LA COSTITUZIONE DI TREMONTI

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1 +z!"!]!#!: Venerdì 18 giugno 2010 y(7hb5j1*komkkr( OPINIONI NUOVE - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano DIRETTORE MAURIZIO BELPIETRO ANNO XLV NUMERO 144 EURO 1,20* IL RETROSCENA La rabbia del Cav: «Fini danneggia l Italia» SALVATORE DAMA a pagina 8 LA COSTITUZIONE DI TREMONTI IL PIANO PER CAMBIARE LA CARTA Oggi in consiglio dei ministri le modifiche agli articoli 41 e 118 per rendere più semplice fare impresa ed eliminare il cattocomunismo Pronto il blitz sulla manovra: modifiche solo in Senato per aggirare i veti di Fini di ELISA CALESSI «Le regole giuste sono un investimento. Le regole sbagliate sono un costo». La persona va considerata «come una risorsa» per costruire «il bene comune», prima che come un «controllato dello Stato». Per questo, (...) segue a pagina 2 F. BECHIS, F. BORGONOVO e N. SUNSERI alle pagine 2 e 3 ::: L EDITORIALE LE MOSSE DI BOSSI PER UN LEGHISTA A PALAZZO CHIGI di MAURIZIO BELPIETRO Che Bossi fosse cambiato e non fosse più il capo partito che minacciava Roma ladrona con i presunti 300 mila bergamaschi in armi, si era capito da un pezzo. L incendiario del Palazzo ha lasciato il posto a un pompiere, che reclama sempre il federalismo (...) segue a pagina 7 Il successo dei flussi Nessun razzismo se l immigrato lavora di GIANLUIGI PARAGONE Le mille polemiche sul razzismo degli italiani fanno capolinea in una ricerca del Censis voluta dal ministero del Welfare, secondo la quale il lavoro è spesso il principale fattore di integrazione. Da qui la conferma che l im - pianto della legge Bossi-Fini è valido proprio perché insiste (...) segue a pagina 17 Sul sito del settimanale le foto taroccate di Falcone e Borsellino Così l Espresso usa le vittime della mafia Esclusiva di Panorama sul caso D Addario «Il pm, Patrizia e la fuga di notizie» Il finanziere arrestato: il verbale anti-silvio non è stato protetto CONDANNATO PER IL G8 La vendetta dei giudici su De Gennaro di A. VALLE a pag. 15 La super Argentina del calciatore Diego di IVAN ZAZZARONI Dopo ogni gol, Diego si gira verso la panchina e abbraccia il primo che trova e se non trova nessuno si mette a inseguire petti e cuori. (...) segue a pagina 43 di ROBERTA CATANIA Salvatore Paglino ha iniziato a collaborare con la procura e la sua prima mossa è stata quella di «scaricare» la responsabilità addosso al pm Giuseppe Scelsi e al suo superiore, il colonnello Gianluigi D Alfonso, (...) segue a pagina 9 I Mondiali in Sudafrica Giustizia è fatta Francia quasi fuori di FABRIZIO BIASIN DOMICILIARI NEGATI «È sposato...» Balducci deve restare in cella di SERVIZI a pagina 12 Raimondo Domenech, di calcio, capisce decisamente meno dell omonimo Vianello, indimenticato show-man tricolore che, fosse ancora tra noi, (...) segue a pagina 45 ::: LA LINEA DI GIULIO L Europa fa pagare la crisi alle banche di SANDRO IACOMETTI Sulle banche vince l asse Merkel- Sarkozy, ma Silvio Berlusconi incassa una vittoria sulle nuove regole del Patto di stabilità, con il debito privato (...) segue a pagina 26 LE INTERCETTAZIONI Il partito degli spioni tocca il punto più basso GIANLUIGI NUZZI a pagina 10 Sacrificati sull altare dell anti-berlusconismo FILIPPO FACCI a pagina 10 APPUNTO di FILIPPO FACCI Pronto, chi ascolta? Quanti ca(censura) sono questi italiani intercettati? Le cifre di Berlusconi e quelle dell Associazione nazionale magistrati non divergono poi molto: il primo parla di 150mila utenze complessive, il secondo di 130mila. Già, ma quanti italiani vengono globalmente intercettati mentre conversano con queste utenze? E' stato fatto l'esempio dell'indagato Fabio De Santis, provveditore della Toscana: solo lui è stato intercettato 60mila volte mentre era al telefono con migliaia di persone diverse. Berlusconi ha sparato 7 milioni e mezzo di italiani, l Assocuazione nazionale magistrati non ha detto niente, i loro addetti stampa de Il Fatto neppure. Il tecnico del settore Walter Nicolotti, sulla Stampa, ha citato delle statistiche americane dalle quali si può ipotizzare che gli italiani registrati possano oscillare da 1 milione e mezzo a 3 milioni in totale. Non pare poco. In mezzo a questo casino ci si dimentica dei soli dati certi e disponibili, forniti come al solito dall'analista Luca Ricolfi: 1) Le intercettazioni sono più che quadruplicate dal 2001 a oggi; 2) Il loro utilizzo varia in maniera schizofrenica da una procura all'altra: il rapporto tra intercettazioni e indagini, a Milano, è il doppio che a Torino e 15 volte che a Taranto; 3) Saranno anche «indispensabili», ma stra-aumentando il numero delle intercettazioni, negli anni, non è aumentato il numero dei colpevoli assicurati alla giustizia. * Con: LA CUCINA DALLA A ALLA Z - Vol. 12 Pizze & Torte salate 4,00; LA CUCINA DALLA A ALLA Z - Vol. 11 Grigliate di carne 4,0 0; Raccoglitore IL DUCE, LE PAROLE, GLI APPLAUSI 10,0 0 Prezzo all estero: CH - Fr / MC & F

2 2 Venerdì 18 giugno 2010 PRIMO commenta su i nostri soldi RIVOLUZIONE Il ministro critica Bersani e spiega: «Questo sarà un cambiamento mirato a liberare l economia reale dalla manomorta statale» Commento Da Hobbes a Sant Agostino Il Tremonti-pensiero contro il cattocomunismo ::: FRANCESCO BORGONOVO!!! Compaiono frasi di Hobbes, pensieri tratti da La democrazia in America di Alexis De Tocqueville, idee estrapolate dal De vera religione di Sant Agostino. Ma per comprendere che cosa sta dietro la relazione di Giulio Tremonti basta citare Silvio Berlusconi. Ciò che il premier ha detto all assemblea annuale di Confartigianato è la perfetta sintesi del pensiero del ministro, il cui culmine è ovviamente la riforma della Costituzione. «L Italia è tra i Paesi europei in cui è più difficile fare impresa e questo è in gran parte dovuto alla cultura comunista che dagli anni 70 è stata dominante e che guarda con sospetto gli imprenditori», ha spiegato Berlusconi. «Per la cultura comunista chi fa impresa è un truffatore, un evasore, uno sfruttatore per definizione». Ecco il cattocomunismo, le cui degenerazioni pauperistiche mirano a convincere i cittadini che l interesse privato sia decisamente contrapposto al benessere pubblico. Motivo per cui chi è ricco per forza è anche cattivo e approfittatore; chi ha successo dev essere senz altro privo di scrupoli. Questo è il «Medioevo» contemporaneo di cui parla Tremonti. Tutto fondato su una visione «negativa» o «riduttiva» dell uo - mo. La prima deriva da Hobbes e dall homo homini lupus. Se l uo - mo, in un ipotetico stato di natura, vive una situazione di conflitto permanente, non esiste altra via per garantirne la salute che uno Stato forte, che ingabbi il singolo. «Da questa idea», dice Giulio, «sono derivati l assioma e la contrapposizione moderna tra pubblico e privato, dove pubblico è stato assiomaticamente associato a morale e privato a immora - le». Questa concezione dell uo - mo è antitetica al liberalismo e in modo più o meno diretto sta alla fonte degli autoritarismi moderni. Non c è bisogno di arrivare all estremo per comprendere che - se si pensa all uomo come a un essere che non può governarsi da solo (perché cattivo o incapace di perseguire da solo il proprio bene) - per forza si arriva ad attribuire solo allo Stato la capacità di provvedere alla felicità, come hanno fatto le ideologie di sinistra. Tremonti lo scriveva già nel 2008 in La paura e la speranza: «La sinistra tende ancora automaticamente a identificare ciò che è pubblico con ciò che è statale ; è per questo che la sinistra ha difficolta a concepire il pubblico come comunitario, fatto da persone che si uniscono per il bene comune, ma fuori dal patronaggio e dal controllo statale». La rivoluzione del ministro è questa, ed è antropologica. Egli ha una «visione positiva» dell uomo, della sua capacità di «produrre ricchezza sociale ed economica», di «concorrere al bene comune». Cita Sant Agostino e il concetto di «persona». In questo quadro, l im - prenditore merita stima, deve essere valorizzato poiché concorre, cercando il successo personale, all interesse generale. Non c è bisogno dunque di uno Stato soffocante e «criminogeno» (dal titolo di un altro libro di Giulio), cioè una macchina produttrice di leggi e regolamenti, lacci e lacciuoli sempre più complessi e mortificanti. Il che non significa aprirsi al mercato selvaggio. Tremonti da anni spiega che il «mercatismo» è una forma corrotta del liberalismo e che la politica deve intervenire, arbitrare, correggere. Da tempo il ministro è attento agli effetti che l impresa può avere sulla comunità. Nella prolusione pronunciata all Università Cattolica di Milano, si disse convinto che «l economia possa anche essere sociale e che il sociale possa anche essere nell economia». Qui c è l influenza del pensiero cristiano, di Benedetto XVI in particolare. Non cattocomunismo, ma cattolicesimo, lungi dall idea che il Vangelo sia socialista e che l impresa sia produttrice di sterco demoniaco. Ma non c è necessità di volare alti. Basta citare, ancora, Berlusconi: «Vogliamo passare a un amministrazione pubblica che capisca che il controllo non signfica uno Stato di polizia ma aiutare chi fa l impresa a fare le cose come vanno fatte. Vogliamo una stagione di liberalizzazione della libertà d'impresa». È tutto qui, e non è cosa da poco. La Carta di Giulio Oggi in Consiglio dei ministri il disegno di legge del titolare dell Economia: chiede la modifica degli articoli 41 e 118 della Costituzione per rendere più semplice le aperture di nuove imprese. Si baserà tutto sull autocertificazione ::: segue dalla prima ELISA CALESSI. (...) per uscire da quello che Giulio Tremonti definisce «un nuovo Medioevo», occorre farla finita con la selva di adempimenti burocratici che imbrigliano la libertà di fare impresa. E che sono il frutto di una «visione negativa» e «riduttiva» dell uomo. È questa, in due parole, la filosofia del disegno di legge costituzionale che punta a modificare l articolo 41 della Costituzione e, di conseguenza, il 118, quello che riguarda le autonomie locali. Il testo, di cui Libero è venuto in possesso, sarà discusso oggi in consiglio dei ministri. Porta la firma del presidente del consiglio dei ministri, ma l idea è del Superministro dell Econo - mia. Con la manovra dei sacrifici alle porte, con le Regioni che lo accusano di tagliare la spesa sociale, Tremonti si riprende la scena. E rovescia il tavolo. Non sacrifici, ma libertà. Il disegno di legge è formato da un solo articolo, diviso in quattro commi. Il primo aggiunge un paragrafo all articolo 41 della Costituzione, introducendo il concetto di «responsabilità personale» in materia «di attività economica non finanziaria». Gli interventi di Stato, Regioni ed enti locali «si informano al controllo ex post». Basta con i controlli preventivi, con le decine di adempimenti necessari per aprire un attività. D ora in poi, si verifica «ex post», lasciando ampio spazio all autocertificazione. Gli altri due comma, il 3 e il 4, impongono a tutti livelli istituzionali (Stato, Regioni, Province e Comuni) di adeguarsi al principio. Ma è la relazione tecnica la parte più interessante. Qui Tremonti si concede un excursus di filosofia politica, inquadrando la scelta legislativa in un filone che va da Sant Agostino ad Alexis De Tocqueville. Per descrivere l attuale «zavorra» legislativa, riporta il numero di pagine pubblicate in Gazzetta ufficiale ogni anno: solo nel Che effetto produce, si chiede, questa «bulimia giuridica»? In Belgio per aprire un impresa, scrive, ci vogliono 4 giorni, 169 per una concessione edilizia, 132 per una registrazione di proprietà. In Italia, rispettivamente: 10, 257 e 27 giorni. Elenca il numero di adempimenti e uffici da contattare per dieci tipi di impresa. In media le autorizzazioni necessarie sono 68, gli uffici in cui andare 19. Nella classifica dei Paesi in cui è più facile fare impresa l Italia è al settantottesimo posto, a grandissima distanza da Singapore e Nuova Zelanda (al primo e secondo posto), ma anche da Usa e Gran Bretagna (al quarto e quinto). Peggio di noi ci sono solo Kiribati, Panama e l Iso - la di Tonga. Come fare? Tremonti ricorda le tre strade fin qui seguite: abrogare le leggi, delegificare, semplificare. Le prime due, spiega, non risolvono il problema perché provocano la formazione di altre leggi o regolamenti per adeguarsi all innova - zione. Nemmeno la terza è risolutiva. E qui la stilettata è a Pier Luigi Bersani ministro: «Le norme dirette a semplificare si sono spesso strutturate esse stesse come len- zuoli normativi, che hanno prodotto decreti legislativi torrenziali». La scelta è tra due formule: Tutto è libero, tranne ciò che è vietato e Tutto è vietato tranne ciò che è concesso. Tremonti opta per la prima. Per una «rivoluzione, mirata a liberare l econo - mia reale dalla manomorta statale». Quindi, la parte più filosofica. Dietro la «follia regolatoria», scrive, c è una «visione negativa dell uomo», per cui «pubblico» equivale a «morale» e «privato» a «immorale». Accompagnata a una «visione riduttiva» che con- Analisi Una rivoluzione concreta. Ma serve un consenso trasversale ::: NINO SUNSERI!!! Forse è la volta buona. Forse sta davvero per iniziare la rivoluzione liberale. Forse sta per trovare ascolto l invo - cazione di Guido Carli che, ancora Governatore della Banca d Italia, premeva sulla classe politica affinchè recidesse «i lacci e laccioli» che ingessavano il sistema economico. Lo schema di riforma costituzionale presentata da Tremonti, quarant anni dopo, accoglie l invito di Carli. La riforma dell articolo 41 e del 118 serve ad affrancare le imprese italiane dal Medioevo di regole che la bloccano. In questi giorni il ministro ama ripetere che se Guglielmo Marconi fosse vissuto oggi non avrebbe potuto effettuare la sua dimostrazione con le onde radio trasmesse dal panfilo Elettra. L esperi - mento sarebbe stato impedito perchè in violazione di una serie di codici: da quello della navigazione, al codice postale, a quello ambientale. Senza contare le leggi sul lavoro che avrebbero indagato sull inquadramento del personale di bordo visto che, dovendo seguire le indicazioni di Marconi, erano molto di più che semplici marinai. «Non c è finanziamento pubblico che possa sopperire ai guasti provocati da una regola sbagliata» ha detto sabato scorso Tremonti ai Giovani Industriali di Confindustria riuniti per l an - nuale convegno di Santa Margherita Ligure. L annuncio ha strapppato meno applausi di quanto sarebbe stato lecito attendersi. Forse un po di scetticismo per promesse, da parte della classe politica, sempre ricche di parole e altrettanto povere di fatti. Tanto più che la riforma presentata da Tremonti ha bisogno di un lungo passaggio parlamentare trattandosi di una modifica costituzionale. Non si tratta solo di cambiare due articoli ma di ribaltare l imposta - zione molto burocratica del sistema italiano. Oggi vale il principio per cui «è tutto vietato tranne quello che viene espressamente autorizzato». Domani sarà tutto permesso «tranne quello che è espressamente vietato». Una rivoluzione che, per essere compiuta in tempi brevi, ha bisogno di un largo consenso. Tuttavia Tremonti è convinto di farcela. Ricorda che la legge istitutiva della Bicamerale D Alema venne approvata in quattro mesi (agosto compreso). Per raggiungere il traguardo ha messo obiettivi alti. La guerra alla meccanica autoritaria delle libertà concesse, patentate, autorizzate, vigilate. Per contenerle tutte viene pubblicata ogni anno una Gazzetta Ufficiale lunga 4,7 km.

3 PRIMO PIANO D ACCORDO Il Cav ha già esposto il suo piano ai vertici del PdL e ai capigruppo della Camera che si sono mostrati aperti a questa i nostri soldi 3 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su PREMIER OMBRA? Il ministro dell Economia Giulio Tremonti è finito nell occhio del ciclone per la manovra finanziaria. Regioni, province e comuni hanno addirittura organizzato una manifestazione contro i tagli che si terrà a Roma il prossimo 23 giugno. Non è la prima volta che la politica economica di Tremonti (o meglio, il potere che questa esercita) finisce sotto il fuoco amico della maggioranza. Era già successo il 3 luglio 2004, quando diede le dimissioni da ministro a causa delle forti divergenze con il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini. Il suo posto venne preso da Domenico Siniscalco. L anno successivo (il 22 settembre) però Siniscalco diede le dimissioni e Berlusconi richiamò Tremonti (che nel frattempo era stato nominato vice-premier) al dicastero dell Economia Olycom Blitz sulla Manovra Silvio usa il Senato per frenare Fini L idea del premier è semplice: tutti gli emendamenti verranno presentati a Palazzo Madama per smorzare l ostruzionismo di Gianfranco. Poi alla Camera il governo chiederà la fiducia cepisce l uomo come «incapace di fare da solo il suo bene». Questi due «pregiudizi» hanno fatto sì che si creasse un «nuovo Medioevo». Se nel vecchio l economia era bloccata da dazi e pedaggi, oggi lo è da «un infinità di totem giuridici». Ma questo ci porta «a una dolce morte». La visione del ministro, invece, si richiama a Sant Agosti - no che, nel De vera religione, riconosce una «socialità originaria» nella natura umana. Noi, conclude Tremonti, «abbiamo una visione positiva della persona, delle sue associazioni, della sua capacità di impresa». Perché «si può e si deve considerare il cittadino, prima che come un controllato dello Stato, come una risorsa della collettività». E il «bene comune» non come «un monopolio del potere pubblico», ma come «un au - spicata prospettiva della responsabilità dell agire privato». Ultima chicca, destinata all opposizione: a chi potrebbe obiettare che ci vuole troppo tempo per approvare una legge costituzionale, ricorda che quella per istituire la Bicamerale D Alema «è stata approvata in «4 mesi (agosto compreso)». Il tempo c è. E il ministro-filosofo è pronto a usarlo. ::: FRANCO BECHIS!!! L assedio è già alto. Maldipancia un po in tutta la maggioranza. Rabbia in buona parte dell elettorato tradizionale, come quello delle partite Iva. Muso contro muso da parte delle Regioni, per altro guidate da Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, lo zoccolo duro del PdL. E da ieri anche i sindaci contro, di destra e di sinistra, che ricevuti da Giorgio Napolitano al Quirinale sembrano avere trovato una sponda tanto prestigiosa quanto inattesa. Così Silvio Berlusconi ha chiesto ai suoi di evitare in ogni modo la trappola più prevedibile e prevista: quella della Camera dei deputati. Come? Semplicissimo: togliendo all arco di Gianfranco Fini - che già non ne ha poche - almeno la freccia della finanziaria. Con l accordo di tutti i leader del suo partito e perfino dei vertici del gruppo a Montecitorio i deputati sono stati chiamati a lavorare ora ai pacchetti dei possibili emendamenti che stanno a cuore ai singoli e alle categorie di sostegno. Una volta messi a punto verranno consegnati prima al sottosegretario all Economia, Luigi Casero, che ne valuterà la compatibilità con i saldi di finanza pubblica e poi ai colleghi del gruppo a palazzo Madama. Perché sarà lì e solo lì con un passaggio allungato ad hoc (la finanziaria sbarcherà a Montecitorio solo nella seconda decade di luglio) che si potrà modificare sulle piccole e grandi cose la finanziaria di Giulio Tremonti con il beneplacito (quando non l incitamento) del premier. Con le redini del dibattito e del voto saldamente in mano all affida - bile Schifani si cercherà di lenire il profondo maldipancia della maggioranza e di parte dell elettorato nei confronti di questa manovra, in particolare della parte fiscale (ieri un autorevole deputato del PdL esperto in economia confidava a un collega: «questa legge è da stato di L INCONTRO I medici da Fazio «soddisfatti delle risposte» «Nell incontro con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio si è discusso di possibili emendamenti alla manovra per gli aspetti che riguardano sanità e medici». Lo ha affermato Giuseppe Garraffo Segretario Generale Cisl Medici. Garraffo ha chiesto chiarimenti; l aboli - zione per la dirigenza medica dello spoil system e ha posto il problema del rinnovo degli incarichi dei medici precari per evitare che l azione combinata della spinta ai pensionamenti e delle difficoltà di assunzione determinino gravi carenze di organico nella sanità e tra i medici. «Da parte del Ministro ci sono state significative aperture sulle questioni che di più preoccupano i medici e la sanità. Rimane da chiarire la questione del blocco del turn over». polizia tributaria. Non avrebbe mai osato tanto non solo Vincenzo Visco, ma perfino un Michail Suslov all epoca di Stalin»). Al Senato si accoglierà anche qualche proposta di modifica compatibile con i saldi generali presentata sia dall Udc che dal Pd, in modo da consentire un piccolo successo politico-diplomatico a Schifani. Poi le paratie dei conti pubblici si chiuderanno definitivamente e la manovra approderà alla Camera dei deputati blindata. I componenti Pdl della commissione Bilancio sono gli stessi che stanno guidando ora i pool congiunti per la presentazione di emendamenti in Senato, quindi avranno a quel punto assai poco da rivendicare. Gli altri protesteranno un po e giusto per non mortificare del tutto (al solo scopo di annullare il peso di Fini e dei suoi fedelissimi) un intero ramo del Parlamento qualche emendamento elaborato in commissione alla Camera verrà recuperato in un maxi-emendamento su cui il governo metterà la questione di fiducia davanti all aula di Montecitorio. A quel punto franchi tiratori o sorpresine durante le votazioni non potranno più esserci. E di fronte alla necessità di fare vedere all Europa e ai mercati internazionali la rapida approvazione della legge finanziaria italiana, non potrà esserci carta di riserva in mano ai finiani. Nelle prossime settimane andrà dunque in scena il primo esperimento reale di parlamento a mono-camera. Un messaggio forte anche a chi chiede di ridurre i costi della politica.

4 4 Venerdì 18 giugno 2010 PRIMO commenta su i nostri soldi IN LIGURIA Fra i gioielli che passeranno di mano c è pure una cinta fortilizia, quella della città di Genova È stata quotata oltre un milione di euro A Bologna e Firenze regali per 60 milioni Nell elenco dei beni che saranno trasferiti agli enti locali spunta anche una ex Casa del Fascio. In Emilia Romagna passeranno di mano anche i 130 km di spiaggia La ex Casa del Fascio a Bologna ::: CAMILLA CONTI!!! Il federalismo demaniale porterà nelle casse di Bologna 33,3 milioni di euro mentre a Firenze la provincia potrebbe portare a casa 30,4 milioni. Nella classifica dei beni che saranno trasferiti agli enti locali Genova può invece contare su circa 29 milioni di cespiti. Fra i venticinque fabbricati e terreni più costosi estratti dall elenco del Demanio in ciascuna delle tre province spuntano molte eredità, tantissime ex caserme ed ex distretti militari ma anche vecchie Case del Fascio. C è pure una cinta fortilizia, quella della città di Genova tagliata a sud dal Bastione S.Bartolomeo (quotata 1,1 milioni di euro), fra i gioielli che passeranno di mano. E anche conventi della carità, come quello di via San Rocco a Bologna, valutato 330mila euro. Assai meno del terreno ex Lunetta Gamberini, sempre nel capoluogo emiliano, il cui cespito supera i 3,7 milioni di euro. Un tesoro che per la città è anche uno dei due polmoni verdi più importanti. In Emilia Romagna sono i beni che passeranno agli enti locali per un valore di circa 133 milioni. In tutto questo, i 130 chilometri di spiaggia della Regione rappresentano senza dubbio la partita più importante. I canoni di concessione (ridicoli, se si pensa che 5 mila chilometri di arenili rendono 97 milioni l an - no) li incassa lo Stato, ma la competenza a legiferare sul turismo è delle Regioni, che non hanno alcun incentivo a fare buone leggi in materia. Non hanno la spiaggia ma molti edifici militari a Firenze dove oltre ai beni inseriti nell elenco del Demanio, si agguingono anche le caserme dismesse che il Ministero della Difesa vuole mettere all asta per fare cassa. Tra queste anche due complessi storici a Firenze: l ex-ospeda - le militare di via San Gallo) destinata a diventare un hotel extralusso), che comprende l ex-monastero di San Clemente, e la caserma Cavalli di lungarno Soderini, già exgranaio dell abbondanza del granducato toscano. Le esigenze di bilancio passano sopra alle trattative in atto da anni sul trasferimento dei beni demaniali agli enti local: un accordo con i comuni interessati, però dovrà essere trovato, visto che da questi ultimi dipende la decisione di cambio di destinazione necessaria per rendere appetibile la vendita. L assessore fiorentino alla casa, Claudio Fantoni, ha già chiesto l aper - tura di un tavolo di trattativa. Anche perché, ricordano da Palazzo Vecchio, è pur sempre il consiglio comunale ad approvare i cambi di destinazione d'uso degli immobili e dunque non può pensare il Demanio di alienare un palazzo senza prima aver ottenuto le varianti necessarie. E anche vero che la maggior parte dei beni demaniali versa in stato di abbandono o quasi, e che comunque mancano le risorse necessarie per la loro conservazione e valorizzazione. Probabilmente il trasferimento agli enti minori potrebbe garantire maggiori investimenti, in quanto arriverebbero risorse di privati. Quelli di Firenze, Bologna e Genova sono del resto solo un dettaglio dell enorme foto scattata dall Agenzia del Demanio: tra fabbricati (9.186) e aree (9.819) descritte in 11mila schede su 264 pagine formato A3. Un patrimonio che complessivamente è stimato in 3,087 miliardi (1,730 per fabbricati e 1,356 per aree) e che, per effetto del primo decreto attuativo sul federalismo approvato il 24 maggio scorso, potrà essere attribuito a regioni ed enti locali. Nella mappatura ci si trova di tutto: ex stazioni ferroviarie, case cantoniere, ex campi profughi e di prigionia, stadi, istituti zootecnici. I singoli beni verranno ceduti a titolo gratuito e le amministrazioni locali dovranno decidere se accettarlo o meno. Se poi sindaci e governatori decideranno di fare cassa tratteranno il 75% del ricavato e il 25% tornerà nei forzieri dello Stato. Nel trasferimento poi si dovrà tener conto di eventuali accordi già siglati tra enti locali e amministrazioni pubbliche come ad esempio la Difesa nel caso delle caserme. Bene, quest ultimo, che scorrendo rapidamente l elenco, appare come il più redditizio. Riforme Il ministro Calderoli accelera Cinque decreti entro giugno!!! Domenica a Pontida la Lega vivrà la celebrazione più attesa dal popolo padano. È comprensibile, quindi, che i colonnelli di Umberto Bossi facciano a gara per sventolare le bandiere politiche del movimento nordista, a cominciare dal federalismo. Il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, ha appena assicurato che «entro giugno» il governo presenterà cinque decreti attuativi del federalismo fiscale. «Abbiamo già approvato il primo decreto attuativo del federalismo fiscale (federalismo demaniale, ndr). I successivi arriveranno già nel mese di giugno e il mio obiettivo è di portare, prima dell esta - te, il decreto che dà l autonomia impositiva dei Comuni, il decreto sull autonomia della Province, il decreto sui fabbisogni standard, quello sui costi standard e il decreto sull ordinamento di Roma Capitale». Comprensibile che la Lega voglia accelerare. Resta però il mistero di come una volontà politica possa tradursi in realtà in tempi così brevi. Probabile che Calderoli, in vista dei festeggiamenti leghisti, abbia concordato con Giulio Tremonti il calendario parlamentare. Questo perché, spiega con un filo d ironia il presidente dei senatori dell Udc, Gianpiero D Alia, «secondo la legge delega il ministro Tremonti dovrà presentare in Parlamento entro il 30 giugno prossimo la relazione sull impatto del federalismo fiscale sui conti pubblici. Prima dell esame della relazione, con cui si dovrà conoscere una volta e per tutte se e quanto costa il federalismo fiscale, non potrà essere approvato alcun decreto attuativo». Insomma, conclude D Alia, «mi dispiace per il ministro Calderoli ma l annuncio dell immediata approvazione di cinque nuovi decreti attuativi del federalismo fiscale è privo di fondamento». Questioni tecniche e procedurali a parte (anche se sono tutt altro che ininfluenti), i cinque decreti attuativi, quando e come verranno approvati, sostengono buona parte dell im - pianto federalista. Vediamo quindi che competenze assegnano agli enti locali. Autonomia impositiva di Comuni e Province Il decreto riformerà il sistema tributario dei comuni. Attualmente i sindaci amministrano 13 tra tributi e canoni locali e 4 addizionali comunali. Calderoli vuole introdurre una service tax che accorpi una parte dei tributi comunali. Costi e fabbisogni standard Questo decreto attuativo fisserà i livelli essenziali delle prestazioni da garantire ai cittadini italiani in tre settori: scuola, sanità e assistenza sociale. Dovranno quindi essere indicati i costi standard delle prestazioni da garantire. In base a questi dati sarà determinato il costo di ogni singola amministrazione locale potrà sostenere. Per coprire le spese si farà ricorso ai tributi locali, alla compartecipazione a tributi erariali e, per le regioni che ne avessero bisogno, a un fondo di perequazione. Riordino Roma Capitale Il Sindaco di Roma potrà partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri quando all ordine del giorno sono iscritti «argomenti inerenti alle funzioni conferite a Roma Capitale». Allo stesso tempo è previsto un taglio drastico del numero dei municipi, quali circoscrizioni di decentramento, da 19 a 12 e un Assemblea capitolina composta oltre che dal sindaco, da un numero massimo di 48 consiglieri. Tutto questo sempre che la Ragioneria generale dello Stato fornisca per tempo i dati relativi ai costi effettivi dei provvedimenti. AN. C.

5 PRIMO PIANO PRONTI ALL ASSALTO In Parlamento c è la fila per leggere la relazione degli esperti e affilare le unghie per gli emendamenti da i nostri soldi 5 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su ::: Commento Così la Fiat e gli operai hanno ucciso la politica ::: DAVIDE GIACALONE Il presidente del Senato della Repubblica Renato Schifani Ansa Primi dubbi sui tagli: risparmi non sufficienti I tecnici del Senato smontano i conti sulla Manovra. Perplessità sui reali benefici dei tagli agli enti inutili e sulle riduzioni delle poltrone nei Cda ::: FOSCA BINCHER!!! Risparmi? Forse, ma di gran parte non v è certezza. Nuove tasse? Sicuro. Ma che poi queste consentano di riempire i forzieri della Repubblica italiana è scommessa tutta da provare. Così i tecnici del servizio Bilancio del Senato guidato da Renato Schifani hanno fatto quasi a pezzi la finanziaria di Giulio Tremonti. E alla vigilia del temuto (e autorizzato) assalto ad articoli di una manovra quanto mai indigesta al centro destra, le 228 impietose pagine del documento appena firmato dal direttore del servizio di palazzo Madama, Clemente Forte e da un nutrito staff di collaboratori (Chiara Goretti, Luca Rizzuto, Renato Loiero e Dario Pezzati) stanno andando a ruba sia fra i senatori che fra i deputati che vogliono spuntare buona parte delle sforbiciate del ministero dell Economia. Gli Schifani boys vanno all at - tacco della polpa principale della manovra dopo avere riempito di se, di ma, e di richiami alla correttezza di bilancio anche quella parte un po più populista dei tagli ai costi della politica, che in realtà non vengono nemmeno quantificati e considerati dal Tesoro. A sollevare dubbi è invece la stretta sugli statali. Lì il blocco degli interventi è assai ampio. Congelamento degli stipendi innanzitutto per un buon triennio. Taglio delle retribuzioni oltre 90 e 150 mila euro con diverse modalità, blocco del turn over. Non solo per i ministeriali, ma per tutto il perimetro della pubblica amministrazione. È l intervento più incisivo della finanziaria sotto il profilo del taglio delle spese. Ma secondo i tecnici del Senato quando Tremonti va a mettere in colonna i risparmi, fa un po il conto della massaia e non tutto fila liscio. Ad esempio manca la «valutazione di impatto sui rimanenti saldi di finanza pubblica, nella componente sia al netto che al lordo della componente fiscale e contributiva, i cosiddetti effetti indotti». Perché è vero che tutto può sembrare solo una partita di giro. Ma non sempre così e comunque anche quella partita è contabilizzata. Per cui se tagli gli stipendi ai dipendenti pubblici, attenzione ti vengono meno anche le tasse e i contributi su quella parte di stipendio che ha preso il volo. Stesso discorso vale per i tagli alla Sanità. E il risultato potrebbe essere di risparmi assai inferiori a quelli attesi. Altro limite: con il blocco del turn-over e il contemporaneo taglio solo dei trattamenti economici di posizione nelle retribuzioni pubbliche, attenzione perché le maglie sono troppo larghe e va a finire che per sfuggire alla mannaia enti pubblici e dirigenti giocheranno sull equivoco fra stipendio fisso e stipendio variabile o retribuzione di risultato. Aumentando queste ultime due voci che sembrano sfuggire alla mannaia di Tremonti, si rischia di depotenziare la sforbiciata agli stipendi base mettendo a rischio uno dei pilastri di questa manovra. Qualche pecca anche nel piano di risparmi previsto tagliando i MANIFESTAZIONE IL 23 GIUGNO Anche i Comuni con le Regioni per dire no alla finanziaria Si allarga il fronte locale anti-manovra. Dopo i governatori, scendono in campo anche i sindaci, che hanno annunciato una manifestazione di protesta. Ad annunciarlo è stato il presidente dell Anci Sergio Chiamparino, nel corso del Direttivo Anci, affermando che i sindaci manifesteranno davanti il Senato il prossimo 23 giugno, in coincidenza con la seduta della Conferenza Stato-Città che deve discutere delle proposte di emendamenti avanzate dall associazione. Chiamparino ha anche proposto al direttivo l approvazione di un documento per chiedere al governo di riprendere con urgenza le trattative con i Comuni per modificare la manovra. «Tutto questo prima che il dibattito entri nella fase cruciale della discussione in aula», ha concluso il presidente Anci. Inevitabile il fronte comune. «Anche i Comuni chiedono una diversa ripartizione della manovra economica», ha dichiarato Vasco Errani, presidente della Conferenza delle regioni. «È la strada giusta da percorrere», ha aggiunto. «Con l Anci andiamo d amore e d accordo», gli ha fatto eco il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. In sostegno degli enti locali è arrivato anche il leader della Lega Umberto Bossi: «La manovra non tocca il federalismo, ma bisognerà trovare la via per aiutare le Regioni più virtuose». Intanto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha tentato di tranquillizzare i medici. Il blocco del turn over, ha spiegato, «non sembra riguardare la sanità, ma poiché il problema è stato posto dai sindacati stiamo procedendo a un approfondimento». vertici delle società pubbliche o facendo scomparire enti inutili. Tremonti ha contabilizzato il minimo risparmio indispensabile: il costo di funzionamento dei cda che scompaiono chiudendo o riassorbendo altrove gli enti inutili. Piccole cifre, ma non tutto quadra. Ad esempio - dicono i tecnici del Senato - sostituendo in Sogin un commissario con un nuovo consiglio di amministrazione, siamo proprio sicuri che si risparmierà o che il costo non muterà? Ma anche la parte fiscale sembra traballante agli occhi dei collaboratori di Schifani. Che non entrano nel merito di perplessità politiche avanzate da larga parte del PdL, ma sollevano più di un interrogativo sull entità prevista per le nuove entrate. Misura sicuramente popolare - ad esempio - quella del taglio delle stock options. La norma introdotta dalla finanziaria tassa con un addizio - nale del 10 per cento stock optione bonus di dirigenti e manager del settore finanziario quando questi eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione (sopra i 100 mila euro). Tremonti ha calcolato che siano in tutto in Italia. Gli Schifani boys rispondono: «Mavalà! Si contano sulle dita di una mano!». E scrivono: «si tratta di una platea assai ristretta», spiegando: «la norma potrebbe essere facilmente elusa cambiando le scelte dei cda sulla remunerazione del proprio personale, nel senso di erogare emolumenti non più sotto forma di bonus e stock option, ma ed esempio di rimborsi spese». Ma tutta la parte fiscale viene infilzata senza pietà: «previsioni di entrata assai aleatorie», «non si considerano i maggiori costi sopportati dalle amministrazioni per i controlli», «i dati forniti non appaiono sufficienti».!!! Mi metto nei panni degli operai che martedì prossimo, a Pomigliano, dovranno dire sì o no al piano proposto dalla Fiat, già firmato dai sindacati, ad eccezione della Cgil. Mi metto in quei panni e mi ci ritrovo scomodo, perché la scelta non dovrebbe essere solo mia e dei miei colleghi. Se mi regolerò seguendo i miei interessi voterò a favore, come voterà la grande maggioranza, ma se ragionerò in termini generali mi verranno dei dubbi. Da Pomigliano è scappata la politica, dopo avere compartecipato al disastro. Lasciate perdere Veltroni, che persegue il suo unico obiettivo (avere la prima pagina del Corriere) e dice cose imbarazzanti, come questa: «provo un po fa - stidio per tutti quelli, politici o opinionisti, che gestiscono liberamente il loro tempo di lavoro, che hanno redditi elevati e garantiti, che in questa materia pontificano con il ditino alzato». Che volete rispondere, a uno che prova fastidio per sé stesso? Ma la questione seria è che, quando il referendum confermerà l accordo, non si vede perché lo stabilimento Fiat di Pomigliano debba funzionare con regole diverse da quello di Cassino, e neanche perché ci debbano essere delle regole per la Fiat e regole diverse per altri. Sta accadendo quel che da anni paventiamo e che c impressiona: la fine del sindacato, lo squagliamento della politica, il tentativo disperato e insensato, per trattenere tessere e voti, di conservare il passato, ci consegna un futuro senza regole relazionali, ci butta in una realtà in cui è il mercato a dettare tempi e regole. E non va affatto bene. Quel passato andava rottamato, non c è dubbio. E neanche ce n è circa il sindacato, che, da molti anni, non rappresenta più i lavoratori (solo una minoranza di essi è iscritta, la maggioranza sono pensionati e se togliamo i dipendenti direttamente dalla spesa pubblica, possiamo dire che tutti i sindacati messi assieme non rappresentano nulla). Così come è evidente che permessi sindacali e scioperi mirati sono stati mezzi per non lavorare. Ma tutto questo non può essere modificato da un accordo aziendale, steso nel timore che gli investimenti vadano a creare posti di lavoro altrove. Voglio essere chiaro: c è poco da conservare, delle relazioni industriali d oggi, ma quelle nuove non possono essere decise volta per volta, o lasciate al conflitto sociale in zone circoscritte, perché in questo modo se ne perde il governo. Un al - tra cosa: noi possiamo fare concorrenza alla Cina, ma non sul costo del lavoro. In attesa di cambiare la Costituzione, con ciascuno che, ogni giorno, scopre un altro articolo da aggiustare, si potrebbe rispettarla, a cominciare dalle leggi, mai fatte, che regolino l atti - vità sindacale. Si è sempre stati fermi, perché i sindacati si sono opposti, ma dato che quegli organismi non sono rappresentativi e finiscono preda degli estremismi interni, è bene non rimandare oltre. Naturalmente va benissimo la contrattazione decentrata, e vanno bene anche trattamenti salariali differenziati a seconda delle zone in cui ci si trova (le gabbie salariali ), ma non può esserci diversità di diritti, ivi compreso quello di sciopero. Sono favorevolissimo a una legislazione del lavoro che renda questo mercato assai più permeabile, rendendo più facili i licenziamenti e le assunzioni, ma questo deve avvenire in modo ragionato e uguale per tutti. Sono favorevole a che l azienda possa stabilire, autonomamente, il monte ore straordinari di cui ha bisogno, ma questa deve essere regola generale, non locale. Se si procede con il metodo Pomigliano, invece, s innesca - no due reazioni a catena: la minoranza locale è spinta su un terreno sempre più estremo, e pericoloso, mentre l organizza - zione di quello stabilimento o si estende a condotta generale o crea una specie di extraterritorialità. Con un ulteriore aggravante: l extraterritorialità aziendale s inscrive in una extraterritorialità fiscale, a sua volta generata da un mercato nero e criminale. Chi controlla, tutto questo? Posto che il sindacato ha qualche milione di colpe, con chi si tratta, con la camorra? Vedo che, a sinistra, s è fatta strada la convinzione che l ac - cordo per Pomigliano è duro, sgradevole, ma senza alternative. Mentre a destra si coglie il lato dinamico della cosa, salutandolo senza molti patemi d ani - mo. Ho l impressione, invece, che stiamo assistendo al confrontarsi di due interessi, o, se preferite, di due esigenze: l in - dustria che deve competere con costi di produzione compatibili con la globalizzazione e gli operai, assieme al tessuto sociale circostante, che non possono perdere una fonte di ricchezza. Manca il terzo soggetto, quello collettivo. Manca la politica. Certo, perché la politica disponibile fa pena, ridotta ad assemblaggio di politicanti, perché la sinistra non è tale e la destra è già tanto se è. Perché manca una cultura delle regole, mentre il diritto viene massacrato da quindici anni, con gran ludibrio di masse beote e beotizzate, incapaci di vedere il punto di caduta. Tutto quello che vi pare, ma questa roba non porta con sé alcun bene.

6 6 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su ::: Il parere degli esperti Un padano a Palazzo Chigi Anche fra i politologi c è chi lo crede possibile LE SFIDE DELLA LEGA Professione ::: ANDREA SCAGLIA!!! Che poi sarà anche vero, come dice il finianissimo e seccatissimo professor Campi, che «mah, questi discorsi sul futuribile... guardi no, non saprei cosa dirle». Ma insomma, c è questo Bossi in versione diplomatica, e i ministri del Carroccio che sventolano il senso dello Stato. E se gli ex indiani padani, al di là delle stucchevoli sparate anti-italiane, stessero lavorando in prospettiva Palazzo Chigi? Da anni si parla del dopo-berlusconi, e se di giovani virgulti azzurri non se ne vedono, invece le nuove leve del Carroccio bruciano tappe e municipi e regioni: è davvero impossibile, magari in un Italia ad assetto federale, immaginare un premier leghista? Gli elettori come la prenderebbero? Secondo Renato Mannheimer, che con gli umori italici ci lavora, «la Lega ha saputo esprimere personalità che si sono rivelate veri uomini di Stato, penso a Maroni ma non solo. Si è evoluta, pur mantenendo i fondamentali del suo iniziale movimentismo. Ed è in grado di proporre non dico opzioni per Palazzo Chigi, ancora premature, ma certo un ade - guata statura di governo». D altronde, come rimarca il politologo Luca Verzichelli, «molti partiti tra virgolette rivoluzionari, o comunque nati anti-sistema, mutano poi la propria natura e diventano forze di governo: è successo in tutta Europa. Nel caso della Lega, questo cambiamento è dovuto alla permanenza al governo e alla capacità diplomatica di alcuni suoi leader, Bossi e Maroni in primis. Il paradosso è che l estrema litigiosità di altre componenti della coalizione fa poi apparire la Lega più moderata di com erava - mo abituati a considerarla». E la prospettiva di un premier leghista? «Non la vedo: si tratta di una forza politica che ha radici in un territorio importante ma comunque limitato. E però, se non può esprimere direttamente il capo del governo, può certo fare da king maker determinante. Potrebbe succedere a breve con Tremonti, più avanti con altri». Certo più sferzante il tono del professor Gianfranco Pasquino, secondo cui «la Lega, proprio per la sua ragione sociale, non dovrà mai chiedere Palazzo Chigi, ma al limite il primo ministro della Padania. Qualunque altra sua richiesta sarebbe in contraddizione con sé stessa». Mentre a sentire l altro professionista dei sondaggi Nicola Piepoli, «bisogna comunque partire dal dato che l 84 per cento degli italiani si dice orgoglioso di esserlo, e questa percentuale comprende anche molti leghisti. Andando per paradossi, è come quella storiella sul modo migliore per far sì che i delinquenti rimangano in prigione: mettere a capo del penitenziario il delinquente più grande». E cioè, Bossi sarebbe un delinquente? «Ma no. Voglio dire che proprio un premier leghista, inglobando definitivamente il Carroccio nell architettura istituzionale dello Stato, avrebbe un effetto di unificazione politica e geografica. Altrimenti andremo sempre di più verso una neanche tanto strisciante disgregazione, anche economica. Non so se poi il Carroccio sarà in grado di cambiar pelle fino a esprimere un potenziale premier, ma il percorso è questo». Ed è invece più che possibilista il professor Luca Ricolfi, sociologo ed editorialista della Stampa e da sempre attento osservatore delle dinamiche politiche nostrane: «Un premier leghista? Trovo che sia uno scenario prefigurabilissimo. Di più: ritengo plausibile anche un futuro governo composto da Lega e Pd. D altronde, se la sinistra vuol tornare a governare, sarà proprio con la Lega». Possibile? «Prendiamo questa vicenda della legge sulle intercettazioni. Io mi son fatto un idea, che Bersani abbia telefonato a Bossi dicendogli che se passasse questo pasticcio, loro si scorderebbero l appoggio del Pd sul federalismo fiscale. E che l appoggio del centrosinistra sia in questo senso essenziale Bossi l ha sempre detto, anche perché le dinamiche interne del PdL sono fortemente condizionate dalla classe politica del Mezzogiorno. E poi sta venendo fuori una cosa che ho sempre sostenuto, e cioè che la Lega non è un partito estremista, non è né di destra né di sinistra, ma una componente moderata dell attuale maggioranza. Con idee che possono piacere anche a sinistra». E dunque? «E dunque sì, un premier leghista lo vedo. Magari, per l appun - to, sostenuto dalla sinistra». Ed è sempre così, anche con gli articoli: si parte in un modo, e davvero non ci s immagina dove si andrà a finire. mediatore In vista di Pontida il Senatur parla con Fini e cerca di non rinviare il testo sulle intercettazioni: «Serve l intesa col Colle». Sulla manovra, si pensa ad agevolazioni per le Regioni in regola col patto di stabilità. Cioè quelle del Nord ::: MATTEO PANDINI MILANO!!! Neutralizzare Gianfranco Fini sulle intercettazioni, offrendo al premier un salvagente. E, soprattutto, accordarsi con Giulio Tremonti per cambiare la manovra. Così da annunciare le novità domenica. A Pontida. Umberto Bossi non toglie i panni del mediatore. In testa ha un piano per sciogliere alcuni dei nodi che affliggono la maggioranza. L ha messo a fuoco ieri, dopo aver incontrato all ora di pranzo Gianfranco Fini. LA CHIACCHIERATA L ex leader di An gli fa i complimenti per le parole dell altro giorno, quando il capo leghista aveva aperto a possibili emendamenti sulle intercettazioni. I due si appartano in una stanzetta, parlano per mezz ora, alla fine Bossi chiama in causa il Quirinale: «Speriamo di trovare una soluzione tra Berlusconi e il Presidente della Repubblica. Se si trova si può andare avanti». Umberto precisa: «Bisogna trovare un accelerazio - ne sulle intercettazioni. Per trovare una via d uscita bisogna parlare con Berlusconi e Napolitano, perché se uno non firma sei fregato comunque. Basterebbe sapere quali emendamenti, quale via; su alcune cose si può lavorare». Il Pd si scandalizza, dice al Senatur che il Capo dello Stato non va tirato per la giacca, il leader padano se ne frega e parla di Fini: «Lui, come me, si rende conto che è inutile andare a testate contro il muro. L ho trovato ragionevole». E poi: PAROLE-BOMBA AI LAVORATORI DI EUTELIA «A questo punto, tutti avranno l interesse a non fare confusione, a testa bassa non risolvi le cose, se si tratta e si parla si risolvono le cose, a me pare di vedere la soluzione». L idea di Bossi è far leva sui regolamenti parlamentari. Semplifichiamo. Col ddl intercettazioni a Montecitorio nelle prossime settimane, i finiani potrebbero presentare sì alcuni emendamenti, ma i tempi di discussione saranno per forza limitati. Risultato: volenti o nolenti, il testo potrebbe essere approvato entro la prima settimana di agosto. I leghisti si sono già armati di calendario, e ipotizzano il via libera non oltre il 5. Un giovedì. Poi la palla passerebbe a Palazzo Madama, dove Renato Schifani non farebbe le barricate. Con questo progetto, il testo in arrivo alla Camera potrebbe essere limato - Bossi insiste sulla necessità di non produrre una brodaglia indigeribile per il Colle - ma si eviterebbe la lievitazione dei tempi, rinviando tutto a settembre. E L ultima di Tonino: «C è voglia di far saltare il palazzo» Il leader dell Italia dei Valori, Antonio di Pietro, ne ha sparata un altra. Ieri mattina, incontrando i lavoratori dell Eutelia che chiedono un incontro al governo, ha saputo dai dipendenti che l esecutivo «non ci prende neppure in considerazione». L ex pm ascolta, prende nota, ci pensa su e spara: «Il governo ha un atteggiamento criminale». Una pausa, poi ecco un altra riflessione: «Ignorano i lavoratori e invece ricevono quelli della cricca. E poi si lamentano perché a uno viene voglia di far saltare il palazzo...». Boom. Bomba del leader dell Italia dei Valori. Che poi rassicura i dipendenti, sorride e stringe mani. Quando se ne va, lancia l ultima promessa: si interesserà della vertenza Eutelia. Di più: ne parlerà con Gianfranco Fini. Il presidente della Camera, mica uno qualsiasi. Di Pietro: «È la terza carica dello Stato, deve fare qualcosa...». Ieri, l ex pm ha spiegato: «Non perdo un minuto a discutere la non opposizione del Pd, io lavoro ogni giorno all opposizione dell Idv».

7 ITALIA ::: LE SFIDE DELLA 7 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su poi c è la manovra. Bossi incontra pure Tremonti. Lo vede in serata, discute della Finanziaria e del federalismo. Ci sono due idee. La prima: spostare il patto di stabilità a livello degli enti locali. In altre parole: se una Regione ha rispettato i vincoli di spesa, ovvero è stata virtuosa e lo stesso hanno fatto le sue Province e i suoi Comuni, potrà avere delle agevolazioni. Uscendo dal gerco tecnico, significa che chi non ha buttato soldi dalla finestra avrà più quattrini da spendere. Un regalo alle amministrazioni del Nord. IL CASO GRASSOBBIO Chissà se Bossi, all amico Tremonti, ha fatto l esempio del comune di Grassobbio. Provincia di Bergamo. Circa 6mila anime. Sindaco leghista da una vita. In cassa ha una decina di milioni di euro, frutto di anni di gestione oculata. Non li può spendere per il patto di stabilità. Sono quattrini congelati, non danno neanche interessi. Grassobbio è un caso limite, ma altre amministrazioni settentrionali sono in condizioni simili. In periodo di vacche magre, Bossi intende percorrere questa strada per pompare ossigeno ai suoi sindaci. Una via di fuga ipotizzata mesi fa anche per Roma, così da permettere alla Capitale di aprire il portafogli e realizzare nuove infrastrutture. Ma in agenda c è anche il federalismo. Bossi vuole accelerare sui decreti attuativi. Ecco la seconda idea del leader padano: entro la pausa estiva il ministro Roberto Calderoli dovrà incassare quello sulle imposte ai Comuni. Di sicuro, il Senatur non crede nella cancellazione delle Province: «Abbiamo già tante grane a cui pensare. E poi, le Province sono una questione di identità che non si può cancellare. Chi non lavorerebbe più nelle Province andrebbe a finire in Regione per cui i risparmi non ci sarebbero». CONDOTTIERO Il leader della Lega Umberto Bossi è anche ministro per il Federalismo. Nel 2001 era stato nominato responsabile per le Riforme, incarico lasciato a Roberto Calderoli dopo i problemi di salute che avevano colpito il capo leghista. Domenica il Senatur sarà a Pontida per il tradizionale raduno LaPresse REGIONI Il PdL fa saltare la candidatura del lumbard Boni Fumata nera. È stata rinviata al prossimo 5 luglio l elezione del Coordinatore della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. Ieri mattina, a Roma, doveva andare tutto liscio: PdL e Lega avevano trovato l intesa sul nome di Davide Boni, esponente del Carroccio e presidente dell assemblea regionale lombarda. Invece gli alleati, all ultimo minuto, hanno spinto per il napoletano Paolo Romano, azzurro di stretta osservanza e in politica dalla fine degli anni Novanta. Parla, discuti, tenta un accordo in extremis: tutto inutile. Voto rinviato e grande irritazione del Carroccio. «Come ho già detto» spiega Boni «la candidatura del Consiglio regionale della Lombardia alla guida della Conferenza è una proposta che supera la logica degli schieramenti politici e dunque evita contrapposizioni tra destra e sinistra. Credo che il parlamento lombardo, che rappresenta una Regione che produce più di un quarto della ricchezza nazionale, abbia tutte le carte in regola, soprattutto in questa fase caratterizzata da importanti progetti di riforma dello Stato, di guidare la Conferenza che rappresenta i Consigli regionali d Italia». C è da dire che il PdL sognava di prendere il posto dell emiliano-romagnolo Vasco Errani, Pd, numero uno della Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Al suo posto, il centrodestra pensava di mettere un big come il governatore lombardo Roberto Formigoni. Invece l operazione non è andata a buon fine, nonostante il buon esito delle ultime regionali. Forse anche per questo il PdL ha cercato di spingere un suo uomo al posto dell esponente leghista. Tentativo andato a vuoto. E che non rasserena i rapporti tra azzurri e padani, che al Nord sono impegnati in un braccio di ferro su federalismo e manovra. Appuntamento a luglio. L editoriale Le mosse di Umberto per un leghista premier Il leader del Carroccio ha ammorbidito i toni e si è ritagliato un ruolo decisivo: se Silvio andasse al Quirinale potrebbe prenderne il posto ::: segue dalla prima MAURIZIO BELPIETRO. (...) e l autonomia della Padania ma lo fa usando parole meno ustionanti. Non so se il Senatur meno celodurista sia il risultato della malattia, come molti sostengono, la quale lo avrebbe intenerito e portato a vestire i panni del moderato. Personalmente tendo più a interpretare l atteggiamento come una strategia adatta ai tempi e, soprattutto, agli equilibri del momento. Cosa intendo? Semplicemente che, per quanto lo si detesti e lo si ritenga un pericolo per l Italia unita, di Bossi non si può non riconoscere il fiuto politico. Sono pochi i leader che hanno la capacità di intercettare gli umori: in Italia si contano su una mano e avanza pure qualche dito. Il numero uno del Carroccio non solo ha il polso della propria gente, ma è pure capace di volgere a suo favore le circostanze. E, con lo scontro tra Fini e Berlusconi, ha capito che il suo ruolo poteva diventare ancor più importante e decisivo se, anziché fare la faccia feroce contro il presidente della Camera per le tesi antileghiste che questi propugna, si fosse messo a fare il mediatore tra fondatore e cofondatore del PdL. Fino a poco tempo fa nessuno probabilmente avrebbe scommesso un soldo sulle capacità diplomatiche del Senatur, che della ruvidezza di linguaggio ha fatto un segno distintivo, nei comizi come nelle relazioni con alleati e avversari. Ma il Bossi di oggi maneggia le frasi con maggior cautela, quasi mai per rompere, sempre più spesso per aggiustare. L atteggiamento del capo è la dimostrazione che la Lega non è più un movimento di protesta e neppure un partito territoriale, il quale pensa esclusivamente a difendere le ragioni del proprio elettorato. Il Carroccio ormai gioca a tutto campo e si prepara ad avere un ruolo di maggior peso su scala nazionale, tenendo contatti con il Quirinale e con il Vaticano. Del resto, non poteva che essere così. Alla Lega fanno capo ministeri chiave come quello degli Interni e un paio di Regioni importanti per numero di abitanti e economia, con ulteriori proiezioni di crescita secondo i sondaggi: inevitabile che non si richiudesse nel perimetro della sola Padania. Attenzione però: la strategia del Senatur non è dettata da esigenze di salvaguardia del federalismo, come verrebbe da pensare immaginando che una crisi di governo impedirebbe di approvare i decreti ad esso connessi. Bossi guarda lontano, in particolare alla fine della legislatura, quando si deciderà il futuro del Cavaliere. Se Berlusconi dovesse venire eletto presidente della Repubblica gli equilibri con il PdL cambierebbero e il capo leghista non vuole farsi trovare impreparato. Come ho già scritto, oggi non è più una bestemmia immaginare un uomo del Carroccio a Palazzo Chigi, ma anche se questo non fosse possibile, dare alla Lega un profilo più istituzionale, capace di mediare e di dettare la linea su temi diversi da quello del federalismo, non è un errore. Anzi, un op - portunità: che Bossi non si vuole far scappare. maurizio.belpietro@libero-news.it

8 8 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su ::: POLITICA E GIUSTIZIA Nuove alleanze Fini vuole cambiare le intercettazioni insieme a Di Pietro La fedelissima Bongiorno: il ddl va modificato. Tonino applaude: si sono accorti che questa legge è una porcata ::: LE POSSIBILI MODIFICHE IL TRIBUNALE COLLEGIALE L ultima versione della riforma affida al giudice collegiale, tre magistrati, il compito di pronunciarsi sulle richieste di intercettazioni presentate dai pm. La maggioranza, anche per snellire l iter di proroga, potrebbe riassegnare l incari - co al giudice monocratico. IL DOPPIO BINARIO A rischio anche la diversa disciplina delle intercettazioni a seconda dei reati. Uno dei nodi principali riguarda i cosiddetti reati spia da cui partono le inchieste contro la criminalità organizzata. Anche per loro potrebbero valere le regole meno rigide previste per i reati più gravi. «Gianfranco anti-italiano» LE PROROGHE Uno dei punti più controversi, su cui il Quirinale sarebbe pronto a sollevare riserve, riguarda il meccanismo delle proroghe degli ascolti una volta scaduti i 75 giorni. Il sistema è troppo farraginoso: ogni 72 ore l ufficio giudicante del capoluogo del distretto giudiziario deve riunirsi per concedere il semaforo verde. MULTE E CIMICI Le perplessità provenienti dal Quirinale potrebbero spingere la maggioranza ad eliminare le restrizioni per le intercettazioni ambientali, possibili per 72 ore e solo per osservare un attività criminosa già provata. Sono in dubbio anche l entità della multa prevista per gli editori e il divieto di pubblicazione degli atti giudiziari non coperti da segreto. ::: TOMMASO MONTESANO ROMA!!! Una, Giulia Bongiorno, fissa i paletti per conto di Gianfranco Fini. L altro, Antonio Di Pietro, applaude. Sulle intercettazioni si rinnova il flirt tra finiani e Italia dei Valori. Occasione: l apertura della discussione, in commissione Giustizia della Camera, sul disegno di legge che riforma la disciplina degli ascolti, giunto alla terza lettura. È lì che il consigliere giuridico del presidente della Camera, numero uno della commissione e relatore di maggioranza, ufficializza quanto anticipato nei giorni scorsi dallo stesso Fini e dai suoi fedelissimi: il testo approvato al Senato necessita di «approfondimenti e modifiche». Perché accanto ad aspetti che condivide «pienamente», ci sono una serie di punti su cui lei avanza «suggerimenti al governo». Ad esempio sull iter che, scaduti i 75 giorni di tempo per le intercettazioni, autorizza proroghe ogni 72 ore. Un meccanismo farraginoso, avverte, «che potrebbe creare problemi». Poi c è il cosiddetto emendamento D Adda - rio, ovvero il reato di riprese e registrazioni fraudolente punibile anche con quattro anni di carcere: Bongiorno invita a riflettere sulla «congruità e ragionevolezza» della pena. Nella lista nera finiscono pure le sanzioni agli editori in caso di violazione del divieto di pubblicazione delle intercettazioni e la stretta imposta sugli ascolti nell ambito delle indagini sui reati spia come usura e riciclaggio, tipologia per la quale i finiani chiedono regole meno rigide. Quanto ai tempi dell esame parlamentare, sono destinati ad allungarsi a settembre: lunedì la conferenza dei capigruppo convocata per fare il punto sul calendario della prossima settimana non si occuperà di intercettazioni. Il presidente della Camera, intanto, canta vittoria per la frenata impressa da Umberto Bossi al disegno di legge. Nel corso del colloquio con il leader leghista, infatti, Fini ha ribadito l utilità di apportare modifiche al testo, che solo così, a suo dire, supererebbe lo scoglio rappresentato dal vaglio del Quirinale oltre che assicurarsi un iter meno travagliato a Montecitorio. Da qui, visti i successi diplomatici incassati nelle ultime ore, l ordine impartito ai suoi di tenere i toni bassi per non fornire pretesti ai berlusconiani. La partita, in ogni caso, è tutt al - tro che chiusa. Enrico Costa, capogruppo del Popolo della Libertà in commissione Giustizia, avverte la rivale interna: «Quelle rappre- I DIRITTI DI GUARESCHI Il premier erede ufficiale di don Camillo!!! Grazie a una lunga e complessa transazione durata più di un decennio Silvio Berlusconi è diventato dal 2009 ufficialmente l erede di Giovanni Guareschi. O quasi. Fatto sta che gli appartiene in diritto Peppone insieme al suo eterno rivale don Camillo, in versione cinematografica. Pagando euro all anno di royalties infatti la Videodue srl controllata indirettamente (attraverso Dolcedrago) dal premier italiano si è conquistata il diritto di trasmettere dove e quando vuole la serie su don Camillo e Peppone. La piccola tassa finirà (come spiega il bilancio 2009 della Videodue, appena depositato) agli eredi di Renè Barjavel e Julien Duvivier, sceneggiatori della fortunatissima serie interpretata da Fernandel e Gino Cervi. Berlusconi controlla così anche l'immagine del più celebre e burbero dei comunisti italiani. FOSCA BINCHER sentate da Giulia Bongiorno sono solo ed esclusivamente osservazioni fatte a titolo personale. Lei ha parlato di modificare il testo, io ho ribadito che tali modifiche non sono necessarie». Porta chiusa anche di fronte alla richiesta di effettuare nuove audizioni: «Sarebbe solo un atto dilatorio». L esponente finiana, così, deve accontentarsi degli applausi provenienti dall Italia dei Valori. «Esprimiamo apprezzamento per la relazione del presidente della commissione», fa sapere Antonio Di Pietro. All ex pm piace soprattutto la parte in cui Bongiorno «ha evidenziato la necessità di modificare alcuni punti fondamentali, come i limiti temporali previsti per le intercettazioni, del testo licenziato dal Senato. Finalmente qualcuno della maggioranza si è accorto che il provvedimento, così come lo ha voluto il governo, è un autentica porcata». Resta all offensiva anche l As - sociazione nazionale magistrati. «La strada degli emendamenti difficilmente porterà a un prodotto che tuteli l attività di indagine e il diritto di cronaca», sentenzia Luca Palamara, presidente dell Anm, per il quale con la riforma «si incide in maniera traumatica» sulle prerogative dei pm. Palamara interviene al convegno organizzato a palazzo San Macuto dagli Avvocati della libertà su «Intercettazioni e privacy». «Dobbiamo trovare una quadra tra indagini, informazione e privacy», è l invito che arriva da Giorgio Ciardi, il presidente dell associazione. Per superare lo stallo attuale, l ex Guardasigilli Clemente Mastella, ospite dei lavori, propone di ripartire dalla sua riforma approvata alla Camera, e poi affossata al Senato, nella scorsa legislatura: «Quella è la via giusta per esplorare se c è davvero o no la volontà di intervenire su questa materia». Ma Roberto Centaro, relatore al Senato della riforma in discussione, assicura: «La legge deve essere approvata. Poco importa se prima o dopo l estate». Berlusconi furioso col cofondatore: non accetto lezioni di democrazia da un ex fascista. Ma assolve Bossi che lo incontra. Ipotesi Brancher per lo Sviluppo Economico ::: SALVATORE DAMA LA RISPOSTA Montecitorio e il caso di palazzo Marini!!! Caro direttore, la lettera a mia firma che un ex presidente della Camera fa pubblicare su Libero non ha nulla a che vedere con quanto pensavo e penso dell affare di palazzo Marini, e con quanto, purtroppo con la semplice influenza informale che il ruolo mi consentiva, ho cercato di fare al riguardo. La lettera che Libero pubblica è la mia risposta ufficiale - quale segretario generale del tempo- ad un altra lettera inviatami da un deputato e membro dell ufficio di presidenza di Montecitorio. Non contiene, nè poteva contenere, la mia opinione al riguardo, che rimane quella contenuta nell articolo di Franco Bechis e nel libro di Stella e Rizzo, La Casta. MAURO ZAMPINI!!! Muso. Ed è quello del giorno prima, tale e quale. Ventiquattro ore lontano dalla politica romana non sono bastate, a Silvio Berlusconi, per smaltire. Rientra da Bruxelles come era partito: col morale a terra. La storia delle intercettazioni, l epilogo in particolare, ha infuso nel presidente del Consiglio una brutta sensazione di impotenza. E, peggio, è una condizione alla quale sembra volersi rassegnare: «Non mi lasciano governare», l amara conclusione del Cavaliere, con corollario di «adesso mollo e me ne vado». Sono tutti contro di lui: sinistra, giudici, alleati. Guai a nominargli Gianfranco Fini: con il suo impuntarsi sul disegno di legge anti spioni, è il ragionamento del premier, ha dato ossigeno a una sinistra esanime. E poi, che figuraccia all estero: il presidente della Camera ha causato «un danno» all Italia e «ha fatto passare me per un antidemocratico». Ma lui, Silvio, non accetta «lezioni» sull ar - gomento da un «ex fascista». Come andrà a finire? Male probabilmente. Perché, a Berlusconi, già non piaceva il testo di mediazione approvato a Palazzo Madama. Se questo adesso deve essere sottoposto a un nuovo taglia e cuci, «allora lasciamo perdere». Nessuna legge sulle intercettazioni e alla malora tutti quanti. Pure i giornalisti. Anzi, soprattutto loro. Silvio ne incontra una pattuglia che lo attende davanti a un negozio di antiquariato a Bruxelles: «Non ci parlo con voi, tanto vi inventate tutto...». Sfugge ai taccuini, il capo del governo, quando si tratta di commentare l esito del vertice comunitario, andato molto bene per l Italia, specie sulla «questione dei criteri di valutazione del debito pubblico». Ma Berlusconi si sottrae anche a una battuta circa le notizie che arrivano da Roma sull incontro tra Bossi e Fini. Gelosia? Sul Senatur alcun dubbio: «Figuriamoci», taglia corto il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti, «Umberto è un amico, non c è nessuno problema». E poi si sanno gli obiettivi del capo dei Lumbard: vuole portare a casa il federalismo fiscale, teme che il governo possa rischiare sulle intercettazioni e prova a tenere buoni rapporti con tutti. Mica gliene frega qualcosa di inciuciare con la terza carica. A conferma del clima, ieri sera circolava il nome di Aldo Brancher come nuovo ministro dello Sviluppo economico: l uomo è un fedelissimo di Silvio, ma molto molto vicino al Carroccio. Bossi è assolto, agli occhi di Berlusconi. Fini? Condannato. Senza appello. Infastidisce il suo agitarsi: ieri hanno raccontato al premier che i contatti del presidente della Camera con ambienti leghisti non si sono limitati al Senatur. Fini ha avuto un colloquio anche con Roberto Maroni: «Guarda», il senso della riflessione fatta dal primo al secondo, «che se fosse in vigore la legge voluta da Berlusconi i tuoi non avrebbero mai preso il figlio di Sandokan...». È un lavoro ai fianchi quotidiano, quello di Gianfranco. Che Silvio non intende in alcun modo tollerare. L in - terdizione sul disegno di legge non è un caso, è sicuro il leader, ma l esito di uno schema preciso. Che Fini, ci scommette Berlusconi, è pronto a ripetere in tutte le situazioni per «legare le mani» al capo del governo. Lui? Anche se l Umberto frena sul voto anticipato, il Cavaliere così non vuole andare avanti: «Non intendo farmi logorare».

9 ITALIA ::: POLITICA E 9 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Su Panorama «Colpa del pm gli articoli su Patrizia» Il finanziere arrestato a Bari inizia a collaborare e accusa il giudice Scelsi per la fuga di notizie ARRABBIATO «Tanto vi inventate tutto, no? Continuate a inventarvi tutto». Silvio Berlusconi si congeda così dai giornalisti al termine del giro di relax tra i negozi degli antiquari, questa volta nella equivalente belga della romana via dei Coronari. Ansa ::: segue dalla prima ROBERTA CATANIA. (...) ex comandante provinciale di Bari. L ufficiale della Guardia di finanza, finito agli arresti domiciliari per peculato, e indagato a piede libero per stalking e rivelazione del segreto d ufficio, l 11 giugno scorso è stato sentito dai magistrati Giuseppe Dentamaro e Teresa Iodice, come scrive Panorama nel numero da oggi in edicola, ai quali ha rivelato i propri legami con i giornalisti del posto. Le sue dichiarazioni, riporta il settimanale, «chiamano in causa il pubblico ministero Scelsi e l ex comandante D Alfonso, riguardo la vicenda della pubblicazione, tra agosto e settembre 2009, dei verbali di interrogatorio di Gianpaolo Tarantini, l imprenditore barese che aveva portato ragazze alle feste di Palazzo Grazioli, residenza romana del premier». Paglino, si legge nell articolo di Panorama - «ha spiegato di aver saputo, nell agosto 2009, dalla giornalista del Corriere del Mezzogiorno Angela Balenzano, che questa era in possesso dei verbali diverse settimane prima della pubblicazione. L ufficiale ha dichiarato di avere informato del fatto Scelsi e D Alfonso. Diversi giorni dopo la cronista avrebbe avvertito Paglino di essere pronta a scrivere. Il tenente colonnello ha raccontato ai magistrati di essere tornato alla carica con Scelsi e D Alfonso per provare a impedire la pubblicazione. Senza risultato. A quel punto i verbali sono usciti sul Corriere del Mezzogiorno e il Corriere della sera». A questo episodio sarebbe legata l in - tercettazione già nota tra Paglino e Mario Ortello, vecchio compagno d accademia dell indagato ed ex aiutante di campo dell ex viceministro Vincenzo Visco. Al telefono, nel febbraio scorso, l inve - stigatore si sfogava parlando del suo ex comandante D Alfonso: «Secondo me è stato messo con le spalle al muro. Qualcuno gli ha detto porta qua sti caz... di verbali. Però lui sta tranquillo. Noi ci siamo incazz... dico la verità no? Però il generale (probabilmente il PUGLIESE Patrizia D Addario LaPresse comandante regionale, ndr) dice che dobbiamo stare tranquilli, Luigi dice che dobbiamo stare tranquilli e allora stiamoci tutti quanti tranquilli». Nelle 50 pagine del verbale di quell interrogatorio Paglino ha parlato anche di altre cose. Ad esempio ha spiegato le «troppe» telefonate alla escort Terri De Nicolò: «La donna era un testimone reticente e volevo conquistare la sua fiducia. speravo che instaurando una amicizia», ha raccontato il militare ai pm, «si decidesse a collaborare». Troppe, però, anche le telefonate a una giornalista del posto, della quale racconta: «Era esclusivamente un rapporto di lavoro, tra noi non c è mai stato nulla. Di più, non le ho mai chiesto nulla, neanche ci pensavo». Infine, come ultima domanda, gli inquirenti hanno chiesto a Paglino se fosse stato minacciato da un cronista locale che dalle intercettazioni appare piuttosto in collera con l ufficiale. Il giornalista barese lamenta la notizia pubblicata da un altro quotidiano e si dice convinto che lo scoop venga dal finanziere, perciò «gliela farà pagare». L indagato però non ha dubbi: «Sapevo di non piacergli, ma non mi ha mai detto nulla».

10 10 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Commento Li hanno sacrificati sull altare dell antiberlusconismo ::: ETICA E POLITICA I DUE MAGISTRATI SONO STATI ARRUOLATI CONTRO LA LEGGE ANTI-INTERCETTAZIONI MA SU MOLTI TEMI AVEVANO OPINIONI DI DESTRA ::: FILIPPO FACCI!!! Questo schifo proseguirà per altri dieci o vent anni, Falcone & Borsellino continueranno a essere strattonati da una parte e dall altra sino a essere definitivamente svuotati - forse già lo sono - di ciò che veramente furono e di ciò che veramente fecero. Sui loro nomi e sulle loro fotografie andrebbe seriamente proposta una moratoria, una sorta di imposta da far pagare ogni qualvolta si ritenga di dover imbracciare la loro icona come una clava. Ma è troppo tardi, lo è da una vita, è dall estate 1992 che la loro memoria è finita nel canaio. Senza contare il relativo parentado in circolazione, i fratelli e le sorelle e le cugine, personcine dignitose mischiate ad autentici casi umani. Scaraventare il cadavere di Falcone & Borsellino ai piedi dell avversario politico - come ha tentato di fare stavolta l Espresso, arruolandoli nella campagna contro la legge anti-intercettazioni - resta comunque una porcata peggiore di quella che ha riguardato altri personaggi ed «eroi» pure defunti. Va oltre ogni fisiologia. Esiste - lo scriviamo per pararci il sedere - anche una strumentalizzazione più reazionaria e di destra: parlando di separazione delle carriere basta rilanciare l arti - colo de La Repubblica del 3 ottobre 1991 in cui Falcone si diceva favorevole a una riforma in questa direzione; nel sostenere l inesistenza del fatidico Terzo livello mafioso basta citare quanto il medesimo disse alla Stampa del 30 luglio 1989, laddove Falcone lo riteneva inesistente; per le critiche alla politicizzazione della magistratura ci soccorre un intervista a Falcone de La Stampa (6 settembre 1991) mentre per le critiche alle correnti del Csm basterebbe ancora La Repubblica (20 gennaio 1990) e insomma: nello schifo a cui è ridotto il giornalismo e la lotta politica basta davvero poco per arruolare i due magistrati dove faccia comodo. Per Falcone è facilissimo. Per Borsellino forse un po meno, ma qui è disponibile una comoda scorciatoia: ricordare che era di destra. Giuseppe Ayala, quando all inizio del 1992 lasciò il palazzo di Giustizia perché si era candidato al Parlamento, ebbe un dialogo con Borsellino decisamente surreale: «Non ti posso votare»; «Perché?»; «Sono monarchico, la Repubblica non fa per me. Tu sei repubblicano e io non ti voto». Tutto ovviamente sul filo dell ironia, come per gli sfottò legati al passato di Borsellino da simpatizzante del Fuan: «Lo chiamavo camerata Borsellino», ha raccontato Ayala ne «La guerra dei giusti», «Ci rideva su, io entravo sguainando il braccio destro e lui rispondeva allo stesso modo». Amico vero di Borsellino del resto era Guido Lo Porto, deputato missino, oppure Giuseppe Tricoli, il professore di Storia con cui Borsellino passò l ultimo giorno della sua vita. Anche la madre di Paolo Borsellino era un bel tipetto: quando gli Alleati sbarcarono in Sicilia vietò ai figli di accettare doni dagli americani. Basta questo, per arruolarlo a destra? No. Ma basterebbe anche questo per non arruolarlo neppure a sinistra o al servizio di buffonesca campagna post-mortem, lui al pari di «Giovanni». Ma non c è speranza. Basti che tra gli strumentalizzatori di Falcone c è a tutt oggi quel Leoluca Orlando secondo il quale Falcone voleva proteggere Andreotti. Poi, quando Falcone accettò l invito del Guardasigilli Claudio Martelli a dirigere gli Affari penali, la gragnuola delle accuse si fece ancora più infame. Ma basta così. ora. La verità è che Falcone e Borsellino avevano opinioni che oggi qualche deficiente attribuirebbe direttamente alla P2. Anche ora la voglia di raccontare le orrende strumentalizzazioni a cui i due furono sottoposti (dalla sinistra, dal Csm, da tanti professionisti antimafia tutt ora in gran spolvero) è sempre forte, e a rileggere certe vecchie carte risale l adrenalina. Il massimo sforzo bipartisan che si potrebbe fare resta questo: tacere. Ma c è chi non vuole farlo. Nel riquadro, la foto di Falcone e Borsellino imbavagliati apparsa ieri, e poi rimossa, sul sito de L Espresso. La foto grande, invece, è originale. Eroi imbavagliati Il partito delle intercettazioni strumentalizza Falcone e Borsellino L Espresso insulta la memoria dei due giudici uccisi dalla mafia con un fotomontaggio apparso per qualche ora sul suo sito internet ::: GIANLUIGI NUZZI!!! Dopo lo scempio della mafia sul corpo dilaniato, ecco che si avventano sciacalli, interessi, mani predatorie senza scrupoli impedendo alla tua anima, a te giudice conservatore con la schiena dritta e le tue idee di mantenere integro questo patrimonio da affidare ai posteri. Come per incanto diventi simbolo e questo ci può pure stare di lotte e battaglie, per continuare laddove Cosa Nostra ha interrotto falciando la tua esistenza. Ma via via e qui si capisce meno anzi non si tollera proprio ti ergono a icona di partiti e movimenti politici, e correnti e logiche che non c entrano niente, ma proprio niente, con te, la tua storia, le tue sfide. Ti infilano in ogni polemica, in ogni scontro politico, ti attribuiscono pensieri, valutazioni su misura per le loro battaglie attribuendoti persino prese di posizioni postume che se non fossimo in Italia, nella terra di Pulcinella e delle cere verrebbe da prenderle pure seriamente. Paolo avrebbe fatto così, Giovanni non avrebbe accettato. OSTAGGI Sì, parliamo di Falcone e Borsellino con la loro memoria tolta a noi cittadini e oggi ostaggio di pochi, ostaggio di giochi trame e interessi, ostaggio perché lo Stato ha lasciato strada libera all anarchico saccheggio, incapace peggio indifferente di zittire tutti, ergersi custode, assumere da istituzione e quindi storia il testimone lasciato da questi giudici di pregio. L apice poi, il teatro dell assurdo, si raggiunge con le arbitrarie deduzioni logiche sull esito delle loro inchieste perché, diciamolo chiaro, se Falcone e Borsellino fossero vivi ecco che avrebbero già fatto comminare l ergastolo a Marcello Dell Utri. Basta? No erano a un passo, un soffio da individuare in Silvio Berlusconi il grande puparo. Anzi, di più, se oggi il governo Berlusconi ha tolto la patente di pentito a Gaspare Spatuzza è perché il killer di Brancaccio stava raccontando la vera storia della strage di via d Amelio, stava raccontando perché hanno ammazzato Borsellino che si sarebbe opposto alla trattativa, dove Dell Utri poi subentrò come interlocutore. Verrebbe da dire Non toccate i morti così rossi, così gonfi. Verrebbe da urlarlo quando sul sito dell Espresso trovi la foto storica di Falcone e Borsellino, quei sorrisi intensi coperti da bavagli fotomontati, uno scatto manipolato, il volto sfigurato dall incisione, dal montaggio come per dirti: ecco la legge sulle intercettazioni soffoca i nostri idoli, impedisce loro di respirare, indagare, esserci. E una manipolazione vergognosa, appropriandosi dei volti di chi non può protestare per fini diversi dagli unici che loro perseguivano, ovvero quelli di giustizia. La foto ti dice che Berlusconi vuole bloccare quelli come Falcone, quelli come Borsellino. Peccato che all epoca le intercettazioni fossero solo uno degli strumenti investigativi e tra i meno utilizzati. UOMINI D ONORE Gianni De Gennaro se lo ricorda ancora quando andò in America Latina a incontrare Tommaso Buscetta. E, infatti, Falcone per combattere la mafia in solitudine coltivava uomini d onore proprio come Buscetta, senza scivolare nella tentazione vile delle scorciatoie, di imbarcare sotto l ala della protezione di Stato personaggi inaffidabili, spregiudicati. Che oggi accusano tizio, domani chissà, vediamo, aggiustiamo i conti e vediamo. E stato proprio per l uso sapiente dei pentiti da parte di Falcone e Borsellino che la mafia iniziò a studiare gli spartiti delle confessioni, confezionando falsi collaboratori di giustizia che andassero a creare sconquasso e cortocircuiti nelle ricostruzioni degli investigatori. In un gioco di specchi nel quale ancora oggi ci siamo perduti se è vero che, per dirne una, la ricostruzione di Spatuzza rimane incompatibile con quella precedente che determinò la frattura a Palermo tra Ilda Boccassini e gli altri stimati, amabili colleghi. Un gioco di specchi dove si esercitano pressioni a ogni livello. E non solo sui figli dei giudici chiamati a pronunciarsi sui politici, allora impensabile, ma persino su boss e mafiosi tutti lì a spingerli ad accusare tizio o sempronio. La foto manipolata di Falcone e Borsellino è il manifesto di oggi. E la lapide peggiore per ricordare l impe - gno di questi due magistrati. Persino all Espresso se ne devono essere accorti se dopo qualche ora e qualche cappuccino hanno rimosso il fotomontaggio dal sito. Ma il momento di lucidità è durato poco, pochissimo, appena il tempo di imbastire un altro tormentone. Clic. Foto della strage di via Palestro. Titolo: Per chi era questa bomba?. Domanda retorica, via, in redazione hanno già la verità a portata di Cassazione: Il 27 luglio del 1993 un ordigno esplose vicino al Pac di Milano. Morirono cinque persone. Adesso Riina fa sapere che l obiettivo era un altro. Quale?. E qui ci si avventura in deduzioni micidiali: Ci sono due ipotesi. E una porta a Dell Utri. Ora, ognuno è libero di dire quello che vuole e di credere a chi gli pare, certo. Ma elevare a verità il linguaggio cifrato i messaggi di Riina, anche questo, perdonateci per la sensibilità, proprio non l accettiamo. Anche perché Riina era quello che dispose l assassinio di Falcone. Annuì con la testa. Ricorrere a lui per sbarazzarci di Berlusconi, dopo aver dilatato all inverosimile i racconti di Massimo Ciancimino, è audace e, soprattutto, non porta da nessuna parte.

11 Venerdì 18 giugno Offerta valida fino al 30/06/2010 per Fiesta + 3 porte 16V benzina 60CV a fronte di rottamazione di qualsiasi usato. Il veicolo da rottamare deve essere intestato al proprietario da almeno 6 mesi. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei FordPartner. IPT esclusa. Fiesta: consumi da 4,1 a 7,1 litri/100 km (ciclo misto); emissioni CO 2 da 107 a 129 g/km. La vettura in foto può contenere accessori a pagamento. Fiesta Da oggi a sabato 19 e domenica 20

12 12 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su ::: LE INCHIESTE Negati i domiciliari Balducci resta in cella perché è sposato Il giudice: non può tornare a casa, la moglie fa parte del sistema. Le aziende di Anemone non saranno commissariate PROTESTANO CONTRO IL DDL INTERCETTAZIONI MA SONO A PROCESSO ::: dall inviato a Firenze ROBERTA CATANIA!!! Negata la scarcerazione per Angelo Balducci e Fabio De Santis. Negati anche i domiciliari, per colpa delle «mogli ben inserite nel sistema delineato»: quel sistema che il primo giudice aveva definito «gelatinoso». Leggendo le intercettazioni, è saltato agli occhi degli inquirenti che anche le compagne dei pubblici ufficiali avevano una certa confidenza con Diego Anemone. Rosanna Thau, consorte di Balducci, chiamava l imprendito - re anche solo per farsi aggiustare il bagno. Silvia De Santis invece passava attraverso il marito per lamentarsi della libreria laccata nella tinta sbagliata. E così ieri il presidente del Riesame di Firenze, nel motivare il rigetto all istanza di scarcerazione presentata dalle difese, ha scritto che «le mogli sono ben inserite nel sistema delineato, di cui conoscono i dettagli e che se ne avvantaggiano in modo palese, anche se con ruoli non penalmente rilevanti, il che contribuisce a confermare la pervasità del sistema stesso, costituente uno stile di vita antigiuridico». Insomma, niente domiciliari a causa delle cattive compagnie rappresentate dalle consorti: meglio che Balducci e De Santis restino con i compagni di cella galeotti. COMPETENZA RINVIATA Notificato il provvedimento agli avvocati, si è discusso della competenza. Dopo tre ore di dibattimento e una di camera di consiglio, il collegio ha deciso di rinviare al prossimo 6 luglio la decisione sul processo per la presunta corruzione nell appalto per la Scuola marescialli dei carabinieri. Prima di decidere, il presidente ha spiegato di volere aspettare le motivazioni della Cassazione che, il 10 giugno scorso, aveva deciso di trasmettere gli atti a Roma. Gli avvocati, trascinati da Roberto Borgogno (legale di Balducci) hanno ricordato la supremazia capitolina in un ipotetica mappatura degli incontri sotto inchiesta. Il difensore ha elencato uno per uno gli incontri in cui si suppone che sia stata messa in atto la corruzione e per dodici volte Borgogno ha finito la frase sottolineando «Roma». Solo in un caso, il 28 febbraio 2009, ci fu una riunione a Firenze, «l unica però a cui non erano presenti pubblici ufficiali», ha ricordato l avvocato di Balducci, «e l unica di cui si conoscono indirettamente i contenuti, grazie all intercettazione di una telefonata che De Vito Piscicelli fece subito dopo alla moglie spiegando che c era una buona disponibilità ma era ancora tutto da vedere». Al contrario la procura, per bocca del pm Giuseppina Mione, ha sostenuto che «il meccanismo corruttivo partì proprio il 18 febbraio». Il tribunale è rimasto in bilico, rimandando la questione e affidandosi a ciò che scriverà la Suprema corte nel dispositivo. ARRIVA STOP PER DIEGO Anche a Perugia si resta in bilico. Ieri, finalmente, è arrivata la decisione sul commissariamento delle aziende di Anemone. La richiesta dei magistrati è stata respinta, ma fino a un certo punto. Infatti il gip ha deciso di bloccare a quattro delle sei aziende che fanno parte del gruppo i lavori con la pubblica amministrazione. Per otto mesi le ditte Ane - mone costruzioni, Tecnocos, Redim 2002 e Appalti lavori progetti internazionale potran - no ricevere incarichi solo dai privati.. Scontro tra padani Deve sostituire Cota alla Camera Ma è indagato e la Lega non lo vuole!!! Vengo anch io! No, tu no. Roberto Cota si dimette dalla Camera: al suo posto è in arrivo Maurizio Grassano da Alessandria, 48 anni, storica colonna della Lega in Piemonte, un passato da dirigente d azienda e un presente da disoccupato alle prese con giudici e avvocati. Il gruppo del Carroccio, anziché un messaggio di benvenuto, gli spedisce un cazzotto: «Preso atto della vicenda giudiziaria del neodeputato (oggi non più appartenente alla Lega a seguito del coinvolgimento in una vicenda giudiziaria per truffa aggravata e falso ai danni di ente locale) ha deciso di non accoglierlo al proprio interno». Poche righe, date in pasto alle agenzie e firmate dall uffi - cio stampa dal capogruppo Marco Reguzzoni. Grassano è accusato di aver fregato il comune di Alessandria, quando era presidente dell assemblea. In sintesi, figurava dirigente dell azienda novese Vega srl, specializzata in tinteggiature: non potendo lavorare per impegni istituzionali, il municipio rimborsava alla ditta lo stipendio comprensivo di contributi e tasse. Circa 12mila euro al mese. Prima salta fuori l inchiesta, e Grassano si autosospende dalla Lega. Poi finisce ai domiciliari. Un mese chiuso in casa. E lui decide di lasciare il movimento. Adesso entro in Parlamento (era stato candidato nel 2008, quando all orizzonte non si vedevano i nuvoloni dell in - chiesta) e i suoi colleghi gli sbarrano la porta. «Non mi ha chiamato nessuno» dice Grassano. Gli domandiamo: non ha sentito neanche Cota? «Non ci penso neanche a chiamarlo! Non l ho più sentito, eppure io ero nella segreteria nazionale quando lui era segretario

13 ITALIA ::: LE 13 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Un nuovo caso Scaglia Chiuso in carcere da 4 mesi E nessuno lo interroga Arrestato per lo scandalo Fastweb, Micucci è stato sentito solo per il colloquio di garanzia. Intanto, le sue imprese vanno a rotoli e la famiglia è senza soldi Bavaglio sì, vergogna no Sfilano col bavaglio contro il ddl intercettazioni. Ma il consigliere campano Pd, Giuseppe Russo (a sinistra) è rinviato a giudizio per concorso in corruzione e indagato per truffa e il suo collega del Pd Corrado Gabriele (dietro) è a processo per violenze sessuali. della Lega Piemonte». E Bossi? «Potrei dimettermi da parlamentare solo se me lo chiedesse lui». Grassano non digerisce la scelta dei deputati leghisti: «Sono colleghi romani». Si sfoga: «Sono amareggiato. Almeno potevano ascoltare le mie ragioni. E poi altri leghisti hanno condanne definitive e sono ancora lì. Ci sono due pesi e due misure?». Grassano è entrato in politica nei primi anni Ottanta. I movimenti autonomisti piemontesi di Gremmo e Farassino, l ami - cizia con l attuale europarlamentare padano Oreste Rossi detto Ti- no. Poi, l ingresso nella Lega di Bossi. In consiglio comunale dai primi anni Novanta, è da sempre il più votato del Carroccio dopo il suo amico Rossi. L ultima volta ha incassato quasi 600 preferenze. Consigliere, capogruppo, presidente del consiglio comunale. Candidato a Montecitorio, resta fuori per un soffio. Poi ecco i guai giudiziari, la freddezza col Carroccio, l addio al lavoro e alla politica. «La Lega si è dovuta tutelare» spiega Oreste Rossi. «Ne uscirò pulito» giura Grassano. M. PAN. ::: FABIO CORTI!!! Quattro società sull orlo della bancarotta, una madre anziana, due figli e una ex moglie a carico. Massimo Micucci, imprenditore romano, è in carcere dal 23 febbraio scorso e, che venga prosciolto o condannato, quando ne uscirà il suo mondo sarà comunque semidistrutto. Travolto dall in - chiesta sullo scandalo Fastweb, Micucci è finito nello stesso calderone di Silvio Scaglia, Gennaro Mokbel e il senatore Nicola Di Girolamo. A 55 anni ha visto aprirsi le porte di Rebibbia, accusato di riciclaggio internazionale e associazione a delinquere transnazionale. La tesi degli inquirenti è che fosse l ese - cutore materiale degli ordini di Carlo Focarelli, considerato la mente finanziaria del - la truffa multimilionaria al centro del dossier. I due si incontrarono a cavallo tra 2004 e 2005, e imbastirono «rapporti commerciali alla luce del sole» nel campo dell arte. Dal giorno in cui sono scattate le manette Micucci è stato interrogato «una volta soltanto» riferisce il suo avvocato, Roberto Savarese «ossia ha affrontato l interrogatorio di garanzia previsto entro tre giorni dall ar - resto». Poi basta, «nonostante abbia chiesto più volte di essere sentito». Da allora l in - chiesta ha fagocitato quasi quattro mesi nel corso dei quali non è accaduto nulla, se non che le quattro società dell imprenditore - delle quali era amministratore unico - sono rimaste paralizzate e i suoi familiari senza il becco d un quattrino. Situazione difficilissima, della quale Micucci è prigioniero anche perché non essendo un cosiddetto pesce grosso è passato inosservato o quasi ai media. Non come Scaglia, che s è ritrovato addirittura con un blog aperto dai sostenitori allo scopo di fare chiarezza e tener desta l at - tenzione sul caso. È finito nel dimenticatoio. Le imprese di Micucci spaziano dall arte alle telecomunicazioni: espone e vende quadri attraverso Eurart, gestisce il canale televisivo Thou Tv, possiede la finanziaria A REBIBBIA DAL 23 FEBBRAIO L imprenditore Massimo Micucci Richfield Italia e ristruttura edifici attraverso la Mam. «Da febbraio scorso i suoi otto dipendenti - prosegue Savarese - si ritrovano senza amministratore, né stipendio, né la possibilità d accedere a qualsiasi tipo di ammortizzatore sociale. Sono uomini e donne sotto la cinquantina, tutti con famiglia». La galleria d arte ha un magazzino in cui sono ammassate «tele dal valore di alcuni milioni conservate senza ricambio d aria, che inevitabilmente si stanno deteriorando». I conti dell imprenditore sono congelati: la madre sopravvive con una pensione minima, i due figli di 20 e 27 anni (entrambi studenti) si arrangiano «ma sovente - rivela l avvocato - hanno problemi di liquidità per le cose essenziali». L ex moglie di Micucci «affetta da seri problemi psichici» non può incassare gli assegni di mantenimento. La vita in carcere, per uno «fino ad ora totalmente incensurato», è durissima. «Il signor Micucci è molto scosso. Settimana scorsa - conclude il legale - dopo un incontro con noi avvocati è stato fatto denudare e perquisito dalla polizia penitenziaria». Prassi normale, ma d impatto ben diverso su un colletto bianco rispetto a chi è avvezzo alla routine da galera.

14 14 Venerdì 18 giugno 2010 NUOVA LYCIA SKIN CONTROL. LA NUOVA FORMULA NO SHOCK PER LE PELLI PIU REATTIVE NO IRRITAZIONI: antiodoranti con bisabololo estratto dalla camomilla. NO SECCHEZZA CUTANEA: detergente liquido lenitivo, senza sapone, con acido lattico e malva. NO ARROSSAMENTI: strisce e creme depilatorie con ossido di zinco e oli emollienti. Parola di donna SOLO IN FARMACIA E SOLO DA LYCIA, LE SOLUZIONI SPECIFICHE PER LE PELLI PIÙ IRRITABILI. La reattività cutanea è dovuta alla funzione poco effi cace del fi lm idrolipidico, lo strato protettivo della pelle. Molte sono le cause: carenza di vitamine, squilibri ormonali, smog, agenti atmosferici. Lycia Skin Control, ipoallergenica e testata presso l Università di Pavia, è studiata per proteggere le pelli reattive dai rischi di irritazione. La sua formulazione mirata, con materie prime selezionate, non contiene agenti aggressivi e ha un azione ultra delicata, ma efficace, che favorisce e mantiene l idratazione. Non altera il ph fisiologico, rispetta e ripristina il film idrolipidico della cute. Vuoi saperne di più? Chiedi al tuo farmacista o visita il sito Mi sento bene. Mi sento bella. Mi sento Lycia.

15 15 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Sentenza di un anno e 4 mesi La vendetta dei giudici su De Gennaro Le toghe incastrano l ex capo della Polizia che non erano riusciti a condannare per il G8. Maroni: «Piena fiducia in lui» ::: LA VICENDA I TUMULTI DI GENOVA Nell estate 2001 il capoluogo Ligure è scosso dai disordini legati al G8 e alle proteste dei no global. LE ACCUSE A DE GENNARO All epoca il capo della Polizia era De Gennaro, accusato durante il processo sui disordini di essere responsabile consapevole per le azioni degli agenti. L ASSOLUZIONE In primo grado, De Gennaro venne assolto: dietro i fatti di Genova non c era alcuna cabina di regia da parte delle forze dell ordine. LA CORTE D APPELLO Ieri sentenza ribaltata: De Gennaro è stato condannato. Avrebbe convinto l allora questore di Genova, Francesco Colucci, a sostenere il falso su quelle giornate di tafferugli. CONDANNE AI POLIZIOTTI Qualche settimana fa erano stati condannati 25 poliziotti per falso ideologico e lesioni gravi, per l'irruzione nella scuola Diaz, a pene per 85 anni: si tratta di 21 agenti e quattro dirigenti della polizia. ::: ANDREA VALLE!!! La testa di Gianni De Gennaro, dello Squalo della polizia italiana arriva servita da Genova, creando qualche altro grattacapo a Gianni Letta. Stavolta la cricca & C. non c entra. Anzi, il capo dei servizi segreti italiani in quello scandalo nemmeno è entrato mostrando in anticipo fatture e scontrini per interventi edili. No, stavolta è il G8 del 2001 di Genova a far inciampare in una condanna a un anno e quattro mesi il poliziotto più temuto nel nostro paese. De Gennaro avrebbe istigato l allora questore di Genova Francesco Colucci a sostenere il falso su quella giornata di disordini. Ad affermare che non c era nessuna cabina di regia, nessuna cabina di comando dalla quale partivano gli ordini militari di aggredire i manifestanti alla Diaz. Una tesi mal digerita dalla procura ligure che dalle intercettazioni effettuate sul telefono di Colucci ritennero che De Gennaro avesse orchestrato un inquinamento processuale. Da qui il processo portato avanti sul filo della certezza: assolto in primo grado, il prefetto oggi è stato TRA I SUOI UOMINI De Gennaro passa in rassegna i colleghi di alcuni agenti arrestati dopo il Global Forum di Napoli Olycom condannato, insieme all ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola oggi vice questore vicario a Torino. I due sono chiamati a risarcire le parti civili anche se sarà adesso la Cassazione a dire l ultima parola. «Una sentenza sorprendente, andremo in Cassazione» anticipa infatti l'avvocato Carlo Biondi che, insieme al professor Franco Coppi, difende De Gennaro. In attesa che dalla Suprema Corte arrivi la parola fine, i politici giocano però la loro partita. A chiedere le dimissioni di De Gennaro dal vertice del Dis, gli 007 di Santa Susanna, è l ex pubblico ministero Luigi De Magistris per il quale «la sentenza è una delle tappe giudiziarie che si stanno percorrendo per poter restituire verità e giustizia al Paese intero, che porta e porterà sempre i segni di una ferita politico-istituzionale profonda. Sarebbe opportuno, di fronte a questi elementi giudiziari, compresa la recente sentenza sull'irruzione alla scuola Diaz di Genova, che lo stesso De Gennaro lasciasse il suo incarico di direttore del Dis, a cui è approdato in un modo discutibile e offensivo verso quanto accaduto a Genova nel 2001, quando è stato il referente di una catena di comando deviata e pericolosa». Difesa ad oltranza invece dal vice presidente del PdL alla Camera Jole Santelli che attacca a testa bassa i giudici di Appello: «Prima Bolzaneto, poi la Diaz e ora De Gennaro: l'appello ha ribaltato tutte le sentenze di primo grado. È chiaro che c'è un contrasto pesantissimo fra Tribunale e Corte d'appello di Genova e che quest'ultima ha deciso di essere l'angelo vendicatore degli ayatollah della procura. Sentenze di questo tipo delegittimano completamente la magistratura». Col direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza si schiera anche Roberto Maroni: «Gianni De Gennaro ha la mia piena e totale fiducia: fino alla sentenza definitiva non cambia nulla. C'è rammarico ma attendiamo fiduciosi nell'esito del ricorso in Cassazione. Per De Gennaro, come per tutti, vale la presunzione di innocenza». Solidale anche il ministro della Giustizia Alfano: «Voglio esprimere anch io la mia stima e fiducia a De Gennaro, la cui innocenza è sancita per costituzione fino al giudizio finale». È ancora presto per esprimere delle considerazioni. Bisognerà leggere le motivazioni e capire perché da una parte la Corte d Appello ha ribaltato l assoluzione di primo grado, dall altra non ha accolto la richiesta di due anni di reclusione avanzata dal procuratore generale, riducendola di quasi un terzo. Di certo sorprende come tutti i processi di primo grado su quei fatti siano stati azzerati dalla Corte d Appello che puntualmente ha ribaltato le decisioni. Né si può tacere come la parzialità del quadro accusatorio e il silenzio dello stesso Colucci sulla vicenda avessero portato i magistrati di primo grado ad assolvere gli imputati. Nessun fatto nuovo è intervenuto se non, evidentemente, un angolatura diversa degli eventi. Che rende però assai precaria la valutazione che compie la giustizia e che rischia di portare questo processo sull altalena di opposti verdetti che ha segnato troppi dibattimenti nel nostro paese. Buco da 1,5 milioni Gay Mattiolo a giudizio per bancarotta ::: NINO SUNSERI!!! Appena ieri aveva gioito perchè il Tribunale di Roma, con una decisione assolutamente inedita, gli aveva restitituito l uso dei marchi. Oggi ha dovuto ricredersi perchè il gup Luciano Imperiali lo ha rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta insieme ad altre sette persone. Il buco accertato sarebbe superiore a 1,5 milioni di euro. In meno di due giorni lo stilista Gai Mattiolo è passato dall esaltazione alla depressione. dal cielo all inferno. Forse sperava che essersi ripreso la griffe fosse il primo passo verso l uscita dal tunnel. A tal punto fiducioso da essersi presentato al fashion week milanese in programma ieri e oggi. Doveva presentare la collezione e una nuova sfilata di abiti da sposa. La decisione del gup di Roma lo ha preso in piena attività. Non che avesse mai smesso di lavorare Mattiolo. Gli abiti indossati da Antonella Clerici a Sanremo erano stati disegnati da lui. Tuttavia non potendo usare il marchio Gai Mattiolo aveva ripiegato sul solo Mattiolo. Il Tribunale di Roma, d accordo con il custode giudiziario aveva deciso, per la prima volta in Italia, di riaffidare i beni al titolare messo sotto indagine. Scelta innovativa ma corretta: meglio far gestire la griffe dal suo patron anzichè da un ragioniere. Tanto più che le produzioni Mattiolo, uscendo dalle mani del grande sarto erano di gran lunga migliori delle altre. Così era stato rimesso tutto insieme. La macchina della giustizia, però, non si è fermata. Due anni fa secondo l accusa Gai Mattiolo pur essendo a conoscenza della situazione di forte crisi finanziaria in cui versava il gruppo, aveva dirottato, grazie anche alla collaborazione del suo avvocato Giancarlo Tabegna, una parte non trascurabile degli incassi in Lussemburgo. In questo modo Mattiolo aveva «distratto» le royalty derivanti dalla ultima campagna pubblicitaria. Con queste accuse lo stilista era finito agli arresti domiciliari nella sua villa in via Vigna Due Torri, nel zona di Villa Bonelli a Roma. Il provvedimento restrittivo era scattato anche nei confronti di Tabegna, titolare di uno studio di avvocati nel quartiere residenziale Parioli. Poi la scarcerazione e la nuova attività. Ieri il rinvio a giudizio. Il processo a partire dall 11 novembre. Chiuse le indagini dopo otto mesi Medici, infermieri e agenti: 13 a processo per Cucchi Stefano Cucchi Emmevi ::: FABIANA FERRI ROMA!!! Dopo otto mesi di indagini e contro indagini, la Procura di Roma ha tirato le fila e per la vicenda Cucchi ha chiesto il rinvio a giudizio di tredici persone. Si tratta dei sei medici, i tre infermieri, le tre guardie giudiziarie, più il direttore dell uffi - cio detenuti e del trattamento del provveditorato regionale dell am - ministrazione penitenziaria, Claudio Marchiandi, che in quei sei giorni di agonia, trascorsi tra carcere e ospedale, ebbero a che fare col 31enne geometra romano. Picchiato prima sotto le celle di sicurezza del tribunale di Piazzale Clodio è la tesi dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy e poi abbandonato a se stesso al Sandro Pertini. Laddove, sempre secondo i pubblici ministeri, non avrebbe ricevuto «i più elementari presidi terapeutici e di assistenza». NIENTE OMICIDIO Più esattamente, stando a quanto scritto nelle richieste di rinvio a giudizio, le tre guardie carcerarie (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici) sarebbero accusate di lesioni aggravate e di abuso d autorità. Non c è nessuna traccia, dunque, di quell omicidio preterintenzionale - contestato in un primo momento, ma poi immediatamente cancellato con l approfondirsi delle indagini - che ora il legale della famiglia Cucchi, l avvocato Fabio Anselmo, vorrebbe venisse invece reinserito. «Presenteremo una memoria al gip sull ipotizzabilità del reato di omicidio preterintenzionale», ha detto, «perché continuiamo a credere che senza le percosse Stefano non sarebbe morto». Ai sei medici (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite e Rosita Caponetti) e al direttore dell uf - ficio detenuti vengono invece contestati, a vario titolo, i reati di falso ideologico, abuso d ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto di atti d ufficio, favoreggiamento e omissioni di referto. IL BICCHIERE D ACQUA Secondo l accusa, i sanitari abbandonarono il paziente «incapace di provvedere a se stesso», negandogli persino quel bicchiere d acqua e zucchero che avrebbe potuto curargli la glicemia ematica, e, insieme a Merchiandi, scrissero nella sua cartella clinica cose non vere. Una linea decisa, ipotizzano i pm, per coprire in qualche modo gli agenti penitenziari.

16 16 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Col ALLARME METEO AL CENTRONORD. INTANTO LA FRANCIA CONTA I DANNI San Raffaele Staminali col turbo La Bmw entra nella ricerca medica. Dopo l ok del Consiglio di sanità Reni in dono agli estranei Carcerato si offre per primo In cella per tentato omicidio, fa la richiesta al Centro trapianti: «La mia vita è distrutta, lasciatemi fare del bene». I giuristi divisi ::: ANTONIO SANFRANCESCO!!! Già la donazione d organi samaritana, nella quale cioè il donatore non ha nessun legame di parentela o affettivo con il ricevente, pone diversi problemi di natura etica, come dimostrano le rigide regole stabilite in merito dal Consiglio superiore di sanità. Se poi il samaritano in questione è un detenuto che sta scontando una pena di 16 anni di reclusione per tentato omicidio le cose si complicano ancora di più. LA LETTERA «La mia vita è finita, mi sento un fallito, la mia famiglia mi ha abbandonato, ho perso la cosa più cara della mia vita: mia figlia di 5 anni, Francesca», così l uomo, che si trova nel carcere Lo - russo e Cutugno di Torino, è uscito ieri allo scoperto e ha motivato in una lettera la sua decisione di offrire un rene. «Penso che sia un mio diritto fare del bene», ha aggiunto il donatore che ha 58 anni, è originario della provincia di Catanzaro e terminerà di scontare la sua pena nell agosto del L estate scorsa sparò alla moglie, ferendola gravemente, che voleva portarsi via la loro bimba. La sua decisione di offrire un rene è nata qualche tempo fa per aiutare un amico, affetto da una grave patologia e costretto in dialisi. Ora la sua offerta, oltre a sollevare una nuova questione bioetica, è al vaglio degli ::: IN ITALIA NEL 2010 Il numero di trapianti previsti, nel nostro Paese, nel 2010 è di circa 3.009, secondo il Centro Nazionale Trapianti. Di questi, dovrebbero essere trapianti di rene, 992 di fegato, 271 di cuore, 106 di polmone e 55 di pancreas. I RICEVENTI Lepersoneche aspettanodiricevere un organo, al 30 aprile 2010, sono La maggior parteè in lista per ricevere un nuovo rene: sono 6.683, mentre in hanno bisogno di un fegato, 674 di un cuore, 238 di un pancreas e 307 di un polmone I DONATORI Il fenomeno delle donazioni d'organi è in aumento e sembrerebbe in calo il numero di italiani che rifiutano di donare organi e tessuti. I dati delle proiezioni del Centro Nazionale Trapianti, aggiornati al 30 aprile 2010, evidenziano infatti una diminuzione delle opposizioni pari all'8,3% LE PREVISIONI I primi quattro mesi di quest anno hanno registrato un calo del 3,4% dei donatori provenienti dai reparti di rianimazione degli ospedali italiani rispetto allo stesso periodo del Una diminuzione che, proiettata su un anno intero, si pone però a livello intermedio rispetto al 2008 e al 2009: il trend è quindi positivo esperti del Centro Nazionale Trapianti i quali, in due commissioni distinte, dovranno prima valutare le motivazioni psicologiche del gesto e poi ovviamente procedere agli esami clinici. Questo, d altra parte, è l iter normale previsto per i samaritani ma nel caso di questo detenuto potrebbero non bastare le due valutazioni positive per arrivare al trapianto. Tromba d aria a Firenze Emergenza meteo. Dopo i disastri in Francia (nella foto Ap) con 22 morti, anche l Italia è colpita da un on - data di maltempo. L inver - no è tornato al Centro Nord: una tromba d aria ha colpito la Toscana, mentre in Piemonte ci sono stati diversi allagamenti. La Protezione Civile ha emesso un allerta sul rischio frane «LIBERA SCELTA» Il perché lo spiega lo stesso direttore del Cnt, Alessandro Nanni Costa: «Per una situazione come questa serve grande cautela, la donazione deve essere una libera scelta e bisogna domandarsi fino a che punto lo è quando si sta scontando una pena», afferma Costa il quale non esclude di dover interpellare sulla vicenda altri esperti del Comitato Nazionale di Bioetica. In ogni caso, l intenzione di questo detenuto divide già gli esperti. «La detenzione non dovrebbe essere considerata come un elemento a sfavore nell ac - cettare l offerta», afferma il giurista Stefano Rodotà, professore emerito di diritto civile alla Sapienza di Roma, «formalmente forse si può pensare che questa persona non si trovi in una situazione di completa libertà e qualcuno potrebbe pensare che lo faccia per secondi fini. Ma lo stesso si può pensare anche per gli altri donatori samaritani, che magari potrebbero farlo per procurarsi popolarità presso i giornali e l opinione pubblica». Di parere opposto, invece, Francesco D Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica (Cnb): «Mi auguro che venga rifiutata l offerta fatta dal detenuto piemontese», è il suo auspicio. «In bioetica», prosegue, «si è concordi nell affermare che i detenuti non possano essere utilizzati nelle sperimentazioni di farmaci. A differenza di un volontario libero, che esprime il suo consenso liberamente, la volontà espressa dal carcerato può essere deformata dal pensiero di ottenere vantaggi sulla pena o da altre idee, come ad esempio l essere minacciato da qualche gang carceraria». Dopo il via libera del Consiglio superiore della Sanità il mese scorso, attualmente sono una decina i samaritani pronti a donare un rene. Tra di loro nessuno finora ha superato entrambi gli esami. Solo uno ha superato il primo test, svolti presso l ospedale al quale si è rivolto. Una cosa è sicura: tra di loro non c è nessun politico... ::: GIULIA CAZZANIGA!!! Le cellule staminali adulte sono in grado di raggiungere le aree del cervello e del midollo spinale danneggiate da sclerosi multipla o traumi, e sono in grado di ripararle. È il risultato degli studi della Bmw Research Unit-Hsr, che vede la filiale italiana della casa automobilistica impegnata al fianco dell Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano, con un sostegno economico che dal 2001 a oggi si quantifica in oltre un milione e mezzo di euro. Anche se, come ha spiegato il responsabile dell uni - tà di ricerca Gianvito Martino, «rispetto a questi temi conviene andare con i piedi di piombo, perché i passi da compiere per arrivare alla cura di pazienti umani sono ancora moltissimi e solo tra un decennio potremo avere risultati sicuri, i 10 anni della partnership danno oggi concrete speranze. Martino, che è anche direttore dell unità di neuroimmunologia del San Raffaele di Milano, è un sostenitore della medicina rigenerativa, branca che ha lo scopo di riparare gli organi umani danneggiati dalle malattie, così da restituire loro struttura e funzione originaria. ::: L unità sostenuta da Bmw si occupa in particolare di malattie infiammatorie croniche che colpiscono i giovani e gli adulti: la sclerosi multipla, l ictus cerebrale e i traumi del midollo spinale. Gli esiti positivi negli studi preclinici effettuati fanno sperare che la medicina rigenerativa che utilizza cellule staminali neurali possa diventare un utile strumento terapeutico per la cura delle malattie neurologiche. «Gli studi fin qui compiuti», ha aggiunto Martino, «hanno dimostrato che le staminali del cervello, se manipolate prima in vitro in maniera opportuna e iniettate poi in vivo per via endovenosa o intracerebrale, non funzionano solo quando si sostituiscono fisicamente alle cellule danneggiate, come prima si credeva: rilasciano invece sostanze anti-infiammatorie e neuroprotettive». ::: Il campo di utilizzo delle staminali anche nella traumatologia conseguente a incidenti stradali non è il solo impegno che Bmw ha assunto in tema di sicurezza sulle strade. Ogni anno in Europa un milione e 300mila incidenti provocano più di 40 mila morti e lesioni. Il costo diretto o indiretto è stato stimato in 160 miliardi di euro. In Italia, tra il 2000 e il 2008, gli incidenti si sono ridotti del 14,6%. Per questo Bmw, oltre a promuovere la ricerca per la sicurezza dei suoi modelli e a promuovere corsi di guida sicura avanzata per i neopatentati, ha dato il via a un progetto in collaborazione con la facoltà del Design del Politecnico di Milano e la Fondazione 3M, che ha come scopo il miglioramento di strade, intersezioni, segnaletica stradale ed elementi di arredo urbano all interno delle città. Dramma della gelosia nel Foggiano Sedicenne vuole lasciare il fidanzato di 33 anni Lui le spara un colpo in testa, poi si ammazza OMICIDIO-SUICIDIO Il corpo della ragazza di 16 anni uccisa dall ex fidanzato di 33 Ansa ::: CERIGNOLA (FG)!!! Due colpi di pistola in testa: il primo alla tempia della ragazzina di 16 anni di cui era innamorato gelosissimo. Il secondo per togliersi la vita. Così Vito Calefato, un uomo di 33 anni con precedenti per spaccio, ha messo fine alla propria vita e a quella di Michelina Ewa Wojcicka, la sua ex, una ragazza polacca di nemmeno 17 anni. Tutto è avvenuto in un box auto, di vico Santa Maria degli Angeli, in una zona residenziale di Cerignola (Foggia). Ieri mattina all alba Calefato è andato a San Ferdinando di Puglia dove viveva la ragazza con la famiglia. Una volta a Cerignola si sono recati nel box della casa di lui: dovevano prendere la motocicletta per trascorrere una giornata al mare. Poi qualcosa è andato storto. I due avrebbero avuto un litigio sempre per la gelosia dell uomo che è salito nell appartamento e ha preso di nascosto la pistola del padre, una 7.65 regolarmente detenuta. È tornato nel garage e ha puntato la pistola alla testa della ragazza facendo fuoco, poi ha appoggiato la canna alla propria tempia destra premendo la seconda volta il grilletto. La tragedia è stata scoperta da uno dei residenti del palazzo, sceso a prendere l auto. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore del tribunale di Foggia Enrico Infante. I due corpi, dopo la prima ispezione del medico legale, sono stati trasportati all obito - rio degli Ospedali riuniti di Foggia dove, oggi, saranno effettuate le autopsie. Gli investigatori hanno ascoltato i genitori della ragazza e il padre dell uomo, un carpentiere, per tentare di ricostruire le ultime ore di vita dei due fidanzati; quanto al movente, i due avevano una relazione da quattro-cinque mesi ma lei - secondo le testimonianze di alcuni conoscenti - aveva deciso di rompere. Una cosa che Vito, geloso e possessivo, non accettava.

17 17 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su I dati del Censis Siamo un paese per immigrati: 8 su dieci integrati Il 77% ha un occupazione, spesso a tempo indeterminato. E il 44% è laureato, parla italiano ed è ben inserito in società!!! Alla faccia della mancata integrazione. Se l Europa è preoccupata per le condizioni degli stranieri in Italia (come scritto in un rapporto del Consiglio europeo per i diritti umani, dello scorso aprile), gli immigrati nel Belpaese non sembrano esserlo affatto. Visto che il 77 percento di loro ha un occupazione regolare e quasi il 50 percento un salario che si attesta intorno ai euro. Sono i risultati dell indagi - ne svolta da Censis, Ismu e Iprs su un campione di circa 16mila stranieri. Il dossier, elaborato per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato reso noto ieri. Il succo? Italiani e stranieri non sono poi così distanti: il 40,6 percento degli immigrati è diplomato o laureato, contro il 44,9 percento degli italiani. E tra i lavoratori prevalgono gli occupati a tempo indeterminato: sono il 49,2 percento del totale. Come a dire, uno su due. Il 24,8 percento ha un contratto a tempo determinato, mentre il 9,7 per cento ha un lavoro autonomo (nel commercio o nella ristorazione soprattutto) o un attività imprenditoriale. Praticamente, uno su dieci. Requisito fondamentale per l integrazione, secondo il rapporto, è la lingua. Conosciuta, a livello sufficiente, dal 42,8 percento degli stranieri e dal 33,1 percento in modo buono. Infine, gli stipendi: la metà degli immigrati che lavora in Italia dichiara una retribuzione netta tra gli 800 e i euro al mese e solo il 3 percento è in condizione di netta indigenza, con un introito che, il 27 del mese, è inferiore ai 500 euro. Diverse le percentuali di chi guadagna più della media: quasi il 14 percento ha una retribuzione, tolte le tasse, fino a euro. Proprio come l impiegato medio italiano. AL.CO. Commento Nessun razzismo se lo straniero lavora ::: segue dalla prima GIANLUIGI PARAGONE. (...) sulla stretta dipendenza tra permesso di soggiorno e lavoro. Ci torneremo. Cosa dice innanzitutto questa ricerca compiuta sui 5 milioni di stranieri in Italia? Primo, il 77 per cento degli immigrati maggiorenni ha un lavoro regolare. Secondo, prevale il tempo indeterminato sul tempo determinato. Terzo, pur con un titolo di studio importante lo straniero è poco appetibile sul mercato del lavoro intellettuale. Quarto, spesso l ingresso nel mondo del lavoro arriva dopo un periodo di lavoro in nero. La morale? Beh, questi stranieri assomigliano proprio tanto agli italiani. Se infatti sovrapponessimo questa ricerca conalcune analoghesuilavoratori italiani, spesso troveremmo analogie. Come dire che le difficoltà non guardano in faccia a nessuno. Vi sono tuttavia due note che vale la pena approfondire. La prima attiene la qualità della popolazione migratoria. Fintanto che vinceva il mancato controllo alle frontiere da questo punto di vista va riconosciuto al governo e al ministro Maroni lo strepitoso risultato sul monitoraggio dei flussi migratori: i barconi dei trafficanti di esseri umani sono cessati da un pezzo arrivavano in Italia stranieri destinati alla sola manovalanza lavorativa, pertanto più suscettibili a contratti in nero, più ricattabili e soprattutto più esposti a essere bersaglio di un conflitto sociale tra ceti lavorativi bassi. Non per nulla infatti le periferie sono teatro di scontri o di intolleranza tra gruppi etnici e italiani: l epilogo non può che essere questo quando sul mercato del lavoro si può contare su una offer- ta fantasma in spregio a qualsiasi regola. L aver rafforzato i controlli alle frontiere e l aver colpito il mercato di nuovi schiavi ha ridotto notevolmente questo bacino sommerso. Lo scarso appeal che il mercato del lavoro italiano ha faccio un esempio - per i laureati dei distretti informatici dell India evidenzia parecchie anomalie, una per tutte quella di ritenere l industria italiana del settore il nulla o poco più. Da qui la domanda strategica: è possibile dare una indicazione alla qualità del lavoro straniero in Italia? Io credo che non solo la risposta debba essere positiva nel senso sociale (non si possono avere soltanto alte percentuali di muratori, allevatori e operai); ma la risposta deve essere positiva per dare slancio allo sviluppo economico. In altre parole, non si può pensare al rapporto immigrati occupazione esclusivamente nella prospettiva di necessità; sarebbe opportuno che lo straniero fosse una risorsa per sviluppare le imprese italiane verso il futuro. Torno alla ricerca del Censis. La regolarità dei contratti è la strada principale verso la piena integrazione. Lavoro significa rispetto dei diritti, significa dignità, significa una busta paga. È vero lo stipendio è quello che è, ma l inade - guatezza dei salari è una questione che coinvolge tutti gli attori del lavoro. Coinvolge il dipendente che si ritrova con buste più leggere dei colleghi europei. Ma coinvolge anche i datori di lavoro che su quello stipendio pagano in al - tre voci più dei colleghi europei. Quando finalmente il governo riuscirà a intervenire sull equità fiscale delle retribuzioni, avremo tolto un bel tappo allo sviluppo occupazionale. Quando prima con un pizzico di provocazione abbiamo italia - nizzato la presenza dei lavoratori stranieri nel senso che stranieri e nostri concittadini pari sono rispetto ai buchi neri del lavoro, lo facevamo 1) per evitare di bollare il nostro Paese come un Paese razzista; 2) perché la presenza dello straniero va a maggior ragione ancorata alla regolarità di un posto di lavoro. La filosofia del «tutti dentro poi ci si arrangia» è un pessimo approccio alla questione dei flussi migratori. In Italia i problemi già non mancano per i nostri concittadini, eviterei di abbassare il livello sfruttando la clandestinità degli stranieri. Il rigore delle politiche del centrodestra è una garanzia innanzitutto per gli immigrati. Dove c è lavoro c è integrazione; dove c è clandestinità c è sfruttamento. Eurabia è già qui Modena fa le prove di bilinguismo Cartelli in arabo per i 20mila maghrebini RECORD DI MAROCCHINI Uno dei cartelli in lingua araba del parco XXII Aprile di Modena, nel quartiere con più immigrati della città ::: ALESSANDRA CORICA!!! Cartelli in arabo. In un parco cittadino, in mezzo del verde pubblico. Cosa c è di strano? Niente, se fossimo a Il Cairo. Ma invece siamo a Modena, Italia, Emilia Romagna. Cuore rosso del Belpaese. Roccaforte del centro sinistra da decenni, la città conta oltre 184mila abitanti. Di cui sono stranieri: il 13,6 percento dei residenti. Le nazionalità più rappresentate? Guarda caso, Marocco e Tunisia. Nella circoscrizione numero due sono particolarmente presenti: proprio lì sta il parco XXII Aprile, dove la giunta guidata dal sindaco Giorgio Pighi - eletto nel giugno 2004 con i Ds e riconfermato con il Partito Democratico nel ha fatto sistemare una doppia segnaletica. In lingua araba. «Ma qui, a quanto pare, qualcuno ha confuso il concetto di integrazione - tuona Enrico Aimi, consigliere regionale pidiellino -. Non spetta a noi andare incontro agli ospiti stranieri e trasformare Modena in una sorta di succursale di casa loro. Il principio è diverso: l integrazione non deve essere un processo unidirezionale, non dobbiamo essere noi ad adattarci a loro». Aimi minaccia anche un in - terrogazione in Regione. «Ci stiamo pensando: a noi la questione è stata segnalata da un cittadino e ci è sembrato subito una situazione contraddittoria, paradossale. Abbiamo fatto le verifiche del caso e ora siamo pronti a chiedere spiegazioni». In realtà, quei cartelli - che sono in tutto due, sulla ventina di elementi segnaletici presenti all interno del parco - lì ci stanno da ben cinque anni. Dal maggio 2005, quando l amministrazione li fece collocare in seguito alle lamentele di alcuni cittadini. «Sì, li abbiamo messi lì per andare incontro alle esigenze della cittadinanza», spiega l attuale assessore all ambiente Silvana Arletti. Ossia? «Ossia diversi abitanti della zona si erano lamentati di alcuni comportamenti scorretti degli stranieri nella zona verde della circoscrizione, soprattutto relativi alla pulizia e all ordine pubblico. Per questo abbiamo deciso di introdurre la segnaletica in arabo: per evitare che queste situazioni potessero ripetersi e rendere chiare a tutti le regole che devono essere rispettate per vivere in comune. Sia da italiani sia da arabi». Secondo i dati Istat, Modena è tra le prime città italiane per quanto riguarda la presenza di stranieri sul territorio, anche grazie ai distretti industriali presenti nell hinterland. Che offrono molte occasioni di lavoro agli immigrati. Non solo: moltissimi, di quel 13,6 percento, sono di seconda generazione. Sono figli, cioè, di chi è arrivato in Emilia diversi anni fa. Tantissimi sono di lingua araba: quasi 4mila i regolari provenienti dal Marocco. Il problema, però, è il sommerso. «Visto che, guardando i dati Istat, Modena è la terza città d Italia per quanto riguarda la presenza di stranieri irregolari sul territorio», puntualizza Enrico Aimi. Che non disdegna la polemica: «La targa cittadina è Mo: non vorrei che qualcuno l abbia scambiata per Medio Oriente». «Ma qui non si parla di politica o di integrazione, qui si parla di ordine e civile convivenza», risponde l assessore all Am - biente Arletti. «La questione è molto più semplice: noi vogliamo solo far diffondere le regole e le modalità per rispettarle. Anche per questo, per esempio, stiamo studiando un progetto per realizzare una guida per la raccolta differenziata multilingue: così i cittadini, di qualunque nazionalità, potranno rispettare le norme comuni». Una nuova iniziativa, che si va ad unire a quelle già adottate in passato: come, per esempio, il progetto Farmacia senza frontiere del Che prevedeva un servizio di mediazione linguistica, attraverso un call center, per gli stranieri che avevano bisogno di un medicinale e non riuscivano a comunicare con il farmacista di turno. Iniziative lodevoli, quello sì. «Ma la sostanza non cambia. A Modena ci sono 120 etnie diverse - dice Aimi -. Se dovessimo inseguire tutti con cartelli nei vari dialetti trasformeremmo la città in una Babele». La polemica è destinata a continuare.

18 18 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Lo Squalo colpisce ancora Murdoch mette il dazio Un penny a notizia Mai più news gratis: il sito del Times diventa a pagamento ::: FRANCESCO SPECCHIA!!! Un penny per i tuoi pensieri, una sterlina per la tua notizia. Tutto si può dire di Rupert Murdoch, tranne che non sia in grado d infiammare una rivoluzione. Da due giorni il sito dell inglese Times, storica testata edita dalla News Co. del magnate australiano, ha chiuso i rubinetti delle notizie gratuite, ed è a pagamento. Chiamasi paywall : 1 sterlina al giorno o 2 per una settimana sono il dazio per i lettori britannici dello Squalo. Il quale, col solito approccio da caterpillar ha dato la stura alla guerrasanta controi ladri di contenuti giornalistici sul web (leggasi: Google e l allegra brigata di bloggers). Times e Sunday Times avranno due siti diversi; ora entrambi sono inglobati in un unico portale, forse per differenziare anche gli accessi a pagamento sui due giornali online. Ma la domanda che adesso sorge spontanea è: quanti lettori saranno disposti a pagare per qualcosa che -almeno inizialmentepotranno tranquillamente trovare gratis in altri luoghi della Rete? Eppoi: i suddetti lettori continueranno a cliccare sul loro sito di riferimento, anche pagando? Oppure migreranno verso alternative gratuite rafforzando, di fatto, la concorrenza che potrebbe essere premiata da inaspettate entrate pubblicitarie? Ora, Murdoch ha 79 anni, tutti vissuti con la vision dell Orson Wells di Quarto potere. È, per capirci, uno cresciuto col piombo delle linotype nelle narici e lo sferragliare della rotative nelle orecchie; e, nel bene e nel male, e ha sempre creduto nella sacralità della carta stampata. Non per nulla, solo pochi mesi fa, spese ben 80 milioni di dollari nella redazione del suo Wall Street Journal rendendola ipertecnologica come la plancia di Star Trek, nella convinzione di bruciare il diretto concorrente New York Times, la signora in grigio, pensatoio e luogo d in - contro della sinistraliberal ameri - cana. Murdoch crede nelle notizie, nei reportage e nelle inchieste; ed è convinto che il giornalismo sia, al contempo, ispirazione e traspirazione e suola da scarpe, e come tale dev essere retribuito. E questa sua convinzione ha scatenato -specie nel web, ovvioun ferocissimo dibattito. Da un recente sondaggio di Nielsen (su utenti di 52 paesi del mondo in Europa, Asia/Pacifico, Medio Oriente/Africa/Pakistan, America Latina, Nord America) sulla disponibilità degli utenti a pagare le notizie online il panorama non è ancora chiarissimo. Il 58% è contrario alle news a paga- mento su Internet; il 34% afferma che potrebbe pagare; mentre solo l 8% è già stata abbonato a quotidiani online. I disponibili ad aprire il portafoglio pongono una condizione, però: l informazione deve avere un effettivo valore aggiunto. Tradotto: si può pagare solo una informazione molto approfondita ed esclusiva, soprattutto nei settori di teatro, musica, giochi, video professionali. La notizia che i più disponibili al pagamento siano soprattutto gli MULTIMILIONARIO Rupert Murdoch ha deciso: per accedere ai contenuti online del Times bisogna pagare una sterlina al giorno o due sterline la settimana. Presto Times e Sunday Times avranno siti separati Olycom utenti sotto i 35 anni e i cosiddetti nativi digitali, è incoraggiante. Non è un caso che per la versione online del Fatto Quotidiano che partirà il 22 giugno nella versione beta -cioè non definitiva-, il neodirettore Peter Gomez sia incerto se mantenere la gratuità o valutare con attenzione il modello a pagamento, come sta facendo -unico in Italia- proprio Libero. Il Fatto vive molto sulle inchieste, e le inchieste costicchiano. E -paradosso editoriale- il partito delle notizie a pagamento sta cominciando a diventare trasversale. Non è un caso nemmeno che Carlo De Benedetti spinga L Espresso-Repubblica su quella strada: «L accesso gratuito è un opportunità straordinaria offerta da Internet. Ma l informazio - ne che approfondisce, che spiega e fa comprendere, che verifica le fonti e contestualizza, costa e, come tale, deve essere difesa. Si tratta di una struttura fondamentale della democrazia». Si tratta di vedere (oltre a Libero) chi, adesso, in Italia seguirà la coda della Squalo. Difesa del cioccolato La Lega sfida Bruxelles col partito della Nutella!!! Nutella forever. Ci tornano in mente le abbuffate di panini spalmati sopra e sotto, dopo le partite a pallone; e Nanni Moretti che ci affonda dentro in Bianca ; e Michelle Hunziker che dichiara di averci rabboccato la sua vasca Jaccuzzi, per sguazzarci in impeti di sesso selvaggio. E, allora, al diavolo i profili nutrizionali della Comunità Europea, con tutto il loro carico disvelatorio di grassi saturi, sali e zuccheri. Non basterà un etichettatura obbligatoria della Ue -fatta nel buon nome della salute - per sprofondare il mito alimentare d Italia. Ci rassicura che ieri la Lega si sia schierata con la Nutella e contro il primo sì del Parlamento Ue all introduzione, per ogni alimento, del miglior profilo nutrizionale. La storia ha un che di paradossale e commovente. TRADIZIONE A RISCHIO Il vicepresidente del gruppo Ferrero, Francesco Paolo Fulci aveva avvertito che la decisione della Ue, se confermata, poteva mettere fuori legge la Nutella; sicchè si era prodotto in una pubblica difesa delle nostre tradizioni alimentari. L indu - striale aveva osteggiato, in particolare, le disposizioni del regolamento relative ai cosiddetti profili nutrizionali, per i prodotti dieteticamente equilibrati. Il suo era un lancinante grido di dolore. Al quale ha risposto su Repubblica il presidente di Slow Food, l europeista Carlo Petrini: «Da langarolo, so bene quali possono essere i pericoli legati a un eccessivo consumo di Nutella. Conosco a menadito le nocciole e quelle che possono essere le loro splendide virtù se unite al cacao in una crema spalmabile...». Poi è arriva la Lega. Il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli ha infatti fondato il comitato Giù le mani dalla Nutella per tutelare l azienda piemontese (e giuriamo che è assolutamente vero). UN COMPLOTTO A Castelli subito si è unito il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. «Se vanno avanti operazioni di questa natura» ha commentato il viceministro «occorrerà mettere la scritta Nuoce gravemente alla salute sul Parlamento Europeo. Qualcuno in passato disse che a pensare male si fa peccato, ma molto spesso si indovina, ebbene, è solo dello scorso anno il sondaggio secondo il quale Ferrero è risultato il marchio più affidabile in tutto il mondo, superando ogni altra compagnia, non solo alimentare. Guarda caso, il Parlamento Europeo interviene per cercare di minarne l immagine ora...». Guarda caso. Castelli non era così preso dai tempi della sua riforma della Giustizia: «del dirigismo di Bruxelles non se ne può più». Non se ne può più. A memoria di cronista solo un altro parlamentare si esercitò sul tema: era Clemente Mastella che giustificò il suo elefantiaco bacino di voti dichiarando modestamente: «...È che Mastella fa rima con Nutel - la e la gente si confonde». Potenza della Nutella. Che, come la politica, e scura, fa ingrassare e dà dipendenza. F.SPE.

19 19 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Hamas vuole l eliminazione del blocco Israele cede e allenta l embargo a Gaza La linea di Peres vince su quella di Netanyahu, permesso il passaggio di generi alimentari e beni a uso civile ::: CARLO PANELLA!!! Il governo di Gerusalemme ha deciso di allentare il blocco della Striscia di Gaza stabilito nel 2007 e di permettere il passaggio di nuovi prodotti (altri alimentari, giocattoli, cancelleria, utensili da cucina, materassi e asciugamani), di facilitare l in - gresso di «beni a uso civile e di materiali per progetti civili» e di «ampliare in modo controllato l'ingresso di materiali (come cemento e ferro) per progetti civili che sono sotto supervisione internazionale» (il blocco del materiale edile era motivato dal fondato timore che servisse per la costruzione di postazioni militari). La decisione è stata salutata con estremo favore da Franco Frattini, con grande interesse da Catherine Ashton, responsabile della politica estera della Ue, mentre il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner l ha definita «insufficiente». Ovviamente, Hamas l ha rigettato l apertura come propaganda e pretende sempre la cessazione totale del blocco. Naturalmente Israele ha reiterato la richiesta che la comunità internazionale si faccia carico ora di fare pressioni su Hamas perché liberi il caporale Gilad Shalit, rapito su suolo israeliano nel 2006 e detenuto in spregio ad ogni convenzione internazionale da un governo palestinese della Striscia di Gaza che si comporta come una banda di gangster, rifiutando persino le visite della Croce Rossa. Richiesta che difficilmente troverà orecchie attente in un Europa che fa finta di credere che le situazione a Gaza sia in - tollerabile (come dice Barack Obama) o addirittura che vi siano fame e malattie non curate, come affermato falsamente da quasi tutti i media mondiali (con le poche lodevoli eccezioni in Italia). Falsità, smentite dallo stesso Bassam Naim, ministro della Sanità di Hamas, che giorni fa, a proposito di un carico di mayonese inviato dagli Usa nella Striscia ha dichiarato: «A Gaza abbiamo numerose qualità di generi alimentari, possiamo anche esportarli negli Stati Uniti a ::: DISPOSIZIONI APERTURA Secondo le nuove disposizioni fornite alla polizia a Gaza, sarà aumentato «l'afflusso dei materiali per i progetti civili che sono sotto la suprevisione internazionale». Israele continuerà invece ad applicare i protocolli di sicurezza esistenti al fine di evitare un «afflusso di armi e di materiale bellico» IL RILASCIO Israele «si aspetta che la comunità internazionale lavori per l'immediato rilascio di Gilad Shalit», il caporale catturato da Hamas nella Striscia di Gaza nel giugno del ::: IN DISCUSSIONE In discussione non tanto il premier Netanyahu ma il suo ministro degli Esteri, il super falco Avigdor Libermann. Al suo posto potrebbe arrivare Tipzi Livni LaPresse prezzi simbolici. Non vogliamo la mayonese di Obama, non vogliamo l elemosina». Naturalmente Israele non attenuerà il blocco navale, per impedire che oltre agli attuali missili e razzi di cui già Hamas dispone (ne ha lanciato centinaia contro le città israeliane facendo una decina di morti e centinaia di feriti), si aggiungano altre armi. In questo senso ha avvisato che tratterà le navi di pseudo pacifisti libanesi e iraniani in rotta verso Gaza per violarne il blocco, come «atto ostile di paesi nemici». La svolta di ieri riveste un grande significato politico - al di là del dato materiale - perché indica che Netanyahu si è finalmente reso conto di non potere più reggere l isolamento internazionale che la sua politica eccessivamente aggressiva ha provocato. Senza peraltro ricordare che, dopo la non vittoria nella guerra del Libano del 2006, per la prima volta Israele era stato costretto a affidare parte della sua sicurezza nazionale nel sud Libano anche ai militari francesi e italiani di Unifil. Questa svolta è stata sempre ignorata da Netanyahu, ma è ben presente al capo dello Stato Simon Peres, che da giorni esercita sempre più forti pressioni sull esecutivo, perché prenda atto di avere superato la soglia di guardia delle critiche internazionali, anche da parte di Paesi amici. Alcuni analisti sostengono addirittura che Peres sia così preoccupato da dispiegare la sua moral suasion per fare entrare nell esecutivo Kadima di Tipzi Livni, emarginando così l in - fluenza del super falco Avigdor Libermann, attuale ministro degli Esteri. Intervento Ebrei senza patria ma col diritto di voto: sogno irrealizzabile ::: ANGELO PEZZANA!!! Tutto si potrà rimproverare ad Alain Elkann, quando sul sito francese di Bernard- Henri Lévy ha invitato gli ebrei della diaspora a diventare cittadini di Israele, tranne l ac - cusa di aver voluto evitare un problema che riguarda un po tutti gli ebrei che vivono fuori dallo Stato ebraico, quello della appartenenza. A differenza di quello che abitualmente si crede, gli ebrei non hanno soltanto una religione in comune - poco importa se osservanti o meno - ma, ancora più determinante e identitaria è l appartenenza al popolo ebraico, non conta dove uno vive e che passaporto ha in tasca. Gli ebrei sono un popolo, con in più il fatto che dal 14 maggio 1948, hanno di nuovo il proprio Stato, Israele. LA SALITA A SION Chi sostiene che tutto si risolverebbe con il ritorno in massa degli ebrei in Terra d Israele, dice una mezza verità. Teoricamente è possibile, in pratica no, dopo duemila anni di dispersione in tutto il mondo, un nuovo sradicamento presenta, per coloro che continuano a viverne lontano, problemi che richiedono diverse generazioni per poter essere risolti con una alià (la salita a Sion, il ritorno) di massa. Israele ha oggi circa sette milioni di abitanti, dei quali circa sei ebrei, nel resto del mondo il numero è quasi eguale, preponderante negli Stati Uniti con circa cinque milioni. È indubbio che Israele ha un posto particolare in ogni ebreo, poco importa chi è al governo della Knesset, persino le divisioni tra laici e religiosi, così forti da mandare all aria i governi, si ricompongono quando un pericolo minaccia la sicurezza di tutti, e il sentirsi ebreo, qui o là, ritorna ad essere il collante che tiene unito un popolo. IL PESO DEI NUMERI Ma, ha scritto Elkann, sei milioni sono la metà di dodici, se i cittadini d Israele fossero il doppio, anche il peso dello Stato raddoppierebbe, chi vive in altri Stati potrebbe continuare a viverci, ma con un diverso senso di responsabilità, «i nostri nemici e detrattori ci rispetterebbero di più, se fossimo tutti uniti nell idea che Israele e gli ebrei sono una cosa sola», ha dichiarato, aggiungendo che non è indispensabile che tutti debbano andare a vivere in Israele, potrebbero andarci ogni tanto, ma intanto potrebbero esercitare, tra gli altri, anche il diritto di voto, sentendosi così parte integrante della società israeliana. È stato sicuramente per amore di Israele che Elkann ha pensato a questo progetto, quasi un omaggio ai forti sentimenti sionisti di sua madre, al cui ricordo ha dedicato l ultimo libro dal titolo Nonna Carla, ma l amore, quando affronta la realtà, rischia grosso. Come si può votare per il governo di uno Stato, quando si vive in un altro? Gli ebrei della diaspora vivono in Stati nei quali il servizio militare è da tempo non più obbligatorio, e l ultimo ricordo di una guerra è fermo al In Israele no, tutti, uomini e donne, fanno il militare, dal 48 più di ventimila giovani non hanno fatto in tempo a vivere la loro vita perchè sono stati uccisi dagli arabi per difendere la loro patria. Chi vive in un paese dove la guerra la vede solo al cinema, imbraccerà un fucile se Israele chiama? Da lontano, pur con tutta la dedizione e l amore possibile, le parole hanno un significato diverso. Ha scritto Amos Oz in quel bellissimo romanzo Storie di amore e tenebra : «Noi gli spareremo, se verranno a spararci addosso, non perché sono un popolo di assassini, ma per la semplice ragione che anche noi vogliamo vivere, e per la altrettanto semplice ragione che non solo loro, ma anche noi vogliamo una patria». SACROSANTO ORGOGLIO Il dialogo è una gran bella cosa, ma se qualcuno minaccia di ucciderti, non hai scelta, devi difenderti, ed allora devi conoscere bene quelli ai quali dovrai delegare il tuo futuro e quello dei tuoi figli. Accetterà Israele di farsi guidare politicamente da un 50% che vive al di fuori dei suoi confini? La proposta è però provocatoriamente interessante, come l ha definita anche Bernard- Henri Lévy, pur senza condivderla, questo voler sentire più forte il legame con Israele, potrebbe contribuire a rendere meno ambiguo il rapporto degli ebrei della diaspora con lo Stato ebraico. Invece di cercare spesso elementi che ne specifichino le differenze, allontanando anche il solo sospetto che si tratti di una patria comune, il siamo tutti israeliani di Elkann può riportare a galla quel sacrosanto orgoglio che tutti hanno provato quando David Ben Gurion, nell or - mai lontano 14 maggio 1948, proclamò la nascita dello Stato di Israele. TURCHIA Ankara congela contratti militari con Tel Aviv La Turchia ha deciso di congelare tutti i progetti di collaborazione e i contratti nel settore militare e della difesa con Israele. La decisione è stata presa dal Comitato di attuazione per l'industria della difesa (SSIK), riunitosi ieri sotto la presidenza del premier Recep Tayyip Erdogan, e che riguarda 16 accordi in vigore tra Turchia e Israele. Sono stati esplicitamente esclusi, invece, i contratti sottoscritti dalle società private dei due Paesi. Il provvedimento è stato preso in seguito all'attacco israeliano del 31 maggio alla Freedom Flottilla per Gaza, che ha provocato la morte di otto attivisti turchi e uno statunitense di origine turca, e segue il richiamo in patria dell'ambasciatore turco a Tel Aviv. Tra i contratti congelati si contano un progetto di ammodernamento di aeroplani e carri armati dal valore di 757 milioni di dollari, un progetto missilistico da 1,5 miliardi, la vendita per cinque miliardi di dollari di mille carri armati israeliani Merkava Mark III. Congelati anche i progetti di collaborazione nel settore della formazione, come quello che prevedeva l'invio in Israele di un gruppo di piloti turchi di F16. Sono state annullate tutte le esercitazioni militari congiunte e la Turchia non concederà il suo spazio aereo per il transito di velivoli militari dello Stato ebraico. Anche un accordo nel settore della cooperazione contro il terrorismo è stato congelato unilateralmente da Ankara.

20 20 Venerdì 18 giugno 2010 commenta su Piaga in crescita Record di fannulloni in Gran Bretagna Uno su tre non lavora Tra disoccupati, ora 2,47 milioni, studenti e invalidi gli inattivi sono 11 milioni. E tra i ricchi, le donne sono più dei maschi ::: ALESSANDRO CARLINI LONDRA!!! Girando per le vie di Londra alle undici di giovedì mattina viene da chiedersi: ma tutta questa gente fra i 20 anni ei40 non lavora? La risposta è arrivata dalle pagine del tabloid Sun, che ha semplicemente riportato le statistiche del Regno Unito appena pubblicate, tra le quali una che sancisce il sorpasso delle donne sugli uomini in fatto di ricchezza: il 51% dei cittadini con almeno mezzo milione da investire sono signore. Sicuramente tanti che si vedono nelle vie del centro o nei quartieri trendy dell'east London, come Shoreditch e la zona di Broadway Market, appartengono a quell'esercito di nullafacenti che affolla la Gran Bretagna. Ed è facile incappare in uno di loro perché sono tanti, tantissimi: quasi 11 milioni quindi il 28% della popolazione in età lavorativa non hanno un posto di lavoro. Bisogna ricordare che gli ultimi dati sulla disoccupazione fanno emergere un aumento di 23 mila senza lavoro, per un totale di 2,47 milioni di persone. A questi si devono aggiungere gli economicamente inattivi - fra cui studenti e invalidi in aumento di 29 mila unità, per un totale (da record) di 8,19 milioni di persone. Si concentrano soprattutto a Londra, quella che è considerata la Mecca dei fannulloni europei e spesso mondiali. Il paradiso dei sussidi pubblici è infatti a portata di tutti, che possono così fingere di essere dicono tutti così artisti incompresi o musicisti che stanno per sfondare. Ma in realtà paga mamma Gran Bretagna, sotto forma di sussidi che coprono praticamente tutte le spese, casa inclusa. Ma la pacchia, costruita ad arte negli anni del New Labour, che ha preferito svuotare le finanze pubbliche assicurando una pace sociale comprata a suon di miliardi di sterline, potrebbe presto finire col nuovo governo di coalizione fra Conservatori e Liberaldemocratici. Il premier David Cameron ha già detto che questo sistema ha i giorni contati. A partire dalla prossima finanziaria, con cui si vogliono raccogliere 20 miliardi di sterline, fra tagli alla spesa e aumenti di tasse. Cameron ha promesso che metterà mano al sistema dei sussidi e, secondo gli economisti del Regno, taglierà di colpo circa 50 mila posti nel settore pubblico, cresciuto a di-. UN BIG BEN PER CAPPELLO Come ogni anno le signore dell alta società inglese riunite al Royal Ascot, uno degli appuntamenti ippici più attesi oltremanica, hanno stupito per i loro stravaganti cappelli. La dama nella fotografia ne sfoggia uno fatto in Lego a forma di Big Ben, sicuramente originale ma anche brutto e pesante smisura sempre nella decade del Labour. Ne sono bastati in realtà solo due di anni ai laburisti, per assumere ben 330 mila dipendenti pubblici arrivando a un totale di sei milioni, forse un record mondiale di crescita in questo settore, che ora viene additato come onta nazionale e una delle cause del tracollo delle finanze pubbliche ma che un tempo era citato dai politici di sinistra come grande risultato da usare in campagna elettorale. Così ieri è arrivato l'annuncio di un altro taglio a quel sistema, con 12 progetti del precedente governo annullati, con un risparmio complessivo di due miliardi di sterline e ne sono stati sospesi altrettanti che costavano in tutto 8,5 miliardi di sterline. «Siamo determinati ad attaccare l'enorme deficit di bilancio e la cattiva gestione finanziaria dell'ultimo decennio», ha detto il sottosegretario al Tesoro, Danny Alexander. «A seguito delle infelici scelte del precedente governo, ho deciso di annullare alcuni progetti che non sono in sintonia con le nostre priorità e di sospenderne altri», ha aggiunto, precisando che si tratta di grandi progetti pubblici in diversi settori: cultura, sanità e incentivi all'occupazione. NEGLI STATI UNITI Fermato un aereo con un carico di 60 teste umane LITTLE ROCK (USA) Maca - bra scoperta negli Stati Uniti. Al punto che si potrebbe pensare a un film dell orro - re. E giallo in Arkansas, dopo il ritrovamento di decine di teschi in una scatola intercettata per caso all aeropor - to di Little Rock. Ieri, secondo quanto riferisce il network televisivo Nbc, un dipendente della Southwest Airlines si è ritrovato davanti a una scatola che era stata imballata in modo anomalo e non era stata etichettata secondo la procedura appropiata. Per questo si è rifiutato di imbarcarla. Il carico doveva arrivare a un centro di ricerche mediche a Fort Worth, in Texas. E invece è stata aperto lì, in aeroporto. Ed ecco la orribile scoperta: il pacco conteneva resti umani, tra i 40 e i 60 crani. Subito si è deciso di allertare la polizia dell Arkansas che ha aperto un inchiesta. Destinatario del carico era la Medtronic, un centro di ricerche texano. Dal quale assicurano che è tutto regolare e che i teschi - 4 crani completi e 40 coppie di ossa parietali e blocchi acustici - servono per studi. Il fornitore, fallito da sei mesi per la revoca della licenza, afferma che tutto è stato fatto nel rispetto delle regole, mentre la società che ha spedito i crani, la Jls Consulting con sede a Wynne in Arkansas, sostiene che tutto è in regola e che sta fornendo la documentazione richiesta dalle autorità. La polizia di Little Rock, però, sospetta un traffico irregolare di resti umani e ha deciso di approfondire l indagine. Secondo il coroner della contea di Pulasky, Garland Camper, non è da escludere «che ci sia un mercato nero di cadaveri o di elementi di corpi umani finalizzato alla ricerca. O forse anche per altri fini». Il caso nel Sud Carolina Povero e nullafacente ma candidato a senatore COMUNE DI PARMA SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE Risultati di concorsi di progettazione/idee Si rende noto il risultato del concorso di progettazione indetto ai sensi dell art. 109, comma 1, del D.lgs. n. 163/2006 e s.m., concernente la Riqualificazione Urbana dell area Nord-Ovest di Parma. A seguito dell aggiudicazione definitiva avvenuta con Determinazione Dirigenziale n del 11/05/2010 si è confermata la seguente graduatoria: -Studio Tecnico ABDR Architetti Associati (capogruppo) Roma -1 classificato- -Skidmore Owings and Merril INC. (capogruppo) Londra REGNO UNITO - 2 classificato -Politecnica ingegneria ed architettura SC (capogruppo) Modena 3 classificato Si rende noto inoltre il risultato di tre concorsi di idee indetti ai sensi dell art. 108 del D. lgs. n. 163/2006 e s.m., art. 58 D.P.R. n. 554/1999 e s.m.: Concorso di idee Riqualificazione urbana dell area Ex -Salamini : A seguito dell aggiudicazione definitiva avvenuta con Determinazione Dirigenziale n del 11/05/2010 si è confermata la seguente graduatoria: -Società di ingegneria Corvino+Multari srl (capogruppo) Napoli -1 classificato- -Dott. Arch. Andrea Gerosa (capogruppo) Como-2 classificato- -Prof. Arch. Carlo Quintelli (capogruppo) Parma - 3 classificato- Concorso di idee Riqualificazione urbana dell Oltretorrente della Città di Parma : A seguito dell aggiudicazione definitiva avvenuta con Determinazione Dirigenziale n del 21/05/2010 si è confermata la seguente graduatoria: -SB Bargone Associati (capogruppo) Roma -1 classificato- -Arch. Haig Uluhogian, Parma -2 classificato- -Arch. Maria Augusta Mazzarolli (capogruppo) Asti- 3 classificato- -Prof. Arch. Riccardo Dell Osso (capogruppo) Milano - 4 classificato- Concorso di idee Riqualificazione urbana Area Via Trento : A seguito dell aggiudicazione definitiva avvenuta con Determinazione Dirigenziale n del 21/05/2010 si è confermata la seguente graduatoria: -MBM Arquitectes SLP (capogruppo) Barcellona SPAGNA -1 classificato- -Prof. Arch. Riccardo Dell Osso (capogruppo) Milano -2 classificato- -Arch. Fabio Casiroli (capogruppo) Milano - 3 classificato- Maggiori informazioni sono pubblicate sulla GURI n 67 del 14/06/2010 e sul sito Parma, 18 giugno 2010 Il Responsabile del procedimento Arch. Tiziano Di Bernardo ::: GLAUCO MAGGI NEW YORK!!! Alvin Greene, democratico afro-americano di Florence, Sud Carolina, ha vinto con il 60% dei voti le primarie senatoriali del suo partito e si appresta a novembre a sfidare il senatore repubblicano in carica per lo Stato sudista, Jim De Mint. Dov è la notizia? È che Greene è un candidato senza speranze, senza soldi, senza lavoro. E che non ha speso un dollaro per fare la campagna elettorale. L unica "esperienza" degna di nota nella sua carriera è che nel novembre del 2009 sarebbe stato arrestato per aver mostrato immagini pornografiche ad una studentessa della Università della Sud Carolina, e aver poi cercato di entrare nella sua camera al dormitorio. In tribunale, ha chiesto l'avvocato Alvin Greene pubblico non avendo i soldi per uno di fiducia. Da chi abbia avuto i 10mila dollari necessari per iscriversi alla competizione che ha regolarmente versato in marzo non si sa, perché Greene ha tempo fino ad agosto per compilare la documentazione personale richiesta dalla Commissione federale per le elezioni. Il candidato battuto è Vic Rawl, un giudice che è stato anche un deputato della Camera statale dello Stato, e i vertici del partito, scioccati dall esito del voto, sospettano un complotto del partito avversario. Ma i repubblicani che sono andati al voto per le primarie del proprio partito in quello stesso giorno sono stati , oltre il doppio dei democratici, oltre 100mila dei quali hanno poi indicato Greene. Che ci siano stati tanti repubblicani "machiavellici" da non partecipare alle proprie primarie per far vincere un improbabile avversario nella corsa al Senato è quindi numericamente quasi impossibile, oltre che politicamente non necessario. De Mint è già in carica da tempo in uno stato solidamente repubblicano, è ben noto e avanti nei sondaggi contro Rawl, ed il momento in generale nel Paese non è sicuramente felice per gli obamiani. E allora? Una banale spiegazione è che, essendo il primo della lista, Greene abbia goduto della rendita di posizione tra il pubblico disattento e già rassegnato dei democratici. Un altra è l accusa senza alcun indizio, avanzata da un giornalista ultrasinistro inviperito, Keith Olbermann di Msnbc, che i repubblicani abbiano truccato le macchine per la conta delle schede. Fino al 15 luglio i democratici hanno tempo di iscrivere come indipendente un loro rappresentante con maggiori chance, e stanno raccogliendo le 10mila firme.

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