SCHEDA DI INFORMAZIONE SUI RISCHI DI INCIDENTE RILEVANTE PER I CITTADINI ED I LAVORATORI (ai sensi dell Allegato V del DLgs 334/99 e s.m.i.

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1 SETTALA GAS Deposito, purificazione ed imbottigliamento GPL SCHEDA DI INFORMAZIONE SUI RISCHI DI INCIDENTE RILEVANTE PER I CITTADINI ED I LAVORATORI (ai sensi dell Allegato V del DLgs 334/99 e s.m.i.)

2 SEZIONE 1 Nome della Società: Stabilimento di: Gestore Settala Gas S.p.a SETTALA (MI) Viale Industrie, n Settala (MI) Tel.02/ fax 02/ Sig.ra Elisa Nava (Presidente) Portavoce della Società Sig. Francesco Palmiotti ( Resp. Sicurezza ) La Società ha presentato: q NOTIFICA dall Art. 6 q RAPPORTO DI SICUREZZA ai sensi dell Art. 8 del DLgs 334/99 per: Deposito costituito da uno stoccaggio di GPL e DimetilEtere, con annessi impianti di imbottigliamento e trattamento mediante operazioni di distillazione, desolforazione e deumidificazione. per complessive 403 t di Gas Liquefatti estremamente Infiammabili (GPL), così suddivise: GPL (miscela di Butano Propano) = 388,5 t DiMetilEtere = 14, 5 t Responsabile dello stabilimento (Gestione Sicurezza) Ing. Mario Dellera 1

3 SEZIONE 2 AMMINISTRAZIONI, ENTI, ISTITUTI ED UFFICI A CUI E STATA COMUNICATA LA ASSOGGETTABILITA ALLA PRESENTE NORMATIVA O A CUI E POSSIBILE RICHIEDERE INFORMAZIONI IN MERITO MINISTERO DELL AMBIENTE Servizio SIAR Via Cristoforo Colombo, ROMA COMITATO TECNICO REGIONALE ISPETTORATO REGIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO Via Ansperto, MILANO REGIONE LOMBARDIA Dir. Gen. Polizia locale Prevenzione Protezione Civile Un. Organ. Sistema Integrato di Sicurezza Struttura Prevenzione Rischi Tecnologici Via Rosellini, MILANO PREFETTURA DI MILANO Corso Monforte, MILANO PROVINCIA DI MILANO Assessorato Protezione Civile Corso di Porta Vittoria, MILANO SINDACO COMUNE DI SETTALA Via Verdi Settala (MI) COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO Via Messina, MILANO 2

4 SEZIONE 3 Descrizione delle attività svolte nello stabilimento L impianto è stato realizzato in più fasi dal 1966 al 1978 dal sig. Giovanni Nava, ex titolare dell attività con notevolissima esperienza nella raffinazione e nella distillazione dei G.P.L, mentre gli interventi di adeguamento della colonna di distillazione, il cui collaudo è stato effettuato nel mese di maggio 2004, sono stati eseguiti dalle seguenti società. - M.V. Manutenzione Varia S.r.l. - Ciprea S.r.l. La Settala Gas svolge attività di stoccaggio e purificazione di GPL mediante distillazione in colonna e desolforazione/deumidificazione con setacci molecolari e carboni attivi. Oltre a ciò, si effettuano l imbottigliamento del GPL in bombole, fusti e cisternette) e il travaso da autocisterne a serbatoi fissi e viceversa. L impianto di processo, concettualmente d estrema semplicità, dall epoca della sua realizzazione non ha subito modifiche tranne l avvenuta eliminazione della linea di separazione delle olefine mediante trattamento con acido solforico e soda caustica, materie non più presenti nel deposito. L impianto è l unico in Italia in grado di produrre, per mezzo di lunghissime operazioni di separazione a bassa temperatura (60 C), G.P.L. ad elevato grado di purezza, tali da essere utilizzati come gas tecnici di laboratorio. Il ciclo lavorativo si articola normalmente su sei giorni settimanali, in un unico turno, nelle normali ore di lavoro: Lunedì - Venerdì ; ; Sabato 8-12 (saltuario). Occasionalmente alcune operazioni di distillazione vengono effettuate a ciclo continuo (24/24) Lo stabilimento rientra nelle attività a rischio di incidente rilevante, in quanto la quantità totale massima di gas liquefatto infiammabile potenzialmente presente in lavorazione e/o stoccaggio è superiore al limite di soglia dell'allegato I, terza colonna (200 t). Pertanto, ai sensi dell'articolo 8 del D.Lgs n. 334/99, il gestore è tenuto alla presentazione di un Rapporto di Sicurezza. I GPL greggi in arrivo, i GPL trattati da spedire e il dimetiletere sono immagazzinati in n 9 serbatoi di stoccaggio, tutti del tipo fuori terra cilindrici orizzontali, coibentati e posti su selle in cemento armato. Essi sono divisi in tre gruppi, rispettivamente da: - n.2 serbatoi F.T. coibentati da 100 mc - n.2 serbatoi F.T. coibentati da 100 mc - n.4 serbatoi F.T. coibentati (di cui n. 2 da 50 mc e n.2 da 25 mc); I gruppi sono separati tra loro da muri di schermo in cemento armato. Il Dimetiletere è stoccato in un serbatoio fisso cilindrico orizzontale fuori terra da 25 m 3, anch esso coibentato, dislocato a sud-est dell'impianto a distanza di circa 15 m dal deposito bombole piene dal quale è schermato da un muro in c.a., a 24 m dalla recinzione esterna. Avendo, il dimetiletere, caratteristiche di solvente, è addizionato ai GPL utilizzati come propellenti aerosol nelle lacche ad uso cosmetico, per impedire la cristallizzazione delle lacche stesse. Oltre ai GPL (propano e butano, etichettati F+, R12), lo stabilimento detiene Dimetiletere (F+, R12) e gas freon, tipo R134A (non infiammabili e non pericolosi). Le sostanze infiammabili complessivamente presenti nei serbatoi di stoccaggio ammontano a circa 284 tonnellate, a cui deve essere aggiunto anche il GPL presente nell impianto di desolforazione/deumidificazione, nei serbatoi dei semilavorati, nell impianto di distillazione, nei recipienti mobili, nelle tubazioni di trasferimento e nelle autocisterne in sosta per un totale complessivamente presente in stabilimento di 403 tonnellate. 3

5 SEZIONE 3 - continua Descrizione del territorio circostante Lo Stabilimento è situato nella zona industriale del comune di Settala, Viale delle Industrie n. 18, ed è dotato di n. 3 ingressi carrabili, così disposti: - ingresso principale affacciato su via delle Industrie - ingresso laterale affacciato su via G. Verdi - ingresso di emergenza prospiciente via C. Battisti Sul fronte principale dello stabilimento sono presenti un ingresso esclusivamente pedonale ed ulteriori due uscite accessibili solo dall interno dello stabilimento, in caso di necessità. L area dei magazzini dispone di un ulteriore uscita tramite cancello normalmente chiuso. Le distanze minime fra il perimetro dello stabilimento e i principali obiettivi vulnerabili e luoghi di affollamentosono di seguito indicate: abitazioni: scuole: imp. sportivi: mercati: chiese: 70 m in direzione OVEST 350 m in direzione EST 1000 m in direzione NORD 280 m in direzione NORD 800 m in direzione EST. All esterno della recinzione di confine, costituita da strutture murarie e da vegetazione (siepi), sono presenti, oltre le strade perimetrali, unicamente attività di tipo industriale. Si riporta in Allegato 1 una planimetria dell area circostante lo Stabilimento, con l inviluppo delle aree di danno degli scenari incidentali ipotizzati (cfr. sez. 9) e in Allegato 2 una cartografia in formato A3 con evidenziazione dei confini di stabilimento e delle principali aree produttive, logistiche ed amministrative. 4

6 Giugno 2006 SEZIONE 4 Sono di seguito riportati i Nomi delle sostanze per le quali lo stabilimento è assoggettato al DLgs 334/99, la loro Classificazione di pericolo (Etichettatura di legge) nonché le frasi di rischio associate. N Sostanza Stato fisico Classificazione di pericolo Principali caratteristiche di pericolosità Consigli di prudenza [SOLO per i LAVORATORI] 1 PROPANO CAS BUTANO CAS DIMETIL ETERE (D.M.E.) CAS Gas liquefatto F+ R12 Altamente infiammabile. S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S7 Conservare il recipiente ben chiuso. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. Gas liquefatto F+ R12 Altamente infiammabile. S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S7 Conservare il recipiente ben chiuso. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. Gas liquefatto F+ R12 Altamente infiammabile. S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. 5

7 SEZIONE 5 Natura dei rischi di incidenti rilevanti. Informazioni generali L individuazione dei Top-event per le unità critiche di stabilimento, in accordo al punto 3 dell Appendice III del D.M , è stata condotta verificando l applicabilità a ciascuna unità dei seguenti scenari incidentali: INCENDIO di: 1. pozze di liquido (POOL-FIRE) 2. vapori effluenti a bassa velocità o a fase getto esaurita (FLASH-FIRE) 3. vapori effluenti ad alta velocità (JET-FIRE) 4. di vapori in espansione a seguito di BLEVE (FIREBALL) ESPLOSIONE di: 5. nube di vapori in ambiente non confinato (UVCE) 6. nube di vapori in ambiente ad elevato grado di confinamento (VCE) Ai fini dell analisi delle conseguenze dei Top-Event, sono state considerate le rotture delle tubazioni in fase liquida ed in fase vapore, il rilascio da una valvola di sicurezza dovuto ad apertura impropria della valvola sotto il valore di taratura per guasto della molla, il distacco o rottura del braccio articolato di travaso, la perdita da una tenuta di una pompa/compressore e la conseguente esplosione confinata (VCE) del locale. Altri eventi incidentali più gravi, quali ad esempio il BLEVE/FIREBALL di un serbatoio di stoccaggio o di un autocisterna in fase di travaso, sono stati esclusi in base ai requisiti di sicurezza esistenti, in conformità con i criteri specificati in Appendice 3 al D.M. 15/05/1996. Le rotture delle tubazioni hanno ovviamente delle similitudini in base alle condizioni analoghe di temperatura e pressione all interno delle varie unità. Ciò costituisce una semplificazione delle analisi da effettuare in quanto i fenomeni possono essere raggruppati in eventi rappresentativi e la loro evoluzione può essere applicata a tutti i casi i cui effetti sono inclusi in essi. In pratica, nel Rapporto di Sicurezza sono stati identificati e valutati i seguenti TOP EVENT, ritenuti sufficientemente rappresentativi ed esaustivi per la realtà impiantistica considerata: TOP 1: TOP 2: TOP 3: TOP 4: TOP 5: TOP 6: TOP 7: Rottura tubazione lato vapore durante le fasi di movimentazione del GPL, con sviluppo di: - Flash-Fire (scenario 1.1) - Jet-Fire (scenario 1.2) Rottura tubazione lato liquido durante le fasi di movimentazione del GPL, con sviluppo di:. - Flash-Fire (scenario 2.1) - Pool-Fire (scenario 2.2) Rilascio di GPL dalla valvola di sicurezza di un serbatoio GPL, con sviluppo di: - Flash-Fire (scenario 3.1) - Jet-Fire (scenario 3.2) Rilascio di GPL dal braccio articolato di travaso nei punti di carico/scarico autobotti, con sviluppo di: - Flash-Fire (scenario 4.1) - Pool-Fire (scenario 4.2) Rilascio di GPL in sala pompe e compressori, con sviluppo di: - VCE (scenario 5.1) Rilascio di GPL in area imbottigliamento, con sviluppo di: - Flash-Fire (scenario 6.1) - Pool-Fire (scenario 6.2) - VCE (scenario 6.3) Rilascio di DME dal serbatoio di stoccaggio, con sviluppo di: - Flash-Fire (scenario 7.1) - Pool-Fire (scenario 7.2) 6

8 Nei paragrafi successivi si riporta una descrizione dettagliata degli scenari incidentali ipotizzati e valutati per tutte le unità critiche di stabilimento. Serbatoi di stoccaggio G.P.L. Per tutti i serbatoi di stoccaggio GPL sono stati analizzati i seguenti scenari incidentali di riferimento: - POOL-FIRE, dovuto a rottura parziale delle tubazioni di movimentazione del GPL in fase liquida in prossimità dell unità, con riferimento al butano. Sono state considerate rotture parziali per un diametro equivalente di 2. Le condizioni di rottura delle tubazioni in fase liquida sono equivalenti per le 3 unità di stoccaggio, in quanto risultano comunque superiori a 2. - JET-FIRE, dovuto alla rottura a ghigliottina di una tubazione DN40 contenente GPL in fase vapore, con tempo di intervento delle valvole di intercettazione su rilevazione di incendio pari a 40 s. Le dimensioni delle linee interessate variano da 1 1/4 a 2. - FLASH-FIRE, dovuto alla perdita da tubazione contenenti GPL sia in fase liquida che in fase vapore, con riferimento al propano, ipotizzando un tempo di intervento delle valvole di intercettazione su rilevazione di gas pari a 40 s. Inoltre è stato considerato il fenomeno di Jet Fire, nel caso di innesco immediato, e di Flash Fire nel caso di innesco ritardato, in seguito al rilascio di GPL dalla valvola di sicurezza dovuto ad apertura impropria della valvola sotto il valore di taratura per guasto della molla. L'evento che prevede un fenomeno di UVCE è stato invece escluso dalla quantità di materiale rilasciato nelle ipotesi di rottura delle linee considerate, che risultano sempre largamente inferiori a 5 t in ambiente non confinato e a 1.5 t in ambiente semi-confinato. In caso di innesco ritardato successivo al rilascio, il fenomeno incidentale di riferimento è il FLASH-FIRE. Aree di travaso autocisterne Per entrambi i punti di travaso sono stati considerati i seguenti scenari incidentali di riferimento: - POOL-FIRE, dovuto a rottura completa o parziale (fino alla dimensione di 2 ) di un braccio articolato di travaso per la fase liquida, seguito da rilascio di butano, con tempo di intervento delle valvole di eccesso di flusso pari a 10 s, e innesco immediato. - FLASH-FIRE, dovuto a rottura completa o parziale (fino alla dimensione di 2 ) di un braccio articolato di travaso per la fase liquida, seguito da rilascio di propano, con tempo di intervento delle valvole di di eccesso di flusso pari a 10 s, e innesco ritardato. E stata invece esclusa la possibilità di un UVCE, data la quantità relativamente modesta di GPL rilasciata (circa 350 kg). Per quanto riguarda il rischio di sovrariempimento di una autocisterna in fase di carico, nel Rapporto di Sicurezza viene riportata un analisi di rischio dettagliata e quantificata delle operazioni di CARICO GPL IN AUTOCISTERNA, che esclude il rischio di sovrapressione dell autocisterna per eccesso di carico e il conseguente rilascio di GPL in atmosfera. Anche per questa questa unità, l unica modalità plausibile di rilascio di GPL è la rottura o il distacco di una tubazione o braccio di travaso. Sala pompe e compressori Come evento rappresentativo e maggiormente conservativo delle unità in esame, è stata considerata l esplosione confinata (VCE) di una miscela propano - aria che occupa l intero volume del locale, dovuta alla perdita di GPL da una pompa/compressore o da una flangia ad esso connessa. 7

9 Area di imbottigliamento Anche in questo caso, data la situazione di particolare confinamento dell unità, come evento rappresentativo e maggiormente conservativo delle unità in esame, è stata considerata l esplosione semi-confinata di una miscela propano - aria che occupa l intero volume dell unità, dovuta alla perdita di GPL da una tubazione o da una flangia. Per tale unità sono anche stati considerati il POOL-FIRE e il FLASH-FIRE in seguito a rilascio di GPL in fase liquida da tubazioni da 1 ¼ (propano) e da 1 ½ (butano). Deposito bombole piene Per le caratteristiche intrinseche del deposito bombole (ventilazione, impianto antincendio a diluvio, sensori, assenza di operazioni pericolose, ecc ) il rischio associato a questa unità viene considerato marginale rispetto alle altre. Non sono stati identificati pertanto eventi incidentali credibili. Serbatoio Dimetiletere Per il serbatoio Dimetiletere sono stati considerati i seguenti scenari incidentali, ritenuti dimensionanti del rischio associato all unità: - POOL-FIRE, dovuto a rottura a ghigliottina della tubazione da 2 di movimentazione del DME in fase liquida in prossimità dell unità, con innesco immediato. - FLASH-FIRE, dovuto alla perdita di cui sopra, con innesco ritardato della nube, ipotizzando un tempo di intervento delle valvole di intercettazione su rilevazione di gas pari a 40 s. Impianto di desolforazione Gli eventi ipotizzabili per questa unità sono il rilascio di GPL da una tubazione in fase liquida (fase di desolforazione) o in fase gas (fase di rigenerazione dei setacci), con fenomenologie incidentali del tutto simili a quelle valutate per i serbatoi di stoccaggio. Tuttavia, a causa dei ridotti diametri delle tubazioni (massimo 1 ½) e delle basse portate in gioco (non superiori a litri/ora), in questo caso gli effetti di un rilascio di GPL, anche in seguito a rottura a ghigliottina di una tubazione, possono essere ritenuti trascurabili a confronto con le analoghe ipotesi incidentali valutate per i serbatoi di stoccaggio. Ne deriva che il contributo di questa unità di impianto al livello generale di rischio dello stabilimento può essere considerato marginale. Serbatoi di stoccaggio semilavorati Per questa unità valgono le considerazioni precedenti, in quanto le tubazioni di trasferimento del GPL sono di piccolo diametro (massimo 1 ) e conseguentemente i rilasci ipotizzabili a fronte di una rottura sono di lieve entità. Impianto di distillazione L unità di distillazione del GPL è stata oggetto di un analisi di rischio specifica, prodotta nel mese di marzo 2005 a parziale integrazione del Rapporto di Sicurezza ediz. ottobre 2002, nel quale è stato valutato un evento di rilascio di GPL da valvola di sicurezza per sovrapressione interna al sistema. Tale evento NON determina concentrazioni pericolose di GPL ad altezza d uomo, mantenendosi ad una quota superiore a ogni fonte di innesco, e pertanto non è dimensionante ai fini della determinazione complessiva del livello di rischio per l intero stabilimento. 8

10 SEZIONE 6 Tipo di effetti per la popolazione e per l ambiente 9

11 Nessun danno ambientale per inquinamento o per intossicazione è prevedibile data la natura delle sostanze presenti. Gli effetti incidentali sono per lo più interni allo stabilimemento, ad esclusione dei fenomeni di FLASH-FIRE ed esplosione confinata o semiconfinata (VCE). Il fenomeno di JET-FIRE prevede la formazione di un getto ed un conseguente irraggiamento provocato dalle fiamme. La distanza massima entro cui si raggiunge un valore di irraggiamento tale da provocare elevata letalità/effetti domino è stata stimata pari a 38 m nel caso di rilascio da PSV (Top 3.2) e a 27 m, nel caso di rottura di una tubazione (Top 1.2). In tale condizione, appare plausibile un rischio di propagazione dell incidente per gli elementi facenti parte dell unità interessata dal rilascio nonché per le strutture adiacenti, a seconda della direzione del getto. Le strutture a rischio sono comunque dotate di sistemi di protezione attive e passive (muri tagliafuoco, coibentazione dei serbatoi di stoccaggio, impianti di raffreddamento a diluvio, ecc.) che riducono il rischio di effetti domino. Il tempo che intercorre dal rilascio all attivazione delle valvole di intercettazione (40 s) limita inoltre i tempi di sollecitazione termica cui sono sottoposte le strutture interessate. La seconda e la terza soglia di danno (5 kw/mq lesioni irreversibili e 3 kw/mq lesioni reversibili, rispettivamente) includono un area di raggio pari a 31 m e 34 m rispettivamente. Il fenomeno relativo all irraggiamento dovuto a POOL-FIRE non è in grado di dar luogo ad effetti domino per raggi superiori a 29 m (Top 2.2). In questo caso valgono sostanzialmente le considerazioni di cui sopra, anche se la minor durata degli incendi (favorita anche dai sistemi di drenaggio e raccolta separata degli spandimenti) e la mancanza di direzionalità del pool-fire rendono meno plausibile l effetto domino, a meno di una completa indisponibilità o inefficienza degli impianti antincendio. Le altre soglie di danno includono aree fino a 50 m circa e superano solo di poco la recinzione del deposito. In particolare, sussiste un elevato pericolo per la vita degli operatori entro un raggio pari a ca. 34 m dal centro della pozza formatasi, mentre gli operatori che nel primo momento dell'innesco si trovano entro un raggio di ca. 42 m possono riportare lesioni da ustioni. Il fenomeno relativo al FLASH-FIRE, causato da un eventuale innesco ritardato di una nube di gas, è quello che prevede il raggiungimento di distanze maggiori per quanto riguarda le conseguenze sulle persone. In pratica tale scenario incidentale, pur determinando distanze di danno generalmente considerevoli, valutate nel caso peggiore (Top 2.1) pari a 154 e 253 m rispettivamente per le zone di sicuro impatto (elevata letalità) e di inizio letalità, è caratterizzato da una durata assai breve, dell ordine di 2-3 secondi e in quanto tale non si ritiene possa essere responsabile di effetti domino di grave entità. In caso invece di esplosione confinata (VCE) nella sala pompe e compressori (Top 5.1), o in area imbottigliamento (Top 6.3) sono possibili danni alle strutture e condizioni di elevata letalità nel raggio 19 m e 22 m rispettivamente, anche se la presenza di vari muri di schermo rispetto a tali unità e di una copertura leggera riduce notevolmente il rischio di danni per effetto domino. La fascia di inizio letalità invece si spinge oltre la recinzione del deposito, fino ad una distanza di 47 m nel caso peggiore (Top 6.3) interessando parte della via C. Battisti. La seconda e la terza zona di danno arrivano alla distanza massima di 99 m e 244 m, rispettivamente, rimanendo tuttavia comprese entro la zona di inizio letalità per flash-fire (Top 2.1), che resta lo scenario incidentale dimensionante per lo stabilimento. In definitiva, le massime distanze di danno ottenute dall analisi delle conseguenze dei Top-event sono di seguito riassunte: 1 a zona di danno (elevata letalità): 154 m (Top 2.1 Flashfire) zona di inizio letalità: 253 m (Top 2.1 Flashfire) 2 a zona di danno (lesioni irreversibili): 99 < 253 m (Top 6.1 VCE) 3 a zona di danno (lesioni eversibili): 244 < 253 m (Top 6.3 VCE) 10

12 Misure di prevenzione e protezione Lo stabilimento è stato realizzato secondo le norme di sicurezza vigenti, fra cui in particolare il DM 13/10/94, e con la realizzazione di ulteriori misure di prevenzione e protezione concordate con le Autorità preposte, che sono state descritte in dettaglio nel Rapporto di Sicurezza. L'impianto è dotato di rilevatori di gas che attivano automaticamente i sistemi di allarme e blocco dei trasferimenti di GPL, mentre i sensori di incendio (tappi fusibili) attivano gli impianti fissi a diluvio a protezione di tutte le unità critiche di stabilimento (serbatoi di stoccaggio, impianti di trattamento, punti di travaso autocisterne, area di imbottigliamento, deposito bombole piene, sala pompe e compressori, ecc ). Oltre agli impianti fissi di raffreddamento a diluvio, sono presenti monitori, idranti ed estintori in numero e tipologia adeguati a coprire l intera superficie occupata dalle unità di stoccaggio e di processo. La Settala Gas dispone complessivamente di una riserva idrica di capacità di 750 m 3, costituita da un serbatoio metallico cilindrico verticale fuori terra, posto nella zona Sud - Est dello stabilimento La riserva idrica è alimentata dall esistente pozzo interno, mediante 2 pompe (una di riserva all altra) azionate da motore elettrico e aventi una portata di 50 m 3 /h ciascuna, oltre che da collegamento di emergenza con acquedotto mediante tubazione da 5". Le operazioni effettuate all'interno dello stabilimento sono state codificate e riportate in un apposito manuale operativo. Per l'attività in oggetto sono state definite procedure di intervento nel piano di emergenza interno, che sono note ai lavoratori e per le quali essi sono specificatamente addestrati. La preparazione degli operatori per fronteggiare eventuali emergenze è garantita dalla frequentazione di corsi specifici in conformità al DM 16/03/98, con attestato di idoneità. L azienda ha adottato ed attuato un Sistema di Gestione della Sicurezza, ai sensi dell Art. 7 del D.Lgs n. 334/99 e s.m.i., attualmente è certificata presso un Ente riconosciuto dalla Regione Lombardia ( Certisic ) 11

13 SEZIONE 7 Le informazioni di seguito riportate fanno riferimento al Rapporto di Sicurezza e al Piano di Emergenza interno, in quanto L Autorità Competente non ha ancora redatto un Piano di Emergenza Esterno. Mezzi di segnalazione di incidenti COMUNICAZIONI INTERNE Sono stati previsti segnali codificati per le varie situazioni possibili; gli stessi sono così identificati: 1. Preallarme: trattasi del segnale che comunica al coordinatore dell emergenza dello stabilimento una anomalia; il suono proveniente dalle sirene è CONTINUO. Questo suono allerta il coordinatore per valutare l entità dell evento e le conseguenti azioni. Il Coordinatore in caso di ripristino delle condizioni normali dà disposizioni per la tacitazione delle sirene. 2. Allarme: A questo segnale tutti i presenti (personale dipendente terzi e visitatori, ecc ivi compresi i componenti della squadra d emergenza) dovranno recarsi al punto di raccolta; il segnale dato da questo allarme è caratterizzato da SUONI BREVI E RIPETUTI. Il coordinatore dell emergenza valuterà e disporrà l eventuale intervento della squadra interna, che interverrà con gli opportuni D.P.I. Al termine dell emergenza, il coordinatore darà il segnale di cessata emergenza tramite l impianto amplifonico. 3. Ordine di evacuazione: Nel caso in cui la squadra d emergenza non sià in grado di controllare l emergenza il coordinatore dell emergenza darà ordine di evacuazione tramite l impianto amplifonico. COMUNICAZIONI ESTERNE Gli incidenti vengono segnalati all esterno mediante telefono/fax alle autorità preposte (VV.F., Prefettura, Sindaco, Protezione civile, Carabinieri ecc.) oltre che al Gestore, qualora non sia presente al momento dell emergenza. Il coordinatore dell emergenza dispone che l addetto alle comunicazioni con l esterno, in caso di: ALLARME: dovrà preallarmare il Comando dei Vigili del Fuoco, il Sindaco, la Prefettura, il Gestore. EVACUAZIONE: dovrà allarmare il Comando dei Vigili del Fuoco,il Sindaco, la Prefettura, il Gestore. CESSATA EMERGENZA: dovrà informare le autorità già preallarmate, specificando la fine dell emergenza. In particolare, in caso di situazioni di emergenza, l addetto alle comunicazioni con l esterno deve interrompere tutte le comunicazioni in corso che impegnano le linee esterne e restare in attesa di disposizioni del Coordinatore di emergenza per eventuali chiamate dei mezzi di soccorso esterni. Mezzi di comunicazione previsti All interno del deposito, le comunicazioni di allarme vengono date mediante SIRENA o IMPIANTO AMPLIFONICO. All esterno del deposito l allarme viene dato mediante telefono/fax 12

14 Comportamento da seguire Le azioni di intervento previste nel Piano di Emergenza Interno sono state suddivise in 2 tipi in modo da renderne più agevole l'assegnazione al personale incaricato. INTERVENTI DI TIPO A Sono quelli di tipo tecnico e sono destinati a verificare il funzionamento dei sistemi di emergenza automatici o, in caso di fallimento degli stessi, provvedere alle conseguenti azioni manuali. 1. Premere uno dei due pulsanti che chiudono tutte le valvole pneumatiche dell impianto. Questo intervento deve essere sempre eseguito anche se è possibile che le valvole siano state già chiuse da uno dei sistemi di allarme entrato in azione Tutto l impianto rimane sezionato ed un eventuale fuoruscita di gas viene drasticamente limitata. 2. Premere uno dei tre pulsanti che tolgono tensione a tutto l impianto. Questo intervento determina il disinserimento elettrico dell intero stabilimento e deve essere effettuato per evitare la presenza di potenziali sorgenti di innesco, tutto l impianto si ferma, tutte le elettrovalvole si chiudono (ad eccezione di quelle dell impianto antincendio). Il danno provocato da questo intervento è limitato poiché, cessato l allarme, l impianto può ripartire senza particolari problemi. 3. Azionamento degli impianti di raffreddamento. L azionamento manuale deve essere effettuato qualora non entrino in funzione in modo automatico a seguito dell intervento degli impianti di rilevazione di incendio (tappi termofusibili) o nel caso in cui occorra raffreddare strutture e serbatoi adiacenti a quelli direttamente coinvolti. Questa operazione ha lo scopo di: raffreddare le apparecchiature e i serbatoi per evitare che, riscaldandosi, diventino sempre meno resistente alla pressione interna che, a causa del calore, aumenta. evitare che entrino i funzione le valvole di sicurezza poste sui serbatoi di stoccaggio, che, scaricando del gas in atmosfera, non farebbero altro che aumentare il pericolo; disperdere il gas eventualmente fuoriuscito INTERVENTI DI TIPO B Sono quelli di tipo generale, destinati a facilitare l'intervento delle squadre d'emergenza e dei VV.F., vale a dire: 4. Presidiare gli accessi, compatibilmente con lo stato dell emergenza ed il personale disponibile al fine di agevolare l'uscita dei mezzi e l'ingresso per quelli di soccorso. 5. Provvedere a far defluire gli esterni presenti nello stabilimento e negli uffici. Impedire l'accesso alle persone non autorizzate. 6. Su ordine del Responsabile dell'emergenza provvedere a far uscire tutti gli automezzi presenti nel deposito, in condizioni di sicurezza e celerità. 7. Gestire, a cura del Centralinista le richieste di comunicazione impartite dal Responsabile dell emergenza In generale, il coordinatore delle emergenze, in base alla propria esperienza e alle prove di addestramento effettuate, dovrà decidere come intervenire sulla emergenza e definire le relative modalità di intervento del personale incaricato (squadra di emergenza, addetti al primo soccorso, addetti ai contatti esterni ecc..). Le modalità di intervento sono dettagliatamente specificate nelle procedure operative contenute nel PEI. 13

15 Presidi di pronto soccorso Esiste all interno dello stabilimento una dotazione di materiale per il Pronto Soccorso di primo intervento e una parte del personale è stata incaricata e formata per prestare il primo soccorso, in attesa di poter disporre del servizio sanitario pubblico allertato all esterno. SEZIONE 8 INFORMAZIONI PER LE AUTORITA COMPETENTI SULLE SOSTANZE ELENCATE NELLA SEZIONE 4 Sostanza: PROPANO Utilizzazione Materia prima SI Solvente NO Intermedio NO Catalizzatore NO Prodotto finito NO Altro NO Nome chimico: Nomi commerciali e sinonimi: Nomenclatura Chemical Abstract: Identificazione PROPANO DIMETILMETANO- PROPANO COMMERCIALE PROPANE Numero di registro CAS: CAS Numero CEE: Formula bruta: C 3 -H 8 Peso molecolare: Formula di struttura: CH3-CH2-CH3 Caratteristiche chimico-fisiche (*) Stato fisico: GASSOSO Colore: INCOLORE Odore: CARATTERISTICO Solubilità in acqua: NON SOLUBILE Solubilità nei princ. solventi organici: IDROCARBURI Densità 508 g/l a 15 C Peso spec. dei vapori relativo all aria: 1.5 Punto di fusione: -187 C Punto di ebollizione: -42 C 14

16 Punto di infiammabilità: -104 C Limite inf. e sup. di inf. in aria (% in vol.): % Temperatura di autoaccensione: 468 C Tensione di vapore: 7.5 bar Reazioni pericolose: NON APPLICABILE 15

17 Classificazione ed etichettatura di legge: X provvisoria: non richiesta: Simbolo di pericolo: Indicazioni di pericolo: Frasi di rischio: R12 - Altamente infiammabile; Consigli di prudenza: Fiamma (F+) Estremamente Infiammabile S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S7 Conservare il recipiente ben chiuso. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. Informazioni tossicologiche Vie di penetrazione: ingestione Inalazione X Contatto Tossicità acuta: ASFISSIANTE Tossicità cronica: NON ESISTONO EVIDENZE Corrosività / Potere irritante: PUO PROVOCARE USTIONI DA FREDDO - cute X - occhio X Potere sensibilizzante: NON ESISTONO EVIDENZE Cancerogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Mutagenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Teratogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Informazioni Ecotossicologiche - biodegradabilità Aria Acqua Suolo - diffusione - persistenza - bioaccum./bioconcentr. NON SONO DISPONIBILI DATI NÉ ESISTONO EVIDENZE DI ECOTOSSICITÀ 16

18 Sostanza: BUTANO Utilizzazione Materia prima SI Solvente NO Intermedio NO Catalizzatore NO Prodotto finito NO Altro NO Nome chimico: Nomi commerciali e sinonimi: Nomenclatura Chemical Abstract: Identificazione N-BUTANO METILETILMETANO BUTANE Numero di registro CAS: CAS Numero CEE: Formula bruta: C 4 -H 10 Peso molecolare: Formula di struttura: CH3-CH2-CH2-CH3 Caratteristiche chimico-fisiche (*) Stato fisico: GASSOSO Colore: INCOLORE Odore: CARATTERISTICO Solubilità in acqua: NON SOLUBILE Solubilità nei princ. solventi organici: IDROCARBURI Densità 584 g/l a 15 C Peso spec. dei vapori relativo all aria: 2.0 Punto di fusione: -138 C Punto di ebollizione: -0.5 C Punto di infiammabilità: -60 C Limite inf. e sup. di inf. in aria (% in vol.): % Temperatura di autoaccensione: 405 C Tensione di vapore: 1.8 bar Reazioni pericolose: NON APPLICABILE 17

19 Classificazione ed etichettatura di legge: X provvisoria: non richiesta: Simbolo di pericolo: Indicazioni di pericolo: Frasi di rischio: R12 - Altamente infiammabile; Consigli di prudenza: Fiamma (F+) Estremamente Infiammabile S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S7 Conservare il recipiente ben chiuso. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. Informazioni tossicologiche Vie di penetrazione: ingestione Inalazione X Contatto Tossicità acuta: ASFISSIANTE Tossicità cronica: NON ESISTONO EVIDENZE Corrosività / Potere irritante: PUO PROVOCARE USTIONI DA FREDDO - cute X - occhio X Potere sensibilizzante: NON ESISTONO EVIDENZE Cancerogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Mutagenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Teratogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Informazioni Ecotossicologiche - biodegradabilità Aria Acqua Suolo - diffusione - persistenza - bioaccum./bioconcentr. NON SONO DISPONIBILI DATI NÉ ESISTONO EVIDENZE DI ECOTOSSICITÀ 18

20 Sostanza: DIMETILETERE (D.M.E.) Utilizzazione Materia prima SI Solvente NO Intermedio NO Catalizzatore NO Prodotto finito NO Altro NO Nome chimico: Nomi commerciali e sinonimi: Nomenclatura Chemical Abstract: Identificazione DIMETILETERE DIMETILETERE DME DIMETHYL ETER Numero di registro CAS: CAS Numero CEE: Formula bruta: C 2 -H 6 -O Peso molecolare: Formula di struttura: CH3-OCH3 Caratteristiche chimico-fisiche (*) Stato fisico: GASSOSO Colore: INCOLORE Odore: CARATTERISTICO Solubilità in acqua: max 76 g/l a 1 bar Solubilità nei princ. solventi organici: IDROCARBURI ALCOLI Densità 666 g/l a 20 C Peso spec. dei vapori relativo all aria: 1.64 Punto di fusione: C Punto di ebollizione: C Punto di infiammabilità: -40 C Limite inf. e sup. di inf. in aria (% in vol.): % Temperatura di autoaccensione: 240 C Tensione di vapore: 4.1 bar Reazioni pericolose: NON APPLICABILE 19

21 Classificazione ed etichettatura di legge: X provvisoria: non richiesta: Simbolo di pericolo: Indicazioni di pericolo: Frasi di rischio: R12 - Altamente infiammabile; Consigli di prudenza: Fiamma (F+) Estremamente Infiammabile S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S7 Conservare il recipiente ben chiuso. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare. S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. Informazioni tossicologiche Vie di penetrazione: ingestione Inalazione X Contatto Tossicità acuta: ASFISSIANTE Tossicità cronica: NON ESISTONO EVIDENZE Corrosività / Potere irritante: PUO PROVOCARE USTIONI DA FREDDO - cute X - occhio X Potere sensibilizzante: NON ESISTONO EVIDENZE Cancerogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Mutagenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Teratogenesi: NON ESISTONO EVIDENZE Informazioni Ecotossicologiche - biodegradabilità Aria Acqua Suolo - diffusione - persistenza - bioaccum./bioconcentr. NON SONO DISPONIBILI DATI NÉ ESISTONO EVIDENZE DI ECOTOSSICITÀ 20

22 Giugno 2006 SEZIONE 9 INFORMAZIONI PER LE AUTORITA COMPETENTI SUGLI SCENARI INCIDENTALI CON IMPATTO ALL ESTERNO DELLO STABILIMENTO EVENTO INIZIALE CONDIZIONI DI SVILUPPO MODALITÀ DI RILASCIO MODELLO SORGENTE INCENDIO SI LOCALIZZATO IN FASE LIQUIDA/SOLIDA Incendio di recipiente (Tank fire) DISTANZE DI EMERGENZA 1^ ZONA 2^ ZONA 3^ ZONA IN ARIA IN FASE GAS/VAPORE AD ALTA VELOCITÀ Incendio da pozza (Pool fire) 29 m 42 m 50 m Getto di fuoco (Jet fire) 47 m 56 m 63 m ESPLOSIONE SI CONFINATA IN FASE GAS/VAPORE Incendio di nube (Flash fire) Sfera di fuoco (Fireball) Reazione sfuggente (Run away reaction) Miscela di gas/vapori infiammabili (V.C.E) Polveri infiammabili 154 m 253 m - 22 m 99 m 244 m NON CONFINATA Miscela di gas/vapori Infiammabili (U.V.C.E.) 21

23 Giugno 2006 TRANSIZIONE RAPIDA DI FASE Esplosione fisica (BLEVE) SEZIONE 9 Continua EVENTO INIZIALE CONDIZIONI DI SVILUPPO MODALITÀ DI RILASCIO MODELLO SORGENTE RILASCIO DI SOSTANZE PERICOLOSE SI IN FASE LIQUIDA (perdita di GPL con gli effetti di incendio ed splosione visti in precedenza) SI DISTANZE DI EMERGENZA 1^ ZONA 2^ ZONA 3^ ZONA IN ACQUA Dispersione liquido/liquido (fluidi solubili) emulsioni liquido/liquido (fluidi insolubili) Evaporazione da liquido (fluidi insolubili) Dispersione da liquido (fluidi insolubili) SUL SUOLO Dispersione Evaporazione da pozza cfr. incendio/esplosione IN FASE GAS/VAPORE SI (perdita di GPL con gli effetti di incendio ed splosione visti in precedenza) AD ALTA O BASSA VELOCITÀ DI RILASCIO Dispersione per turbolenza (densità della nube inf. a quella dell'aria) Dispersione per gravità (densità della nube superiore a quella dell'aria) cfr. incendio/esplosione 22

24 Giugno 2006 Allegato 1 Planimetria dell area circostante lo Stabilimento (con inviluppo delle aree di danno degli scenari incidentali ipotizzati) 23

25 Giugno 2006 Sintesi delle massime distanze ottenute per ciascuna zona di danno Legenda LFL ½ LFL 1 a zona di danno a 154 m Zona di Inizio letalità a 253 m 24

26 Giugno 2006 Allegato 2 Cartografia in formato A3 con evidenziazione dei confini di stabilimento e delle principali aree produttive, logistiche ed amministrative. 25

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