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1 Paolo VI di fronte alla legge sull istituzione del divorzio ed il referendum abrogativo di Eliana Versace The first of December 1970 the Chamber of Deputies approved definitively the countered Bill Fortuna - Baslini (from the names of two members who had promoted) which provided for the introduction of the institution of divorce in Italy. The controversial parliamentary affair that led to the legalization of divorce and the subsequent recall referendum took place altogether within a decade, between 1965 and 1974, and was to coincide to a large extent, almost since its inception, with the pontificate of Paul VI. Pope Montini expressed firmly, precisely and unreservedly all his disappointment for the institution of divorce legislation, while, all the same time, a qualified group of Catholic leaders launched a signature campaign to demand the repeal of the law through a referendum. The outcome of the referendum, May 12, 1974, saw the victory of the no vote to repeal with the surprising result of 59,3% of voters, revealing the reality of an increasingly secular Country. The Pope lived with dejection the referendum defeat that, even if foreseen, was not conceived in such proportions. 44 All alba del primo dicembre del 1970, al termine di una tra le più lunghe sedute nella storia del Parlamento italiano, protrattasi durante tutta la notte precedente, il presidente della Camera dei deputati, il socialista Sandro Pertini, annunciò l approvazione definitiva della contrastata proposta di legge Fortuna-Baslini (dal nome dei due deputati che l avevano promossa) che prevedeva l introduzione dell istituto del divorzio in Italia. La controversa vicenda parlamentare che portò alla legalizzazione del divorzio e al successivo referendum abrogativo della legge si svolse complessivamente nell arco di un decennio, tra il 1965 ed il 1974, e venne a coincidere in larga parte, sin quasi dal suo inizio, con il pontificato di Paolo VI. Giovanni Battista Montini era infatti Papa da due anni quando, il primo ottobre del 1965, il deputato del Partito socialista Loris Fortuna presentò alla Camera dei deputati il suo progetto di legge sull istituzione del divorzio. Anche questa proposta sarebbe probabilmente rimasta senza seguito, come era avvenuto per le altre, avanzate negli anni precedenti sempre da parlamentari del PSI se, a sostegno del deputato socialista, non si fosse raccolto un gruppo d ispirazione radicale, capeggiato da Marco Pannella, che diede così origine a una Lega per l istituzione del divorzio in Italia. Questo movimento, la cosiddetta LID, godette di ampia visibilità grazie al combattivo e animoso sostegno di riviste di orientamento laico e spesso anticlericale, tra le quali il periodico sensazionalistico ABC, che si rivolgeva ad un pubblico di tipo popolare, a cui si aggiunse, qualche tempo dopo, il settimanale d opinione L Espresso. Furono proprio i toni eccessivamente polemici, talvolta esasperati e infine anche dissacratori di buona parte della stampa laica italiana nei confronti delle posizioni, ovviamente contrarie ai tentativi di istituzionalizzazione del divorzio, ribadite dalla Chiesa, ad amareggiare il Pontefice, il quale temeva l influenza negativa esercitata sull opinione pubblica dalle pressioni di «certa stampa che, al riguardo, fa aperta propaganda di idee sovvertitrici» 1. In questo senso il Papa confidava in una presa di posizione più energica e più impegnativa da parte di tutta la stampa cattolica, il cui apporto sarebbe stato indispensabile, «per agire con successo in un mondo così restìo a comprendere il valore anche soltanto naturale e sociale, oltre che religioso» del matrimonio e della famiglia. Queste ansie, che Paolo VI lasciava trapelare all inizio del 1968 mentre stava predisponendo la sua ultima enciclica, la tanto contestata Humanae Vitae, nella quale, oltre all impellente questione del controllo delle nascite, avrebbe affrontato, con accenti di rara e toccante delicatezza, anche il tema del matrimonio e dell amore coniugale ebbero primaria influenza pure nell indurre il Papa ad accelerare, con determinazione e in maniera irrevocabile, la nascita, nel dicembre di quello stesso anno, del quotidiano cattolico nazionale Avvenire Beatificationis et canonizationis Servi Dei Pauli VI (Ioannis Baptistae Montini) Summi Pontificis ( ), Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, vol. I, Tipografia Nova Res, Roma 2011, p Cfr. E.Versace, Paolo VI e «Avvenire». Una pagina sconosciuta nella storia della Chiesa italiana. Edizioni Studium, Roma NS Ricerca n. 2, ottobre 2013

2 Tuttavia le insidie contro i valori cristiani e naturali della famiglia, incrementate dalle recenti iniziative legislative che andavano in aperto contrasto con la morale cattolica e coi principi regolanti in Italia l istituto familiare, avevano preoccupato Montini anche durante il periodo del suo episcopato milanese. A Milano, nella metropoli italiana in cui, a cavallo tra gli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta del secolo scorso, più evidenti e contraddittori si palesavano i segni e gli effetti della modernità, il futuro pontefice aveva scorto, perplesso e attonito, i primi segnali di una società che si andava sempre più secolarizzando, lasciandosi pervadere da un ancora embrionale e però temibile atteggiamento laicista. Inoltre, proprio in quei medesimi anni, furono avanzate in Parlamento dai socialisti le prime proposte di legge miranti all introduzione del divorzio nell ordinamento italiano, mentre ormai sempre crescenti erano, soprattutto al Nord Italia, le separazioni legali. Turbamento e disappunto, misti a sconcerto, suscitò in Montini la clamorosa vicenda extraconiugale che, negli anni Cinquanta, aveva visto protagonisti il campione di ciclismo Fausto Coppi e la donna conosciuta come la Dama Bianca. Fu a causa di questi avvenimenti che l arcivescovo richiamò, in diverse occasioni, con ripetuti avvertimenti, ed in maniera molto risoluta, il direttore de L Italia, quotidiano cattolico della diocesi di Milano, mons. Ernesto Pisoni, imponendo maggior cautela e sobrietà nel pubblicizzare le imprese sportive del Campionissimo «che ha dato e dà tanto pubblico scandalo»: «l ammirazione per un atleta dello sport spiegava Montini, con una lettera manoscritta su questo specifico argomento, indirizzata a Pisoni non autorizza a far dimenticare le esigenze del nostro costume cristiano» 3. In quegli anni si dibatteva sul piano politico la tanto discussa proposta di apertura a sinistra, portata avanti dalla maggioranza della Democrazia Cristiana e finalizzata a un coinvolgimento del Partito socialista nell area della maggioranza e nel governo del Paese. La contrarietà di Montini si fondava anche sul timore che una tolleranza socialisteggiante da parte dei cattolici, avrebbe favorito, da un lato una politica «sempre più rischiosa e forse perfino imprudente», dall altro essa avrebbe «disarma[to] il retto giudizio sui valori morali e ideali dei cattolici e della pubblica opinione verso un socialismo tutt altro che innocuo e ammissibile» 4. E, sempre nel 1963, alcuni mesi prima di essere eletto Papa, accusava nei suoi appunti manoscritti, il giornale socialista L Avanti, di offendere, con alcuni suoi articoli,«i comandamenti sulla morale e sul costume»: non sfuggiva infatti all arcivescovo di Milano che tra i più attivi promotori di iniziative miranti alla legalizzazione del divorzio e alla liberalizzazione dei costumi, vi fossero appunto esponenti del Partito socialista. Oltre alle inconciliabili divergenze di carattere dottrinale, a separare i socialisti dai cattolici, sottostavano, per il futuro Pontefice, anche ineludibili questioni di carattere etico e morale. Fu all inizio del 1960 che Montini affrontò pubblicamente e apertamente la questione del divorzio, affidando le sue riflessioni a una lettera pastorale indirizzata alla diocesi di Milano per la Quaresima e intitolata Per la famiglia cristiana 5. Del documento sono conservate diverse stesure, compreso l originale manoscritto, (in seguito tradotto e diffuso anche in Spagna, con un apposita edizione). Tra tutti i testi del magistero prodotti da Montini negli anni milanesi esso fu il più meditato e studiato dall autore e venne discusso e approfondito anche con il teologo ambrosiano mons. Carlo Colombo. L arcivescovo vi trattava con chiarezza, rigore, e con una impressionante preveggenza, quelle insorgenti tematiche che minacciavano la regolarità e l unità della famiglia, soffermandosi appunto sul divorzio, ma dedicando ampio spazio anche all aborto e alla regolamentazione delle nascite. Su questi aspetti è stato notato come il testo milanese presenti delle singolari ed incontrovertibili similitudini, anche dal punto di vista terminologico, con la Humanae Vitae. Alcune espressioni su matrimonio, famiglia e fecondità, contenute nella lettera pastorale, ritorneranno poi identiche nel discorso pronunciato da Paolo VI esattamente dieci anni dopo, nel maggio 1970, alla vigilia dell approvazione della legge sul divorzio nel corso di un udienza accordata alle Equipes Notre-Dame. In una prima versione a stampa, il testo appariva suddiviso in paragrafetti i cui titoli erano stati attribuiti dallo stesso autore e poi da lui rivisti e corretti. La questione dell indissolubilità del matrimonio e del divorzio, che emerge in verità in diversi punti della lettera pastorale, veniva ampiamente affrontata nel paragrafo intitolato, in maniera inequivocabile, Inflessibile energia della Chiesa contro il divorzio. Spiegava infatti Montini, introducendo il discorso sul divorzio ritenuto «un palliativo giuridico contrario alla legge di Dio» che 3. Archivio della Segreteria dell Arcivescovo (d ora in avanti ASAM), b.119, fasc.407, doc ASAM, b.276, fasc.537, doc. 18. Si veda anche E. Versace, Montini e l apertura a sinistra, Guerini e Associati, Milano ASAM, b.292, fasc. 82. Il fascicolo contiene il manoscritto autografo della Lettera pastorale. NS Ricerca n. 2, ottobre

3 46 non per nulla la Chiesa vi si oppone con inflessibile energia: essa è la custode più gelosa della vita, dell amore, dell onestà; essa è la difesa più tenace del bene sociale che deriva dall indissolubilità della famiglia; essa è la tutrice più fiera e più tenera dei figli innocenti che il divorzio priva di genitori responsabili. L arcivescovo esortava poi il popolo cattolico a vigilare su la non mai sopita campagna in favore del divorzio, ricordando la circostanza, che fa onore all Italia e che ne tutela uno dei beni migliori, e cioè la non esistenza del divorzio nella legislazione civile, e non dimenticando che ogni infrazione, foss anche col così detto «piccolo divorzio», alla stabilità della famiglia non sarebbe rimedio ai mali che si vorrebbero togliere con tale legalizzazione dell infedeltà coniugale. Proprio sull obbligo evangelico, prima ancora che morale e giuridico, della fedeltà coniugale le parole del futuro Pontefice appaiono chiare ed intransigenti: è un linguaggio che diventa strano e insolito per l orecchio moderno, avvezzo alla casistica sempre più varia e più ricca della dissolutezza coniugale, e alle espressioni che ammorbidiscono, con cortesi ipocrisie, l ignobile crudezza. Ma è linguaggio - continuava Montini - che noi cristiani non possiamo sostituire: adultero dovremo chiamare chiunque infrange il vincolo che il matrimonio ha reso intangibile e sacro. L arcivescovo si dimostrava tuttavia fiducioso nella retta coscienza dei cristiani, nonostante continuasse a temere l influenza corrosiva esercitata dalla grande stampa nazionale, alla quale rivolgeva le maggiori critiche. Difendendo la sacralità del matrimonio, lamentava infatti la leggerezza con cui questo sacramento viene pubblicamente deriso, svalutato, oltraggiato da una mentalità superficiale, mondana, gaudente e corrotta, che trova oggi nella stampa, nello spettacolo, nel costume sociale così larga e favorita diffusione. Continuava poi con ammonimenti di permanente attualità: Guai a chi diverte il pubblico divulgando le miserabili storie del vizio, e lo affascina illustrando le turpi vicende della mala vita e gli scandalosi amori dei divi e delle dive, come si trattasse di avventure puramente interessanti l avida curiosità di uomini deboli ed indifesi! All amore coniugale, tratteggiato con singolare finezza e riletto attraverso una predominante ottica provvidenziale, sono invece dedicate le pagine più belle e suggestive del documento milanese. Osiamo dunque pronunciare una grande parola - scriveva allora l arcivescovo - carità è diventato l amore. Questo sacro impegno d amore, vivificato dalla grazia è infatti carità. Proprio il termine carità prediletto da Montini e che affiora sovente nella sua intensa biografia spirituale ed intellettuale era evidenziato dall autore attraverso una sottolineatura a penna nel testo manoscritto originale. Possiamo dunque meglio comprendere l angustia e il profondo turbamento con cui, una volta divenuto Pontefice, Paolo VI seguì la vicenda parlamentare che avrebbe condotto all approvazione della legge sul divorzio in Italia. Il 23 gennaio del 1967, rivolgendosi ai componenti il Tribunale della Sacra Romana Rota, il Papa espresse pubblicamente sorpresa e dispiacere nei confronti del Parlamento che aveva dichiarato il divorzio compatibile con le norme costituzionali italiane. Non vogliamo ora entrare nella discussione circa tale pronunciamento affermò, in maniera chiara e ferma, Paolo VI anche se esso Ci ha recato sorpresa e dispiacere, ed esige da Noi le dovute riserve. Non vogliamo invece tacere la triste impressione che sempre ci ha fatto la bramosia di coloro che aspirano a introdurre il divorzio nella legislazione e nel costume di Nazioni, che hanno la fortuna d esserne immuni, quasi fosse disdoro non avere oggi tale istituzione, indice di perniciosa decadenza morale, e quasi che il divorzio sia rimedio a quei malanni che esso più largamente estende ed aggrava, favorendo l egoismo, l infedeltà, la discordia, dove dovrebbe regnare l amore, la pazienza, la concordia, e sacrificando con spietata freddezza gli interessi e i diritti dei figli, deboli vittime di domestici disordini legalizzati 6. Negli stessi giorni, L Osservatore Romano denunciava il grave vulnus inferto al Concordato dalla proposta di legge che si avviava a riprendere l iter parlamentare. L allocuzione pontificia suscitò alcune reazioni polemiche negli ambienti politici italiani. Per il vice presidente del consiglio, il socialista Pietro Nenni, si trattò di un intrusione nelle prerogative del Parlamento e dello Stato; anche il Presidente della Repubblica, il socialdemocratico Giuseppe Saragat protestò per l intervento del Papa con una lettera inviata al presidente del Consiglio Aldo Moro e trasmessa per conoscenza ai presidenti dei due rami del Parlamento. Per Saragat l episodio che vedeva protagonista Paolo VI, «reso ancor più grave dalle espressioni usate», rappresentava 6. Insegnamenti di Paolo VI [d ora in poi Ins.], vol. III (1965), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1966, p. 50. NS Ricerca n. 2, ottobre 2013

4 una «non consentita ingerenza nella vita dello Stato, in contrasto con l art.7 della Costituzione della Repubblica» 7. Fu in questo contesto che in ambienti cattolici si iniziò a prospettare l eventualità di un referendum, anche tra personalità molto vicine a Montini: come mons. Franco Costa, assistente generale dell Azione Cattolica dal 1964 per volontà di Paolo VI, il quale aveva frequenti contatti con gli esponenti politici democristiani e svolgeva un ruolo non ufficiale di intermediario tra la Santa Sede e la Democrazia Cristiana. Mons. Costa, alla vigilia delle elezioni politiche del 19 maggio 1968, a capo di una delegazione della CEI, incontrò il segretario della Democrazia Cristiana, Mariano Rumor, il quale riteneva impossibile impedire l approvazione della legge sul divorzio nel corso della nuova imminente legislatura. Nell ottobre del 1968 anche la Giunta centrale di Azione Cattolica, guidata dal presidente Vittorio Bachelet, elaborando un documento intitolato Per l unità della famiglia cristiana, aveva avanzato la proposta referendaria perché - come spiegava Bachelet, in una lettera pubblicata sul quotidiano La Stampa e scritta per rispondere a un attacco polemico lanciato da Arturo Carlo Jemolo «l ipotesi del referendum che la Costituzione prevede, difficilmente potrebbe trovare una ipotesi di più propria applicazione che in una decisione di così grande importanza e che tocca così da vicino l esperienza e la coscienza di ciascun cittadino» 8. Nel timore concreto che la legge sarebbe stata infine comunque approvata, quindi, diversi cattolici sembravano ormai persuasi, sin dal 1968, della necessità di ricorrere a un referendum abrogativo. Il nuovo Parlamento, come si temeva, rivelò una maggioranza favorevole al divorzio. Nonostante l ostruzionismo messo in atto dal gruppo democristiano per rallentarne l iter legislativo, la legge, tra il 25 e il 28 novembre del 1969, giunse in discussione alla Camera. Ma nell estate del 1969 i vescovi lombardi, uniti a quelli del Piemonte e del Triveneto nella consueta adunanza annuale svoltasi nei pressi di Verona, emanarono una notificazione molto esplicita in merito alla questione del divorzio. Nel documento che all epoca trovò ampia eco sui giornali nazionali e che però sarà quasi completamente trascurato dalla storiografia successiva a proposito del Divorzio e della volontà del Paese, i presuli del Nord Italia ritenevano che «in uno stato democratico, come quello italiano ( ), non si possa in ogni caso modificare la struttura fondamentale della famiglia stessa senza avere direttamente accertato il pensiero e la volontà della maggioranza del Popolo». Ma, più che a un referendum abrogativo della legge sul divorzio, che comunque ancora non era stata approvata dal Parlamento, l episcopato lombardo faceva invece riferimento all eventualità di un referendum preventivo, «con il quale notava il giornalista Sandro Magister nel suo libro del 1979, La politica vaticana e L Italia sottoporre alla riconferma popolare, data per sicura, l articolo del codice civile che dichiara sciolto il matrimonio solo in caso di morte» 9. Anche la Conferenza Episcopale italiana, nell adunanza del settembre 1969, accolse per acclamazione questa nota, già sottoscritta peraltro da diversi episcopati regionali. I vescovi italiani, con una dichiarazione approvata all unanimità, non solo ribadirono, due mesi dopo, «le ragioni naturali prima ancora che religiose» della loro contrarietà all istituzione del divorzio, ma auspicarono anche la possibilità di «accertare direttamente il pensiero e la volontà della maggioranza del popolo» 10. La CEI aveva intanto costituito un apposita Commissione episcopale per la famiglia, presieduta da mons. Enrico Nicodemo, impegnata a difendere la sacralità del vincolo matrimoniale e promuovere una più efficace formazione del laicato cristiano su questi temi. Uno specifico documento, dedicato a Matrimonio e famiglia oggi in Italia, venne predisposto e diffuso nel novembre di quell anno. Prima ancora che i vescovi dell Alta Italia rendessero pubblica la loro notificazione, a Roma, sin dalla primavera del 1969, il Movimento per la Difesa della Famiglia, presieduto dal giurista Raffaele Pio Petrilli, già presidente del Consiglio di Stato e ben conosciuto da Montini fin dagli anni milanesi, stava avviando una capillare azione di propaganda per promuovere un referendum nazionale, con lo scopo di ottenere «il rigetto del deprecato progetto di legge» sul divorzio, prima che questo potesse tornare all esame delle Camere. L ipotesi di un referendum preventivo del quale si era parlato anche all interno del gruppo parlamentare democristiano al Senato e che lo stesso Bachelet non aveva escluso sembrava costituzionalmente possibile ma difficilmente praticabile, in quanto mancava ancora una legge di attuazione della normativa in materia referendaria. Tuttavia, lo stesso Paolo VI, a cui ci si era direttamente rivolti, offrì a questa 7. R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande Guerra al nuovo Concordato ( ), il Mulino, Bologna 2009, p Una imprescindibile testimonianza su queste vicende è offerta dal diario dell ambasciatore d Italia presso la Santa Sede Gian Franco Pompei, nel volume, Un ambasciatore in Vaticano. Diario , il Mulino, Bologna Come il presidente dell Azione Cattolica vuol condurre la lotta contro il divorzio, «La Stampa», 26 novembre Si veda S. Magister, La politica vaticana e l Italia , Editori Riuniti, Roma 1979, p Si veda anche G. Scirè, Il divorzio in Italia. Partiti, Chiesa, società civile dalla legge al referendum ( ), Bruno Mondadori, Milano 2007, p Positio super vita, virtutibus, cit., p NS Ricerca n. 2, ottobre

5 48 iniziativa del Movimento per la Difesa della Famiglia, il suo personale sostegno, in una maniera tanto discreta quanto concreta 11. Alla possibilità di un referendum, dunque, il Pontefice pensava con insistenza e convinzione e pertanto sollecitò in tal senso alcuni esponenti della Conferenza Episcopale italiana, affinché l episcopato nazionale maturasse «una preparazione adeguata per un eventuale referendum» 12. Dell angustia e dei crescenti timori del Papa in quei mesi, abbiamo altri riscontri documentari. Giulio Andreotti allega infatti alla sua testimonianza, la lettera inviatagli dal Pontefice il 22 dicembre 1969, dopo che il progetto di legge per l introduzione del divorzio era stato approvato dalla Camera dei Deputati. Caro onorevole scrive Paolo VI sto ammirando il suo dono natalizio, con sentimenti di riconoscenza e di compiacenza, ravvisandovi il segno d un ricordo e d una cortesia, che mi commuovono cordialmente. Ora non posso trovare conforto all amarezza che mi affligge profondamente per la grande ferita, inflitta alla inviolabile norma umana e cristiana circa la stabilità e la santità della famiglia, dalla ormai incombente legislazione d un Paese, come l Italia, così segnata dalla vocazione di fedeltà alla Lex naturae e alla lex gratiae, per il bene e per l onore del suo Popolo e per l esempio classico e moderno agli altri Popoli della terra. Cresce il mio dolore al vedere che tocca proprio a testimoni insigni della sociologia cristiana, ora al vertice della responsabilità politica, avallare l offesa. Sono tanto più vivi i miei voti per la divina assistenza e per un Natale ancor pieno di speranze e benedizioni. All inizio del 1970, il Presidente del Consiglio Mariano Rumor incontrò il direttore de L Osservatore Romano, Raimondo Manzini, che ripropose all attenzione del governo italiano le due note vaticane del 1966 e del 1967 e confermò al Primo ministro la preoccupazione di Paolo VI per la legge che era giunta in discussione al Senato. Poco tempo dopo, nei primi giorni di febbraio, il Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa fece pervenire al governo italiano una Nota di protesta (datata 30 gennaio 1970) ove si confermava che l approvazione definitiva della legge da parte del parlamento italiano avrebbe rappresentato per la Santa Sede una «evidente violazione di una solenne Convenzione internazionale, resa ancor più grave dal non essere stata per nulla attesa l altra parte». La Santa Sede pertanto, nel caso la legge fosse stata approvata, prospettava l eventualità di elevare formale protesta nei confronti del governo italiano 13. L 11 febbraio seguente, in occasione del quarantunesimo anniversario dei Patti Lateranensi, fu proprio il Papa, nel corso di un udienza, ad intervenire indirettamente sulla questione, formulando l augurio che l equilibrio stabilito nei rapporti tra Italia e Santa Sede «non conoscesse scosse, ancor meno ferite o rotture»: Vogliamo sinceramente sperare aggiungeva il Pontefice e di tutto cuore auspichiamo per amore della pace, per l onore stesso dell Italia e per il maggior bene di tutto il Popolo Italiano che sia evitato qualsiasi passo, che con decisione unilaterale venisse a vulnerare ciò che fu di comune intesa solennemente stabilito. Il Papa precisava ancora: Pensiamo in particolare, voi l avete ben compreso, al punto tanto sostanziale del matrimonio cristiano, che il Concordato ha voluto circondare di stabili garanzie, e che il Nostro grande Predecessore di v.m. Pio XI considerava fra i risultati più preziosi della raggiunta Conciliazione 14. La legge di attuazione del referendum abrogativo di iniziativa popolare venne approvata nel maggio del 1970, grazie al decisivo impegno preso in tal senso dalla Democrazia Cristiana. In quegli stessi giorni, ricevendo in udienza le Equipes Notre-Dame, Paolo VI riprese il tema della famiglia cristiana, ed esprimendosi con termini analoghi a quelli adoperati dieci anni prima nella sua lettera pastorale alla diocesi milanese, ribadì l indissolubilità del matrimonio, la «santità» del sacramento che unisce gli sposi, «l importanza della fecondità», deprecando allo stesso tempo le tentazioni dell «erotismo devastatore» 15. Per comprendere lo stato d animo di Papa Montini in quel delicato e complesso frangente storico, ci sembra molto importante prendere in considerazione anche un appunto autografo del Pontefice, datato 15 giugno 1970 e rinvenuto tra le carte personali del card. Agostino Casaroli. Il testo si estende su due foglietti e appare senza correzioni. Nella prima pagina Paolo VI compie una valutazione sulle conseguenze della legge. Non meno della retta interpretazione del Concordato e della sua valida conservazione, preme scongiurare l introduzione del divorzio nella legislazione italiana (e in quali termini previsti!). Quale sfortuna sarebbe per l Italia scriveva il Papa per la sua tradizione giuridica, per la solidità dell istituto familiare e della com- 11. Ins., p Ibidem. 13. M. Rumor, Memorie ( ), Editrice Veneta, Vicenza 1991, pp Si veda anche la ricostruzione di R. Pertici, op.cit., pp Ins. VIII (1970), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1971, p Ibi, pp Il discorso è pronunciato in lingua francese. NS Ricerca n. 2, ottobre 2013

6 pagine sociale, per la pedagogia del costume e del concetto autentico dell amore, per il senso del dovere, per la sorte di tanti figli-orfani di genitori infedeli alla loro responsabilità, per la divisione degli animi risultante e per l obbligo della protesta doverosa per i cattolici e per la Chiesa. Sarebbe atto politico infelicissimo 16. È evidente l atteggiamento decisamente contrario del Papa all approvazione della legge sul divorzio, ma sembra anche significativo notare come nel testo autografo di Paolo VI ritornino alcune delle espressioni da lui formulate con chiarezza e fermezza già dieci anni prima nella citata Lettera pastorale Per la famiglia cristiana. Sul secondo foglietto invece, Montini elencava ciò che doveva essere comunicato dal Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Giovanni Benelli all ambasciatore d Italia presso la Santa Sede, Gian Franco Pompei 17. A voce: far sapere all Ambasciatore d Italia che la promulgazione della legge sul divorzio produrrà vivissimo dispiacere al Papa: per l offesa alla norma morale, per l infrazione alla legge civile italiana, per la mancata fedeltà al Concordato e il turbamento dei rapporti fra l Italia e la Santa Sede, per il danno morale e sociale facilmente progressivo, risultante a carico dell istituto familiare, dei figli specialmente, per la posizione di contrasto che Clero e cattolici sono obbligati a prendere sopra così grave e permanente questione nei riguardi del Paese 18. Quest ultima constatazione sulla «posizione di contrasto che Clero e cattolici sono obbligati a prendere», condivisa da Benelli, apparve molto grave all ambasciatore Pompei. Il sostituto spiegava infatti che «la Santa Sede si vede adesso accusata di aver finora trattenuto dall azione i cattolici italiani, che le avevano fatto fiducia per la sua capacità negoziale sulla base del Concordato». Ma, divenuta ormai palese «la reale incapacità a far prevalere la propria tesi, la Santa Sede non potrà lasciare i cattolici italiani liberi di agire sul piano interno secondo la loro coscienza religiosa e con i mezzi dei quali dispongono» 19. Come si è detto in apertura, dopo un turbolento passaggio al Senato, con il voto definitivo pronunciato quarant anni fa dalla Camera dei deputati (in cui furono espressi 319 voti favorevoli e 286 contrari), il divorzio entrò a far parte della legislazione italiana. Alla comunicazione ufficiale trasmessa dal governo italiano, la Santa Sede rispose con una Nota formale di protesta, sottoposta al Papa, che si trovava in Australia, per l ultimo dei suoi viaggi internazionali, e fu pubblicata immediatamente su L Osservatore Romano. «La notizia, benché non inattesa, ha recato profondo dolore al Santo Padre si leggeva sul quotidiano vaticano per il gravissimo danno che il divorzio reca alla famiglia e specialmente ai figli», giudicandola, allo stesso tempo, lesiva del Concordato. Il comunicato ripeteva le costanti espressioni di addolorato stupore del Pontefice, impegnato a difendere la sacralità del matrimonio e della famiglia. Un chiaro intervento di Paolo VI sulla vicenda del divorzio lo si ebbe qualche settimana dopo, il 22 dicembre 1970, in occasione dell Allocuzione del Papa rivolta al Sacro Collegio cardinalizio per gli auguri natalizi. Osservando l ora presente della vita della Chiesa affermava il Papa la Nostra attenzione è richiamata da un altro avvenimento, che riempie, questo, il nostro animo di profonda amarezza, e pone davanti a noi nuovi gravi problemi. Si tratta dell introduzione del divorzio nella legislazione italiana. Profondo motivo di sconforto era dato al Pontefice dalla considerazione del danno morale che simile innovazione è destinata ad arrecare al popolo italiano. La Chiesa continuava Paolo VI non può, infatti, cessare dal proclamare quell altissimo principio che, iscritto già nel diritto di natura è stato confermato e rafforzato per i cristiani, dalla legge dell Evangelo, là dove Cristo ammonisce che non può l uomo osare di separare ciò che Dio stesso ha unito. Pertanto compito doveroso della Chiesa non potrà cessare di essere quello di ricordare che l osservanza di legge così solenne ed elevata, è, per l uomo e in particolare per il cristiano, non solo dovere ma garanzia di bene: il bene appunto precisava il Papa proveniente dalla tutela che l indissolubilità del vincolo matrimoniale garantisce alla stabilità, alla sicurezza, alla serenità della famiglia, cellula naturale della società umana, e specialmente dei figli 20. Paolo VI espresse dunque in maniera ferma e precisa, e senza riserve, tutta la sua amarezza per l istituzione della legislazione sul divorzio. Negli stessi giorni un gruppo qualificato di esponenti cattolici annunciava l avvio di una raccolta di firme per chiedere 16. I documenti autografi di Paolo VI sono stati ritrovati e pubblicati da Giovanni Maria Vian sulla rivista dell Università cattolica Vita e Pensiero. G.M. Vian, Montini e il divorzio trent anni dopo, «Vita e Pensiero», n. 3 (2004), pp Nel suo Diario l ambasciatore Pompei, ricevuto da Benelli il 25 giugno 1970, intravedendo l appunto notò come sembrasse «della mano di Sua Santità». L ambasciatore trasmise quel giorno stesso un dispaccio al ministro degli Esteri Aldo Moro, con le comunicazioni del Papa. 18. G.M. Vian, Montini e il divorzio, cit., p G.F. Pompei, Un ambasciatore in Vaticano, cit., p Ins. VIII (1970) cit., p NS Ricerca n. 2, ottobre

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