccare. No, è una sfida della città nella quale bisogna sporcarsi le mani con il più alto profilo professionale possibile. Lo dico da tempo: Perugia ha una sola grande industria, che è quella della cultura. Perugia ha l Università, la grande istituzione che da 700 anni traina la città. Perugia ha le mura etrusche figlie di una civiltà sulle quali, insieme a Roma, è nata e cresciuta l identità di tutto il mondo occidentale. Questa è la realtà. Quindi una città capace di recuperare dentro se stessa i valori da mettere in gioco per poterne fare il capitale del futuro. Ci riescono in Finlandia con una nave vichinga, perchè non possiamo riuscirci noi con le mura etrusche? Abbiamo il dovere di andare a guardare dentro il nostro portafoglio per studiare e riscoprire la nostra identità, la ricchezza che ci accompagna da secoli. La città è fatta per la gente. Le mura di questa città, come di qualunque altra città murata, sono come la pelle di una mano, capace di contenere tutta l anima l identità ab origine, ma anche di toccare il nuovo, la Perugia vecchia, la Perugia nuova, l Umbria, l Italia, il mondo... Come valorizzare queste nostre mura? Lo stiamo facendo, con l iniziativa lanciata l 11 dicembre con il forum che si è tenuto al teatro Pavone sulla valorizzazione dei siti archeologici urbani, condotto da Philippe Daverio e al quale hanno partecipato molti eccellenti studiosi e tanti cittadini. Abbiamo candidato le mura di Perugia a sito Unesco come Patrimonio dell Umanità. Le mura etrusche di Perugia rappresentano le ultime vestigia tangibili e vive dell arte costruttiva di un popolo straordinario. Sono la presenza ancora viva e fruibile di un mondo conosciuto soprattutto per le sue necropoli. Qui, da noi, a Perugia, rappresentano invece un monumento ancora perfettamente spendibile nella quotidianità della vita sociale e culturale. Viviamo ancora, tutti i giorni, a contatto con queste mura. Sono sopravvissute all insulto del tempo, alla frammentazione, alla marginalizzazione, alla delocalizzazione. Non sono ruderi inanimati. Vivono. Oltre l oblio che ha invece ammantato tutte le altre undici città storiche della Dodecapoli etrusca. In una parola, le mura etrusche di Perugia sono testimoni uniche ed irripetibili di un mondo che altrove non esiste più. Per questo devono essere candidate dall Unesco a Patrimonio mondiale dell Umanità. È una battaglia culturale, di identità collettiva, per la quale insieme a Radici di pietra, l associazione che abbiamo fondato, deve lottare, in modo convinto tutta la città. Perché possiamo trasmettere al 15

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? mondo una immagine di Perugia di alto profilo, quella di una storia straordinaria, sedimentata nei secoli. Una città privilegiata, orgogliosa della sua vera grande industria, quella della cultura. Che può diventare leva di ricchezza nella gestione di flussi turistici legati non solo ad eventi clou ma gestiti nella quotidianità. Le mura possono identificare la città e darle una visibilità straordinaria in tutto il mondo. Ripeto: la cultura è la leva del nostro sviluppo. Spesso rifletto su quanto Shakespeare con il balcone di Giulietta a Verona abbia reso florida la città di Verona. Le mura di Perugia sono un monumento unico che è vissuto ancora ogni giorno dai cittadini in modo spesso inconsapevole. Dobbiamo prendere coscienza di questo fatto e raccontarlo al mondo. Allora, se la città fosse capace di attrarre l interesse di tutto il mondo, grazie ad un monumento vivo e secolare, anche i segni di interventi moderni e innovativi, come il minimetrò diventerebbero una formidabile attrazione da valorizzare. Il Comune di Perugia ha deciso di istituire un apposito ufficio per affrontare i problemi del centro storico. È un segnale politico forte, di interesse per una tematica che segnerà il futuro della città. Da circa un mese è anche operativo un Tavolo per il Centro Storico, promosso dall amministrazione comunale, del quale fanno parte, insieme alle parti sociali, associazioni di residenti, associazioni di categoria e culturali. Il vicesindaco Nilo Arcudi ha la delega al centro storico. Quali sono le strategie per il prossimo futuro? ARCUDI. Le riflessioni di urbanisti, architetti e ingegneri di così elevata qualità ci consentono di costruire una visione, un percorso di programmazione e di pianificazione anche strategico. Il dibattito sul centro storico è assolutamente centrale in questa fase, non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo occidentale. Alcune dinamiche sono comuni. Ma il centro storico di Perugia ha particolari caratteristiche dalle quali non possiamo prescindere. Ne cito due, su tutte. Il centro storico ha un orografia straordinaria perché ci consente di avere dei panorami unici. Ma questa orografia caratterizza l identità stessa della città ed è collegata al tema della accessibilità nel centro storico. Io invidio molto i miei amici sindaci di Parma, di Lucca. Sono capitato di recente a Ferrara e a Padova. Città con una bellissima pianura che consente ai cittadini di arrivare in centro a piedi o in bicicletta, magari solo per comprare pane e salame. Perugia è diversa. Per arrivare in centro bisogna arrivare a Pian di Massiano per poi prendere il minimetro. Oppure utilizzare l auto e raggiungere i parcheggi. A piedi e in bici, è molto difficile. I vicoli che salgono verso l acropoli di Perugia sono un patrimonio straordinario, i panorami che abbiamo sono unici, ma dobbiamo sempre considerare questa difficoltà di accesso, che non è naturale. Secondo punto: Perugia è una città universitaria, che ha nel centro storico il fulcro della vita di circa 40 mila studenti dell Università italiana e 6-7-8.000 studenti dell Università per Stranieri. Qualunque analisi e qualunque scelta da fare devono partire da questo stato di cose. Con un problema in più: quello del potere e delle risorse a disposizione. In Italia, il potere politico è sfilacciato. E le autonomie locali non sono nelle condizioni di gestire grandi risorse. Abbiamo quindi il dovere di utilizzare bene i pochi denari disponibili. In questi anni, la discussione sul centro storico ha assunto troppo spesso un carattere ideologico e, in qualche modo, è stata poco approfondita rispetto alle reali dinamiche della città. Faccio due esempi. Per anni, si è ripetuto che il centro storico si è spopolato. È falso. Nel Duemila avevamo 9700 residenti. E nel 2008 ne sono stati censiti 10.400. Quindi, in 8 anni i residenti non sono diminuiti ma sono aumentati. Certo, queste cifre vanno lette. E tutti siamo consapevoli che il mutamento è stato straordinario: meno perugini, meno nonni in centro a comprare le paste da Sandri e molti più stranieri, tanti studenti in più. Uno scenario diverso del quale bisogna tener conto: il centro di Perugia non si è spopolato ma è cambiato in modo profondo. Stessa situazione per quanto riguarda il commercio: 671 operatori commerciali nel 2000, 673 nel 2008. Ma dove prima c era la bottega, il fabbro o l artigiano, ora insistono negozi di medie dimensioni e grandi catene internazionali. Una situazione nuova, ma tipica di tutte le città del mondo occidentale. Quindi, per fare delle scelte, dobbiamo partire da 16

questi dati. Certo, non siamo felici che i perugini vivano meno di prima in centro e che tante botteghe artigiane siano scomparse. Come amministrazione comunale abbiamo un compito, da affrontare con pragmatismo: definire quegli assi che ci consentano di invertire una tendenza che è quella del libero mercato degli affitti e del libero mercato delle attività commerciali. Quali sono le iniziative a breve termine? Lavoriamo su quattro o cinque temi-chiave. Il primo è quello della accessibilità. Abbiamo fatto una scelta, senza guerre all ultimo sangue con le associazioni di categoria, che, anzi, hanno avuto grande sensibilità e hanno maturato la consapevolezza di costruire insieme un centro storico più moderno e più europeo: siamo riusciti, insieme, a chiudere il centro storico al traffico, aprendo il centro storico ai cittadini residenti attraverso la Ztl. Alcune cose vanno corrette. Possiamo riaprire un tavolo di confronto per migliorare l accessibilità nel centro storico. Corso Vannucci e Piazza IV Novembre, che sono dei posti tra i più belli al mondo, non possono essere degli spazi occupati, tutto il giorno, dalle auto. Chiuderemo a tutti. E nessuno, dopo il carico e lo scarico delle merci per i negozi, potrà più parcheggiare in Piazza IV Novembre e Corso Vannucci. I veicoli di pubblica utilità potranno transitare ma non fermarsi. Via Baglioni e Piazza Matteotti vivono una situazione inaccettabile. Con le associazioni di categoria miglioreremo la situazione in maniera armonica, graduale e condivisa. Il carico e lo scarico delle merci parte troppo tardi e finisce troppo tardi. Va ridotto in termini di orario: non più alle 10.30, ma alle 9.30. E le regole vanno rispettate. Non è possibile che nel centro storico di Perugia si arrivi alle tre del pomeriggio per scaricare le merci. Poi, il tema della residenza. I residenti che vogliamo hanno una identità precisa: famiglie e giovani coppie. Il Comune, nell ambito del PUC 2, nell ambito del contratto di quartiere, e con scelte fatte negli anni passati, metterà a disposizione intanto partiamo, sono poche 10 nuovi alloggi in via Fratti, recupereremo la Torre degli Sciri, 12 nuovi alloggi per giovani coppie di Perugia, o cittadini, ovviamente, di Perugia, non solo perugini, ma cittadini di Perugia; perché tutti sono cittadini di Perugia, quando vivono a Perugia, hanno residenza a Perugia. Il rischio è che però comprino senza poi vivere nel centro storico... ARCUDI. No, devono vivere a Perugia. Non si potrà né subaffittare né vendere. In via Oberdan, come sapete, c è un asta in corso, altri 12 appartamenti. Saranno 100-150 le nuove coppie che nel giro di pochi mesi potranno venire a vivere nel centro storico. Insieme alla Regione abbiamo costruito un tavolo per riaprire il grande tema della residenza. Partendo da tre elementi: noi abbiamo dei contenitori straordinari, inutilizzati. È vero, il governo ci ha tagliato i fondi ma almeno ci deve consentire di utilizzare al meglio le strutture che abbiamo. Ci sono due ex caserme, due ex aree del demanio, dell esercito, una in Corso Garibaldi, una in Via dei Priori, straordinarie, bellissime, e molto grandi, che ora non sono utilizzate. Riprendiamoci questi contenitori per far rivivere il centro. La proprietà ARCUDI. Non ci nascondiamo: abbiamo bisogno di ordine ed attenzione per questi temi. A partire dalle piccole cose come fioriere e marciapiedi. Per questo è nato l apposito ufficio al decoro urbano. Nelle frazioni di Perugia c è un grande presidio sociale da parte delle associazioni. Il centro, invece, è di tutti e di nessuno. Dovremmo per primi curare gli elementi di decoro. Per questo vogliamo potenziare la raccolta differenziata porta a porta dei rifiuarcudi: Qualunque scelta sul grande museo naturale rappresentato dal centro divide la città. Ma noi abbiamo il dovere di fare delle scelte. Cercando di non fare errori. Ma non scegliere vorrebbe dire arretrare. Forse non avremo la condivisione totale della cittadinanza. Ma accettiamo una sfida che va affrontata nell interesse di tutti. rimarrà dell Esercito. Il Comune è pienamente disponibile a trovare un accordo. Lo abbiamo ripetuto più volte al ministero del Tesoro, che ha bisogno di rivalorizzare gli immobili e fare cassa. Per noi, per la città, è prioritario riportare in centro residenze, servizi e commerci. Il decoro e la sicurezza del centro storico sono nervi scoperti per tutti i cittadini. 17

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? ti. Servirà a rendere il servizio più efficiente ma anche ad eliminare antiestetici cassonetti in vie così belle. La sicurezza è una priorità. L acropoli è ricca di vicoli nei quali è facile nascondersi per spacciare droga. Su questo tema dobbiamo essere molto più decisi e molto più determinati. Guardia di Finanza e Polizia hanno incrementato i controlli. Ma è ovvio che il centro è più sicuro soprattutto se è vivo e ricco di iniziative. Per questo, è molto importante migliorare l illuminazione. Su questo fronte abbiamo fatto molto. In alcune aree del centro storico le luci prima erano accese fino alle due: ora sono in funzione tutta la notte. Ma penso a quanto già detto dall architetto Bilancia: tutte queste iniziative hanno senso se saremo capaci di recuperare una identità, il senso delle radici, la storia millenaria della città della quale dobbiamo avere tutti maggiore consapevolezza. Perugia, con il suo straordinario centro storico, si candida a capitale europea della Cultura. Per questo ha l obbligo di continuare ad offrire proposte culturali di grandissimo livello. Abbiamo ospitato la mostra del Perugino, quella del Pinturicchio, la rassegna su Arnolfo di Cambio. Ora la bellissima mostra su Il teatro del sogno, da Chagall a Fellini. E poi l Università, la Stranieri, il Conservatorio, l Accademia delle Belle Arti. Grandi risorse di cultura per il nostro centro storico. Come la candidatura delle mura etrusche di Perugia a patrimonio mondiale dell Unesco, un grande obiettivo per tutta la città, che abbiamo sposato con forza. Siamo consapevoli, come amministrazione comunale, che le scelte da fare per il centro storico rischiano di essere impopolari e non portano consenso elettorale. Qualunque scelta sul grande museo naturale rappresentato dal centro divide la città. Ma noi abbiamo il dovere di fare delle scelte. Cercando di non fare errori. Ma non scegliere vorrebbe dire arretrare. Forse non avremo la condivisione totale della cittadinanza. Ma accettiamo una sfida che va affrontata nell interesse di tutti. La parola al pubblico, per qualche rapido intervento. ROBERTO BISELLI, residente centro storico, direttore artistico del Teatro di Sacco. Stiamo ragionando su temi enormi. E ho ascoltato con interesse progetti innovativi per il futuro. Ma bisogna anche fare autocritica per capire i processi. Mi chiedo: chi ha abbandonato il centro storico? Io? No, i perugini. Chi ha lasciato le proprie case in centro a dieci, dodici studenti senza controllo, senza igiene, speculando su questi ragazzi? Io? No, i perugini. Partiamo allora da questo. Dalla nostra grave responsabilità storica: quella di aver abban- donato la nostra città a se stessa ed di aver poi chiesto alla politica di risolvere tutti i problemi che abbiamo causato anche noi. Quindi smettiamola di essere ipocriti! Smettiamo di non affrontare mai il problema che è fondamentalmente il problema della nostra città. La democrazia non funziona se non è partecipativa. In questo chiamo in causa anche i commercianti. Il centro storico di Perugia era il salotto della città, e di fatto era anche il luogo dove tutti si incontravano. La Fiera dei Morti non a caso avveniva qui. Che è successo? Che i primi a non avere consapevolezza del fatto che il centro storico è il centro commerciale della città sono stati i commercianti stessi. Non è stato colto il cambiamento in atto rappresentato dai grandi centri commerciali. Per quanto mi riguarda, molte volte, in discussioni come questa, ho proposto di rilanciare il grande centro commerciale e culturale rappresentato dal centro storico. Perugia ha una unicità che nessun centro commerciale può offrire. Piuttosto che vedere famiglie disperate che passano la domenica pomeriggio in questi contenitori vuoti, allucinanti e deliranti, il centro storico, con i commercianti in primis, dovrebbe capire che la domenica pomeriggio è il giorno fondamentale di apertura, gestione e rilancio di iniziative culturali e spettacoli. Apriamo i negozi la domenica. La gente si riporta in centro con una potente e coraggiosa operazione di marketing. Allora, dobbiamo dircelo: in questo, la città ha completamente fallito. C è un fatto, emerso nel recente Think Tanks di Todi che mi ha molto colpito. Uno degli oratori, esperto in Comunicazione, ha spiegato a me, perugino, con tutti i pregiudizi di un perugino, che la cosa italiana più visionata, all Expo mondiale di Shangai 2010 è stata il minimetrò di Perugia. Ogni giorno 80 mila visitatori! I cinesi erano incuriositi da questo giocattolino vero, che entrava in una vera città. Allora, al di là delle scelte, qual è stato il problema? La mancanza di un marketing intorno al minimetrò, che non è stato fatto vivere in maniera intelligente rispetto alla città. Tutti abbiamo pensato, sognando: Ah, la filovia... Ah, se potessi.... Ma quando si fa una cosa bisogna anche saperla vendere. E se i commercianti non sanno vendere i loro prodotti, non funziona il meccanismo. Allora, qualche domanda dobbiamo farcela tutti. Sia chiaro: senza partecipazione, il centro storico non lo rilanciamo. Senza nuove strategie operative, senza la vivibilità, il centro chiuderà i battenti. Se i perugini non dicono, per primi, a se stessi: l abbiamo ammazzata noi Perugia... Perché, scusate, vorrei anche sapere: chi ha concesso la possibilità che in Piazza IV Novembre ci fossero tre spacciatori di alcol uno vicino all altro? Poi ci lamentiamo che ci sono 5 mila studenti in giro, che urinano dap- 18