INDAGINI ARCHEOLOGICHE A SAN NICOLAO DI PIETRA COLICE (CASTIGLIONE CHIAVARESE GE). L INSEDIAMENTO PREISTORICO
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1 INDAGINI ARCHEOLOGICHE A SAN NICOLAO DI PIETRA COLICE (CASTIGLIONE CHIAVARESE GE). L INSEDIAMENTO PREISTORICO Nel corso delle campagne di scavo , nel vano più meridionale dell hospitale di San Nicolao, al di sotto dei livelli medievali erano state portate alla luce evidenze di frequentazioni preistoriche riferibili alla fine dell Età del Rame (seconda metà del III millennio a.c.), testimoniate da frammenti ceramici con decorazione campaniforme, e al Neolitico Recente; a questa fase erano riconducibili due fosse di combustione, una delle quali è stata datata radiometricamente (LTL 4576A: 5379±45 BP, BENENTE ET AL. 2010, cfr. tab. 1). Ulteriori evidenze di combustione, individuate in un sondaggio effettuato nell area a ovest dell hospitale, non erano state indagate. Nell ambito della programmazione ordinaria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al fine di esaminare le evidenze riconosciute e non scavate e verificare in estensione i caratteri delle frequentazioni preistoriche, nel 2014 e 2015 sono stati realizzati due distinti interventi di scavo in aree contigue (area A e area B, per una superficie totale di 35 m2: fig. 1). Nell area A (fig.2), collocata in prossimità del piede di un ripido versante, è stata evidenziata una potente sequenza stratigrafica. Ad una fase di relativa stabilità del pendio Fig. 1. planimetria generale dell area indagata: a sinistra la chiesa e l hospitale medievali; in basso a destra le aree di indagine Fig. 2. la successione stratigrafica nell Area A, al centro il focolare (US15) in corso di scavo. è da riferire una delle più significative evidenze antropiche riconosciute in quest area; si tratta di un potente livello organico di colore nerastro caratterizzato da abbondanti carboni (US 6), che si estendeva su tutto l areale indagato al di sotto di una serie di livelli colluviali (US 3, 4, 5). Questo livello, che ha fornito una data radiometrica che si pone in età storica (Beta : 1440±40 BP, cfr. tab.1), è verosimilmente evidenza di una fase di gestione delle risorse del bosco mediante un consistente utilizzo del fuoco, forse anche con l installazione di carbonaie. Altra significativa evidenza portata alla luce in quest area sono i resti di un focolare in fossa con numerosi clasti all interno (US 15) collocabile nell ultimo quarto del VI millennio BC (LTL 15545A: 6133±45 BP, cfr. tab. 1); di questo era conservata solo la porzione basale, ma non il piano d uso eroso verosimilmente da fenomeni colluviali, cui i depositi in quest area sono stati particolarmente soggetti a causa della pendenza del versante. L indagine archeologica è in seguito proseguita con l apertura di una trincea posta a valle dell area A; questa ha portato al rinvenimento, immediatamente al di sotto della stratigrafia di età storica (US 6), di una concentrazione di pietre di morfologia irregolarmente lineare (US 30). La necessità di caratterizzare questa evidenza ha indotto l allargamento dello scavo (Area B, superficie di circa 20 m2); qui la sequenza stratigrafica (fig. 3), la cui porzione superiore si è rivelata del tutto identica a quella già eviden-
2 INDAGINI ARCHEOLOGICHE A SAN NICOLAO DI PIETRA COLICE (CASTIGLIONE CHIAVARESE GE). L INSEDIAMENTO PREISTORICO Fig. 3. Area B - sezione N-S. Le US cerchiate si riferiscono a strutture. ziata nell Area A, è più articolata e complessa nella porzione inferiore, in ragione forse della minore erosione cui sono stati soggetti gli strati, che si rinvengono in giacitura subplanare1. La concentrazione di pietre (US 30), già individuata nella trincea, è stata messa in luce su parte dell areale di indagine evidenziando come la stessa fosse in fase con US 7, livello la cui cronologia si pone tra l età del Rame e l età storica. US 30 sembra essere testimone della più recente sistemazione di una struttura posta in opera a partire dai sottostanti livelli del Neolitico Recente2 (fig. 4). Al di sotto di US 7 emerge il primo livello sicuramente preistorico, US 31, interpretabile come testimonianza di un piano d uso in giacitura primaria. Il tetto dello strato è, infatti, caratterizzato da una consistente concentrazione di manufatti disposti in piano, con numerosi frammenti ceramici pertinenti agli stessi recipienti. Tra i materiali recuperati si segnalano una tazza con ansa a gomito e un olletta globulare con orlo a colletto (fig. 5: 1, 2)3, nonchè abbondante industria litica ottenuta in maggioranza su materie prime locali4. La distribuzione dei manufatti è circoscitta alla porzione del deposito che giunge a lambire, ma non a sovrapporsi, alla concentrazione di pietre già citata, avvallando l ipotesi, sostenuta dalla lettura della stratigrafia, che quest ultima (a questo livello US 36) costituisse in questa fase un elemento strutturale emergente e forse funzionale all insediamento. La datazione radiocarbonica effettuata su un carbone proveniente da questo livello, colloca questa fase di frequentazione del sito nella piena età del Rame (LTL 15546A: 4148±45 BP, cfr. tab. 1). L asportazione dello strato US31 ha evidenziato la presenza di un livello (US33) contenente un discreto numero di frammenti di ceramica d impasto, alcuni dei quali pertinenti alle pareti e al fondo di un olla troncoconica decorata a spazzola che rimanda all età del Rame (Fig. 5: 3)5; anche da questo livello proviene abbondante industria scheggiata in radiolarite, mentre più rara è quella in selce6. La distribuzione dei materiali, analogamente a quanto osservato nell US 31, è circoscritta a nord della concentrazione di pietre; ciò induce a ipotizzare l emersione di parte della struttura e la sua piena funzionalità in questa fase. Al di sotto di US33 è stata portata alla luce US34b e, a fianco di questa, una serie di livelli (US32, US34, US38 e US39) pertinenti alle prime fasi di realizzazione e uso della struttura muraria, costruita utilizzando le rocce gabbriche affioranti in loco, messe in opera a secco senza l ausilio di alcun legante e senza un apparente accurata Fig. 4. al centro della fotografia la struttura in pietra. Le unità evidenziate (US30, US32) sono pertinenti a due distinte fasi di vita della struttura; US29 ad un momento in cui la stessa risultava parzialmente celata. In alto a sinistra US31, il livello dell età del Rame in corso di scavo. 223
3 Fig. 5. Ceramica dell età del Rame - 1-2: tazza e olletta da US31; 3: olla da US33; ceramica del Neolitico Recente: 4-5: piatto e tazza da US34 e US34b; 6: orciolo da US34 e U38 (disegni Laura Tomasi Soprintendenza Archeologia della Liguria). 224
4 INDAGINI ARCHEOLOGICHE A SAN NICOLAO DI PIETRA COLICE (CASTIGLIONE CHIAVARESE GE). L INSEDIAMENTO PREISTORICO Fig. 6. Datazioni radiometriche Tab.1. Datazioni disponibili per il sito. sistemazione dei clasti; questa aveva un andamento lineare SO-NE (Fig. 4) con lieve pendenza in direzione NO, assecondando la morfologia del versante. Dai livelli in fase con la struttura muraria provengono parte di una tazza, di un piatto e di un orciolo (Fig. 5: 4-6) tipologicamente attribuibili al Neolitico Recente (cultura Chassey). Alcune lame in selce cretacea francese rinvenute in questi strati, accanto a prodotti in radiolarite locale e selce di origine appenninica, rimandano al medesimo ambito culturale. Per questo orizzonte dell insediamento è stata ottenuta una datazione (US34, LTL 15547A: 5126±45 BP, cfr. tab. 1) concordante con l analisi preliminare dei manufatti. Le evidenze archeologiche sopra delineate sembrano indicare che la struttura muraria realizzata all inizio del IV millennio BC sia rimasta in uso per un lungo periodo, almeno fino alla tarda età del Rame, e sia stata a più riprese parzialmente risistemata a seguito di probabili defunzionalizzazioni legate a crolli dei versanti. Non è possibile in questa sede proporre un interpretazione della funzione di questo allineamento di pietre, che potrebbe aver avuto diversi usi nel tempo, sia in funzione di protezione dai colluvi innescati dalle dinamiche di versante, sia di delimitazione degli spazi 7. Al di sotto della stratigrafia riferibile al Neolitico Recente è presente uno spesso livello (US43), datato alla prima metà del V millennio BC (LTL 15548A: 5917±45 BP, cfr. tab. 1), mentre nel livello sottostante sono state individuate due strutture, relativamente circoscritte, composte da concentrazioni di clasti (US45a e US45b), e una piccola fossetta colma di carboni pluricentimetrici bordata di pietre (US44), interpretabile come focolare. Un carbone proveniente da questo focolare ha fornito una data che si colloca tra cal BC (Tab. 1), in una fase iniziale del Mesolitico Recente (FRANCO 2011). Questa data in particolare evidenzia come il limitato pianoro posto in prossimità della cima di Monte San Nicolao, sia stato interessato da una lunga vicenda insediativa, in un arco di tempo che ha visto importanti mutamenti, tra i quali il passaggio da un economia fondata su caccia e raccolta ad una sostenuta da agricoltura e allevamento. In particolare le quattro date radiometriche riferibili al Neolitico (fig. 6), indicano ripetuti episodi di occupazione del sito. Il fattore che ha indotto a frequentare il pianoro per un così prolungato arco di tempo è verosimilmente da ricercare nella posizione riparata, a ridosso di una via di transito obbligata. Evidenzia bene il ruolo strategico del sito la Carta Corografica dei Feudi Imperiali, datata agli inizi del XIX secolo, che permette di apprezzare come San Nicolao sia il punto di snodo di più percorsi di crinale: quello che si sviluppa a partire da Portovenere sulla dorsale parallela alla costa, quelli direttamente in collegamento con il mare, da Deiva Marina e da Sestri Levante, e quelli invece che permettono l accesso all entroterra, sia alla Valle del Vara passando da Carrodano, sia verso l Appennino e la Pianura Padana passando per Velva. Lo studio, seppur ad uno stadio iniziale 8, ha consentito di evidenziare alcuni elementi significativi. In Liguria orientale, a fronte di numerosi siti mesolitici attestati da rinvenimenti di superficie (MAGGI 2015, pp.37-42), San Nicolao rappresenta al momento una delle due uniche attestazioni di questa fase in giacitura primaria all interno di una sequenza stratigrafica. Per le fasi successive, le strutture e i materiali archeologici che si collocano, sulla base delle date, alla fine del VI millennio BC, costituiscono, unitamente alle testimonianze dalla Pianaccia di Suvero (Rocchetta di Vara, SP: MAGGI 1983, pp ), le più antiche attestazioni neolitiche in Liguria orientale. Le frequentazioni del Neolitico Recente, testimoniate a San Nicolao dalle strutture di combustione individuate nelle campagne di scavo e dalla struttura indagata nelle campagne , arricchiscono il panorama conoscitivo, che si sta via via articolando grazie a recenti ritrovamenti in contesti all aperto quali Coasco (Villanova d Albenga,SV: STARNINI, OTTOMANO 2015) e Genova Brignole (DEL LUCCHESE 2014). Per quanto riguarda l età del Rame, l interesse del sito consiste nel documentare un contesto abitativo in un territorio quasi esclusivamente caratterizzato da 225
5 siti legati ad attività produttive (estrazione del minerale di rame a Monte Loreto e a Libiola; estrazione del diaspro in Valle Lagorara: MAGGI, CAMPANA 2008). L intervento è stato realizzato nell ambito della programmazione ordinaria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali: RUP Lucia Gervasini, Direttore dei Lavori Nadia Campana (Soprintendenza Archeologica della Liguria). L indagine archeologica è stata realizzata da Alberto Manfredi e Gabriele Martino con il contributo di diverse professionalità della Soprintendenza Archeologia della Liguria (Carlo Brizi, Paola Chella, Neva Chiarenza, Stefano Costa, Pasquale Iadisernia, Stefano Rossi). N O T E 1 L indagine archeologica non ha fornito elementi definitivi per comprendere se tale giacitura sia legata a sistemazioni antropiche o piuttosto a dinamiche deposizionali condizionate dalla morfologia del versante e dall andamento del substrato roccioso. 2 La concentrazione di pietre è stata suddivisa in fase di scavo in differenti US (29, 30, 32, 34, 36, 38, 39) riferibili a distinte fasi di accumulo prevalente di clasti o di sedimento fine. 3 Per la tazza si veda il contesto sepolcrale della Tana della Prima Ciappa in Val Frascarese (MAGGI, FORMICOLA 1978, p. 93 fig.6/6, p. 98), che si colloca tra 3035 e 2340 cal BC (CAMPANA ET AL. 1996), per l olletta con orlo a colletto leggermente svasato, corpo globulare e fondo verosimilmente convesso la classificazione proposta da Cocchi Genick (COC- CHI GENICK 2012, tipo 81, p. 115, fig ) 4 Si tratta principalmente di radiolarite di provenienza locale, i cui affioramenti sono individuabili nel vicino areale di Deiva Marina (CAMPANA ET AL. 2014, p.83). 5 La forma e le decorazioni dell olla troncoconica rimandano alle coeve produzioni del Gruppo di Vecchiano (COC- CHI GENICK, GRIFONI CREMONESI 1985). Un frammento molto simile è anche presente nella Tana della Prima Ciappa (MAGGI, FORMICOLA 1978, fig. 6, n. 3). 6 Anche in questo livello la maggior parte dell industria litica è ottenuta su radiolarite di provenienza strettamente locale. 7 Strutture simili, interpretate come funzionali alla delimitazione dell insediamento, sono state individuate nei livelli chasseani del sito di Travo,tuttavia in un contesto geomorfologico, e verosimilmente insediativo, del tutto differente (BERNABÒ BREA, CASTAGNA, OCCHI 1999). 8 Nello studio sono attualmente coinvolti oltre agli scriventi Ivano Rellini (geomorfologia, micromorfologia); Renato Nisbet (paleobotanica); Barbara Voytek (traceologia dell industria litica); Paola Chella, Neva Chiarenza e Chiara Panelli (cultura materiale), Stefano Rossi (per una prima indagine dei livelli preistorici realizzata nel 2006). B I B L I O G R A F I A BENENTE F., CAMPANA N., MAGGI R., ROSSI S. 2010, Indagini archeologiche a San Nicolao di Pietra Colice (Castiglione Chiavarese), Archeologia in Liguria, II ( ), pp BERNABÒ BREA M., CASTAGNA D., OCCHI S. 1999, L insediamento del Neolitico Superiore a S. Andrea di Travo (PC), Padusa, XXXIV, pp CAMPANA N., DEL SOLDATO M., MARTINO G., NEGRINO F. 2014, Gli affioramenti di rocce silicee in Liguria orientale e il loro sfruttamento durante la Preistoria, Archeologia postmedievale, 16, pp CAMPANA N., FRANCESCHI E., MAGGI R., STOS GALE Z. 1996, Grotticella sepolcrale di Val Frascarese (Genova): nuove analisi dei reperti metallici, in L antica età del bronzo, Atti del Congresso (Viareggio 1-9 gennaio 1995), a c. di D. COCCHI GENICK, Firenze, pp COCCHI GENICK D. 2012, Le potenzialità informative delle ceramiche nell analisi storica. Le forme vascolari dell età del rame dell Italia settentrionale, Verona. COCCHI GENICK D., GRIFONI CREMONESI R. A C. DI 1985, L età dei metalli nella Toscana nord-occidentale, Pisa. DEL LUCCHESE A. 2014, I primi abitanti di Genova, in Genova dalle origini all anno Mille. Archeologia e storia, a c. di P. MELLI, Genova, pp FRANCO C. 2011, La fine del Mesolitico in Italia. Identità culturale e distribuzione territoriale degli ultimi cacciatori-raccoglitori, in Società per la Preistoria e Protostoria della regione Friuli-Venezia Giulia, Quaderno 13, a c. di P. BIAGI, Trieste. MAGGI R. 1983, Preistoria nella Liguria Orientale, Recco. MAGGI R. 2015, I monti sono vecchi. Archeologia del paesaggio dal Turchino alla Magra, Genova MAGGI R., CAMPANA N. 2008, Archeologia delle risorse ambientali in Liguria: estrazione e sussistenza fra IV e III millennio B.C., Bulletin du Musee d Anthropologie Prehistorique de Monaco, Supplément, 1, pp MAGGI R., FORMICOLA V. 1978, Una grotticella sepolcrale dell inizio dell età del Bronzo in Val Frascarese (Genova), Preistoria Alpina, 14, pp STARNINI E., OTTOMANO C. 2015, Villanova d Albenga. Località Coasco. Sito preistorico, Archeologia in Liguria, V ( ), pp
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