Lo Spazio del Sacro Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata

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1 Fabio Mariano Lo Spazio del Sacro Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata

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3 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata a cura di Fabio Mariano

4 Ideazione e direzione progetto editoriale Renzo Borroni Progetto scientifico Fabio Mariano Testi Fabio Mariano Paolo Cruciani Referenze fotografiche Fabio Mariano, Roma/Ancona F.lli Serini, San Severino Marche Paolo Cruciani, Macerata Amministrazione e distribuzione Raffaella Cinque Progetto grafico Memphiscom Stampa Tecnostampa, Loreto (AN) 2009 Carima Arte Srl Via Crescimbeni, Macerata editoria@fondazionemacerata.it Tutti i diritti riservati

5 Franco Gazzani Presidente della Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Duis consequat vehicula velit. Nulla eleifend velit ac neque nonummy ultrices. Ut sodales erat eu nunc cursus vestibulum. Fusce mauris sapien, rhoncus non, euismod in, tincidunt eu, justo. Morbi felis. Aliquam diam ipsum, nonummy eu, accumsan ut, semper ut, est. Suspendisse tristique ultrices est. Maecenas eleifend. Vestibulum in dui vel purus volutpat lacinia. Aenean aliquam tincidunt wisi. Nulla sapien. Pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus et malesuada fames ac turpis egestas. Suspendisse eget urna. Sed accumsan orci nec erat. Duis placerat dapibus pede. Curabitur orci nulla, accumsan at, semper in, pharetra sit amet, dolor. In eu est. Aenean erat augue, lacinia nec, facilisis congue, dictum vel, orci. Suspendisse dapibus tincidunt odio. Suspendisse porttitor lacinia odio. Aliquam rutrum, wisi eu cursus eleifend, sapien ante adipiscing nunc, at cursus wisi mauris a libero. In quis orci. Duis porttitor, dolor vitae luctus commodo, justo massa pretium lacus, sit amet lacinia lorem nulla non leo. Nam vestibulum wisi eget orci. Sed tincidunt bibendum sapien. Aliquam eget ligula. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Mauris sed turpis nec lacus fringilla varius. Aliquam elit tortor, vestibulum in, aliquam in, mattis eu, quam. Fusce felis risus, congue vitae, congue sed, tempor nec, pede. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Integer eu quam. In sed elit non nunc pretium consequat. Maecenas sed mi. Integer convallis, massa quis aliquet imperdiet, metus ante nonummy tellus, non dignissim est arcu facilisis tellus. Suspendisse est ligula, cursus eu, molestie in, sagittis eget, metus. Nunc commodo congue lectus. Pellentesque ac velit eu odio lacinia porta. Fusce scelerisque. Morbi tincidunt. Nulla facilisi. Curabitur erat tellus, scelerisque non, bibendum sit amet, placerat id, diam. Integer diam. Curabitur luctus risus sed sapien. In faucibus diam. Sed ultricies augue et magna.

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7 INDICE 11 INTRODUZIONE Fabio Mariano 13 Lo spazio del sacro. chiese barocche tra 600 e 700 nella Provincia di Macerata di Fabio Mariano 21 Schede a cura di Paolo Cruciani 22 Acquacanina. Chiesa di S. Maria del Vallone 24 Apiro. Chiesa di S. Francesco 25 Appignano. Chiesa dei SS. Giovanni Battista e Pietro Apostolo 27 Bolognola. Chiesa di S. Maria delle Grazie 29 Caldarola. Santuario di Maria SS. del Monte 31 Camerino. Chiesa di S. Carlo 34 Camerino. Chiesa di S. Filippo 37 Camerino. Chiesa di S. Maria in Via 40 Cingoli. Chiesa di S. Caterina d Alessandria 42 Cingoli. Chiesa di S. Domenico 45 Cingoli. Chiesa di S. Filippo 48 Cingoli. Cattedrale di S. Maria Assunta 50 Cingoli. Chiesa di S. Sperandia 53 Cingoli. Chiesa di S. Spirito 55 Civitanova Alta. Chiesa di S. Agostino 58 Civitanova Alta. Chiesa di S. Francesco 60 Esanatoglia. Chiesa di S. Maria Maddalena 62 Fiastra. Chiesa di S. Paolo (Cappella del SS. Sacramento) 64 Gualdo. Chiesa di S. Savino 66 Loro Piceno. Chiesa del Corpus Domini 68 Loro Piceno. Chiesa di S. Maria delle Grazie 70 Macerata. Chiesa di S. Filippo 72 Macerata. Chiesa dei S.S. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista 76 Macerata. Santuario della Misericordia 79 Macerata. Chiesa di S. Paolo Apostolo 82 Matelica. Chiesa del Suffragio o delle Anime Purganti

8 85 Matelica. Chiesa della Beata Mattia 87 Matelica. Chiesa di S. Agostino 89 Matelica. Chiesa di S. Filippo 91 Matelica. Chiesa dei S.S. Valentino e Teresa 93 Mogliano. Chiesa di S. Gregorio Magno 95 Mogliano. Chiesa di S. Maria del Suffragio 97 Mogliano. Collegiata di S. Maria Assunta 99 Mogliano. Chiesa di S. Nicolò 101 Mogliano. Chiesa dei S.S. Crisogono e Benedetto 104 Monte San Giusto. Collegiata di S. Stefano 106 Monte San Giusto. Chiesa di S. Maria delle Panette 108 Monte San Martino. Chiesa di S. Agostino 109 Montecassiano. Chiesa di S. Giovanni Battista 111 Montecassiano. Chiesa di S. Marco 113 Montecosaro. Chiesa delle Anime 115 Montefano. Chiesa di S. Donato 116 Montefano. Chiesa di S. Filippo Benizi 119 Montelupone. Chiesa di S. Chiara 120 Montelupone. Chiesa di S. Francesco 122 Morrovalle. Chiesa di S. Agostino 125 Morrovalle. Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo 127 Penna San Giovanni. Chiesa di S. Francesco 129 Penna San Giovanni. Chiesa di S. Giovanni Battista 131 Petriolo. Chiesa di S. Maria della Misericordia 133 Pievebovigliana. Chiesa del Rosario 135 Pieve Torina. Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo (già S. Filippo, frazione Capodacqua) 137 Pollenza. Chiesa della Madonna della Pace 140 Pollenza. Chiesa di S. Giuseppe 142 Potenza Picena. Chiesa dei S.S. Stefano e Giacomo (già S. Ignazio) 145 Recanati. Chiesa di S. Agostino 148 Recanati. Chiesa di S. Filippo 151 Recanati. Chiesa di S. Vito 155 San Ginesio. Chiesa di S. Agostino 158 San Ginesio. Chiesa di S. Maria in Vepretis 160 San Severino Marche. Santuario S. Maria dei Lumi 162 San Severino Marche. Chiesa di S. Agostino

9 164 San Severino. Chiesa di S. Domenico 166 San Severino. Chiesa di S. Filippo 168 San Severino. Chiesa di S. Giuseppe 171 Sant Angelo in Pontano. Chiesa di S. Maria delle Rose 174 Sant Angelo in Pontano. Chiesa di S. Nicola 177 Sarnano. Chiesa di S. Pietro o S. Chiara 179 Serrapetrona. Chiesa di S. Maria delle Grazie 182 Serrapetrona. Chiesa di S. Maria di Piazza 183 Tolentino. Chiesa di S. Maria Nuova (detta della Tempesta) 186 Tolentino. Basilica di S. Nicola (Cappella delle Sante Braccia) 190 Treia. Cattedrale di Maria SS. Annunziata 192 Treia. Chiesa di S. Chiara 195 Treia. Chiesa di S. Filippo 197 Treia. Chiesa di S. Francesco 199 Urbisaglia. Chiesa di S. Biagio 201 Visso. Collegiata di S. Maria 203 Bibliografia

10 CINGOLI Chiesa di S. Domenico

11 INTRODUZIONE di Fabio Mariano Con questo volume licenziamo un altro tassello del nostro lavoro di valorizzazione del patrimonio monumentale delle Marche. È un lavoro che prosegue da oltre un quarto di secolo e che persegue un obiettivo ed un metodo. L obiettivo fu, sin dall inizio delle nostre ricerche, quello di svelare l eccezionale patrimonio architettonico della nostra regione, di riconsegnarlo sui tavoli della critica storica nazionale dai quali si era inopinatamente assentato da almeno cinquant anni: dai tempi delle benemerite pubblicazioni di Luigi Serra (1929 e 1934) e dall ultima isolata ricognizione effettuata nell XI Congresso di Storia dell Architettura (1959). Siamo da sempre convinti che non si tratti di uno svelamento che interessi soltanto gli addetti ai lavori: la Storia dell Architettura è parte essenziale della storia complessiva di un territorio, incide sulle sue forme, sui suoi spazi, chiarisce le magistrature, il potere politico ed economico susseguitisi nei secoli, ci dice molto sulle influenze culturali, sulle tradizioni, sulla religiosità ed, in sintesi, sull anima di un popolo nel suo sviluppo. Crediamo che il metodo più efficace per analizzare preliminarmente questo patrimonio sia quello della catalogazione scientifica dei beni monumentali, operata attraverso l indagine sistematica sul campo, studiandone le origini, gli autori e le committenze dalla documentazione d archivio, rilevandone le forme, illustrandone le peculiarità stilistiche e formali ed il contesto storico nel quale si inserisce. Il tema dell architettura ecclesiale caratterizza sin dal Medioevo il patrimonio marchigiano; ricco e significativo negli esempi appare particolarmente quello relativo al periodo barocco, tra XVII e XVIII secolo, quando più sentita si distende l opera apostolica degli Ordini e delle Congregazioni religiose riformate (Gesuiti, Filippini, Barnabiti, Carmelitani Scalzi, ecc.) le quali, in stretto collegamento con le loro case romane, ne diffondono il gusto aggiornato, scenografico e rutilante, sin nella periferia più nascosta dello Stato Pontificio. Nelle Marche, la provincia maceratese presenta un catalogo tipologico e formale vasto e di tutto rispetto e per questo abbiamo colto l occasione illuminatamente offertaci dalla Fondazione Carima di sperimentare su questo territorio i nostri obiettivi ed il nostro metodo di ricerca, speriamo con esiti positivi, e per questo la ringraziamo con sincera gratitudine. 11

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13 Lo spazio del sacro. Chiese barocche tra 600 e 700 nella Provincia di Macerata di Fabio Mariano Pagina a fianco: MATELICA Chiesa della Beata Mattia Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Duis consequat vehicula velit. Nulla eleifend velit ac neque nonummy ultrices. Ut sodales erat eu nunc cursus vestibulum. Fusce mauris sapien, rhoncus non, euismod in, tincidunt eu, justo. Morbi felis. Aliquam diam ipsum, nonummy eu, accumsan ut, semper ut, est. Suspendisse tristique ultrices est. Maecenas eleifend. Vestibulum in dui vel purus volutpat lacinia. Aenean aliquam tincidunt wisi. Nulla sapien. Pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus et malesuada fames ac turpis egestas. Suspendisse eget urna. Sed accumsan orci nec erat. Duis placerat dapibus pede. Curabitur orci nulla, accumsan at, semper in, pharetra sit amet, dolor. In eu est. Aenean erat augue, lacinia nec, facilisis congue, dictum vel, orci. Suspendisse dapibus tincidunt odio. Suspendisse porttitor lacinia odio. Aliquam rutrum, wisi eu cursus eleifend, sapien ante adipiscing nunc, at cursus wisi mauris a libero. In quis orci. Duis porttitor, dolor vitae luctus commodo, justo massa pretium lacus, sit amet lacinia lorem nulla non leo. Nam vestibulum wisi eget orci. Sed tincidunt bibendum sapien. Aliquam eget ligula. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Mauris sed turpis nec lacus fringilla varius. Aliquam elit tortor, vestibulum in, aliquam in, mattis eu, quam. Fusce felis risus, congue vitae, congue sed, tempor nec, pede. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Integer eu quam. In sed elit non nunc pretium consequat. Maecenas sed mi. Integer convallis, massa quis aliquet imperdiet, metus ante nonummy tellus, non dignissim est arcu facilisis tellus. Suspendisse est ligula, cursus eu, molestie in, sagittis eget, metus. Nunc commodo congue lectus. Pellentesque ac velit eu odio lacinia porta. Fusce scelerisque. Morbi tincidunt. Nulla facilisi. Curabitur erat tellus, scelerisque non, bibendum sit amet, placerat id, diam. Integer diam. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Duis consequat vehicula velit. Nulla eleifend velit ac neque nonummy ultrices. Ut sodales erat eu nunc cursus vestibulum. Fusce mauris sapien, rhoncus non, euismod in, tincidunt eu, justo. Morbi felis. Aliquam diam ipsum, nonummy eu, accumsan ut, semper ut, est. Suspendisse tristique ultrices est. Maecenas eleifend. Vestibulum in dui vel purus volutpat lacinia. Aenean aliquam tincidunt wisi. Nulla sapien. Pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus et malesuada fames ac turpis egestas. Suspendisse eget urna. Sed accumsan orci nec erat. Duis placerat dapibus pede. Curabitur orci nulla, accumsan at, semper in, pharetra sit amet, dolor. In eu est. Aenean erat augue, lacinia nec, facilisis congue, dictum vel, orci. Suspendisse dapibus tincidunt odio. Suspendisse porttitor lacinia odio. Aliquam rutrum, wisi eu cursus eleifend, sapien ante adipiscing nunc, at cursus wisi mauris a libero. In quis orci. Duis porttitor, dolor vitae luctus commodo, justo massa pretium lacus, sit amet lacinia lorem nulla non leo. Nam vestibulum wisi eget orci. Sed tincidunt bibendum sapien. Aliquam eget ligula. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Mauris sed turpis nec lacus fringilla varius. Aliquam elit tortor, vestibulum in, aliquam in, mattis eu, quam. Fusce felis risus, congue vitae, congue sed, tempor nec, pede. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos hymenaeos. Integer eu quam. In sed elit non nunc pretium consequat. Maecenas sed mi. Integer 13

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21 SCHEDE a cura di Paolo Cruciani 21

22 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Acquacanina CHIESA DI S. MARIA DEL VALLONE Questa chiesa è menzionata per la prima volta in un atto testamentario del 19 gennaio del 1624, e detta poi ancora in costruzione nel 1626, 1629 e Nel 1642, tale Orazio Bucci di Acquacanina donò una stanza a detta chiesa contigua, a condizione che venisse adibita a scuola per l insegnamento della grammatica e della dottrina cristiana. Nel 1655, lo stesso Orazio propose al Consiglio di permutare quella casa con un altra che si impegnava a costruire, pure annessa all edificio ecclesiastico, con il piccolo rimborso da parte della comunità per il trasporto dei materiali; il Consiglio accettò, la casa fu costruita, ma fino al 1704 la comunità non se ne era mai servita e né il rimborso era stato effettuato. Alla fine del 1704 gli eredi del Bucci ne chiesero nuovamente la restituzione. Il campanile della chiesa è a qualche decina di metri di distanza, inglobato tra le case nel punto più alto del vicino abitato di Campicino; nel testamento dello stesso Bucci (13 maggio 1652) si afferma di hauer hauto licenza (concessa il 13 settembre 1642) da Mons. Illustrissimo Vescovo di Camerino mentre fu in uisita in d. luogo di potere esponer la Campana nel campanile dà lui fatto in casa sua (come si vede) fece anco donatione alla d. Chiesa della Mad. Del Vallone et Com.tà del med. Luogo di Acquacanina della sua stanza d.a la bottega sotto detto campanile. La facciata della chiesa è intonacata di bianco, fatta eccezione per le decorazioni architettoniche di alcuni elementi, che sono realizzate in un sistema misto di cotto e pietra sponga. Questa facciata, più bassa rispetto al corpo dell edificio, presenta un doppio timpano triangolare con modanature in cotto, spezzato in corrispondenza dell apice dall intersezione di una sorta di nicchia tamponata, sormontata da un altro piccolo timpano anch esso triangolare e profilato in cotto. La base del timpano è ottenuta con una fila di coppi. La facciata al di sotto mostra un ampio finestrone quadrangolare al di sotto del quale si apre un portale a tutto sesto con strombo a colonnine in cotto, inscritto in un pronao lievemente aggettante, e sormontato anch esso da una cornice di coppi; ai due lati del portale si aprono due nicchie in spessore di muro, a fondo curvilineo, dai profili in cotto: è probabile che esse, in origine, contenessero statue o pitture oggi scomparse. I fianchi dell edificio appaiono rinforzati da possenti paraste. All interno la chiesa mostra una navata unica con, oltre al maggiore, sei altari laterali (tre per parte). In controfacciata è posta una cantoria lignea cassettonata poggiante su due colonne pure lignee, rastremate e con capitelli corinzi. Sull altare maggiore barocco è posta un immagine della Madonna con Bambino su tavola, che stilisticamente sembra appartenere alla fine del Cinquecento o ai primi anni del Seicento. Il quadro più interessante tra i molti presenti nella chiesa è quello che orna il primo altare laterale a sinistra: si tratta di una Deposizione di Cristo dalla Croce attribuita da Pietro Zampetti attribuisce al pittore seicentesco bolognese Lorenzo Garbieri, 22

23 Acquacanina. CHIESA DI S. MARIA DEL VALLONE misterioso epigono di Ludovico Carracci. Interessanti, anche se non di eccezionale valore artistico, gli altri quadri ed opere contenuti negli altri altari, tutti databili al XVII-XVIII secolo. Questi altari, tipicamente barocchi, sembrano essere opera della medesima bottega, poiché presentano una linea comune anche se poi le decorazioni (colonnine tortili lignee con festoni vegetali e di frutta), in dettaglio e colore, li fanno differire gli uni dagli altri. Nella cantoria lignea sono collocati altri cinque quadri in pessimo stato di conservazione, quasi tutti databili al Settecento. Nella curva absidale della chiesa sono presenti alcuni affreschi contemporanei, firmati e datati dall autore, il pittore imolese Dal Re. Bibliografia: Marinangeli 1970, pp ; Marinangeli 1987, pp ; Zampetti 1990, pp ; Cruciani 2003, pp

24 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Apiro CHIESA DI S. Francesco Similmente a tanti altri edifici religiosi settecenteschi, anche il S. Francesco di Apiro fu ricostruito su una preesistente chiesa di origini medievali, originariamente dedicata a s. Martino. Le scarne notizie storiche in nostro possesso affermano che nella chiesa di S. Martino fungeva nel Medioevo anche da sede delle riunioni del consiglio comunale. Il tempio faceva parte dell adiacente convento dei Francescani Minori Conventuali, la cui data di fondazione è incerta ma che appare documentato con certezza dall ultimo quarto del XIII secolo. L aspetto architettonico di gran lunga più conosciuto della chiesa è il romanico portale d ingresso, risalente al Duecento, che costituisce uno dei pochi resti dell edificio più antico. Il manufatto è posto in un avancorpo aggettante in conci di pietra posti in opera in opus listatum bicromo bianco-rosato che costituisce la fascia inferiore della facciata, che nell incompiuta zona superiore in laterizio termina con coronamento a capanna semplice presso la cui sommità si apre un oculo circolare. Archivoltato a tutto sesto e strombato su colonnine, il portale mostra una ricchezza di elementi decorativi che ne fa un esempio di notevole raffinatezza: le cornici con girali fitomorfi e grappoli d uva con tralci di vite, animali simbolici (un grifo e una scimmia), un angelo orante in corrispondenza della chiave di volta dell arco più interno, le colonnine tortili, lobate e poliedriche e la sottile e ricercata bicromia bianco-rosa sono indici di grande ricercatezza e perizia esecutiva. Quello che in questa sede ci interessa porre in evidenza è l interno della chiesa, poco conosciuto e studiato eppure degno di interesse. L aula della chiesa, infatti, è frutto di una completa ricostruzione settecentesca: l impianto è ad aula unica, terminante con un presbiterio ad abside semicircolare; le pareti sono ritmate da paraste lisce con capitelli compositi su cui imposta una trabeazione dalle fittissime mo- danature che corre lungo l intero perimetro interno. La copertura è a volta a botte lunettata, con una campata corrispondente ad uno pseudo - transetto coperta invece con una volta a vela con una specchiatura al centro e percorsa sulle diagonali da tenui nervature raddoppiate. Sulla superficie dell abside è posto un bel dossale policromo, con all interno una cornice centinata, dal coronamento a fastigio cuspidato arricchito con figure di putti in atto di dispiegare un drappo. Il presbiterio è annunciato da due archi trionfali concentrici a tutto sesto: sui setti murari compresi tra i due archi sono collocati due coretti lignei aggettanti con balconcini policromi decorati con specchiature mistilinee. Gli altari posti nelle testate dello pseudo transetto sono inquadrati da binati di colonne con capitelli compositi dorati e sono impreziositi da putti assisi sulle imposte curvilinee; a metà della parete sinistra è collocato in alto un pulpito in stucco bianco con copertura a padiglione decorata con nappe e il balconcino decorato con specchiature mistilinee e cornice inferiore festonata poggiante su un peduccio pensile. La chiesa e l annesso convento, anch esso abbondantemente rinnovato rimaneggiato in età moderna, passarono di proprietà a favore del Comune tra il 1854 e il Da allora il complesso è stato destinato a funzioni diverse: gli ambienti conventuali sono oggi adibiti a scuola materna ed elementare mentre la raccolta di tele custodite nella chiesa costituisce il nucleo della Pinacoteca comunale. Bibliografia: Borioni 1967, p. 27; M. Monachesi s. d., pp

25 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Appignano chiesa dei SS. Giovanni Battista e Pietro Apostolo Nacque dall unione nel Cinquecento di due pievi, S. Giovanni Battista situata intra moenia, e S. Pietro posta extra moenia. Probabilmente l origine è da legare agli sviluppi dell ordine cistercense. Il 13 settembre del 1552 l unione appare già compiuta e si suppone a quest epoca un primo ampliamento. Nel 1750 la chiesa, allora nella sua fase costruttiva cinquecentesca, venne rinnovata quasi dalle fondamenta per iniziativa del preposto mons. Saverio Angelelli e nuovamente consacrata da parte del vescovo di Osimo Pompeo Compagnoni tre anni più tardi, nel Interessante una descrizione contenuta in un manoscritto redatto nel 1818 da D. G. Fiorani, in cui la chiesa è inquadrata urbanisticamente in un contesto leggermente diverso dall odierno: essa, vi si legge, è situata entro la terra nel Rione di S. Giovanni avanti la strada, da un lato è unita con la casa parrocchiale, dall altra con altra casa spettante alla medesima chiesa, che il defunto reverendo Viviani ridusse a cimiterio con quattro sepolture, e che ancora non è terminato, al di dietro con un orto spettante alla prepositura, e le mura della chiesa, e sagrestia servono di mura castellane. Unico resto della più antica fase costruttiva della chiesa è il campanile cuspidato, con cella campanaria monofora e decorazione architettonica ad archetti pensili di coronamento e cornice dentellata. L edificio, cui si accede tramite una doppia scalinata, presenta una facciata in laterizio a con profilo a capanna semplice, definita ai lati da due poderose paraste d angolo, pure in laterizio, sormontate da cornici piuttosto aggettanti. Nella parte alta si apre un semplice finestrone rettangolare, mentre l unico portale, in pietra bianca, mostra articolazioni più raffinate: a tutto sesto, inquadrato da due paraste modanate, ha sulla chiave di volta un riccio ed è concluso nella parte alta da due imposte curvilinee, arricciate, nel mezzo delle quali è posto lo stemma vescovile. Al di sopra della chiave di volta, in un cartiglio è ricordata la ricostruzione dell Angelelli e la riconsacrazione del Compagnoni. L edificio mostra un impianto longitudinale con sei altari laterali, disposti in numero di tre per ciascun lato. L interno è contraddistinto da un apparato decorativo decisamente elaborato, in parte frutto di integrazioni addirittura novecentesche (realizzate dal pittore osimano Tommaso Gentili nel 1931) che ne hanno per molti versi snaturato la spazialità e la nitidezza delle linee architettoniche settecentesche: lesene corinzie sorreggono un alta trabeazione dalle fitte modanature, di molto aggettante; il presbiterio è annunciato da un arco tricentrico modanato con nella parte alta figure angeliche in stucco che 25

26 Appignano. CHIESA DEI SS. Giovanni Battista e Pietro Apostolo sorreggono un cartiglio con l iscrizione Adoremus in aeternum sanctissimum sacramentum ; la copertura, a volta a botte lunettata, è ricca di specchiature in stucco contenenti decorazioni pittoriche; le pareti laterali sono arricchite da altari in stucco (tre in ciascun lato) dai coronamenti curvilinei e ornati da statue di angeli in atto di reggerne i fastigi e di Virtù. In controfacciata, nella parte alta, è posta la cantoria con l organo, di lavorazione lineare e dall apparato decorativo privo di eccessi, sorretta da mensole e da due colonne lisce. Il dipinto sull altare maggiore, raffigurante una Madonna con Bambino e i s.s. Pietro, Giovanni Battista e Caterina d Alessandria ed inserito in una sovrabbondante cornice in stucco ornata con volute, festoni, conchiglie e testine di putti, è attribuito a Vincenzo Pagani e fu finanziato con lascito testamentario del 12 marzo 1519 da tale Giacomo Lucangeli. Un altro dipinto degno di nota è lo Sposalizio della Vergine, posto sul terzo altare minore a destra ed attribuito al pittore baroccesco fiammingo Ernst Van Shayck, molto attivo nelle Marche a partire dal Bibliografia: Montironi - Ercoli (a cura di) 1990, pp ; Bronzi 1998, pp ; Frapiccini 2003, pp

27 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Bolognola CHIESA DI S. Maria delle Grazie L anno della fondazione è incerto, ma è tuttavia possibile identificarla con l edificio ancora in costruzione di cui si parla in un documento dell agosto Si tratta di una supplica inviata dalla comunità bolognolese alla Sacra Congregazione del Buon Governo: la comunità del Castello di Bolognola distretto di Camerino, hauendo risoluto in publico Consiglio di fare elemosina di scudi otto ad una Chisiola principiata nella villa da capo di detto Castello, doue è molto necessaria per essere molto lontana dalla Parochiale, e per ritrouarsi hora imperfetta e senza tetto. Supplica V. S. Eminenza Illustrissima voler si degnare concedir licenza di spender li detti otto scudi a seruitio di detta Chiesa. In un allegato allo stesso documento, la comunità chiede alla Sacra Congregazione che se dij et conceda del proprio di essa Comunità scudi uenti quattro alle Chiese di San Nicola, ad una Chisiola, che si fabrica in una Villa di detto Castello detta la Villa da Capo. Entro la metà degli anni Trenta del XVII secolo, la chiesa doveva essere ultimata ed aperta al culto, poiché risultano donazioni e lasciti testamentari a suo favore già nel 1634 e nel 1636 e per tutta la seconda metà del XVII ed il XVIII secolo. Aggregata al Capitolo di S. Giovanni in Laterano a Roma, S. Maria delle Grazie era esente da giurisdizione vescovile e dipendente direttamente dall autorità ecclesiastica romana. Nel Settecento gli abitanti della Villa da Capo, che esercitavano il diritto di patronato sulla chiesa, formarono una Congregazione a suo nome, occupandosi della gestione del suo patrimonio terriero, dei suoi armenti e dei lavori di manutenzione; dal registro dei conti della Confraternita, il cui bilancio era sottoposto alla revisione del Vicario lateranense, risultano nel 1776 spese per ingenti lavori (addirittura, forse, una parziale riedificazione), sia per la quantità dei materiali acquistati (calce, mattoni, travature, impalcature) sia per il numero di giornate lavorative corrisposte alle maestranze; mancando però una precisa descrizione degli interventi, è difficile risalire alle zone dell edificio che ne furono interessate. Altri lavori importanti furono realizzati nel 1828, con la demolizione e ricostruzione del campanile, e nel 1838 col rialzamento del muro ad esso vicino, modifica resasi evidentemente necessaria per esigenze statico-costruttive. Dal punto di vista architettonico, l esterno della chiesa ha un aspetto piuttosto austero che non la differenzierebbe, a prima vista, da altre chiese del circondario; indizio però dell avanzata concezione dei costruttori è rappresentato dal capriccioso andamento ondeggiante delle ghiere in laterizio degli architravi di finestre e porte. All interno del guscio 27

28 Bolognola. CHIESA DI S. Maria delle Grazie di pietra la chiesa rivela una struttura quadrilobata, un tetraconco a pianta centrale, con decorazioni e numerose statue in stucco. Ai quattro angoli del tetraconco sono i s.s. Gregorio, Ambrogio, Girolamo e Agostino; nelle nicchie absidali i s.s. Filippo Neri, Francesco di Paola, Anna, Maria Maddalena, Carlo Borromeo, Teresa d Avila e Antonio da Padova. I quattro Evangelisti sono effigiati in bassorilievo nei pennacchi della cupola, mentre ai lati dell altare maggiore sono Melchisedeq e s. Paolo. Queste statue in stucco sono figure piuttosto manieristiche ma di notevole interesse, per la loro eleganza ed il loro morbido ed incisivo plasticismo. Le cappelle ricavate nei lobi trasversali del tetracon- co sono dedicate a s. Giovanni quella di sinistra ed ai s.s. Pietro e Paolo quella di destra. Il quadro che sormonta l altare di quest ultima cappella, raffigurante i due santi dedicatari, fu commissionato dai fornai bolognolesi emigrati a Roma nel 1823 e dipinto nel 1824 dal camerte Luigi Rinaldi detto lo Spazza. L altro quadro, che sormonta l altare di destra, rappresenta i s. s. Giovanni Evangelista ed Ignazio. Altri tre dipinti sono custoditi nella chiesa: l affresco della Madonna con Bambino al di sopra dell altare maggiore, qui traslato nel 1757 da un altra non specificata chiesa diruta con una porzione del muro dove è dipinto, e due tele seicentesche collocate ai due lati dello stesso altare, raffiguranti rispettivamente s. Maria Egiziaca e s. Macario Eremita. L organo originario della chiesa fu acquistato e qui collocato nel 1827 col cospicuo contributo economico dell allora amministratore della Congregazione di S. Maria delle Grazie, Nicodemo Marchetti Ciancioli, padre del musicista Filippo Marchetti nato a Bolognola nel 1831 e morto a Roma nel Lo strumento attualmente presente nella chiesa è invece un Fedeli del 1826, acquistato prima del 1850 per sostituire l originale che era stato nel frattempo venduto alla chiesa di Morro (frazione di Camerino). Bibliografia: A. Cruciani 1941, pp. 4-6; Francesconi 1982, pp ; P. Cruciani 2003, pp

29 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Caldarola Santuario di Maria SS. del Monte La Confraternita del Monte (già dei Disciplinati) stabilì il 28 marzo 1768 di ricostruire la sua chiesa in luogo della preesistente, risalente al 1448 e rivelatasi troppo angusta. Allo scopo furono acquistate quattro case vicine, da demolire per fare spazio alla nuova chiesa, appartenenti rispettivamente ai fratelli Picca (Giacomo e l arciprete don Gaetano) e alle famiglie Vanni, Novelli e Chiodi. Il progetto fu realizzato dall architetto camerale comasco Pietro Augustoni ( ), il cui disegno era già pronto nel 1769; la posa della prima pietra avvenne il 13 maggio 1770 alla presenza del vescovo di Camerino Luigi Amici. La nuova fabbrica, impostata nel medesimo luogo della precedente, fu composta con un disassamento di 45 gradi dell edificio (l altare maggiore della chiesa originaria corrispondeva infatti all attuale altare di sinistra dedicato al SS. Crocifisso). L apertura al culto avvenne il 26 marzo del 1780, giorno di Pasqua, con una messa solenne officiata dal medesimo arciprete Gaetano Picca, mentre la torre campanaria fu completata dodici anni più tardi. Il costo complessivo di tremila scudi appare decisamente esiguo in paragone alle dimensioni, alla ricchezza e alla raffinatezza dell opera: molto si riuscì a risparmiare grazie al lavoro volontario di buona parte della popolazione caldarolese, che collaborò al trasporto dei materiali da costruzione ricevendo in cambio indulgenze concesse dallo stesso vescovo Amici. La facciata del santuario, in laterizio, si presenta divisa in due fasce sovrapposte; quella inferiore è verticalmente scandita da sei paraste tuscaniche (con le quattro più interne binate) ed ha un ingresso sopraelevato cui si accede tramite una doppia scalea, probabilmente ricostruita verso la metà dell Ottocento. Il portale quadrangolare, dall architrave lievemente incurvato, è sormontato da un timpano triangolare; ai lati, tra le paraste, si aprono due nicchie in spessore di muro, archivoltate a tutto sesto, con timpano triangolare di coronamento; sulle paraste imposta una trabeazione modanata con cornicione piuttosto aggettante. Nella fascia superiore, raccordata con volute curve completate da basamenti sormontati da urne in pietra bianca, si apre al centro un finestrone rettangolare con cornice modanata in cotto e timpano curvilineo, compreso tra due coppie di paraste; il coronamento della facciata è realizzato con frontone triangolare dalle imposte leggermente spezzate, sui cui spioventi sono poste altre quattro urne in pietra bianca. L impianto è una sorta di croce greca longitudinalizzata, con i bracci verticali, corrispondenti al 29

30 Caldarola. Santuario di Maria SS. del Monte presbiterio ed all endonartece, più sviluppati degli altri, nelle cui testate sono collocati due altari minori. Il capocroce è coperto con una cupola nervata montata su pennacchi, con lanterna e quattro oculi dalle cornici in stucco festonate, aperti sulla curvatura al di sopra della cornice d imposta poggiante su mensole. I bracci della croce sono invece voltati a botte, con modanature e specchiature tonde in stucco; le pareti sono scandite da paraste con capitelli festonati, tutte a fusto liscio ad eccezione di quelle presenti nel braccio presbiteriale, strigilate e rudentate. L altare maggiore, sulla parete di fondo del presbiterio, è inquadrato da due grandi colonne scanalate e rudentate con paraste ribattute, poggianti su basamenti al livello del piano di calpestio e sormontate da capitelli festonati; al di sopra del- la trabeazione dentellata è posto il coronamento a timpano triangolare, cassettonato all intradosso ed impreziosito da due angeli in stucco sugli spioventi, genuflessi su nubi. Al di sopra del timpano, decorato all apice da testine angeliche alate, campeggia una Gloria raggiata. La pala d altare, quasi del tutto celata da un ostia ornata da una Gloria raggiata con putti reggi-corona policromi, è la celeberrima tavola della Madonna del Monte, uno dei massimi capolavori del sanseverinate Lorenzo d Alessandro che la eseguì nel 1491 su commissione del B. Francesco Piani. Gli altari minori nei bracci trasversali hanno dossali inquadrati da colonne identiche a quelle del maggiore, con timpani di coronamento meno ornati sui cui spioventi sono poste, due per ciascun altare, statue recumbenti raffiguranti le Virtù. Alcune marmorizzazioni dell interno, insieme ad un imbiancatura ed alcuni lavori di consolidamento al tetto e di restauro agli stucchi sono documentati nel biennio : a questi si aggiunge la costruzione di raggiera, altare e quattro angeli, che potrebbe alludere proprio alla copertura della pala dell altare maggiore. Bibliografia: Saltalamacchia 1989, pp ; Saltalamacchia 1992, pp ; Barlesi 2003, pp ; Mariano 2007 b, pp

31 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata Camerino CHIESA DI S. Carlo La poco o nulla studiata chiesa di S. Carlo a Camerino, nella contrada di Morrotto, vede le proprie vicende storico-architettoniche legate alla presenza di due diverse Congregazioni riformate. La costruzione dell edificio fu intrapresa e realizzata infatti dai Padri della Congregazione di s. Carlo Borromeo, detti popolarmente Carlotti, grazie all iniziativa personale di padre Sebastiano Grandi nel I Carlotti, congregazione fondata nel 1610 a Camerino dallo stesso padre Grandi, si dedicarono essenzialmente all assistenza di viandanti e pellegrini, missione che essi svolsero nei locali annessi alla chiesa, detti Ospizio, e all insegnamento di grammatica e retorica nell attigua scuola. Il padre Grandi, scomparso nel 1630, lasciò alcune volontà in un testamento redatto il 24 aprile del 1625, in base alle quali cedette in usufrutto tutto il patrimonio ai suoi confratelli: dato l esiguo numero di questi ultimi, il testatore dispose che, in caso di loro impossibilità nel proseguire la missione, l insedia- mento venisse trasferito a sue spese a beneficio dei Padri delle Scuole Pie (Scolopi). Nell Ottocento le vicende del sito dei Carlotti si intrecciarono con un nuovo tentativo di insediamento dei Gesuiti a Camerino: chiamati già una prima volta nel 1623, essi si erano allora temporaneamente stabiliti presso la chiesa di S. Maria in Via che avrebbe dovuto esser loro affidata, ma tale progetto non si concretizzò. Papa Leone XII ( ), approvando la concessione dei beni dell ex monastero di S. Elisabetta fatta ai Gesuiti dal suo predecessore Pio VII (Rescritto del 3 marzo 1823), vi aggiunse anche altri beni, tra cui quelli dei Carlotti, comminandone però alla Compagnia la caducità del dominio nel caso avessero lasciato Camerino per qualsiasi motivo, volontario o coercitivo. Il processo di cessione ai Gesuiti dei beni dei vecchi Padri dell Ospizio di S. Carlo iniziò nel 1834, agevolato dalla concessione di Leone XII e dall evidente rinuncia degli Scolopi, detentori del 31

32 LO SPAZIO DEL SACRO. Chiese barocche tra 600 e 700 nella provincia di Macerata sopra citato diritto di prelazione in virtù del testamento del Grandi. Gli ultimi due probabili superstiti della Congregazione di S. Carlo, i padri Fedeli e Pierozzi, fecero realizzare copie catastali di tutti i fondi rustici, della casa e della chiesa del loro Istituto. Alla chiusura definitiva della scuola dei Carlotti e alla loro stessa estinzione (1839), la Compagnia di Gesù prese possesso di chiesa, scuola ed ospizio, dando inizio ad un decennio di tortuosa convivenza con la cittadinanza camerte. Il 27 marzo del 1848, mentre in città si festeggiavano i moti insurrezionali milanesi, i Gesuiti stabilirono in fretta di lasciare Camerino, ad eccezione del loro confratello p. Pietro Tessieri, incaricato di adempire alle varie restituzioni. Alle tre del pomeriggio del successivo 4 aprile, all interno della chiesa di S. Carlo, venne ratificato l atto di riconsegna del sito: alla presenza del vescovo Felicissimo Salvini, dell arcidiacono della Cattedrale Giuseppe Maurizi, del gonfaloniere Filippo Bettacchi, dello stesso p. Tessieri e di alcuni testimoni. Si redasse l inventario della chiesa, giudicata tutta posta con somma decenza, ripolita, ed imbiancata, distinguendovi quanto appartenente all insediamento dei Carlotti e quanto ascritto ai lavori effettuati dalla Compagnia (una nuova gradinata lignea marmorizzata per l altare, un ciborio rotondo con colonne, restauri agli altari laterali con colonne e timpani di alabastro ordinario, ripulitura delle tele e realizzazione di altre decorazioni). La chiesa fu inizialmente affidata in custodia temporanea al sacerdote diocesano Francesco Mancinelli, poi utilizzata assieme agli annessi come ospedale e dal 1861 come sede del convitto e della scuola normale femminile; nel 1923 passò di proprietà all Istituto Tecnico Antinori, divenendo nei primi anni del secondo dopoguerra chiesa dell Università. Non più officiata da quasi sessanta anni, è stata saltuariamente utilizzata come palestra e sala riunioni; danneggiata dal sisma del 1997, è stata chiusa ed è tuttora inaccessibile. L interno della chiesa mostra diversi tratti d interesse: risistemata nel 1699 e probabilmente nel 1738 (data contenuta in un iscrizione venuta alla luce negli anni Ottanta del Novecento), è dotata di un presbiterio decorato con stucchi e pitture parietali, in cui campeggia un bell altare maggiore inquadrato da un doppio binato di colonne salomoniche ruotate e fastigio con ovale centrale, coretti balaustrati ai lati dell arco trionfale e nei pressi dell entrata; in controfacciata è una bella cantoria a profilo mistilineo, pure balaustrata, sormontata da una finestrella dalla cornice decorata con stucchi; la copertura è a volta a botte lunettata con unghiature a profilo semicircolare. Bibliografia: Bittarelli 1992, p. 66; De Rosa 2001, pp ; P. Cruciani in c.s. 2 32

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