Si è sempre fatto così

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1 ANNO 1I - N. 1 - PRIMAVERA 2014 Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA NASCENTE E DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) Iscr. Trib. di Belluno n. 18/04/2013 Direttore resp. don Diego Soravia, resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 c. 2 NE/BL Stampa Tipografia Piave Srl Belluno. -C.C.P intestato a PARROCCHIA di Santa Maria Nascente in PIEVE di CADORE (BL) Si è sempre fatto così Uno degli auguri più significativi che ho ricevuto nel periodo natalizio lo voglio condividere con i lettori di perché m ha fatto riflettere sul senso della presenza pastorale del sacerdote nella Parrocchia. Ecco il testo: Caro Monsignor Diego, le auguriamo un felice Natale ed un sereno anno nuovo. Sono felice che lei sia arrivato a Pieve: è più bello partecipare alle Sante Messe! Volevo dirle che mi sono spaventato quando, sconsolato per la mancanza di persone a Messa lei ha detto: quasi, quasi vado a fare il missionario... Mi auguro proprio che non sia vero eh? Perché qui abbiamo molto bisogno di un Parroco! Grazie per tutto quanto fa per la nostra Comunità!. Chi ha scritto quest augurio è un bambino che non vuole osannare il Parroco ed aumentare in lui la superbia: è un bambino che si augura di trovare nel sacerdote una guida per camminare sulle vie del bene ma che sogna anche una Comunità partecipe e generosa nella partecipazione alla vita pastorale. Proprio questo secondo aspetto m ha fatto maggiormente riflettere perché nello stesso periodo, i fronte ad una proposta che stavo facendo nella vita liturgica qualcuno m ha bloccato dicendo: qui da noi si è sempre fatto così! Chiaramente quella persona non era ben disposta ad accogliere quel cambiamento che, comunque, non avrebbe messo in crisi la sua fede la le sue abitudini. Questa resistenza e questo freno può essere pericoloso e non adeguato al cammino che intendiamo percorrere insieme; quando si va in montagna è ben vero che il capo cordata misura i suoi passi al ritmo del gruppo ma è anche vero che di tanto in tanto egli incoraggia i più lenti ad aumentare il loro passo per procedere più spediti ed uniti. L incoraggiamento di Francesco Ho letto con interesse quanto Papa Francesco ha scritto a questo proposito nell Esortazione Apostolica Evangelli gaudium : La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. Tu non credi? Non preoccuparti: é Dio che crede in te! San padre Pio La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell annuncio, della carità generosa, dell adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione... La Diocesi è la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale. La sua gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socioculturali. Si impegna a stare sempre lì dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto. Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma. Il Vescovo deve sempre favorire la comunione missionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendo l ideale delle prime comunità cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un anima sola (cfr At 4,32). Perciò, a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e soprattutto perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade. Nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrà stimolare e ricercare (Continua a pag. 2)

2 2 la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti. Ma l obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missionario di arrivare a tutti. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del si è fatto sempre così. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Ma il generatore dov è? Fin qui il Papa: vale la pena leggere e rileggere quanto Egli propone ai cristiani perché la gioia del Vangelo entri dentro le pieghe della nostra quotidiana storia. Il Papa incoraggia me sacerdote ma anche tutti noi per un rinnovato impegno di testimonianza. Saremo capaci di accogliere quest invito? Ci fermeremo ad approvarlo o indirizzarlo al vicino di casa? Saremo contenti di questo Papa ma poi continueremo come nulla stesse accadendo dato che... si è sempre fatto così? Spero proprio di no e, per questo, vi aspetto ogni domenica in Chiesa per fare rifornimento di vita, di speranza, di novità: Lui, il Signore ha promesso di non lasciarci soli in questo faticoso ma affascinante cammino. don Diego La foto che trovate qui a fianco l ho scattata in un momento particolare: durante il perdurare della mancanza di corrente elettrica nei giorni dopo Natale.In Canonica, come in tutte le case, manca la corrente, il buio è fitto già dal primo pomeriggio. Riesco a trovare la macchina fotografica e, con il flash, scatto una foto al mio libro di preghiera. Dato che non avevamo alcuna notizia né su cosa era successo né quando sarebbe ritornata la luce, allora mi sono sistemato in cucina, vicino alla stufa per scaldarmi, mi sono messo a pregare al lume di candela. Niente di strano direte voi per un prete che prega ma per me la stranezza consisteva nel non perdermi d animo di fronte al disagio anche se, ad un certo punto, il suono del telefono ha interrotto il lungo silenzio della canonica e di tutto il paese e mi sono messo a cercare la cornetta del telefono non sapendo più in quale stanza mi trovavo! Credo che tante persone come me abbiano fatto delle interessanti esperienze in quei giorni tremendi: un papà m ha confidato la gioia di vedere le sue due figlie giocare insieme attorno alla tavola, cosa che non era mai capitato prima. Un altro mi ha raccontato dell aiuto portato ad una anziana vicina di casa rimasta, anche lei senza luce e senza riscaldamento. Un altro m ha confessato d aver preso i lumini in chiesa perché in negozio avevano finito le scorte di candele. Tornando a me, quelle due lunghe serate di calma assoluta hanno permesso di pregare con più calma e più a lungo dato che bisognava pur riempire il tempo da quando il buio scendeva inesorabile sulle case e fuori. Nella preghiera ha incontrato il Signore della luce, astro del ciel, Colui che la corona d avvento in chiesa veniva salutato come luce vera e vita che non delude. Mi sono sorpreso perfino a canticchiare luce dona alle menti, pace infondi nei cuor. Alle volte mi distraevo e pensavo alla nostra montagna così fragile e mal conservata se sono bastate pochi decimetri di neve per provocare disastri e disagi. MA HO PENSATO ANCHE ALLA NECESSITÀ DI AVERE UN GENERATORE NON DI CORRENTE MA DI INVENTIVA, DI FIDUCIA, UNA SORGENTE DI CORRENTE INTERIORE CHE NON MI DE- LUDA, CHE NON MI LASCI AL BUIO NELLA VITA DOVE SPESSO LE BURRASCHE RISCHIANO DI BLOCCARMI E DI VIVACCHIARE. Ho pensato, e non perché sono sacerdote, che devo restare collegato con Uno che alimenti in me la forza di combattere il buio del male, della tiepidezza, del gelo nel dialogo tra le persone. Senza questo collegamento non c è vita, non c è luce, non c è futuro: proprio come nei nostri paesi in quei giorni che non dimenticheremo troppo facilmente. Ma questo generatore dov è? Non lo trovo in Regione, in Provincia e nemmeno dalla Protezione Civile! Lo trovo ogni domenica in Chiesa quando mi sento sussurrate: venite a me voi tutti che siete stanchi ed oppressi, Io vi darò sollievo!. Con quest alimentazione costante- perché Lui non mi pianta in asso - allora vado avanti, non mi trovo al buio, so dove sono e dove sto andando e queso mi basta per non intristire e brontolare dando colpa alla neve, all Enel, alle piante, al gelo, ai capi ben comodi nelle stanze del potere. Che serate ricche di luce!

3 3 Il senso della vita Nietzsche ha scritto: chi ha un perché vivere, accetta qualsiasi come ; gli fa eco Viktor Frankl: «Viviamo nell'epoca del crollo e della vanificazione delle tradizioni. Invece di creare nuovi valori con la ricerca di significati unici, capita esattamente il contrario. l valori universali sono in declino. Questa è la ragione per cui un numero sempre maggiore di persone piomba in un sentimento di assurdità e di vuoto o, come son solito chiamarlo, nel vuoto esistenziale. Tuttavia, anche se tutti i valori universali scomparissero, la vita rimarrebbe piena di significato, dal momento che i significati unici rimangono intatti nella perdita delle tradizioni. Certo, se l'uomo deve cercare i significati anche in un'epoca priva di valori, dovrà essere fornito di una forte capacità di consapevolezza. È perciò evidente che in un'epoca come la nostra, un'epoca di vuoto esistenziale, il compito principale dell'educazione non è quello di trasmettere delle conoscenze e delle nozioni, ma piuttosto di affinare la coscienza in maniera tale che l'uomo possa scorgere le esigenze racchiuse nelle singole situazioni». Ho trascritto questa lunga - e un po difficile - citazione perché trovo che l analisi sociale dell esperto mi convince: sembra che oggi l uomo abbia una certa paura del domani, del nuovo, dell incerto e dell imprevedibile. Ed allora si percorrono gli stessi sentieri, si ripropongono le stesse scelte, non si ha il coraggio dell inventiva in tanti settori della vita sociale ma anche della nostra personale vita di cristiani. Già in prima pagina ho accennato al si è sempre fatto così quasi a giustificare che non ci si aspetta nulla di diverso e ciò che ha il sapore del nuovo va a finire nel minestrone delle consuete abitudini. Mi ricordo d una nonna sempre fedele alla Messa feriale: una sera di abbondante pioggia eravamo in chiesa in pochissimi e lei si trovava in fondo alla chiesa. Ho suggerito di venire avanti, più vicino all altare così ci si sarebbe visti in faccia e avremmo pregato certamente meglio. Quella nonna alzò la voce e mi disse: Sono sempre rimasta su questo banco da quando mi sono sposata; a me va bene così e non mi va di cambiare posto. Non sarebbe più la mia Messa. Ecco l abitudine, ecco la fatica di cambiare non solo delle convinzioni o delle opinioni ma perfino il banco su cui ci si è seduti da una vita a pregare. Leggo ancora un brano di papa Francesco e lo offro ai lettori perché riflettano sul loro come vivono la fede: Tale convinzione, tuttavia, si sostiene con l esperienza personale, costantemente rinnovata, di gustare la sua amicizia e il suo messaggio. Non si può perseverare in un evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell impresa missionaria, presto perde l entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno. (Evangelii gaudium n.266) UN SERVIZIO IN CRESCITA Siamo lieti di comunicare che il progetto AVO IN CADORE ha preso avvio a partire dall ottobre scorso. Le dieci persone aderenti, molto motivate e scrupolose, hanno frequentato il corso di formazione a Belluno e stanno per essere inserite come tirocinanti nella struttura dell ospedale di Pieve di Cadore che ha accolto il progetto. Vogliamo ringraziare quanti con la propria disponibilità e il proprio entusiasmo hanno reso possibile il decollo di questa idea. Senza il loro aiuto, il passaparola e la volontà, ogni proposito sarebbe rimasto solo sulla carta e nella testa di pochi. Speriamo inoltre che l esperienza di questi primi dieci volontari cadorini faccia da volano per un incremento di interesse nei confronti dell AVO Associazione Volontari Ospedalieri contribuendo alla formazione e all inserimento di nuovi volontari nel tessuto del Cadore e della provincia. Grazie ancora a tutti! Belluno, 21 gennaio Andreina Calligaro Dario Genova ANNO 1937

4 4 ALCUNE SEMPLICI PROPOSTE Uno dei compiti del Parroco è quello di apprezzare tutto il bene che c è già nella vita parrocchiale ma, nello stesso tempo, proporre il non ancora : ciò che si potrebbe fare e vivere per rendere più gioioso ed impegnato il nostro vivere da cristiani. Non è sempre facile avere una fervida inventiva nell offrire proposte come non é facile realizzare ciò che si propone agli altri. Ecco, comunque, qualche piccola proposta che offro senza alcuna pretesa se non quella di vedere crescere un attenzione ed un interesse partecipativo per la vita parrocchiale. La prima proposta riguarda il mondo delle istituzioni. il Municipio e le varie associazioni presenti sul territorio. Spesso da queste Istituzioni arrivano in Canonica degli inviti per presenziare momenti culturali interessanti solo che... l orario è quasi sempre proibitivo. Il più delle volte tali iniziative vengono proposte in contemporanea con la celebrazione della Messa o nell ora precedente quando, di solito, il Parroco è in Chiesa. Se l orario fosse più comodo allora non solo il Parroco ma anche tanti parrocchiani non sarebbero costretti a fare una scelta: o la Messa o la manifestazione. Abbiamo tanta povertà di manifestazioni che non è saggio sovrapporre le iniziative. E anche evidente che non si può spostare l orario della Messa per un concerto, una proiezione, una conferenza o la presentazione d un libro. Il Parroco non chiede privilegi ma solo un po di disponibilità a valutare altri orari. Ad esempio: se una manifestazione invece di essere proposta alle di sabato fosse spostata alle 16,30 - un ora prima, - non sarebbe un disagio ma un opportunità per tanti che potrebbero partecipare sia alla manifestazione sia alla Messa delle Perché non provare? Il chierichetto suona la campanella e sta per cominciare la celebrazione della Messa: il Parroco invita a prendere in mano il foglio della Messa ed intona il canto d inizio. Perché non ci potrebbe essere un parrocchiano che intona il canto d inizio che si trova sul foglietto liturgico? Perché non avere un animatore liturgico che all offertorio invita i fedeli ad innalzare al Signore la loro voce nel canto? Perché quest animatore non si fa trovare un po prima in Chiesa ed organizza chi andrà a leggere le Letture della parola di Dio? Perché quest animatore non potrebbe invitare i fedeli a portare all altare il pane ed il vino per la consacrazione? Sto già pensando alle obiezioni che questa proposta comporta inevitabilmente: io lo vorrei fare, ma sono timido e mi sento imbarazzato lì davanti a tutti, io invece non so cantare, io no, è meglio che vada mia moglie... Perché non provare ad esempio con un cantore del coro parrocchiale o con una lettrice che già stanno facendo qualcosa di simile quando cantano nel coro o escono dal banco per andare all ambone a leggere le letture? Perché non provare? Quando in Parrocchia c erano i cappellani, i preti giovani, tutta l attività con i bambini ed i ragazzi aveva in loro il perno e l incoraggiamento. Ora invece... non abbiamo né i Cappellani né l attività con i ragazzi e questo è un vero impoverimento per le nostre Comunità. Ma, anche se manca il prete giovane, perché non animare le iniziative con la disponibilità di adulti, di giovanotti e di signorine che si fanno carico d un servizio altamente importante ed indispensabile per la crescita armoniosa dei ragazzi? Ho provato a lanciare la proposta ad un gruppo di giovani mamme che, a suo tempo hanno usufruito delle iniziative all ombra della canonica. Sto ancora aspettando un qualche segnale ed anche qui mi rendo conto delle possibili obiezioni: non l abbiamo mai fatto, non credo di essere capace, lo potrebbe fare quella vicina di casa che ha più tempo di me... Termino anche questa proposta con la stessa domanda con la quale ho concluso i brani precedenti: perché non provare? Compleanno di Leo Cattel il 5 dicembre 2013: cent anni! Un avvenimento così importante non poteva passare inosservato ed ecco allora gli auguri di tutta la Comunità rappresentata dal Sindaco e dall Arcidiacono. Auguri vivissimi da parte di tutti i paesani.

5 5.ANAGRAFE DI PIEVE GIUNTI AL TRAGUARDO DELL ETERNITA 27. CECCO ELSA di ani 91, morta a Pieve il 30 dicembre TABACCHI ANTONIETTA, di anni 97, morta a Pieve il 22 gennaio. 2. TABACCHI GABRIELE, di anni, morto a Pieve il 23 gennaio. 3. MARTINI ESTER, morta a Belluno il 2 febbraio e sepolta a San Vito di Cadore. 4. ANNA GEI di anni 78, morta a Pieve il 3 febbraio e sepolta a Cibiana. ASCOLTA Ascolta, uomo impaziente, quello che cerchi non è lontano, ma è dentro di te. Smetti dunque di cercare fuori, entra in te stesso, soltanto in questo modo potrai trovare il Cristo. Ora, preparagli la dimora, fai che sia il talamo nuziale del tuo cuore, poiché è lì che il Cristo trova il suo giardino di delizie. Lontano dal rumore del mondo, lontano dal richiamo della carne, lontano dal demonio, tu resta nel silenzio più completo e parla con lui. Quanta pietà, quanta dolcezza nasce in un anima assetata che riceve nell intimo la visita del Signore! Quanti benefici riceve chi è così vicino a Cristo! E quanto sarà felice contemplando colui che è il più perfetto! Prendimi, o Signore, e liberami dalle catene che mi tengono legato. Tommaso da Kempis "TU CREDI NELLA VITA DOPO IL PARTO? " Nel ventre di una donna incinta si trovano due bebè. Uno di loro chiese all'altro:- Tu credi nella vita dopo il parto? - Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi. - Siocchezze! Non c'è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita? - Non Io so, ma sicuramente... Ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca. - - Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d'alimentazione... Ti dico una cosa:la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto. - Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui. - - Però nessuno è tornato dall'aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un'angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla.- - Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi.- - Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?- - Dove? Tutta intorno a noi! E' in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. - - Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.- - Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai?... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa... " - ANAGRAFE DI POZZALE GIUNTI AL TRAGUARDO DELL ETERNITA 7. CARGNEL GIOVANNI, di anni 92, morto a Pieve l 8 dicembre CORTE ALESSANDRO di anni 91, morto il 9 gennaio a Pozzale. UNA LOCANDINA DEL SANTUARIO Un gruppo di parrocchiani, particolarmente sensibili, ha dato alle stampe una locandina sul Santuario del Cristo: in prima pagina campeggia una bella foto del santuario, mentre all interno viene proposta una breve storia di quel luogo di culto e di devozione molto presente nella storia ultracentenaria della Chiesa. In ultima pagina vengono proposti gli orari d apertura e le celebrazioni sacre a cui i fedeli possono partecipare. Siamo ben lontani dai tempi in cui i padri Carmelitani offrivano una presenza ed un servizio religioso giornaliero: oggi, con l esiguo numero di sacerdoti, riusciamo ad aprire il santuario il venerdì ed il sabato in mattinata. Anche nella prossima estate, si spera, ci saranno i volontari che permetteranno un apertura del santuario tutti i giorni della settimana. A loro e ai componenti il gruppo che ha redatto la locandina giunga la gratitudine di tutta la Comunità

6 6 la famiglia in festa Nel centro del clima natalizio, la liturgia ci offre un momento di ammirazione della Santa Famiglia di Maria, Giuseppe e Gesù. Una famiglia particolare che vive momenti lieti, come la nascita dell Unigenito, momento faticosi come la fuga in Egitto. Una famiglia che, nei trent anni giovanili di Gesù a Nazaret non ha fatto parlare di sè pur vedendo il Figlio di Dio crescere in età, sapienza e grazia. Proprio questa semplicità e normalità di vita hanno favorito l interesse dei cristiani per mettere quella Famiglia a protezione di ogni nostra famiglia. Con quest intendimento anche noi abbiamo celebrato la festa della Famiglia di Gesù chiedendo la protezione della Sua Famiglia sugli sposi e sui genitori. Ha fatto piacere al Parroco la risposta all iniziativa che egli aveva suggerito: trovarsi in Chiesa per ringraziare il Signore per la scelta coniugale. Ogni anno può essere considerato un traguardo, un anniversario anche se più famosi e celebrati sono i 25 anni ed i cinquanta di matrimonio. Diverse coppie di sposi si sono incontrate in Chiesa pe ringraziare il Signore e per rinnovare le promesse matrimoniali. C erano sposi con pochi anni di vita insieme e c erano sposi con oltre sessant anni di vita coniugale, A tutti loro è andata la nostra preghiera accompagnata da un caloroso applauso: essi, nella Comunità, sono segni e strumento dell amore di Dio che li ha fatti incontrare e fidarsi l uno dell altra. Chi era presente in chiesa domenica 29 dicembre ha potuto constatare l emozione e la trepidazione con le quali gli sposi si sono promessi un rinnovato impegno d amore e di comprensione. In quella celebrazione il pane ed il vino portati all altare avevano un sapore tutto particolare: il sapore della vita, del lavoro, della fatica, della tenerezza, di qualche piatto... volato come aveva accennato papa Francesco. Così è la vita con le sue sfumature e i suoi slanci. Speriamo per il prossimo anno di migliorare la proposta di quella giornata particolare: perché non invitare tutte le famiglie, perché non offrire una rosa alle spose, perché non circondarsi di figli e di nipoti, perché non lasciare scorrere una lacrima di commozione e di gioia, perché non condividere una fetta di panettone, perché non stringersi la mano complimentandosi per il traguardo raggiunto e guardare avanti con serenità? Tutto questo sostenuti dalla certezza che la Santa Famiglia di Nazaret è e sarà sempre un appoggio sicuro per tutte le nostre... sante famiglie. I 10 BAMBINI PIU FELICI DEL MONDO 1. il bambino svegliato da due baci: quello di mamma e quello di papà. 2. il bambino sudato per aver tanto giocato. 3. il bambino che si sente raccontare fiabe. 4. il bambino non schiacciato da mille corsi. 5. il bambino abbracciato, senza essere soffocato. 6. il bambino che qualche volta può andare in bicicletta, da solo, con il papà. 7. il bambino che non sente sempre e solo le parole mangiare, bere, avere, piacere, ma anche sacrificio, dovere, amore, Dio. 8. il bambino che quando cade può gridare indifferentemente: mamma o papà! 9, il bambino che può accarezzare un gattino, toccare la neve, giocare con l acqua. 10. il bambino che non è costretto a dimostrare di essere un genio. (Pino Pellegrino in Far felice un bambino nobilita l amore )

7 7 ALLA RICERCA DELLE PERIFERIE La vita della Comunità cristiana non si riduce ad alcune belle celebrazioni in chiesa o al catechismo settimanale dei bambini: è anche vivere la solidarietà con chi ci cammina accanto. Papa Francesco ci invita a riflettere sulla misericordia di Dio ma anche a scoprire la fragilità del prossimo, ad abitare le periferie dove l uomo soffre e tende la mano. Noi abbiamo un vivace gruppo di persone che s interessa di chi sta paggio di noi. il Gruppo della Caritas che tiene sotto controllo i bisogni e le necessità urgenti non solo delle persone extracomunitarie presenti tra di noi ma anche le fatiche più nostre. quelle di chi non ha lavoro o di chi stenta ad arrivare alla fine del mese con la magra pensione. Il pacco di generi alimentari non risolve il problema del cibo ma è già un aiuto, la carità a chi bussa alla porta - e sono tanti - non risolve il problema del disagio ma è pur sempre un segnale del farsi carico del fratello in difficoltà. Non manca nemmeno l aiuto da parte dei cittadini che portano un offerta o degli indumenti che poi vengono smistati e distribuiti. Un segnale prezioso è arrivato anche dal Lions Club del Cadore che, come negli anni precedenti, ha permesso di arricchire un po di più il pacco alimentare consueto: un pacco che entra in più di cento famiglie. Al dottor Ghaleb Ghanem ed al suo Direttivo rinnoviamo la nostra riconoscenza e gratitudine per il loro generoso contributo. Anche l offerta raccolta in Cimitero, nella celebrazione di inizio novembre, ha alimentato il fondo della Caritas. Sono piccoli gesti che però rendono possibili grandi gestii di attenzione e di solidarietà. Questa é la strada giusta per celebrare e vivere la nostra fede. La generosa offerta del Lions Club del Cadore s è trasformata in numerosi pacchi di generi alimentari pronti ad entrare nelle famiglie là dove il disagio e le difficoltà possono diventare meno pesanti. Una favola, ma non solo Ognuno di noi quotidianamente affronta, si assume sempre, ineludibilmente, un valore fondante, un criterio-base, in riferimento al quale valuta la possibilità di scelte o decisioni alternative. Siamo sempre chiamati a scegliere: tra il fare o non fare, tra il bene ed il male, accogliere o rifiutare. Sotto questo profilo non è la stessa cosa assumere come valore fondante o criterio-base delle proprie scelte e decisioni l'egoismo, nelle sue molteplici varianti individuali e sociali, oppure l'altruismo, che è amore di sé e dell'altro, dedizione gratuita e disinteressata, che non esclude in linea di principio il sacrificio, la rinuncia a questo o quel valore, fosse pure in determinate circostanze il valore fondamentale della stessa vita. La riuscita della vita consiste nel riuscire a scegliere il bene, l apertura all altro, la disponibilità a qualche sacrificio: realtà non facili in questo nostro tempo dove sembra che tutto sia possibile, lecito e senza un prezzo da pagare. Ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij (Garzanti 1974, vol. II, cap. VII, 3, pp , trad. di P. Zveteremich) troviamo una graziosa leggenda che illumina questa assunzione di valore. «C'era una volta una donna cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale sua azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: "Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a un mendicante". E Dio gli rispose: "Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori dal lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora". L'angelo corse dalla donna, le tese la cipolla: "Su, donna, le disse, attaccati e tieni". E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro dicendo: "E me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra". Appena ebbe detto questo la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l angelo si mise a piangere e si allontanò.

8 8 Momenti di festa in chiesa Nel periodo invernale la nostra chiesa arcidiaconale ha offerto l opportunità per molti momenti di preghiera per la Comunità. Nel periodo natalizio abbiamo apprezzato il presepio realizzato da Ciotti Osvaldo e dai suoi collaboratori: la Nascita del Signore all interno della nostra realtà, fatta di abitazioni, di mestieri antichi, il castello di Monte Ricco senza dimenticare evidentemente i personaggi tipici di ogni presepio. Grazie ad Osvaldo e a chi gli ha dato una mano per la realizzazione d un presepio apprezzato da tante persone. Abbiamo poi ospitato i Concerti Natalizi del nostro Coro Cadore che s è esibito anche nella Chiesa di Pozzale insieme al Gruppo Corale Pozzale, il coro San Lorenzo di Sacile e l Ensamble di archi Concertino di Belluno. Il concerto di quest ultimo gruppo è stato particolarmente apprezzato perché formato da ragazzi dai 10 al 15 anni: un gruppo che ha eseguito dei brani che hanno ottenuto applausi sinceri di vero apprezzamento. In altra parte del bollettino c è la foto della festa della famiglia celebrata a ridosso del Natale, qui invece troviamo la foto di Luigi ed Enrica Talamini che ringraziano il Signore nel ventiseiesimo anniversario di matrimonio. Speriamo che quest anno la nostra chiesa accolga anche qualche coppia di novelli sposi per iniziare l avventura coniugale con il Sacramento del Matrimonio! Non è mancata poi la solenne celebrazione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. Nei ricordo tragico dei campi di sterminio abbiamo pregato il Signore perché ci sostenga nel costruire la pace tra tutti i popoli, le religioni, le culture. I partecipanti, molto numerosi insieme ad alcune Classi dei ragazzi della Scuola, hanno condiviso l importante messaggio della Giornata: non solo un ricordo del passato - con i Deportati ed i Reduci - ma un impegno concreto per diventare ogni giorno costruttori di pace e di accoglienza verso tutti. Nella foto. Enzo Soravia, Presidente degli Ex Internati. Non può mancare un doveroso omaggio ai nostri chierichetti: una presenza ed un servizio che rendono veramente più solenne e partecipate le nostre celebrazioni domenicali. Il gruppo sta crescendo di numero ed in età mentre tutta la Comunità condivide con il Parroco la gioia per la loro presenza.

9 9 UN GRADITO DONO Sabato 18 gennaio, in occasione del primo anniversario dell arrivo del Parroco, i suoi ex parrocchiani hanno voluto salutarlo con l animazione della Messa festiva. Nonostante il tempo inclemente, sono arrivati i cantori della Corale Polifonica di Santo Stefano e Costalta e, con loro, abbiamo pregato in un clima gioioso e solenne. I partecipanti alla Messa hanno apprezzato la solidità dei comparti vocali e la scelta dei brani che parlavano di servizio, di chiamata e di risposta per far crescere la Comunità. Il Parroco ha apprezzato il dono di quella presenza che gli ha fatto rivivere momenti indimenticabili, come apprezza sempre il servizio dei nostri Cantori quando animano le celebrazioni liturgiche. Il loro servizio ha reso solenne le Messe di Natale e dell Epifania. E vero: ci manca il sostegno dell organo ma non la buona volontà di uscire di casa, alla sera, per le necessarie prove. A tutti i cantori, a chi dirige ed insegna, arrivi il ringraziamento di tutta la Comunità con un rinnovato invito ad altri adulti, uomini e donne, affinché il Coro Parrocchiale possa irrobustirsi per offrire un sempre più qualificato servizio di lode a Dio e di sostegno nella preghiera. I Cantori sono un dono per tutti: perché non farcelo più spesso? Una tastiera, due mani, sette note, alcuni registri, qualche centinaio di canne: ecco l organo in funzione. Con la buona volontà e la costanza Iacopo Fedon si sta esercitando per offrire un servizio importante per le nostre celebrazioni. La vera libertà Ci sono molte persone che non vogliono vera libertà. La responsabilità è un peso. E più comodo essere "seguaci". Lasciare il compito di pensare e di decidere a governanti, capi, dirigenti, "intellettuali", guru di ogni specie, personalità "famose", eccetera - e dare la colpa a loro se non siamo contenti. Giancarlo Livraghi, Il potere della stupidità, 2004 Monumento all Ex Internato presso il Piazzale della Libertà STAI CON ME Stai con me, e io inizierò a risplendere come tu risplendi, a risplendere fino ad essere luce per gli altri. La luce, o Gesù, verrà tutta da Te: nulla sarà merito mio. Sarai tu a risplendere, attraverso di me, sugli altri. Fa che io ti lodi così nel modo che tu più gradisci, risplendendo sopra tutti coloro che sono intorno a me. Dà luce a loro e dà luce a me; illumina loro insieme a me, attraverso di me. Insegnami a diffondere la tua lode, la tua verità, la tua volontà. Fa che io ti annunci non con le parole ma con l esempio, con quella forza attraente, quella influenza solidale che proviene da ciò che faccio, con la mia visibile somiglianza ai tuoi santi, e con la chiara pienezza dell amore che il mio cuore nutre per te. Amen. Card. J. H. Newman Un ringraziamento particolare a Tommaso Albrizio per le foto di queste pagine.

10 10 Poche cose ci danno fastidio quanto il fatto di essere limitati. La parola limite innanzitutto indica la finitezza, un confine. Spesso usiamo la parola in senso negativo. Parliamo dei "nostri limiti", intendendo con ciò che non siamo perfetti. Ma questo è un uso improprio: un conto è il fatto che ho soltanto 24 ore al giorno; un altro che molte di quelle ore le uso male. Il primo, fondamentale senso della parola limite è che io ho un confine, non ho infinite risorse. Come dice il salmo 89: «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo» (Sal 89,10). Ecco i termini della questione: abbiamo un desiderio infinito, e pochissimi anni in cui vivere Grazie a Dio siamo limitati che un rapporto stabile vive solo nel rispetto dei propri e altrui limiti, come accade nella fedeltà del matrimonio. Più in generale, attraverso la mia mortalità imparo che non sono il creatore, imparo che dipendo. Dipendo persino dal cibo e dall acqua, dipendo dal sonno. Il mio corpo mi insegna che non sono autosufficiente. Ma da questo imparo a chiedere da dove vengo e dove vado. Imparo che il mondo è buono, che è bello, e che non deriva da me. Mi precede, è più grande di me. Dipendo anche dagli altri uomini, ad esempio nel lavoro. Ma l interdipendenza è anche ciò che ci permette di costruire una grande opera. Collaborare con altri vuol dire fatica, compromessi, inefficienza. Ma se potessi fare tutto da solo, sarei più povero: quella scintilla creativa che nasce nel dialogo, vuol dire sostegno reciproco in tempi difficili, vuol dire amicizia, vuol dire possibilità di imparare e di crescere. cose pur limitate. Possiamo amare la materia stessa che ci è davanti, accettando di essere limitati dai confini dell'opera che stiamo compiendo. Per me, l'incarnazione è il più potente insegnamento in questo senso. L'infinito stesso, Dio, si è incarnato dentro un uomo particolarissimo, soggetto come tutti noi alla stanchezza, alla tristezza, alla fame, alla sete. Egli ha vissuto con pochi discepoli, si è comunicato in modo diretto a loro, e ha affidato tutta la storia della sua Chiesa a questa trasmissione diretta di persona in persona. Non ha voluto saltare i limiti: al contrario, ha voluto che proprio dentro i limiti della carne, del tempo e dello spazio, persino dentro i limiti della morte, l'infinito fosse presente. Tuttavia, a mio parere, il fatto di essere limitati è un dato positivo e ci insegna cose essenziali per quanto riguarda il nostro rapporto con Dio, con gli altri uomini, e con il lavoro. Pensiamo, ad esempio, alla stretta di mano. Da essa può passare una grande ricchezza di rapporto. Proprio il fatto che le mani sono limitate, che la mia mano non è la mano dell'altro, esse sono il luogo di un incontro. Il limite è necessario alla comunione: se non ci fosse un confine, non ci sarebbe neanche quella sorpresa e quella gratitudine che sperimentiamo per la vicinanza di un altro. Nel tempo si impara Insomma, qualunque lavoro è troppo piccolo per il nostro cuore. Siamo fatti per l'infinito e ci troviamo sempre a fare cose finite. Allora ci sono due radicali possibilità: o la realtà è negativa, un terribile inganno seguito dalla morte, in cui il meglio che si possa fare è tiranneggiare il più possibile; oppure si può trovare l'infinito all'interno delle di Jonah Lynch Tratto da: sussidiario.net/ News/Editoriale/2012/6/16/ QUANTI SIAMO? Secondo i dati ISTAT, nel nostro Comune, alla fine del 2013, questi sono i dati della popolazione: PIEVE: 903 (421 maschi e 482 femmine) SOTTOCASTELLO: 577 (282 m. e 295 f.) POZZALE: 541 (253 m. e 288 f.) TAI: (768 m. e 787 f.) NEBBIU : 357 (168 m. e 189 f.) In totale siamo 3931 cittadini. L anno precedente s era concluso con cittadini.

11 11 Le cifre della generosità Ha suscitato un positivo interesse la pubblicazione del bilancio delle nostre due Parrocchie; con l inizio del nuovo anno tutti i Parrocchiani hanno trovato in Chiesa un foglio contenente la vita economica con le entrate e le uscite dell anno appena trascorso. E c c o a l c u n e o s s e r v a z i o n i n e l b i l a n c i o d i P i e v e : 1.L Arcidiacono offre a tutti i Parrocchiani il bilancio economico della Parrocchia per l anno Le cifre sono significative della generosità e della vitalità dei Parrocchiani. Dietro i numeri ognuno può riconoscere un suo particolare gesto nei confronti di tutta la Comunità. Al mio arrivo a Pieve ho trovato in cassa parrocchiale ,30 euro lasciati da mons. Renzo Marinello 2. Nell anno trascorso vanno ricordati i seguenti interventi: il saldo dell ultima rata del mutuo bancario per il tetto della Chiesa arcidiaconale ( euro); i lavori in Canonica con la sostituzione dei mobili di cucina, dei pavimenti, degli impianti elettrici ( euro); la sostituzione del tetto dell Oasi e l imbiancatura esterna ( euro); l impianto microfonico di Sottocastello (6.800 euro) per un totale di euro. Le offerte raccolte ed inviate in Diocesi: euro. 3. Un aiuto è arrivato dalla Diocesi con l 8/000: è bello vedere che ciò che noi diamo come indicazione nella dichiarazione dei redditi poi ritorna a noi a sostengo delle iniziative parrocchiali. Un grazie alla Diocesi per il contributo di euro. 4. Nelle spese gestionali della canonica e delle Chiese (Santa Maria, San Lorenzo, Santuario del Cristo e Santi Angeli) vengono richiamate le fatture per il riscaldamento e per l illuminazione. per un totale di euro. 5. Probabili interventi nel 2014: riscaldamento della Chiesa Arcidiaconale (caldaia del 1964), infissi della Canonica e dell Oasi; studio per la sistemazione della sala cinema dell Oasi. Le decisioni verranno prese in collaborazione con il nuovo Consiglio per gli affari economici della Parrocchia. Le entrate assommano a euro mentre le uscite raggiungono i euro. Il bilancio economico per Pieve si chiude con un attivo di ,30 euro. Nel bilancio di Pozzale Anche per la Comunità di Pozzale è stato redatto il bilancio economico che presenta le seguenti cifre: * la cifra di partenza è di 790,03 euro in cassa parrocchiale alla data del 20 gennaio 2013; * le offerte raccolte in Chiesa: euro; * la benedizione delle famiglie ha apportato euro * le attività parrocchiali hanno contribuito con euro. * in occasione dei Battesimi e dei funerali: euro. Il totale delle entrate è così di ,03 euro e comprende anche le offerte raccolte ed inviate in Diocesi (880 euro). Le uscite raggiungono la cifra di 4.656,00 euro e riguardano specialmente le spese gestionali del risaldamento e dell illuminazione. La Parrocchia di Pozzale può contare, all inizio del nuovo anno, su un resto attivo di euro. Per il prossimo anno, con la collaborazione del nuovo Consiglio per gli affari economici della Parrocchia cercheremo d individuare quegli interventi che si renderanno necessari nella vita parrocchiale. CHE IO SIA UN UOMO Signore, che io sia un uomo, non un uomo-disco che gira, gira senza uscire dal suo cerchio che parla, parla senza avere niente di proprio da comunicare. Signore, che io sia un uomo, non un uomo-montagna, alto solo per essere inaccessibile con una voce solo per ripetere l eco. Signore, che io sia un uomo, non un uomo-rete, grande, però pieno di buchi che tutto pesca, ma non è capace di scegliere il pesce buono. Signore, che io sia un uomo, non un uomo-propaganda, che guarda per tutti senza poter guardar nessuno, che sia al margine della strada e non può seguirlo. Signore, che io sia un uomo, non un uomo-giornale, quando è nuovo, tanto cercato; quando è vecchio, subito dimenticato. Signore, che io sia un uomo, non un uomo-pietra, duro e inflessibile per tutti gli altri. Signore, che io sia un uomo, un uomo-neve: che sappia far sentire tepore, anche se c è freddo; un uomo candela: che tutto intero penetri gli altri, anche se sono ammalati e li aiuti a guarire. Signore, che io sia un uomo, un uomo come sei stato Tu, Cristo Gesù nostra salvezza.

12 12 Avevamo appena quasi dimenticato il disagio vissuto alla fine dell anno, dopo Natale, con i giorni e le notti al buio, quando ci siamo trovati nel bel mezzo di un altra situazione di sofferenza alla fine di gennaio Era certamente bello vedere la neve che scendeva copiosa: finalmente una neve, bella, soffice ed abbondante ma... troppa grazia sant Antonio! In poche ore il manto nevoso è cresciuto ed hanno iniziato i disagi: prima nelle strade per le macchine e poi nelle case con la corrente elettrica che saltava. Da un emergenza all altra Ed intanto il paese si ferma, i negozi rimangono chiusi, i ragazzi stanno a casa da scuola. Quando torna la corrente elettrica non è tutto finito perché la luce va e viene a singhiozzo: non puoi essere sicuro che l emergenza sia finita. In compenso andiamo su tutti i telegiornali ma si parla di Cortina, di turisti bloccati negli alberghi. Se poi ci si mette anche l acqua dei fiumi, allora il Cadore in difficoltà lascia il posto al Tevere che straripa, a Fiumicino allagata, alla ferrovia bloccata per la Francia. Ed intanto noi aspettiamo la primavera se la prossima nevicata non ci rintanerà ancora una volta in casa con la paura incombente dei tetti carichi di pesante neve. Cosa abbiamo imparato dopo la prima emergenza vissuta nei giorni dopo Natale? Cosa abbiamo messo in pratica ala fine di gennaio?il parlare di tutti sostiene che non abbiamo curato il territorio, non abbiamo rispettato la natura, non c è stata manutenzione sulle linee elettriche e nei boschi. Altri brontolano perché non c è più l inverno d una volta. Altri ancora sognano di traslocare in Alto Adige. Altri ancora prendono il badile e cominciano a fare una stradina, tra alti mucchi di neve, per andare a trovare quell anziana della porta accanto. Una considerazione finale: ci sarà un piano di emergenza per il nostro territorio di montagna? Ci saranno, sul posto, dei responsabili capaci e pronti a prendere decisioni, a coordinare gli interventi o tutto dipenderà da chi, lontano geograficamente e culturalmente, decide per il nostro vero bene? Sono domande di non poco conto; se ci saranno adeguate risposte, allora per la prossima emergenza non ci sarà da preoccuparsi. Ci avevano avvertiti che sarebbe arrivata una bomba d acqua e, per noi, una nevicata abbondante; ma chi pone attenzione ai bollettini meteo? Li si ascolta ma poi si pensa che vadano bene per qualche altra zona e non per noi che sappiamo... come affrontare l inverno. Ed invece: niente corrente elettrica, nessuna notizia se non il passa parola, i mezzi sgombraneve non si vedono, tecnici che, nella fretta d intervenire sbagliano i collegamenti e provocano disastri negli elettrodomestici di Pozzale. La ricetta di papa Francesco Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

13 13 LA FESTA DELLA VITA Quest anno la festa della vita ha coinciso con la domenica della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, là dove l anziano Simeone ha la fortuna di scoprire in Gesù la luce inviata da Dio per tutti i popoli. I Cristiani, partendo da quell incontro, hanno iniziato a celebrare la Candelora : la benedizione delle candele che poi venivano portate a casa. di generare futuro per le nostre contrade e per il benessere dei paesi. Tutti sentiamo l urgenza di riscoprire il dono della vita, il dono dei figli, la luce un fondo al tunnel della crisi. Certo che il dono delle primule ai genitori, un dono che ci fa pensare alla primavera, quando fuori nevica da più giorni è una sfida coraggiosa che abbiamo affrontato con il consueto impegno del volontariato. Non siamo riusciti a proporre il consueto rinfresco dopo la Messa: sarà per un altro anno quando, lo speriamo, ci sarà il bel tempo e la gioia di presentare al Signore il sorriso di tanti bei bambini. In- tanto abbiamo portato a casa la candela benedetta: sarà un piccolo segno per la nostra fede: senza la luce di Cristo non riusciamo a leggere i segni della sua presenza nella nostra vita e nella storia dell umanità. Se poi quella candela servisse anche per la prossima emergenza quando ci troveremo senza la corrente... Noi in Chiesa abbiamo vissuto le due sottolineature con una bella celebrazione animata dal Coro Parrocchiale che ci ha aiutato a pregare. Non potevamo pretendere di avere tra di noi tutti i 15 bambini nati in Parrocchia nel 2013: il cattivo tempo, la mancanza della corrente, le strade impraticabili non avrebbero certamente favorito la loro presenza. Alcuni genitori però ce l hanno fatta e ci hanno regalato la loro presenza. Con loro abbiamo ringraziato il Signore per il dono della vita, un dono capace ANNI 50 A PIEVE: QUANTI SI RICONOSCONO? L E L E M O S I N A L elemosina, nei paesi civili e cristiani, dovrebbe essere una parola da togliere dal vocabolario per sostituirla con il termine solidarietà. Una società moderna e cristiana infatti deve garantire ad ogni persona fragile, che per motivi seri e documentati non può provvedere alle sue necessità, un contributo congruo ed adeguato alla sua situazione. In attesa però di questa società,ogni cittadino, e soprattutto ogni cristiano, deve fare quanto può per aiutare chi è in difficoltà.

14 14 ANGOLO DI STORIA LOCALE LE BANCHE IN CADORE NEL PRIMO NOVECENTO Prima di iniziare a scrivere quanto di mia conoscenza sull argomento, ritengo sia necessario una piccola premessa. E vero che in questo momento di crisi economica e di sistema, molto simile, se non peggiore alla Grande Depressione 1929, la gente sia poco interessata alle vicende degli istituti di credito. Anzi, molti identificano proprio nelle attuali politiche delle banche e nella gestione dei rapporti con la clientela la causa o la concausa della recessione in atto da qualche anno. Tuttavia, abbiamo il dovere di essere fiduciosi nelle nostre possibilità di superare anche questa prova assai severa che questo nostro tempo ci impone. Pertanto, fare memoria di quanto è già avvenuto in passato nel nostro territorio può aiutarci ad andare avanti con maggiore speranza e determinazione verso un futuro più sereno, specialmente da parte delle giovani generazioni. Ebbene, nel periodo storico tra la prima e la seconda Guerra Mondiale anche da noi ci fu una proliferazione di aperture di nuovi sportelli bancari e ci furono anche molte chiusure di agenzie per liquidazione o accorpamenti degli istituti di credito. Negli anni 1920/1923 erano presenti in Cadore le seguenti banche: BANCA DELLE VENEZIE: Auronzo e Pieve di Cadore BANCA ITALIANA DI SCONTO (in liquidazione): Pieve di Cadore BANCA POPOLARE CA- DORINA: Pieve di Cadore, Auronzo, Candide, Cibiana, Domegge, Laggio, Lozzo, Lorenzago, Perarolo, San Pietro, Santo Stefano, San Vito, Sappada, Vodo BANCA PROVINCIALE DI BELLUNO: Auronzo, Pieve di Cadore e Santo Stefano CASSA DI RISPARMIO DI VERONA: Pieve di Cadore e Auronzo CREDITO POPOLARE COOPERATIVO DEL CADORE: Pieve di Cadore, Auronzo, Borca, Candide, Cibiana, Lozzo, Perarolo, Santo Stefano, San Vito, Sappada,Valle e Venas. CREDITO COMMERCIA- LE INDUSTRIALE CADORINO: Pieve di Cadore, Cortina, Sappada. UNIONE BANCARIA NA- ZIONALE: Auronzo e Lozzo Dopo dieci anni ci fu una consistente riduzione del loro numero, anche in seguito agli effetti della crisi finanziaria che scoppiò a Wall Street nell ottobre del Tanto è vero che nel 1931 nei paesi cadorini rimanevano in attività queste aziende bancarie: BANCA CATTOLICA DEL VENETO: Auronzo, Cibiana, Comelico Superiore, Domegge, Lorenzago, Lozzo, Pieve di Cadore, Perarolo, San Vito, Santo Stefano, San Pietro, Sappada,Vigo e Vodo di Cadore CASSA DI RISPARMIO DI VERONA E VICENZA: Auronzo, Cortina, Pieve di Cadore e Santo Stefano di Cadore CREDITO POPOLARE COOPERATIVO DEL CADORE: Pieve di Cadore, Auronzo, Borca, Comelico Superiore, Cibiana, Lorenzago, Lozzo, Perarolo, Sappada, Santo Stefano, San Vito, Valle, Vigo di Cadore UNIONE BANCARIA NA- ZIONALE: Auronzo e Lozzo di Cadore Ho anche scoperto che qualche decennio prima degli anni Venti, ovvero nel 1886 a Pieve di Cadore nasceva BANCA TIZIANO, società in accomandita semplice di A. Toscani e Campo. Sappiamo per certo che anche in quegli anni lontani le difficoltà e addirittura le tragedie personali e familiari non sono mancate. Le persone coinvolte in queste trasformazioni, fusioni o fallimenti societari; fossero esse clienti o personale dipendente delle banche, per sopravvivere, hanno molte volte dovuto emigrare in cerca di una nuova occupazione. Difatti, come ben sanno le passate generazioni si è dovuto attendere la seconda metà degli anni Quaranta per vedere i primi concreti segni di rinascita dell economia italiana che ha portato i suoi benefici effetti anche in Cadore. (gcf ) LA RIVOLUZIONE DEL SORRISO Papa Francesco sta portando nella nostra Chiesa una ventata di primavera, mettendo in crisi una vecchia mentalità schiava di regole e di riti lontani dalla vita e dalle istanze più vere dell uomo di oggi. Il sorriso, la tenerezza, la povertà, il calore umano e l amore per l uomo, così come è, e nonostante le sue miserie, sta portando nella Chiesa una voglia di Vangelo che fa rifiorire l attenzione e la simpatia per il messaggio di Gesù. UN VISITATORE ILLUSTRE Un importante ospite: il procuratore generale della Repubblica di Catanzaro, il dottor SALVATORE DI LANDRO e Consorte, graditi Ospiti in Cadore. All inizio di febbraio, hanno visitato la nostra Chiesa e si sono soffermati ad ammirare il quadro di Tiziano.

15 15 UNA GIORNATA INDIMENTICABILE DAL PAPA Pienone alla Magnifica Comunità di Cadore il 7 febbraio 2014 per discutere del Parco del Cadore: presenti le Regole di Pieve e molti amministratori del Comune che ha deciso di aprire al Parco; alcuni amministratori del Centro Cadore, rappresentanti di associazioni e tantissima popolazione, tra cui molti giovani. Tante domande. A tutte una risposta dai relatori: Maria Giovanna Coletti, vicesindaco di Pieve di Cadore; Gianfranco Demenego, presidente delle Regole d Ampezzo; Michele Da Pozzo, direttore del Parco delle Dolomiti d Ampezzo; Cesare Lasen del Comitato Scientifico Dolomiti Unesco e Giovanni Monico, vicepresidente del Gruppo Promotore del Parco. Relatori preparatissimi ed esaustivi nelle risposte date. I saluti della Magnifica Comunità sono stati portati da Andare a Roma, essere un gruppo affiatato, aiutati dal bel tempo, fermarsi in posti suggestivi per il pranzo e poi giungere in Piazza san Pietro: ecco ciò che hanno vissuto i partecipanti al viaggio autunnale gli Alpini e le loro famiglie. Dire indimenticabile l incontro con il Papa è dire poco: é stata un esperienza emozionante! Lo stato d animo cresceva in intensità facendo quasi a gara con l aumentare dei fedeli in Piazza per raggiungere il culmine quando il Papa è passato vicino e poi ha parlato a tutti con quel linguaggio che viene sempre apprezzato da tutti. Si era animati da una segreta speranza: poter offrire al Papa il Cappello degli Alpini: per un contrattempo non si è riusciti a consegnarglielo personalmente ma si è sicuri che dal Papa sarà certamente arrivato e lo avrà apprezzato anche senza metterselo in testa pubblicamente. Il ricordo di quella giornata resterà impresso in tutti i componenti della comitiva che poi hanno avuto la possibilità di visitare i luoghi d arte e di fede di Roma aiutati da una brava guida: la Basilica di san Pietro, la Cappella Sistina, Santa Maria Maggiore, il Mosè di Michelangelo, la Roma storica e famosa per Piazza Navona, la scalinata di Trinità dei Monti, il Colesseo, i Fori Imperiali. La via del ritorno, con l interessante fermata in Toscana, é stata troppo breve per condividere tra di loro tutte le emozioni provate durante il soggiorno romano: un esperienza coinvolgente che non si dimenticherà tanto facilmente. Evviva il Gruppo degli Alpini di Pieve di Cadore! PARCO DEL CADORE. LA POPOLAZIONE HA SCELTO DI ESSERCI, CAPIRE, APPROFONDIRE Giulia De Mario, assessore alle politiche giovanili. Con le Regole di Pieve, dopo chiarimenti e rassicurazioni sulla partecipazione alla gestione del territorio destinato a Parco, ampi spazi di apertura al dialogo e al coinvolgimento attivo. Chiarita anche la questione sede che aveva sollevato qualche malumore tra alcuni amministratori del Centro Cadore: il Comune di Pieve inizia a realizzare il Parco del Cadore a partire dal suo territorio. Va da sé che se è il primo Comune a partire sarà, di fatto, la prima sede del Parco e quelli che si aggregheranno lo faranno in presenza di una sede esistente. Sarebbe avvenuta la medesima cosa per qualunque primo Comune. Chiarite anche le questioni relative ai tagli boschivi e agli espropri: un Parco non espropria nulla: Le Regole di Cortina non avrebbero mai accettato di fare un Parco se fosse stata prevista una simile eventualità. Stessa cosa per i tagli boschivi: con le stesse regole di prima dell avvento del Parco. Rispetto alla struttura dell Ente Parco Da Pozzo e il Presidente Demenego hanno rassicurato che il loro esempio dimostra che si tratta di una struttura adeguata professionalmente ma contenuta e che utilizza, all occorrenza, per le attività collegate al Parco (come la gestione delle navette istituite, chiudendo alcune strade, per regolare l accesso troppo corposo al Parco ecc.) a imprese e personale del territorio. Guido Calvani, ex sindaco di Vodo, unica voce apertamente contro durante l incontro, ha preso più volte la parola sollevando alcune questioni tra cui la realizzazione di nuove piste da sci, infrastrutture, strade. Chiara la risposta di Lasen: L Unesco non ci dice cosa si deve fare ma chiaramente viene preteso che il patrimonio naturale riconosciuto dalla candidatura non subisca significativi cambiamenti. In questo caso siamo di fronte a una concezione alternativa dello sviluppo. Se si vuole continuare a consumare suolo, cementificare, ecc..questo non è quanto previsto dall Unesco. Bisogna scegliere cosa si vuole fare del proprio territorio. La scelta ribadita al tavolo dei relatori, ritenuta vincente, è stata quella della qualità. Monico ha infatti ribadito che si è sempre voluto promuovere non un Parco, pur che ci sia, ma un buon parco e la scelta di confrontarsi con il Parco delle Dolomiti d Ampezzo, in tal senso, non è stata casuale. Così come si è voluto promuovere un Parco che nascesse dal basso, dalla sua gente, ed oggi la sensibilità verso l iniziativa è molto cambiata rispetto ai primi anni in cui era stata avanzata la proposta. Le uniche azioni di forza subìte negli anni, hanno raccontato gli esponenti del Parco delle Dolomiti Ampezzane, sono state, in passato, rispetto al Deposito militare e, oggi, rispetto ai preoccupanti tentativi di mettere le mani su un nostro bene prezioso quale è l acqua. Battimani e ovazione in sala. Prova, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di una sensibilità, di una consapevolezza e preparazione della popolazione di cui, forse, a volte, si tiene ancora poco conto. Univoco, l invito all unità del territorio cadorino e alla promozione comune dello stesso. Mirta Da Pra Pocchiesa ***** Nei giorni successivi è arrivato l esito del referendum con il quale si chiedeva alla popolazione di esprimersi sulla fattibilità del parco; l esito è stato decisamente negativo e ciò pone un serio problema sul futuro della proposta stessa: cosa vogliamo per il nostro territorio?

16 16 Quasi cent anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata di lì a poco il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà. Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un affermazione di buon senso e di razionalità per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso. Chesterton infatti scriveva: La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto. SPREZZO DEL RIDICOLO Viene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali seguendo la bislacca trovata del governo francese anche in Italia sta cominciando a dilagare l idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie padre e madre con la formula genitore 1 e genitore 2. Tutto questo perché secondo l ideologia politically correct si deve desessualizzare la genitorialità. Cioè perché la dizione padre e madre potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno. Resistendo allo sconcerto e al ridere vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che i fatti hanno la testa dura e con buona pace di certi opinionisti tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento. Quindi la realtà contraddice le opinioni e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi discriminato da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre e dunque siamo loro figli. Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo abolire la natura per legge, si decide di abolire le parole che dicono la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due I COSIDDETTI PROGRESSISTI VOGLIONO ABOLIRE PADRE E MADRE. TRE PASSI NEL RIDICOLO (E VERSO IL BARATRO) fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte). DISCRIMINAZIONE PEGGIORE Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che con questa formula i politicamente corretti finiscono pure per creare discriminazioni peggiori. Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri e non genitore 1 e genitore 2 e continuano farsi chiamare dai figli papà e mamma (finché non verrà proibito). In secondo luogo con la nuova formulazione si discrimina il genitore 2 che inevitabilmente diventerà secondario. Infatti per ovviare a questo problema al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un altra dizione: genitore e altro genitore. Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la soluzione veneziana che quella bolognese, usano il termine genitore al maschile, mentre la madre se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio è casomai genitrice. Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero padre e madre. Ma ormai l ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica. Non solo. L epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola matrimonio, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura. DESESSUALIZZARE TUTTO Si dovrà censurare quasi tutto, dall Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all Amleto dove il protagonista vive anch esso il dramma della morte del padre. Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col Padre nostro, indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi. Anche la psicoanalisi dovrà cadere sotto i colpi del politically correct. Sigmund Freud nella Prefazione alla seconda edizione di L interpretazione dei sogni scrive testualmente: Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo. Come ha notato Hermann Lang se Freud è da considerare il padre della psicanalisi da questa citazione risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre. La psicoanalisi infatti ci spiega che il padre e la madre non sono soltanto l ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all abolizione (psicologica) dei figli. Ricordo solo un pensiero di Freud: Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre (da Il disagio della civiltà, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565). Qua, come pure dove parla della madre, come si può correggere Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili. Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco. Antonio Socci Da Libero, 19 settembre 2013

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