Nuove regole sulle informazioni di carattere non finanziario

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Nuove regole sulle informazioni di carattere non finanziario di Paola Pedotti (*) Il recepimento a livello nazionale della nuova Direttiva sulle comunicazioni di informazioni di carattere non finanziario e informazioni sulla diversità. Premessa Per i 27 Paesi membri dell Unione il termine ultimo di recepimento della Direttiva sulle non financial information, la c.d. Direttiva Barnier, è fissato al 6 dicembre 2016. La Direttiva entrerà in vigore il 1 gennaio 2017, ed interesserà obbligatoriamente le imprese (enti di interesse pubblico) con più di 500 dipendenti in media nel corso dell esercizio finanziario 2017 che abbiano superato anche uno tra i due seguenti parametri del proprio bilancio consolidato: 20 milioni di euro di totale attivo da stato patrimoniale, o 40 milioni di euro da ricavi netti delle vendite. La commissione, nel presentare il testo della Direttiva, ha svolto una serie di analisi e valutazioni che hanno individuato due aree problematiche più significative: la prima rappresentata dalla accresciuta attenzione verso la trasparenza delle aziende e dalla richiesta di maggiori informazioni di carattere non finanziario, legate al fatto che a fronte di circa 42.000 grandi imprese a livello europeo, solo circa 2.500 comunicano attualmente informazioni di questo tipo; la seconda, legata al fatto che spesso le informazioni presentate non sono rilevanti, accurate e tempestive. In particolare per gli aspetti legati alle politiche applicate alla gestione dei rischi, al rispetto dei diritti umani e alle politiche anti- corruzione. La Legge 9 luglio 2015, n. 114 ha delegato il Governo al recepimento delle Direttive europee e all attuazione di altri atti dell Unione Europea. Si ricorda che la Direttiva della Presidenza Del Consiglio del 2013 ha imposto il divieto al gold plating, inteso nella assicurazione di un livello minimo di regolazione previsto dalle Direttive europee, vietando invece l introduzione di requisiti, standard od obblighi non strettamente necessari per l attuazione delle Direttive stesse, o volti ad estenderne l ambito applicativo. Conseguentemente il Ministero dell Economia ha avviato una prima fase di consultazione nel mese di giugno scorso, per comprendere gli orientamenti del mercato al fine di assumere quelle policy che avrebbero costituito il fondamento delle scelte che, successivamente, si sono poi concretizzate in una proposta di Decreto legislativo. In una seconda fase di consultazione, conclusasi a fine settembre, il Ministero ha richiesto commenti sul testo proposto. Ad ottobre è stato quindi presentato un testo alle Camere che ha recepito molti dei suggerimenti ricevuti dai soggetti che hanno risposto alla consultazione, e che si è concretizzato nel D.Lgs. n. 254, approvato il 30 dicembre 2016 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 gennaio 2017. In questo breve contributo ne esamineremo gli elementi fondamentali. Gli elementi fondamentali del Decreto Il Decreto si sviluppa prendendo in considerazione alcuni aspetti fondamentali, di seguito esaminati. Il contenuto della dichiarazione Come descritto all art. 3 la dichiarazione ha la finalità di fornire elementi utili al mercato per comprendere l attività dell impresa, o del gruppo, il suo andamento, i suoi risultati e l impatto che la sua attività ha prodotto su diversi contesti: in tema ambientale; in tema sociale; in tema di gestione del personale; Nota: (*) Senior manager - BDO Italia S.p.A. 44 Amministrazione & Finanza n. 4/2017

in materia di rispetto di diritti umani; in materia di lotta alla corruzione, sia attiva che passiva. L art. 3, precisando l ambito degli argomenti da includere, stabilisce che essi andranno dettagliati nella misura necessaria a consentire una migliore conoscenza dell impresa agli stakeholder, che fornisca loro una visione più integrata e realistica dell impresa, in modo che questa possa essere meglio valutata e compresa. L attenzione è posta in particolare (i) sulla sostenibilità del modello aziendale; (ii) sui rischi, diversi da quelli finanziari, che sono connessi a tale modello, e sulla loro gestione in modo che dall accresciuta informazione possano derivare conseguenze positive nel processo di allocazione dei capitali, come ampiamente descritto nella analisi tecnico- normativa di accompagnamento al Decreto. L art. 3 tuttavia stabilisce, al comma 2, le informazioni minime che devono essere fornite, che devono riguardare: a) l utilizzo di risorse energetiche, distinguendo tra quelle prodotte da fonti rinnovabili e non rinnovabili, e l impiego di risorse idriche. In questa categoria di informazioni si possono includere quelle inerenti i dati sull inquinamento atmosferico, l utilizzo del territorio e dei materiali; b) le emissioni di gas ad effetto serra e le emissioni inquinanti in atmosfera. Si ricorda a tal proposito che la fondazione OIC ha emesso il principio OIC 8 che ha l obiettivo di definire i criteri per la rilevazione contabile, la classificazione e la valutazione delle quote di emissione di gas ad effetto serra nel bilancio d esercizio, nonché l informativa da presentare nella nota integrativa. il principio contabile disciplina il trattamento contabile delle quote di emissione distinguendo tra società che rientrano nella disciplina per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e società trader; c) l impatto anche a medio termine, sull ambiente nonché sulla salute e la sicurezza, associato ai fattori di rischio, generati o subiti dall azienda, che derivano all azienda dalla sua attività, o ad altri fattori di rischio, se rilevanti, di tipo ambientale o sanitario; d) aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale, incluse le azioni poste in essere per Gli standard riconosciuti a livello internazionale e che rappresentano in tema di informativa non finanziaria sono l International Integrated (IR) Framework e le Sustainability Guidelines. garantire la parità di genere, una descrizione delle misure volte ad attuare le convenzioni di organizzazioni internazionali e sovranazionali in materia, e la descrizione delle modalità con cui l azienda dialoga con le parti sociali. Tra queste informazioni si possono includere quelle inerenti le condizioni lavorative, il rispetto del diritto dei lavoratori ad essere informati e consultati, il rispetto dei diritti sindacali e tutto ciò che riguarda la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro; e) il rispetto dei diritti umani, le misure adottate per prevenire violazioni di tali diritti, e le azioni poste in essere per impedire atteggiamenti ed azioni discriminatori. L ambito trattato riguarda il rapporto con le comunità locali presenti sul territorio in cui opera l azienda, e le azioni intraprese per tutelare gli interessi di queste comunità e promuoverne lo sviluppo; f) lotta contro la corruzione, sia attiva che passiva, fornendo delle indicazioni sugli strumenti adottati per la prevenzione. Il termine utilizzato nel Decreto, la parola almeno, lascia intendere che alla società che redige l informativa sia lasciato un margine di discrezionalità con riguardo alla opportunità di ampliare gli ambiti trattati, qualora alcuni di essi risultino rilevanti ai fini di una piena comprensione dell azienda. Il modello organizzativo adottato Sempre l art. 3 del Decreto, richiede la descrizione del modello aziendale adottato. Questo elemento presenta alcuni aspetti di differenza rispetto al testo della Direttiva comunitaria, dove all art. 1, punto 1), lett. a), è richiesta solo una breve descrizione del modello aziendale di impresa. La dichiarazione prevista dal Decreto deve invece contenere una descrizione del modello aziendale adottato dall impresa per gestire ed organizzare le attività inerenti le politiche praticate e la gestione dei rischi - generati o subiti, pertanto sembrerebbe prevedere un livello di disclosure più esteso. A livello internazionale si ricorda che il modello riconosciuto per la gestione dei rischi è rappresentato dal CoSo, che può essere utilmente applicato ai rischi legati ad aspetti non finanziari. Amministrazione & Finanza n. 4/2017 45

La metodologia adottata per l informazione nonfinanziaria Gli standard riconosciuti a livello internazionale e che rappresentano, al momento attuale, il riferimento in tema di informativa non finanziaria sono l International Integrated (IR) Framework emesso dall International Integrated Council elesustainability Guidelines emesse dalla Global Initiative. A livello nazionale un utile riferimento è rappresentato dai principi di redazione del bilancio sociale GBS 2013 predisposti dal Gruppo di Studio G.B.S. I modelli proposti contengono alcuni elementi di diversità, ma tutti sono riconosciuti come adeguati in egual misura a fornire l informativa non finanziaria. Ad esempio il modello dell IR identifica i capitali rilevanti dell impresa e definisce gli elementi che vanno rappresentati nel modello organizzativo. I capitali identificati da questo modello sono di tipo finanziario, produttivo, intellettuale, umano, sociale e relazionale e naturale; gli elementi chiave del modello sono quattro, e sono gli input (ovvero quei fattori che influiscono sulla capacità di creare valore nel tempo, indipendentemente dal fatto che i capitali da cui derivano appartengano all azienda), gli output (devono essere descritti i prodotti o i servizi chiave dell azienda a cui il modello si riferisce), le attività di business (le principali attività dell impresa, evidenziando come essa si distingua sul mercato, e mediante quali elementi, se il modello organizzativo è influenzato dal fatto che ci sia la possibilità di generare profitto oltre alla vendita del prodotto o del servizio), e gli impatti generati dall azienda, suddivisi in impatti interni ed esterni, positivi e negativi. Il modello presentato dalla Global Initiative non indentifica un modello di organizzazione, ma gli elementi indispensabili che l organizzazione deve avere, ad esempio la necessità di contenere una dichiarazione del vertice della azienda sulla importanza della sostenibilità per la stessa, e la strategia adottata, la descrizione degli impatti economici, ambientali e sociali, la descrizione dei principali rischi e opportunità relativamente alla sostenibilità, una descrizione dei processi adottati per perseguire gli obiettivi strategici stabiliti, e una sintetica descrizione dei meccanismi di governance adottati per presidiare i rischi. Questo modello in particolare sembra Il Decreto consente all impresa di adottare una metodologia autonoma: essoandràperòinogni caso descritto. quello che è stato preso a maggior riferimento nella stesura dell articolo del Decreto in esame. Tutti i modelli presentati si traducono nella misurazione di indicatori di prestazioni di carattere non finanziario, anche detti nella prassi key performance indicators. È importante quindi che vengano identificati quegli indicatori che possono fornire la rappresentazione veritiera dell azienda e che, come richiesto dal Decreto, possano essere coerentemente misurati con continuità nel tempo, e raffrontati tra periodi diversi. Si possono identificare indicatori di scenario atti a rappresentare il contesto esterno di riferimento all azienda, degli indicatori di input, cioè di quantificazione delle risorse impiegate nelle attività, degli indicatori di attività che quantifichino i volumi delle attività e dei servizi realizzati e che possono servire per monitorare nel tempo il livello di avanzamento degli obiettivi, indicatori di output che misurare i risultati prodotti dalla attività e indicatori di misurazione degli impatti sull esterno, sia in forma diretta che indiretta, derivanti dalla propria attività. Il Decreto tuttavia non si limita a rinviare alle prassi consolidate, ma consente alle imprese, al comma 3 dell art. 3, di adottare una metodologia autonoma, che come si dirà ne seguito, non deve rappresentare un ulteriore modello, ma una integrazione dei modelli noti in maniera da dare una rappresentazione adeguata e sufficiente dell attività svolta. Qualsiasi sia il metodo adottato dalla impresa, esso andrà descritto. Le esenzioni L art. 6 del Decreto prevede, per i soggetti che presentano sia un bilancio individuale che un bilancio consolidato, di fornire l informativa non finanziaria solo a livello consolidato. I soggetti che possono fruire di tale esenzione sono costituiti dalle società ricomprese in altre società madri a loro volta soggette agli stessi obblighi previsti dall art. 3, ovvero da società ricomprese da società madri di altri Paesi della Unione che siano sottoposti agli obblighi della Direttiva 95. Sulla base dei dati a disposizione del Governo, le società che, per valori di bilancio e numero di dipendenti sulla base dei dati desunti dai bilanci relativi agli esercizi finanziari 2014 46 Amministrazione & Finanza n. 4/2017

dovrebbero essere soggette ai nuovi obblighi di informativa ammontano a 157 società i cui titoli sono negoziati in mercati regolamentati, 81 banche e 10 compagnie assicurative. Il Decreto prevede, per i soggetti che presentano sia un bilancio individuale che un bilancio consolidato, di fornire l informativa non finanziaria solo a livello consolidato. La dichiarazione volontaria Il Decreto prevede, a differenza della Direttiva europea, la possibilità per soggetti diversi di predisporre volontariamente la dichiarazione. L art. 7 infatti introduce la facoltà, per quei soggetti che, pur non avendo i requisiti quantitativi indicati dall art. 1, decidano di fornire l informazione non finanziaria, di apporre alla stessa il visto di conformità al Decreto, e alla Direttiva. L attestazione del revisore L obbligo di attestazione della dichiarazione da parte di un revisore o società di revisione, differisce da quanto indicato a livello europeo nella Direttiva 95. Infatti, l art. 3 al comma 10 richiede al revisore sia di verificare la predisposizione della dichiarazione così come richiesto dalla Direttiva 95, ma aggiunge poi un ulteriore onere in capo al revisore, il quale deve rilasciare una relazione, separata da quella sul bilancio contenente il giudizio previsto dall art. 14 del D.Lgs. n. 39/2010, circa la conformità delle informazioni fornite rispetto a quanto richiesto dal Decreto. Poiché, si legge nella relazione tecnica di accompagnamento al Decreto, l intervento del revisore sulla informativa non finanziaria, è stato valutato necessario affinché risulti credibile e affidabile il contenuto delle relazioni presentate, esso è stato previsto anche alle dichiarazioni presentate in forma volontaria, fatta deroga se il mancato assoggettamento all attestazione risulti in modo esplicito sia nella intestazione che al suo interno, l azienda non abbia i parametri quantitativi indicati dall art. 1. Il regime di pubblicità della dichiarazione Successivamente al momento di approvazione da parte dell organo amministrativo, entro i medesimi termini di approvazione del bilancio, la dichiarazione dovrà essere pubblicata, secondo quanto indicato dall art. 5 del Decreto, dalla società sul proprio sito internet, e presso il registro delle imprese, insieme alla relazione sulla gestione, nel caso in cui non ne costituisca una parte integrante. Lo stesso trattamento è previsto per la dichiarazione consolidata di carattere non finanziario. Sul momento della pubblicazione, a seguito di alcuni commenti ricevuti, la norma proposta precisa che la dichiarazione deve essere pubblicata contestualmente alla data di pubblicazione del bilancio, o come paragrafo della relazione sulla gestione o in un documento autonomo. Il regime sanzionatorio Il Decreto proposto delinea un regime sanzionatorio rivolto agli amministratori ed ai soggetti componenti gli organi di controllo nei casi di mancata o erronea predisposizione, di presentazione di dichiarazioni non conformi alla norma, di falsa dichiarazione o di omissione di fatti rilevanti. Più dettagliatamente, per gli amministratori delle grandi imprese la sanzione prevista in caso di omissione di deposito della dichiarazione è compresa tra i 20.000 ed i 100.000 euro. La sanzione, ridotta della metà, si applica anche agli amministratori delle società che volontariamente aderiscono alla dichiarazione per l omissione di attestazione di conformità alla norma. La medesima sanzione è prevista nei casi in cui la dichiarazione è redatta in maniera non conforme alla norma; essa si applica sia per gli amministratori che ai componenti dell organo di controllo. Se invece la dichiarazione presentata e depositata presso il registro delle imprese dovesse contenere fatti non rispondenti al vero, ovvero omettesse alcuni degli elementi obbligatori richiesti dall art. 3, la sanzione è compresa tra i 50.000 ed i 150.000 euro. Il revisore della grande impresa è anch esso passibile di una sanzione amministrativa, nel caso in cui omettesse di verificare che sia stata predisposta la dichiarazione, come richiesto dall art. 3, comma 20, del Decreto legislativo. La sanzione in questi casi è prevista tra i 20.000 ed i 50.000 euro. La sanzione aumenta invece, se ha omesso di effettuare l attestazione di conformità, distinta dalla relazione sul bilancio, e passa ad un range compreso tra i 20.000 ed i 100.000 euro. Amministrazione & Finanza n. 4/2017 47

Il processo di sanzionamento, secondo quanto indicato dal comma 6 dell art. 8, dovrebbe essere di competenza della Consob. Gli aspetti critici emersi durante la consultazione del MEF Complessivamente sono stati ricevuti settanta contributi, cosi suddivisi: 12 ricevuti da imprese o loro associazioni rappresentative; 14 ricevuti da soggetti operanti nel settore finanziario o loro associazioni rappresentative; 4 ricevute da soggetti appartenenti alla professione contabile e associazioni di categoria; 28 da soggetti portatori di interesse verso l informativa non finanziaria; 5 dal mondo accademico; 1 da soggetti pubblici; 2 da privati cittadini; 4 da organizzazioni sindacali. Si veda in sintesi il contenuto delle risposte sui temi più critici evidenziati nel precedente paragrafo. L ambito di applicazione, il contenuto della dichiarazione e le esenzioni Alcuni operatori hanno espresso delle perplessità sulla complessità ed onerosità delle informazioni richieste, indicate nell art. 3 ed in particolare nel comma 2: il costo dell impresa infatti non è solo legata alla produzione del reporting, ma è legato all adozione del modello organizzativo aziendale richiesto per produrla. L art. 3 stabilisce un contenuto minimo ( almeno ) di 5 punti; anche nel caso di adozione volontaria della dichiarazione, la valutazione di conformità del contenuto può essere mediata solo tenendo conto delle dimensioni in termini di numero di dipendenti, valori di bilancio e svolgimento o meno di attività transfrontaliera, secondo criteri di proporzionalità in modo da garantire comunque la comprensione dell attività dell impresa, ma non in termini riduttivi. Il Decreto prevede l esonero a fornire le informazioni ai soli casi di grave rischio di compromissione della posizione commerciale dell entità. La norma proposta inoltre prevede che sia fornita o l informativa di adesione o, sulla mancata adesione (comply or explain) per quegli ambiti a loro non applicabili. Nel rispetto dei divieti del gold plating, il Ministero ha esteso al massimo la possibilità di adesione ad altri soggetti che, su base volontaria, decidano di predisporre la dichiarazione di carattere non finanziario, al fine di incrementare il valore dell impresa, la sua reputazione e la fiducia del mercato. Questa scelta, si legge nell analisi di impatto della regolamentazione, allegata alla bozza di Decreto, contempera due diverse esigenze: da un lato non estende alla generalità delle società di più piccole dimensioni obblighi che il legislatore europeo non ha previsto per esse e dall altro lato favorisce ed incentiva alla rendicontazione quelle imprese che ritengono gli obblighi di divulgativa della informazione non finanziaria come uno strumento di creazione di valore. Non si è inteso soddisfare la richiesta di alcuni soggetti di estendere l ambito di applicazione ad imprese di medie dimensioni che intrattengano operazioni con aziende appartenenti a economie in via di sviluppo oppure operino in settori produttivi ad elevato rischio ambientale e sociale. Il modello organizzativo adottato per la gestione dei rischi Per quanto riguarda i rischi oggetto della dichiarazione, diversi da quelli finanziari, sono quelli connessi al modello di organizzazione e di gestione adottato, in particolare rivolto alle misure di prevenzione e riduzione degli stessi per consentire al mercato, attraverso l accresciuta informazione, di avere conseguenze positive nell allocazione di capitale e di investimento. I commenti degli intervenuti si sono riferiti alla difficoltà a descrivere sia i rischi generati che quelli subiti, ritenuti prevalenti, sia alla soggettività nella valutazione della rilevanza per le imprese destinatarie della norma. Il modello di rendicontazione Molti soggetti hanno richiesto, ed ottenuto una modifica al testo proposto, che prevedesse il riferimento agli standard, e alle linee guida, emanati da autorevoli organismi sovranazionali, internazionali o nazionali di natura pubblica o privata, così rinviando sia agli standard riconosciuti a livello internazionale che abbiamo prima richiamato che a quelli rilasciati da organismi nazionali. 48 Amministrazione & Finanza n. 4/2017

Tutti i soggetti ritengono indispensabile garantire la comparazione con informazioni di altre imprese, e per questo hanno mosso delle critiche all introduzione di una metodologia autonoma di rendicontazione. Recependo tali suggerimenti, la relazione di accompagnamento al testo precisa che la metodologia autonoma è rappresentata dall insieme composito dì standard di rendicontazione e criteri, principi ed indicatori di prestazione integrativi agli standard e funzionali ad adempiere agli obblighi di informativa non finanziaria e che possono costituire un modello di riferimento a cui le imprese destinatarie del provvedimento potranno uniformarsi al fine di predisporre l informativa non finanziaria, questo al fine di impedire l utilizzo di metodologie non comparabili e non verificabili. Amministrazione & Finanza n. 4/2017 49