Le formazioni sociali e il terzo settore

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1 Le formazioni sociali e il terzo settore Giacomo Panizza, Occhi aperti sul lavoro sociale, pp Le formazioni sociali, nella Costituzione italiana (artt. 2,18,29,39,45,49,118), sono riconosciute agenti di solidarietà e sussidiarietà, di partecipazione a costruire sicurezza sociale, di diritti e doveri civili, politici e sociali. Questa soggettualità non è riconosciuta solo nel caso che le politiche e i servizi sociali non funzionino, ma a prescindere. Importanti leggi nazionali regolamentano aspetti giuridici e operatività delle varie formazioni sociali e della società organizzata. Qui trattiamo degli Enti del cosiddetto Terzo sistema o Terzo settore (ETS) in base alla Legge n. 106 del 2016 e Decreti relativi. Il terzo settore organizzato in Ente è riconosciuto non nell ottica prestazionistica (lib) né nell ottica funzionalistica (lab); non è inteso solo in senso contrario al profit cioè come non for profit o inferiore o subordinato degli altri due settori. Viene inteso come soggetto di tutela dei diritti sociali, e come entità giuridica e responsabile con un ruolo attivo promotore di cittadinanza, di diritti e di doveri. È complementare, vi è pari dignità tra i tre settori, poiché congiuntamente orientati e necessari alla realizzazione del bene della persona e del bene comune. I tre settori Primo Settore: Lo Stato = regola e garantisce la cittadinanza, opera per raccogliere e redistribuire (+ rendere, responsabilizzare, rigenerare) Secondo Settore: Il Mercato = è sottoposto a meccanismi e regole della produzione di beni, costi, loro circolazione Terzo Settore = Gli Enti del Terzo Settore (ETS). «Per Terzo Settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuità o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche». (L. 106/2016, art. 1) Per essere Enti del Terzo Settore (ETS), con particolare trattamento fiscale, occorre avere almeno i seguenti 4 requisiti: 1) possedere una forma giuridica di associazione (con patrimonio minimo di Euro), o di fondazione (con patrimonio minimo di Euro) (non statale, statuto, registrazione, ecc.) 2) svolgere in maniera esclusiva, o quantomeno principale, una o più attività di interesse generale previste dalle 27 voci dell Art. 5 del Codice del TS (e analogamente, per le Imprese sociali, quelle previste dall art. 2 del d.lgs 112/2017) 3) perseguire, senza scopo di lucro, esclusivamente attività civiche, solidaristiche e di utilità sociale 4) essere iscritti nel Registro Unico Nazionale - Run), (tranne le Imprese sociali, che si iscrivono nel Registro delle imprese) NB = la democraticità organizzativa, il divieto di distribuzione di utili ai soci, ecc., non sono cogenti per tutti gli enti (es. le Fondazioni e le Imprese sociali) 83

2 Riferimenti normativi per ETS Tipologia giuridica, civilistica e organizzativa Associazione riconosciuta art. 12 e artt c.c. Associazione non riconosciuta artt c.c. Fondazione art. 12 e artt c.c. Comitato artt c.c. Cooperativa sociale (A e B) L. n. 381/1991 Associazione di promozione sociale L. n. 383/2000 Organizzazione di volontariato L. n. 266/1991 Organizzazione non governativa L. n. 49/1987 Società di mutuo soccorso L. n. 3818/1886 Enti ecclesiastici L. n. 222/1985 Associazione Sportiva dilettantistica L. n. 106/2016 Impresa sociale L. n. 118/2005 D.lgs. n. 155/2006 L. 106/2016 (Cfr. anche il D.lgs. n. 460/1997 sulle Onlus) Numero di Istituzioni non profit attive. Valori assoluti e percentuali. Anni 2015 e 2011 Gli ETS sono organizzazioni che hanno relazioni attive e promozionali con diversi portatori di interessi diretti e indiretti, interni e esterni (stakeholder). Enti non profit o no profit (senza scopo di lucro o di profitto) non significa che debbano essere realtà operative in perdita: si è obbligati a far tornare i conti umani, sociali ed economici, occorre garantire e risponderne. Occorre rendere conto dell economia, degli aspetti fiscali, della gestione contabile, consulenze legali, accesso informazioni, gestione archivi e privacy, raccolta fondi, ecc. Trattasi di una sorta di enti di imprenditori intraprendenti. Il senza scopo di lucro sta nella mission, pertanto si potrebbe anche utilizzare la dizione primigenia per intero: not for profit. (Non profit o Terzo settore o Privato sociale, Organizzazioni non governative, Organizzazioni non profit, Fondazioni, Comitati, eccetera: unificabili in Organizzazioni della società civile. Importante per ogni ente operativo, e obbligatorio per taluni, è fare il bilancio sociale nei settori dell assistenza, sanità, sport, ambiente, scuola, tutela diritti, ricerca, pari opportunità, formazione risorse umane, commercio equo e solidale, ecc. E anche nel mercato dei beni e dei servizi. Il bilancio sociale è strumento per la promozione della responsabilità sociale delle organizzazioni sociali che mirano a diffondere benessere comunitario. Esso è uno strumento utile a rendere conto dei risultati e dei valori promossi, e permette di sviluppare la pratica della valutazione rispetto al merito non ché ai processi di lavoro adottati, e favorisce l apprendimento circa il funzionamento delle organizzazioni. 84

3 Varie forme del TS Le organizzazioni di volontariato, (OdV), approvate dalla legge 266/1991 e ridefinite dalla Riforma del TS (L. 106/20126), sono enti costituiti da persone socie in numero non inferiore a nove oppure da almeno cinque OdV. Prestano attività indicate nell art. 5 del nuovo Codice del Terzo settore, prevalentemente rivolte a terzi. «Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, per il tramite di un ente del Terzo settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà». (Codice del TS, art. 17) Le associazioni di promozione sociale, definite nella legge 383/2000, sono «associazioni riconosciute e non riconosciute, movimenti, gruppi e loro coordinamenti o federazioni costituiti al fine di svolgere attività di utilità sociale a favore di associati o di terzi, senza finalità di lucro e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati». L attività prevalente, ma non esclusiva, è rivolta verso i propri associati ovvero a scopo interno. Le imprese sociali, definite dall articolo 1 Dlgs 155/2006 sono «organizzazioni private senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale un attività economica di produzione e di scambio di beni e servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale». (Vedi articoli 1 e 2 Dlgs 155/2006). Sono incluse nelle imprese sociali anche le cooperative sociali, definite dalla legge 381/1991, con lo scopo di svolgere attività di utilità sociale a favore di associati o di terzi, senza finalità di lucro e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati. Perseguono l interesse generale della comunità alla promozione umana e all integrazione sociale dei cittadini attraverso: Tipo A) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi; Tipo B) lo svolgimento di attività diverse (agricole, industriali, commerciali o di servizi) finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Esse si configurano come attività di imprenditoria sociale con finalità di promozione e integrazione sociale. Le Reti associative. Sono associazioni riconosciute che, in Italia, sono composte da almeno 500 Enti del Terzo settore, oppure da 100 fondazioni con sedi in almeno cinque regioni o province autonome, aventi lo scopo di coordinamento, tutela, rappresentanza, promozione e sviluppo degli enti associativi e di accesso ai fondi per i progetti innovativi. Le Società di mutuo soccorso. Vedi Codice Civile. Gli enti filantropici. Vedi Codice Civile. Le associazioni sportive dilettantistiche (ASD). Vedi Codice civile e leggi sullo sport. Ogni altro Ente riconosciuto in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, e anche le Fondazioni. 85

4 Sezioni del Registro Unico degli Enti di Terzo Settore ETS Organizzazioni di volontariato Associazioni di Promozione Sociale Enti filantropici Imprese sociali Reti associative Società di mutuo soccorso Altri Enti del Terzo Settore Livello di autonomia Piena autonomia giuridica ed economica Piena autonomia giuridica ed economica A responsabilità limitata A responsabilità limitata A responsabilità limitata Piena autonomia giuridica ed economica Secondo natura giuridica Dipendenti e Volontari delle istituzioni non profit per settore di attività prevalente. Valori assoluti e percentuali anno

5 DECRETO LEGISLATIVO 3 luglio 2017, n Codice del Terzo settore, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera b), della legge 6 giugno 2016, n (17G00128) (GU n.179 del Suppl. Ordinario n. 43) Vigente al: Codice del Terzo Settore - Art. 4 Enti del Terzo settore 1. Sono enti del Terzo settore le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel registro unico nazionale del Terzo settore. 2. Non sono enti del Terzo settore le amministrazioni pubbliche di cui all articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche, le associazioni di datori di lavoro, nonché gli enti sottoposti a direzione e coordinamento o controllati dai suddetti enti, ad esclusione dei soggetti operanti nel settore della protezione civile alla cui disciplina si provvede ai sensi dell articolo 32, comma 4. Sono esclusi dall ambito di applicazione del presente comma i corpi volontari dei vigili del fuoco delle Province autonome di Trento e di Bolzano e della Regione autonoma della Valle d Aosta. 3. Agli enti religiosi civilmente riconosciuti le norme del presente decreto si applicano limitatamente allo svolgimento delle attività di cui all articolo 5, a condizione che per tali attività adottino un regolamento, in forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, che, ove non diversamente previsto ed in ogni caso nel rispetto della struttura e della finalità di tali enti, recepisca le norme del presente Codice e sia depositato nel Registro unico nazionale del Terzo settore. Per lo svolgimento di tali attività deve essere costituito un patrimonio destinato e devono essere tenute separatamente le scritture contabili di cui all articolo

6 Codice del Terzo Settore - Art. 5 Attività di interesse generale 1. Gli enti del Terzo settore, diversi dalle imprese sociali incluse le cooperative sociali, esercitano in via esclusiva o principale una o più attività di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Si considerano di interesse generale, se svolte in conformità alle norme particolari che ne disciplinano l esercizio, le attività aventi ad oggetto: a) interventi e servizi sociali ai sensi dell articolo 1, commi 1 e 2, della legge 8 novembre 2000, n. 328, e successive modificazioni, e interventi, servizi e prestazioni di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e alla legge 22 giugno 2016, n.112, e successive modificazioni; b) interventi e prestazioni sanitarie; c) prestazioni socio-sanitarie di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 129 del 6 giugno 2001, e successive modificazioni; d) educazione, istruzione e formazione professionale, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché le attività culturali di interesse sociale con finalità educativa; e) interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell ambiente e all utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, con esclusione dell attività, esercitata abitualmente, di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi; f) interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni; g) formazione universitaria e post-universitaria; h) ricerca scientifica di particolare interesse sociale; i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di particolare interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo; j) radiodiffusione sonora a carattere comunitario, ai sensi dell articolo 16, comma 5, della legge 6 agosto 1990, n. 223, e successive modificazioni; k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso; l) formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa; m) servizi strumentali ad enti del Terzo settore resi da enti composti in misura non inferiore al settanta per cento da enti del Terzo settore; n) cooperazione allo sviluppo, ai sensi della legge 11 agosto 2014, n. 125, e successive modificazioni; o) attività commerciali, produttive, di educazione e informazione, di promozione, di rappresentanza, di concessione in licenza di marchi di certificazione, svolte nell ambito o a favore di filiere del commercio equo e solidale, da intendersi come un rapporto commerciale con un 88

7 produttore operante in un area economica svantaggiata, situata, di norma, in un Paese in via di sviluppo, sulla base di un accordo di lunga durata finalizzato a promuovere l accesso del produttore al mercato e che preveda il pagamento di un prezzo equo, misure di sviluppo in favore del produttore e l obbligo del produttore di garantire condizioni di lavoro sicure, nel rispetto delle normative nazionali ed internazionali, in modo da permettere ai lavoratori di condurre un esistenza libera e dignitosa, e di rispettare i diritti sindacali, nonché di impegnarsi per il contrasto del lavoro infantile; p) servizi finalizzati all inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle persone di cui all articolo 2, comma 4, del decreto legislativo di cui all articolo 1, comma 2, lettera c), della legge 6 giugno 2016, n. 106; q) alloggio sociale, ai sensi del decreto del Ministero delle infrastrutture del 22 aprile 2008, e successive modificazioni, nonché ogni altra attività di carattere residenziale temporaneo diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi; r) accoglienza umanitaria ed integrazione sociale dei migranti; s) agricoltura sociale, ai sensi dell articolo 2 della legge 18 agosto 2015, n. 141, e successive modificazioni; t) organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche; u) beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti di cui alla legge 19 agosto 2016, n. 166, e successive modificazioni, o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate o di attività di interesse generale a norma del presente articolo; v) promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; w) promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti delle attività di interesse generale di cui al presente articolo, promozione delle pari opportunità e delle iniziative di aiuto reciproco, incluse le banche dei tempi di cui all articolo 27 della legge 8 marzo 2000, n. 53, e i gruppi di acquisto solidale di cui all articolo 1, comma 266, della legge 24 dicembre 2007, n. 244; x) cura di procedure di adozione internazionale ai sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184; y) protezione civile ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni; z) riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata. 2. Tenuto conto delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale di cui all articolo 1, comma 1, della legge 6 giugno 2016, n. 106, nonché delle finalità e dei principi di cui agli articoli 1 e 2 del presente Codice, l elenco delle attività di interesse generale di cui al comma 1 può essere aggiornato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottarsi ai sensi dell articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Unificata, acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti, che si esprimono entro trenta giorni dalla data di trasmissione del decreto, decorsi i quali quest ultimo può essere comunque adottato. 89

8 Gli ETS tra rappresentanza e sussidiarietà (cfr. note di Giuseppe Cotturri, 2009) La sussidiarietà, è un modo dei cittadini di operare legittimamente per l interesse generale (art Cost.): Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà La qualità dei sistemi democratici avanzati infatti dipende sempre più dalla combinazione di: rappresentanza + sussidiarietà (democrazia mista). Infatti è possibile realizzare l empowerment dei cittadini anche per una via diversa, quella possibile attraverso azioni dirette, minoritarie, autonome, capaci esse di vincolare l indirizzo e l intervento delle istituzioni Il principio di sussidiarietà impone di favorire le iniziative autonome della cittadinanza attiva, a prescindere dalla sua rappresentatività. Il Terzo Settore opera utilmente facendo spostare il pendolo dal lato delle iniziative sussidiarie Differenze tra rappresentanza e sussidiarietà (rilevanza) Presupposto: assenza / presenza Potere: mediato / immediato e cioè per delega / azione diretta Oggetto: delibere / politiche Fondamento: maggioranza / minoranze Criteri: quantità / qualità Legittimazione: politica / giuridica Tutela: interessi / valori (beni comuni) Sovranità amministrativa: della PA / parità tra PA e cittadini La democrazia partecipativa è anfibia tra rappresentanza e sussidiarietà Esempi di situazioni problematiche prive di rappresentanza ma rilevanti 1. Azioni di tutela non solo dei propri membri, ma anche di larghi settori della società o della società nel suo insieme 2. Dare voce a minoranze di rilevanza pubblica (esempio: malattie rare) 3. Dare voce a soggetti che non possono rappresentarsi da soli (es. carcerati, stranieri irregolari) 4. Far pesare organizzazioni di servizio (es. comunità di accoglienza) senza mandati o ruoli formali 5. Essere espressivi di problemi, situazioni, valori, ecc. Spostando la legittimazione dai criteri di rappresentanza (dei soggetti) ai criteri di rilevanza (dei bisogni e diritti di persone, famiglie, categorie sociali, ecc.) si mettono al centro gli scopi di uguaglianza previsti dalla Costituzione e i modi della sua attuazione. 90

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