Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro



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Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro 32 ANALISI DEI DATI TRATTI DAL RAPPORTO ANNUALE SUL MERCATO DEL LAVORO Osservatorio Economico e Sociale di Treviso È stato presentato lo scorso 31 maggio il Rapporto annuale sul mercato del lavoro 2012 dell Osservatorio Economico e Sociale di Treviso. L edizione 2012 coincide con l anniversario dei venti anni di attività dell Osservatorio. Oggi come allora, il panorama economico e sociale presenta forti segni di difficoltà. Il 2012 ha sancito il perdurare della grave crisi economica che caratterizza ormai da circa cinque anni il nostro sistema economico. Il sistema produttivo trevigiano ha risentito duramente della situazione: l industria manifatturiera trevigiana ha chiuso il 2012 con una variazione tendenziale annua della produzione del -3,6%; analoga variazione si è registrata per il fatturato. È critica soprattutto la raccolta ordini dal mercato interno, in contrazione del -5,2% su base tendenziale annua. Meglio va la raccolta ordini dall estero, come nel resto d Italia, ma in un quadro di sostanziale conferma dei livelli export raggiunti nel biennio 2010-2011, al netto di alcune forti oscillazioni sul mercato cinese (effetticommessa che hanno riguardato l industria dei macchinari), di contrazioni strutturali nei mercati periferici dell Ue27, di qualche buona performance in altri Paesi extra Ue27 (negli USA in particolare l export trevigiano cresce del 20% sull anno precedente e del 30% rispetto al 2010). Il sistema produttivo mantiene i suoi funzionamenti a regimi ridotti con un grado di utilizzo degli impianti che resta sotto il 70% ma entra ulteriormente in sofferenza: 352 sono state le aperture di crisi aziendali nel 2012 (1.500 nel Veneto). In termini di demografia d impresa, dal 2008 ad oggi il tessuto produttivo provinciale ha perso quasi 1.000 imprese manifatturiere (di cui oltre 370 nella carpenteria metallica, 167 negli altri settori della meccanica, 280 nel legno arredo, 180 nel sistema moda). Anche il settore dell edilizia ha perso oltre 1.000 imprese nel periodo considerato. Il terziario ha parzialmente compensato questa emorragia: è cresciuto in particolare di oltre 700 unità il settore dei servizi alle imprese e di quasi 300 unità quello dei servizi alle persone, così come ha continuato a crescere il comparto del commercio al dettaglio e dei pubblici esercizi; restano però in sofferenza i settori dell intermediazione e dei grossisti (-157 imprese dal 2008) e dei trasporti (-266 imprese). Il consuntivo 2012 sulle esportazioni trevigiane è particolarmente complicato da decifrare. L anomalia riguarda l export di macchinari che pare interessato da un clamoroso effetto-commessa verso il mercato cinese. Se si guarda infatti alla performance d'insieme di questo settore verso il mondo, parrebbe il tracollo, ma appena si scompone il dato per mercati di sbocco si scopre come buona parte della contrazione nell ultimo anno sia spiegata dall andamento dei flussi verso la Cina. È sufficiente estrapolare il mercato cinese per cambiare radicalmente le performance esportative del settore: che passano così dal -25% al -3,7% rispetto all anno precedente, e cambiano addirittura di segno (dal -10,4% al +9,8%) nel confronto con il 2010. La seconda voce export della provincia di Treviso, con quasi 1 miliardo e mezzo di vendite, resta l industria del mobile, che riesce a rispondere abbastanza bene anche sul piano congiunturale: deve incassare un -5,6% nell area Ue27, ma compensa con un +21,3% nei Paesi extra Ue27, per una variazione complessiva del +2,4% rispetto al 2011. L industria trevigiana delle bevande segna un export in crescita del +10,9% (+16,6% verso i mercati extra Ue27, soprattutto verso USA, dove le vendite passano in due anni da 33 a 49 milioni di euro). Notevole anche l affermazione nel mercato tedesco e inglese. Tiene bene il passo anche l industria alimentare: +9,4% la crescita complessiva dell export. I segnali di rallentamento dell economia si trasferiscono naturalmente anche sul mercato del lavoro locale. Gli occupati in provincia risultano in media annua 391mila (59% maschi). I disoccupati sono 25mila, con una significativa prevalenza dei maschi; il tasso di disoccupazione si attesta 5,9%, mentre quello di occupazione è pari al 65,9%, al 75,8% per i maschi. La quota degli occupati nell'industria sul totale è pari al 44,5%, stabilmente superiore rispetto a quella riscontrata nel complesso della regione. L'andamento complessivo del lavoro dipendente evidenzia la continua caduta occupazionale che a partire dall inizio del 2008 supera le 19mila posizioni di lavoro, con una perdita che nel corso del solo 2012 sfiora le 5mila. Continua l emorragia dell industria come pure quella che si registra nel settore delle costruzioni, con quantità diverse dovute anche al rispettivo peso occupazionale che i settori hanno in provincia. Migliore sorte tocca ai servizi nel loro complesso e al settore agricolo che si mantengono sui livelli del

Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro 33 www.trevisosystem-online.com/tvsys/home/archivio-reports/pubblicazioni.asp Osservatorio Economico e Sociale di Treviso 2008 o li incrementano leggermente. Approfondendo l analisi sul manifatturiero, componente caratterizzante del sistema produttivo del territorio, si evidenzia la gerarchia delle difficoltà: con andamenti convergenti sono il metalmeccanico, il legno mobilio e il sistema moda a generare gran parte della caduta occupazionale. A confermare il giudizio negativo sull andamento economico del 2012 anche il dato delle assunzioni, circa 90mila, in flessione dell 8% rispetto all anno precedente. La contrazione ha prevalentemente interessato gli stranieri (-14%) e soprattutto i maschi rispetto alle femmine (-12% contro - 2%). Il saldo negativo continua a penalizzare fortemente i settori industriali: il made in Italy (moda e legno) perde anche quest anno come nel precedente 1,9mila posti, il metalmeccanico quasi 900 (peggio che l anno precedente). Si aggrava anche la situazione delle costruzioni che subiscono una riduzione superiore alle 1.500 unità. Commercio e servizi alla persona sono gli unici settori a registrare incrementi di una discreta consistenza, anche se inferiori nel complesso alle 700 unità. Nel corso del 2012 si riducono i tempi indeterminati (-17%) e i contratti di apprendistato (-26%), mentre maggiore è la tenuta delle forme flessibili di impiego che vedono riduzioni minime per il tempo determinato (- 2%) e in linea con il dato medio per il lavoro somministrato. Il numero dei lavoratori entrati nelle liste di mobilità ha riguardato nel 2012 8 mila lavoratori, segnando un incremento del 12% rispetto all anno precedente e disegnando un diverso impatto temporale in funzione della dimensione aziendale: i lavoratori indennizzati (legge 223/91), che provengono da aziende di media o grande dimensione e che hanno avuto accesso alla cassa integrazione straordinaria prima del licenziamento collettivo, sono diminuiti del 24% (2.100, nel 42% dei casi donne e nel 15% stranieri); coloro invece che, a seguito di licenziamento individuale (legge 236/93) hanno diritto esclusivamente al sussidio di disoccupazione ordinaria sono aumentati del 34% (5.800, 40% femmine e 29% stranieri). Mentre i secondo pagano immediatamente il riacutizzarsi della crisi, i primi passano attraverso il sistema di ammortizzatori sociali prima di vedere interrotto il loro rapporto di lavoro. Un ulteriore aspetto legato al mondo del lavoro di cui tener conto per completare il quadro provinciale è la fotografia sull andamento della formazione e istruzione nella Marca. Nell ultimo triennio l andamento delle iscrizioni nelle prime classi degli istituti riformati e della formazione professionale non si è modificato in modo rilevante, al di là di lievi incrementi e flessioni. Licei e istituti tecnici si attestano su una sostanziale parità di circa un terzo di iscritti ciascuno. Poco più di un terzo della popolazione si orienta verso l istruzione liceale; l istruzione professionale registra un leggero decremento, dal 28,4% al 26,8%, registra un contenuto aumento anche l IeFP, dal 2,7% al 3,7%. Considerato che gli studenti che hanno scelto la formazione professionale presso gli istituti professionali frequentano comunque questi ultimi, possiamo dire che la percentuale, rispetto agli anni precedenti, cresce passando dal 28,4% al 30,5%. L istruzione artistica e musicale resta sostanzialmente stabile, al 4,2%. Un tema che è stato particolarmente dibattuto negli ultimi tempi, è stato quello della scarsa propensione dei nostri alunni a scegliere indirizzi di studi di tipo scientifico o scientifico-tecnologico. Analizzando i dati sulle iscrizioni alle prime classi in questi ultimi cinque anni e operando una media tra le percentuali possiamo dire che: - il liceo scientifico raccoglie il 13,9% della popolazione studentesca - l istituto tecnico nei sui indirizzi industriali raccoglie il 11,5% - l istituto tecnico costruzioni, ambiente e territorio raccoglie il 2% - l istituto tecnico e l istituto professionale per l agricoltura raccolgono complessivamente il 4,6% - l is tit uto profe ssi ona le per l industria e l artigianato raccoglie circa il 6,5%; la IeFP dentro gli istituti professionali il 3,3%. Complessivamente questi indirizzi raccolgono, quindi, circa il 42% della popolazione studentesca delle classi prime, poco meno della metà del totale; se prendiamo in esame solo il liceo scientifico e l istituto tecnico industriale, quali tipologie a maggiore contenuto scientifico-tecnologico, vediamo che raccolgono il 25,4% degli studenti. Sembra importante comunque rilevare che nell anno in corso la quota di studenti in questi indirizzi di studio rispetto alla popolazione studentesca complessiva è sostanzialmente invariata rispetto all anno precedente (25,2% nel 2011/12 e 25,4% nel 2012/13). Il numero dei diplomati nell anno scolastico 2011/12 è di 6.345 unità; il tasso di successo all esame di stato raggiunge il 99%. Il numero degli studenti che conseguono una qualifica professionale nell anno formativo 2011/12 presso un Cfp fa registrare un nuovo aumento che riguarda sia la componente maschile che quella femminile. Si conferma quanto già posto in evidenza nei precedenti Rapporti: complessivamente il modello dei percorsi triennali ha portato, nel periodo considerato, ad un aumento

Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro 34 www.trevisosystem-online.com/tvsys/home/archivio-reports/pubblicazioni.asp Osservatorio Economico e Sociale di Treviso degli iscritti alla formazione di base, aumento a cui contribuiscono negli ultimi quattro anni formativi sia la componente maschile che quella femminile. Va sottolineato come l incremento degli iscritti registrato nel 2012/13 sia dovuto ad un aumento delle iscrizioni ai corsi attivati presso gli Istituti Professionali Statali, mentre gli iscritti ai corsi attivati presso i Cfp risultano in diminuzione. Si ricorda, in proposito, che dall anno formativo 2011/12 è divenuto operativo il nuovo sistema integrato sulla base dell accordo sottoscritto in data 13 gennaio 2011 tra la Regione Veneto e l Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto. Il numero di studenti stranieri e nomadi è ancora in aumento rispetto agli anni precedenti. La totalità degli istituti della provincia, in particolare statali, ospita alunni di cittadinanza non italiana: nella scuola primaria si attesta al 16,7%; nella secondaria di primo grado al 15,6%, mentre nella scuola secondaria di secondo grado la presenza degli studenti stranieri non è più episodica, avendo raggiunto il 9,8%. Nei Cfp la presenza straniera è pari al 29,7%. L accesso degli studenti trevigiani alla formazione universitaria si presenta in ulteriore diminuzione rispetto all anno accademico precedente; tale decremento deriva dalla componente maschile, essendo quella femminile sostanzialmente invariata rispetto all anno precedente; anche il tasso di passaggio alla formazione universitaria da parte degli studenti trevigiani è in ulteriore diminuzione. Se si confrontano le immatricolazioni per aree disciplinari negli anni accademici 2005/06, 2008/09 e 2011/12, si rileva che - l area economico-statistica, l area ingegneria e l area medica occupano rispettivamente le prime tre posizioni nella graduatoria delle scelte operate all atto dell iscrizione al corso universitario. La prima subisce una diminuzione tale da ritornare a valori di poco superiori a quelli dell a.a. 2005/06; le ultime due fanno rilevare un aumento che le porta a superare i valori percentuali raggiunti nel 2005/06 - risultano in crescita, in termini percentuali, le scelte a favore dell area geo-biologica, dell area educazione fisica, dell area linguistica, dell area scientifica - risultano in diminuzione, in termini percentuali, le scelte a favore dell area politico-sociale, dell area chimico-farmaceutica, dell area architettura - mostrano un andamento alterno l area giuridica, l area letteraria, l area agraria, l area psicologica, l area insegnamento - l area difesa e sicurezza continua a mantenere un peso residuale nelle scelte operate dagli studenti trevigiani. Tra gli anni accademici 2009/10 e 2011/12, a fronte di una diminuzione del 4,5% del totale di immatricolazioni a corsi di studio universitario, le immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia diminuiscono del 5,1% contro il 4,3% registrato per gli altri corsi; il decremento è più sensibile per la componente maschile (-5,6%) rispetto a quella femminile (-4%). Se si prende in esame il complesso delle immatricolazioni a corsi di studio universitari, quelle ai corsi di scienze, matematica e tecnologia rappresentano nell ultimo anno accademico considerato una quota del 27,1%, leggermente inferiore al 27,3% registrato nel 2009/10; va osservato, infine, che nei tre anni considerati la quota degli studenti immatricolati ai corsi di scienze, matematica e tecnologia rispetto alle studentesse immatricolate si mantiene più che doppia, in termini assoluti e percentuali. Nell anno solare 2011 il numero di studenti che conseguono un titolo di studio universitario risulta più consistente (circa +13,2%) rispetto al numero totale di laureati e diplomati dell anno solare 2003, ma fa registrare un decremento del 3% rispetto all anno solare precedente. Il numero delle studentesse che raggiungono un titolo di studio universitario è per tutti gli anni considerati superiore a quello dei maschi. L indagine Excelsior 2012 fa rilevare una diminuzione del 36,4% del totale di assunzioni previste. Fermo restando il carattere aleatorio della previsione dei flussi di assunzione proposta da tale indagine in una situazione economica di crisi, si registra un aumento della domanda di titoli di studio universitari, richiesta che appare meno condizionata che in precedenza dalla dimensione aziendale; in calo, rispetto al 2011, in termini assoluti e percentuali, la richiesta di diplomati di scuola secondaria di secondo grado. Aumenta in termini percentuali la domanda di personale in possesso di qualifica di formazione professionale, mentre risulta in calo, sia in termini assoluti che percentuali, la previsione di assunzioni per le quali non viene richiesto nessun titolo specifico. Si può formulare l ipotesi che la crisi in atto tenda ad innalzare il livello dei titoli di studio richiesti dal mercato del lavoro. L indagine Almalaurea pone in evidenza un calo nella quota dei laureati occupati sia di primo che di secondo livello ad un anno dal conseguimento del titolo soprattutto se si pongono a confronto i dati dei laureati dell anno solare 2011 con quelli dell anno solare 2007. Le rilevazioni Almalaurea fanno rilevare, inoltre, una differenza tra maschi e femmine in termini di occupazione e di tipologia dell attività lavorativa: il lavoro stabile caratterizza in misura più consistente

Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro 35 www.trevisosystem-online.com/tvsys/home/archivio-reports/pubblicazioni.asp Osservatorio Economico e Sociale di Treviso i primi; nel contempo, le altre forme contrattuali tendono a caratterizzare maggiormente le femmine rispetto ai maschi. La disponibilità, resa possibile dalla XV indagine Almalaurea, di dati relativi ai laureati di secondo livello 2009 residenti in provincia intervistati a tre anni dal conseguimento del titolo e di dati relativi ai laureati di secondo livello 2007 a cinque anni dalla laurea, mostra con chiarezza come la condizione occupazionale, con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, tenda complessivamente a migliorare sotto tutti gli aspetti, confermando che il nostro è un mercato del lavoro che si caratterizza per tempi lunghi di inserimento lavorativo e di valorizzazione del capitale umano, ma di sostanziale efficacia nel lungo termine. SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR: ASSUNZIONI PREVISTE IN PROVINCIA DI TREVISO PER INDIRIZZI DI STUDIO IN VALORI PERCENTUALI. ANNO DI PREVISIONE 2012. STUDENTI IMMATRICOLATI ANNI ACCADEMICI 2005/06, 2008/09 E 2011/12: CONFRONTO AREE DISCIPLINARI SUL TOTALE DEGLI IMMATRICOLATI (VALORI PERCENTUALI). STUDENTI TREVIGIANI LAUREATI E DIPLOMATI. ANNI 2003-2011.

Monitor Economia 36 IL COMMERCIO ESTERO NEI PRIMI TRE MESI DEL 2013 PRINCIPALI RISULTATI DELLA PROVINCIA DI TREVISO Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso La crisi di domanda nei singoli Paesi europei sta traslando, come è inevitabile, all aggregato delle esportazioni europee Intra Ue27. Questa componente, infatti, conosce nei primi tre mesi del 2013 una flessione del -2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Crescono invece, nello stesso periodo, le vendite Extra Ue27 (+4,5%): si genera così una compensazione che tuttavia è appena sufficiente a mantenere il totale delle esportazioni europee allo stesso livello di un anno fa. Per quanto riguarda l Italia, secondo i risultati resi noti dall Istat nel comunicato dell 11 giugno, le vendite di beni sui mercati esteri nel primo trimestre dell anno risultano in diminuzione dello 0,7% su base annua. Di poco migliore la performance regionale: il Veneto registra una variazione su base annua del +0,2%. La provincia di Treviso, grazie ad un aumento del +11,7% delle vendite Extra Ue27 contro una diminuzione del 4,1% di quelle Intra Ue27, riesce a incrementare le esportazioni manifatturiere complessive del +1,2% su base annua. Si osservi che al netto di alcuni effetti-commessa relativi all export di macchinari (cfr. Rapporto Annuale 2013 per maggiori dettagli), l export extra unione ha sempre registrato dinamiche positive dopo la crisi del 2009. E dunque evidente lo sforzo da parte delle imprese provinciali di compensare la debolezza della domanda Intra Ue27 cogliendo le opportunità di e- VARIAZIONI TENDENZIALI TRIMESTRALI DELLE ESPORTAZIONI TOTALI DELL UNIONE EUROPEA, DI CUI INTRA ED EXTRA UE. 1 TRIM. 2011-1 TRIM.2013 spansione nei mercati extra europei. Il peso delle esportazioni manifatturiere verso i Paesi al di fuori dell Unione risulta progressivamente in crescita nel primo trimestre degli ultimi anni, fino a quasi il 33% nei primi tre mesi del 2013. Sul fronte delle importazioni, invece, prosegue la dinamica in calo: Treviso registra una variazione negativa del - 2,8% rispetto al primo trimestre 2013, contro una media regionale in leggera crescita (+1,5%), ed una flessione nazionale più accentuata (-7,4%). Il calo dell import e il lieve aumento dell export mantengono il saldo commerciale su valori positivi a livello provinciale e pari a 71,8 milioni di euro, contro un bilancio negativo a livello regionale pari a 118,5 milioni di euro. L analisi per settori Nel primo trimestre del 2013 il settore dei macchinari realizza una crescita del +8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A questo incremento contribuisce il mercato Extra Ue27 (+10,1%), grazie soprattutto alle vendite negli Stati Uniti (+18,6%), nel mercato indonesiano (+74,9%) ed in quello turco (+56,2%). Si segnala, inoltre, con cautela, un apparente ripresa delle richieste dal Brasile. Ma il settore riesce ad aumentare le vendite su base annua anche nei Paesi europei (+5,8%) ed in particolare in Germania (+21,4%), Regno Unito (+16,4%), Polonia (+49,8%) ed Austria (+32,6%). Anche la gomma-plastica riesce ad

Monitor Economia 37 incrementare le vendite in area Ue rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+3,6%), con crescite superiori al dato medio nei primi due mercati di riferimento europei: Germania (+4,7%) e Francia (+6,8%). In controtendenza, invece, il risultato Extra Ue27: le vendite del settore calano del 4,4% su base annua, soprattutto a causa della contrazione negli Stati Uniti (-14,6%). La performance complessiva del trimestre si attesta così di poco sopra il dato medio (+1,7%). La carpenteria metallica, altro importante settore di forniture e lavorazioni industriali, registra un risultato negativo: complessivamente le vendite all estero calano del -16,8% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Dato che si sta considerando il primo trimestre, la variazione soggiace probabilmente ad un amplificazione di natura statistica: nello stesso periodo dello scorso anno il settore conosceva infatti un trend di crescita particolarmente pronunciato. Ciò detto, si osserva comunque una buona performance nei mercati Extra Ue27 (+29,9%), con un ottimo inizio d anno negli Stati Uniti (+69,5%), la conferma del ritorno in Algeria (+387%) e in Turchia (+250,4%). In area Ue, tengono le vendite verso la Germania (+1,4%), ma si osservano pesanti flessioni in Francia (-16,7%), Romania (-12,8%)e Regno Unito (-50,9%). Il mobile, seconda voce export della provincia, mantiene una dinamica poco più che stazionaria (+0,6%), frutto di una compensazione fra il calo delle vendite Intra Ue27 (-10,1%) e la crescita Extra Ue27 (+27,6%). Nell ambito del mercato Extra Ue27, che rappresenta poco più di un terzo dell export del settore, si segnala un inizio d anno decisamente brillante per le vendite negli Stati Uniti (+62%). In ambito europeo, le vendite di mobili in Germania, primo mercato di riferimento, hanno subito una flessione del -13,9% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Anche per le calzature, terza voce dell export provinciale, si riscontra un andamento a forbice tra vendite in ambito Ue27 (-13,5%), e vendite nei mercati Extra Ue27 (+10,0%), con un risultato complessivo che purtroppo ha il segno meno davanti (-9,7%). Inizia bene l anno nei mercati russo (+77,2%) e giapponese (+45,8%), mentre non hanno ripreso altrettanto bene le vendite in USA (-22,6%). Nel mercato europeo fa eccezione, in particolare, il Regno Unito (+9%), ma questo non basta per compensare le flessioni negli altri più importanti Paesi europei (Germania, Francia e Spagna). Quanto al tessile-abbigliamento il 2013 si apre con una contrazione dei flussi su base annua sia in entrata (-10,1%) che in uscita (-8,2%), sia in area Ue27 che Extra Ue27. Come più volte si è detto, l ingente spostamento all estero delle lavorazioni ha da tempo privato di significato questi dati, in termini di decifrabilità degli andamenti di mercato. Posto che il grosso dei flussi era generato proprio da quei player che oggi hanno ampiamente delocalizzato le produzioni. Rimangono però alcune singole voci e- xport in positivo: Germania (+3,8%), Paesi Bassi (+6,5%) e Regno Unito (+3,2%); nonché un inizio in recupero verso la Russia (+12,1%). Continua la dinamica positiva per l elettrodomestico (+12,2%), soprattutto in area Ue27 dove il settore registra nei primi tre mesi del 2013 una crescita delle vendite del +18,5% rispetto allo stesso periodo del 2012 mantenendo il trend di crescita in Germania (+19,8%) e Francia (+11,4%) e mostrando un inizio di recupero in Spagna (+25,8%). Stabili, invece le vendite Extra Ue27, grazie ad un incremento delle esportazioni in Nuova Zelanda (+38,7%), negli USA (+12%) e Ucraina (+89,1%). Le esportazioni di alimentari e di bevande proseguono il trend di crescita, anche in terreno Ue27 e nonostante il ciclico calo congiunturale del primo trimestre, spuntando in questo primo trimestre dell anno un incremento delle vendite rispettivamente del +9,4% e del +16,9% su base annua. L Approfondimento completo, a cura dell Area Studi e Sviluppo Economico Territoriale, fa parte della collana Congiuntura & Approfondimenti consultabile sul sito camerale all indirizzo: http://www.tv.camcom.gov.it/docs/studi/monitor_economia.htm_cvt.htm

Monitor Economia 38 COMMERCIO ESTERO DELLE PROVINCE VENETE. PRIMI TRE MESI 2013 (DATI PROVVISORI) CONFRONTO CON I CORRISPONDENTI PERIODI DEL 2011 E 2012. DATI IN MIGLIAIA DI EURO

Monitor Economia 39 TREVISO: COMMERCIO ESTERO PER VOCE MERCEOLOGICA. PRIMI TRE MESI 2013 (DATI PROVVISORI) CONFRONTO CON I CORRISPONDENTI PERIODI DEL 2011 E 2012. DATI IN MIGLIAIA DI EURO

Monitor Economia 40 LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE PER L INDUSTRIA MANIFATTURIERA TREVIGIANA AL 1 TRIMESTRE 2013 Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso Nel primo trimestre 2013 il monitoraggio congiunturale sull industria manifatturiera condotto da Unioncamere del Veneto ha coinvolto 455 imprese in provincia di Treviso, di cui quasi 330 con almeno dieci addetti. A queste ultime si riferiscono i dati di seguito commentati. Rispetto al trimestre precedente i livelli produttivi hanno messo a segno un ulteriore variazione negativa pari al -4,1%. Anche mettendo in conto un possibile effetto amplificativo legato alla stagionalità, non vi è dubbio che tale flessione mantiene in negativo il trend della produzione industriale che rispetto allo stesso periodo del 2012 registra così un calo del -3,7%. La prolungata difficoltà del manifatturiero trevigiano è confermata dalla diminuzione del grado di utilizzo degli impianti: nel trimestre la capacità utilizzata si è fermata al 66%, poco di più è la media regionale pari al 69%. L a n d a m e n t o t e n d e n z i a l e a n n u o dell indicatore occupazionale permane con segno negativo (-1,3%), mentre a livello congiunturale la variazione dell occupazione si mantiene stabile. Per le imprese con 10 addetti e più, il fatturato ha chiuso il primo trimestre 2013 con una variazione tendenziale annua del -2,6%, lievemente superiore rispetto allo stesso dato registrato a fine 2012. E la dinamica positiva della componente estera che sorregge l indicatore. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, la variazione positiva del fatturato estero è stata pari al +10,5% soprattutto per effetto di una ripartenza delle commesse per l industria dei macchinari. Critica soprattutto la raccolta ordini dal mercato domestico, in contrazione del -6% su base tendenziale annua. Migliore è la raccolta ordini dall estero che registra un valore positivo +6,7% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Le previsioni degli imprenditori Per il secondo trimestre del 2013, le previsioni degli imprenditori trevigiani delle imprese con almeno 10 addetti permangono negative su tutti gli indicatori osservati, sebbene con un lieve miglioramento rispetto a dicembre 2012. Per tutti gli indicatori, infatti, si osserva una riduzione di qualche punto percentuale della quota dei pessimisti a favore non solo di coloro che propendono per la stazionarietà, ma anche degli ottimisti. In particolare circa le previsioni per produzione e fatturato, la percentuale di imprenditori che prevede una riduzione passa rispettivamente dal 46 e 45 per cento al 38 e 37 per cento. Prendendo in considerazione i consumi interni, ancora il 44% delle imprese intervistate (era il 49% lo scorso trimestre) ritiene che prosegua il trend di flessione, contro appena un 15% di indicazioni di recupero. Diverso clima si respira sulla domanda estera: il 47% delle imprese ritiene di poter difendere le attuali quote di mercato, un 26% scommette addirittura su una crescita a livello internazionale; c è tuttavia un 27% di imprese che segnala possibili contrazioni anche su questo fronte. Infine l 80% degli imprenditori intervistati ritiene che resteranno stabili i livelli occupazionali, mentre un 16% si concentra quasi tutto in ipotesi di contrazione degli organici. L attenuazione delle prospettive negative per il secondo trimestre 2013 trova i primi riscontri in alcuni indicatori nazionali ed internazionali. Il PMI manifatturiero sia a livello di Eurozona che a livello Italia registra nei mesi di Aprile e Maggio tassi di contrazione in rallentamento. Soprattutto a maggio, l indice italiano si attesta a 47,3 (era 45,5 in Aprile) il valore più alto degli ultimi quattro mesi, grazie ad un miglioramento di quasi tutti i sotto indici dell indagine. Migliorano, in particolare, gli ordini dal mercato estero e accelera la riduzione dei costi degli input che però si trasferisce in un abbassamento dei prezzi di vendita a fronte delle pressioni competitive. Anche l indice del Clima di fiducia delle imprese manifatturiere italiane calcolato mensilmente dall Istat registra a maggio un miglioramento, passando dall 87,9 di aprile all 88,5. Fatta eccezione per il Nord Ovest, il miglioramento riguarda tutte le ripartizioni territoriali. Vi contribuiscono soprattutto i giudizi sugli ordini e le attese di produzione. L Approfondimento completo, a cura dell Area Studi e Sviluppo Economico Territoriale, fa parte della collana Congiuntura & Approfondimenti consultabile sul sito camerale all indirizzo: http://www.tv.camcom.gov.it/docs/studi/monitor_economia.htm_cvt.htm

Monitor Economia 41 PRINCIPALI INDICATORI CONGIUNTURALI DELL'INDUSTRIA MANIFATTURIERA TREVIGIANA CON 10 ADDETTI E PIÙ (VARIAZIONI PERCENTUALI) IMPRESE MANIFATTURIERE TREVIGIANE CON 10 ADDETTI E PIÙ: PREVISIONI DEGLI IMPRENDITORI AL 31.03.2013 (% DI GIUDIZI DEGLI IMPRENDITORI PER IL PROSSIMO TRIMESTRE E CONFRONTO CON I TRIMESTRI PRECEDENTI) Fonte: Elab.Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso su dati Indagine Congiunturale Unioncamere del Veneto

Monitor Economia 42 LE PREVISIONI DEGLI IMPRENDITORI PER IL TRIMESTRE SUCCESSIVO SALDI TRA I GIUDIZI POSITIVI E NEGATIVI Fonte: Elab.Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso su dati Indagine Congiunturale Unioncamere del Veneto INDICE PMI MANIFATTURIERO EUROZONA E CONFRONTO PRINCIPALI PAESI DELL AREA EURO CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE ITALIANE (DI CUI NORD EST) INDICI DESTAGIONALIZZATI (BASE 2005=100). GENNAIO 2008 MAGGIO 2013

Monitor Economia 43 LA CONGIUNTURA NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO IN PROVINCIA DI TREVISO NEL PRIMO TRIMESTRE 2013 Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso Unioncamere del Veneto ha diffuso i risultati della consueta indagine congiunturale sul commercio al dettaglio relativi al primo trimestre 2013. L indagine ha coinvolto, a livello regionale, un campione di oltre 1.190 imprese per un totale di più di 12.400 addetti, di queste circa 190 imprese e 1.500 addetti riguardano la provincia di Treviso. Quasi tre aziende su quattro del campione provinciale appartengono al commercio al dettaglio di prodotti non alimentari, mentre le restanti imprese sono quasi equamente suddivise fra il commercio al dettaglio alimentare da un lato e ipermercati, supermercati e grandi magazzini dall altro; quest ultima tipologia, tra l altro - già presente nel campione regionale - è stata introdotta, a partire da questo trimestre di rilevazione, anche nel campione provinciale al fine di rendere confrontabili i risultati tra i diversi territori. Quanto alla tipologia dimensionale quasi un azienda su quattro del campione ha superfici superiori ai 400 mq., mentre le rimanenti dichiarano superfici inferiori ai 400 mq. Nel primo trimestre del 2013 il fatturato derivante dalle vendite al dettaglio delle aziende del campione provinciale ha registrato una contrazione su base congiunturale del -7,9% e tendenziale del -5,7% a fronte di un lieve aumento, su base annua, dei prezzi di vendita (+0,3%). L analisi per settore merceologico evidenzia, rispetto al primo trimestre 2012, una flessione del fatturato del -8,1% per il settore del commercio al dettaglio alimentare e del -7,5% per quello del commercio al dettaglio non alimentare. Ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno registrato invece una flessione del -4,1%. Quanto alla distinzione sulla base della dimensione degli esercizi, risulta più marcata la flessione per le piccole superfici di vendita (-9,3%) rispetto alle medie e grandi superfici (-3,5%). Anche sul versante degli ordini ai fornitori le imprese provinciali registrano un ulteriore variazione negativa sia rispetto allo scorso trimestre (-9,1%) che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-8,3%). Con riferimento al settore merceologico il calo maggiore, a livello tendenziale, si registra nel commercio al dettaglio non alimentare (- 9,9%), seguono ipermercati, supermercati e grandi magazzini (-6,3%) ed il commercio al dettaglio alimentare (-5,9%). Quanto alla tipologia per dimensione continua, anche se con andamento contrapposto, la contrazione degli ordini ai fornitori sia per le piccole superfici di vendita (-10,4%) sia per quelle medie e grandi (-6,0%). Anche a livello nazionale i risultati della rilevazione mensile sulle vendite al dettaglio condotta dall Istat su un campione di circa 8.000 imprese operanti sul territorio italiano evidenziano per il primo trimestre 2013 un peggioramento su base annua (-3,5%) che accomuna tanto il settore merceologico (alimentare -1,3%; non alimentare -4,9%) che la tipologia distributiva (-1,4% per la grande distribuzione; -5,3% per la distribuzione su piccole superfici). Le previsioni provinciali delle imprese del commercio al dettaglio, per il secondo trimestre del 2013, permangono caratterizzate da saldi negativi, ma in lieve miglioramento rispetto a dicembre 2012. Per quanto riguarda le prospettive di fatturato scende dal 62% al 47% la percentuale degli intervistati che esprime giudizi di flessione e sale dal 7% a quasi il 16% la quota di coloro che prevedono invece un aumento, con una differenza pari a -31 punti percentuali (era -55 lo scorso trimestre). Sul fronte degli ordinativi oltre la metà degli intervistati continua ad esprimere giudizi negativi (52,3% percentuale sostanzialmente stabile rispetto allo scorso trimestre quando era pari al 54%), ma aumenta dall 3,1 al 9,8 per cento la quota degli ottimisti con un saldo negativo che di conseguenza si riduce da -50,9 a -42,5 punti percentuali. Quanto ai prezzi di vendita, aumenta rispetto a dicembre 2012, il numero di intervistati che prevede una stabilità per il prossimo trimestre (quasi il 76%), mentre diminuisce sia la percentuale di chi prevede un aumento (12,8%) sia di chi prevede una diminuzione (11,4%), così che ritorna positivo il saldo fra giudizi positivi e negativi (1,5%). In merito all occupazione raggiunge quasi il 90% il numero degli intervistati che propende per la stabilità, mentre il 9% si esprime per la diminuzione. Alcune anticipazioni sui possibili risultati per il secondo trimestre 2013 provengono dall indicatore del clima di fiducia delle imprese del commercio al dettaglio a livello nazionale calcolato mensilmente dall Istat. Nell ultimo comunicato stampa¹ dell Istat si legge che a giugno l indicatore di fiducia rimane sostanzialmente stabile (da 80,8 di maggio a 80,7), ma il valore complessivo è frutto di una compensazione fra la grande distribuzione (dove l indice aumenta da 70,8 a 80,0) e la distribuzione tradizionale (dove diminuisce da 90,0 a 84,4). Nel complesso recuperano lievemente i giudizi sulle vendite correnti, ma tornano a peggiorare le aspettative su quelle future anche in questo caso il dato complessivo è frutto di una compensazione fra grande distribuzione dove sono in forte recupero i giudizi sulle vendite correnti e in miglioramento le attese su quelle future (da -62 a -42 e da -14 a -10 i rispettivi saldi) e la ¹ Clima di fiducia delle imprese, Istat Statistiche flash, 28 Giugno 2013.

Monitor Economia 44 distribuzione tradizionale dove peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti che le aspettative su quelle future (da -48 a -58, il primo saldo e da -17 a -22, il secondo). Apparentemente in contraddizione il miglioramento a giugno del clima di fiducia dei consumatori che si porta quasi ai livelli di marzo 2012. Tuttavia, oltre alla possibile discontinuità statistica citata in nota, con riferimento ai possibili impatti sui consumi va sottolineato che aumenta, rispetto al mese precedente, la quota di quanti ritengono certamente opportuno effettuare risparmi e peggiorano i giudizi sulla convenienza attuale e le intenzioni future all acquisto di beni durevoli. Con riferimento ai prezzi al consumo, il saldo dei giudizi sulla dinamica degli ultimi 12 mesi presenta un calo, diminuisce infatti la quota di coloro che esprimono i prezzi in forte crescita e aumenta la quota di coloro che li giudica diminuiti. Anche le attese future circa la dinamica inflazionistica sono valutate in diminuzione². ² Clima di fiducia dei consumatori, Istat Statistiche flash, 24 Giugno 2013 SETTORE COMMERCIO AL DETTAGLIO INDICATORI CONGIUNTURALI PER TERRITORIO SERIE STORICA 2 TRIM. 2009 1 TRIM. 2013 (VARIAZIONI CONGIUNTURALI E TENDENZIALI) L Approfondimento completo, a cura dell Area Studi e Sviluppo Economico Territoriale, fa parte della collana Congiuntura & Approfondimenti consultabile sul sito camerale all indirizzo: http://www.tv.camcom.gov.it/docs/studi/monitor_economia.htm_cvt.htm

Monitor Economia 45 SETTORE COMMERCIO AL DETTAGLIO % DI GIUDIZI DI PREVISIONE SUI PRINCIPALI INDICATORI PER I PROSSIMI 3 MESI TREVISO E VENETO. SERIE STORICA TRIMESTRALE 2 TRIM. 2009-1 TRIM. 2013 CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO A LIVELLO NAZIONALE. TOTALE E PER TIPOLOGIA DISTRIBUTIVA INDICI DESTAGIONALIZZATI (BASE 2005=100). GENNAIO 2011 GIUGNO 2013 CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI A LIVELLO NAZIONALE INDICI DESTAGIONALIZZATI (BASE 2005=100). GENNAIO 1996 GIUGNO 2013(*)

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 46 UNITÀ LOCALI ATTIVE NEL TERRITORIO PROVINCIALE E SCELTE DI PLURILOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE TREVIGIANE Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso La prima parte del presente articolo prende in esame la consistenza per settori delle unità locali¹ attive nel territorio provinciale a fine 2012. La seconda parte, invece, guarda alle scelte di plurilocalizzazione delle sedi d impresa trevigiane in termini di consistenza, composizione per settori e territorio di localizzazione. a. Le Unità locali attive nel territorio provinciale A fine 2012 in provincia di Treviso si contano 16.606 unità locali, consistenza pressoché stazionaria rispetto a fine 2011 (+0,1%) contro una crescita media nelle province venete del +1,1%. Circa i due terzi del totale (11.080) sono filiali d imprese trevigiane, mentre dipendono da sedi fuori provincia 5.526 unità locali, 29 in più da inizio anno (+0,5%), crescita inferiore alla media regionale pari al +2,1%. Oltre la metà delle unità locali presenti in provincia (53%) dipende da imprese costituite sotto forma di società di capitali e poco meno di un altro quarto da società di persone (21,4%). Ove si considerino le sole filiali d imprese fuori provincia, l incidenza di quelle dipendenti da società di capitale raggiunge il 71,7%, mentre si riduce quella delle filiali dipendenti da società di persone (12%). Concentrando l attenzione sulle sole filiali d imprese fuori provincia, si osserva che il nostro territorio attrae in prevalenza imprese con sede in Veneto (2.577 unità locali, il 46,6%). Si tratta di una quota superiore alla media regionale pari al 41%, che risulta influenzata in particolare dalla provincia di Verona nella quale solo il 21,7% delle unità locali dipende da sedi attive in regione. Il dato medio presenta comunque scostamenti considerevoli ove si guardi ai diversi settori di attività: nell alloggio e ristorazione le filiali d imprese venete raggiungono l 80%, mentre al contrario rappresentano solo il 19% nel settore di Trasporti e magazzinaggio. Poco meno di un migliaio di unità locali dipende comunque da imprese del Nord Est (990; il 18%), mentre solo un terzo sono filiali d imprese con sede in altre regioni d Italia (1.823). Percentuali decisamente più elevate si osservano in altre province venete, in primis a Verona (56,7%), e a seguire a Padova (42,6%) e Vicenza (42,3%). Anche in questo caso vi sono settori che attraggono più della media. In primis il settore dei Trasporti e magazzinaggio che conta 308 filiali dipendenti da sedi fuori Nord Est, pari al 70% delle unità locali dipendenti da imprese fuori provincia, ma anche negli Altri servizi alle imprese sono presenti 300 unità locali di sedi extra ripartizione (il 40% delle filiali d imprese non trevigiane). Infine, va notato che pur nell esiguità dei numeri Treviso è una delle province venete con la maggior numerosità di unità locali dipendenti da sedi estere: con 136 filiali (che rappresentano il 2,5% delle filiali dipendenti da sedi fuori provincia) è testa a testa con Venezia (137; 1,8%), mentre primeggia Verona con 195 (il 3,3%). Esse si concentrano prevalentemente nel Commercio (50) e negli Altri servizi alle imprese (29). ¹ Un unità locale, così come definita dall Istat ai fini dei censimenti, è l'impianto (o insieme di impianti) situato in un dato luogo e variamente denominato (stabilimento, laboratorio, negozio, ristorante, albergo, bar, ufficio, studio professionale, ecc.) in cui viene effettuata la produzione e/o distribuzione di beni o la prestazione di servizi. In tale accezione le unità locali sono la somma delle sedi e degli altri impianti produttivi e/o distributivi delle imprese. Nel presente articolo si prendono in esame solo le unità locali diverse dalle sedi d impresa. GRADO DI ATTRATTIVITÀ DELLA PROVINCIA DI TREVISO: DISTRIBUZIONE DELLE UNITÀ LOCALI (UL) SITUATE IN PROVINCIA PER TERRITORIO DI UBICAZIONE DELLA SEDE AL 31 DICEMBRE 2012 (VALORI ASSOLUTI, VARIAZIONI PERCENTUALI)

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 47 Questo articolo è tratto dal Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana presentato il 14 giugno 2013 in occasione della 11ᵃ Giornata dell Economia. Il rapporto completo, curato dall Area Studi e Sviluppo Economico Territoriale, è consultabile sul sito camerale http://www.tv.camcom.gov.it Un indicazione più precisa del grado di apertura/dipendenza del sistema imprenditoriale provinciale si ottiene guardando alla numerosità delle prime unità locali dipendenti da sedi fuori provincia in rapporto alle sedi d impresa del territorio. Considerando l insieme dei settori, a fine 2012 tale rapporto per Treviso è pari a 5,7 prime unità locali dipendenti da sedi fuori provincia ogni 100 sedi attive provinciali e risulta in lieve aumento rispetto allo scorso anno (5,6%). La media regionale è superiore (6,4%) grazie ad altre province venete in cui il fenomeno si manifesta in modo più intenso: innanzitutto Venezia, con 8,9 prime unità locali ogni 100 imprese, seguita da Rovigo (8,5%) e Belluno (7,5%). Guardando ai settori di attività si osserva che nel manifatturiero questo rapporto è di poco superiore al dato medio (5,9%). Tuttavia, per alcune voci all interno del comparto il grado di attrattività/dipendenza è assai elevato. Si segnalano: il settore degli altri mezzi di trasporto con l indicatore che si attesta al 29,7%, la produzione metalli e loro leghe (28%) ed il settore dei prodotti chimici (27,4%). Sul fronte opposto il rapporto risulta al di sotto del dato medio di comparto per la carpenteria (4,4%), l industria del legno (3,2%) e tutti i settori del sistema moda: industrie tessili (4,3%), abbigliamento (3,6%) e calzature (2,5%). Il comparto dei servizi presenta nel complesso un grado di attrattività/dipendenza maggiore (6,2%). I settori nei quali il fenomeno è più accentuato sono: il magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti (38,7%), i servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e di prenotazione (24,7%) l assistenza sanitaria (23,7,%), ed i servizi finanziari (23,0%). Treviso vantano 16.330 unità locali, consistenza di poco superiore alla numerosità di fine 2011 (+0,2%). Di queste, si è visto, 11.080 sono in territorio provinciale, mentre il restante 32% (5.250) è situato fuori provincia. Di queste, comunque, più della metà rimane entro i confini veneti (51,8%; 2.720 unità), contro una media regionale del 44,7%, su cui influisce la provincia di Verona con meno del 20% delle unità locali di imprese veronesi site in Veneto. Il 22,3% rimane all interno della ripartizione Nord Est, percentuale superiore al dato medio regionale che si attesta al 18,4% influenzato dalle province di Padova (15%) e Vicenza (16%). Solo il 25% delle filiali trevigiane fuori provincia è situato in altre regioni d Italia, mentre la media veneta è del 36%. Questa percentuale, tuttavia, è fortemente influenzata dal dato veronese: le imprese di tale provincia, infatti, hanno localizzato quasi i due terzi delle loro unità locali al di fuori del Nord Est. Ove si guardi ai settori di attività, comunque, si osservano percentuali superiori al dato medio, oltre che nelle attività creditizie ed assicurative (168 unità locali; il 42,3% delle unità locali fuori provincia), negli altri servizi alle imprese (186; 30,1%) e nell industria in senso stretto (269, il 28,5%). Si segnala, infine, in termini di consistenza il commercio con 427 unità locali ubicate fuori Nord est che tuttavia rappresentano solo il 22% delle unità locali fuori provincia. Infine, un esiguo numero di filiali si trova all estero (41) pari allo 0,8% delle filiali fuori provincia. Esse dipendono da imprese industriali (16), dei servizi alle imprese (15) e del commercio (8) La maggior parte delle filiali trevigiane dipende da imprese costituite in forma di società di capitali (50,4%) e poco più di un quarto appartiene a società di persone. Ove si considerino solo le filiali situate extra regione, o ancor più, extra ripartizione nord orientale, la quota delle unità locali di società di capitali aumenta sensibilmente (76%), mentre diminuisce quella dipendente da società di persone. GRADO DI PLURILOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE PROVINCIALI: DISTRIBUZIONE DELLE UNITÀ LOCALI (UL) DI IMPRESE ATTIVE TREVIGIANE PER TERRITORIO DI LOCALIZZAZIONE AL 31 DICEMBRE 2012 b. Le scelte di plurilocalizzazione delle imprese trevigiane A fine 2012 le imprese attive in provincia di

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 48 IMPRESE GIOVANILI, FEMMINILI E STRANIERE Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso Questo articolo è dedicato ll approfondimento delle principali caratteristiche delle imprese trevigiane condotte, in via prevalente o esclusiva¹, da imprenditori con meno di 35 anni di età, donne o di nazionalità straniera. In base alla tipologia di imprenditore queste imprese vengono indicate con il termine di impresa giovanile, impresa femminile o impresa straniera. Le imprese giovanili A partire dallo scorso anno la banca dati Infocamere consente di ricavare un quadro, più dettagliato che in passato, sulle principali caratteristiche delle imprese giovanili, ovvero le imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%¹. Le informazioni sulle imprese guidate da imprenditori under 35 rappresentano un osservatorio importante, anche se limitatamente al biennio 2011-2012, sulle opportunità che i giovani, nonostante l attuale e prolungata crisi economica, hanno saputo cogliere nel mondo del lavoro dal lato, in questo caso, dell auto impiego. Nella provincia di Treviso sono 6.901 le sedi d impresa giovanili attive a fine 2012, in calo rispetto al 2011 di 434 unità; la loro diminuzione è dovuta in parte alle cessazioni registrate nel periodo ed in parte al passaggio di imprese dall insieme delle giovanili a quello delle non giovanili. Gli addetti alle sedi d impresa sono nel complesso 13.456, quasi due addetti (1,9) in media per ogni impresa giovanile attiva in provincia. Poiché le imprese condotte da giovani sono nate principalmente in anni recenti, il 43,6% si è infatti costituita nel triennio 2010-2012, è naturale che siano in genere di piccole dimensioni. Analizzando le principali classi di addetti più della metà (55%) ha un solo addetto, contro il 43,1% delle imprese non giovanili. Se si aggiunge a questo dato la percentuale di quelle che hanno da 2 a 5 addetti al massimo (25,1%) emerge come nel complesso poco più di 8 imprese attive giovanili su 10 ha meno di 5 addetti (fra le non giovanili la percentuale supera di poco il 70%). Le imprese giovanili rappresentano l 8,3% delle imprese attive in provincia, e il 4,3% in termini di addetti, dato che, come già rilevato lo scorso anno, è fra i valori più più bassi a livello nazionale, alla pari di Treviso si colloca Bologna (sempre 8,3% il peso sul totale provinciale) e a seguire, con una percentuale di poco inferiore, solo Trieste (8,2%), Pordenone e Bolzano (8,0%). V a d e t t o t u tt av i a c he l i n ci d e nz a dell imprenditoria giovanile in genere è più elevata in quei territori in cui il tessuto imprenditoriale ha conosciuto uno sviluppo più recente: è il caso ad esempio del Sud Italia, mentre è più bassa nelle provincie del Nord, dove le imprese giovanili si confrontano con un insieme di attività imprenditoriali storicamente più radicato e probabilmente influenzato dalla struttura di certi settori (come può essere il legno arredo per Treviso e Pordenone). E una tara doverosa, che comunque non intende minimizzare l importanza del ricambio imprenditoriale, anche in territori ad alta densità d impresa. Per la provincia di Treviso il maggior numero di imprese attive giovanili si registra nei settori del commercio, alloggio e ristorazione (2.275 unità, di cui 1.726 nel solo commercio). Gli addetti alle sedi d impresa sono invece equamente distribuiti fra il commercio (2.257) e le attività di alloggio e ristorazione (2.103). La dimensione media è di conseguenza più elevata nelle attività di alloggio e ristorazione (3,8 addetti in media) mentre è al di sotto anche della media provinciale per il commercio (1,3). Rile vante è la pre se nza dell imprenditoria straniera nel commercio al dettaglio: su 852 imprese giovanili 372 sono condotte da stranieri (41,9%) che apportano il loro principale contributo nel settore della vendita porta a porta (140 imprese) e nel commercio ambulante (127 unità). Importante, nel commercio al dettaglio, è anche la quota rosa di imprese giovanili (306 unità, il 35,9% del totale). Le giovani imprese attive nella ristorazione sono invece 542, la metà di queste impegnate nelle attività di bar e simili (275). Segue, per numero di imprese attive guidate da giovani, il settore delle costruzioni con 1.719 unità (il 13,1% delle imprese del settore in provincia) e 3.125 addetti alle sedi (in media 1,8 addetti per impresa). Rilevante anche in questo settore la quota di imprese a prevalente conduzione straniera (41,9%). Stando ai dati forniti da Infocamere le imprese giovanili della provincia, trovano maggiori opportunità nelle attività dei servizi di supporto alle imprese piuttosto che nelle attività manifatturiere. Sono infatti 1.120 quelle attive nei servizi alle imprese, che rappresentano il 7,2% del settore, quasi la metà delle quali concentrate nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (274) e nei servizi di noleggio, agenzie viaggio e supporto alle imprese (226). Con 1.995 addetti alle sedi, però, la dimensione media risulta piuttosto contenuta: sono infatti 1,8 gli addetti mediamente per impresa. Poco più della metà sono invece le imprese giovanili attive nell industria in senso stretto (624) e nel manifatturiero in particolare (614), con un incidenza del 5,7% sul totale del settore. Dato quest ultimo spiegabile con il fatto che devono confrontarsi con un industria manifatturiera trevigiana di consolidata tradizione. Fra vari i settori le giovani imprese della provincia risultano più presenti, in valori assoluti, nel sistema moda, nella meccanica (143) e nel legno arredo (85). Nel sistema moda le 157 ¹Il calcolo è effettuato da Infocamere tramite un algoritmo che verifica la posizione socio e titolare, mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite.

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 49 Questo articolo è tratto dal Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana presentato il 14 giugno 2013 in occasione della 11ᵃ Giornata dell Economia. Il rapporto completo, curato dall Area Studi e Sviluppo Economico Territoriale, è consultabile sul sito camerale http://www.tv.camcom.gov.it unità sono principalmente dedite alla confezione di articoli di abbigliamento, attività quest ultima dove rilevante è la componente straniera: su 117 imprese giovanili 85, più del 70%, sono guidate da imprenditori di nazionalità straniera. Con 2.285 addetti alle sedi d impresa il manifatturiero risulta, dopo i servizi di alloggio e ristorazione, il settore con il numero di addetti medi più elevato (3,7). Nei servizi alle persone poco più della metà delle imprese giovanili attive in provincia (612 unità) è concentrata nelle attività di parrucchiere e altri trattamenti estetici (360), attività queste a conduzione principalmente femminile (299). Gli addetti alle sedi d impresa sono nel complesso 1.094, in media 1,8 per impresa. Sono 541, infine, le imprese giovanili attive nel settore dell agricoltura (il 3,5% sul totale del settore). Il numero non è trascurabile in valori assoluti ed è probabilmente frutto anche degli interventi legislativi a supporto dei nuovi insediamenti, mentre lo è in termini percentuali a causa di una numerosità di imprese operanti nel primario storicamente molto elevata (quanto poco affidabile sul piano della reale individuazione d attività d impresa). Importante per il settore il contributo delle imprese che si dedicano alla coltivazione di uva: 228 (poco più di quattro imprese ogni 10 attive nel settore). Nel complesso gli addetti alle sedi d impresa sono 525 (2,8% sul totale in agricoltura). Le imprese femminili Nel 2012 la consistenza delle imprese con titolarità femminile² in provincia di Treviso è pari a 18.410, poco inferiore della presenza di imprese femminili nelle province di Padova e di Verona. La quota percentuale delle imprese femminili sul totale delle imprese trevigiane è in linea rispetto alla media regionale (22% Treviso e 22,3% Veneto). Guardando alla distribuzione nel territorio della Marca trevigiana delle imprese è interessante notare una concentrazione di questa tipologia di imprese nei centri urbani più rilevanti. Dal punto di vista del numero complessivo degli addetti, secondo le stime di Infocamere, a fine 2012 le imprese femminili trevigiane impiegano il 15,8% del totale addetti in provincia (49.500 mila). Di questi, il 41,8% è impiegato nel comparto dei servizi alle persone. Seguono a distanza gli addetti del commercio al dettaglio (27,2%), della attività di ristorazione (26%), del sistema moda (22,5%). Per quanto riguarda la ripartizione per attività economica dello stock delle imprese trevigiane femminili, il più alto numero di imprese femminili è nel commercio con 4.132 unità (22,4% del totale delle imprese del settore). Questo peso aumenta al 33,9% nel commercio al dettaglio. E in questo settore che si registra la maggior presenza di imprese gestite da donne straniere (309 su quasi 2.800 unità). L agricoltura, con 4.105 unità, è il secondo settore con più elevata consistenza di imprese rosa, che rappresentano il 26,6% del totale del settore. Nel 2012 rispetto al 2011, il calo di imprese femminili nel settore primario è stato di 74 unità. Terzo per numerosità di imprese femminili è il comparto dei servizi alle imprese che complessivamente ammonta a 3.589 unità, il 22% del totale delle imprese trevigiane, percentuale allineata con la media provinciale. La gran parte (1.517) di questo sottoinsieme di imprese svolge attività nel settore immobiliare. Nei servizi alle persone si contano 2.230 imprese femminili, ben il 49,5% del totale del comparto. All interno di questo settore sono le attività dei Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere che registrano il numero più alto di imprese gestite da donne con età inferiore a 35 anni (299 su 1.466 unità). Infine, nel manifatturiero sono presenti 1.982 imprese femminili, 17,8% sul totale imprese del settore. All'interno di questo aggregato economico, risalta l'attività di confezionamento di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia, dove l'incidenza delle imprese femminili raggiunge il 46%. Spostando l'analisi dalle sedi d'impresa attive alle persone con cariche3, nell'anno 2012 le donne che hanno cariche di amministratori, soci e titolari sono 33.693 su un totale di 124.774, che corrisponde al 27% del totale. L analisi per classi di età conferma una distribuzione delle imprenditrici maggiormente concentrata nella fascia di età tra 30 e 49 anni (45,3%) a seguire quella compresa tra i 50 e 69 anni (39,5%). Le imprese straniere A fine 2012 sono attive in provincia di Treviso 7.802 sedi d impresa straniere4, con una quota percentuale di imprese straniere sul totale delle imprese della provincia (9,3%) superiore alla media regionale (8,4%). Nel 2012 rispetto al 2011, il numero di imprese condotte da stranieri è salito di 119 unità. Gli aumenti più significativi di imprese straniere si registrano nel settore del commercio (+103 unità), nelle attività dei servizi alloggio e ristorazione (+50 unità) e nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+26 unità). Mentre la maggiore perdita di imprese straniere si registrata nel settore dell edilizia (-86 unità). ²Per imprese femminili si intende l'insieme delle imprese in cui la partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite. 3I dati sono desunti da un apposita sezione del database di Infocamere. Il database associa, ad ogni persona, la prima carica ricoperta in ciascuna impresa, pertanto una persona viene conteggiata tante volte quante prime cariche detiene in imprese diverse. Nell analisi si considerano solo le prime cariche di amministratore, socio e titolare d'impresa che per brevità definiamo cariche imprenditoriali.

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 50 Dal punto di vista del numero complessivo degli addetti, sempre secondo le stime di Infocamere, a fine 2012 vi lavorano oltre 16,7 mila di cui oltre il 60% concentrato nelle imprese fino a 5 addetti. Sono peraltro 2.600 (il 15,5% del totale) gli addetti afferenti ad imprese straniere con dimensione più rilevante (20 addetti e oltre). Quasi la metà delle imprese straniere sono concentrate nei settori delle costruzioni e del commercio. All interno di questi, l incidenza maggiore di imprese straniere sul totale si registra rispettivamente nei lavori di costruzione specializzati (3.011 addetti) e nel commercio al dettaglio (1.795 imprese per oltre 2.200 addetti). In questi settori, come già osservato, è presente anche il maggior numero di imprese straniere guidate da giovani. Nel manifatturiero sono attive 948 imprese straniere (8,5% sul totale di settore) con oltre 4.800 addetti (un quarto del totale addetti afferente in provincia ad imprese straniere). Di queste 948 imprese, quasi il 50% si concentra nel sistema moda, soprattutto nell industria dell abbigliamento, per un totale di 2.194 addetti. Proprio nell abbigliamento è molto significativa la presenza di imprenditoria straniera femminile: sono infatti riconducibili a questo sotto insieme 193 delle 378 imprese straniere, attorno alle quali afferiscono quasi 1.800 addetti. La meccanica è il secondo settore per concentrazione di imprese straniere: ce ne sono 190, con 1.000 addetti. Al terzo posto si colloca il legno arredo, con 69 imprese straniere che impiegano 620 addetti. All interno del settore alloggio e ristorazione, le imprese straniere si concentrano quasi esclusivamente nei servizi di ristorazione: qui il peso delle imprese straniere rosa è consistente, pari al 42% sul totale. Nei servizi alle imprese e nei servizi alle persone, la presenza di imprese straniere è molto bassa, in termini assoluti è rispettivamente di 854 e 304 unità. Passando dall'analisi delle sedi d'impresa attive a quella delle persone, nell'anno 2012 gli stranieri5 che hanno cariche di amministratori, soci e titolari sono 11.088 su un totale di 124.774, che corrisponde al 8,9% del totale. Definendo un profilo per età degli imprenditori stranieri, risulta che ben oltre la metà degli imprenditori stranieri (sia di origine comunitaria che extracomunitaria) risulta maggiormente concentrata nella fascia di età tra 30 e 49 anni. Il settore nel quale sono maggiormente presenti gli imprenditori stranieri è quello delle costruzioni: se ne contano 2.925, di prevalente origine dall Est - Europa: Macedonia (577), Serbia e Montenegro (396), Romania (389) e Albania (340). Nel commercio al dettaglio si segnala la presenza di 2.099 imprenditori stranieri, i più numerosi (852 unità) sono gli imprenditori di origine marocchina. Con un po di distacco in termini di valori assoluti, al secondo posto si collocano gli imprenditori cinesi (212), senegalesi (213). Nel settore manifatturiero, il totale di amministratori, soci e titolari d impresa non nati in Italia è pari a 1.558, di cui 486 sono imprenditori di origine cinese. Escludendo gli imprenditori figli di migranti, rientrati in Italia dai Paesi c.d. di ritorno, si produce una più plausibile graduatoria dell imprenditoria straniera per Paese di provenienza, con dati a fine 2012. Al primo posto, si collocano gli imprenditori di origine marocchina (1.162 persone, il 26,4% in più rispetto al 2009); seguono gli imprenditori cinesi (1.011, in aumento rispetto a tre anni fa del 19,8%). Tra le prime posizioni si collocano gli imprenditori provenienti da alcuni Paesi dell ex Jugoslavia: gli imprenditori originari dalla Macedonia sono 612 (-4% in meno rispetto al 2009), dalla Serbia e Montenegro sono 534 (diminuiti del -21,4% rispetto a tre anni fa). 4Per imprese straniere si intende l'insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite. 5La fonte Infocamere estrae l'informazione sulla nazionalità dall indicazione dello Stato di nascita della persona presente nel codice fiscale e può assumere i seguenti valori: comunitaria, extra comunitaria, italiana e non classificata. 6In buona approssimazione, i "Paesi di ritorno" sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Etiopia, Libia, Svizzera e Venezuela.

Rapporto Annuale 2012 sull Economia Trevigiana 51 DISTRIBUZIONE DELLE SEDI E ADDETTI ALLE SEDI D'IMPRESA ATTIVE GIOVANILI, FEMMINILI E STRANIERE PER I PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI (ESCL. NON CLASSIFICATE). PROVINCIA DI TREVISO. CONSISTENZA AL 31.12.2012 (VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI)