Sentenza n. 85/2015 pubbl. il 07/01/2015 RG n. 268/2014 Repert. n. 85/2015 del 07/01/2015

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1 N. R.G. 268/2014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE ORDINARIO di MILANO SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA A CIVILE Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Fernando Ciampi ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 268/2014 promossa da: ANTONELLA MUSSO (C.F. MSSNNL74E53H269R), con il patrocinio dell avv. PICCININO JOELLE ROSANNA, elettivamente domiciliato in VIA FONTANA 22 MILANO presso il difensore avv. PICCININO JOELLE ROSANNA AUTOLAVAGGIO M.A. DI MUSSO ANTONELLA (C.F. MSSNNL74E53H269R), con il patrocinio dell avv. PICCININO JOELLE ROSANNA, elettivamente domiciliato in VIA FONTANA 22 MILANO presso il difensore avv. PICCININO JOELLE ROSANNA contro ATTORE MASSIMILIANO GIURGIOLA (C.F. GRGMSM69H12F205X), con il patrocinio dell avv. BELLOFIORE BRIOTTONE ALESSANDRO, elettivamente domiciliato in VIA BORGONUOVO, MILANO presso il difensore avv. BELLOFIORE BRIOTTONE ALESSANDRO CONCLUSIONI CONVENUTO Le parti hanno concluso come da fogli allegati al verbale d udienza di precisazione delle conclusioni. pagina 1 di 5

2 Concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione Ritiene questo Giudice che le pretese dell'opponente siano infondate e meritino, pertanto, di essere respinte, unitamente all'accoglimento delle domande dell opposta. Si discute, in giudizio, dell assunto di parte opponente di preteso inadempimento, da parte dell opposta, di un contratto preliminare di cessione d azienda, con accertamento del diritto di ritenzione del versato deposito cauzionale; si discute, altresì, delle domande della parte opposta di accertamento di avverso inadempimento e conferma del decreto relativo alla restituzione del versato deposito cauzionale. Risulta pacifico in giudizio: 1 ) che, tra le parti, sia stato stipulato, in data , un contratto preliminare di cessione, dall opponente all opposta, di un azienda (autolavaggio in Pantigliate - Milano), della quale veniva assicurata la perfetta regolarità rispetto alle necessarie licenze amministrative; 2 ) che il prezzo pattuito fosse di ,00 e che la parte opposta abbia versato un deposito cauzionale di ,00; 3 ) che, successivamente, parte opposta abbia contestato all opponente il fatto che l autolavaggio fosse privo della necessaria autorizzazione allo scarico delle acque e, ritenendo risolti gli impegni contrattuali, abbia chiesto la restituzione del versato deposito cauzionale senza ottenerlo; 4 ) che parte opposta abbia, quindi, richiesto ed ottenuto un decreto ingiuntivo esecutivo, di cui si dibatte in questa sede di opposizione. Tale essendo il quadro dei fatti pacifici in giudizio, si discute, poi, principalmente, tra le parti, sul se l autolavaggio di cui è causa potesse legittimamente riversare (come incontestatamente ha sempre fatto) le proprie acque reflue negli scarichi fognari pubblici delle acque domestiche e meteoriche (così come sostiene l opponente), ovvero dovesse riversarle in scarichi appositi o, comunque, dovesse essere munito di una specifica autorizzazione al riguardo (così come sostiene l opposto); pagina 2 di 5

3 si controverte, pertanto, su quale delle contraenti parti debba essere fatta ricadere la responsabilità di inadempienza agli impegni contrattuali assunti. Ritiene questo Giudice che l inadempimento de quo debba essere ascritto alla parte opponente. Nella specie va richiamato, invero, il disposto dell art.137,1,dlgs n.152/2006 circa il divieto, penalmente sanzionato, di immettere negli scarichi pubblici le acque reflue industriali, senza apposita autorizzazione; va richiamato, inoltre, il costante indirizzo giurisprudenziale del Supremo Collegio Penale secondo cui le acque reflue provenienti da attività di autolavaggio sono state ricondotte alle acque reflue industriali (Sent Alibrando); ne consegue, quindi, che parte attrice, essendo incontestatamente priva di autorizzazione ad immettere negli scarichi pubblici le proprie acque reflue, non poteva cedere iure un impianto in situazione di grave irregolarità amministrativa e penale. Assume, peraltro, la stessa parte attrice che il proprio impianto sarebbe dotato di un efficiente sistema di depurazione dei reflui, ben immettibili, quindi, negli scarichi fognari pubblici delle acque domestiche e meteoriche. Ritiene questo Giudice che tali affermazioni siano un indiretta conferma, da parte dello stesso opponente, dell irregolarità del proprio impianto: appare chiaro, infatti, che, per un verso, le acque reflue dell impianto in questione non potessero essere direttamente immesse nelle pubbliche fogne, ma necessitassero di una previa depurazione; appare altrettanto chiaro, poi, che il controllo circa l adeguatezza e la funzionalità dell impianto di depurazione avrebbe dovuto essere effettuato, non dal privato utente, bensì dal gestore dell impianto pubblico fognario (Amiacque srl), il quale avrebbe, a seguito di ciò, dovuto rilasciare debita autorizzazione all immissione dei reflui di cui è causa. pagina 3 di 5

4 Assume, ancora, la parte attrice che l autorizzazione de quo avrebbe dovuto considerarsi implicita nell attestato di agibilità rilasciato dal Comune a seguito delle opere licenziate, ma tale ulteriore assunto risulta, secondo questo Giudice, anche meno pregevole del precedente: invero l attestazione di agibilità in questione riguarda, all evidenza, l aspetto edilizio e non l aspetto funzionale delle realizzate strutture. Da quanto sin ora detto sull assoluto difetto di fondamento delle richieste dell opponente e circa la fondatezza degli assunti della parte opposta relativamente all irregolarità dell impianto ed alla legittimità del comunicato recesso dagli impegni contrattuali, consegue, poi, l accoglimento della domanda di conferma dell impugnato decreto relativo alla restituzione dell incontestatamente versato deposito cauzionale. Queste considerazioni hanno convinto il Tribunale dell infondatezza delle pretese dell opponente e ne giustificano il rigetto, unitamente all'accoglimento delle domande di parte opposta. La condanna al pagamento delle spese di giudizio segue la soccombenza (art. 91 c.p.c.): si ritiene equo liquidare tali spese, a favore di parte opposta, in 7.000,00 per compensi. Le suesposte ragioni di rigetto della domanda rendono, infine, evidente la temerarietà della promossa lite da parte di un soggetto che, non solo ha omesso di onorare tutte le assunte obbligazioni circa la perfetta regolarità dell impianto rispetto alle necessarie licenze amministrative, ma ha anche trattenuto un deposito cauzionale indebitamente interpretato come caparra. Ciò, peraltro, non giustifica solo la soccombenza per le spese ai sensi dell art.91 c.p.c. e rende insufficiente il mero ristoro degli oneri economici sopportati per la difesa da parte di un legale. Come è noto, infatti, la parte che debba sostenere una lite va incontro ad una serie di disagi quali, a titolo di esempio, l apprensione connessa all incertezza del giudizio, la perdita di tempo e di danaro per la ricerca di documentazione probatoria difensiva e per la consultazione del proprio legale, ecc...: ove tali aggravi siano, non quelli normali, frutto di una normale dialettica processuale, ma quelli particolarmente ampliati ed odiosi connessi ad una subìta aggressione con una lite del tutto temeraria, pagina 4 di 5

5 quale quella di specie, ben risulta fondata la richiesta di risarcimento ex art 96 c.p.c. ed, in mancanza di una precisa prova sull ammontare del danno, questo può sicuramente essere liquidato secondo equità (Cass.ord.n.20995/11). Nel caso di specie, avuto riguardo al valore della controversia ed alle altre peculiarità della stessa, appare equo liquidare tale danno in 2.000,00 attuali e comprensivi di interessi. P.Q.M. Il Tribunale, definitivamente pronunciando sulle domande, respinta ogni altra richiesta ed eccezione; rigetta le domande di parte opponente; accoglie le domande riconvenzionali di parte opposta e, per l'effetto, conferma l'opposto decreto con l accordata provvisoria esecutorietà; condanna la parte opponente a rimborsare alla parte opposta le spese del presente giudizio complessivamente liquidate in 7.000,00, oltre accessori ed a risarcire i danni da lite temeraria in 2.000,00. Cosi' deciso in Milano il 7 gennaio IL GIUDICE pagina 5 di 5