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PERCORSO 4 Musica e strumenti musicali Molte sono le teorie sull origine della musica: c è chi sostiene che essa, come ogni altra attività creativa, abbia ricevuto impulso in seguito alla nascita delle civiltà urbana. Secondo tale ipotesi, la distinzione fra musicista e non musicista costituisce uno dei primi processi di differenziazione dei compiti all interno delle comunità. Darwin stesso ricavò dall osservazione del mondo animale, in particolare dagli uccelli, la tesi secondo cui la musica sarebbe connaturata ai processi di seduzione fra i due sessi. Altri studiosi hanno poi sostenuto che la musica sia collegata alla naturale inclinazione di ogni essere umano a esprimere un ritmo musicale, battendo le mani, i piedi e utilizzando ogni oggetto a disposizione. Sarebbe in realtà il tentativo di riprodurre il primo suono percepito ancora nel ventre materno, cioè il battito cardiaco. Al di là di queste constatazioni gli etnomusicologi, oggi, sono concordi nel ritenere che l origine dell espressione musicale non sia da connettersi a un processo unico, uguale per tutti, ma sia comunque collegata alla nascita del linguaggio. 1 I miti musicali Affresco raffigurante un musicista, proveniente dalla tomba di Rekhmire. 1435 a.c. La parola musica L evoluzione musicale è andata di pari passo con il cammino dell uomo nella storia. Ogni società antica associava alla musica un mito che ne narrasse l origine e, soprattutto, il suo potere fascinatorio (si pensi al mito greco di Orfeo, il cui il protagonista, grazie al canto, era stato capace di riportare in vita la sposa, Euridice). Anche l origine della parola musica è molto dibattuta: per alcuni deriverebbe dal termine greco moúsa, cioè musa, una delle divinità protettrici delle arti, dal momento che in origine la parola musica (in greco mousiké) non indicava un arte particolare ma tutte indistintamente, riferendosi a qualcosa di perfetto e bello in sé. I miti egizi Presso gli Egizi la divinità protettrice della musica, della poesia, della danza e dell amore era Hathor, madre celeste, che offriva il proprio latte alle stelle per alimentarne lo splendore. Lo strumento a lei sacro era il sistro, mentre l altro strumento molto diffuso in Egitto era il flauto, sacro al dio Amon. Plutarco sosteneva invece che fosse stato il dio Toth a inventare la musica e che al suono delle trombe, sacre al suo culto, Osiride avesse civilizzato il mondo. La letteratura egizia è ricca di riferimenti musicali: in una delle storie leggendarie sul faraone Cheope, ad esempio, è presente un gruppo di dee travestite da musiciste itineranti. Molti sono inoltre gli inni egizi in cui si fa riferimento alla musica: in uno rivolto ad Amon, risalente al periodo del Nuovo Regno, si dice: Io canto a te, ebbro della tua bellezza / con le mani sull arpa del cantore. / Io insegno ai fanciulli dei cantori / a celebrare la bellezza del tuo volto. Platone stesso lodava la perfezione del modello musicale egizio e riteneva che Pitagora avesse elaborato le sue teorie musicali proprio in quella terra. 1

La creazione del mondo tramite la musica Musica e strumenti musicali Percorso 4 Miti di creazione legati alla musica si ritrovano anche nelle civiltà non occidentali: il dio indiano Prajâpati con la sua voce creò il cielo, le acque e la terra, mentre, secondo alcune tribù indiane d America, il mondo è stato creato cantando tre volte. Il suono e la parola sono anche alla base del mito ebraico della creazione, come si può leggere nei primi versetti della Bibbia; in questo testo numerosi sono gli episodi in cui il suono e la musica sono protagonisti: ad esempio le mura di Gerico furono abbattute dagli squilli di tromba delle milizie d Israele e re David placò con il suono dell arpa la follia di re Saul. Un uomo che balla e canta; stele proveniente dal Guatemala. X-IV sec. a.c. 2 Il ruolo dei suonatori I miti greci Molti sono i miti greci sulla musica: ad esempio Anfione, figlio di Zeus e Antiope, con il suono della lira, che aveva il potere di radunare le pietre, edificò le mura di Tebe e gli alberi stessi al suono del suo flauto si offrirono come carpentieri. Le mura così create avevano sette porte, quante erano le corde della lira. Quasi tutti i miti greci inoltre hanno una dimensione sonora. Del resto, come altri popoli, i Greci considerarono la musica un dono degli dèi, alcuni dei quali erano identificati da strumenti musicali o da suoni, soprattutto di origine naturale: il tuono ad esempio era la voce di Zeus. Talora agli dèi era attribuita la creazione anche di strumenti musicali: Ermes ricavò la lira dal carapace vuoto di una tartaruga, mentre, secondo la leggenda, il flauto e il flauto ad ancia furono inventati rispettivamente da Iagnis e Marsia. Il padre del canto, come abbiamo accennato, fu Orfeo, mentre al flautista Olimpo fu attribuita la nascita delle melodie tradizionali. Le popolazioni primitive I popoli primitivi ponevano al vertice della struttura sociale chi aveva l autorità di pronunciare le formule rituali, nelle quali il suono indistinto, misterioso ed enigmatico prevaleva sulla parola. Canti rituali hanno da sempre accompagnato i momenti fondamentali della vita di ogni individuo e della comunità, come la nascita, la circoncisione, le nozze, la morte, la guarigione, e quelli legati al cambio delle stagioni. Le civiltà antiche Nelle civiltà antiche i sacerdoti traevano il loro potere dalla conoscenza di formule e canti magici: in Mesopotamia i musici erano formati in apposite scuole e costituivano una classe sociale a sé stante. Presso i Sumeri la musica aveva anche un ruolo educativo: nelle raffigurazioni spesso si scoprono piccole orchestre di bimbi e donne, guidate dai maestri. Gli Assiri ponevano i musicisti di corte al di sopra dei sapienti, preceduti solo da dèi e sovrani. Nella civiltà egizia la musica aveva un ruolo importante nei rituali del tempio ed era eseguita da sacerdoti-cantori. Dalle raffigurazioni apprendiamo che durante il Nuovo Regno anche donne musiciste, appartenenti a famiglie nobili, partecipavano ai riti religiosi, mentre nel tempio erano presenti danzatori e danzatrici addetti al culto, molto spesso schiavi di origine straniera. Un intensa attività musicale si svolgeva alla corte del faraone, presso cui cantanti e strumentisti avevano una posizione di prestigio: di alcuni di essi sono giunti fino a noi perfino i nomi. Lo storico greco Erodoto, descrivendo i costumi dei Persiani, narra: I Persiani per dona- Bronzetto raffigurante aedo all opera da Creta. VIII sec. a.c. 2

Competizione musicale tra Apollo (con la cetra) e Marsia (un satiro che suona il flauto); rilievo proveniente dal santuario di Latona. 350-300 a.c. Atene, Museo Archeologico Nazionale. 3 Le occasioni della musica re al loro Dio non praticavano il sacrificio, non accendevano il fuoco sacro e non spargevano il vino sulle tombe, però uno dei loro sacerdoti cantava un inno religioso e noi oggi sappiamo che questi canti religiosi erano gli inni di Zarathustra. Tra i Persiani i musicisti appartenevano a una casta prestigiosa. La musica in Grecia Le cerimonie religiose in Mesopotamia Tra VIII e VII secolo a.c. in Grecia coesistettero tre diverse espressioni musicali. Gli aedi erano professionisti che cantavano le gesta degli eroi e degli dèi, accompagnandosi con il kitháris, una lira di grandi dimensioni. Nelle campagne invece la musica e la danza avevano come protagonista principale la sýrinx, ossia una specie di flauto. Il canto corale infine accompagnava le cerimonie religiose e civili. Tra VI e V secolo a.c. il teatro raccolse la tradizione musicale precedente: il coro, che accompagnava le rappresentazioni, talora supportato dalla lira o dal flauto, faceva da commento alla vicenda ed eseguiva anche danze nell orchestra, lo spazio davanti alla scena. In Grecia si creò quindi un indissolubile unione tra musica e poesia; si ricordano infatti poeti che furono anche grandi riformatori musicali: secondo la leggenda, Terpandro avrebbe aumentato il numero delle corde della cetra, Stesicoro avrebbe riformato i cori e uno dei pochi frammenti di musica greca pervenutici sarebbe opera di Pindaro. I popoli della Mezzaluna fertile utilizzavano la musica prevalentemente nell ambito di cerimonie religiose, durante rituali che si svolgevano nel tempio, oppure in occasione di feste, ricorrenze, vittorie militari. Esisteva inoltre un legame tra riti funebri e lamentazioni musicali, giustificabile con il carattere spirituale e quasi sacro attribuito ai suoni, tanto che prima di suonare uno strumento, i musicisti si lavavano le mani per purificarle. Molte canzoni dell area mesopotamica giunte sino a noi sono rivolte alla dea Inanna, inoltre la musica e la danza erano parte integrante delle celebrazioni quotidiane; nei templi i riti musicali erano suonati in occasione di matrimoni e nascite nelle famiglie reali. Gli Ebrei attribuivano al canto un enorme importanza religiosa: durante il regno di David, le cerimonie erano imponenti e vi prendevano parte migliaia di coristi che si accompagnavano con strumenti musicali. Suonatore di arpa, tavoletta proveniente da Diyala. 2000 a.c. La musica in Egitto Gli Egizi consideravano la musica un dono degli dèi, fonte di letizia e di serenità; durante l Antico Regno la musica aveva una funzione magica e propiziatoria e i sacerdoti tramandavano il proprio sapere musicale da una generazione all altra. Canti e danze, accompagnati con arpe, flauti, cimbali, erano eseguiti anche durante le processioni cultuali pubbliche, mentre danzatori e suonatori eseguivano lamenti durante i funerali. Al di fuori dell ambito rituale sono rimasti canti di lavoro (per la mietitura, la trebbiatura, la pigiatura dell uva) e canti d amore. Numerosi testi parlano di grandissime orchestre e di sterminati cori. La prevalenza di strumenti a percussione o comunque rumorosi, quali tamburi, crotali, sistri, fa ritenere che la musica fosse molto ritmata e chiassosa; in privato, invece, doveva essere molto dolce, almeno stando alle caratteristiche degli strumenti utilizzati: l arpa, il liuto, il flauto. Sembra che fosse la voce ad accompagnare gli strumenti e che particolarmente apprezzate 3

fossero le cantatrici siriache. Gli Egizi credevano che il suono degli strumenti musicali avesse anche un potere terapeutico: il sistro, ad esempio, poteva scacciare il male e le forze negative. Menadi danzanti davanti alla statua di Dioniso. Particolare di una coppa a figure rosse. 490-480 a.c. Berlino, Museo statale. Musica e filosofia greca Verso la fine del periodo arcaico cominciò a svilupparsi in Grecia una lirica monodica, affidata a una voce sola ed eseguita in contesti conviviali. Monodiche furono, ad esempio, le intonazioni con cui si declamavano i poemi omerici e la lirica di epoca alessandrina e romana. In alcune città come Sparta, invece, dove era sviluppato un forte senso dello Stato e della dimensione collettiva della vita, la musica non poteva che essere corale, rivolta a celebrare unicamente eventi pubblici religiosi e laici. Forme di lirica corale erano: il peana in onore di Apollo, il ditirambo in onore di Dioniso, l imeneo, o canto di nozze, il thrénos, o canto funebre, il partenio, o canto di fanciulle, e gli epinici in onore dei vincitori delle gare sportive. Nella lirica corale alla poesia si aggiungeva inoltre la danza, sempre eseguita dal coro. La musica non era concepita dai Greci come attività indipendente, ma come nucleo principale dell educazione, assieme alla cultura fisica: lo stesso Platone ne sottolineò l importanza educativa, mentre a Pitagora si attribuisce la scoperta del nesso tra musica e stati d animo: ogni tipo di musica, secondo Pitagora, imitava un carattere umano. Platone raccolse l eredità pitagorica, secondo cui il cosmo era organizzato da rapporti numerici che sono essi stessi armonia musicale, la cosiddetta armonia delle sfere (armonia pitagorica), ragion per cui, secondo Platone, la musica deve essere considerata una scienza e, in quanto tale, oggetto non dei sensi ma della ragione. La musica può dunque avvicinarsi alla filosofia sino a identificarsi con essa. Aristotele diede una giustificazione antropologica dell arte, in quanto insita nella natura umana, ma legata ai momenti di riposo: la musica, infatti, ha come fine il piacere, e come tale, rappresenta l ozio, cioè qualcosa che si oppone al lavoro e all attività. La musica a Roma I Romani, al contrario dei Greci, fecero un uso più superficiale della musica e quasi esclusivamente pratico: ritroviamo infatti la musica tra gli elementi spettacolari inseriti nelle attività connesse al divertimento. Certamente la musica non era assente nelle feste religiose, ma questa non era la sua funzione principale. Soprattutto in epoca imperiale essa divenne parte integrante delle feste pubbliche e private, dei sontuosi banchetti dei nobili, delle parate militari, delle cerimonie, dei giochi pubblici, delle opere teatrali. Si trattava tuttavia non tanto di amore per la musica in sé, quanto della smania di creare rappresentazioni grandiose, che gli imperatori incoraggiavano (e sovvenzionavano) considerandolo un mezzo di propaganda per distrarre l attenzione delle masse dalle sofferenze i quotidiani. I Romani non ebbero mai uno stile musicale originale, ma adattarono e fusero gli stili musicali delle civiltà con le quali vennero in contatto. Vari suonatori durante un rito misterico. Partocolare di un affresco dalla Villa dei Misteri a Pompei. 50 a.c. 4

4 musicali Soldato che suona il corno; particolare da una stele romana commemorativa. 45 a.c. primitivi Inizialmente la musica si è identificata in suoni gutturali e colpi sordi e indistinti, non solo prodotti dall uomo ma anche da strumenti quali tamburi, corni, flauti. Sugli strumenti musicali delle popolazioni primitive si sono compiuti numerosi studi, che hanno consentito di rilevare anzitutto che i primi strumenti furono adattamenti di utensili impiegati per fini pratici, compreso lo stesso corpo umano, e che solo più tardi si giunse alla costruzione di veri e propri strumenti musicali. Uno studio approfondito degli strumenti dei popoli primitivi fu compiuto dal musicologo tedesco Curt Sachs (1881-1959), che classificò gli strumenti primitivi basandosi sui loro caratteri morfologici, suddividendoli in idiofoni, membranofoni, aerofoni e cordofoni. più diffusi, anche perché costituiti da oggetti di uso comune, sono gli idiofoni, cioè quelli in cui il corpo vibrante coincide con quello dello strumento, per cui dalla percussione del corpo umano o di sue parti si passò alla percussione del terreno con i piedi. Altri idiofoni primitivi erano i tronchi d albero distesi sul terreno, aperti o scavati nel senso della lunghezza: la loro percussione era effettuata con i piedi, con le mani, con mazze o battagli. Altri ancora sono i sonagli ottenuti riempiendo di sassolini o di semi di frutti essiccati pelli di animali e vasi o infilando pezzi di metallo in contenitori di legno e argilla. I tipi più evoluti di idiofoni sono gli xilofoni, i litofoni, i gong. Tra gli strumenti più antichi ritrovati c è proprio un tamburo a fessura, ovvero un cilindro cavo, con una fessura longitudinale lungo la superficie esterna, che era suonato percuotendolo con le bacchette sulla fessura stessa. Meno vari in epoca primitiva sono i membranofoni, frutto di una tecnologia più evoluta, e costruiti con pelli d animali tese su un vaso o su una cavità costituta da una zucca, un tronco cavo o una noce di cocco. A stadi più evoluti appartengono i tamburi, in cui una o due pelli sono tese su un recipiente di argilla o su di un telaio di legno di forme diverse. Tra gli aerofoni lo strumento più semplice è il bastone sibilante, una tavola di legno fissata a una corda che, volteggiando in aria, produceva sibili di varie altezze, secondo la velocità. Non è difficile immaginare le origini degli altri strumenti musicali a fiato, nati dalle grosse conchiglie marine, dalle corna degli animali uccisi, dalle canne vuote. Più tardi l uomo perfezionò la canna del flauto, rendendola capace di produrre suoni diversi; i più antichi tipi di flauti sono ricavati da ossi di animali, svuotati e forniti di fori laterali. In seguito furono costruiti flauti di legno e flauti d argilla. Il flauto più antico finora scoperto risale a quasi 35.000 anni fa e fu ricavato dalla zanna d avorio di un mammut. La lavorazione dei metalli condusse poi l uomo a fabbricare le prime trombe. meno diffusi nelle culture primitive sono i cordofoni. Tra le forme più arcaiche sono da citare l arco, una corda tesa fra due estremità di un bastone elastico o tenuta con un estremità in bocca e pizzicata, e il salterio di canna, costruito con sottili strisce di scorza di canna di bambù. Con questi princìpi (un telaio fisso e corde elastiche tese su di esso e attraverso esso) furono costruiti i cordofoni più perfezionati, le cetre e le arpe. Caricatura di suonatore di tamburo. Statuetta in ceramica, proveniente dalla Cina. 25-220 d.c. 5

nella Bibbia Nei testi sacri dell Ebraismo si accenna per la prima volta alla musica quando si parla di Jubal, figlio di Lamec e di Ada, del quale viene detto che fu il padre di quelli che suonano il kinnor (una cetra o chitarra di piccole dimensioni) e il flauto (Genesi 4,21). Un altro strumento tipico era il tabret o tof (timpano). Strumenti riservati al culto erano lo shofar, un corno d ariete, la hazozra, una tromba, e il pa amon, un sonaglio usato solo dai sacerdoti. La citazione tratta dalla Bibbia, secondo gli studiosi, si può collocare storicamente in un epoca compresa tra il 3200 e il 3000 a.c., il che dimostrerebbe come la varietà strumentale fosse già allora varia e ben consolidata. Strumenti sumeri Ci sono molte prove che i Sumeri amassero la musica. La scoperta di numerosi strumenti musicali nelle tombe reali e la raffigurazione di musicisti fa ritenere che essa avesse un ruolo importante nella vita religiosa e civile della terra di Sumer. Sono state ritrovate arpe, sistri, flauti, oboi, trombe, corni, lire, liuti e quantità di percussioni. Le arpe, le percussioni e i flauti erano diffusi sin dagli albori di questa civiltà; le trombe metalliche, i liuti o i corni appartengono invece a fasi storiche più recenti. Suonatore di lira, particolare di un vaso greco afigure rosse. V sec. a.c. Strumenti egizi Gli Egizi possedevano strumenti musicali più complessi e, come i Sumeri, allestivano vere e proprie orchestre, in cui armonie e melodie riuscivano a intrecciarsi in una trama di suoni suadente e strutturata. Strumenti egizi sono i crotali, strumenti a percussione in legno o avorio, spesso intagliati a forma di mani e decorati con teste umane o animali; i sistri, sonagli muniti di dischi di metallo infilati su una o più bacchette, che venivano scossi per produrre il suono; i tamburi di varie fogge: alcuni di forma cilindrica con due membrane tese con una rete di corda, altri a forma di barile; i tamburelli, di due tipi: a cornice circolare e a cornice rettangolare con i lati concavi; le trombe (famose sono le due trombe militari rinvenute nell anticamera della tomba di Tutankhamon in argento e in rame, con campane di legno stuccate e dipinte con cartigli del Re); i flauti, strumenti a fiato di varie forme, dimensioni e materiali, con intervalli da foro a foro che corrispondevano approssimativamente a toni e semitoni; i liuti, strumenti a pizzico dotati di una cassa di risonanza sulla quale erano tese le corde, le lire, altro strumento a corda con un telaio quadrangolare comprendente una cassa armonica, due braccia e una traversa, e le arpe, con tante ripetizioni nelle ottave più alte e più basse quante ne permetteva il numero delle corde; infine l organo, inventato nel III secolo a.c. dall egizio Ctesibio di Alessandria, conosciuto con il nome di organo idraulico e poi molto diffuso in epoca romana: esso funzionava ad aria ma sulla base del principio idraulico dei vasi comunicanti. in Grecia La lira o cetra era senz altro lo strumento più diffuso in Grecia: era formata da una cassa di risonanza (spesso un guscio di testuggine), dalle cui estremità salivano due bracci collegati in alto da un giogo, e da 4 o 7 o un numero ancora superiore di corde, tese tra la cassa e il giogo, che venivano pizzicate con un plettro, solitamente d avorio; vi era poi l aulós, una sorta di flauto a doppia canna, simile al nostro oboe, che veniva fermato tra le labbra attraverso una striscia di cuoio che girava intorno al capo del musicista. Erano in uso anche strumenti a percussione, tra cui i tamburi e i cimbali, meglio noti come piatti, i sistri e i crotali. Altri strumenti erano la siringa, o flauto di Pan, formato da 7 canne disposte una vicina all altra e di altezza degradante, e la tromba., per i Greci, avevano un anima e una personalità, ed erano spesso collegati a una divinità. L aulós, ad esempio, era sacro al culto di Dioniso, dio del vino, dell ebbrezza e dell incantamento, mentre la lira era ritenuta sacra ad Apollo, il dio della bellezza e della musica. 6

a Roma Tipici strumenti musicali romani furono la tuba e la buccina, usati per soli scopi militari, per dare segnali alle truppe, incitarle al combattimento o accompagnare le imponenti marce trionfali. La tuba era una tromba dritta, in bronzo o legno ricoperto di cuoio, mentre la buccina era un corno animale. Altri strumenti musicali di uso militare erano il corno, simile alla buccina ma di forma semicircolare e di metallo, il lituus, a canneggio diritto con il padiglione ripiegato all indietro, e la tuba di bronzo a canna diritta. I Romani si servivano poi di altri strumenti come la tibia, un flauto simile a quello greco, la zampogna, proveniente dal Medio Oriente, e il già citato organo ad acqua. a corda comprendevano la greca kithára e vari tipi di arpe, mentre le percussioni comprendevano lo scabellum, una tavoletta battente, il sistro, cimbali, tamburelli e campane. Flautista; particolare di un affresco proveniente dalla Tomba del Triclinio di Tarquinia. V sec. a.c. La teoria musicale Non è semplice stabilire se le civiltà antiche avessero sviluppato una teoria musicale o un sistema di note, perché la musica inizialmente è stata un arte fondata per secoli sulla sola oralità; solo intorno alla metà del primo millennio a.c. i Greci, associando l arte musicale alla matematica, cominciarono a produrre un ampia riflessione sull arte musicale che poi si è trasmessa a tutto il mondo occidentale. Ciò non significa che dobbiamo escludere completamente la possibilità che vi fosse una tradizione musicale precedente più o meno codificata. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che già in Mesopotamia esistesse un sistema di note ed è certo che Egizi e Sumeri conoscessero gli intervalli di quinta, quarta e ottava e ne facessero il punto di partenza di diverse scale, o serie di note a intervalli regolari. È più che un ipotesi inoltre il fatto che nell antico Egitto esistesse una scrittura musicale che dava indicazioni di tipo ritmico e melodico. Le note musicali L esistenza della notazione vera e propria risale alla Grecia del IV secolo a.c. C erano due tipi di notazione: la notazione vocale, che impiegava, con poche varianti, i segni dell alfabeto greco maiuscolo, e la notazione strumentale, che utilizzava segni dell alfabeto fenicio, usati diritti, inclinati o capovolti. L altezza dei suoni veniva stabilita a seconda della posizione della lettera all interno dell alfabeto stesso. Esistevano inoltre i cosiddetti tónoi, o scale, i quali venivano trasposti creando una specie di sistema armonico simile al nostro. Bibliografia essenziale R. ALLORTO, Nuova storia della musica, Milano 1989. A. BASSO (a cura di), Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Torino 1985. S. BOCCARDI, La musica antica, Milano 1994. G. COMOTTI, La musica nella cultura greca e romana, Torino 1991. M. MILA, Breve storia della musica, Torino 1963. M. PINTACUDA, La musica nella tragedia greca, Cefalù 1978. D. RESTANI (a cura di), Musica e mito nella Grecia Antica, Bologna 1995. C. SACHS, La musica nel mondo antico. Oriente e Occidente, Firenze 1981. 7