Paradosso cartesiano René Descartes, Meditazioni Metafisiche ( )

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1 Paradosso cartesiano René Descartes, Meditazioni Metafisiche ( ) Meditazioni 1 e 2 Contesto generale: Rivoluzione scientifica (metà 500-fine 600) Fiducia nelle capacità umane, ma l uomo non è più al centro dell universo Critica dell autorità costituita, riconoscimento della fallibilità della conoscenza 1

2 Progetto di Descartes: Smettere di accettare acriticamente le credenze ricevute dalla tradizione Applicare le facoltà razionali condivise con gli altri esseri umani per individuare ciò che non è certo Dubbio metodico L obiettivo però non è scettico ma fondativo Individuazione di credenze assolutamente salde 2

3 Meditazione I: Descartes evita di considerare tutte le credenze che ha una ad una Esamina invece i principi di base Per ogni tipo di credenza che si presume giustificata e certa, esamina lo standard razionale, il criterio che la dovrebbe fondare Quattro tipi fondamentali, quattro standard 3

4 1. Accetta tutto ciò che viene dai sensi No! Illusioni, errori 2. Accetta tutto ciò che viene dai sensi in condizioni esterne ideali No! Possibilità di essere pazzi 3. Accetta tutto ciò che viene dai sensi in condizioni ideali sia esternamente che internamente No! Sogno e realtà sono indistinguibili 4. Accetta ciò che viene dai sensi come elementi semplici e universali condivisi da tutte le esperienze No! Possibilità di un demone maligno 4

5 Il dubbio metodico sembra portare allo scetticismo radicale! Che altra via si può percorrere? Meditazione II: Se dubito, penso, e se penso devo esistere come cosa pensante, distinta dalla corporeità Cogito ergo sum La riflessione sulla sostanza e l identità rafforza tale conclusione Esempio della cera 5

6 Meditazioni III-VI: Nuovo standard: Accetta ciò che appare chiaro e distinto i) L evidenza è completa ii) La cosa è pienamente compresa dalla mente quando si fa attenzione iii) Non si può evitare di accettare la conclusione Dio esiste come essere massimamente perfetto, creatore e garante della verità Quindi, si può anche credere nella materia ( res extensa distinta dalla res cogitans ) 6

7 Tornando al nostro discorso principale : Supponiamo di non accettare gli argomenti cartesiani, in particolare nella loro componente teologica Meditazione 1 Se non sappiamo che non stiamo sognando, non c è un demone maligno etc., come possiamo sapere che c è una realtà esterna effettivamente costituita delle cose di cui facciamo esperienza?? Per ogni affermazione elementare (per es., qui c è una mano ) non possiamo sapere se è vera! 7

8 Si può rappresentare come reductio ad absurdum: 1) Non so di non stare sognando etc. 2) So che qui c è un oggetto esterno 3) So di sapere che qui c è un oggetto esterno 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno Coliva (pp e ) 8

9 Scetticismo come attitudine filosofica Dubbio (umanesimo-rinascimento-rivoluzione scientifica), ma anche (ri)affermazione della richiesta di certezza Scetticismo rispetto al mondo esterno Particolarmente problematico se emerge non da presupposizioni epistemologiche generali, magari discutibili, ma da assunzioni intuitivamente plausibili Paradossi Descartes: ricerca autonoma di conoscenza, approccio razionalista, dubbio metodico, richiesta di certezza, Meditazioni: dubbio scetticismo cogito Dio dualismo 9

10 Paradosso cartesiano: 1) Non so di non stare sognando etc. 2) So che qui c è un oggetto esterno 3) So di sapere che qui c è un oggetto esterno 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno Coliva (pp e ) 10

11 Paradosso humeano Contesto generale: Empirismo: idea che la conoscenza derivi solo dall esperienza sensibile Opposizione al razionalismo, secondo cui la ragione può da sola raggiungere la verità Spinoza, Descartes Empirismo inglese: Bacon ( ), Hobbes ( ), Locke ( ), Berkeley ( ), Hume 11

12 La fiducia nell esperienza sensibile sembrerebbe garantire realismo e anti-scetticismo Non è così! Empirismo Idealismo (+ rifiuto delle idee astratte) Berkeley Empirismo Scetticismo/limiti per la conoscenza Hume 12

13 Come Descartes, Berkeley trova nel mentale un elemento di certezza E fa giocare a Dio un ruolo importante nel sistema metafisico che propone A differenza di Descartes, Berkeley ritiene l immaterialismo sufficiente per evitare lo scetticismo Il ruolo di Dio è meno importante che in Descartes, perché non fa da garante alla res extensa (e alla nostra conoscenza di essa attraverso la matematica) Critica alla distinzione fra qualità primarie e secondarie 13

14 Descartes: Razionalismo Dubbio metodico Mancanza di fiducia nei sensi Fiducia nella res cogitans ( conclusione dualista basata su assunzioni teologiche) Berkeley: Empirismo Fiducia nei sensi Analisi concettuale Idealismo come unica posizione coerente (che include un ruolo per lo Spirito Assoluto) 14

15 Descartes: Razionalismo Dubbio metodico Mancanza di fiducia nei sensi Fiducia nella res cogitans ( conclusione dualista basata su assunzioni teologiche) Berkeley: Empirismo Fiducia nei sensi Analisi concettuale Idealismo come unica posizione coerente (che include un ruolo per lo Spirito Assoluto) Hume: Empirismo Fiducia nei sensi Analisi metodica di ciò che possiamo e non possiamo dire sulla base dei sensi Realismo sul mondo esterno ma con dei limiti precisi per la conoscenza (conseguenze per la religione) 15

16 Hume: Trattato sulla natura umana (1739) Definizione di una scienza dell uomo di tipo naturalistico, cioè basata solo su dati empirici Analisi della base psicologica della natura umana e di certe convinzioni fondamentali Comportamento come guidato dai desideri piuttosto che dalla razionalità Più in generale, attitudini umane come influenzate in modo essenziale dall abitudine 16

17 Premessa: Distinzione fra impressioni e idee (sensazioni/percezioni dirette e copie di esse) Parte I, Libro III, Sezioni 5-7 La provenienza delle impressioni sensoriali è impossibile da determinare, ma la cosa non ha importanza Implicito rifiuto del ragionamento di Berkeley E quindi dell idea che il realismo materialista debba postulare una sostanza materiale che però è inevitabilmente contraddittoria 17

18 Impressione diretta, memoria e immaginazione sono diverse solo per quanto riguarda la vivacità della percezione Ma la ripetizione può aumentare tale vivacità, aumentando il nostro assenso o credenza La percezione diretta non ci fa accedere alla relazione di causa-effetto Nessun oggetto implica l esistenza di un altro La connessione necessaria non è oggetto d esperienza 18

19 Ma è il congiungimento costante, ripetuto molte volte, che introduce l idea nella nostra mente Non perché la ripetizione ci faccia scoprire qualcosa che l esperienza singola non ci fa scoprire Ma perché l esperienza ripetuta ci porta ad una credenza inevitabile che e seguirà c Non: c è connesso necessariamente a e, quindi ogni volta che ho c ho anche e, e l esperienza me lo fa scoprire Ma: ho avuto n esperienze di c, seguite da n esperienze di e, ho una nuova esperienza di c, non posso non credere che si darà e L idea di causa è determinata a livello psicologico, non oggettivamente (N.B. Potrebbe esistere, ma non lo sappiamo) 19

20 La credenza come idea vivace associata ad un impressione presente Non (necessariamente) connessa ad una specifica parte della realtà Nesso causale come causato dall abitudine, non dalla ragione o dall esperienza diretta Prima conclusione generale: Hume prende sul serio l esperienza sensoriale, ma non per mettere in dubbio la realtà esterna, quanto per identificare con precisione ciò per cui abbiamo giustificazione 20

21 Parte I, Libro IV, Sezione 2 Due questioni ulteriori: Esistenza continuata degli oggetti Esistenza degli oggetti come distinta dalla percezione La causa della nostra credenza nel mondo esterno è l immaginazione Quando le cose manifestano Costanza e stabilità nel loro esistere Coerenza nel loro mutare Siamo portati a considerarle continue ed esterne 21

22 Conclusione: Il dubbio scettico (sui sensi ma anche sulla ragione) non può essere curato Non si può ricostruire la certezza dove non c è Ma si può ignorarlo e spiegare come si arriva a credere in certe cose Approccio humeano allo scetticismo: preoccupiamoci di spiegare le nostre credenze e giustificarle (debolmente) La nozione di oggetto non è né incoerente né oggetto di certezza 22

23 Poniamo però di voler cercare una giustificazione più forte per le nostre credenze canoniche sulla realtà esterna Due domande (Coliva, pp ): 1) Possiamo sapere attraverso l esperienza che i nostri sensi funzionano bene? No, perché per utilizzare l esperienza dobbiamo dare per scontato che i sensi funzionano bene! Circolarità epistemica 23

24 2) Possiamo sapere attraverso l esperienza che c è il mondo esterno? No, perché per farlo dovremmo presupporre che l esperienza è di un mondo esterno! Circolarità epistemica In conclusione, se, al contrario di Hume, prendiamo sul serio la questione dell esperienza in relazione al mondo esterno, l approccio humeano porta allo scetticismo Non c è una giustificazione valida per le credenze che cerchiamo di fondare 24

25 Il paradosso humeano (Coliva, pp. 17 e 130): 1) So che c è un oggetto esterno 2) So che se c è un oggetto esterno allora c è una realtà esterna Conc.) So che c è una realtà esterna Ma la verità di Conc.) dipende da quella della premessa 1), che dipende a sua volta da quella di Conc.)! (Cfr. per es. Dio esiste perché lo dice la Bibbia ) Hume: 1) non è giustificato, Conc.) non segue La credenza nella realtà esterna ha (forse) una base più debole 25

26 Discussione dei due paradossi Il paradosso cartesiano Il paradosso cartesiano poggia su 3 principi: 1) Principio Cartesiano* 2) Principio di Iteratività 3) Principio di Chiusura Epistemica 26

27 1) Principio Cartesiano* Sapere che qui e ora c è un O (p), implica che non si sta sognando (q) Kp q 2) Principio di Iteratività (KK) Se si sa che p, allora si sa anche di sapere che p Kp KKp 3) Principio di Chiusura Epistemica Se si sa che p e si sa che p implica q, allora si sa anche che q (Kp, K(p q)) Kq 27

28 Innanzitutto si può derivare il: Principio Cartesiano Standard Contrapposto Se non si sa di non stare sognando, allora non si sa che qui c è un oggetto esterno K q Kp 1) Kp (assunzione di senso comune) 2) KKp (principio di iteratività) 3) K(Kp q) (assunzione del principio cartesiano* come noto) Conc.) K q (principio di chiusura epistemica applicato a 2 e 3) Ma se A B, B A (modus tollens) 28

29 Poi si può riformulare il paradosso cartesiano: 1) Non so di non stare sognando etc. 2) So che qui c è un oggetto esterno 3) So di sapere che qui c è un oggetto esterno 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 29

30 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) So che qui c è un oggetto esterno 3) So di sapere che qui c è un oggetto esterno 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 30

31 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) So di sapere che qui c è un oggetto esterno 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 31

32 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) KKp (principio di iteratività applicato a 2) 4) So che, se so di sapere che qui c è un oggetto esterno, allora non sto sognando 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 32

33 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) KKp (principio di iteratività applicato a 2) 4) K(Kp q) (accettazione del principio cartesiano* come noto) 5) So che non sto sognando Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 33

34 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) KKp (principio di iteratività applicato a 2) 4) K(Kp q) (accettazione del principio cartesiano* come noto) 5) K q (principio di chiusura epistemica applicato a 3 e 4) Conc.) Non so che qui c è un oggetto esterno 34

35 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) KKp (principio di iteratività applicato a 2) 4) K(Kp q) (accettazione del principio cartesiano* come noto) 5) K q (principio di chiusura epistemica applicato a 3 e 4) 6) (contraddizione fra 1 e 5) Da 6) (e plausibilità di 1, 3, 4), negazione di 2: Kp 35

36 Il paradosso cartesiano mostra che non possiamo sapere che c è un mondo esterno data la possibilità della simulazione 36

37 Il paradosso humeano: 1) So che c è un oggetto esterno 2) So che se c è un ogg. esterno c è una realtà esterna Conc.) So che c è una realtà esterna Ma 1) e Conc.) sono mutualmente dipendenti 37

38 (Grosso modo, r= q) Il paradosso humeano: 1) Kp 2) K(p r) Conc.) Kr (principio di chiusura epistemica) Ma Kp dipende da Kr e quindi Kr non può derivare da Kp Non c è altro modo di ottenere Kr 38

39 Il paradosso humeano: 1) Kp 1)Kr 2) K(p r) 2)K(r p) Conc.) Kr Conc.) Kp 39

40 Il paradosso humeano mostra che anche se assumessimo di sapere che c è un O avremmo una dipendenza circolare tra questa assunzione e il realismo sul mondo esterno La circolarità non sembra meno problematica della contraddizione 40

41 N.B.: In questo momento siamo interessati non tanto (o non solo) alla conoscenza in sé quanto alla giustificazione Questo implica che i due paradossi vanno riformulati Non in termini di sapere, ma in termini di giustificazione Concezione tripartita della conoscenza: Conoscenza=credenza vera giustificata 41

42 Il paradosso cartesiano: 1) K q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Kp (assunzione di senso comune) 3) KKp (principio di iteratività applicato a 2) 4) K(Kp q) (accettazione del principio cartesiano* come noto) 5) K q (principio di chiusura epistemica applicato a 3 e 4) 6) (contraddizione) Da 6) (e plausibilità di 1, 3, 4), negazione di 2: Kp diventa allora: 42

43 Il paradosso cartesiano: 1) W q (assunzione basata su argomenti di Descartes) 2) Wp (assunzione di senso comune) 3) WWp (principio di iteratività applicato a 2) 4) W(Wp q) (accettazione del principio cartesiano come noto) 5) W q (principio di chiusura epistemica applicato a 3 e 4) 6) (contraddizione) Da 6) (e plausibilità di 1, 3, 4), negazione di 2: Wp 43

44 E il paradosso humeano: 1) Kp 2) K(p r) Conc.) Kr Ma Kp dipende da Kr e quindi Kr non può derivare da Kp Non c è altro modo di ottenere Kr 44

45 E il paradosso humeano: 1) Kp Conc.) 2) K(p r) 2) Conc.) Kr 1) 45

46 1) Wp Conc.) 2) W(p r) 2) Conc.) Wr 1) Quindi, non si ha giustificazione accettabile (non-circolare) 46

47 Che fare? (Coliva, pp ) Quattro possibilità (esternismo/internismo,trilemma di Agrippa): 1) Insistere sull esistenza, almeno in certi casi, di giustificazioni dirette per la credenza (o conoscenza) del fatto che esiste il mondo esterno 2) Ci sono basi razionali per credere nel mondo esterno anche se non forniscono giustificazione (nè conoscenza) in senso stretto 3) La credenza, la giustificazione e forse anche la conoscenza sono, nel caso dell esistenza del mondo esterno, fondate indirettamente 4) I principi utilizzati nella derivazione dei paradossi sono scorretti, in generale o in questo caso specifico 47

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