La gestione dell eterogeneità. Problema? o Risorsa?!? come problema (approccio lineare o clinico) come risorsa (approccio globale)



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La gestione dell eterogeneità Problema? o Risorsa?!? come problema (approccio lineare o clinico) diagnosi e interventi individuali come risorsa (approccio globale) organizzare contesti di apprendimento che valorizzano le eterogeneità Il ruolo dell insegnante conoscere e far conoscere le eterogeneità del contesto pianificare contesti di apprendimento fondati sulle interazioni tra pari osservare e riflettere sui processi ri-orientare e ri-progettare contesti di apprendimento valorizzare le eterogeneità come risorse per l apprendimento

Definizione 1 Il Cooperative Learning è una specifica modalità di insegnamento/apprendimento di gruppo, centrata sulle interazioni studenti-studenti. Si può definire sinteticamente come un insieme di tecniche di conduzione della classe nelle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi eterogenei, caratterizzati al loro interno da una forte interdipendenza positiva tra i membri e da un alto senso di responsabilità individuale. 1 Tratto da: COMOGLIO M., CARDOSO M. A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning, LAS, 1996 COMOGLIO M., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative Learning, LAS, 1998

Capacità = essere potenziale Mediazione di conoscenze (sapere) e abilità (saper fare) Competenza = essere attuale Strategie didattiche: a. Esempio b. Esercizio c. Insegnamento/apprendimento personalizzato Tratto da: Raccomandazioni per l attuazione delle Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Primaria

Definizioni 2 Capacità. Per capacità si intende una potenzialità e una propensione dell essere umano, nel nostro caso del fanciullo, a fare, pensare, agire in un certo modo. Riguarda ciò che una persona può fare, pensare e agire, senza per questo aver già trasformato questa sua possibilità (poter essere) in una sua realtà (essere). Competenza. Indicano quello che siamo effettivamente in grado di fare, pensare e agire, adesso, nell unità della nostra persona, dinanzi all unità complessa dei problemi e delle situazioni di un certo tipo (professionali e non professionali) che siamo chiamati ad affrontare e risolvere in un determinato contesto. Mentre le capacità esprimono la forma del nostro essere potenziale, le competenze manifestano, quindi, quella del nostro essere attuale, nelle diverse contingenze date. Conoscenze e abilità. Le conoscenze sono il prodotto dell attività teoretica dell uomo. Riguardano, quindi, il sapere. Le abilità si riferiscono al saper fare. Nella scuola, le capacità personali degli allievi, grazie alla mediazione delle conoscenze e delle abilità, riunite negli «obiettivi specifici di apprendimento», diventano loro competenze personali. Strategie didattiche. Il passaggio dalle capacità alle competenze avviene attraverso tre strategie didattiche. La prima è quella dell esempio. Servono docenti che testimoniano su se stessi come, attraverso il continuo incontro personale con le conoscenze e con le abilità disciplinari prodotte dalla ricerca scientifica, si mobilitano tutte le proprie capacità e le si trasformano in competenze umane e professionali. L esempio, inoltre, se vale nel rapporto docente allievo, vale anche in quello tra allievo più esperto ed allievo principiante, accreditando così, per l apprendimento, l efficacia di tutte le forme di peer education e di cooperative learning 3. La seconda strategia è il correlato soggettivo dell esempio: l esercizio. L esempio oggettivo del docente (o dell allievo più esperto) diventa occasione, per l alunno principiante, di apprendere il valore dell esercizio personale se vuole impadronirsi delle conoscenze e delle abilità che egli vede già in azione come competenze nelle persone di cui ha potuto apprezzare l esempio. La terza strategia è quella dell insegnamento e dell apprendimento. Si possono insegnare, come è noto, solo principi, regole, concetti, idee: qualcosa di «intellettuale». L esperienza personale è non insegnabile per definizione: si può e si deve soltanto testimoniare. Nessuno può, tuttavia, insegnare qualcosa che non sia una sua conoscenza personale. Analogamente nessuno può imparare qualcosa che, tuttavia, non abbia trasformato a sua volta in conoscenza personale. Se non si personalizza, anche la padronanza di tutte le informazioni e le tecniche possibili, infatti, non è in alcun modo apprendimento significativo. Dal che si conferma che le conoscenze e le abilità o diventano personali e così aiutano a concretizzare le proprie capacità in competenze, oppure restano qualcosa di meccanico ed astratto che non perfeziona e matura la personalità di ciascuno. Gli «obiettivi specifici di apprendimento» indicano le conoscenze (il sapere) e le abilità (il saper fare) da organizzare in attività educative e didattiche volte alla concreta e circostanziata promozione delle competenze finali degli allievi a partire dalle loro capacità. 2 Tratto da: Raccomandazioni per l attuazione delle Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Primaria 3 Nelle pratiche della peer education e del cooperative learning i tutelati non solo non sviluppano nei confronti dei loro compagni riconosciuti più competenti alcuna dipendenza cognitiva, ma traggono molto profitto dalle spiegazioni. I tutori, per converso, non perdono tempo, ma acquistano una comprensione più profonda della disciplina insegnata. Il reciproco insegnamento motiva maggiormente la comprensione intellettuale, l interesse emotivo, la partecipazione sociale e la ricerca di ulteriori livelli di approfondimento.

Gruppo classe e Gruppi di Laboratorio 4 Elemento costitutivo dell organizzazione scuola non è più la classe, ma le persone, i singoli allievi. Essi sono affidati ad un docente Tutor, che, insieme ai colleghi, nell ambito del POF e tenendo conto delle Indicazioni nazionali, progetta una organizzazione del percorso formativo degli allievi a lui affidati fondato su due modalità: il Gruppo classe, gruppo numeroso chiamato a svolgere insieme attività prevalentemente omogenee ed unitarie; i Laboratori, gruppi variabili, dal piccolo al grande gruppo, nei quali i ragazzi lavorano in gruppi di livello, di compito, ed elettivi, che possono coinvolgere non solo il gruppo di allievi affidato ad un Tutor, ma quello affidato ad altri Tutor. I Laboratori previsti all interno della quota oraria obbligatoria nel corso dei cinque anni della Scuola Primaria sono in totale sei: - Attività Informatiche, - Attività di Lingue (tra cui l Inglese), - Attività espressive (dal teatro alla musica, dalla pittura al modellaggio ecc.), - Attività di progettazione (progetti di intervento ambientale o sociale, progetti di esperimenti, costruzione e decostruzione di macchine e oggetti, giardinaggio, bricolage ecc.), - Attività motorie e sportive, - Larsa (Laboratorio di Recupero e Sviluppo degli Apprendimenti). Nei Larsa non sono da escludere, previa accurata organizzazione dei docenti, forme di mutuo insegnamento tra gli allievi più esperti e principianti, e le differenti formule che oggi contraddistinguono le pratiche della peer education e del cooperative learning. Come sottolineano, del resto, le Raccomandazioni della Scuola dell Infanzia, della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di 1 grado, non si tratta di mettere in discussione l importanza e, per certi aspetti, l insostituibilità del lavoro educativo e didattico che si svolge in un Gruppo classe, ma di riconoscere che sia per il miglior apprendimento di alcune conoscenze ed abilità (si pensi, ad esempio all inglese o a determinate attività espressive, motorie, informatiche, operative o alle attività di recupero e sviluppo di singoli apprendimenti), sia per la miglior crescita di alcune dimensioni relazionali e sociali sono altrettanto indispensabili momenti di lavoro per Gruppi di livello, di compito ed elettivi, tutti a composizione numerica variabile. Ora, l alternanza di questi diversi momenti di lavoro non può, da un lato, prescindere dall età degli allievi, con il rischio di disorientarli, e, dall altro lato, non può nemmeno essere improvvisata od obbedire più ad astratte esigenze di organizzazione scolastica che ai bisogni dello studente. Per il primo aspetto, dunque, le Indicazioni nazionali della Scuola primaria propongono di dover assicurare ai bambini, fino al primo biennio, la possibilità di lavorare in un Gruppo classe, con la presenza del docente Tutor, per un numero di ore annuali che oscillano da 594 a 693 su 891 o 990 annuali. Ciò anche per integrare il Gruppo e dare l occasione ai suoi membri, che provengono da scuole dell infanzia e da quartieri spesso diversi, di consolidare comuni abitudini relazionali e positive relazioni affettive interpersonali. Per il secondo aspetto, inoltre, le Indicazioni nazionali dell Infanzia, della Primaria e della Secondaria di 1 grado domandano ai docenti Tutor e ai docenti responsabili dei diversi Laboratori la progettazione di una successione organica e ordinata dei momenti di lavoro differenziati tra Gruppi classe, di livello, di compito o progetto ed elettivi Essi (i Laboratori) possono benissimo prevedere il coinvolgimento anche del Gruppo classe, almeno in due sensi: o perché il docente Tutor, per l intero anno o per alcuni periodi dell anno, si assume la responsabilità di condurre moduli di lavoro all interno di uno dei Laboratori mantenendo l unità del suo Gruppo classe; o perché qualsiasi insegnamento, in qualsiasi grado scolastico, anche quello condotto nel Gruppo classe, si può svolgere in maniera laboratoriale. 4 Tratto da: Il ruolo delle Istituzioni scolastiche. Testo e contesto dei Documenti. Guida alla lettura.

Personalizzazione 5. Per confermare la centralità dell allievo non solo sul piano organizzativo, ma anche su quello relazionale e didattico, le Indicazioni nazionali chiedono, infine, ai docenti di predisporre, in sostituzione degli attuali documenti di programmazione didattica, due nuovi documenti: 1.Piani personalizzati delle attività educative (scuola Infanzia) o i Piani di Studio personalizzati (scuola primaria e secondaria di primo grado): sono il risultato delle Unità di apprendimento predisposte dai docenti nel corso dell anno per gli studenti. Ogni Unità di apprendimento si compone degli obiettivi formativi, delle attività, dei metodi, delle soluzioni organizzative e delle modalità di verifica necessarie per trasformare gli obiettivi in competenze individuali. Attraverso l esercizio della progettazione, della creatività e dell autonomia, ogni gruppo docente è chiamato a realizzare i Piani personalizzati delle attività educative (scuola Infanzia) o i Piani di Studio personalizzati (scuola primaria e secondaria di primo grado) strutturando Unità di Apprendimento a partire da obiettivi formativi. Ciò comporta che ogni scuola e ogni gruppo docente deve assumersi la responsabilità di rendere conto delle scelte fatte e di porre gli allievi, le famiglie e il territorio nella condizione di conoscerle e di condividerle. 2.Portfolio delle competenze individuali: sono una collezione strutturata, selezionata e commentata/valutata di materiali particolarmente paradigmatici prodotti dallo studente, che consentono di conoscere l ampiezza e la profondità delle sue competenze e, attraverso questa conoscenza progressiva e sistematica, a fargli scoprire ed apprezzare sempre meglio le capacità potenziali personali, non pienamente mobilitate, ma indispensabili per avvalorare e decidere un proprio futuro progetto esistenziale. Anche per questa ragione, la compilazione del Portfolio, che seguirà lo studente in tutta la durata del suo percorso scolastico, oltre che il diretto coinvolgimento dell allievo, esige la reciproca collaborazione tra famiglia e scuola. Comprende una sezione dedicata alla valutazione e una all orientamento di ogni singolo allievo. E compilato dal docente Tutor, in collaborazione con i colleghi dei Laboratori, ma anche con i genitori e gli allievi stessi. Il Portfolio, con precise annotazioni sia dei docenti, sia dei genitori, sia (se necessario) degli allievi, seleziona in modo accurato: materiali prodotti dall allievo individualmente o in gruppo, capaci di descrivere le più spiccate competenze del soggetto; prove scolastiche significative relative alla padronanza degli obiettivi specifici di apprendimento e contestualizzate alle circostanze; osservazioni dei docenti e della famiglia sui metodi di apprendimento dello studente, con la rilevazione delle sue caratteristiche originali nelle diverse esperienze formative affrontate; commenti su lavori personali ed elaborati significativi, sia scelti dall allievo (è importante questo coinvolgimento diretto) sia indicati dalla famiglia e dalla scuola, ritenuti esemplificativi delle sue capacità e aspirazioni personali; indicazioni che emergono dall osservazione sistematica, dai colloqui insegnanti-genitori, da colloqui con lo studente e anche da questionari o test in ordine alle personali attitudini e agli interessi più manifesti. 5 Tratto da: - Il ruolo delle Istituzioni scolastiche. Testo e contesto dei Documenti. Guida alla lettura; - Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1 grado

Obiettivi specifici di apprendimento 6 Il percorso educativo della Scuola Primaria, nella prospettiva della maturazione del Profilo educativo, culturale e professionale dello studente atteso per la conclusione del primo ciclo dell istruzione, utilizza gli obiettivi specifici di apprendimento, indicati nelle tabelle allegate, prima come occasione per formulare gli obiettivi formativi personalizzati e, poi, con la mediazione delle opportune Unità di Apprendimento programmate dai docenti, per promuovere le competenze personali di ciascun allievo. Gli obiettivi specifici di apprendimento indicati nelle tabelle allegate sono ordinati sia per discipline, sia per educazioni che trovano la loro sintesi nell unitaria educazione alla Convivenza civile. Non bisogna, comunque, a questo proposito, trascurare tre consapevolezze. - La prima ci avverte che l ordine epistemologico di presentazione delle conoscenze e delle abilità che costituiscono gli obiettivi specifici di apprendimento non va confuso con il loro ordine di svolgimento psicologico e didattico con gli allievi. L ordine epistemologico vale solo per i docenti e disegna una mappa culturale, semantica e sintattica, che essi devono padroneggiare anche nei dettagli e mantenere certamente sempre viva ed aggiornata sul piano scientifico al fine di poterla poi tradurre in azione educativa e organizzazione didattica coerente ed efficace. L ordine di svolgimento psicologico e didattico, come si intuisce, vale, invece, per gli allievi; è tutto affidato alle determinazioni professionali delle istituzioni scolastiche e dei docenti ed entra in gioco quando si passa dagli obiettivi specifici di apprendimento nazionali agli obiettivi formativi personalizzati. - La seconda consapevolezza ricorda che gli obiettivi specifici di apprendimento indicati per le diverse discipline e per l educazione alla Convivenza civile, se pure sono presentati in maniera analitica, obbediscono, in realtà, ciascuno, al principio della sintesi e dell ologramma: gli uni rimandano agli altri; non sono mai, per quanto possano essere autoreferenziali, richiusi su se stessi, ma sono sempre un complesso e continuo rimando al tutto. Un obiettivo specifico di apprendimento di una delle dimensioni della Convivenza civile, quindi, è e deve essere sempre anche disciplinare e viceversa; analogamente, un obiettivo specifico di apprendimento di matematica è e deve essere sempre, allo stesso tempo, non solo ricco di risonanze di natura linguistica, storica, geografica, espressiva, estetica, motoria, sociale, morale, religiosa, ma anche lievitare comportamenti personali adeguati. E così per qualsiasi altro obiettivo specifico d apprendimento. Dentro la disciplinarità anche più spinta, in sostanza, va sempre rintracciata l apertura inter e transdisciplinare: la parte che si lega al tutto e il tutto che non si dà se non come parte. E dentro, o dietro, le educazioni che scandiscono l educazione alla Convivenza civile vanno sempre riconosciute le discipline, così come attraverso le discipline non si fa altro che promuovere l educazione alla Convivenza civile e, attraverso questa, nient altro che l unica educazione integrale di ciascuno a cui tutta l attività scolastica è indirizzata. - La terza consapevolezza riguarda, quindi, il significato e la funzione da attribuire alle tabelle degli obiettivi specifici di apprendimento È compito esclusivo di ogni scuola autonoma e dei docenti, nel concreto della propria storia e del proprio territorio, assumersi la libertà di mediare, interpretare, ordinare, distribuire ed organizzare gli obiettivi specifici di apprendimento negli obiettivi formativi, nei contenuti, nei metodi e nelle verifiche delle Unità di Apprendimento, considerando, da un lato, le capacità complessive di ogni fanciullo che devono essere sviluppate al massimo grado possibile e, dall altro, le teorie pedagogiche e le pratiche didattiche più adatte a trasformarle in competenze personali. Allo stesso tempo, tuttavia, è compito esclusivo di ogni scuola autonoma e dei docenti assumersi la responsabilità di «rendere conto» delle scelte fatte e di porre gli allievi, le famiglie e il territorio nella condizione di conoscerle e di condividerle. 6 Tratto da: Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Primaria

Dagli obiettivi specifici di apprendimento agli obiettivi formativi 7 Il cuore del processo educativo si ritrova, quindi, nel compito delle istituzioni scolastiche e dei docenti di individuare gli obiettivi formativi adatti per i singoli allievi che si affidano al loro peculiare servizio educativo, compresi quelli in situazione di handicap, e di progettare le Unità di Apprendimento necessarie a raggiungerli e a trasformarli, così, in reali competenze di ciascuno. La scelta degli obiettivi formativi. L identificazione degli obiettivi formativi può scaturire dalla armonica combinazione di due diversi percorsi. Il primo è quello che si fonda sull esperienza degli allievi e individua a partire da essa le dissonanze cognitive e non cognitive che possono giustificare la formulazione di obiettivi formativi da raggiungere, alla portata delle capacità degli allievi e, in prospettiva, coerenti con il Profilo educativo, culturale e professionale, nonché con il maggior numero possibile di obiettivi specifici di apprendimento. Il secondo è quello che si ispira direttamente al Profilo educativo, culturale e professionale e agli obiettivi specifici di apprendimento; questo percorso considera se e quando aspetti dell uno e degli altri possono inserirsi nella storia narrativa personale o di gruppo degli allievi, dopo averli rielaborati attraverso apposite mediazioni professionali di tempo, di luogo, di qualità e quantità, di relazione, di azione e di circostanza e averli resi percepibili, nella prospettiva della crescita individuale, come traguardi importanti e significativi per ciascun ragazzo e la sua famiglia, nel contesto della classe, della scuola e dell ambiente. Nell uno e nell altro caso, comunque, gli obiettivi formativi sono dotati di una intrinseca e sempre aperta carica problematica e presuppongono una dinamicità che li rende, allo stesso tempo, sempre, per ogni allievo e famiglia, punto di partenza e di arrivo, condizione e risultato di ulteriori maturazioni. Inoltre, non possono essere mai formulati in maniera atomizzata e previsti quasi corrispondenza di performance tanto analitiche quanto, nella complessità del reale, inesistenti. A maggior ragione, infatti, a livello di obiettivi formativi si ripete, anzi si moltiplica, l esigenza di riferirsi al principio della sintesi e dell ologramma, già menzionato a proposito degli obiettivi specifici di apprendimento. Se non testimoniassero la traduzione di questo principio nel concreto delle relazioni educative e delle esperienze personali di apprendimento che si svolgono nei gruppi di lavoro scolastici difficilmente, del resto, potrebbero essere ancora definiti formativi. Per questo, sebbene formulati dai docenti in maniera analitica e disciplinare, vanno sempre esperiti a partire da problemi ed attività che, per definizione, sono sempre unitari e sintetici, quindi mai riducibili né ad esercizi che pretendono di raggiungerli in maniera atomistica, né alla comprensione dell esperienza assicurata da singole prospettive disciplinari o da singole educazioni. Richiedono, piuttosto, sempre, la mobilitazioni di sensibilità e prospettive pluri, inter e transdisciplinari, nonché il continuo richiamo all integralità educativa. Inoltre, aspetto ancora più importante, esigono che siano sempre dotate di senso, e quindi motivanti, per chi le svolge e per chi le propone. Unità di Apprendimento e Piani di Studio personalizzati. L insieme della progettazione di uno o più obiettivi formativi, nonché delle attività, dei metodi, delle soluzioni organizzative e delle modalità di verifica necessarie per trasformarli in competenze degli studenti, va a costituire le Unità di Apprendimento, individuali o di gruppo. L insieme delle Unità di Apprendimento, con le eventuali differenziazioni che si rendessero necessarie per singoli alunni, dà origine al Piano di Studio Personalizzato, che resta a disposizione delle famiglie e da cui si ricavano anche spunti utili per la compilazione del Portfolio delle competenze individuali. 7 Tratto da: Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1 grado

Il gruppo come risorsa per l apprendimento di competenze 8 Nel contesto socioculturale attuale l accesso al sapere è diventato molto più agevole. L evoluzione della multimedialità e i processi di globalizzazione hanno amplificato le possibilità di acquisizione di informazioni, a scapito delle dimensioni elaborative e progettuali. Anche le tradizionali tappe evolutive nello sviluppo delle competenze sembrano essere superate: bambini sempre più piccoli si confrontano quotidianamente con un bagaglio smisurato di informazioni e immagini. All interno di questo orizzonte, il sapere subisce tuttavia un continuo processo di frammentazione e semplificazione. Sempre più difficile diventa elaborare pensieri difficili: l era del web e della media communication pare abolire la complessità del pensiero, operando prevalentemente a livello riduzionistico. Conseguentemente, se da un lato i saperi sembrano essere estremamente accessibili, dall altro essi sono disponibili solo ad un livello di forte semplificazione e sono pochi gli strumenti offerti per accompagnare processi di elaborazione e rielaborazione, strumenti indispensabili allo sviluppo e alla decodifica di pensieri complessi Risulta chiaro che il bombardamento di contenuti e di informazioni non coincide automaticamente con lo sviluppo effettivo di competenze. Proprio per questo motivo è evidente che anche i sistemi educativi, e in particolare la scuola, devono assumere una posizione nuova rispetto allo sviluppo degli apprendimenti: dal punto di vista cognitivo non è possibile sostenere e promuovere canali di apprendimento puramente trasmissivi (sotto questo profilo, infatti, la comunicazione mediatica è indubbiamente più efficace, veloce e seduttiva), bensì costruire percorsi di apprendimento plurali, capaci di accompagnare i ragazzi nella costruzione attiva di strategie per elaborare e rielaborare pensieri ed esperienze, decodificare e risignificare la realtà, sviluppare forme di pensiero attive e non più passive, per crescere adempiendo in pienezza i propri stadi evolutivi di carattere sia cognitivo che emotivo e relazionale. Nell era della velocità sembra necessario aiutare i ragazzi a sostare sulle informazioni, a vagliarle, a giudicarne appropriatezza e adeguatezza rispetto a sé e al proprio orizzonte di riferimento, a soffermarsi sui concetti e soprattutto sulle esperienze per esplorarli dal di dentro, perché solo così diviene possibile sviluppare competenze effettive e non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche sotto il profilo qualitativo. A tal proposito, un primo passaggio fondamentale è rappresentato dal riconoscimento del gruppo quale risorsa primaria nello sviluppo dei processi di apprendimento. Risulta pertanto necessario creare contesti formativi nuovi, plurali e dinamici, in cui il sapere si acquisisce attraverso processi di co-costruzione, in cui il sapere cioè, diventa oggetto e soggetto di relazione all interno di un sistema complesso come quello del gruppo. 8 Cfr.: Pellai, Rinaldin, Tamburini, Educazione tra pari, Erickson, 2002, p.70-1

Il valore della differenza come possibilità generativa 9 Un passo fondamentale nel percorso di maturazione del gruppo, è il passaggio dall interdipendenza positiva (scoperta del bisogno dell altro per raggiungere gli obiettivi) alla reciprocità, che è la fase in cui diviene possibile sperimentare, ad un livello più profondo, la libertà dell interazione e della relazione, la libertà dell impegno. Infatti, se è vero che l interdipendenza positiva ha un ruolo significativo per lo sviluppo della cooperazione, è anche vero che tale dimensione non è sufficiente per realizzare lo sviluppo efficace di un gruppo di lavoro. E importante che l interdipendenza si configuri come una fase di passaggio per la scoperta e la valorizzazione dell interazione, una dimensione questa in cui è possibile giocarsi a livello più intimo la dimensione della partecipazione libera, della scelta In questo è presente anche il passaggio alla dimensione dell esercizio consapevole della volontà e della reciprocità, dell incontro reale con la sfera della diversità, dell altro da me, effettuando la scoperta che solo attraverso questo incontro si può instaurare un dialogo generativo. E importante che i ragazzi riscoprano e valorizzino la dimensione della differenza quale possibilità generativa e non come fattore di esclusione e/o marginalizzazione. In questo senso, il lavoro del gruppo di pari, sia in fase formativa che in fase operativa, deve sempre legittimare la differenza come risorsa progettuale. Questo significa imparare ad accettare il rischio della relazione, che non è possesso, dominio o appartenenza omologante. Vuol dire accettare non solo il fatto che, all interno del gruppo, i livelli di partecipazione e di assunzione di responsabilità possono essere diversi, ma anche imparare a discutere e a problematizzare senza rompere i legami, continuare a lavorare anche quando non tutti vengono agli appuntamenti, quando il carico di lavoro è imponente, ecc. Questo significa anche che il gruppo di lavoro non deve generare dipendenza, ma autonomia. La partecipazione attiva al lavoro deve essere liberamente scelta e rinnovata autonomamente dai ragazzi, attraverso l esercizio consapevole della responsabilità che decidono di assumersi. 9 Cfr.: Pellai, Rinaldin, Tamburini, Educazione tra pari, Erickson, 2002, p.112-3-4