QUIRIS Razza Murgese. Madre. Stinco 2000. Collana



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QUIRIS Razza Murgese Anno di nascita Nazionalità 2000 Italiana Bramante Collana Morello 160 188 22 2002 3 classificato al Mercato Concorso del Cavallo Murgese - Noci (BA) 2004 2 classificato al II Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE) 2005 1 classificato al III Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE) Il MURGESE è una razza equina italiana. È originario delle Murge, una regione geografica della Puglia, da cui deriva il nome. Si tratta di un territorio inospitale, che ha trasmesso a questa razza grande rusticità con arti robusti e zoccoli molto solidi, adatti per muoversi velocemente e con grande sicurezza nonostante la corporatura massiccia. La tranquillità, unita alla fierezza e alla resistenza fisica, sono alcune caratteristiche che contraddistinguono i cavalli di razza murgese, oltre al caratteristico mantello morello che, esposto al sole, appare lucido ed uniforme. CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE - Statura variabile da 1,48 m ad 1,70 m - Testa di media lunghezza non leggera, ma assolutamente mai grossolana, a profilo montonino (per le linee più tradizionali) o rettilineo, mai camuso - Occhi dolci e vivaci - Fronte larga - Narici ampie - Orecchie di media grandezza ma ben diritte - Garrese largo e poco rilevato con linea dorso-lombare quasi sempre corretta; - Arti con buona intelaiatura scheletrica e masse muscolari ben sviluppate; - Zoccoli molto resistenti e di colore nero, con unghia forte e compatta; - generalmente morello corvino, più raramente grigio-ferro con testa di moro La stella bianca sulla fronte non è tollerata, come nessun altro segno bianco, poiché il mantello morello corvino zaino (uniforme) è il risultato di secoli di selezione che hanno portato a constatare che gli zoccoli scurissimi sono più adatti a calpestare il pietroso terreno delle murge. Inoltre il mantello morello era l unico presente sino agli anni Cinquanta, quando uno stallone lipizzano (neapolitano steaka), utilizzato per rinsanguare una razza parente, trasmise in linea femminile il mantello grigio con estremità e arti scurissimi (per questo tollerato dagli allevatori), che non intaccava la funzionalità del cavallo ma aggiungeva fascino a una razza pura e millenaria. Grazie alle attente selezioni e agli sforzi degli allevatori per mantenere pura la razza, col passare degli anni questo cavallo ha dimostrato di avere ottime attitudini, tanto che l allevamento è in forte espansione. Peraltro i cavalli di razza murgese sono docilissimi e si abituano facilmente a essere adoperati per la monta inglese. Per questo sono adatti al turismo equestre e all equitazione di campagna. Il portamento fiero ed esuberante, la velocità di apprendimento li rendono spettacolari in caroselli e manifestazioni di arte equestre. È comunque un cavallo di poche pretese, robusto e resistente, gran lavoratore per natura e ideale anche per gli attacchi, apprezzate nel dressage e nell alta scuola (es. Ferrari, Ninconanco o Qualimbò in Puglia). Altre linee di sangue hanno un aspetto più moderno e conservano un carattere più caldo ma altrettanto propenso al lavoro e all apprendimento e hanno un aspetto nobile e fiero (es. gli stalloni Paisiello e Nesio).

Cavallo della Murgia, ossia il cavallo interamente morello allevato nella dorsale pugliese, assume particolare rilievo essendo tra le poche razze giunte ai nostri giorni in purezza ancorché numericamente assai vicina al punto critico per la sua sopravvivenza. E difficile documentare attraverso quali tappe è passato l allevamento di questa razza, un tempo destriero in mille battaglie ed in seguito valido motore animale nei trasporti e nell agricoltura. Cavallo nobile, in quanto, antico, allevato esclusivamente dall aristocrazia, di fatto secondo alcuni storici l iniziatore della razza fu Federico II di Svevia. Alcuni storici fanno risalire al 1496 le origini ufficiali della razza, quando grandi feudatari come gli Acquaviva d Aragona conti di Conversano e i Caracciolo duchi di Martina Franca contribuirono alla selezione della razza murgese. Al processo di selezione contribuì anche la Repubblica di Venezia che, tra il XV ed il XVI secolo, scelse la zona delle Murge per il piu importante dei suoi allevamenti, con al centro la celebre masseria "la Cavallerizza". Viste le caratteristiche del murgese corti Europee come quella di Vienna importarono stalloni murgesi, da due dei quali, Napolitano e Conversano, discenderanno le due famiglie più importanti della razza di Lipizza. Con i Savoia, è stato declassato a cavallo da tiro e agricolo poi, con l avvento della meccanizzazione a metà 900, a cavallo da carne. Nel 1926 il Ministero dell Agricoltura, in collaborazione con l allora "Regio Deposito Stalloni" di Foggia, oggi Istituto Incremento Ippico, diede inizio in Puglia alla selezione della razza cavallina Murgese e asinina di Martina Franca. A questa attività di selezione si affianca dal 1948 l Associazione Regionale Allevatori dell Asino di Martina Franca e del Cavallo delle Murge fondata dall On. Motolese e un gruppo di 22 allevatori. Granduca da Martina, ritenuto il capostipite con il portamento più elegante e distinto, Nerone, il capostipite della linea con caratteristiche più presenti, muscolose e robuste, e Araldo delle Murge, sono ritenuti i capostipiti della razza e delle tre linee di sangue che da essi prendono il nome. Il murgese è un cavallo docilissimo che difficilmente fa uso di difese, mentre si abitua con grande facilità all uso della sella e dei finimenti. Per queste doti si presta ad essere impiegato nel turismo equestre e per l equitazione di campagna. Un altra importante caratteristica, accanto all ubbidienza è la capacità di apprendimento che lo rende idoneo ai complicati esercizi dell alta scuola, al dressage e alla ippoterapia. In virtù della facilità dell addestramento e del buon carattere, tra gli svariati utilizzi figura anche quello negli spettacoli equestri. Il clima delle Murge, caratterizzato da inverni particolarmente rigidi, per l esposizione alle correnti gelide che scendono dai Carpazi e dai Balcani, e da estati caldissime durante le quali tutto l ambiente assume le caratteristiche del predeserto, hanno conferito a questa razza la grande rusticità che la contraddistingue. L allevamento è brado, ed in genere senza alcun riparo. Anche la resistenza alle malattie è notevole: le affezioni organiche sono pressochè sconosciuti in questi cavalli. La robusta costituzione scheletrica e muscolare trova completamento in un epidermide forte e spessa che svolge un importante funzione protettiva contro le punture di insetti e la vegetazione spinosa. Il Murgese è altresì un ottimo pascolatore e un valorizzatore di terreni poveri, specie collinari. Da sottolineare, infine, l impiego del Murgese come cavallo da servizio da parte del Corpo Forestale dello Stato. Attualmente il suo destino pare rivolgersi verso attività di tipo sportivo. Infatti è stato già impiegato con successo in discipline equestri e in talune di queste ha dimostrato ottime potenzialità (attacchi, trekking, turismo equestre e di campagna, dressage, fondo). Il trekking, gli attacchi e l equitazione da campagna sembrano essere discipline sportive e del tempo libero in cui il Murgese eccelle particolarmente. Infatti, per questo tipo di sport è richiesto un tipo morfologico che presenti arti solidi e zoccolo durissimo, robusta intelaiatura scheletrica, buone andature, resistenza, fondo, docilità, volenterosità ed un bell aspetto; requisiti questi posseduti dal Murgese, e, cosa più importante nella massima potenzialità. Il mantello è morello e grigio ferro con testa, arti e crini neri; la sua altezza al garrese deve oscillare tra i 1.55 mt. e 1.68 mt. nel maschio e tra 1.50 mt. e 1.62 nelle femmine di 30 mesi d età.

UNICO DI MARZAGLIA Razza Anglo-Arabo Anno di nascita 2002 Uranium de Lage Verver di Marzaglia Sauro 163 192 21 Partendo dall osservazione, apparentemente semplice ma geniale, che il cavallo arabo si è imposto, nel corso dei secoli, come miglioratore di tutte le razze da sella e che il puro sangue inglese, già prima della Rivoluzione Francese, risultava il prodotto di un attenta selezione, in grado anch esso di migliorare le razze incrocianti, a partire dal 1750 alcuni allevatori della Normandia e in particolare l Haras du Pin avviarono l incrocio di queste razze con l obiettivo di realizzare un buon cavallo da sella. All inizio non vi era la consapevolezza dell eccezionalità del risultato zootecnico che l allevamento equino avrebbe ottenuto a distanza di qualche decennio. Vero grande impulso alla costituzione della razza fu dato da Napoleone Bonaparte per rifornire e dotare gli ufficiali dell esercito di cavalli particolarmente resistenti, nevrili, veloci e allo stesso tempo equilibrati. Fino al 1850 questa nuova razza è considerata come una sorta di puro sangue Francese. È in questo periodo che il direttore generale di Haras, E. Gayot, definisce le caratteristiche di questo cavallo nuovo, che successivamente sarà denominato anglo-arabo: «prodotto di taglia intermedia, tra l arabo e il puro sangue inglese, di conformazione molto armonica, con leve più lunghe, taglia più elevata, tronco più strutturato e andature più ampie rispetto all arabo; più compatto e massiccio rispetto al puro sangue inglese; il suo sistema nervoso è meno suscettibile, i suoi prodotti sono meno eccitabili, con minori esigenze di allevamento in particolare per l alimentazione». L allevamento dell anglo-arabo si sviluppa in modo massiccio nel Limousin e nel sud-ovest della Francia. Nel 1860 sono istituite le corse per l anglo-arabo e qualche anno dopo l anglo-arabo diventa ufficialmente una nuova razza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l anglo-arabo si impone nell attività sportiva affermandosi a livello internazionale e olimpico in varie discipline: dressage, concorso ippico, corse in piano. Attualmente questa razza polivalente è molto apprezzata dal mercato e viene utilizzata per migliorare le altre razze da sella.

KAMAL EL DIN Puro Sangue Arabo Anno di nascita 1984 Clarnet Kalib Baio 147 180 19 Il cavallo arabo è il capolavoro della zootecnia di tutti i tempi. Tra le razze attualmente esistenti quella araba è la più antica, risalendo le sue origini a oltre 3000 anni avanti Cristo. È il cavallo dei beduini del deserto. Sulle sue origini esistono diverse leggende. La più affascinante lo vuole discendente da sette capostipiti scelti da Salomone tra i 40.000 cavalli da cocchio e i 10.000 da sella che egli possedeva. I cavalli arabi, introdotti in Europa all epoca dell invasione del bacino del Mediterraneo ad opera dei Mori, oggi sono allevati in tutto il mondo. A seconda delle aree geografiche ove sono situati gli allevamenti mondiali più importanti abbiamo la linea pure russian, la pure polish, la cabret, quella egiziana, ecc. Ciascuna di queste linee - all interno della razza purosangue arabo - ha cercato di preservare nei secoli la purezza dei caratteri genetici dei soggetti capostipite che l hanno originata, esattamente come facevano i beduini del deserto che con vero fanatismo non permettevano l incrocio tra purosangue arabi di linea diversa. Questa razza ha condiviso con il beduino la dura vita del deserto e ne ha patito le difficili condizioni climatiche: basti pensare alla notevole escursione termica tra notte e giorno che nel deserto è altissima. Da millenni esso trasmette la sua salute, la sua bellezza, la sua forza, la sua intelligenza: è il miglioratore per eccellenza. Non a caso il 75% delle razze esistenti è stato migliorato con incroci con l arabo e il 100% delle razze da corsa, prima fra tutte quella purosangue inglese, è ottenuta dall arabo. La sua eccezionale resistenza alla fatica si spiega con l armonia del suo apparato locomotore, nelle componenti ossee e muscolari, perfettamente correlata a quella dei grandi apparati organici. Può correre due giorni sotto un sole dardeggiante senza bere né mangiare! Il cavallo arabo ha una vita media di 21 anni ed esprime il meglio di sé tra il 7 e il 14 anno. La sua altezza deve oscillare tra 1.45 e 1.55 mt, il suo peso varia dai 380 ai 450 kg. La testa è di una bellezza scultorea, gli occhi straordinariamente dolci, grandi ed espressivi, le orecchie mobili e convergenti, il collo mobile e sottile, la linea superiore magnifica, la coda leggera, attaccata alta, gli arti agili e robustissimi. La sua eleganza nei movimenti è eccezionale: non cammina, danza. La sua docilità, è testimoniata anche dalla storia passata: Napoleone non cavalcò che arabi, docilissimi anche sotto il tiro nemico e fra lo scoppio delle granate. Il grande pubblico - poco esperto - lo immagina a torto focoso. Una delle maggiori doti, invece, è proprio quella di essere equilibrato. Centri specializzati in ippoterapia usano cavalli arabi proprio per le doti di intelligenza, docilità ed equilibrio di questa razza. L ARABO EGIZIANO Il cavallo arabo è un figlio della natura e non una razza artificiale creata per dare forma reale all ideale di bellezza e perfezione insito nell uomo. Il cavallo arabo egiziano o Assill (scritto Asil) discende in tutte le linee del suo pedigree da cavalli allevati dalle tribù beduine stanziate nella Penisola Araba, senza alcuna introduzione di sangue esterno. Ogni tribù aveva selezionato dei particolari fenotipi (aspetto e forma esteriore di un cavallo) in base alle caratteristiche del territorio in cui viveva: pianura o col-

lina, fondo sassoso o sabbioso, tipo di alimentazione consentito dal clima. Ecco allora che i cavalli del deserto nord arabico erano più alti e robusti con frequenti marcature bianche, mentre quelli del Sud erano più piccoli, asciutti, dalla testa più bella, dal carattere più freddo e affezionato all uomo, senza o quasi marcature bianche. È quest ultimo il vero cavallo del deserto, quello immortalato nei dipinti e cantato nelle poesie, il famoso Arabo del Nejd, mentre gli Arabi del Nord sono i cosiddetti arabi da corsa, che hanno dato origine, intorno alla metà del 1700, al PuroSangue Inglese da corsa. Le leggende Per gli islamici il cavallo Asil era un dono di Allah, da riverire, coccolare e proteggere. Molto tempo prima che gli Europei si rendessero conto della sua esistenza, il cavallo del deserto aveva assunto un ruolo fondamentale per la sopravvivenza dei beduini stessi. Si credeva che la fronte prominente, tipica della razza Abeyyat e di alcuni Saqlawyat, portasse dentro di sé la benedizione di Dio, pertanto più la fronte era prominente, più il cavallo era protetto e benedetto. La Mitbah, cioè l attaccatura della testa con il collo, molto arcuata, era segno di coraggio, mentre una coda attaccata alta sulla groppa e portata sempre alta, denotava orgoglio e carisma. Queste particolarità fisiche unite a un carattere freddo, estremamente facile da addestrare, leggero nelle andature e attaccatissimo all uomo erano grandemente stimate e i beduini erano disposti a tutto pur di riprodurle e fissarle nel proprio allevamento. In parte per motivi religiosi e in parte per la salute e il benessere della tribù, la razza si sviluppava in quasi totale isolamento. La tradizione di allevamento in purezza era un dogma, prescritto da Dio. Il cavallo Arabo del deserto era principalmente uno strumento di guerra. Le grandi fattrici da guerra erano le regine incontrastate: coraggiose, fredde, capaci di riportare all accampamento i feriti. Un proverbio recita : «abbiate cura delle vostre fattrici: nel loro ventre si cela il vostro futuro, sul loro dorso la gloria di Dio, nella loro anima un tesoro». LE RAZZE Abeyyah Om Jurays. Il nome significa dalla coda portata molto alta. Le caratteristiche principali sono la testa piccola, con fronte molto più sporgente di tutte le altre razze, marcatamente triangolare, il musello piccolo, ganasce larghe e sporgenti, orecchie piccole e molto arcuate, dorso di giusta lunghezza e morbido, gambe lunghe e forti. Essenzialmente ne esistono due rami: il ramo Hanan e quello di Magidaa. Del ramo Hanan la fattrice fondatrice è dell allevatore Hans Nagel e le sue due figlie più famose sono Ghazal e Ashraff. Esemplari rappresentativi sono le famiglie create dallo stesso Nagel, che in quasi 40 anni ha dato vita a una popolazione di cavalli incredibilmente tipici e belli. Molti dei suoi prodotti sono nelle scuderie del Medio Oriente e rappresentano la tipicità in senso assoluto. Dal ramo di Magidaa sono discesi alcuni tra gli stalloni moderni più convincenti, come Ruminaja Alie e suo fratello pieno Alidaar. La razza Dahmah Shahwaniyah rappresenta la combinazione vincente per quanto riguarda l equilibrio e la simmetria generale. Secondo validi studiosi e allevatori, questa razza, insieme alla Abeyyah Om Jurays, è la base solida su cui creare un giusto allevamento. Nel corso dei decenni, infatti, si sono dimostrate le più sicure dal punto di vista fenotipico e questa sicurezza è stata possibile solo grazie a un accurata e maniacale selezione di incroci. Della razza Dahmah Shahwaniyah ci sono due famiglie grandi e una terza che si è separata almeno 2 secoli fa e pertanto ha assunto caratteristiche diverse. Alla famiglia di Bint Sabah appartengono le razze più famose dell Ansata Arabian Stud e quindi Ansata Sabiha, Glorieta Sabdana e sua nipote Ansata Halisha. Dalla famiglia di Farida provengono due sottorazze molto diverse tra loro: la famiglia di Farida-Moheba e la famiglia di Farida-Deena. I primi sono cavalli grigi chiarissimi, con musello rosa, dalla testa, espressione e carisma classici. Dalla seconda famiglia discende il famoso Anaza El Farid, caratterizzato da dorso lungo e liscio, testa sottile, movimenti imperiosi, larghi diametri degli stinchi. L altra famiglia, separatasi secoli fa, è quella di Bint El Bahreyn, che non essendo mai stata allevata in estrema consanguineità, non possiede più un fenotipo definito. Caratteristiche fondamentali sono la testa a forma di triangolo con fronte molto larga, il collo di media lunghezza tendente al corto nella pura razza e le gambe dall ossatura sottile. Il dorso e la groppa sono i punti di forza. Il dorso è corto, largo, con spina dorsale ben scavata tra i muscoli lunghi dorsali; la groppa è lunga, larga, tendenzialmente piatta, con attaccatura molto alta della coda. Anticamente i cavalli appartenenti a questa razza erano per lo più bai o sauri piuttosto scuri, infatti la parola Dahmah significa scura o nera. Intorno alla metà degli anni 20 con l immissione dello stallone Mansour, grigio chiaro da generazioni, gradualmente anche il colore di base mutò in grigio. Il nome della razza Hadbah Enzaniyah significa dalla lunga criniera. Si tratta di cavalli dalla morfologia sottile, con collo sottile, posteriori più piccoli rispetto alle spalle, testa triangolare, in genere dritta, con orecchie sottili e arcuate, occhi alti e di grandezza media. Il dorso è più lungo dei Dahman e la groppa corta. L apertura toracica più stretta delle altre razze li fa sembrare lunghi e stretti. Fanno parte di questa razza Thee Desperado, suo padre Minstril, Ibn Galal, Al Adeed Al Shaqab, Dalul Khofo Aswan Kamel Hadban Enzahi, Nazeer Nashua, Maksous. Della razza Kuhaylan, che significa dai bellissimi occhi neri, esistono solo poche sottorazze, due delle quali rarissime: la Kuhaylah Rodan, la Kuhaylah inshass (di Bint El Sheikh) e la Kuhaylah Kurush. La Rodan è la più famosa, anche perché ha caratteristiche ben marcate, come la potenza; sono, infatti, cavalli possenti, massicci, alti, molto simili ai cosiddetti Arabi di linea russa. Sono cavalli dal movimento eccezionalmente ampio e potente, dalle testa grande larga alle mascelle, fronte larghissima, dai dorsi possenti e muscolati, dai posteriori e dalle spalle enormi. Saqlawiyah significa la cavalla che scalcia quando galoppa. Negli ultimi cinquant anni è diventata la razza sinonimo di Moniet El Nefous, una delle fondatrici più prolifiche e affascinanti. È la più grande e variegata delle razze di egiziani. Tradizionalmente sono cavalli dal temperamento più acceso, sottili, dalla muscolatura leggera e non evidente. Le teste sono allungate, più strette, con il musello piccolissimo e delicato, il collo lungo, tendelzialmente a cigno.

QUARNARO Tiro Pesante Rapido Anno di nascita 2000 Gonzales Iria Sauro bruciato 158* 228* 26* * a 30 mesi La storia della razza Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido (CAITPR) prende ufficialmente il via nel 1927 con la nascita della prima generazione di puledri registrati nelle stazioni di fecondazione selezionate istituite con Regio Decreto del 13 agosto 1926. Storicamente l Italia non ha mai annoverato nel proprio patrimonio equino alcuna razza da tiro pesante, tuttavia a partire dal 1860, la consistente concomitanza di interessi che si palesò sia tra le autorità militari dopo l unità nazionale, sia tra le realtà agricole delle medie e grandi imprese del Nord Est della penisola, favorì azioni mirate alla creazione di una stirpe di equidi atta al soddisfacimento di esigenze così incombenti. Dal 1926 si iniziò a operare nelle stazioni selezionate individuando gruppi di fattrici che rappresentassero la base materna originaria della razza; nell anno successivo la prima generazione controllata avviava la costituzione di genealogie italiane di cavallo di tipo "agricolo-artigliere", altrimenti denominato "derivato bretone". La culla della razza risultò fin dai suoi esordi il bacino geografico della pianura del Veneto, di Ferrara e del Friuli. Tuttavia, nel corso del processo evolutivo della razza, si è assistito a una progressiva espansione lungo la dorsale appenninica e in ampie aree dell Italia centro-meridionale. Il Libro Genealogico (LG), costituito nel 1927, conta attualmente oltre 6.300 capi di cui 3.300 fattrici, raggruppati in ben oltre 1.000 allevamenti. Al fine di valorizzare la razza sono stati istituiti concorsi morfologici (la prima edizione della Mostra Nazione di Verona è datata 1934) dedicati prevalentemente ai riproduttori ma a cui aderirono numerosi allevatori presentando anche fattrici e puledre di pregio. Furono inoltre ideati meccanismi marketing ante litteram strutturati come prove funzionali per esemplari maschi di tre e quattro anni durante le quali era prevista l effettuazione di percorsi nei quali destreggiarsi con carico prestabilito in tempi precisi e a diverse andature. L ufficializzazione dell attuale denominazione Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido - CAITPR come riconoscimento dello standard di razza autonoma per questo tipo di produzione equina, va inquadrata nel periodo a cavallo tra il 40 e il 50. Sul finire degli anni 50 è stato istituito il Libro Genealogico, in sostituzione del precedente controllo selettivo della produzione attivato nel 1927 nelle cosiddette stazioni selezionate. Sul finire degli anni 70 la gestione del Libro Genealogico (LG) passò dall Istituto d Incremento Ippico di Ferrara (ex Deposito Stalloni militare) all Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Agricolo Italiano da TPR (ANACAITPR) che attualmente se ne occupa su delega e sotto il controllo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali. Il marchio della razza è uno scudo con al suo interno una scala a cinque pioli che riproduce il simbolo della città e della provincia di Verona a rimarcare il legame storico d origine con questa zona. I soggetti iscritti al Libro Genealogico (LG) sono valutati una prima volta sotto

madre a un età compresa tra due e sette mesi circa. Viene fatta poi una seconda valutazione a 30 mesi per l accesso definitivo al LG. Il marchio è apposto alla coscia sinistra ai puledri valutati positivamente sotto madre, mentre il secondo marchio viene impresso sul collo sempre sul lato sinistro a 30 mesi. Il CAITPR può essere ben allevato in stabulazione oppure allo stato brado. Negli allevamenti bradi è invece possibile valorizzare i pascoli anche più difficili o di qualità modesta. Risulta quindi un valido strumento per la gestione degli spazi naturali e delle zone caratterizzate da fragili equilibri ecologici. Questa razza ha conservato il suo carattere docile, ed è particolarmente adeguato ad essere utilizzato nelle attività alle redini lunghe. Gruppi di appassionati lo impiegano tutt oggi nel lavoro agricolo e nei lavori forestali di esbosco. Resta comunque un eccezionale riproduttore per la selezione di muli pesanti che è peraltro da sempre una delle attitudini storiche della razza. Il carattere mansueto e la sua insospettabile nevrilità (aspetto sempre curato nella selezione attuale) ne fanno un cavallo ideale per gli amatori degli sport d attacco, senza tuttavia compromettere un ulteriore dose di valore aggiunto grazie alla possibilità d impiego nelle aziende che si dedicano ad attività agrituristiche e nondimeno escursioni naturalistiche nei parchi e nelle riserve.

BRAVEUR DAVIER Sella Francese Anno di nascita 1989 Grand Veneur Gala Monotiere Baio 165 190 22 La denominazione Cavallo da sella francese è recente. È stata introdotta ufficialmente nel 1958 con apposito decreto del Ministro dell Agricoltura, ma non si tratta in effetti di una nuova razza. Questo cavallo deriva dal mezzo sangue del XIX secolo che aveva beneficiato dei ripetuti incroci con il puro sangue inglese e i suoi derivati. Questi cavalli erano destinati anche all attacco e al trotto montato, impiego che servì a selezionare le caratteristiche di resistenza. Anche il grande stallone VAS-Y DONC, capostipite della razza, risale a una famiglia di trottatori. Il sella francese oggi è un cavallo di buon modello, di grande taglia, potente, con andature ampie ed elastiche, di conformazione armonica; atleta ben strutturato e con muscolatura impressionante. Carattere calmo e docile quando è a riposo, nevrile e generoso quando deve impegnarsi nell attività agonistica, è in sostanza sovrapponibile a un puro sangue con maggiore potenza. L obiettivo di selezione di questa razza è stato quello di trasformare, attraverso una progressiva evoluzione, un cavallo carrozziere in un cavallo da sella. In questo processo ha svolto un ruolo fondamentale il puro sangue che ha permesso di ottenere un cavallo con molta forza e molto sangue, facendo estrema attenzione alla conservazione delle caratteristiche strutturali. L immissione di nuovi apporti di sangue attraverso l anglo-arabo e il trottatore francese ha determinato qualche caratteristica particolare, ma ha permesso di mantenere qualità fondamentali di espressione, struttura e forti articolazioni. Dopo il 1945 gli allevatori puntarono alla specializzazione sportiva: concorso ippico, dressage, completo e corse in piano riservate ai mezzo sangue. La ricerca dell attitudine al salto e la selezione verso questo obiettivo ha permesso a questo cavallo di affermarsi a livello internazionale negli ultimi decenni.

TU REVIENS Sella Francese Anno di nascita 1985 Uriel D ou viens da Ibrahim Sauro 168 208 22 La denominazione Cavallo da sella francese è recente. È stata introdotta ufficialmente nel 1958 con apposito decreto del Ministro dell Agricoltura, ma non si tratta in effetti di una nuova razza. Questo cavallo deriva dal mezzo sangue del XIX secolo che aveva beneficiato dei ripetuti incroci con il puro sangue inglese e i suoi derivati. Questi cavalli erano destinati anche all attacco e al trotto montato, impiego che servì a selezionare le caratteristiche di resistenza. Anche il grande stallone VAS-Y DONC, capostipite della razza, risale a una famiglia di trottatori. Il sella francese oggi è un cavallo di buon modello, di grande taglia, potente, con andature ampie ed elastiche, di conformazione armonica; atleta ben strutturato e con muscolatura impressionante. Carattere calmo e docile quando è a riposo, nevrile e generoso quando deve impegnarsi nell attività agonistica, è in sostanza sovrapponibile a un puro sangue con maggiore potenza. L obiettivo di selezione di questa razza è stato quello di trasformare, attraverso una progressiva evoluzione, un cavallo carrozziere in un cavallo da sella. In questo processo ha svolto un ruolo fondamentale il puro sangue che ha permesso di ottenere un cavallo con molta forza e molto sangue, facendo estrema attenzione alla conservazione delle caratteristiche strutturali. L immissione di nuovi apporti di sangue attraverso l anglo-arabo e il trottatore francese ha determinato qualche caratteristica particolare, ma ha permesso di mantenere qualità fondamentali di espressione, struttura e forti articolazioni. Dopo il 1945 gli allevatori puntarono alla specializzazione sportiva: concorso ippico, dressage, completo e corse in piano riservate ai mezzo sangue. La ricerca dell attitudine al salto e la selezione verso questo obiettivo ha permesso a questo cavallo di affermarsi a livello internazionale negli ultimi decenni.

CANIGO II Asino Catalano Data di nascita Nazionalità 17/05/2006 Spagnola Pigot Pita Nero 146 159 19 PIGOT MARISCAL { BERGADÀ PERLA PITA MARISCAL { BERGADÀ PERLA {SALADA { TARCAN OLIMPICA {RISPA { TARCAN PUBILLA II L asino catalano è una razza molto antica, discendente da quello somalo, citata addirittura da Plinio il Vecchio. Per la sua mole e il suo carattere servizievole, è stato utilizzato nei lavori agricoli fino alla metà del XX secolo. Nella sola Catalogna la popolazione, all inizio del Novecento, era di 50.000 esemplari. Nel 1916 a New York è stata dichiarata la miglior razza asinina del mondo. Per le sue caratteristiche l asino Catalano è stato utilizzato, attraverso gli incroci, per la creazione di altre razze: l asino di Martina Franca, l asino di Maiorca e il Mammoth Jackstock nordamericano. La meccanizzazione dei lavori agricoli fin dagli anni Sessanta portò in disuso l impiego di questi animali che nel corso del secolo hanno conosciuto un vertiginoso decremento demografico; nel 1988 si stimavano appena 100 asini catalani, e nei 10 anni successivi la popolazione è aumentata di soli 79 capi. Sia pure limitato, il nuovo incremento demografico ha momentaneamente posto fine a quella che sembrava un inarrestabile condanna all estinzione dell asino catalano. Ciò, anzitutto, grazie alla valorizzazione operata dall Associació del Foment de la Raça Asinina Catalana (AFRAC), che ne ha incentivato l allevamento e la diffusione. A ottobre 2004 risultavano dai registri dell AFRAC 336 asini catalani, ma la popolazione attuale, considerando i capi non registrati, è stimata in circa 500 esemplari. L asino catalano ha una forma longilinea e una grande mole che gli conferiscono notevole forza e un carattere placido e mansueto. Presenta un mantello nero o baio scuro, con il muso, il contorno degli occhi e il ventre grigi chiari e con sfumature rossastre alle orecchie e sul dorso. La sua altezza al garrese è variabile dai 135 ai 164 cm, con un peso dai 350 a 450 Kg. La testa è grande, il collo muscoloso e le orecchie ampie e lunghe da 38 a 42 cm.

L asino domestico discenderebbe, secondo vari autori, dal selvatico africano (Equus asinus africanus) il cui mantello è fondamentalmente fulvo e grigio. Gli asini selvatici vivono in branchi non molto numerosi e si dice che siano guidati da una vecchia asina, anziché da uno stallone, come generalmente avviene nei cavalli selvatici. L asino selvatico vive in località povere di vegetazione, desertiche e pietrose, grazie alla sua grande sobrietà e resistenza, che gli consentono anche periodiche migrazioni, se si rendono necessarie per la scarsa disponibilità foraggera. Oltre che lungo le coste dell Africa orientale settentrionale, vive e ha vissuto in Siria, Mesopotamia, Afghanistan, Persia, Russia asiatica meridionale, Tibet, Mongolia, ecc. Alcuni autori ritengono che dall Equus asinus africanus siano originate due sottospecie. Una specie, quasi estinta, di taglia minore (m 1,15 al garrese) con striscia scura in corrispondenza della linea dorso-lombare e con una linea trasversale pure scura alle spalle formante, con la prima, la cosiddetta linea crociata o croce di Sant Andrea. L altra specie - Equus asinus taeniopus - di taglia maggiore (m 1,25 al garrese) è priva quasi sempre della lista crociata e si è originata lungo la zona costiera africana del mar Rosso e anche dell Ogaden e in Dancalia. L asino sarebbe stato addomesticato per la prima volta in Numidia. In Europa la specie fu conosciuta tardi, nel Neolitico. I suoi resti fossili vi compaiono solo alla fine dell epoca del bronzo e dell epoca del ferro. Il mulo, quale prodotto dell incrocio tra il cavallo e l asino e la cui raffigurazione compare sui bassorilievi assiri, sembra che sia stato prodotto, la prima volta, nell Occidente asiatico e precisamente nell Asia Minore, in epoca immediatamente successiva all immigrazione mongola. In Asia si hanno specie equini affini all asino: l Ermione (Equus hermionus) e l Onagro (Equus onage). DIFFERENZIAZIONI CON IL CAVALLO L asino si differenzia dal cavallo per le seguenti principali caratteristiche anatomiche e di conformazione esteriore: minore statura; mancanza di un tipo brachimorfo;

testa pesante e grossolana con arcate orbitarie e creste zigomatiche pronunciate; ganasce molto sviluppate; labbra grosse; orecchie lunghe; garrese poco sviluppato; dorso spesso insellato; groppa stretta e spiovente (mulina); ventre grande e cascante; arti sottili e asciutti; piede stretto e piccolo (incastellato), con la suola molto concava e con l unghia durissima; pelo meno abbondante e più grossolano; criniera meno abbondante, con peli diritti; coda non interamente rivestita di peli, ma solo verso l estremità; mancanza delle castagnette (tipici rilievi cornei alla superficie interna dell avambraccio ed al lato interno del metatarso) agli arti posteriori. Il raglio dell asino non è meno caratteristico, quanto tipicamente rumoroso. L ASINO NELLA STORIA E NELLE TRADIZIONI È noto come l asino sia stato oggetto di culto o mezzo di sacrificio nell antichità classica dell oriente ed africana. Un largo posto l asino occupa anche nel folklore, nell arte e nella letteratura di molti paesi europei ed extraeuropei. L adorazione dell asino da parte degli Ebrei nel deserto ed altre manifestazioni d incerto significato, a Roma antica, nel tempo cristiano, hanno dato vita ad una letteratura frammentaria e discorde sull onolatria. Dagli altari allo scherno: già a Cartagine l asino era usato in forma caricaturale. La considerazione spregiativa ed offensiva è generalmente entrata nell uso di quasi tutti i paesi, particolarmente europei. IMPIEGO E ALLEVAMENTO DELL ASINO L asino viene adoperato per il tiro, per la sella e soprattutto per il basto. Il rendimento lavorativo, specie se paragonato alle sue dimensioni, all alimentazione generalmente scarsa quantitativamente e di poco significato nutritivo, all allevamento quasi sempre molto trascurato, è da considerare notevole e superiore a quello del cavallo, anche per la maggiore resistenza. Molto apprezzati anche gli ibridi (mulo quando lo stallone è l asino, bardotto quando lo stallone è il cavallo). Il latte d asina ha sempre goduto, tra l altro, vanto di medicamentosità e di facilissima digestione. La carne è molto sapida e viene spesso usata per la confezione di insaccati, quasi sempre però mescolata alla carne suina. L allevamento si svolge in complesso analogamente a quello del cavallo, con la differenza che il primo è assai meno esigente, più rustico e resistente e più sobrio. Possono entrare a far parte della razione quotidiana una maggior quantità di alimenti grossolani e ricchi di cellulosa (foglie e loppe di cereali e di leguminose, ecc.) meglio previamente trinciati per favorirne la digeribilità. Le asine gravide e allattanti, gli stalloni durante l epoca delle monte, devono ricevere una sufficiente razione giornaliera di cereali (avena, ecc.) o di altri concentrati, in proporzione al peso vivo ed all attività produttiva spiegata. L asina presenta in genere il primo ciclo di calore ad un anno di età. La stagione delle monte corrisponde a quella dei cavalli (da marzo ad agosto). Il ciclo estrale, di norma, è più regolare che non nelle cavalle e dura 21-28 giorni ed il calore 2-7 giorni. Il calore riappare, nell asina che ha partorito, dopo 17-18 giorni. In genere l ovulazione sembra che avvenga 48 ore dopo l inizio del calore. La gravidanza dura 365 giorni, con variazioni di 8-12 giorni in più o in meno. Il comportamento degli ormoni sessuali nel sangue e nell urina e di conseguenza la possibilità di fare la diagnosi di gravidanza mediante l esame di tali liquidi è lo stesso come nelle cavalle. L asino stallone eiacula cc. 70-115 di materiale spermatico ed, in media, cc. 40-100, con un contenuto nemaspermatico generalmente superiore a quello dello sperma di cavallo. L ottenimento dell eiaculazione con la vagina artificiale, ai fini della fecondazione artificiale è, in genere, facile e lo stallone si presta a montare il manichino anche più facilmente rispetto al cavallo. L asino usato per la produzione mulina talvolta presenta qualche ritrosia a coprire la cavalla ed allora bisogna ricorrere all artificio di eccitarlo prima con un asina in calore. Il tempo di preparazione, precedente alla copula, è molto più lungo che non nel cavallo. ASINO CATALANO - Origini e attitudini Razza spagnola originaria della Catalogna. Forte, sobrio e molto rustico. Caratteri morfologici: baio scuro o nero; sfumature rossastre su dorso e orecchi. Muso, ventre e contorno occhi grigio-biancastri. media: maschio: cm 145 - femmina: cm 135.

BACCO Asino di Martina Franca Nobelio Quarto di Luna Baio scuro 139 136 19 La zona tipica d allevamento della razza asinina di Martina Franca è quella del comune ominimo in provincia di Taranto, un territorio limitato e ben definito. È proprio la piccola zona di insediamento della razza, il suo clima particolarmente favorevole a mantenerla inalterata. La zona collinare (300-500 s.l.m.) fredda in inverno fino a essere qualche volta innevata e molto calda in estate, il terreno calcareo favoriscono l adattamento alle escursioni della temperatura e lo sviluppo di puledri fortissimi. Sulle origini di questa razza non vi sono dati sicuri. Le credenze locali concordano nel ritenere che derivi dall asino Catalano, importato nella zona dai Conti di Conversano all epoca della dominazione spagnola. Essa è caratterizzata dall alta statura (145-150 cm. e oltre), dall eccezionale robustezza e da una buona nevrilità. Ha un mantello baio scuro chiamato, nelle Murge, morello, con addome, interno cosce e muso grigi, occhiaie con alone focato, mucose linguale e nasale rosee, ano, vulva, prepuzio e scroto nero. Nel 1929 l allora Ministro dell Economia nazionale impiantò il libro genialogico della razza che ebbe come capostipiti gli stalloni Marco da Martina (nato nel 1924 da Galeone), Bello (nato nel 1928 da Tommaso) e Colosseo (nato nel 1928 da Peppino). Gli asini martinesi successivamente furono esportati in tutto il mondo persino in Argentina, Brasile e India, per potenziare le razze e ottenere ibridi migliori. Anche per la razza asinina Ragusana e Pantesca (o di Pantelleria) l asino pugliese è stato un miglioratore e i francesi del sud-est li preferirono agli asini del Poitou. Il maestro maniscalco napoletano Giovan Battista Trotta, in uno dei suoi scritti (1770) ebbe a dire di questa razza: «e chi desidera avere buoni muli e di bisogna avere buoni somarri per stalloni, che siano d età d anni formati, e composti di membra, di pelo morello, o baio oscuro, sani e senza nessun difetto; le giumente siano della medesima perfezione e fattezza ( ) che avrai muli buoni ad uso di Spana, Fiorenza, Lecce, Sicilia». Infatti, l asino di Martina Franca ha avuto particolare importanza per la produzione mulattiera destinata all agricoltura, nei lavori di disboscamento nella zona della Murge, in Capitanata e in provincia di L Aquila. Durante la Prima Guerra Mondiale, i muli, figli di asini di Martina Franca e di giumente Murgesi, in forza alle truppe someggiate dell Esercito Italiano, resero non pochi e importanti servigi. Negli anni 50 la consistenza di soggetti asinini marcati a fuoco si aggirava intorno a circa 1000 capi. Con il passare degli anni, purtroppo si è avuta un importante contrazione del numero dei soggetti, sia per la meccanizzazione in agricoltura che per la smobilitazione da parte delle Brigate Alpine, delle batterie someggiate per le quali i robusti muli martinesi erano impiegati come porta carichi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, un ulteriore riduzione del numero dei capi portò la razza a una situazione di consanguineità e fu necessaria l immissione di soggetti ragusani in considerazione della presenza in questa di un elevata percentuale di sangue di Martina Franca. I risultati di questo intervento disattesero le aspettative per l insufficiente altezza al garrese e per il colore del mantello (sbiadito) dei prodotti. Da un punto di vista genetico l asino martinese è considerato vicino a quello catalano. Per questo nel 1970, rendendosi necessaria l introduzione in razza di soggetti miglioratori, furono utilizzati Nino e Nitroso, soggetti

acquistati in Spagna. Nel 1985 è stato costituito un nucleo di conservazione presso l Azienda Regionale Russoli di quel che rimaneva dei soggetti della razza. Lo scopo di tale iniziativa era di evitare la perdita di un inestimabile patrimonio e di operare su un numero maggiore di capi nell intento di mantenere le due linee di sangue superstiti della razza (Colosseo e Bello). Ancora oggi l asino martinese è richiesto all estero come riproduttore e ci sono stati momenti non lontani di produzione totalmente assorbita e insufficiente a coprire la domanda. Addome chiaro, cosce e muso grigi alone focato sul muso e intorno agli occhi Testa Non troppo pesante. Fronte larga e piatta, ganasce ben sviluppate. Ampio canale delle ganasce. Arcate orbitali prominenti, orecchie lunghe e dritte, larghe alla base, mobili, con padiglione frangiato Collo Muscoloso, con base larga Petto Muscoloso e largo Spalla Inclinata e ben attaccata Sviluppato, profondo Linea dorso-lombare Rettilinea, sostenuta, muscolosa Groppa Lunga, larga, muscolosa Coda Ben attaccata e ricca di crini Arti Robustissimi, con stinchi corti, pastoie corte, articolazioni larghe, spesse Zoccoli Larghi, dritti, solidi Appiombi Regolari Sviluppo Armonico Temperamento Vivace, soprattutto nei maschi Maschio adulto minimo m. 1.35, massimo m. 1.53; femmina adulta minimo m. 1.30, massimo m. 1.48