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Transcript:

Introduzione Questo secondo libro di fiabe che fanno crescere si apre sulla scia del primo che ha il sottotitolo «Superare paure e difficoltà, accettare consigli e critiche» ed è stato pensato per fornire un approfondimento delle tematiche precedentemente affrontate. In modo particolare, si sottolinea il valore dell impegno, della stima di sé e di imparare a dire «no» quando è necessario. Anche in questo caso l obiettivo del testo è fornire un momento di oasi a genitori e figli presi da una vita piena di ritmi veloci, in cui spesso si corre e si vive senza pensare. L obiettivo è in primo luogo stare bene leggendo delle fiabe divertenti e «poetiche», immergersi nel presente con divertimento. In secondo luogo lo scopo è aiutare i bambini sia quelli che, per varie ragioni, sono più fragili, sia quelli che sono già forti a sviluppare le loro capacità di affrontare la vita e i problemi. La metodologia, come nel primo volume, consiste nel raccontare e far rappresentare fiabe appositamente ideate per aiutare i bambini ad affrontare uno specifico problema. Il bambino si identifica con il personaggio base ideato e adotta le sue strategie di risoluzione. Con questa modalità si agisce sulla sfera cognitiva, emotiva e comportamentale dei bambini. Infatti, se un bambino pensa a se stesso come incapace di compiere una certa azione (cognizione), questa sua convinzione avrà una forte ricaduta in questo caso negativa sul suo sentire (sfera emotiva) e ciò a sua 7

volta influirà sulle sue prestazioni (azioni). Al contrario, il pensare a se stesso in modo positivo (cognizione) porterà a un cambiamento in senso costruttivo nella sfera emotiva e avrà una ricaduta positiva a livello di messa in pratica di azioni e strategie (azione). Le fiabe sono state costruite (e il lettore potrà inventarne altre) in tre fasi: Fase 1: consiste nell ideazione dei protagonisti. Si sceglie un personaggio base con cui il bambino inizierà a identificarsi. Fase 2: consiste nell ideazione della trama di cui il personaggio base e altri attori sono i protagonisti. In ogni avventura i personaggi imparano ad affrontare una nuova situazione, si trovano in difficoltà ma la affrontano in modo costruttivo. Fase 3: consiste nell epilogo. Alla fine il protagonista riesce a raggiungere il suo obiettivo. Queste fiabe possono essere lette al bambino la sera prima di andare a letto oppure in un momento tranquillo della giornata. Molti insegnanti le usano in classe come veri e propri momenti di oasi. È importante comunque non leggere queste fiabe al bambino subito dopo che ha manifestato un problema, perché potrebbe vivere la fiaba stessa come frustrante o come meramente consolatoria. È meglio presentargliela in un momento piacevole e gioioso dell interazione, perché lo scopo è preventivo. La prima fiaba «La principessa che voleva essere un ranocchio» insegna ai bambini ad avere una buona stima di se stessi. Essa fa riferimento al concetto più profondo, intrinseco a una buona autostima, che è quello di «valore». Il valore qui viene inteso come l essenza unica e irripetibile della persona: noi abbiamo valore per il solo fatto d esistere, di respirare, di essere stati creati e di essere umani. Se riuscissimo a trasmettere questa idea ai nostri figli, molte sofferenze potrebbero essere evitate: «Io ho valore anche se ho preso insufficiente», «Il fatto che il mio compagno mi abbia detto racchia non diminuisce il mio valore», «Il fatto che io non abbia 8

l ennesima Barbie non mette in discussione niente». La vita stessa sarebbe diversa. In questa prima fiaba così si ripercorrono le vicende della principessa Noemi, che vive in un contesto un po anomalo per una principessa delle fiabe: infatti la sua mamma «era una vera donna in carriera, una manager (erano già lontani i tempi in cui una regina poteva fare solo la regina, e nient altro). Gestiva la cassa del regno ed era abilissima a giocare in borsa e a procacciare nuovi affari. Aveva l ammirazione di tutti gli economisti». Noemi invece a volte si aggirava nella sala grande, che era piena di specchi. Questi specchi erano dei prototipi che la regina aveva fatto costruire per gli istituti di bellezza del regno: appena vedevano qualcuno, facevano l elenco dei suoi difetti. «Non è che hai messo su un paio di chiletti? Oggi ti consiglierei di mangiare solo un insalatina, cara» oppure: «Tesoro, ma ti sei accorta di come stona il colore del vestito con la tua carnagione? Ti sbatte proprio» e via di seguito La principessa Noemi era convinta di non essere in grado di fare niente, di non essere né bella né brava. Attraverso numerose strane vicissitudini riuscirà però a diventare una persona nuova, con tanta fiducia in sé. La seconda fiaba «Le avventure di Bettina e Viola» focalizza l attenzione sugli obiettivi e sulla volontà di pagare il prezzo necessario per raggiungerli. Anche questo è un momento essenziale dell educazione: trasmettere ai propri figli o ai propri allievi l idea che, nella vita, stabilire gli obiettivi o le mete da raggiungere è importante. Gli obiettivi sono stimoli che rendono vivi, che guidano l azione, ma raggiungere qualsiasi meta richiede sempre di pagare un prezzo, che molto spesso è l impegno. È importante che i bambini, con linguaggi ed esempi appropriati, siano aiutati a comprendere che questa dimensione è presente anche nella loro vita e che per ottenere quello che vogliono devono impegnarsi e conquistarselo. La piccola Bettina, con i suoi capelli biondo scuro e gli occhi sempre vispi, vuole imparare a suonare uno strumento particolare: 9

la viola da gamba. E non si arrende davanti alle difficoltà: lotta e prova anche quando diventa difficile. Come finirà questa «battaglia» lo si scoprirà leggendo la storia... La terza fiaba «Albertino, la fata e il giardiniere cinese» è stata pensata per tutti quei bambini che hanno l argento vivo addosso, come Albertino. Il messaggio è che tutti i bambini, anche quelli che vogliono ottenere tutto subito, possono imparare ad autocontrollarsi, a fare le cose poco per volta, a vivere bene il momento presente e ad ascoltare. Tutto inizia con una fata troppo giovane ed entusiasta: Annalisa, nella foga di donare tante belle qualità al suo protetto Albertino, gli dà «troppo». Così Albertino ha tantissime qualità, tutte insieme e in grande quantità, il che gli causa una certa confusione. Il bimbo diventa incontenibile, ma con il tempo imparerà a usare bene tutto quel potenziale. L ultima fiaba «Xy46, il bambino trasparente» insegna ai bambini a saper dire di no. Questa abilità è fondamentale perché siano in grado di respingere richieste e proposte che loro considerano sbagliate, scorrette o comunque di cui non hanno bisogno. Se i bambini imparano sin da piccoli questo, sapranno utilizzare questa abilità anche da adolescenti, contando molto sui loro valori e ragionando in maniera autonoma. La storia riguarda un bambino, di nome Xy46, che vive sul misterioso e sfuggente pianeta Rainbow, effettivamente ancora sconosciuto qui sulla Terra. Il piccolo combina tanti pasticci perché non riesce mai a dire no, ma in questo vortice imparerà a dire «no» quando è necessario. Tutto ciò di cui abbiamo parlato in queste divertenti fiabe non può essere raggiunto se noi stessi genitori, insegnanti, educatori non trasmettiamo con l esempio e l entusiasmo nella nostra stessa vita i concetti presentati in questo libro. Quindi i primi lettori di queste storie potremmo essere proprio noi adulti * * * 10

La principessa che voleva essere un ranocchio C era una volta, neanche troppo tempo fa, un regno felice e sereno, governato da re Agenore e dalla regina Mariella. I due sovrani erano molto amati da tutti, perché erano buoni, giusti e saggi, anche se un po strani. Infatti, per dirla tutta, la regina aveva un caratterino Era una vera donna in carriera, una manager (erano già lontani i tempi in cui una regina poteva fare solo la regina, e nient altro). Gestiva le casse del regno ed era abilissima a giocare in borsa e a procacciare nuovi affari. Aveva l ammirazione di tutti gli economisti, però a volte risultava un po fredda e brusca, questo bisogna proprio dirlo. 13

Il re, al contrario, era un gran buontempone, appassionato di giardinaggio: la sua più grande preoccupazione erano le gelate, che potevano rovinare la fioritura delle sue magnifiche rose. Questa coppia un po bizzarra, anche se molto ammirata, aveva una sola figlia: la principessa Noemi. Anche la principessina, che i genitori amavano tantissimo, era venuta un po strana. Figlia di persone tanto sicure di se stesse, e tanto soddisfatte della loro vita, Noemi invece non era per niente sicura, né soddisfatta di sé. Immagino che vi chiederete come poteva una principessa non essere felice di sé be non è che sia sempre facile e divertente essere una 14

principessa. Quelle delle storie sono tutte meravigliose, affrontano un sacco di guai, ma poi si risolve tutto e in genere sposano un principe azzurro e se ne vanno a vivere in qualche posto da favola, appunto. Ma le principesse di cui le storie non parlano quelle sono ragazzine come tante, che in più hanno il problema che tutti le osservano e si aspettano da loro cose incredibili. Noemi, poi, aveva una madre sempre piena di idee e di proposte in cui voleva coinvolgerla a ogni costo, mentre lei avrebbe preferito starsene chiusa da qualche parte nel castello, lontana da tutti a leggersi un bel libro. Un po noioso e monotono se volete, ma Noemi pensava che fosse il massimo della vita. Anche perché in genere la vita al castello le sembrava abbastanza un incubo. C era la sala grande, che era piena di specchi. Specchi magici, naturalmente. Niente a che vedere con quelli della matrigna di Biancaneve: questi erano dei prototipi che la regina Mariella aveva fatto costruire dagli gnomi di corte per gli istituti di bellezza del regno: appena vedevano qualcuno, gli facevano l elenco dei suoi difetti. «Non è che hai messo su un paio di chi- 15

letti? Oggi ti consiglierei di mangiare solo un insalatina, cara» oppure: «Tesoro, ma ti sei accorta di come stona il colore del vestito con la tua carnagione? Ti sbatte proprio» e via di seguito. Erano specchi molto amati dalle signore «in» del regno, perché aiutavano a essere sempre impeccabili, ma Noemi, che non si considerava certo 16

una top model, li odiava e non sopportava di entrare in quella stanza. Poi c era la stanza dei folletti consiglieri economici di sua madre. Un vero inferno. Lì tutti urlavano e, quando qualcosa non andava nel verso giusto (cosa abbastanza frequente), iniziavano a passarsi le colpe, per evitare di avere 17

su di sé le ire della regina, che quando si arrabbiava si arrabbiava sul serio. Così, davanti a un problema, il primo folletto si girava e diceva a quello più vicino: «È colpa tua!», passandogli le carte incriminate; questo faceva lo stesso con il suo vicino e così di seguito, un po come giocare a «darsela». Se Noemi passava di lì, andava sempre a finire che si trovava in mano un sacco di carte piene di brutte notizie da consegnare a sua mamma, e con una valanga di folletti che con le loro vocine acute le sussurravano: «È colpa tua! È colpa tua!». Naturalmente lei sapeva che era assurdo: non lavorava lì, non sapeva neanche cosa stava succedendo, quindi come poteva aver causato un guaio qualsiasi? Però un certo malessere la assaliva comunque e alla fine si convinceva che, anche se non era proprio colpa sua, magari indirettamente aveva fatto o pensato qualcosa che aveva causato tutte quelle brutte cose e il suo morale precipitava immancabilmente a terra. A volte, dopo aver passato un po di tempo con gli amici e i collaboratori dei suoi, scappava letteralmente nei vasti giardini del padre, dove era facile far perdere le sue tracce, e an- 18

dava a sfogarsi con Ivano, un pappagallo che era diventato il suo più caro amico. «Non sai come non sopporto quella vecchia comare di madama Carlotta!» aveva iniziato un giorno come tanti. «Sai oggi cosa mi ha detto? Appena mi ha visto, non ho neanche fatto in tempo a salutare, e lei subito, senza neanche guardare me, ma rivolta a mia madre, ha detto: Ma che tesoro, la bimba! Avrà senz altro un sacco di spasimanti, con quel faccino! Sembra una bambolina di porcellana!. Avrei voluto morire! Davanti a tutti!» «E tu non sei stata zitta vero? Avrai ben risposto a tono a quella cornacchia con rispetto per le cornacchie, ovviamente» aveva subito ribattuto Ivano, che amava molto le maniere dirette. 19

«Certo! Ehm che domande!» aveva risposto Noemi. «Le ho detto chiaro e tondo di farsi i fatti suoi, che pensasse alla sua faccia da cavallo invece di preoccuparsi della mia.» «Hai fatto bene! Vedrai che la prossima volta ci penserà su prima di parlare, quella! Così mi piaci: sono orgoglioso di te! Fai grandi miglioramenti!» gracchiò felice il pappagallo. «E invece no!» singhiozzò per tutta risposta Noemi. «Non le ho detto niente. Ho pensato di risponderle così, ma poi non ce l ho fatta. Tutti se la sarebbero presa con me. Avrei fatto la figura della maleducata e la mamma mi avrebbe fatta nera Così sono stata zitta.» «Tanto per cambiare!» «Tanto per cambiare, lo so ma la prossima volta» «La prossima volta starai ancora zitta, altrimenti ti sentiresti in colpa per essere stata scortese, come fai sempre.» «Sì, sì hai ragione. Devo proprio imparare a farmi valere, ma poi sto peggio perché mi sembra di essermi comportata male, e allora perché farlo? Tanto, stare male per stare male, almeno così sto male solo io» sospirò Noemi. 20