LÀ SUTA LA NOSTRA EREDITÀ NUCLEARE IN UN TRIANGOLO D ACQUA. un film documentario di: Daniele Gaglianone, Cristina Monti, Paolo Rapalino HD, 60



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Transcript:

LÀ SUTA LA NOSTRA EREDITÀ NUCLEARE IN UN TRIANGOLO D ACQUA un film documentario di: Daniele Gaglianone, Cristina Monti, Paolo Rapalino HD, 60 VERCELLI VALSESIA

LA STORIA Con il referendum del 1987 gli Italiani hanno fermato la produzione di energia nucleare. Scelta ribadita con il referendum del 2011. A oltre vent anni dallo spegnimento dell ultimo reattore, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive rimane tuttavia irrisolto. Si continua a differire l individuazione del sito in cui costruire il deposito unico nazionale di rifiuti nucleari che permangono nelle aree in cui sorgevano i vecchi impianti. Saluggia, in Piemonte, a 40 km da Torino, è il comune in cui è conservata la maggior parte dei rifiuti nucleari italiani, provenienti solo in parte dalla vicina centrale di Trino. A Saluggia, fino agli anni 80, si sono sperimentate - in ambito civile e militare - tecniche per recuperare uranio e plutonio dagli elementi di combustibile irraggiati. Sono così arrivate la maggior parte delle barre esaurite nazionali - nonché materiali provenienti da altri paesi europei e dal Canada - per essere sciolti e riprocessati all interno del centro Eurex. Ancora oggi lì si trovano i residui liquidi del trattamento, le più pericolose tra le scorie, stoccati in serbatoi a pochi metri dal fiume. Siamo in un area più volte alluvionata (1993,1994, 2000, 2008), racchiusa in un triangolo d acqua costituito dal fiume Dora Baltea, tra i principali affluenti del Po, e dai canali irrigui Farini e Cavour che portano l acqua alle risaie del Vercellese. Nel 2000 un alluvione di portata estrema causò l esondazione della Dora Baltea e la rottura degli argini del canale Farini, arrivando ad allagare gli impianti nucleari. In quell occasione il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, allora presidente dell ENEA che aveva in gestione gli impianti di Saluggia - parlò di catastrofe planetaria sfiorata. Se alcuni fusti contenenti scorie liquide ad alta radioattività fossero stati trascinati dalla Dora in piena al Po, gli effetti sarebbero stati devastanti per l intera Pianura Padana ed il mare Adriatico. Sotto i depositi nucleari, parallela al fiume Dora Baltea, scorre la falda acquifera che alimenta l acquedotto del Monferrato, il più grande del Piemonte, che fornisce acqua potabile ad oltre cento comuni. Dopo l alluvione del 2000 la falda superficiale è risultata contaminata da perdite radioattive. Nel 2004 sono state individuate fessurazioni nella piscina dell impianto Eurex contenente combustibile nucleare irraggiato. La Sogin, società statale incaricata dello smantellamento e della gestione degli impianti nucleari italiani, ha ammesso l incidente e l ulteriore contaminazione della falda acquifera solo a fine 2006. E infine cronaca di questi mesi la perdita di acqua radioattiva da una vasca a cielo aperto dell impianto di Saluggia, la WP 719. In quella stessa area, a pochi metri dal fiume Dora Baltea, si sta oggi costruendo un nuovo deposito temporaneo di scorie nucleari, il D2. Dopo aver disatteso la legge 368 del 2003 che prevedeva, entro il dicembre 2008, la realizzazione di un deposito nazionale in cui custodire in sicurezza i rifiuti radioattivi, si continuano a differire i termini per la definizione dei criteri di localizzazione delle aree idonee alla sua costruzione.

SINOSSI E STILE VISIVO Il documentario racconta la storia della stagione nucleare piemontese con particolare attenzione all area di Saluggia e Trino Vercellese, nonché gli eventi che nei prossimi mesi decideranno le sorti del deposito D2 e il futuro delle scorie radioattive Italiane. Metteremo a confronto gli opposti punti di vista di attivisti ambientali e di amministratori locali, di scienziati e di manager. Ascolteremo i racconti dei lavoratori dei siti nucleari e le paure degli abitanti della zona che hanno vissuto incidenti e contaminazioni. Attraverso le testimonianze dei personaggi, visualizzate con documenti inediti da loro raccolti negli anni e da materiali filmici provenienti da archivi storici, ripercorreremo le tappe che hanno portato nel piccolo comune piemontese un centro di ricerca nucleare, un reattore sperimentale ed un impianto di riprocessamento del combustibile. Crediamo sia importante narrare la storia di un sito la cui attività coperta dal segreto militare - è rimasta sconosciuta anche alla gran parte delle persone che vivono a pochi chilometri di distanza. Sentiamo la responsabilità di dare voce a quelli che saranno i nostri protagonisti che con passione e determinazione hanno dedicato gran parte della loro vita a informare sui rischi che si corrono a mantenere, per inerzia, i rifiuti radioattivi in un area così pericolosa, metten- do in pericolo le risorse idriche del territorio: uno dei beni più preziosi per il nostro futuro. Il registro visivo prevede momenti di presa diretta in cui filmeremo i personaggi in situazioni significative legate ai loro racconti. Mostreremo eventi quali i trasporti verso la Francia delle barre esaurite per il riprocessamento o le diverse fasi della costruzione del deposito D2; documenteremo le accese discussioni della Commissione Nucleare del Comune di Saluggia o di comitati di cittadini nel confronto con Sogin. In parallelo, realizzeremo riprese visivamente e fotograficamente curate volte a restituire il contesto dei siti nucleari. Ci troviamo in mezzo a paesaggi agricoli e panorami che si estendono dalle vicine risaie del Vercellese alle Alpi. In primavera ed estate gli impianti scompaiono nel verde dei campi di mais e dei boschi, in autunno e in inverno i colori cambiano, la vegetazione lascia il posto alle sagome del reattore Avogadro e alle ciminiere del centro Eurex. Con le piogge il livello dei fiumi e dei canali sale e si può vedere quanto pericolosa e vicina ai depositi scorra l acqua. Filmeremo l area nelle varie stagioni per mostrarne il graduale svelamento e la particolare conformazione idrogeologica del territorio.

PERSONAGGI Gian Piero Godio. Ha lavorato come ricercatore all interno del centro Eurex di Saluggia dalla fine degli anni 60. Inizialmente affascinato dalle promesse del nucleare, ci racconta come la propria esperienza lo abbia presto portato a capire la pericolosità degli impianti e ad impegnarsi per comunicare all esterno i rischi connessi alle attività che vi si svolgevano. Attraverso i suoi racconti ricostruiremo la storia del Centro Eurex al cui interno ha lavorato per vent anni - e ne metteremo in luce le maggiori criticità. Negli anni 80 Godio ha conosciuto Rossana Vallino, sua attuale compagna, durante quel percorso che ha portato ricercatori nucleari e gruppi ambientalisti a confrontarsi, dando vita a quel movimento che per due volte ha fermato la diffusione del nucleare in Italia. Rossana Vallino, nata a Saluggia. Ha lavorato per molti anni nella biblioteca locale. Dagli anni 80 ha portato avanti una campagna di informazione sui rischi del nucleare in Italia ed è stata tra i promotori delle mobilitazioni a sostegno dei due referendum. Troviamo una sua foto in una prima pagina del giornale Il manifesto di fine anni 80 mentre protesta contro la costruzione di una seconda centrale nucleare a Trino Vercellese, mai ultimata. Il 15 dicembre 2011 ha inviato una lettera al Presidente Napolitano per sollecitare una presa di posizione in merito alla costruzione del deposito D2. Il papà di Rossana, Giovanni Vallino, ha lavorato come meccanico specializzato negli impianti nucleari di Saluggia, ci racconterà quali fossero le condizioni lavorative e di sicurezza, gli incidenti e le inevitabili contaminazioni. Umberto Lorini, giornalista indipendente. I suoi genitori hanno lavorato nell impianto di riprocessamento. Sta affrontando il problema della corruzione connessa agli alti costi dello smaltimento delle scorie radioattive. Ha fondato un giornale locale per poter parlare liberamente della questione del nucleare a Saluggia. Da anni si batte contro la costruzione del deposito D2 nella stessa area alluvionabile degli impianti. Il premio Nobel Carlo Rubbia. teorico della fusione nucleare. Presidente dell ENEA dal 1999 al 2005, all epoca incaricata, tra l altro, della gestione del sito di Saluggia. Vorremmo ascoltare direttamente dalla sua voce cosa intendesse con catastrofe planetaria sfiorata riferendosi all alluvione del 2000. Rubbia si sta oggi dedicando allo sviluppo di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sarà il nostro punto di vista verso il futuro. Enrico Adduci, geometra romano trasferitosi giovanissimo a Saluggia dove è stato il primo assunto dal Centro ricerche nucleari. Ha lavorato alla progettazione del deposito Avogadro e dell impianto Eurex. A l è un dl atomica (è uno dell atomica) come lo definivano i saluggesi. Lo abbiamo intervistato all interno del villaggio Urania a Saluggia, in cui vive ancora oggi, da lui progettato per ospitare i lavoratori del fiorente distretto nucleare provenienti da tutta Italia. Ha coltivato negli anni la passione per la poesia.

Giuseppe Nucci, amministratore delegato Sogin, società statale incaricata del decommissioning dei centri nucleari italiani. Visiteremo con lui gli impianti di Saluggia e ascolteremo il programma e le tempistiche previste per lo smantellamento. Vedremo i video promozionali realizzati da Sogin in computer grafica in cui, come in un video gioco, ogni elemento delle centrali e dei centri di ricerca lascia velocemente il posto a prati verdi. Il sindaco di Saluggia, Firmino Barberis, sostiene di fare il bene della comunità locale accettando, in cambio della costruzione dei nuovi depositi nucleari, le ingenti compensazioni economiche che ne derivano, capaci di mettere in secondo piano la pericolosità degli impianti e ogni senso etico verso le future generazioni. Franco Pozzi, direttore del centro di riprocessamento Eurex dal 1980 al 1990. Ha coordinato l arrivo a Saluggia delle barre di combustibile esaurite provenienti dalle principali centrali italiane. Ancora oggi difende la validità di quelle ricerche e di quelle scelte. E consulente del Comune di Saluggia per le questioni connesse al nucleare. Nonostante rivesta un ruolo istituzionale, in più occasioni ha criticato Sogin per i costi eccessivi delle strategie adottate nel decommissioning e per i grandi ritardi nell attuazione dello smantellamento. Paola Olivero, consigliera comunale di opposizione. Nel settembre 2012 denuncia una contaminazione della vasca WP 719 e la fuoriuscita di liquido radioattivo. Solo nell aprile del 2013 Sogin ammette l incidente e avvia le procedure per trattare come rifiuti nucleari i liquidi contenuti nella vasca. Il Sindaco la esclude dagli incontri del Consiglio Comunale con Sogin e la accusa di creare allarmismo. Massimo Zucchetti, professore ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico di Torino. Il suo punto di vista permetterà di introdurre alcuni concetti base sull energia nucleare, sulla composizione e pericolosità delle scorie e sui loro effetti sull ambiente. La cosa che mi preoccupa di più è il fatto che l Italia sia punteggiata da decine di siti dove sono conservati con grande fiducia materiali radioattivi di vario tipo, provenienti dalla precedente esperienza nucleare. Alcuni siti sono in luoghi alluvionabili, altri sono in zone del tutto inopportune. E questo perchè in Italia non esiste un luogo dove tenere i materiali radioattivi in maniera controllata e conosciuta, ma tutto è affidato così, alla speranza che non sorgano problemi.

MATERIALI D ARCHIVIO I protagonisti del documentario metteranno a disposizione preziosi archivi personali. Finora abbiamo individuato documenti e fotografie relativi alla costruzione del deposito Avogadro e dell impianto Eurex; immagini delle marce e delle manifestazioni che negli anni 80 si sono svolte tra Casale e Trino contro il nucleare e, nello specifico, per fermare la costruzione a Trino di una seconda centrale. In alcuni di questi materiali i personaggi compaiono in prima persona in momenti significativi della storia dell epoca. All interno del fondo ENEA, conservato dall Archivio Nazionale del Cinema d Impresa di Ivrea, sono presenti interessanti filmati istituzionali che mostrano la costruzione, negli anni 60, della Centrale di Trino e dell impianto di riprocessamento Eurex di Saluggia. Vediamo il disboscamento del territorio; il monitoraggio della radioattività naturale; i cantieri; l arrivo via nave dagli Stati Uniti e il trasporto da Valenza a Trino dell immensa turbina, accolta dall entusiasmo dei cittadini; il trasporto, con aerei militari americani, del combustibile. Gli archivi storici restituiscono in modo efficace quel clima di scommessa verso il futuro legato alle prime sperimentazioni nucleari e l euforia che ha caratterizzato un epoca in cui il nucleare era visto come soluzione ai problemi energetici ed ambientali del paese. Ne verrà fatto un doppio utilizzo. In momenti diversi del documentario compariranno sia nella loro funzione originaria di propaganda, che porterà ad identificarci con le speranze dell epoca, sia commentati da alcuni dei protagonisti che ne smitizzeranno i toni e metteranno in evidenza i limiti che l esperienza del nucleare ha nel tempo evidenziato. Lavoreremo sulle colonne sonore degli archivi e dei materiali di repertorio. In alcuni casi separeremo la traccia audio da quella visiva e la sovrapporremo a riprese attuali per rendere ancora più stridente il contrasto tra la retorica spesso presente in quei materiali e l attuale situazione degli impianti.

MOTIVAZIONI BIOGRAFIE AUTORI Cristina Monti: sono nata a Chivasso, a pochi chilometri da Saluggia, questi territori rappresentano per me l età dell infanzia. I primi ricordi di camminate nei boschi con mio padre, di pomeriggi trascorsi accanto allo scorrere dell acqua. Ho seguito per anni le vicende legate alle scorie in quest area. Nulla sembra mutare, regna l immobilismo delle istituzioni e dell informazione. Oggi, che sono madre, voglio raccontare la storia di un territorio che ospita da troppi anni una pericolosa eredità per le future generazioni. Raccontare le paure e le speranze nell affrontare il progetto. Le prime volte in cui mi sono avvicinata agli impianti per le riprese ho dormito male la notte. Ho pensato ai rischi di esposizioni radioattive che seguire un progetto del genere porterà inevitabilmente con sé. Ho pensato ai miei bimbi che sono la cosa più importante che ho. Non posso allora non pensare ai bimbi che vivono in Giappone vicino a Fukushima. Alle madri che possono aprire le finestre solo in certi momenti. Alle madri di Fukushima che hanno manifestato contro l innalzamento delle soglie di esposizione infantile vicino agli impianti. Mi dico allora che è proprio per i nostri bimbi che lo stiamo facendo, che per noi rappresentano tutte le future generazioni, e torna la voglia di andare avanti nella speranza di influire nel corso delle cose. Daniele Gaglianone Ancona 4-11-1966 Vive a Torino dal 1972. Laurea in storia e critica del cinema. Dal 1990 al 1997 collabora con l Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza. Nel 2000 gira il suo primo lungometraggio I nostri anni. Cristina Monti Torino 15-10-1969 Laurea in storia e critica del cinema. Dal 1992 collabora con il Museo Nazionale del Cinema occupandosi di fotografia e di produzioni video. Nel 2009 realizza il documentario Non aver paura! Donne che non si sono arrese. Paolo Rapalino Torino 28-9-1969 Diplomato in fotografia. Dal 1987 al 1995 lavora come fotografo di scena per il teatro. Si specializza in riprese video e cinematografiche, ha curato la fotografia di documentari italiani e internazionali. CONTATTI relazioni@almaterratorino.org +39 3396354912