4.0 AMBIENTE ESTERNO ED AMBIENTE DI VITA

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1 4.0 AMBIENTE ESTERNO ED AMBIENTE DI VITA 4.1 INQUINAMENTO ATMOSFERICO Introduzione Per atmosfera si intende quella miscela di gas e vapori che avvolge il globo terrestre per un'altezza di varie centinaia di chilometri. La parte, di atmosfera che maggiormente interessa l'inquinamento atmosferico è quella più direttamente a contatto con la superficie terrestre e che è sede di tutti i fenomeni meteorologici. Tale strato ha un'altezza media di circa 12 km. La composizione di quella che normalmente viene definita "aria atmosferica" è indicata nella tab. 1 in cui sono anche indicate le concentrazioni relative espresse in ppm (parti per milione). Ossigeno e azoto sono i principali gas contenuti nell'aria atmosferica e costituiscono il 99% della miscela in volume; O 2 = 20,94% e N 2 = 78,09%. Con l'argo (0,93%) e il biossido di carbonio (0,03%) si raggiunge il 99 99% in volume della miscela. Associato a questi gas, è presente il vapore d'acqua la cui quantità può variare dall'1 al 3% in volume. Presente nell'aria atmosferica è anche il pulviscolo atmosferico costituito da materiale solido di varia composizione, finemente disperso, in sospensione nell'atmosfera. La quantità (e la composizione) del pulviscolo atmosferico può variare enormemente per una molteplicità di eventi sia naturali sia artificiali. Tutto ciò che interviene a modificare la composizione normale dell'atmosfera è definito inquinamento atmosferico. Tab. 1 - Concentrazioni dei gas che compongono la normale aria secca. 132

2 Gas Concentrazion e (pprn) Azoto Ossigeno Argo Anidride carbonica (biossido di carbonio) 315 Neo 18 Elio 5,2 Metano 1,0-1,2 Cripto 1 Ossido di azoto 0,5 Idrogeno 0,5 Xerio 0,08 Biossido di azoto 0,02 Ozono 0,01-0,04 L'inquinamento atmosferico può avere due cause: inquinamento naturale, inquinamento artificiale. Il primo è causato da fenomeni naturali quali, per esempio: attività vulcaniche, variazioni meteorologiche, catastrofi naturali, processi biologici e fermentativi, incendi per autocombustione ecc. Tutti questi fenomeni provocano immissione nell'atmosfera di fumi, ceneri, gas di vario genere. Quello che interessa, in termini realistici, è in particolare il fenomeno dell'inquinamento atmosferico artificiale, cioè quello inerente all'attività umana sulla Terra. Si può quindi parlare di inquinamento atmosferico da quando l'uomo ha iniziato la sua evoluzione sulla Terra. Inquinamento atmosferico prima dell'evoluzione industriale La qualità dell'atmosfera, che dipende dalle forme di vita esistenti sulla Terra, è stata riconosciuta come una delle variabili più importanti dell'ambiente solo durante gli ultimi decenni. Si può supporre che fumo, esalazioni derivanti da incendi di foreste, eruzioni vulcaniche, riscaldamento domestico e cottura dei cibi siano stati fastidiosi o addirittura letali in certe località in cui si erano organizzate delle comunità, e che gli odori degli animali in putrefazione e dei rifiuti vegetali abbiano recato disturbo a componenti delle comunità antiche; ma è poco probabile che essi abbiano influito sul trasferimento delle abitazioni da un posto all'altro più delle devastazioni causate da cataclismi naturali. Si può parlare di inquinamento atmosferico solo quando nell'aggregato umano si sono prodotti sufficienti esalazioni tali da recare danno agli stessi insediamenti urbani. Classificazione dell'inquinamento atmosferico 133

3 Inquinamenti primari Sono chiamati inquinamenti primari quelli emessi da sorgenti identificabili e la cui natura e quantità è possibile determinare con ragionevole sicurezza. Un esempio, fra i più comuni, di inquinamenti primari è illustrato nel seguente elenco: particelle fini (diam. < 100 µm); particelle grossolane (diam. > 100 µm); composti organici; composti dello zolfo composti del carbonio composti dell'azoto composti degli alogeni composti radioattivi. Le sorgenti ídentificabili degli inquinamenti primari possono essere molteplici e vanno dai tubi di scappamento dei motori a scoppio, ai camini delle caldaie di riscaldamento, alle ciminiere delle centrali termoelettriche, agli scarichi delle industrie. Il comportamento, ai fini dell'inquinamento atmosferico di una nube di inquinamento primario che fuoriesce da un camino o da una ciminiera è condizionato da un gran numero di variabili: 1) quantità di inquinamento emessa nell'unità di tempo; 2) distanza orizzontale nella direzione del vento; 3) distanza orizzontale nella direzione perpendicolare a quella del vento; 4) distanza verticale nella direzione perpendicolare a quella del vento; 5) altezza alla quale ha inizio la dispersione; 6) velocità del vento; 7) coefficiente di turbolenza orizzontale; 8) coefficiente di turbolenza verticale. Considerando gli effetti di tutte le suddette variabili è possibile avere una previsione teorica della concentrazione dell'inquinamento al suolo. Quando l'inquinante fuoriesce dal camino esso comincia subito a mescolarsi con l'atmosfera circostante; il mescolamento inizialmente è influenzato dai moti relativi del pennacchio e dell'atmosfera circostante e successivamente dai moti dell'atmosfera non correlati al camino. Il grado di diluizione aumenta a mano a mano che ci si allontana dalla sorgente. La concentrazione dell'inquinante ha un massimo lungo l'asse del pennacchio e diminuisce con la distanza radiale come mostra la fig. 1. I fattori meteorologici danno luogo a un vario comportamento dei pennacchi dovuto a diversi stati di turbolenza dell'atmosfera come è illustrato, a titolo esemplificativo nella fig

4 Fig. 1. Distribuzione della concentrazione dell'inquinante lungo l'asse del pennacchio. Fig. 2. Tipi di pennacchio. Inquinamenti secondari E ampiamente dimostrato che l'atmosfera inquinata è chimicamente e fisicamente instabile; pertanto, nel raggiungimento di uno stato di minima energia essa tende a percorrere vari stadi sotto l'influsso di molteplici fattori, tra cui le concentrazioni delle sostanze interagenti; lo stato di fotoattivazione, le variabili meteorologiche e le relative quantità di umidità. Per quanto detto, un inquinante primario può dare origine a uno o più inquinanti secondari. In un caso semplice, due specie possono reagire 135

5 termicamente, come nella formazione di un alogenuro, per combinazione di ossidi metallici con nebbie acide. Quando sono presenti goccioline d'acqua possono avvenire reazioni in soluzione come nella formazione di nebbie acide per reazione di biossido di Zolfo (SO 2 ) e ossigeno (O 2 ) disciolti. Gli inquinanti primari, sotto l'azione della luce solare, possono dar luogo a una lunga serie di altri prodotti secondari, sia per semplice effetto fotochimico, sia per azione catalitica combinata e dovuta alla finissima dispersione nell'aria di metalli e non metalli in stato di diversa combinazione. Di questi complessi fenomeni si conosce solo un limitato numero e si può affermare che una buona parte della chimica degli inquinamenti atmosferici è ancora da scoprire. Pertanto, la polluzione atmosferica locale deve, in ogni caso, essere considerata come un complesso problema a se stante per ogni singolo centro, perché varia non solo da paese a paese ma, nella stessa zona, da località a località. Ogni centro urbano ha, perciò, il suo inquinamento non solo per l'entità e la natura degli inquinanti che lo determinano, ma soprattutto per le diverse condizioni climatiche, e per essere ben compreso deve essere studiato con tecniche analitiche e adeguati mezzi di indagine. Effetti dell'inquinamento atmosferico 1) Effetti sulle proprietà fisiche dell'atmosfera La presenza degli inquinanti atmosferici può far variare le proprietà dell'atmosfera in differenti modi, ma l'aspetto più apprezzabile è senza dubbio la diminuzione della visibilità. Inoltre, si hanno significativi effetti sulla formazione di nebbie e sull'andamento delle precipitazioni. 2) Effetti sulla vegetazione Sono già noti da tempo gli effetti, talvolta devastanti, degli inquinanti atmosferici sulla vegetazione e molte delle nostre conoscenze relative all'inquinamento atmosferico ci derivano dallo studio dei suoi effetti sui vegetali. I sintomi di danno visibile sulle foglie dei vegetali si possono suddividere in tre categorie generali: a) collasso del tessuto della foglia e successiva necrosi; b) clorosi o altri cambiamenti di colore; c) alterazioni di crescita. Tali fenomeni si possono verificare anche contemporaneamente. 3) Effetti sulla salute umana Un uomo medio richiede mediamente circa 15 kg di aria al giorno in confronto a circa 1,5 kg di cibo e a circa 2 l di acqua; diventa evidente l'influsso negativo dell'inquinamento dell'aria sulla salute umana. 136

6 Si riportano, qui di seguito, i principali effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute degli individui o delle comunità: a) malattie acute e morte; b) malattie croniche, diminuzione della vita e disturbi di crescita; c) alterazioni di importanti funzioni fisiologiche come la ventilazione polmonare e il trasporto dell'ossigeno da parte dell'emoglobina; d) irritazione sensoriale, cattivi odori, diminuzione di visibilità e altri effetti sufficienti a spingere la persona a cambiare residenza o posto di lavoro. Giova ricordare alcuni episodi acuti che hanno focalizzato l'attenzione sull'inquinamento atmosferico come un problema di salute; tra questi possiamo citare l'episodio verificatosi nel 1930 nella valle della Mosa in Belgio; su tale valle, della lunghezza di circa 20 km e limitata ai due lati da colline di altezza di circa 300 m, si verificò il fenomeno di inversione termica che costrinse gli inquinanti, derivanti dalle molteplici attività industriali (fornaci, fonderie, cokerie ecc.), nel volume d'aria compreso nella valle. Al terzo giorno di questa insolita situazione un gran numero di persone fu colpito da disturbi respiratori e in un periodo di 7 giorni, 60 morirono. Si verificarono inoltre innumerevoli decessi di animali. Anche nella valle di Donora, in Pennsylvania, nel 1948 l'inversione termica provocò una elevata concentrazione di inquinanti atmosferici. Durante il periodo dell'inversione, della popolazione della valle, costituita da persone, il 43%, si ammalò. Il primo sintomo fu la tosse seguita poi da irritazione agli occhi, al naso e alla gola. La frequenza e la gravità della malattia aumentava con l'età della popolazione la cui maggioranza si ammalò dopo 2 giorni: la maggior parte dei 20 decessi si verificò dopo il terzo giorno. Durante l'episodio non furono effettuate misure ambientali, ma si poté calcolare che la concentrazione di anidride solforosa (SO 2 ) era compresa tra 1,4-5,5 mg/m 3 (0,5-2 ppm). Dal 5 al 9 dicembre 1952 le Isole britanniche furono coperte da nebbia e si verificò inversione termica. Una delle zone più colpite fu Londra, situata nella valle del Tamigi. In quel periodo, nella grande Londra, il totale dei decessi fu di circa 4000 e i valori di concentrazione più alti di SO 2 e di fumo furono rispettivamente di 3,75 mg/m 3 (1,34 ppm) e 4,46 mg/m 3 Analoghi episodi si verificarono nel 1962 in varie località degli Stati Uniti (New York, PhiladeIphia, Washington, ecc.) e dell'europa (Londra, Rotterdam, Amburgo) in cui sempre a causa del fenomeno dell'ínversione termica o di altre particolari condizioni atmosferiche, gli inquinanti raggiunsero livelli di concentrazioni tali da provocare seri danni alla salute dei residenti. 4) Effetti sui materiali e sull'economia L'inquinamento atmosferico è una notevole sorgente di perdita economica soprattutto nelle aree urbane. I meccanismi con i quali gli inquinanti atmosferici deteriorano i materiali sono i seguenti: 137

7 a) abrasione da parte di particelle solide; b) deposizione di particelle solide o liquide e successiva asportazione; c) attacco chimico diretto e indiretto (per es. azione dell'idrogeno solforato sull'argento e dell'anidride solforosa, convertita poi in acido solforico, sul cuoio); d) corrosione elettrochimica. I principali fattori che influiscono sull'attacco dei materiali da parte degli inquinanti atmosferici sono umidità dell'aria, temperatura, luce solare, velocità dell'aria. Considerevoli sforzi sono stati fatti in Inghilterra per determinare il costo dei danni derivanti dall'inquinamento atmosferico. In un rapporto del 1954 viene indicata in circa 250 milioni di sterline la perdita economica derivante dall'inquinamento atmosferico; di tale cifra, 150 milioni di sterline sono costi diretti e 100 milioni di sterline sono costi derivanti da perdita di efficienza. La distribuzione dei costi diretti (in milioni di sterline) è la seguente: lavanderia 25 tinteggiatura e decorazione 30 pulizia e deprezzamento di fabbricati20 corrosione dei metalli 25 danni ai tessili e altri beni

8 4.2 PROCEDURE E TECNICHE DI MISURA DELLE EMISSIONI Definizioni Per una uniformità di presentazione dei termini usualmente impiegati vengono fornite di seguito le definizioni, valide ai fini del presente capitolo, di alcuni tra i principali termini utilizzati nel campo del rilevamento delle emissioni. - Accuratezza di misura: entità dello scostamento del valore ottenuto con il metodo di misura adottato rispetto al valore "reale" (accuratezza maggiore scostamento minore). - Altezza di dispersione: (sinonimo: altezza effettiva di emissione): quota effettiva rispetto al livello del suolo misurata in metri alla quale la emissione, dopo innalzamento del pennacchio per effetto cinetico e termico, inizia a disperdersi nell'atmosfera circostante (Altezza di dispersione H= altezza del camino h= altezza del pennacchio delta h). - Altezza di emissione: quota rispetto al suolo alla quale le emissioni vengono scaricate all'atmosfera, misurate in metri (altezza del camino o simile). - Campionamento dell'inquinante: insieme delle operazioni eseguite per la captazione dell'inquinante che deve essere misurato nell'effluente gassoso. Un campione può essere costituito da più frazioni, se le metodiche analitiche, le caratteristiche chimico fisiche dell'inquinante o la sua concentrazione lo rendono necessario. - Concentrazione di inquinante: concentrazione media oraria dell'inquinante emesso da una sorgente puntuale di emissione in condizioni di regime dell'impianto (per la caratterizzazione della emissione) o nelle condizioni più gravose (per la verifica del rispetto del limite di emissione). - Det azione dell'inquinante: insieme delle operazioni analitiche per determinare l'inquinante nel campione raccolto. Se il campione è costituito da più frazioni, la determinazione dell'inquinante può essere eseguita su ogni singola frazione oppure sull'insieme delle frazioni di ogni campione. -Durata (o tempo) di campionamento: durata effettiva delle operazioni di campionamento dell'inquinante che deve essere misurato. -Emissione:(sinonimo: effluente): flusso di sostanze solide, liquide o gassose, convogliate o meno, introdotte nell'atmosfera come tali o assieme ad aria o altro gas da sorgenti convogliate. -Flusso di massa: somma delle masse di un inquinante emesse in un'ora da un impianto in condizioni di regime (per la caratterizzazione della emissione) o nelle condizioni più gravose (per la verifica del rispetto del limite di emissione). -Impianto di abbattimento: insieme di apparecchiature, installazioni o dispositivi atti alla captazione o alla trasformazione delle sostanze presenti nella emissione al fine di una loro riduzione. 139

9 -Limite di emissione (sinonimo: valore limite di emissione): quantità di sostanza inquinante contenuta nella emissione. espressa come massa per unità di volume (mg/m 3 ) o come massa per unità di tempo (g/ora, kg/ora) fissato dall'autorità competente come valore da non superare per un periodo di tempo determinato. -Limite di rilevabilità: minima quantità della grandezza da misurare che è possibile determinare nell'emissione con l'apparecchio o con il metodo di misura adottato. -Livello di emissione: quantità delle/a sostanze contenute nella emissione espressa come valore di massa per unità di volume (concentrazione) o di massa nell'unità di tempo (flusso di massa) di sostanza rilevata sperimentalmente nella emissione mediante strumentazione automatica o mediante prelievo di campione e successiva analisi in laboratorio. -Metodo di campionamento e analisi automatico: metodo di misura delle emissioni nel quale le fasi di prelievo e dì analisi non sono separabili e spesso non distinguibili ed avvengono direttamente con sistemi automatici, senza manipolazione del campione. -Metodo di campionamento e analisi manuale: metodo di misura delle emissioni nel quale sono distinguibili una fase di prelievo, da eseguirsi nel punto di campionamento, ed una fase di analisi che può essere eseguita anche in un tempo successivo in Laboratorio. -Misura continua: misura delle emissioni effettuate con metodo automatico con apparecchiature fisse per tutta la durata del ciclo nel punto di campionamento con trasmissione in tempo reale dei segnali di misura. -Misura discontinua: misura delle emissioni con metodo manuale o automatico effettuate in un arco di tempo limitato con apparecchiature mobili. -Parametri fisici di emissione: caratteristiche fisiche di emissione rappresentate da: temperatura, pressione, densità, umidità, velocità e portata di emissione. -Sorgente di emissione convogliata (sinonimo = punto di emissione, camino): condotto attraverso il quale l'emissione convogliata viene immessa nell'atmosfera. -Standard di qualità dell'aria: livello di concentrazione di una sostanza inquinante nell'aria ambiente rilevata a livello del suolo stabilita per legge che non deve essere superato in un determinato periodo di tempo per la salvaguardia della salute della popolazione e/o la protezione dell'ambiente. Classificazione delle emissioni In base all'andamento temporale le emissioni possono essere classificate come: - emissioni continue: quando la portata dell'effluente gassoso è diversa da zero per tutta la durata del ciclo produttivo; 140

10 - emissione discontinua: quando la portata dell'effluente gassoso raggiunge il valore zero per una o più volte durante il ciclo. In base all'andamento dei livelli di emissione dell'inquinante, le emissioni possono essere classificate come: -emissioni costanti quando la concentrazione dell inquinante non presenta variazioni apprezzabili per durata del ciclo, con esclusione dei periodi transitori; -emissioni variabili quando la concentrazione dell'inquinante varia sensibilmente durante il ciclo produttivo. Caratterizzazione delle emissioni Scopo della caratterizzazione delle emissioni è: verificare il rispetto di eventuali limiti imposti verificare l'efficienza e il corretto funzionamento degli impianti produttivi e/o di depurazione individuare eventuali necessità di interventi correttivi effettuare calcoli di dispersioni o di ricaduta al suolo. Per caratterizzare una emissione è necessario individuare e quantificare le sostanze inquinanti presenti nella emissione e controllarne l'andamento nel tempo. Le operazioni da eseguire per la caratterizzazione comprendono fondamentalmente: - la misura dei livelli di emissione - la misura della portata di emissione - la verifica del carico di impianto al quale la caratterizzazione viene eseguita. Affinché le misure eseguite siano valide per una o più delle utilizzazioni sopra indicate è essenziale garantire la rappresentatività dei campionamenti che dovranno essere condotti: - nei periodi di marcia regolare dell'impianto - per un numero di volte - in momenti - per durate di tempo Programmazione dei rilevamenti Prima di iniziare le operazioni di campionamento e di analisi è necessario raccogliere informazioni circa: - il tipo di emissione - l'andamento nel tempo della emissione - la composizione attesa dell'effluente gassoso 141

11 - la concentrazione attesa degli inquinanti da misurare - la presenza di sostanze che possono interferire nel campionamento o nell'analisi - la temperatura, la portata e la velocità dell'effluente gassoso prevedibili In base agli elementi raccolti si procede a stabilire: - le sostanze da ricercare - il periodo di osservazione in relazione al ciclo produttivo ed alla fase in cui si intende verificare l'emissione - il tempo di campionamento il metodo di campionamento e di analisi in base alla natura chimica dell'emissione ed alle condizioni fisiche dell'effluente gassoso - le caratteristiche e la prestazione della strumentazione di campionamento e/o di analisi - il numero di misure da effettuare 142

12 4.3 DISPERSIONE DI INQUINANTI NELL'ATMOSFERA Introduzione Le problematiche legate alla diluizione di specie inquinanti nell'atmosfera vengono genericamente raccolte sotto la denominazione di dispersione in atmosfera. Il termine dispersione non corrisponde ad un preciso meccanismo di trasporto, ma riassume la molteplicità degli eventi attraversati dall'inquinante nell'atmosfera. Dopo l'immissione nell'atmosfera le specie inquinanti percorrono una certa distanza basata principalmente sul trasporto da parte del vento. Durante questo spostamento le specie possono reagire per trasformarsi chimicamente. In presenza di gocce o particelle si possono determinare fenomeni di adsorbimento e assorbimento con la possibilità di una successiva reazione. Il trasporto può condurre gli inquinanti a quote sempre più elevate ovvero terminare per diversi fenomeni di interazione con la superficie terrestre. Questi sono alcuni eventi che possono interessare un inquinante gassoso in atmosfera, ma le specie inquinanti possono trovarsi anche in fase condensata (liquido o solido) già all'emissione. In tal caso assumono rilevanza i fenomeni di coalescenza, inerziali, gravitazionali e di transizione di fase. Il presente capitolo riassume le principali tecniche utilizzabili per prevedere quantitativamente la dispersione di specie inquinanti in atmosfera. Il capitolo è strutturato in tre parti di cui la prima sezione raccoglie una descrizione generale dei fenomeni che influiscono sulla dispersione in atmosfera, seguita dai principali risultati teorici su cui sono fondati i modelli di calcolo. Lo scopo di questa prima sezione è prevalentemente scientifico, per il lettore che desideri capire l'origine dei modelli di dispersione e dei relativi limiti. Un descrizione operativa dei modelli di calcolo costituisce argomento della seconda sezione, il cui intento è quello di essere facilmente consultata ogni qualvolta sia necessario reperire un adeguato modello per stimare la dispersione di inquinanti immessi in atmosfera in condizioni stazionarie. Infine, nella terza sezione viene ricostruita una guida all'identificazione del problema tipo più affine al caso che si intende indagare, al fine di scegliere una procedura di calcolo adeguata. Vengono date inoltre alcune indicazioni per affrontare situazioni insolite, che non rientrano nelle tipiche circostanze per le quali sono valide le relazioni della seconda sezione. Dispersione di inquinanti in atmosfera La generica specie inquinante può essere immessa nell'atmosfera in diversi stati di aggregazione determinati dalla temperatura di emissione, ovvero dal processo che la genera. Il principio di diluizione dell'inquinante in atmosfera è 143

13 evidentemente basato sulla facilità di miscelazione dei gas e quindi meglio adatto alla dispersione di specie inquinanti gassose. Accade di frequente tuttavia che una consistente emissione di gas non inquinanti (si pensi a vapore d'acqua) trasporti specie più nocive allo stato solido o liquido. Tali particelle costituiscono, entro certi limiti dimensionali, un aerosol, il cui comportamento in atmosfera è assimilabile a quello dei gas. Per contro, particolati solidi o liquidi caratterizzati da dimensioni maggiori hanno un comportamento in atmosfera completamente diverso dai gas. Le particelle risentono di effetti inerziali, gravitazionali e di coagulazione mentre sono pressoché assenti gli effetti di diffusione molecolare. Fra i gas è opportuno distinguere tre comportamenti, giustificabili attraverso la densità relativamente all'aria. Si osservano gas che ricadono invariabilmente sul terreno e gas che tendono a salire continuamente di quota. Si identificano i primi come gas pesanti (relativamente all'aria) e gas leggeri i secondi, mentre il comportamento intermedio è tipico dei gas neutri. Nell'ipotesi di comportamento ideale dei gas emessi, sì può predire il comportamento sulla base del loro peso molecolare medio, per confronto con 29 g/mole che rappresenta approssimativamente il peso molecolare medio dell'aria. Si classificheranno come pesanti tutti i gas inquinanti che possiedono un peso molecolare significativamente maggiore di 29 g/mole e viceversa. Questi comportamenti derivano dalla forza gravitazionale che costituisce una componente sempre presente nei moti atmosferici. La possibilità di reazioni chimiche in atmosfera va sempre prevista. Spesso accade che le specie più nocive si formino solo successivamente, in atmosfera, per effetto di trasformazioni chimiche di specie non particolarmente pericolose. Questo è il caso, ad esempio, degli inquinanti che generano acidi, ovvero della formazione di ozono. La esatta valutazione degli effetti di una reazione chimica va pesata con la cinetica delle potenziali reazioni. Se la velocità di trasformazione risulta sufficientemente lenta in relazione al tempo medio di permanenza della specie inquinante in atmosfera, è ragionevole ignorare le reazioni eventuali. Allo stato gassoso una reazione chimica può essere innescata fotochimicamente, per effetto delle radiazioni di elevata frequenza provenienti dal sole. L'effetto è ovviamente più marcato a quote elevate, a cui le radiazioni sono più intense. A prescindere dalle reazioni fotoindotte, non va dimenticato che l'atmosfera costituisce un ambiente ossidante e che quindi tutte le specie chimiche, con tempi diversi, tenderanno a trasformarsi verso livelli di ossidazione più elevati. Questo significa che gli idrocarburi evolvono verso le aldeidi, quindi gli acidi per terminare a C0 2, mentre S0 2 ed N0 2 evolveranno, in atmosfera umida, rispettivamente verso H 2 S0 4 e HN0 3. Un parametro fondamentale per valutare la rilevanza delle trasformazioni chimiche è la vita media della specie in atmosfera. Questa indicazione richiede uno studio della cinetica di reazione. Per tutti gli scopi pratici vale la 144

14 conclusione che le trasformazioni, salvo eccezionali condizioni atmosferiche, sono fenomeni che si manifestano su una scala temporale di giorni, e quindi sono problemi di interesse solo per i trasporti di media-grande scala, nei quali la permanenza della specie inquinante nell'atmosfera si protrae per lungo tempo. Molto più rapide sono le reazioni in fase liquida, laddove esistano le condizioni. Un esempio tipico è la pioggia, che fornisce attraverso le gocce un ambiente ideale per le trasformazioni. Per contro, la pioggia costituisce un efficiente mezzo per proseguire la dispersione dell'inquinante al suolo. Reazioni con acqua sono in taluni casi cosi favorite che è sufficiente l'umidità atmosferica per indurle. Un esempio tipico è la trasformazione di S0 2 in acido solforico, che prevede una trasformazione ad S0 3, molto lenta in fase gas, ed una successiva produzione di H 2 S0 4, cosi favorita che è sufficiente un'atmosfera un po' umida per avere immediata comparsa di acido. La presenza dell'inquinante in condizioni di liquido o di solido caratterizza la sua successiva dispersione. In primo luogo si usa distinguere fra aerosol, intesi come sospensioni di particelle solide o liquide in aria, e particelle o gocce le cui dimensioni non consentono lo stabilirsi di una sospensione. Per questo secondo caso la dispersione viene regolata da meccanismi macroscopici tipici della meccanica, quali la spinta del vento opposta alle resistenze inerziali. Per entrambe le categorie la dimensione della singola particella è un parametro che ne determina il comportamento in atmosfera. Non si può tuttavia parlare in maniera univoca di diametri poiché sono simultaneamente presenti particelle di svariate dimensioni. Nel caso di particolato è quindi inevitabile una descrizione statistica che utilizza il concetto di distribuzione. La distribuzione che qui interessa è proprio quella delle dimensioni, rappresentate dal volume, dalla massa, ovvero da una lunghezza convenzionale, dì cui la più usata è il diametro aerodinamico. Per distribuzione si intende una curva che descrive l'abbondanza relativa di particelle con una certa dimensione. Il solo fatto che, al momento dell'emissione, si presentino particelle con svariati diametri possibili fa intuire che la dispersione in atmosfera produrrà effetti differenziati per ogni frazione di particelle di analoga dimensione. In altri termini, anche in un moto completamente segregato (che prescinda cioè dalla ridistribuzione che l'atmosfera invariabilmente opera), si deve attendere una distribuzione dell'inquinante al suolo disuniforme, come diretta conseguenza della distribuzione di particelle già presente all'emissione. Una peculiarità della dispersione di aerosol è costituita dai fenomeni di nucleazione, crescita, e coagulazione. La nucleazione si riferisce al caso molto comune di formazione di particelle per condensazione di gas attorno a certi nuclei, mentre la successiva crescita è conseguenza dì due meccanismi alternativi, quello più graduale della continua condensazione sulla superficie e quello della coagulazione di due particelle. Per quanto detto precedentemente, 145

15 questi meccanismi condizionano la dispersione in atmosfera, incidendo sulla dimensione delle particelle e quindi modificando continuamente la distribuzione dei volumi. Aspetti caratteristici delle dispersioni sono anche gli effetti di galleggiamento, tipicamente associati ad emissioni di fumi a temperatura diversa da quella dell aria circostante. L'effetto che ne consegue è generalmente un innalzamento dei fumi fino al raggiungimento di una situazione di equilibrio termico, dalla quale la diluizione prosegue principalmente per diffusione e trasporto orizzontali. Fenomeni di evaporazione dell'umidità presente nel fumi portarlo ad un raffreddamento accelerato, il cui effetto può essere semplicemente una stabilizzazione più rapida della dispersione o una prematura ricaduta al suolo. Dal punto di vista pratico si possono distinguere sorgenti localizzate, assimilabili a puntuali rispetto alla distanza di dispersione, e sorgenti distribuite, descrivibili come linee o intere superfici. L'ampiezza della zona interessata dal trasporto di inquinante ne risulta ovviamente influenzata, ma anche la modalità dì dispersione. In taluni casi si può osservare la formazione di un pennacchio divergente di una certa regolarità, altrimenti si producono nubi di dispersione a valle della sorgente di forme alquanto irregolari e instabili. Il pennacchio che si stacca da una sorgente puntiforme isolata è la rappresentazione più semplice e più facilmente prevedibile di molti casi di dispersione Un tale caso limite si può riconoscere con diverso grado di approssimazione i numerose circostanze reali. Associati al pennacchio si osservano frequentemente diversi fenomeni: oltre al già citato innalzamento immediatamente dopo l'immissione, si hanno effetti di caduta dei pennacchio, dovuti ad un raffreddamento dello stesso (ad esempio in conseguenza di evaporazione di umidità in esso contenuta), ed effetti di stratificazione o innalzamento in relazione alle condizioni meteorologiche ed alla conformazione del terreno sottostante. Deviazioni rilevanti da questa geometria regolare si hanno quando la velocità di emissione dei fumi è insufficiente rapportata al vento; in tal caso i fumi tendono a ricadere, rimanendo intrappolati nella scia della ciminiera. Effetti analoghi si osservano anche sottovento ad eventuali ostacoli (es. edifici) che si frappongano al cammino dei fumi. Quest'ultimo fenomeno è di cruciale rilevanza per il caso di emissioni in ambiente fortemente antropizzato (urbano e suburbano). 146

16 DPCM 28 MARZO 1983: LIMITI MASSIMI DI ACCETABILITA DELLE CONCENTRAZIONI E DI ESPOSIZIONE RELATIVI AD INQUINANTI DELL ARIA NELL AMBIENTE ESTERNO. Il presente decreto fissa i limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e i limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti dell aria nell ambiente esterno ed i relativi metodi di prelievo e di analisi al fine della tutela igienico-sanitaria delle persone o comunità esposte. Allegato I Tabella A Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti dell aria nell ambiente esterno (standards di qualità) (1) (1) Tutti i valori limite riportati riguardano la concentrazione totale dell inquinante presente nell aria. Tabella B Valori per le concentrazioni massime nell aria di precursori di inquinante contenuti nella tabella A da adottarsi subordinatamente alla concorrenza di determinate condizioni METODI DI PRELIEVO E DI ANALISI DEGLI INQUINANTI DELL ARIA: 1. MATERIALE PARTICELLARE 2. BIOSSIDO DI ZOLFO 3. BIOSSIDO DI AZOTO 4. PIOMBO 5. MONOSSIDO DI CARBONIO 6. OZONO 7. IDROCARBURI 8. FLUORO 147

17 DECRETO PRESIDENTE REPUBBLICA 24 maggio 1988, n. 203 Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell'aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell'art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183 (G.U. 16 giugno 1988, n. 140, suppl. ord.). Art Il presente decreto detta norme per la tutela della qualità dell'aria ai fini della protezione della salute e dell'ambiente su tutto il territorio nazionale. 2. Sono sottoposti alla disciplina del presente decreto: a) tutti gli impianti che possono dar luogo ad emissione nell'atmosfera; b) le caratteristiche merceologiche dei combustibili ed il loro impiego; c) i valori limite ed i valori guida per gli inquinanti dell'aria nell'ambiente esterno ed i relativi metodi di campionamento, analisi e valutazione; d) i limiti delle emissioni inquinanti ed i relativi metodi di campionamento, analisi e valutazione. Art. 2 Ai fini del presente decreto si intende per: 1. Inquinamento atmosferico: ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di uno o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati. 2. Valori limite di qualità dell'aria: limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti nell'ambiente esterno. 3. Valori guida di qualità dell'aria: limiti delle concentrazioni e limiti di esposizione relativi ad inquinamenti nell'ambiente esterno destinati: a) alla prevenzione a lungo termine in materia di salute e protezione dell'ambiente; b) a costituire parametri di riferimento per l'istituzione di zone specifiche di protezione ambientale per le quali è necessaria una particolare tutela della qualità dell'aria. 4. Emissione: qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera, proveniente da un impianto, che possa produrre inquinamento atmosferico. 5. Linee guida per il contenimento delle emissioni: criteri in linea con l'evoluzione tecnica messi a punto relativamente a settori industriali contenenti indicazioni su: a) cicli tecnologici; b) migliore tecnologia disponibile relativamente ai sistemi del contenimento delle emissioni; c) fattori di emissione con e senza l'applicazione della migliore tecnologia disponibile per il contenimento delle emissioni. Sulla base dei predetti criteri sono individuati i valori minimi e massimi di emissione. 6. Fattore di emissione: la quantità di sostanza inquinante emessa riferita al processo produttivo considerato nella sua globalità e nelle sue fasi tecnologiche; si esprime in termine di massa inquinante emessa, rapportata alla massa di prodotto o materia prima impiegata, o comunque ad altri parametri idonei a rappresentare il settore produttivo in esame. 7. Migliore tecnologia disponibile: sistema tecnologico adeguatamente verificato e sperimentato che consente il contenimento e/o la riduzione delle emissioni a livelli accettabili per la protezione della salute e dell'ambiente, sempreché l'applicazione di tali misure non comporti costi eccessivi. 8. Valore limite di emissione: la concentrazione e/o la massa di sostanze inquinanti nella emissione degli impianti in un dato intervallo di tempo che non devono essere superate. 148

18 9. Impianto: lo stabilimento o altro impianto fisso che serva per usi industriali o di pubblica utilità e possa provocare inquinamento atmosferico, ad esclusione di quelli destinati alla difesa nazionale. 10. Impianto esistente: un impianto che sia in funzione, costruito ovvero autorizzato prima della data di entrata in vigore del presente decreto. Allegato I Valori limite di qualità dell'aria Inquinante Valore limite Periodo di riferimento Biossido di zolfo Mediana delle concentrazioni medie di 24 ore nell'arco di 1 anno: 80 1 aprile-31 marzo Idem 98 percentile delle concentrazioni medie di 24 ore rilevate nell'arco di 1 anno: 250 (*) 1 aprile-31 marzo Idem Mediana delle concentrazioni medie di 24 ore rilevante durante l'inverno: ottobre-31 marzo Biossido di azoto 98 percentile delle concentrazioni medie di 1 ora rilevante durante l'anno: gennaio-31 dicembre (*) Si devono prendere tutte le misure atte ad evitare il superamento di questo valore per più di tre giorni consecutivi; inoltre si deve cercare di prevenire e ridurre detti superamenti. 149

19 DECRETO MINISTERIALE 12 luglio 1990 Linee guida per il contenimento delle emissioni degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissione (G.U. 30 luglio 1990, n. 176, suppl. ord.). Art. 1 (Finalità) 1. Il presente decreto stabilisce: a) le linee guida per il contenimento delle emissioni degli impianti esistenti come definiti dal combinato disposto dall art. 2, comma 10, del decreto del Presidente della Repubblica n. 203/1988 e dal punto 9 del decreto del Presidente del consiglio dei ministri 21 luglio 1989 di attuazione ed interpretazione del decreto stesso; b) i valori di emissione minimi e massimi per gli impianti esistenti; c) i metodi generali di campionamento, analisi e valutazione delle emissioni; d) i criteri per l utilizzazione di tecnologie disponibili per il controllo delle emissioni; e) i criteri temporali per l adeguamento progressivo degli impianti esistenti. Art. 2 (Linee guida per il contenimento delle emissioni) 1. Gli impianti devono essere equipaggiati ed eserciti in modo da: a) rispettare i valori limite di emissione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203; b) limitare le emissioni diffuse secondo i criteri stabiliti nell articolo 3, comma 5, anche tenendo conto delle norme vigenti in materia di sicurezza e di igiene del lavoro. 2. L allegato 1 fissa i valori di emissione minimi e massimi per le sostanze inquinanti ai sensi dell art. 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n Per alcuni degli inquinanti emessi da specifiche tipologie di impianti l allegato 2 fissa valori di emissione minimi e massimi diversi e preminenti rispetto ai corrispondenti dell allegato 1. Per gli inquinanti non espressamente indicati per le specifiche tipologie di impianti in allegato 2 restano validi i valori in allegato. 3. Nei casi in cui negli allegati 1 e 2 siano indicati valori di flusso di massa, i valori limite di emissione devono essere rispettati se i valori di flusso di massa stessi sono raggiunti o superati. 4. Per le raffinerie, gli impianti di combustione con potenza termica nominale pari o superiore a 50 MW e per gli impianti per la coltivazione di idrocarburi e dei fluidi geotermici, si applicano esclusivamente i valori di emissione e le prescrizioni riportate nell allegato Le regioni fissano i valori limite di emissione ai sensi dell art. 4, lettera d) del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, per le sole sostanze previste dal presente decreto e da altri decreti emanati ai sensi dell art. 3, comma 2, lettera a), del citato decreto del Presidente della Repubblica. 6. Indicazioni su cicli tecnologici relativi a specifiche tipologie di impianti sono contenute nell allegato Indicazioni su alcune delle tecnologie disponibili agli impianti di abbattimento sono contenute nell allegato Successivi aggiornamenti ed integrazioni al presente decreto sono stabiliti ai sensi dell art. 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n Le prime integrazioni ed eventuali modifiche saranno stabilite entro il 31 gennaio Con decreto del Presidente del consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell ambiente, di concerto con i Ministri del tesoro, della sanità e dell industria, istituita a tal fine una commissione composta da: - due rappresentanti del Ministro dell ambiente, di cui uno con funzioni di presidente; - due rappresentanti del Ministro della sanità; - due rappresentanti del Ministro dell industria, del commercio e dell artigianato; - due rappresentanti del Presidente del Consiglio; - sei rappresentanti delle regioni designati dalla Conferenza Stato-regione. 150

20 Allegato 1 (Valori di emissione) 1.1. Sostanze ritenute cancerogene e/o teratogene e/o mutagene (Tabella A1) In via generale le emissioni di sostanze ritenute cancerogene e/o teratogene e/o mutagene devono essere limitate nella maggiore misura possibile dal punto di vista tecnico e dell'esercizio. Per le sostanze della tabella A1, i valori di emissione, che rappresentano valori minimi e massimi coincidenti, sono: Classe I Se il flusso di massa è uguale o superiore a 0.5 g/h 0.1 mg/ Classe II Se il flusso di massa è uguale o superiore a 5 g/h 1 mg/ Classe III Se il flusso di massa è uguale o superiore a 25 g/h 5 mg/ Fermi restando i valori di emissione sopra indicati, ai fini del calcolo di flusso di massa e di concentrazione: - in caso di presenza di più sostanze della stessa classe le quantità delle stesse vanno sommate; - in caso di presenza di più sostanze di classi diverse, alle quantità di sostanze della classe II vanno sommate le quantità di sostanze di classe I e alle quantità di sostanze della classe III vanno sommate le quantità di sostanze delle classi I e II. Fermi restando i valori di emissione sopra indicati, al fine del rispetto del limite in concentrazione: - in caso di presenza di più sostanze delle classi I e II la concentrazione totale non deve superare il limite della classe II; in caso di presenza di più sostanze delle classi I, II e III, la concentrazione totale non deve superare il limite della classe III. Tabella A1 Classe I Asbesto (crisotilo, crocidolite, amosite, antofillite, actinolite e tremolite) Benzo (a) pirene Berillio e i suoi composti espressi come Be Dibenzo (a,h) antracene 2 - naftilammina e suoi sali Benzo (a) antracene Benzo (b) fluorantene Benzo (J) fluorantene Benzo (k) fluorantene Dibenzo (a,h) acridina Dibenzo (a,j) acridina Dibenzo (a) pirene Dimetilnitrosamina 5 - Nitroacenaftene 2 - Nitronaftalene 1 - Metil- 3 Nitro- 1- Nitrosoguanidina Classe II Arsenico e suoi composti, espressi come As Cromo (VI) e suoi composti, espressi come Cr Cobalto e suoi composti, espressi come Co 3.3' - diclorobenzidina e suoi sali Dimetilsolfato Etilenimmina Nichel e suoi composti espressi come Ni 4 - Aminobifenile e suoi sali Benzidina e suoi sali 4,4' - Metilen bis (2 Cloroanilina) e suoi sali Dietilsolfato 3,3' - Dimetilbenzidina e suoi sali Esametilfosforotriamide 2 Metilaziridina Metil ONN Azossimetile Acetato Sulfallate 151

21 Dimetilcarbamoilcloruro 3.3' Dimetossibenzidina e suoi sali Classe III Acrilonitrile Benzene 1,3- butadiene 1-cloro-2,3-epossipropano (epicloridrina) 1,2-dibromoetano 1,2-epossipropano 1,2-dicloroetano vinile cloruro 1,3 Dicloro-2-propanolo Clorometil (Metil) Etere N,N-Dimetilidrazina Idrazina Ossido di etilene Etilentiourea 2-Nitropopano Bis-Clorometiletere 3-Propanolide 1,3 Propansultone Stirene Ossido 1.2. Sostanze di tossicità e cumulabilità particolarmente elevate (Tabella A2) Le emissioni di sostanze di tossicità e cumulabilità particolarmente elevate devono essere limitate nella maggiore misura possibile dal punto di vista tecnico e dell'esercizio. I valori di emissione, che rappresentano valori minimi e massimi coincidenti, sono: Classe I Se il flusso di massa è uguale o superiore a 0.02 g/h 0.01 Classe II Se il flusso di massa è uguale o superiore a 0.5 g/h 0.5 Fermi restando i valori di emissione sopra indicati, ai fini del calcolo del flusso di massa e di concentrazione, in caso di presenza di più sostanze della stessa classe le quantità delle stesse vanno sommate. Tabella A2 Classe I Policrorodinzodiossine Policlorodibenzofurani Classe II Policlorobifenili Policlorotrifenili Policloronaftaleni 2. Sostanze inorganiche che si presentano prevalentemente sotto forma di polvere (Tabella B) I valori di emissione sono: Classe I Se il flusso di massa è uguale o superiore a 1 g/h 0.02 Classe II Se il flusso di massa è uguale o superiore a 5 g/h 1 Classe III Se il flusso di massa è uguale e superiore a 25 g/h 5 Fermi restando i valori di emissione sopra indicati, ai fini del calcolo di flusso di massa e di concentrazione: - in caso di presenza di più sostanze della stessa classe le quantità delle stesse vanno sommate; - in caso di presenza di più sostanze di classi diverse, alle quantità di sostanze della classe II vanno sommate le quantità di sostanze della classe I e alle quantità di sostanze della classe III vanno sommate le quantità di sostanze delle classi I e II. Al fine del rispetto del limite in concentrazione: 152

22 - in caso di presenza di più sostanze delle classi I e II, fermo restando il limite stabilito per ciascuna, la concentrazione totale non deve superare il limite della classe II; in caso di presenza di più sostanze delle classi I, II e III, fermo restando il limite stabilito per ciascuna, la concentrazione totale non deve superare il limite della classe III. Ove non indicato diversamente nella tabella B devono essere considerate anche le eventuali quantità di sostanze presenti nell'effluente gassoso sotto forma di gas o vapore. Tabella B Classe I Cadmio e suoi composti, espressi come Cd Mercurio e suoi composti, espressi come Hg Tallio e suoi composti, espressi come Tl Classe II Selenio e suoi composti, espressi come Se Tellurio e suoi composti, espressi come Te Classe III Antimonio e suoi composti, espressi come Sb Cianuri, espressi come CN Cromo (III) e suoi composti, espressi come Cr Manganese e suoi composti, espressi come Mn Palladio e suoi composti, espressi come Pd Piombo e suoi composti, espressi come Pb Platino e suoi composti, espressi come Pt Quarzo in polvere, se sotto forma di silice cristallina, espresso come Rame e suoi composti, espressi come Cu Rodio e suoi composti, espressi come Rh Stagno e suoi composti, espressi come Sn Vanadio e suoi composti, espressi come V 3. Sostanze inorganiche che si presentano prevalentemente sotto forma di gas o vapore (Tabella C) I valori di emissione sono: Classe I Se il flusso di massa è uguale o superiore a 10 g/h 1 Classe II Se il flusso di massa è uguale o superiore a 50 g/h 5 Classe III Se il flusso di massa è uguale e superiore a 0.3 Kg/h 30 Classe IV Se il flusso di massa è uguale o superiore a 2 Kg/h 250 Classe V Se il flusso di massa è uguale o superiore a 5 Kg/h 500 Sia i flussi di massa che i valori limite di emissione si riferiscono alle singole sostanze o famiglie di sostanze. Tabella C Classe I Clorocianuro Fosfina Fosgene Classe II Acido cianidrico Bromo e suoi composti, espressi come acido bromidrico Cloro Fluoro e suoi composti, espressi come acido fluoridrico Idrogeno solforato Classe III Composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapore, esclusi clorocianuro e fosgene, espressi come acido cloridrico Classe IV Ammoniaca Classe V 153

23 Ossidi di azoto (monossido e biossido), espressi come biossido di azoto Ossidi di zolfo (biossido e triossido), espressi come biossido di zolfo 4. Sostanze organiche sotto forma di gas, vapori o polveri (Tabella D) I valori di emissione sono: Classe I Se il flusso di massa è uguale o superiore a 25 g/h 5 Classe II Se il flusso di massa è uguale o superiore a 0,1 Kg/h 20 Classe III Se il flusso di massa è uguale e superiore a 2 Kg/h 150 Classe IV Se il flusso di massa è uguale o superiore a 3 Kg/h 300 Classe V Se il flusso di massa è uguale o superiore a 4 Kg/h 600 Fermi restando i valori limite di emissione sopra indicati, ai fini del calcolo di flusso di massa e di concentrazione: - in caso di presenza di più sostanze della stessa classe le quantità delle stesse vanno sommate; - in caso di presenza di più sostanze di classi diverse, alle quantità di sostanze di ogni classe vanno sommate le quantità di sostanze delle classi inferiori (ad es. alle quantità di sostanze della classe III vanno sommate le quantità di sostanze delle classi I e II). Al fine del rispetto del limite in concentrazione: - in caso di presenza di più sostanze di classe diverse, fermo restando il limite stabilito per ciascuna, la concentrazione totale non deve superare il limite della classe più elevata. Per le sostanze organiche sotto forma di polvere devono comunque essere rispettate anche le condizioni contenute nel paragrafo 5 (Polveri totali). Tabella D Classe I Anisidina Butilmercaptano Cloropicrina Diazometano Dicloroacetilene Dinitrobenzene Dinitrocresolo Esaclorobutadiene Esaclorociclopentadiene Esafluoroacetone Etere diglicidilico Etilacrilato Etilenimina Etilmercaptano Isocianati Metilacrilato Nitroglicerina Perclorometilmercaptano 1,4 - diossano Classe II Acetaldeide Acido cloroacetico Acido formico Acido tioglicolico Acido tricloroacetico Anidride ftalica Anidride maleica Anilina Benzilcloruro Bifenile Butilacrilato 154

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