Mario. Madiai. Art Events Mazzoleni GALLERIE ED EVENTI D ARTE

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1 Mario Madiai Art Events Mazzoleni GALLERIE ED EVENTI D ARTE 1

2 Martina Corgnati Il discorso infinito della rosa The infinite speech of the rose Prima naturalistiche, ambientate, ricche di dettagli, poi col tempo sempre più isolate, decontestualizzate, spoglie, apparizioni improvvise sullo spazio denso di colore, le rose sono da moltissimi anni una cifra imprescindibile e caratterizzante del lavoro di Mario Madiai. Ma sono rose che, oggi più che mai, non sono rose ma segni, tocchi, gesti, elementi di una presenza che Mario distribuisce accortamente e sapientemente sulla superficie, come parole di un discorso infinito che continua da un quadro all altro, un quadro dopo l altro. Perchè le rose? All inizio, suppongo, per piacere e per mettere alla prova un abilità ed un virtuosismo tecnico non comune, restituendo in poche pennellate quasi sprezzanti il colore, il turgore, la forma complicata del calice e della corolla più bella e più amata dei fiori. O forse perchè c è qualcosa di elementare non nell oggetto ma nella parola rosa, l esempio paradigmatico della prima declinazione latina, un nome sempre uguale in tutte o quasi le lingue neo-latine ed europee; insomma, il fiore per antonomasia. Si riesce ad immaginare, infatti, un soggetto pittorico più convenzionale, quasi kitsch, di questo fiore? Quasi eccessivo il precipitato di metafore e di poesia e di riferimenti simbolici che nei secoli si sono addensati intorno al suo nome, alla sua immagine e ai suoi significati. E, di conseguenza, è quasi provocatoria da parte di Madiai la scelta di addentrarsi con leggerezza in mezzo a questa selva di questioni che attraversano la poesia, risalgono fino al Paradiso (il calice dei cieli è concepito e descritto da Dante proprio in forma di rosa) e si spingono, per altro verso, agevolmente fino alla canzone popolare (tutte le rose di tutti i roseti ). Madiai però è pittore che non ha mai fatto mistero della propria predilezione per oggetti profondamente attraversati dalla storia della pittura (nature morte, paesaggi, fiori vari) ma che li ha, per così dire, sempre avvicinati con una discrezione ed una lungimiranza tutta sua particolare: senza dichiarazioni di principio, senza manifesti programmatici o promesse d amore e di fedeltà eterne. Così, piuttosto, lasciando che lo sguardo s impigli e si confonda, si lasci catturare da una vibrazione di colore, dalla curvatura morbida di un petalo, dal piacere di una nuova presenza sul palcoscenico dello studio che in tutti questi anni di ininterrotta pratica è, ed è sempre rimasto, teatrale. Ma quel che conta, e non da oggi, non sono i soggetti in quanto tali bensì il fluire interno della pittura, il senso dello spazio e del vuoto e del cosiddetto (impropriamente nel caso di Madiai) fondo: che proprio da ultimo ha trovato il carattere più originale. Scrivevo a questo proposito qualche anno fa: La storia non incomincia ieri ma addirittura nei primi anni Settanta: quando Madiai si divertiva a collezionare quei piccoli ritratti ovali disposti secondo ritmi regolari sulle pareti che in molti cimiteri ospitano i loculi, oppure le immagini bianco e nero che, una accanto all altra, reclamizzano le qualità di una bottega fotografica, quelle di una volta. Una collezione, s intende, puramente virtuale, mnemonica prima e pittorica subito dopo, intitolata per esempio Fotografie a colori per i nuovi caduti. Determinante, in queste opere, un principio ritmico, sequenziale di forme regolari disposte tutte sul medesimo piano spaziale, secondo una grammatica propria soprattutto della decorazione (tessile o muraria); altrettanto determinante la distanza mentale dal contenuto, puro veicolo di un linguaggio di forme, di un intenzione che Madiai veniva poco a poco precisando. Tanti anni dopo, ecco le rose. Niente mazzi, no, e nemmeno superfici d appoggio, spazi inclinati, più o meno profondi, nessuna naturalezza di oggetti fra altri oggetti come si trovano nella vita. Solo esili steli soli o in serie misurate (a due, a tre, a sei), steli con poche foglie per non turbarne la verticalità, steli che all artista piacciono proprio per la loro esile fragilità, per la loro nitidezza quasi geometrica che non interferisce con il pieno dispiegamento dell effetto pittorico. Appena una linea elegante che non infrange e non ingombra e su cui si sostiene la corolla, generalmente non troppo aperta o ancora in boccio, un centro in cui lo sguardo s impiglia, si perde lungo i bordi del disegno accurato che delinea tutto, petalo per petalo, con una minuzia che ha dell assurdo, oppure che si sfrangia quasi in un eco di colore, in un contatto intimo fra vuoto e pieno, corpi e spazio. Per Madiai, contro ogni apparenza, il naturalismo non è mai stato interessante. La composizione piuttosto, il 2

3 senso del ritmo, il gioco cromatico ed il fluido pittorico mosso del fondo, di questo campo di forza dove si svolge e si articola la rappresentazione come evento, come accadimento, liquidata ormai, nella mente e nella sensibilità dell artista, la partita con la verosimiglianza rimasta a lungo sospesa. Il quadro stesso, infatti, si presenta da anni come piano totale di vibrazioni, di slabbrature e di corrugamenti, di interventi e di relazioni, oggi più complesse che mai. Mentre l immagine del fiore, frontale ma non appiattita, reiterata e insistita ed esibita, incorona sempre il quadro - che l artista non vuole e probabilmente non vorrà mai soltanto informale - come un principio di appartenenza poetica, appunto una cifra caratterizzante. In nome e di fronte alle rose, in fondo, la storia ha visto scoppiare almeno una grande guerra; e sbocciare ben più di un amore. E poi? L immagine della rosa, sola o a serie, a linee a coppie o a gruppi, disposti ordinatamente e non tanto come un mazzo di fiori ma come pedine su una scacchiera virtuale, o meglio mentale, è diventata un esigenza, il modo per appropriarsi di una composizione che Madiai ha voluto, nel tempo, sempre più astratta. Fondi densi, emulsionati, grigi, metallici, plumbei, come anodizzati, oppure neri di lavagna sono queste le piattaforme o le tavole che Madiai ha scelto di intarsiare con le sue preziose apparizioni, monocrome quasi sempre, come le parole ripetute e ripetute in base ad un segreto ordine estetico che ha bisogno di un organizzazione precisa per diventare convincente anche agli occhi degli altri. Queste rose, peraltro, non risultano mai immerse nella tessitura pittorica ma piuttosto vi stanno sopra, la sfiorano appena, galleggiando in uno spazio trasparente che l artista ha inventato e che ha la consistenza dei miraggi. Mario Madiai vuole sfuggire, da tempo, alla costrizione noiosa della superficie pittorica, delle obbligazioni dovute al quadro e quindi immagina per sé, e suggerisce, qualsiasi supporto al proprio intervento: dalle magliette alle tavole di legno ritrovate chissà dove, ai libri alle etichette. Tutto offre uno spazio interessante per provarsi ancora, per rischiare ancora, per giocare ancora al difficile gioco della pittura. Un gioco a cui Madiai non resiste e non ha mai resistito. È del tutto naturale per lui, quasi continuo, come respirare; è una forma, meglio la forma prediletta di rapporto col mondo e con le cose il campo pittorico, come lo studio, per lui è un arena, un palcoscenico, lo spazio di un azione infinitamente variata e variabile, infinitamente adattabile a circostanze che non sono mai le stesse, che in una vita intera non si ripetono due volte uguali - e le rose gli offrono ogni volta il lessico per questo incessante dialogo muto, cordiale, elegante, spesso gentile, qualche volta vagamente turbato. Che si tratti, e si sia trattato sempre di un dialogo lo dimostrano le recenti opere della serie Le rose con Giorgia, che non sono rose per Giorgia, come se Giorgia avesse bisogno di rose per farsi ritrovare in fondo al tunnel di un vagheggiamento e di una complicità fatta di immagini, mentre Giorgia invece è già lì, è lì in quanto autrice del lavoro fotografico che Mario punteggia con il proprio intervento (che Mario non riesce a non punteggiare, perché Mario non resiste, deve aggiungere, deve dipingere). Giorgia Madiai, fotografa di grande esperienza, talento e capacità che da molti anni ha fatto soprattutto del corpo femminile, del nudo, il luogo privilegiato del proprio sguardo, concede la sua opera, già definita, la sua opera sensuale, intensa, sapientemente estetizzante, pervasa e avvolta dai turbamenti del chiaroscuro, a una ri-definizione che la altera e la arricchisce di possibilità, di nuovi spazi di significato. In arte, un dialogo del genere fra padre e figlia è raro e forse addirittura quasi unico. Non valgono da termine di paragone esempi antichi: si può certo, infatti, immaginare Artemisia affiancare il proprio pennello acuminato a quello dolce del padre Orazio Gentileschi. Ma era assimilazione, in quel caso, che cercavano le due mani, mentre per Madiai è legittimo, anzi doveroso, parlare di differenze, di dialettica, quindi propriamente di dialogo. Quindi, opportunamente, con Giorgia. Giorgia gioca e lascia giocare, insieme a Mario, al comporsi imprevisto dell immagine, che ancora una volta ci offre emozioni, idee e l occasione per incontrare le risorse inesauribili dell arte come della poesia. Una rosa non è una rosa, non è una rosa. 3

4 At the beginning naturalistic, Roses, set in their own environment, full of details, then over time increasingly isolated, out of context, naked, sudden apparitions in space dense with color, have been for many years a distinctive mark and characteristic of the work of Mario Madiai. But they are roses that, today more than ever, are not really roses, but markings, touches, gestures, elements of a presence that Mario distributes carefully and with knowledge on the surface, like words of an infinite speech that continues from one painting to the next, one painting after the next. Why roses? At the beginning, I presume, for pleasure and to test his ability and uncommon technical virtuosity, giving back in a few brush strokes, almost disdainful, the color, the turgor, the complicated shape of the most beautiful and loved corolla of all flowers. Or perhaps because there is something elementary, not in the object itself, but in the word "rose", the paradigmatic example of the first latin conjugation, a noun that is the same in all, or almost all the Neo-Latin and European languages; that is, the quintessential "flower". It is possible to imagine, in painting, a more conventional subject that a flower, and what for a flower! The rose? The precipitate of metaphors, poetry, symbolic connections that have a grown around its crown during the centuries is close to excessive. And, consequently, we have a near provocation in the fact that a painter of our times is plunging with license, even with thoughtlessness, into this forest of issues that go back to Paradise (the chalice of the heavens is conceived and described by Dante in the shape of a rose), and that, in another direction, easily reaches into folk songs (all the roses of all the rose gardens..). A painter that, we must admit, never made a mystery of his predilection for objects deeply embedded in the history of paintings (still lives, landscapes, flowers of all kinds) but who has, so to speak, always approached them with his own peculiar discretion and farsightedness: no declarations of principles, no programmatic manifestos, nor promises of eternal love and faithfulness. He rather lets the gaze be captured by a vibration of colour, by the soft curve of a petal, by the pleasant new presence on the stage of his atelier, that in all these years of uninterrupted activity is, and has always remained, theatrical. But what matters, and not since today, are not the subjects as such, but rather the inner flow of painting, the sense of space and of emptiness and of the so called (incorrectly, in this case) background: that indeed in the end has found its most original character. I wrote on this topic few years ago: "The story did not begin yesterday, but a long time ago, actually in the early Seventies, when Madiai enjoyed collecting those small oval portraits arranged in regular rhythms on the walls that in many cemeteries cover the burial niches, or the black and white images that, one beside the other, advertise the qualities of a photographer's shop of times gone by. A collection, of course, that is purely virtual, mnemonic first and pictorial immediately afterwards, titled for instance Colour photographs for the new Fallen. A decisive factor in these works is a rhythmic, sequential principle of regular shapes all arranged on the same spatial plane according to the grammar of decoration (of walls or textiles). Decisive is also the mental distance from the "contents", pure vehicle of language of shapes, of an intention that Madiai was gradually making exact". Many years after...here the roses. No bunches, no, and not even supporting surfaces, more or less deep inclined spaces, no naturalness of objects among other objects as we find in life. Only slender stems, alone or in measured series (in twos, threes, sixes), stems with few leaves not to disturb their verticality stems that the artist likes just for their slim fragility, for their nearly geometrical neatness that does not interfere with the full deployment of the pictorial effect. Barely an elegant line that does not infringe or clutter, a line on which rests the corolla, generally not too open, or still in bud. A centre where the gaze gets tangled, gets lost along the edges of the accurate drawing that outlines everything, petal after petal, with details that border on the absurd, or frays away like in an echo of colour, in an intimate contact of full and empty, of space and bodies. For Madiai, contrary to appearance, naturalism has never been interesting. The composition, rather, the sense of rhythm, the chromatic play and the moving 4

5 pictorial fluid of the "background", of this field of forces where the expressive plays appear, today more than ever, open. The painting itself is now to be seen as a total plane of vibrations, of stretches and corrugations, enhanced sometimes by pasting a sheet of crumpled paper on the canvas. This intensifies the plastic effect and translates a pure pictorial effect into physical matter, a simple representation in tactile reality, to be appreciated not only by the eyes but also by the fingers. Meanwhile the image the flower, frontal but not flattened, insisted on and reiterated and exhibited, crown the painting (painting that Madiai does not want, and probability never will, only informal) like a precious coat of arms of nobility, or like a principle of poetic belonging. It is worth remembering that, in the name of roses, history has seen the outbreak of at least one great war, and the blooming of more than one great love. And then? The image of the rose, alone or in series, in lines, pairs or groups, placed with order and not as a bunch of flowers but as pawns of a virtual chessboard, or rather, mental, has become a necessity, the means to capture a composition that Madiai has wanted, in time, to become increasingly abstract. Dense backgrounds, emulsified, gray, metallic, leaden, as if they were anodized, or black like slatethese are the platforms or the tables that Madiai has chosen to inlay with his precious apparitions, almost always monochromatic, like words repeated again and again on the basis of a secret esthetic order of a precise organization to become convincing even in the eyes of others. By the way, these "roses", are not never immersed in the painting's background, but rather they are on top, they barely brash, floating in a transparent space that the artist has invented and that has the consistency of visions. For a long time Mario Madiai has been wanting to escape from the constriction of the boring pictorial surface, from the obligations owed to the painting and therefore he imagines, for himself, and suggests any support to his own intervention: from t-shirts to wooden planks found who knows where, to books and labels. Everything offers an interesting space to test himself again, to risk again, to again play the difficult game of painting. A game which Madiai cannot resist from, and has never resisted. And it all comes so natural to him, like breathing. It is a mindset to rapport himself with the world and with things-the field of painting, as a study, for him is an arena, a stage, the space of an infinitely varied action, infinitely adaptable to circumstances that have never been the same, that in a lifetime do not repeat themselves again and roses offer him each time the lexicon for this incessant silent dialogue, that is cordial, elegant, often kind, at times vaguely upset. That it is, and has always been a dialogue is demonstrated by the recent works from the series Roses with Giorgia, that are not roses for Giorgia, as if Giorgia would need roses to be found at the end of an artististic travel, made of complicity of images, while Giorgia is already there, she is there as the author of the photographic work that Mario highlights with his intervention (Mario is unable to stop his mind, because he cannot resist, he must add something, he must paint). Giorgia Madiai, photographer with great experience, talent, and capability that for many years has made of the female body, the nude body, the place that is favored by her gaze, allows her already defined sensual work, that is intense, skillfully beautifying, pervaded and wrapped by the perturbations of chiaroscuro, to be re-defined in a way that alters it and enriches it with possibilities, of new spaces of meaning. In art, a dialogue of this kind between father and daughter is rare, and probably almost unique. Examples from history are not comparable: one can in fact imagine Artemisia put her rigorous brush next to that of his father Orazio Gentileschi. But in that case, it was assimilation that the two hands were looking for, while for Madiai it is legitimate, actually appropriate, to speak of differences and therefore of dialogue. Hence, "with Giorgia". Giorgia plays and lets play, together with Mario, with the unpredictable come together of the image, that once again gives us emotions, ideas and the chance to meet the inexhaustible resources of art as of poetry. A rose is not a rose, is not a rose". (a pag. 3) Rose olio su carta su tavola, cm 40x40, 2013 (a pag. 4) Rose olio su carta su tavola, cm 40x40,

6 Paolo Bergamo All amico Mario To my friend Mario Negli anni 60 sul lungomare di Livorno nel periodo estivo noi giovani impazzavamo per cimentarci nello sport più amato da sempre dalla città : il calcio. Ai Bagni Fiume e ai Bagni Lido era nato un nuovo modo di giocare al calcio, il calcetto, anzi più precisamente la gabbionata. Si giocava 4 contro 4, rigorosamente a piedi scalzi sul cemento nel campo all interno dei bagni, destinato in origine alla pallacanestro. Battezzammo il campo completamente recintato il gabbione e le partite diventarono le gabbionate. I grandi calciatori livornesi dell epoca dominavano la scena: ogni giorno Picchi, Balleri, Lessi, Capecchi, Giampaglia, Falorni, davano vita ad applauditissime gabbionate con tuffo in mare finale per smaltire fatica e sudore. Fra noi giovani che partecipavamo con frequenza alle partite ce n era uno molto bravo, veloce, buon dribbling, un tiro secco, preciso. Per dire la verità a noi non piaceva ed il motivo era semplice: alcuni di noi giocavano nelle giovanili del Livorno Calcio, altri in squadre del settore giovanile, tutti sognando un futuro da calciatori di rango. Lui che spesso giocava meglio di tutti studiava a Lucca all Istituto d Arte per diventare...pittore! Nacque in me spontaneo il desiderio di conoscerlo meglio, per capire com era possibile che un giovane non ancora 18enne amasse il calcio tanto da sognare di diventare un buon pittore. Per alcuni anni ci ritrovammo nel periodo estivo, sempre al mare, spesso nel gabbione poi ci perdemmo di vista, fino ad un giovedì dei primi mesi del 70. La squadra del Livorno Calcio stava allenandosi allo stadio con la squadra ragazzi, ed io facevo altrettanto sulla circostante pista di atletica. L allenatore, Armando Picchi, aveva schierato nel ruolo di ala destra nella squadra ragazzi, indovinate chi? Sì, proprio Mario Madiai. Interruppi il mio allenamento per guardarlo. Era veramente bravo. Da quel giorno non ci siamo più persi di vista, pur facendo fronte sempre e comunque ai miei impegni al servizio della mia passione per il calcio, Mario alla ricerca giorno dopo giorno di affinare la sua cultura artistica. La scorsa estate in montagna prima dell ultima gabbionata organizzata fra amici mi ha chiesto una cortesia: dai, fai l arbitro, fammi sentire un giocatore vero! Con piacere l ho accontentato con una mia intima certezza la pittura ha rubato al calcio un ottimo giocatore. In the '60s during the summertime on the seafront of Livorno, young guys like me were crazy for playng the most popular sport has always been the city: soccer. At the "Bagni Fiume" and the "Bagni Lido" was born a new way of playing soccer, the futsal indeed more precisely "la gabbionata". We played 4 on 4, strictly barefoot - on the concrete - in the field inside the bathhouse, originally intended for the basketball. Baptized the field completely fenced il gabbione and the matches became "le gabbionate". The big Livorno's players dominated the scene: every day Picchi, Balleri, Lessi, Capecchi, Giampaglia, Falorni, played applauded gabbionate, with the final dip in the sea to dispose of hard work and sweat. Among us young people who were participating with frequency to the matches there was one very good player, fast, good dribbling, strong and precise shooting. To tell the truth we did not like him, and the reason was simple: some of us were playing in the youth of Livorno Calcio, others in official youth teams, all dreaming of a future as players of rank. He, who often played better than anyone, was studying in Lucca at the Art Institute to become a painter...! It was born in me a spontaneous desire to know him better, to understand how it was possible that a young man not yet 18 years old loved football so much, yet he was dreaming of becoming a good painter. For a few years we found ourselves in the summer, always at sea, often in the "gabbione" then we lost each other, until a Thursday in the first months of '70. The team of Livorno Calcio was training at the stadium with the amateur team, and I was training too in the surrounding track. The coach, Armando Picchi had arranged in the role of right wing in the amateur team, guess who? Yes, that's Mario Madiai. 6

7 I interrupted my training to watch him. He was really a very able player. Since that day we have not lost sight of, while coping always to my commitments to the service of my passion for football, Mario looking every day to refine his artistic culture. Last summer in the mountains before the last "gabbionata" organized among friends he asked me a favor: "Come on, do the referee, make me feel a real player!" I agreed with pleasure, with my inner certainty that "painting has stolen to the soccer a great soccer player. Il Maestro Madiai con gli amici livornesi Paolo Bergamo, Fabrizio Breschi e Dario Ballantini 7

8 Mario Mazzoleni L arte, il talento ma anche la nostra amicizia Art, talent and our friendship too Sono veramente orgoglioso di poter presentare al pubblico questa magnifica esposizione del maestro, nonché amico, Mario Madiai. Conosciuto qualche annetto fa grazie al mio maestro sportivo Paolo Bergamo è nata tra noi una bella, sincera e schietta amicizia, fondata sull arte e sul suo innegabile estro, ma suggellata dai rispettivi caratteri, schivo e introverso quello di Mario, vulcanico e dinamico quello dell altro Mario, che sarei io, di professione gallerista d arte con la passione per il talento pittorico, che preferisco da sempre alle logiche di mercato che spesso condizionano negativamente questo nostro bellissimo mondo. In questa mostra antologica che raccoglie gran parte della produzione di questo straordinario artista toscano, sono rappresentati tutti i suoi periodi artistici attraverso le sue serie più famose, dagli Interni, che adoro, ai Fiori, foglie e acqua, alle sue inconfondibili Rose. Gli oggetti vengono descritti sulla tela con grande capacità tecnica unita ad un tratto istintivo e passionale in grado di ricondurre il reale ad una dimensione di assoluta sintesi poetica. Il colore, elemento fondamentale dell opera, sottolinea con tutto il suo ardore la liricità dei soggetti, sospesi su fondali che creano uno spazio scenico perfetto dal quale emergono, o meglio, appaiono come visioni. Madiai mi incanta sempre con l atmosfera unica racchiusa in ogni suo dipinto, con il suo intimismo avvolgente e calore penetrante quasi in contrasto con quel senso di evanescenza racchiuso in ogni fiore, ogni corpo, ogni pianta ritratti, che sembrano fluttuare indisturbati sulla tela. Tutto è infatti sospeso ma in movimento, ogni cosa anela verso l alto, immortalata nella sua aulica ascesa. Lui è questo, un amico maestro. I am very proud to present to the public this wonderful exhibition of master, and friend, Mario Madiai. I ve known him few years ago thanks to my sports master Paolo Bergamo and suddenly a sincere friendship based on our mutual love for art has grown. We have very different characters but this too is an important aspect of our friendship: Mario is shy and introvert while the other Mario (me) is dynamic and active. I m a gallerist with a passion for the pictorial talent that I always prefer to the business logics that often negatively influence this wonderful world of art. This anthological exhibition collects most of the production of this extraordinary Tuscan artist. All his artistic periods are well-represented by his most famous series: from the Interiors, that I love, to The flowers, the leaves and the water and to his unique Roses. Objects are described on canvas with a great technique and an instinctive and passionate stroke able to lead back real life to an absolute poetic synthesis. The colour, fundamental part of the artworks, underlines with its keenness the lyricism of subjects suspended on scenic backgrounds from which they emerge appearing like a vision. Madiai always enchants me with the unique atmosphere of his paintings, with their wrapping intimacy and penetrating warmth almost in contrast with the sense of evanescence of every flower, body or plant portrayed that seem to fluctuate undisturbed on canvas. Everything is suspended but on the move, all the things long for high, immortalized in their noble rise. That s what he is, a master and a friend. 8

9 Nudo sul divano olio su tela, cm 110x130,

10 Uova di quaglia olio su tela, cm 40x40, 1998 Uova di quaglia olio su cartone telato, cm 40x40,

11 Uovo olio su tela, cm 100x100, 2013 Uova di quaglia olio su tela, cm 40x40,

12 Incontenibile energia olio e acrilico su tela, cm 70x100, 1973 Incontenibile energia olio su tela, cm 100x140,

13 Incontenibile energia olio su tela, cm 100x100, 1974 Incontenibile energia olio su tela, cm 100x100,

14 Girasoli d agosto olio su tela, cm 120x110, 1997 Girasoli d agosto olio su tela, cm 120x100,

15 Girasoli olio su tela, cm 120x100,

16 Serenata Firenze olio su tela, cm 100x70,

17 Interno fiorentino olio su tela, cm 100x150,

18 Casa Frollo olio su tela, cm 100x120, 1982 (a destra) Casa Frollo olio su tela, cm 100x80,

19 19

20 Rose olio su tela, cm 120x100,

21 Rose olio su tela, cm 120x100,

22 Rose olio su tela, cm 100x100,

23 Rose olio su tela, cm 110x90,

24 Rose olio su tela, cm 140x110,

25 Rose rosse per Mauro olio su tela, cm 100x100,

26 Rose olio su tela, cm 100x100,

27 Rose olio su tela, cm 123,5x93,

28 Rose olio su tela, cm 120x100,

29 Rose gialle olio su tela, cm 80x70,

30 Rose olio su tela, cm 100x100,

31 Rose olio su tavola, cm 50x50,

32 Rose olio su tela, cm 100x100, 2012 (a destra) Rose olio su tela, cm 120x100,

33 33

34 34

35 Rose olio su tela, cm 120x100, 2012 (a sinistra) Rose olio su tela, cm 130x100,

36 Rose olio su forex, cm 120x120,

37 Rose olio su tela, cm 120x100,

38 Rose olio su tela, cm 100x100,

39 Rose olio su tela, cm 100x100, 2013 (opera in copertina) 39

40 Rose olio su forex, cm 120x100,

41 Rose olio su tela, cm 120x100,

42 Rose olio su tela lavagna, cm 140x120,

43 Rose olio su tela, cm 130x110,

44 44

45 Una rosa con Giorgia olio su cartone, cm 75x40, 1999 (a sinistra) Una rosa con Giorgia olio su cartone, cm 84x64,

46 Rose con Giorgia olio su forex, cm 100x150, 2009 Rose con Giorgia olio su forex, cm 100x150,

47 Rose con Giorgia olio su forex, cm 140x100,

48 48

49 Rose con Giorgia olio su forex, cm 80x55, 2009 (a sinistra) Rose con Giorgia olio su tela, cm 138x74,

50 Rose con Giorgia tecnica mista, cm 40x40,

51 Rose con Giorgia tecnica mista su tavola, cm 60x60,

52 Rose con Giorgia olio su carta fotografica, cm 50x50,

53 Rose con Giorgia olio su tela, cm 110x90,

54 Rose con Giorgia olio su carta fotografica, cm 60x60,

55 Rose con Giorgia olio su carta fotografica, cm 60x60,

56 Rose con Giorgia olio su tavola, cm 60x60,

57 Rose con Giorgia olio su tela, cm 100x90,

58 Azzurra olio su carta su tavola, cm 40x40,

59 Irene olio su tela, cm 110x90,

60 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 90x180,

61 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 100x100,

62 I fiori, le foglie e l aqcua olio su tela, cm 80x100,

63 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 120x100,

64 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 100x100,

65 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 100x110,

66 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 120x100,

67 I fiori, le foglie e l acqua olio su tela, cm 100x100,

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