NUOVI MODELLI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE PER LE PMI Prof. Avv. Marco Tupponi (Università di Bologna e Macerata) per le PMI. In che modo possiamo intendere Nuovi modelli d internazionalizzazione A) Nuovi modelli nel senso di nuovi Paesi che da qualche anno si affacciano Oppure sulla ribalta mondiale del Commercio Internazionale. B) Nuovi modelli nel senso che sia in astratto che in concreto si sono definiti dei parametri diversi per internazionalizzarsi. Rispondendo al punto A) se si prendono come esempio i Paesi emergenti sono certamente nuovi modelli, ma non certamente possibili da imitare, almeno per i Paesi Occidentali ad economia avanzata, ma solo da conoscere, da studiare, da approfondire per trovare alleanze e fonti di crescita e di sbocco rispetto alla produzione occidentale. Non penso che Cina ed India, (ma lo stesso discorso lo si potrebbe fare per Brasile, Russia od Indonesia) per dire due potenze emergenti, possano essere modelli a cui ispirarsi o peggio ancora da imitare.
La Cina è ancora sottoposta ad un regime dittatoriale e dirigistico nonostante le note aperture economiche volute negli anni 80 dal Piccolo Timoniere Teng Xiao Ping coniugando comunismo e attività privata d impresa nel senso pragmatico ed unilaterale di scopo di lucro. L India, pur essendo la più grande democrazia al mondo, ha un tessuto sociale che per noi occidentali è improponibile. D altra parte con riferimento al punto B) non credo che i modelli economici siano tout court esportabili perché troppo legati ad un territorio, ad una cultura, ad una storia, credo, invece, che essi si debbano conoscere per integrarsi da ogni punto di vista compreso quello giuridico che è il terreno su cui andrò a tracciare questo mio breve contributo. Spesso le PMI non si lanciano, come, invece, dovrebbero fare, in modo strutturato sui mercati esteri, ma utilizzano solo con una politica del mordi e fuggi o come sub fornitori di Società estere più grandi. Ed alla domanda perché usano questa strategia altrettanto spesso ci si sente rispondere perché la conoscenza del Paese dove si esporta non è sufficiente e la paura di radicarsi anche in un altra parte del mondo che non sia l Italia, oltre lo sforzo economico, le sovrasta.
Quindi compito di tutti noi è comunicare nozioni che permettano ai Piccoli e Medi Imprenditori di sentirsi protetti nell andare verso l estero. Cercare di far comprendere, ognuno nel proprio ramo di attività, noi giuristi per la parte giuridica, che il mondo è diverso, ma nello stesso tempo, oramai da svariati decenni, si sta tentando, anche a livello concettuale, di fare delle integrazioni tra i vari modelli. Gli sforzi sia comunitari che extra UE (penso, ad esempio, al ruolo svolto dalla ICC di Parigi cioè dalla Camera di Commercio Internazionale, dall UNCITRAL cioè dalla Commissione presso l ONU volta ad uniformare il diritto privato, dall UNIDROIT cioè all Istituto, che ha sede a Roma, teso anch esso a dare un omogeneità al diritto privato e che nel 1995 ha emanato i Principi dei Contratti del Commercio Internazionale, od ancora al WTO cioè all Organizzazione Mondiale del Commercio) che si stanno compiendo per omogeneizzare il Diritto del Commercio Internazionale sono e saranno sempre più alla base di una ricerca di uniformità. E sempre più giunto il tempo delle integrazioni tra common law e civil law non arroccandosi sulle differenze (tra le tante, per esempio, il modo di concludere un contratto od il meccanismo di trasferimento dello proprietà), ma sulle similitudini.
Si pensi, storicamente, all importanza che il diritto romano ha avuto per entrambi i Sistemi Giuridici. - la mentalità e l ottica processuale di produzione del diritto per il common law; - il dogmatismo giustinianeo per il Code Napoleon od il BGB tedesco. Una strategia vincente è quella di creare alleanze internazionali tra imprese cercando di comprendere i mercati non solo per conquistarne di nuovi, ma per globalizzare il Commercio con regole comuni di comportamento sia nella sfera dell etica che del diritto. Si hanno già svariati esempi a tal proposito: il principio di correttezza, che nel nostro codice è definito all art. 1175, è un principio universale. Tanto per fare dei paralleli internazionali ne parla, per esempio, l inizio di ogni schema contrattuale predisposto dalla ICC di Parigi e ne parlano anche all art. 1.7 dei Principi UNIDROIT. Oppure in tema di trattative che, se sfociano in un affidamento per una delle due parti e vengono abbandonate in modo valutato scorretto, potrebbero essere foriere di una responsabilità precontrattuale o per violazione delle trattative (per esempio arbitrato tra Alitalia e KLM di qualche anno fa).
Non ci dobbiamo appiattire, e lo dico soprattutto alle PMI (in fondo i BIC sono anche un incubatoio), su sistemi giuridici o contrattuali altrui, ma dobbiamo usare i temi dell innovazione e della ricerca, se non è possibile usare quelli della finanza per la dimensione ridotta delle nostre imprese ed anche i principi che il diritto internazionale dei contratti ci offre (si pensi al Principio Universale di Autonomia Contrattuale), per creare situazioni contrattuali differenti rispetto agli schemi standard offerti dalle Multinazionali.. Ogni Paese dovrebbe sforzarsi, ed in questo ambito certamente l Italia giuridicamente è all avanguardia, ad accogliere e capire le diversità presenti negli altri Paesi (si pensi, per quanto riguarda l Italia, alla riforma del 95 in tema di diritto internazionale privato, che sollecita il giudice ed il nostro ordinamento più in generale, ad applicare, in quanto compatibili, i sistemi giuridici altrui, oppure, ancora, la recente riforma delle Società che, in tema di Organismi societari, accoglie, così da poterli usare in alternativa, oltre il sistema tradizionale già presente nel nostro codice civile, sia il sistema monistico di origine anglosassone, che quello dualistico di origine tedesca. Riprendendo un argomento di cui ho già accennato all inizio di questo mio intervento vorrei sottolineare la necessità che tutti noi, che assistiamo, a vario titolo, sia come consulenti privati che come enti pubblici le PMI nelle loro sfide sul
mercato globale, abbiamo e cioè offrire conoscenze specifiche alle singole imprese per non temere la così detta globalizzazione. Tra tutte le informazioni ne accenno ad una che mi sta particolarmente a cuore: i finanziamenti alle PMI che i Paesi dell Est appena entrati nell UE riceveranno da Bruxelles in quanto zone disagiate (utilizzando uno schema italiano la Legge 488 per l Obiettivo 1). Occhio a questo mare di danaro che tutti possono intercettare in quanto si parla di PMI per esempio di diritto Polacco, Ungherese, Ceco ecc. ma per costituire una Società in questi Paesi non necessita più avere anche un Partner cittadino locale si possono costituire società a totale capitale italiano, ma di diritto straniero e come tale possibili beneficiarie del finanziamento. E questi Paesi non pagano lo scotto della troppa lontananza come per esempio la Cina o l India. Concludendo questa mia breve chiacchierata le nostre Istituzioni, gli Enti Privata, i Consulenti, il mondo delle Imprese si sforzino sempre più di capire il mondo non solo per commercializzare puramente e semplicemente i propri prodotti, ma anche e soprattutto per creare una strategia sui mercati. E questo come sarà possibile? Stringendo alleanze cioè trovando dei Partners in loco con cui creare Joint Ventures per aggredire quei mercati!!!
Il vecchio detto che una società si deve costituire tra un numero dispari di soci inferiore a tre è una sonora stupidaggine in tema di internazionalizzazione perché il futuro, anche delle PMI, potrà essere roseo solo tramite alleanze. Grazie!!! Marco Tupponi E mail: tupponi@commercioestero.net tupponi@studiotupponi.it