EDUCARE ED ISTRUIRE IN UN CONTESTO NON ISLAMICO. Barbara Ghiringhelli



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EDUCARE ED ISTRUIRE IN UN CONTESTO NON ISLAMICO Barbara Ghiringhelli Le dinamiche migratorie hanno oramai una dimensione globale, coinvolgendo significativamente tutto il mondo, determinando anche nel nostro paese (come già in altri) una notevole trasformazione dello spazio sociale in cui ha il suo naturale svolgimento la vita di comunità. Conseguenza di questo è che negli ultimi decenni, l opera di composizione dei diritti e dei doveri reciproci, in un quadro sociale fatto di differenze etniche, culturali e religiose è divenuta sempre più complessa. In tale panorama, particolare significato e rilevanza assume la dichiarazione da parte dell Unione Europea del 2008 quale Anno Europeo del Dialogo Interculturale. Tale scelta va a sottolineare quanto la consapevolezza delle identità, la percezione delle differenze e la necessità del confronto costituiscono la prospettiva che deve accomunare coloro che avanzano riflessioni, studi e politiche per la regolamentazione del fenomeno immigratorio e per lo studio delle attuali società nazionali. Tra i tanti punti di osservazione e di partenza, per conoscersi, comprendersi, rispettarsi di più, oggi sta assumendo un significato sempre più rilevante lo studio del legame fra religione e immigrazione. La multireligiosità delle attuali società sembra infatti aver riportato l attenzione alla religione quale dimensione innegabile e vitale di ogni realtà culturale e pertanto, facendo riferimento alle parole usate nell introduzione del rapporto di ricerca sulle religioni e immigrazione a Torino, di ogni progetto o visione interculturale 74. Pertanto, nei ridefiniti in termini di pluralità etniche e culturali contesti locali del paese, la conoscenza del territorio e delle persone ivi soggiornanti in relazione all identità/appartenenza religiosa può quindi essere un ottima strada per una maggiore capacità di accoglienza, di conoscenza reciproca e d inserimento. E 130

soprattutto una conoscenza necessaria per offrire dei dati di realtà rispetto alla presenza della popolazione straniera, alle sue caratteristiche in termini di vita, di quotidiano, informazioni importanti per arrivare alla conoscenza dell altro oltre al pregiudizio e allo stereotipo. 1. LA SCUOLA NELLA SOCIETÀ MULTIRELIGIOSA Le esperienze migratorie hanno innescato una trasformazione antropologica degli spazi e delle strutture in cui si svolge quotidianamente la vita di comunità e la scuola è uno di quegli spazi pubblici in cui tali diversità si rendono particolarmente visibili. La presenza distinta e riconoscibile delle religioni, in quanto non più astrattamente presenti, non più solo saperi ma quotidianità vissuta nella società, ha ravvivato l interesse nei confronti della religione quale importante aspetto della vita delle persone e della comunità, nella sua dimensione privata e pubblica. Ecco l importanza e l interesse dell indagine presentata in questo volume, poiché la scuola è sollecitata in maniera specifica a prendere coscienza del suo essere ambiente multireligioso e a saper conoscere e gestire questa sua trasformazione. Trasformazione conseguente al numero crescente di alunni stranieri che frequentano le scuole di ogni ordine e grado che ha comportato nelle aule la presenza di religioni diverse. Questa specifica è importante perché le religioni incontrate, soprattutto nel caso dell islàm, sono religioni definite immigrate i cui fedeli, ad oggi, sono nella maggior parte dei casi bambini ed adulti stranieri, arrivati in Italia a seguito di percorsi migratori e tale circostanza incide notevolmente rispetto alla tipologia di islàm presente, alla relazione famiglia - scuola, alle difficoltà di inserimento e di rendimento scolastico incontrate dagli alunni, alle aspettative e all investimento che la famiglia avrà nei confronti della carriera scolastica dei figli. Uno studio sulla realtà dell islàm nelle scuole italiane oggi, deve pertanto necessariamente considerare il particolare contesto familiare degli alunni musulmani presenti nelle scuole, in gran parte composto da famiglie immigrate, delle più diverse nazionalità, da coppie miste o coppie italiane che hanno 131

abbracciato la religione islamica. Scenario che sollecita ed esige la capacità di riconoscere l importanza di una serie di questioni legate al rapporto: - immigrazione e genitorialità; - immigrazione e religione; - immigrazione e seconda generazione; al fine di comprendere richieste, difficoltà, atteggiamenti che si possono incontrare in ambiente scolastico nell inserimento, accoglienza, relazione con il bambino/ragazzo musulmano e la sua famiglia. 2. IMMIGRAZIONE E GENITORIALITÀ: LA FAMIGLIA E L EVENTO MIGRATORIO Indipendentemente dalla tipologia di percorso migratorio della famiglia e dalle motivazioni alla base della scelta della migrazione, è certo che l esperienza migratoria comporta la riformulazione dei legami e degli equilibri familiari, sia quando la famiglia è vicina, sia quando gli affetti sono lontani. Evento che comporta altresì un ripensamento e una rivisitazione della propria appartenenza alle tradizioni e ai valori della cultura di origine. Sappiamo anche che gli effetti dell avventura migratoria, che può aver coinvolto direttamente congiuntamente o separatamente tutti i membri della famiglia o parte di essi (facendo riferimento al numero crescente delle famiglie con figli nati in Italia, dato ad oggi significativo soprattutto per le nazionalità oggetto della presente indagine), possono essere presi in considerazione al punto d incrocio tra le generazioni, in particolare tra genitori e figli. Tutto questo perché, anche quando è familiare, la migrazione ha primariamente effetti specifici sui singoli componenti la famiglia, essendo innanzitutto un esperienza individuale il cui esito incide necessariamente sulle relazioni, a partire dalle più prossime. È possibile descrivere così tale realtà: ognuno, adulto, giovane o bambino che sia, all arrivo o alla nascita in Italia sale su una locomotiva. Ognuno ha la sua locomotiva, ognuno il suo binario. Ciascuno parte verso quel percorso di vita che possiamo chiamare il viaggio Italia nei termini di conoscenza e di attraversamento 132

di luoghi, tradizioni, regole, norme, relazioni, di esperienze che possono alimentare o sfumare, avvicinare o allontanare la tradizione di origine culturale e religiosa e il mondo di appartenenza familiare. Le direzioni dei binari di coniugi, genitori e figli possono essere le stesse oppure possono divergere, così come le velocità di percorrenza del viaggio, che sono le velocità di inserimento (in termini di valori, comportamenti, consumi) nel nuovo contesto o le scelte di distanza dallo stesso. Nell ambito di un nucleo familiare possiamo allora trovare percorsi, velocità e scelte di adattamento o inclusione nella società ospite così come livelli di inculturazione e acculturazione diversi, capaci di condizionare anche l appartenenza e la pratica a una religione. Da qui la possibile nascita di tensioni e conflitti tra marito e moglie o tra genitori e figli. Direzione e velocità! Sono pertanto queste le due variabili dalle quali dipenderà molto la stabilità della famiglia e il benessere delle seconde generazioni. Importante è sapere che tali diversità nelle direzioni e nelle velocità non dipendono solo da volontà personali ma anche da tutta una serie di situazioni che si troveranno nel paese ospitante difficoltà di inserimento, difficili condizioni materiali di vita, occasioni lavorative e formative, esperienze di socializzazione, accoglienza scolastica e di caratteristiche personali dall età al genere, dall origine nazionale all appartenenza religiosa, dall abilità linguistica e orientativa alla capacità (e volontà) reinterpretativa delle appartenenze. E il fatto che spesso i figli sono orientati (in termini di scelta) e capaci di una elasticità reinterpretativa dell origine e di una velocità di inserimento (si pensi solo alla diversa abilità linguistica) che non contraddistingue la generazione di padri e madri, fanno sì che tra genitori e figli vi possa essere, oltre alla distanza generazionale, una significativa distanza culturale capace di mettere in crisi i rapporti stessi. Ad alimentare questo sarà anche il possibile sbilanciamento e disequilibrio che tale situazione può comportare nelle relazioni famiglia-singoli esponenti della famiglia e società (per esempio: l essere i figli individuati dalla scuola quali interlocutori per le questioni scolastiche a seguito della loro maggiore abilità linguistica rispetto a quella dei genitori). 133

Quanto abbiamo finora detto crea la condizione per il possibile manifestarsi di una differenza sostanziale tra il rispetto della tradizione applicato dai genitori e quello proposto dai figli. Per i primi si tratta di espressione delle proprie origini, della continuità voluta e mantenuta con la terra di provenienza, di un elemento sostanziale dell identità. Per i figli il rispetto della tradizione può essere invece un riferimento variabile che si reinterpreta avendo la necessità di ricostruire in essa un senso capace di fare recuperare loro le origini partendo però dal contesto in cui vivono ora 75. Non risulta pertanto facile, ai genitori stranieri, svolgere il loro ruolo in migrazione, in un contesto estraneo, con regole e norme sociali differenti, aspettative specifiche e spesso divergenti dalle proprie rispetto a quelli che sono i diritti e i doveri di genitori e figli, in una situazione di solitudine e di carenza di risorse familiari e sociali, in un contesto dove i figli sono testimoni di modelli altri - familiari, educativi, relazionali, culturali e religiosi. Non è facile se aggiungiamo la mancanza iniziale, per i genitori, di competenze e di abilità a livello sociale nell interagire con le richieste che provengono dai figli una volta inseriti nel nuovo contesto e con le richieste del contesto stesso, a partire da quello scolastico 76. E tale difficoltà, è presente nonostante la scuola sia stata una delle istituzioni più accoglienti, con un apparato normativo che fin dall inizio si è orientato all ottica interculturale e all inserimento del minore straniero in quanto portatore di diritti individuali all istruzione, indipendentemente dalla posizione di regolarità della famiglia di origine 77. Non è da sottovalutare che spesso, la difficoltà incontrata dagli insegnanti nell instaurare un rapporto con i genitori degli alunni stranieri, nasce dalla differente concezione dei due interlocutori del rapporto famiglia-scuola, così come dalla difficoltà linguistica e dal conseguente disagio vissuto dai genitori nel rapporto con la scuola e l insegnante. Anche i docenti intervistati nella presente ricerca rimandano le difficoltà incontrate più che a questioni legate alla religione musulmana, che non risulta affatto essere sentita e vissuta dagli insegnanti come primo problema, a problemi di scarsa abilità 134

linguistica dei genitori e alla difficoltà di questi ultimi a interagire e a misurarsi con un sistema scolastico differente da quello del proprio Paese in ordine a regole e norme. È da sottolineare che nel tempo tali ostacoli dovrebbero venire meno, lasciando maggior spazio al chiaro manifestarsi delle eventuali problematiche legate alle specifiche appartenenze culturali e religiose (già peraltro compresenti ma rese meno visibili dall incomprensione linguistica). Da questo punto di vista si registra anche una difficoltà a distinguere, soprattutto nel riferimento alle famiglie degli alunni musulmani, se certe caratteristiche del nucleo in termini di relazione genitore-figlio/a; genitore-insegnante siano da considerarsi dipendenti e derivanti dall essere stranieri, piuttosto che dall essere marocchini, egiziani, senegalesi, albanesi o musulmani. In tali situazioni, discriminante ai fini del riconoscimento e della comprensione della richiesta e della situazione è la conoscenza e competenza individuale dell insegnante. Per quanto riguarda il confronto tra la scuola italiana e quella dei Paesi di provenienza, questa indagine rileva: una diversa lettura del ruolo - e pertanto dei compiti - di docenti, genitori e alunni; una scarsa partecipazione al ricevimento dei genitori; la difficoltà a riconoscere e comprendere da parte dei genitori un metodo correttivo che non comprenda punizioni; a volte lo scarso riconoscimento delle insegnanti di sesso femminile. Anche altre ricerche 78 evidenziano tali criticità: - Problemi di ordine valoriale e religioso. Si ritiene che la scuola italiana non sia in grado di educare, soprattutto non possa educare ai valori nei quali essi dicono di credere. - Il rispetto dell autorità e della disciplina. È diffusa la preoccupazione che il tipo di rapporto insegnante-allievo che vedono nella scuola italiana pregiudichi anche l apprendimento da parte del ragazzo dei tradizionali e indispensabili comportamenti di deferenza e di obbedienza nei confronti degli adulti e, in particolare, dei genitori. - Problemi di acquisizione di competenze. Molti intervistati hanno sottolineato che la scuola italiana è meno impegnativa e selettiva di quella dei loro Paesi, ma è soprattutto sulla formazione linguistica che si fermano le attenzioni. Accanto ad alcu- 135

ne richieste di avviare corsi che permettano ai figli di conservare la lingua materna, la volontà che emerge è quella di garantire attraverso la frequenza scolastica, oltre all apprendimento dell italiano, anche quella di altre lingue che siano spendibili fuori dall Italia. È da dire che vi è il riconoscimento da parte dei genitori di alcune superiorità della scuola italiana soprattutto per ciò che riguarda la disponibilità di strutture, la minor numerosità delle classi, i materiali a disposizione. ---------------------------------------------------------------------------------------- Gemelli diversi e divisi 79 A chiedere aiuto è l insegnante della bambina: Come posso fare per parlare coi genitori? È dalla prima elementare che conosco questa famiglia, sono algerini, ci sono due figli gemelli, un maschio e una femmina, sono bambini curati, i genitori gentili con noi. Negli anni non hanno mai avanzato troppe richieste, cose cioè che chiedono tutti i genitori musulmani, la dieta alimentare, l esonero dall ora di religione. Ora però che i figli hanno nove anni si sta verificando una situazione di grande sofferenza per la figlia che non viene più mandata alle feste dei compagni di classe, non viene mandata alla gita, mentre il fratello sì. Io con una mia collega ho provato a parlarne coi genitori chiedendo il perché di questa scelta, e il padre ci ha risposto che è giusto così, che la figlia abbia delle abitudini diverse dal figlio, che da loro è considerato giusto fare in questo modo perché i figli si educano diversamente se sono femmine oppure maschi. Noi però vediamo che la bambina soffre di questo, inizia ad essere un po esclusa dai compagni e dalle compagne, non andando mai alle feste, lei da parte sua ci sembra stare più in disparte, sorride meno, e ci sembra anche mangiare meno siamo preoccupate!. ---------------------------------------------------------------------------------------- Prevalgono quindi rappresentazioni della scuola di tipo strumentale, con attenzione soprattutto all acquisizione delle conoscenze necessarie a inserirsi nella società e nel mondo del lavoro, il cui ingresso per non pochi è sperato dopo il raggiungimento della laurea. Alla scuola italiana pertanto non è riconosciuta una particolare valenza formativo-valoriale. Situazione della quale si riconosce un possibile miglioramento nell ipotesi (e con la richiesta) dell introduzione nell ambito scolastico dell insegnamento della religione musulmana ma anche dall ora di storia delle religioni. In questa direzione si inserirebbe 136

anche la possibilità data ai figli, da una parte di genitori musulmani, di frequentare luoghi di socializzazione cristiani, preferiti ad altri contesti considerati secolarizzati. Questa scelta si verifica anche in quelle situazioni di volontario accesso ad altri servizi pubblici o del privato sociale, dove si registra la preferenza di luoghi connotati religiosamente: consultori, ospedali, ecc. Tale dato va a contrastare ciò che viene solitamente generalizzato nei media in merito alle richieste relative al togliere il crocefisso nelle scuole o alle polemiche relative ai canti natalizi che sarebbero avanzate dai musulmani nelle scuole. 3. IMMIGRAZIONE E RELIGIONE: LE FAMIGLIE MUSULMANE Negli anni, diversi studi hanno dedicato la loro attenzione al tema migrazione e famiglia, rilevando le diverse strade, che seguendo quanto detto prima definiremmo binari, percorse dai genitori quale risposta al dover vivere la dimensione familiare in un contesto diverso da quello di origine. È stato così possibile individuare delle caratteristiche che accomunano (e dall altro verso distinguono) le singole comunità nazionali, richiedendo anche un analisi maggiormente diversificata in caso di appartenenza della famiglia alla religione musulmana 80. In particolare in questo ultimo caso, infatti, le origini risultano essere punto di importante radicamento e di riferimento per il singolo e per la coppia genitoriale, che sarà impegnata nel compito di crescita dei figli in un contesto sociale considerato da alcuni minaccioso e vissuto con diffidenza e ostilità. In tal senso però la condizione di immigrati va ad alimentare un divario tra desiderio/volontà educativa e possibilità/ capacità educativa, divario che nasce: dalla difficoltà del vivere la genitorialità in un contesto sociale non islamico, o meglio in una società a non maggioranza islamica, in assenza della famiglia allargata, con impossibilità di condivisione dei compiti di cura, accudimento ed educativi, in una condizione di svantaggio nell espletamento del proprio ruolo derivante dalla scarsa abilità linguistica, dal dover affrontare problemi e difficoltà - per esempio economiche - derivanti dall essere immigrati. È poi da 137

sottolineare quanto il riferimento alle origini possa conoscere anche delle derive di radicalismo ed essere trasformato in rigidità, nella misura in cui si avverte il rischio che i figli possano allontanarsi da tale appartenenza. Su questo punto si registra spesso una sofferenza dei figli quale conseguenza del non comprendere il senso e il perché di divieti ed obblighi imposti o richiesti nel momento di crisi, per esempio richieste di figli e figlie di uscire coi coetanei. Ecco perché la questione religiosa risulta assumere un particolare rilievo nel passaggio dall infanzia all adolescenza. ---------------------------------------------------------------------------------------- La differenza è questa: qui si è per l educazione alla responsabilità, noi siamo per l educazione all obbedienza! Il papà è del Marocco e la mamma italiana, lei ha 13 anni, è nata in Italia, dall asilo frequenta scuole pubbliche della zona della città in cui vive, non parla l arabo. Incontro i genitori della ragazza che chiedono un appuntamento perché in difficoltà a vivere il loro compito educativo non trovandosi, ora che la figlia è cresciuta, in accordo sul tipo di educazione da dare alla figlia. Le chiediamo aiuto come possiamo fare, nostra figlia vorrebbe uscire il sabato pomeriggio per andare al cinema con le amiche o andare alle feste organizzate dai compagni di classe. Io dice la madre sarei per farle fare queste cose, mentre lui no! Non ritengo mio marito cattivo, solo che lui ha paura che possa accadere qualcosa di negativo, di sbagliato come il fumare, il truccarsi, il bere anche io sono consapevole dei rischi ma credo anche che noi abbiamo instaurato un buon rapporto con nostra figlia, un clima di dialogo. Oggi però questa serenità la stiamo perdendo per i nostri continui no alle sue normali richieste penso anche che abbiamo passato a lei dei valori e delle regole di comportamento che sa rispettare si inserisce il padre io non dico che quello che dice mia moglie sia falso, nostra figlia è una brava ragazza, ha sempre dimostrato di essere coscienziosa, abbiamo fiducia in lei, ma credo anche che sia molto pericoloso lasciarla andare in certi ambienti, metterla a rischio, qui in Italia le ragazze di 13 anni fanno già cose da donne adulte e ci sono tanti pericoli come genitore ho il compito di evitare che possa accaderle qualcosa di brutto o che possa condurla nella via sbagliata, è dovere mio e di mia moglie fare di tutto per farla crescere nel migliore dei modi e questo significa non metterla in situazione di pericolo, non metterla in situazione di sbagliare, ed è chiaro ciò che è lecito o illecito fare. Perciò è inutile metterla alla prova.io faccio questa sintesi vede dottoressa, la differenza è questa: qui (in Italia) si è per l educazione alla responsabilità, noi (in Marocco) siamo per l educazione all obbedienza!. ---------------------------------------------------------------------------------------- 138

Come ampiamente riportano anche i dati della ricerca, il parlare della questione religiosa nell ambito delle famiglie musulmane esige il distinguere rispetto all origine nazionale, più precisamente etnico-culturale della famiglia, influenzando quest ultima la tipologia di islàm conosciuto e vissuto in famiglia. La storia, le caratteristiche della società d origine in termini di composizione etnica, di pratica religiosa, di tradizioni culturali così come la tradizione giuridica, va infatti ad incidere sul posizionamento dei genitori in merito alle scelte per i figli in termini di aderenza a precetti ed obblighi religiosi. L essere musulmani degli albanesi presenti in Italia è molto diverso rispetto all essere musulmani degli egiziani, ma anche in termini culturali la tradizione familiare degli albanesi risulta essere molto diversa da quella delle famiglie egiziane, così come di quella delle famiglie ghanesi o senegalesi. Ne segue che la relazione genitori-figli e i modelli educativi sono molto differenti. Potremmo in maniera sintetica dire che per le famiglie arabomediorientali di religione musulmana, le scelte di inserimento e le opzioni relazionali intra ed extrafamiliari sono strettamente influenzate al loro appartenere a una cultura (oltre che religione) islamica, mentre per le famiglie musulmane provenienti da altre aree del mondo, in particolare quelle della presente ricerca (area sub-sahariana e Albania), non risulta essere automatica l influenza e la visibilità dell appartenenza religiosa nelle scelte quotidiane per sé e per i propri figli. In questi ultimi casi, a volte si seguono solo determinate prescrizioni, raggiungendo il minimo livello di riferimento per le famiglie albanesi. A dare ragione di ciò è la storia di questi Paesi, e di conseguenza la storia di queste famiglie e di questi islàm. Così, se la volontà dei genitori del Marocco, della Tunisia, dell Algeria, dell Egitto è nella grande maggioranza quella di riuscire a mantenere un forte legame con le origini, riconosciute sia nell appartenenza culturale come in quella religiosa (identità forte e distinta), i genitori della gran parte dei Paesi dell Africa sub-sahariana desidereranno e saranno capaci di mantenere una fedeltà alle origini che troverà quale primario riferimento la forte tradizione culturale del proprio gruppo etnico, nel quale può rientrare anche l essere di religione o di 139

tradizione musulmana, l islàm sarà presente in quanto parte della generale identità etnico-culturale. Differenziandosi ulteriormente, ciò che i genitori albanesi decideranno di tramandare sarà soprattutto un appartenenza religiosa ascritta sociologicamente più che vissuta, mantenendo regole interne familiari legate alla tradizione culturale albanese con la volontà a livello sociale di una non distinzione, nei termini di visibile differenziazione, rispetto agli italiani. Questo aspetto è pertanto da considerare nella lettura del dato della presente ricerca in ordine alle risposte dei genitori alle domande relative al rispetto delle regole alimentari, all opportunità del velo per le ragazze, all esenzione dall ora di religione, alle frequentazioni dei figli e delle figlie di ambienti di socializzazione cristiani. Ovviamente, l analisi qualitativa del perché delle risposte, evidenzierebbe notevoli differenze anche tra le famiglie della stessa comunità nazionale. A incidere sono il percorso di scolarizzazione dei genitori, il provenire della famiglia dalla città o dalla campagna, il legame con la comunità religiosa in Italia, il tipo di islàm professato, non ultimo l età e il tempo di permanenza in Italia. 4. IMMIGRAZIONE E SECONDA GENERAZIONE: IL RAPPORTO CON LA TRADIZIONE Aderenza/distacco, vicinanza/lontananza, privato/pubblico, nella vita delle famiglie straniere e nella volontà dei giovani della seconda generazione, le modalità di rapportarsi con la tradizione di origine si differenziano sulla base delle specifiche storie di vita e biografie migratorie, ma anche sulla base della provenienza. Il tema del rispetto della tradizione risulta pertanto essere più forte per alcune provenienze, specialmente per i ragazzi musulmani e quelli originari di Paesi asiatici, in particolare India, Sri Lanka, mentre emerge in maniera minore nel caso dei ragazzi e delle famiglie sudamericane e dell Europa dell Est 81. Sembra pertanto che per quelle culture caratterizzate da un identità forte, dalla specificità e rigidità delle norme di comportamento richieste o consigliate a chi appartiene al 140

gruppo, vi sia una elaborazione del valore della tradizione maggiore, anche perché il controllo del rispetto delle tradizioni per esempio in termini di prescrizioni di comportamento per il ragazzo e la ragazza, di scelte matrimoniali, ecc. spesso è forte e intensificato proprio in un contesto di gruppo/comunità immigrata, laddove le norme e la tradizione proposta dalla società si differenzia, allontanandosene notevolmente, da quelle della società di origine 82. Ecco allora il misurarsi con la tradizione, in termini di scelta di appartenenza e di identità, nei due fondamentali ambienti di vita: la famiglia e la società. Ecco che i giovani si incontrano/scontrano con gli adulti e con i coetanei e il raggiungimento di un equilibrio, cioè quella dimensione che può garantire al ragazzo/a un riconoscimento in famiglia e nella società, non è affatto scontata e soprattutto indolore. A volte nascono fratture, si verificano allontanamenti, tradimenti, in quanto non sempre è possibile essere riconosciuti dalla famiglia e dalla società, l una o l altra parte possono chiedere o pretendere, al fine dell inclusione nel gruppo, una scelta esclusiva. Pensando alla famiglia è possibile dire che in particolare tra genitori e figli, oltre alla differenza di esperienza e di volontà rispetto all inserimento nel paese di accoglienza (nel quale magari si è nati), vi è diversità nello stesso riconoscimento di cosa è tradizione e di cosa non lo è. Il rapporto con i genitori è un elemento importante per capire la singolarità di questa generazione di giovani figli di migranti, poiché è proprio in famiglia che la gestione plurale dei processi di identificazione comincia ad essere messa in atto, ed è sempre in famiglia che questi tentativi possono essere appoggiati o frustrati, soprattutto se si parla di famiglie, quali quelle islamiche, dove i confini dell appartenenza sono chiaramente definiti. Generalmente i giovani cercano di recuperare le tradizioni e le appartenenze della cultura di origine delle quali si riconosce il valore e l importanza reinterpretandole e ricostruendo in esse un senso compatibile al contesto in cui vivono ora. La tradizione e il suo recupero, risultano essere a volte fondamentali per dare significato a ciò che il ragazzo/a sta viven- 141

do, in termini di esperienza della propria diversità, di quella della propria famiglia, delle proprie caratteristiche rispetto al gruppo maggioranza, siano esse somatiche o culturali (pensiamo a ciò che può scatenare in tal senso l essere vittima a scuola di un episodio di bullismo o razzismo). In tali contesti familiari frequentemente la negoziazione della libertà rimane uno degli aspetti più problematici della relazione genitori-figli. L appartenere o il sentire di appartenere alla stessa tradizione culturale, non porta necessariamente a una condivisione rispetto a ciò che è giusto o sbagliato, o rispetto al tema della libertà individuale, della libertà e uguaglianza di genere, delle regole dell affettività e della scelta del partner. Le situazioni di conflitto e di tensione sembrano essere maggiormente frequenti tra genitori e figlie, riuscendo meglio i figli a combinare più facilmente il loro bisogno di libertà di adolescenti con il rispetto dei precetti, di volta in volta religiosi, o morali, o con le regole e prescrizioni culturali richieste dai genitori (in tal senso le risposte dei genitori in merito al velo e alla frequentazione degli ambienti di socializzazione extra-scolastica). I rapporti con le figlie adolescenti, infatti, sarebbero quelli più a rischio, poiché su di esse si concentrerebbero le maggiori tensioni e i maggiori contrasti legati alle aspettative sociali e culturali della famiglia, in termini di mantenimento dei ruoli tradizionali. Situazione che porrebbe maggiori problemi alla ragazze nella negoziazione della loro libertà di movimento e di relazione con i coetanei. ---------------------------------------------------------------------------------------- In fin dei conti quello che sta succedendo l ha voluto lui! Conosco M. perché chiamata dall assistente sociale a sua volta contattata dalla scuola perché M., musulmana, 17 anni di origine turca, curda, non vuole tornare a casa: Ma cosa vuole da me ora? Mi ha fatto studiare qui tra ragazzi e ragazze italiane, facendomi vivere e sentire come tutti gli altri! Ora che ho l età per scegliere e decidere mio padre dice che devo decidere da musulmana, anzi da turca, curda, musulmana!! Ma cosa vuol dire poi! Io sono musulmana anche se magari non nel modo dei miei genitori! Anzi, forse dentro lo sono più io, perché per me è una questione di religione, per loro è una questione di giudizio degli altri non hanno detto a nessuno quello che ho fatto, che mi sono fidanzata con un italiano mio 142

compagno di classe, perché c è da vergognarsi se gli altri vengono a saperlo! Ora dice che devo sposare uno del mio paese, musulmano, e quando gli ho detto dove lo incontro io un turco musulmano, mi ha risposto: te l organizza la nonna il matrimonio!... e pensare che per tanti anni sono andata al doposcuola organizzato dalla parrocchia! ---------------------------------------------------------------------------------------- A caratterizzare i percorsi e i problemi educativi di queste famiglie a volte è anche l ambivalenza: tra mantenimento dei codici culturali tradizionali e desiderio di integrazione e ascesa sociale nel contesto della società ospitante; tra volontà di controllo delle scelte e delle volontà dei figli e confronto con una società che enfatizza i valori dell emancipazione e dell eguaglianza; tra attaccamento a un identità comunitaria e valorizzazione dell autonomia personale. In merito alle aspettative si evidenzia come i giovani stranieri spesso portano un vissuto di fatica per le eccessive aspettative che i genitori hanno su di loro: un buon lavoro, un buon reddito; in altre parole, sentono che hanno il compito di compensare i genitori dei sacrifici compiuti. Il peso di questa aspettativa è maggiormente sentito poiché ripetutamente, al desiderio dei genitori di vedere i figli integrati nell ambito scolastico/lavorativo, si associa un altra aspettativa che vuole i figli distanti dal mondo di accoglienza per ciò che attiene i valori, le tradizioni, le regole familiari e i mandati di genere. Ne emerge quanto questa generazione di studenti sia volutamente o meno la presenza che rende visibili e vissute le culture e le religioni oggi in Italia. È importante che questa ricerca sia solo l inizio di un cammino di conoscenza della scuola del presente e del futuro. 143