Organo ufficiale dell'associazione BIM E ST RA L E N 3 - M A G/G IU 2014

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1 Organo ufficiale dell'associazione BIM E ST RA L E N 3 - M A G/G IU 2014 Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a CMP Padova per la restituzione al mittente previo pagamento resi

2 Direttore responsabile: Filippo Anastasi Direttore editoriale: Francesco La Palombara 2-3 La forza della preghiera A. Avveduto 4-5 Il mondo abbraccia i Papi Santi M. Fiore 6-7 Accoglienza UNITALSI L esperienza della sofferenza tra crepuscolo e alba pasquale don D. Priori Cara Elena... F. Anastasi Una collega e un amica speciale C. Lisabettini Un Africa senza voce padre G. Albanese Invecchiamento e disabilità A.M. Cosentino Più anziani e consapevoli F. Baiocco A scuola aumentano le barriere Festival del volontariato 26 Gli Arancioni 27 Ecco il nuovo Tara TrasportAci sicuri Prete... per vocazione G. Pepe 32 Missione è comunicazione. Le regole del gioco 33 Salii su quel treno Caporedattore: Massimiliano Fiore Editore: U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporti Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) Redazione: Fraternità, organo ufficiale dell'associazione è iscritta al Roc n c/o Presidenza Nazionale UNITALSI in Via della Pigna 13/A Roma Tel int 222, fax , fraternita@unitalsi.it c/c postale n intestato a UNITALSI via della Pigna 13/A RM Hanno collaborato: Mons. Luigi Marrucci, Salvatore Pagliuca, Andrea Avveduto, padre Giulio Albanese, Federico Baiocco, Angela Maria Cosentino, Claudio Focolari, Maristella Giuliano, Carmela Lisabettini, Marco Mincarelli, Gaetano Pepe, Michele Petrella, Laura Plata, don Danilo Priori Con approvazione ecclesiastica, rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in data 5 gennaio 1988 Foto: Sergio Pancaldi, ufficio stampa Cnv, Osservatore Romano, Andrew Medichini (Afp photo), Winifred Chiocca, Viron foto, archivio Unitalsi Progetto grafico: ELLE 71 S.r.l. Stampa: Mediagraf Spa viale della Navigazione Interna Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: giugno Al salone del libro Questo periodico è associato all Uspi PRONTO UNITALSI fraternita@unitalsi.it

3 Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale L UNITALSI sta cambiando È tempo di bilanci e riteniamo necessario fare un resoconto di ciò che è avvenuto nell anno appena trascorso. Nel 2013 è stata aperta una riflessione sullo stato dell Associazione per poter meglio affrontare tutte le problematiche che il mutar dei tempi e le emergenze associative hanno messo in risalto nelle ultime tre difficili stagioni di pellegrinaggio, e per valutare insieme i cambiamenti che, a volte senza che ce ne rendiamo conto appieno, stanno avvenendo nelle nostre sezioni e sottosezioni e che ci impongono di stabilire un azione complessiva per dare un nuovo impulso al nostro agire e nuove prospettive all Associazione. Le domande che ci siamo posti sono state: Quali sono gli aspetti della nostra Associazione che sono cambiati? Quali sono le risposte che abbiamo cercato di dare alle domande sempre più pressanti che ci vengono da una società stremata? Quali sono i meccanismi che sono scattati nelle nostre sedi? Quali i dirigenti o quadri che ci ritroviamo? Quali i correttivi che cerchiamo di applicare? Quali sono i nostri impegni per l'immediato futuro? Ed, infine, quale è la nostra personale responsabilità? Nel porre le domande, si affermava anche che questo è il momento della responsabilità, dell ascolto, dell impegno, della testimonianza. Solo in questo modo potremo costruire e condividere percorsi in grado di tutelare il bene comune per eccellenza: la persona. Il 2013 è stato un anno difficile ed esaltante al tempo stesso: difficile per le difficoltà, specie di comunicazione, che sono state rappresentate nell incontro a Loreto dei Presidenti ed Assistenti del febbraio 2013, esaltante per l incontro con Papa Francesco del 9 novembre 2013 che ha concluso la ricorrenza dei 110 anni dell Associazione. Viene spontaneo chiedersi: Allora che fare? Gettiamo la spugna? Oppure torniamo ai tempi d oro di un passato mai esistito? La notte, durante la quale gli apostoli stanno pescando senza prendere nulla, non è buia perché manca il sole, ma perché manca la luce del Signore. In essa si fa affidamento solo sulle capacità umane e sulle strategie vincenti, «ma sulla tua parola getterò le reti». Simone finalmente comprende. Ciò che fa la differenza è la luce della Parola del Signore. Ogni volta che nella storia la comunità dei credenti è stata povera, senza sostegni politici, senza mezzi umani ed ha potuto contare solo su Dio, la rete si è riempita. E ancora oggi la comunità cristiana è in questa situazione. Profeti come Isaia, purificati dalla certezza di aver visto il Signore all opera, non confidano nelle capacità umane, ma nella forza del Signore presente tra i Suoi. La nostra storia associativa è un quotidiano dono della Provvidenza, capace di fondere in armonia l'impegno di carità con la fede del cuore e di generare, da 110 anni, una sorgente senza fine di impegno gratuito e totale verso chi è nel bisogno. È questo il miracolo che l'unitalsi riceve ogni giorno e che, ne siamo certi, continuerà a ricevere in questa nuova stagione dei pellegrinaggi appena avviata. Ma bisogna comprendere, bisogna agire, bisogna lasciarsi dietro i vecchi schemi e tentare vie nuove, fidarsi della Parola del Signore ma anche di chi guida l Associazione che vuole come Pietro spronare ad andare oltre i mezzi umani, oltre gli sforzi già fatti per riempire le reti rappresentate dai nostri treni. Il pellegrinaggio, fin dall inizio, è fondamento e carisma dell UNITALSI, che nasce 110 anni fa a Lourdes, inizia la sua vita associativa e la porta al suo pieno sviluppo come unico e pressante impegno, per questo ci sforziamo di conoscere e far conoscere i momenti storici che hanno caratterizzato l Associazione, leggendo i segni che il pellegrinaggio ha espresso, testimoniato e donato all UNITALSI, alla Chiesa ed alla società. Tutta la nostra Associazione, non solo i Presidenti, deve affrontare scelte nuove adeguate al tempo in cui viviamo e che, tenendo conto della caratteristica del pellegrinaggio unitalsiano, che è luogo dell annuncio, deve essere capace di portare l annuncio del pellegrinaggio in luoghi dove è difficile comprendere il messaggio cristiano, non solo nelle Parrocchie, dunque, ma in tutti i luoghi di aggregazione e con i mezzi necessari. Bisogna richiamare i Responsabili sull esigenza di dare attenzione agli ammalati, al servizio ed ai partecipanti al pellegrinaggio, ribadendo la necessità di radicarsi sempre più nel territorio per far continuare il pellegrinaggio nella quotidianità e far condividere l Associazione come esperienza ecclesiale incontrabile anche nelle piccole realtà. L invito è percorrere questa strada che era già nota, percorrerla fino in fondo, senza risparmiare energie; l invito è credere nella possibilità di realizzare pellegrinaggi in treno; l invito è mettere in atto tutte le strategie per favorire la partecipazione ai pellegrinaggi; l invito è avere coraggio! Il bilancio del 2013, al di là dei numeri negativi che ritraggono il risultato di un calo dei pellegrini, rappresenta questo momento di passaggio, di travaglio che ha portato al rinnovato entusiasmo che lascia ben sperare in un 2014 che veda drenata l emorragia ed avviata una nuova stagione di impegno nuovo e diverso, in cui ogni Responsabile ci mette la firma, la faccia ed il cuore scommettendo sul futuro dell UNITALSI. Questo futuro passa necessariamente attraverso un cammino formativo ben delineato, che ci porti ad avere soci formati e ben consci delle responsabilità che si assumono nel momento in cui ci si candida alle cariche associative; animatori di pellegrinaggio che abbiano quella carica in più per fare in modo che il nostro pellegrinaggio sia percepito in tutta la sua bellezza, portando il pellegrino ad un cammino di conversione; giovani che con gioia per-corrono la via della Fede; quadri che sono consapevoli che non si può essere Responsabili a tempo perso, ma bisogna esserlo a tempo pieno con una scelta di vita che lasci trasparire la nostra appartenenza a Cristo ed alla Chiesa. 1

4 Il Papa in Terra Santa Andrea Avveduto Responsabile Ufficio Stampa Pro Terra Santa La forza della preghiera Gesti forti, altamente simbolici, con cui Papa Francesco ha restituito la speranza per la pace in Medio Oriente I l pellegrinaggio in Terra Santa è stato un grande dono per la Chiesa, e ne rendo grazie a Dio. Lo ha detto Papa Francesco nell udienza di mercoledì 1 28 maggio. Il Papa ha ripercorso, davanti a 35 mila persone raccolte in Piazza San Pietro, le tappe salienti del viaggio in quella terra benedetta, che ha visto la presenza storica di Gesù e dove si sono verificati eventi fondamentali per l ebraismo, il cristianesimo e l islam. Poi il Papa ha rinnovato la cordiale riconoscenza al Patriarca Fouad Twal, ai Vescovi dei vari riti, ai sacerdoti, ai francescani della Custodia di Terra Santa: Questi francescani sono bravi! Il loro lavoro è bellissimo. Questo pellegrinaggio in Terra Santa ha affermato il Santo Padre è stato anche l occasione per confermare nella fede le comunità cristiane, che soffrono tanto, ed esprimere la gratitudine di tutta la Chiesa per la presenza dei cristiani in quella zona e in tutto il Medio Oriente. È stato un viaggio brevissimo, un programma fitto e serrato, un Papa che tante volte durante questi giorni è apparso stanco, affaticato. Ma, al di là di questo, una densità di parole e soprattutto di gesti che hanno lasciato stupefatto il mondo. Un evento di portata storica, sotto tanti punti di vista, il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa. Incontrando i capi di stato di Israele e Palestina, Shimon Peres prima e Abu Mazen in seguito, Papa Francesco non si è fatto sfuggire l occasione di lanciare un appello importante. Li ha invitati entrambi a unirsi per invocare insieme la pace, dicendo al termine della messa celebrata a Betlemme: «In questo Luogo, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, a elevare insieme con me un intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera». Un gesto dunque coraggioso e controcorrente, che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha commentato in questo modo: «Abbiamo sperimentato la forza della preghiera nell'iniziativa del Papa per la Siria. La preghiera ha una forza politica che forse noi ancora non conosciamo e che va sfruttata fino in fondo. La preghiera è capace di trasformare i cuori e quindi di trasformare la storia». Senza lasciarsi imbrigliare in interpretazioni politiche, Papa Francesco ha compiuto anche una serie di gesti che descrivono il Suo stato di profondo dolore per la situazione di conflitto permanente che interessa la Terra Santa. Significative le Sue soste e il Suo raccoglimento davanti al Muro del Pianto, dove Papa Bergoglio ha inserito un biglietto tra le fessure delle grandi pietre, ma anche davanti a un altro muro, quello in cemento armato che Israele sta costruendo dal 2002 per separare i territori palestinesi, e dove il Papa, spiazzando la security con un fuori-programma, si è fermato qualche minuto in silenzio, circondato da alcuni bambini palestinesi. Il momento culminante del pellegrinaggio apostolico di Papa Francesco è stato certamente l incontro ecumenico avvenuto al Santo Sepolcro con Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli. Si potrebbe dire, un abbraccio tra due fratelli, tra i due apostoli Pietro e Andrea, tra la Chiesa d Occidente e la Chiesa d Oriente. Un abbraccio vero, non solo di circostanza, espressione di un desiderio profondo di colmare quelle distanze protratte per tanti secoli. Con questo viaggio i frati non nascondono la speranza che si torni a porre l attenzione su queste terre e sulle testimonianze storico-artistico-religiose che essi con- 2

5 2 servano a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, ma anche a Betlemme, a Nazaret, a Cafarnao, sul Monte Nebo e così via. Molti di questi luoghi e Santuari sono cantieri aperti che necessitano di continui restauri e opere di manutenzione. L Occidente deve tornare a sostenere, come è successo nei secoli passati, i luoghi dove la cristianità è nata e che fra poche settimane il Papa andrà a visitare. Moltissimi sono gli interventi che la Custodia porta avanti contemporaneamente. Alcuni si sono appena conclusi come il Restauro della Basilica dei Getsemani, altri sono in corso e per altri ancora si stanno cercando i finanziamenti come per il progetto del Terra Sancta Museum ( che i francescani hanno in programma di aprire a Gerusalemme e che sarà presentato al Santo Padre in questa occasione. L Associazione pro Terra Santa, l Ong della Custodia di Terra Santa, segue e promuove questi progetti a livello internazionale. Visitando il sito si possono conoscere in maniera approfondita e seguire le fasi di realizzazione, ma anche scoprire come fare a sostenerli. FOTO 1 LA LOCANDINA DEL VIAGGIO DEL PAPA IN TERRA SANTA FOTO 2 PAPA FRANCESCO E IL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I PREGANO SULLA PIETRA DELL'UNZIONE NELLA CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO NELLA CITTÀ VECCHIA DI GERUSALEMME Sostieni I PROGETTI DELL ASSOCIAZIONE Per diventare sostenitore regolare o avere informazioni si può scrivere a sostenitori@proterrasancta.org Si può fare una donazione online dal sito Oppure con bonifico bancario, indicando come causale il progetto che si vuole sostenere: ATS Associazione di Terra Santa Banca Popolare Etica IBAN: IT67 W BIC CODE: CCRTIT2T84 3

6 Canonizzazzione Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità Il mondo abbraccia i Papi Santi L abbraccio con Ratzinger davanti ad un milione di pellegrini E stata la giornata dei quattro Papi, un evento unico nella storia della cristianità. Due Papi sono diventati santi, altri due erano presenti in piazza San Pietro, il Papa Emerito, infatti, ha accettato l invito a concelebrare la Santa Messa. Prima e dopo la cerimonia, Papa Francesco ha voluto abbracciare il Suo predecessore Joseph Ratzinger, emozionando i fedeli. Via della Conciliazione e Piazza San Pietro erano gremite di pellegrini già dalla notte: le strade lungo il Tevere e vicino a Castel Sant Angelo stracolme di persone che non sono riuscite ad avvicinarsi. Secondo le prudenti stime della sala stampa vaticana, sono stati più di 800mila, i fedeli giunti a Roma. Ottocento mila pellegrini a Roma. Cinquecento mila in piazza San Pietro. Tantissimi dalla Polonia, molti anche da Bergamo. È stata la festa di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Giovanni XXIII, di Wojtyla e Roncalli, che il 27 aprile sono stati ufficialmente diventati santi. A celebrare la canonizzazione altri due Pontefici: Francesco, quello attualmente in carica, e Benedetto XVI, l'emerito e Suo predecessore, accolto da applausi e cori al suo ingresso in piazza. Un grande evento per cui sono stati accreditati 3 mila reporter da tutto il mondo. Roncalli e Wojtyla sono ora santi. Un lungo applauso e grida di giubilo da parte di tutta piazza San Pietro hanno accolto la proclamazione, da parte di Papa Francesco. Sono i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa ha detto nell omelia Papa Francesco definendo Giovanni XXIII il Papa della docilità e Wojtyla il Papa della famiglia. Chiudendo le celebrazioni, Bergoglio ha voluto ringraziare tutti i fedeli, le forze dell ordine e le associazioni che hanno reso queste giornate memorabili. Alla canonizzazione ha partecipato anche una delegazione di personalità ebraiche provenienti dagli Stati Uniti, da Israele, dall Argentina, dalla Polonia e dalla Comunità ebraica di Roma. La delegazione degli ebrei romani era guidata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Dalle bandiere, dell'uganda a quelle della Polonia, dai sombrero ai sacchi a pelo, nei quali hanno dormito anche i più anziani, dai colbacchi indossati dai polacchi, ai tanti gadget con le immagini dei Pontefici ormai santi: i fedeli hanno portato in piazza i colori dei loro Paesi. FOTO 1 E 2 PIAZZA SAN PIETRO GREMITA DI FEDELI FOTO 3 LO STORICO ABBRACCIO TRA IL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI E PAPA FRANCESCO 1 2 4

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8 Canonizzazzione dalla redazione Accoglienza UNITALSI L Associazione ha assistito anziani e disabili durante la cerimonia 1 A ttivato, dal 25 aprile, 24 ore al giorno, il numero verde Pronto UNITALSI ha offerto assistenza e sostegno alle persone disabili e ammalate che hanno partecipato alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, giunte dall Italia e dall estero. La base operativa è stata il centro romano dell UNITALSI, in via degli Embrici, da dove sono stati coordinati oltre 500 volontari che hanno operato nei tre presidi dell Associazione: piazza Sant Uffizio, piazza Risorgimento e via della Conciliazione, notte e giorno fino al 28 aprile. L UNITALSI ha impegnato 16 mezzi attrezzati della Protezione Civile e ha accolto circa 300 disabili. La nostra Associazione - spiega Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale - ancora una volta è stata accanto a Papa Francesco in un evento storico come quello delle canonizzazioni dei Papi Roncalli e Wojtyla. Siamo stati presenti in piazza e nelle strade accanto ai più deboli perché siamo convinti che queste persone siano le protagoniste dei pontificati di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Tra gli altri, 9 ragazzi disabili sono arrivati da Manila, nelle Filippine, avendo deciso di intraprendere un viaggio lunghissimo per essere presenti alla cerimonia. La delegazione partita dal paese asiatico era in tutto di 15 persone, assistite dall UNITALSI, accompagnate da padre Stephen Simangan dell arcidiocesi di Manila. Un legame speciale quello delle Filippine con Giovanni Paolo II che nel 1995 celebrò la Giornata Mondiale della Gioventù proprio nella capitale del paese asiatico. Particolarmente commovente la storia di Maria Carmela Dondoc che, nonostante i gravi problemi neurologici riscontrati sin dalla nascita, era a Roma. I medici le avevano diagnosticato solo due anni di vita. Abbiamo 6

9 2 accolto con grande piacere - riferisce Salvatore Pagliuca - la richiesta del gruppo di disabili filippini; ci hanno chiesto di essere accolti in occasione delle canonizzazioni di Papa Roncalli e di Papa Wojtyla il cui carisma attento alla malattia e alla sofferenza ha varcato i confini d Italia abbracciando gli ultimi e più deboli. Lo spirito unitalsiano va in questo senso e abbiamo voluto dare un segno speciale di solidarietà e accoglienza con la semplicità e l umanità dei nostri volontari. FOTO 1 ALCUNI VOLONTARI CHE HANNO SVOLTO SERVIZIO DURANTE LA CERIMONIA FOTO 2 IL PUNTO INFORMATIVO DELL UNITALSI A PIAZZA SANT UFFIZIO FOTO 3 LE BANDIERE POLACCHE COLORANO SAN PIETRO 3 7

10 Torino dalla redazione Al Salone del libro La XVIIma edizione della kermesse torinese passerà alla storia per il record di visitatori F inisce benissimo quanto si è cominciato bene. Con l'aumento dei visitatori (più 3,11 per cento nella giornata di venerdì; più 1 per cento sabato; code lunghe ai botteghini e folla tra i padiglioni) e soprattutto delle vendite, che soddisfa grandi e piccole case editrici. Il Salone Internazionale del Libro ha chiuso la sua ventisettesima edizione registrando , presenze rispetto ai del 2013, con un incremento di circa il 3%. Un nuovo record che polverizza tutti i risultati precedenti. Il Salone del Libro di Torino si è confermato isola felice della cultura in un Italia dove, nel resto dell anno, si legge poco o niente, le librerie chiudono e si acquistano (nel 2013) oltre due milioni di libri in meno. La gran sagra culturale torinese, invece, va in controtendenza, rimarcando, ancora una volta, che i libri si possono vendere se sono collocati in un contesto allegro e ricco di proposte che vanno oltre il libro medesimo. E proprio in questo scenario che, per la prima volta, alla kermesse torinese si è inserita l UNITALSI, con uno spazio dedicato in cui sono state proposte alcune pubblicazioni, tra cui un nuovo sussidio formativo La gioia della conversione. In cammino verso il Padre Misericordioso" edito dalla Palumbi, che introduce al tema pastorale dell anno e riprende le riflessioni tenute da S.E. Mons. Giuseppe Molinari in occasione degli ultimi esercizi spirituali, svoltisi a Loreto. Nello stand dell Associazione, ci sono state due visite speciali, l amica Rita Coruzzi che ha autografato alcune copie del suo libro pubblicato sulla storia dell Associazione, l UNITALSI mi ha cambiato la vita, edito dalle Camilliane. E lo scrittore, Antonio Socci che si è voluto intrattenere con i volontari presenti allo stand. L UNITALSI, grazie all impegno dei responsabili della sottosezione torinese, è riuscita ad attirare l interesse dei visitatori, in particolar modo, del pubblico più giovane, protagonista assoluto del Salone. Una presenza sicuramente importante e una scelta indovinata, testimoniata dalle tante persone che si sono avvicinate ai volontari, commentando positivamente la presenza dello stand UNI- FOTO 1 LO STAND DELL UNITALSI ALLESTITO ALLA XXVII EDIZIONE DEL SALONE DEL LIBRO A TORINO FOTO 2 E 3 TRA GLI OSPITI CHE SI SONO INTRATTENUTI ALLO STAND, LO SCRITTORE ANTONIO SOCCI E RITA CORUZZI. TRA LE AUTORITÀ RELIGIOSE PRESENTI A TORINO ANCHE IL CARD TARCISIO BERTONE. TALSI, posizionato strategicamente a pochi metri dal suggestivo cupolone dei libri dello stand della Santa Sede, ospite d onore dell edizione Quest anno l editoria religiosa ha sicuramente rappresentato un settore in forte crescita spinta dall effetto Papa Francesco. Infatti, nei primi dodici mesi del pontificato in Italia sono stati pubblicati 111 titoli scritti da Lui e 139 a Lui dedicati, per un totale di 250 volumi in un anno, che fanno parlare di un vero caso Francesco. Lo scorso anno 954 editori, dei quali 650 laici, hanno pubblicato almeno un titolo di argomento religioso, per un totale di 5mila titoli, pari a quasi il 10% della produzione globale di libri in Italia. Sono alcuni dati del mercato del libro religioso presentati al Salone del Libro di Torino nel corso del Confronto Internazionale sull editoria religiosa. Il libro religioso secondo l Unione editori e librai cattolici italiani, si scrolla di dosso quella definizione di nicchia che lo ha sempre accompagnato nel corso del tempo, ricavandosi uno spazio grazie al diffondersi dell interesse per le tematiche trattate all interno di una società sempre più secolarizzata. 1 8

11 Dopo due mesi di fibrillazioni e assiduo lavoro l UNITALSI ha partecipato al Salone Internazionale del Libro di Torino con un proprio stand. L idea è partita dal fatto che quest anno lo Stato ospite è stato la Città del Vaticano e l UNITALSI ha deciso di cogliere l occasione per una presenza diversa sul territorio. Si tratta di un evento culturale internazionale che permette un largo confronto di idee e culture diverse, c è la possibilità reale di fare gli incontri più disparati in termini di credo religioso e non solo. Lo scopo principale di questa partecipazione è stato, evidentemente, quello di far conoscere la nostra Associazione in tutte le sue molteplici iniziative ( Non solo treni bianchi ), accompagnandola alla presentazione delle pubblicazioni che spesso anche noi volontari conosciamo poco o nulla. L altissima affluenza di pubblico e il grande interesse che abbiamo riscontrato nelle persone che hanno visitato il nostro stand ci fa ben sperare di aver raggiunto l obiettivo di comunicazione nei confronti di un pubblico molto più ampio e diversificato rispetto a quello con cui operiamo normalmente. In particolare l afflusso dei giovani è stato intenso e molti hanno manifestato interesse ad approfondire le nostre esperienze. Speriamo che aver seminato tanto, porti i frutti desiderati. Tra i tanti personaggi hanno visitato il nostro stand ricordiamo Don Benzi, il Priore di Bose Padre Enzo Bianchi, don Mazzi, il filosofo Cacciari e, in particolare, la nostra simpaticissima Rita Coruzzi, giornalista autrice del libro l UNITALSI mi ha cambiato la vita. Ricordiamo anche le scolaresche schiamazzanti che hanno invaso con la loro vivacità i nostri spazi. Ricordiamo un gruppo di studentesse quindicenni timide che non osavano chiederci informazioni, poi una di loro, musulmana con il velo, si è fatta avanti e con lei è iniziato il dialogo. Ricordiamo soprattutto la grande simpatia che tutti senza eccezione hanno espresso ai nostri volontari. Soprattutto speriamo che alla molta fatica profusa nell organizzazione e nella presenza numerosa di volontari allo stand corrisponda un risultato buono in termini non solo di immagine e di conoscenza dell UNI- TALSI ma, soprattutto, l adesione di nuove forze per rimpinguare i nostri ranghi. Piergiorgio Giraudo sottosezione di Torino 2 3 9

12 don Danilo Priori vice Assistente Nazionale L esperienza della sofferenza tra crepuscolo e alba pasquale C'è un frangente, in certe esperienze del credente, in cui luce e tenebra sembrano affrontarsi accanitamente, come duellanti sfrontati che non intendono tollerare una seppur minima sussistenza dell'altro. Un'esperienza - quella della malattia - che getta sul tavolo vita e morte quali prospettive da prendere o lasciare, come sorte alla quale abbandonarsi senza nulla poter obiettare. Proprio allora la creatura sente nello stomaco i morsi della paura e del dubbio, come quelli che forse hanno assediato l'umanità del Cristo nelle ore drammatiche della passione: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? (Mt 27,46). Serrato al legno del patibolo anche Gesù ha alzato gli occhi al cielo nel disperato tentativo di rincorrere il discernimento tra un flebile anelito di luce e il divenire famelico della notte oscura. I Suoi occhi però non hanno penetrato le altezze, il Suo sguardo non ha superato le coltri e le nebbie: l'uomo Gesù è rimasto tramortito da una pioggia di silenzi tutta da interpretare. 10

13 Quale parola avrebbe potuto consolare più di quel dignitoso silenzio? Perché tanto dolore rende sordi. E perché un conto è tacere, magari per opportunismo o indifferenza, o per celare una personale incapacità di donare una parola significativa ed efficace; un altro conto è fare silenzio, come il Padre che segue passo dopo passo l'agonia a cui il Figlio si abbandona nell'estremo e totale gesto di obbedienza: Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito (Lc 24,46). L uomo, abituato a sperperare tante parole, rischia tutta la sua credibilità quando accetta di confrontarsi con la sofferenza: <<Perdonami se spesso al tuo silenzio non so risponder che col mio silenzio. Vedo trascorrer come un triste fiume il tuo dolore, e simile mi faccio a te, muta corrente, e ti accompagno lungo il tuo stanco, affaticato andare>> (Lalla Romano, Poesie, Einaudi, Torino, 2001, 132). Entrare in empatia con la sofferenza significa fare i conti con le proprie risorse e con le proprie povertà, accettare la sfida di un crepuscolo enigmatico in cui il preludio di un alba imminente e l ultimo sprazzo di un giorno in declino sembrano ripetutamente scambiarsi le parti. L uomo potrebbe annegare in quell oblio crepuscolare se, sul silenzio del dolore, non ci fosse ancora una volta il Signore ad innestare l ennesima parola di vita e rendere verità alle penombre che avanzano. Facile, troppo facile, liquidare la sofferenza altrui con la stereotipata promessa di preghiera, o addirittura - strumentalizzando le parole della Scrittura - inneggiare ad un elevato ed incomprensibile valore oblativo del dolore: completare nella propria carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del Suo corpo che è la Chiesa (cf Col 1,24); peccato però che assai spesso si verifica uno scollamento tra chi afferma e parla della sofferenza e chi invece la vive nella carne. Chi vive la malattia ha tutto il diritto di chiedersi e chiedere a Dio: perché? Perché proprio a me? Ed ha anche il diritto di non ricevere risposte sciocche o di circostanza, quelle che affondano le radici in una falsa sapienza biblica e mortificano chi le ascolta. L unico autorizzato a spandere parole di consolazione è Colui che calpesta i dubbi del crepuscolo e asciuga le lacrime dei fratelli, Colui che mostra vittorioso le piaghe del patimento e le consegna come promesse che trasfigurano l esistenza, Colui che dispiega i sentieri tortuosi e li bacia di alba senza tramonto. Accanto a Lui tutti coloro che sapranno farsi compagni nel silenzio e testimoni nella parola, quelli che sanno quando dirompere in un abbraccio o trattenere anche una mano, quelli che guardano alla malattia come un mistero da cui imparare e non un pretesto per poter insegnare. L unico Maestro - infatti - ci attende assiso sul trono, fra la piazza e il fiume, lì dove crescono gli alberi della vita, quelli le cui foglie guariscono le genti da ogni malattia; sempre lì ogni notte sarà superata per sempre e non ci sarà più bisogno di alcuna lampada o luminare nel cielo: il Signore, dopo aver terso ogni lacrima e rimarginato ogni traccia di dolore, spanderà la luce sui suoi servi fedeli e li custodirà nel suo regno (cf Ap 22,1-5). 11

14 Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità Cara Elena

15 FOTO 1 LA RIPRODUZIONE DELLA BIBBIA ESPOSTA A LOURDES, IN OCCASIONE DELLE LETTURA DURANTE IL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE FOTO 2 ELENA BALESTRI INSIEME A SALVATORE PAGLIUCA 2 Cara Elena, che sofferenza scrivere questo articolo. Ti vedo nella stanza di Borgo, a due passi dalla mia, sempre sorridente, sempre a scherzare di Roma e di Lazio le nostre passioni, le uniche dove non andavamo d'accordo. Sempre a fumare insieme, un po' da me un po' da te, perché ovunque c'era il divieto, ma noi come Direttori ci prendevamo delle piccole libertà, che estendevamo ad altri viziosi. Sempre a ragionare insieme di progetti difficili, che un po' alla volta portavi tutti in porto. Bei tempi e ad esso rimane il magone di non avere fatto di più. Ma tanto, tanto hai costruito. Carlo Campanini, attore comico molto famoso negli anni '50-'60, spalla storica di Walter Chiari, era molto legato a Padre Pio. Al Santo di Pietrelcina un giorno disse: "Padre sono vostro indegno figlio spirituale, però la sera mi capita di fare il buffone, ci sono ballerine, questo forse non è giusto, non vi fa onore". E Padre Pio rispose: Carlo non ti preoccupare, tu fai il buffone lì sul palcoscenico, io lo faccio qui dove mi ha messo il Signore e altri lo fanno, chi a Montecitorio, chi in Parlamento, ognuno fa il buffone dove Dio lo ha destinato". Sembra la parabola della vita della nostra Elena. Per gran parte del suo percorso professionale alla Rai, Elena Balestri è stata dirigente per i programmi di spettacolo e di intrattenimento, poi al tramonto di una splendida carriera (vice Direttore di rete), è passata ad occuparsi di temi a lei carissimi prima in Rai Giubileo, poi in Rai Vaticano e, dopo la pensione, si è dedicata a Tele Radio Padre Pio. Il " fil rouge " della sua vita è sempre stata l' UNITALSI, cui si è dedicata totalmente. I suoi attori e cantanti dell'epoca Rai li ha portati ripetutamente a Lourdes, facendo vivere a loro e a noi momenti indimenticabili di coinvolgimento. Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Remo Girone, Fabrizio Frizzi, solo per fare qualche nome eccellente, l'hanno seguita nel suo amore per la Madonnina dei Pirenei e ne sono rimasti travolti. Lei invitava e loro venivano come volontari disposti a tutto. E migliaia di persone sono andate a Lourdes o a San Giovanni Rotondo per leggere un piccolo brano della lettura integrale della Bibbia, altra operazione titanica cui Elena si era dedicata con amore e totale dedizione. Un'anima buona, Elena, che dispensava amicizia e sorrisi a tutti coloro che venivano in contatto con lei. Coraggiosa fino alla fine, quando sofferente nel fisico, dava a vedere a tutti di essersi ripresa. Era lei che consolava chi le stava vicino. Poi, improvvisa, l'uscita di scena e il vuoto nei cuori dei tanti che le volevano bene. Ai suoi funerali c'era una folla inusuale per chi come lei non aveva figli e famiglia, se non un solo fratello. C'era tutto il mondo della sua bella vita che scorreva tra i banchi della Chiesa come un lungo film: attori, registi, giornalisti, segretarie e programmisti, cappuccini di San Giovanni Rotondo e padre Lombardi, portavoce del Papa. E c'era l 'abbraccio forte della sua UNITALSI, delle sue amiche e sorelle dame e dei suoi fratelli, dirigenti e semplici barellieri. Cara Elena che lettera difficile mi hai fatto scrivere... 13

16 Il ricordo Carmela Lisabettini Una collega e un amica speciale L amore per chi è in difficoltà, appassionata dell Associazione e di Lourdes H o conosciuto Elena all inizio degli anni 70. Entrambe lavoravamo a Raiuno: lei giovane dirigente responsabile dei programmi di intrattenimento della Rete, io produttore esecutivo in alcuni programmi della Tv dei Ragazzi. La incontravo spesso negli studi televisivi o in qualche riunione aziendale ed apprezzavo molto il suo modo di lavorare, di rapportarsi con gli altri, senza sovrastrutture dirigenziali o distanze di ruolo. Unomattina, Luna Park, Carramba, Al Paradise, Anima mia... sono soltanto alcuni dei programmi portati al successo dalla sua Struttura. Poi nel 2000 ci siamo ritrovate insieme ad occuparci dei Grandi Eventi del Giubileo, io sempre come produttore esecutivo ed Elena in qualità di dirigente. Un lavoro complesso che richiedeva non solo competenza tecnica ed attenzione editoriale, ma capacità di dialogare e quindi mediare con i vertici dei vari settori coinvolti nella realizzazione del progetto. Siamo diventare amiche, un amicizia profonda, durata 14 anni. La qualità straordinaria di Elena era la sua capacità di aderire alle persone; estremamente colta e capace di spaziare in molteplici linguaggi, aveva la dote unica di incontrare con grande semplicità chiunque, senza distanze e facendo sentire ognuno a proprio agio. In un mondo non certamente tenero come quello della televisione, Elena era una piccola isola di diversità. Per la sua integrità, per la sua passione professionale, per quella pazienza creativa che emergeva specialmente in quei momenti in cui, tutti, intorno, perdevano la calma. A molte delle persone con cui ha lavorato in televisione, dai macchinisti alle star, Elena ha lasciato qualcosa di più che un incontro professionale. Elena, sempre con il sorriso, gentile e determinata, volontà e parole di ferro, sapeva sempre cosa dire e come fare. Sapeva, come diceva lei, chiudere il cerchio per ottenere un risultato. Tanti sono stati gli Eventi Giubilari che, insieme all'autore Ivano Balduini e ad un forte e motivato gruppo di lavoro, l'hanno vista in prima linea. Eventi che oggi fanno parte della Storia della Rai e non posso non citarne e alcuni: Apertura e Chiusura Porta Santa, il Giubileo dei Giovani, dei bambini, degli ammalati, dei disabili. Nel 2008, da un'idea di Giuseppe De Carli, responsabile della Struttura Rai Vaticano, nasce La Bibbia Giorno e Notte, 136 ore di diretta per la lettura integrale del Testo Sacro dalla Basilica romana di S. Croce in Gerusalemme ed in collaborazione con UNITALSI. Elena ha creduto fortemente in questo progetto e nell'importanza di coinvolgere i vari mezzi di comunicazione per la diffusione della Parola di Dio e con tenacia, competenza e forza propositiva ha contribuito alla realizzazione della diretta televisiva più lunga della storia della Rai, occasione di incontro con il Testo Sacro. Da Roma, grazie all'unitalsi, Elena portò la lettura della Bibbia giorno e notte a Lourdes, tra gli ammalati, i disabili, i pellegrini di lingue e provenienze geografiche diverse. Infine a San Giovanni Rotondo nella Chiesa di San Pio. Tanti e straordinari progetti realizzati grazie alla sua perseveranza, alla sua professionalità. Ma quando penso ad Elena penso soprattutto all'esperienza intensa vissuta insieme per la realizzazione della serie Treni bianchi e non solo... trasmessa da Tele Padre Pio: 14 puntate dedicate all UNITALSI, alle sue iniziative per far conoscere meglio questa grande Associazione a cui lei dedicava gran parte del suo tempo e del suo cuore. Durante le riprese, osservandola nel suo rapporto gioioso con gli ammalati, con le tante mamme di cui mi parlava sempre, con i volontari dell'unitalsi, ho capito che il suo impegno era diventato missione e la solidarietà la sua forza. Ed è grazie a lei che ho conosciuto la grande famiglia UNITALSI, il mondo dei pellegrinaggi della fede con persone che soffrono, ma sanno sorridere. E vorrei anche ricordare l'ultimo progetto di Elena cui mi ha chiesto di collaborare: il dvd per i 40 anni dei pellegrinaggi dei bambini a Loreto dal titolo Una gioia lunga...40 anni : Loreto e Lourdes erano i luoghi del suo cuore. Mi ha sempre colpito la complessità della fede di Elena, perfetto incontro di compassione umana e sapienza teologica. Qualche volta si trovava accanto persone che guardano 14

17 dall alto in basso il mondo di Lourdes, dei pellegrinaggi, considerandolo devozionismo. Ma lei non giudicava, rispettava tutti e spiazzava tutti con il suo grande amore per la Vergine e la dedizione assoluta che metteva nell organizzazione dei viaggi, Più che con le parole Elena la sua testimonianza l ha data con la vita. Con il suo rifuggire, non rigido ma sorridente, alla mondanità, con il suo legarsi al mondo della sofferenza, conscia che solo lì si incontra veramente il volto di Dio. È sempre stata per me il richiamo alle priorità vere della SOPRA CARMELA LISABETTINI INSIEME A ELENA BALESTRI E FABRIZIO FRIZZI DURANTE L ORGANIZZAZIONE DI UNO DEI TANTI SPETTACOLI ANDATI IN SCENA A LOURDES vita. E, più importante di tutto, Elena aveva la capacità di starti vicino, fino a farti diventare normale, come il respiro, la sua presenza, non invadente ma così calda. C è sempre stata accanto a me, nei momenti belli e in quelli più dolorosi della mia vita. È ancora accanto a me, e lo sarà sempre. Da vera, grande amica. 15

18 Esteri padre Giulio Albanese missionario e giornalista Un Africa senza voce I Paesi africani sempre poco raccontati dai media e sempre più lontani L Africa fa sempre meno notizia, soprattutto in Italia. Poco importa che si tratti del Grande Fratello o della Talpa, tutto è omologato secondo logiche commerciali che fanno moda e tendenza, L Africa fa sempre meno notizia, soprattutto in Italia. Eppure, ogni giorno vi sono fatti e accadimenti che riguardano questo continente degni di copertura da parte di chi fa informazione. Basti pensare al terrorismo dei Boko Haram in Nigeria, alla guerra civile che insanguina la Repubblica Centrafricana, alla crisi del Darfur o a quelle del Sud Sudan, dell Eritrea, della Somalia; per non parlare dell anarchia in cui è sprofondata la Libia dopo la caduta di Gheddafi. Per favore, ammettiamolo: è ridicolo che giornali, radio e televisioni parlino degli sbarchi dei clandestini in Sicilia e non spieghino alla nostra gente le ragioni di così tanta mobilità umana da Meridione verso Settentrione. Già nel 1840, uno scrittore come Balzac metteva in guardia contro lo strapotere delle «signore dell informazione». «La gente crede che siano molti i giornali, ma in definitiva ce n è uno solo? Ciascuno dipinge in bianco, in verde, in rosso, o in blu la notizia che gli manda il signor Havas». Parlava del banchiere che aveva fondato la prima agenzia al mondo e che dominò l informazione politica internazionale fino alla metà del Novecento. Da allora le cose non sono cambiate granché. Quello che gli organi d informazione lasciano filtrare (e che poi siamo costretti a digerire di primo mattino con il cappuccino o alla sera in poltrona) sono sempre più o meno le stesse cose: cambia la collocazione, per così dire del «soggetto-verbo-complemento», ma poi alla fine tutti dicono le stesse cose, soprattutto per gli esteri. Vi è un omologazione che rende spesso univoca la percezione della realtà dei fatti. A parole si afferma che viviamo in un «villaggio globale»; se così fosse le notizie dovrebbero schizzare alla velocità della luce, grazie alle innovazioni della moderna tecnologia. Allora perché sono così pochi gli eletti che conoscono la cronaca di Juba, di Bangui o di Mogadiscio? La mercificazione a cui è sottoposto l intero comparto massmediale, il clien- 16

19 telismo imposto da alcuni potentati del sistema informativo, nonché l emissione affannosa di notizie resa necessaria dalle regole della comunicazione in tempo reale, rappresentano un forte limite nel raccontare i fatti e gli accadimenti del nostro povero mondo, in particolare delle tante periferie. In effetti, tutti dovremmo ammettere senza reticenze che il giornalismo, particolarmente in Italia, è malato e la prognosi riservata: siamo al capezzale di un paziente che versa in gravi condizioni, in sala di rianimazione. Di tutte le mistificazioni sul suo stato di salute, indubbiamente la più eclatante è quella di presentarsi spesso con la maschera dell innovazione, e talvolta del progressismo, ma ispirandosi il più delle volte a una sorta di populismo oscurantista. Stando seduti di fronte al piccolo schermo, come anche sfogliando molti giornali o ascoltando alcune radio, assistiamo quotidianamente a una semplificazione casereccia delle notizie, che degenera in una sorta di banalizzazione estrema. Un operazione concepita ad arte per sfarinarne i contenuti concettuali nell emozionalità istintiva e perfino nel sensazionalismo più sguaiato. Ecco che allora certi telegiornali diventano a prova di conoscenza e assistiamo a incessanti messe in scena di situazioni proditorie, senza capo né coda: tanto ciò che conta è fare audience! Tutto sembra ridursi a una specie di rotocalco infarcito di calcio, cronaca rosa, pettegolezzi, fornelli e beautyfarm. Si intervistano i parenti delle vittime chiedendo loro come si sentono; domande che meriterebbero la radiazione dall ordine dei giornalisti. Per non parlare di quando qualche mente certo non illuminata ha l ardire di aprire il notiziario con le previsioni del tempo e il calciomercato. Se poi, per causa di forza maggiore, i temi sono di respiro internazionale, i casi sono due: o vengono radicalmente ignorati o, nella migliore delle ipotesi, vengono ridotti ai soliti stereotipi stile Western dove fin dalle prime battute si sa chi sono i buoni (i cowboy) e i cattivi (gli indiani). Per non parlare degli approfondimenti che, a parte qualche rara occasione, sono realizzati al risparmio e senza le necessarie competenze. Il sapore e lo stupore delle serate d inchiesta di un tempo ahimè remoto penso ad esempio al grande Sergio Zavoli o all indimenticabile Enzo Biagi appassionavano chiunque, piccoli e grandi, con linguaggi fatti di immagini e parole. Nel frattempo, i vari conduttori di turno sopravvivono con i quattrini elargiti nei quiz televisivi a raffiche di domande da scuola guida, mentre a noi, poveri pellegrini, è rimasta solo l indignazione. Poco importa che si tratti del Grande Fratello o della Talpa, delle fiction a prova di congiuntivo o del concorso di Miss Italia tutto è omologato secondo logiche commerciali che fanno moda e tendenza. Lungi da ogni forma di disfattismo, sappiamo che in molte redazioni vi sono bravissimi colleghi che credono nella libertà di stampa dimostrando una passione smisurata per questo mestiere. Ma, ahimè, non basta! Mai come oggi è necessario rilanciare la questione etica per dare voce alla gente e non a chi vanta il diritto di proprietà immobiliari o commercia surgelati. Sbaglia, però, chi vede nei piani editoriali una scelta dichiarata del provvisorio o del contingente. Anzi, questo modo di comunicare è fatto apposta per essere durevole: ciò che conta è narcotizzare il cervello della gente perché risponda al diktat dell interesse. Si preferisce, allora, il varietà soporifero e obnubilante ad ogni iniziativa giornalistica autentica. Non sappiamo quanti siano davvero gli ingenui pronti a scrivere la storia dell ultima idiozia. Sta di fatto che le guerre africane rimangono dimenticate, per non dire censurate, e che sappiamo poco o niente di quello che succede in altre parti del mondo. Informare è un dovere, essere informati un diritto. La negazione dei due, lo si voglia o no, è dittatura. A questo punto non ci resta che navigare nella Rete in cerca di notizie, visto e considerato che la stampa nostrana è sempre più provinciale Meno male che c è Internet anche se, sarebbe auspicabile un serio esame di coscienza da chi pretende di essere servizio pubblico nel Bel Paese. 17

20 Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista Invecchiamento e disabilità L assistenza alle persone anziane e malate rappresenta un fenomeno nuovo rispetto al passato, sia per l allungamento dell età media dovuto alle migliori condizioni di vita, sia per la comparsa di malattie degenerative legate all età, sia per la presenza di anziani/malati nelle strutture socio -sanitarie, dovuta a difficoltà nella loro gestione e, a volte, a ridotto spirito di sacrificio dei familiari. Le problematiche relative a invecchiamento e disabilità, che coinvolgono il singolo, la famiglia e la società, rischiano di essere bypassate da allarmanti derive eutanasiche sempre più infiltrate, a livello globale, nella cultura e nelle leggi. Quindi è importante riflettere sui valori in gioco e offrire un sostegno sempre più adeguato e qualificato a quell uno di noi che resta uguale nella sostanza, dal concepimento al termine naturale della sua vita. Contributi sotto il profilo antropologico, filosofico-teologico, etico, culturale, educativo e socio-sanitario su Invecchiamento e disabilità sono stati offerti dalla Pontificia Accademia per la Vita che, nel ventennale della sua istituzione (voluta da Giovanni Paolo II, canonizzato il 27 aprile 2014), in occasione dell assemblea generale (19-22 febbraio scorso), ha promosso un Convegno su questo tema ( Tra i contributi significativi, si segnala quello di Papa Francesco che, nel Messaggio inviato al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Ignatio Carrasco de Paula, ha scritto: «La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona» ed inoltre, «la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l indebolimento dell organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l abbandono, l esclusione, la privazione di amore». Il Pontefice ha più volte denunciato con forza la "cultura dello scarto" delle persone anziane. Invece, la loro accoglienza rappresenta una preziosa testimonianza di fede e di speranza per le nuove generazioni. Accogliere un anziano, infatti, significa riconoscere la sacralità della vita umana, destinata all eternità per l amore infinito di Dio. Una persona anziana e malata diventa, perciò, un occasione per custodire la vita anche quando, secondo la logica del mondo, sembra non aver più qualcosa da offrire. Il crollo demografico, con una piramide che vede crescere il numero degli anziani rispetto a quello dei giovani, rivela, secondo il Papa, un atteggiamento di «esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità». A questo proposito il Pontefice ha precisato che «alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è una questione antropologica» ed ha quindi domandato: «Quanto vale l uomo e su che cosa si basa questo suo valore?». «La salute è certamente un valore importante», afferma il Santo Padre, «ma non determina il valore della persona»; inoltre la salute «non è di per sé garanzia di felicità», dal momento che ci si può sentire realizzati anche con una salute precaria. Una persona anziana può soffrire molto più per l'abbandono e "la privazione di amore che per una malattia. La vita conserva il suo valore anche quando perde l efficientismo, la capacità di produrre, la forza di muoversi, di parlare e di ascoltare. Un sorriso, una stretta di mano, sono gesti percepibili ad ogni essere vivente, perché la sola presenza affettuosa e silenziosa costituisce una testimonianza di amore. Come risposta a questa mancanza d amore, il Papa indica la famiglia (tema al centro dei prossimi due Sinodi, quello straordinario di ottobre 2014 e quello ordinario del 2015) che - scrive - «è maestra di accoglienza e solidarietà». È infatti «in seno alla famiglia che l educazione attinge in maniera sostanziale alle relazioni di solidarietà». E «nella famiglia rimarca - si può imparare che la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane». Da questo punto di vista, la famiglia è effettivamente una 'cellula fondamentale della società', perché «insegna a non cadere nell individualismo e ad equilibrare l io con il noi». Il Papa conclude il Suo Messaggio ribadendo che «una società è veramente accogliente nei confronti della vita», quando insegna «che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a 18

21 INVECCHIAMENTO E DISABILITÀ Dichiarazione conclusiva della XX Assemblea Generale Pontificia Accademia pro Vita, 28 marzo Si riafferma l'intrinseca e inalienabile dignità di ogni essere umano, qualunque sia la sua età, il suo stato di salute, la sua condizione esistenziale. 2. Si prende atto dell'esistenza, purtroppo, di una sempre più diffusa "cultura dello scarto", come sottolinea Papa Francesco, cultura che può essere contrastata con efficacia solo da un atteggiamento di reciproca accoglienza. 3. È necessario in primo luogo promuovere e sostenere le relazioni di aiuto intrafamiliari, supportando secondo un principio di sussidiarietà i bisogni che ciascuna famiglia manifesta in relazione all'assistenza della persona anziana disabile. 4. Ciò si tradurrà in solidarietà reale solo se sarà capace di trovare risposte sociali e istituzionali per spazi e tempi di vicinanza, sollievo e conforto. 5. In particolare, si incoraggia l'impegno dei medici e tutti gli altri operatori sanitari, di coloro che operano nell'area della bioetica e dei legislatori, per trovare risposte appropriate all'urgente problema dell'abbandono delle persone anziane disabili specialmente nelle società del benessere e dell'opulenza ma anche nelle altre società. 6. Si riafferma il dovere etico-deontologico da parte dei medici e delle istituzioni sanitarie di non privare le persone anziane delle cure necessarie, ma di offrire sempre loro i trattamenti ritenuti appropriati secondo un criterio di proporzionalità etico-clinica. 7. È urgente favorire una cultura dell'accettazione e della preparazione alla morte, non come fine, ma come compimento dell'esistenza e di cui l'anzianità può rappresentare la preparazione più matura. 8. La luce della Fede aiuta a comprendere la realtà della disabilità, per trovare senso e speranza, sostenendo l'impegno e le risposte di cura e assistenza da parte delle famiglie e delle istituzioni sanitarie. vedere nella persona malata e sofferente un dono per l intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità». «È questo - esorta Francesco - il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere» Un ulteriore prezioso contributo alla riflessione è giunto da Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell Università Cattolica di Milano, il quale, nella relazione di apertura del simposio, ha sottolineato: «La vecchiaia, malgrado il proliferare di ricerche e discipline che ne fanno oggetto di studio, è ancora oggi censurata perché non abbiamo una precisa idea di come debba essere questo tempo specifico dell uomo. La vecchiaia, in sé pone lo stesso interrogativo che emerge in altre fasi della vita: quella del senso dell esistenza. Ma, a fronte della memoria del proprio lungo passato, si fa più acuta per l uomo la questione di come vivere mantenendo il senso della progettualità esistenziale e della speranza: qui si affaccia il difficile rapporto che lega, e quasi contrappone, l idea del compimento dell umano con quella del decadimento». Il tema trattato richiama al rispetto per tutta la persona, quindi, anche per le sue esigenze spirituali ed umane, che aspirano ad un bisogno infinito di amore, perché l essere umano è a Sua immagine e somiglianza. Perciò, occorre prudenza e vigilanza di fronte alle prossime leggi all orizzonte 1 che, in nome della libertà, rischiano di scardinare l ordine della natura (per S. Tommaso, vicario di Dio sulla terra ), ordine da rispettare per evitare di nuocere alla persona e alla società, come affermavano gli antichi romani. L esperienza acquisita con le leggi precedenti 2 insegna che non si possono accettare deroghe dai principi non negoziabili, soprattutto vita e famiglia, perché si introdurrebbe un piano inclinato dalle conseguenze imprevedibili e dolorose. Le vicende legate alla legge sulla fecondazione artificiale siano di monito e di lezione per quello che potrebbe accadere quando si neghino o si oscurino quei principi fondamentali legati non alla natura confessionale dell uomo ma alla sua natura strutturale. Eppure, a partire dalla famiglia, si può combattere il male con il bene e testimoniare che il rispetto della legge morale naturale è gratificante, mentre la cultura della morte di Giovanni Paolo II o la cultura dello scarto di Papa Francesco fanno crescere i tassi di angoscia e di disperazione, perché inducono a ricercare solo felicità momentanee e illusorie. 1 Leggi su testamento biologico, riconoscimento delle unioni di fatto anche tra persone dello stesso sesso, omofobia, divorzio breve. 2 Per esempio, la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, moralmente inaccettabile, ma portatrice di alcuni paletti, ormai è stata abbattuta dalle 32 Sentenze che hanno prodotto una Babele procreativa. In particolare, la Sentenza della Consulta del 9 aprile 2014, aprendo alla fecondazione artificiale eterologa, prevede un terzo soggetto estraneo alla coppia, assestando, così, un ulteriore colpo al rispetto per gli embrioni (per possibili problemi esistenziali, sanitari e giuridici tra genitori genetici e sociali), in nome di un presunto diritto al figlio e a quello per la coppia stessa. 19

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