mancato riferimento, nella delibera condominale, alla legge n. 13 del 1989, sia per la ritenuta mancanza di disabili nel condominio, la stessa legge

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1 CASSAZIONE CIVILE, II SEZIONE, 25 OTTOBRE 2012, n ODDO Presidente SAN GIORGIO Relatore RUSSO P.M. ( conf.) - Condominio di via.( avv.ti Borachia, Tricelli)- C.G. ( avv.) Comunione e condominio- Installazione ascensore per disabili- Delibera- Invalidità- Maggioranza richiesta ( C.c. art. 1120, art.1136)- Tutela del decoro architettonico ( C.c., art. 1120, comma 2 ) -Solidarietà condominiale ( l. 9 gennaio 1989, n. 13; l.5 febbraio 1992, n. 104; d.lgs. 9 luglio 2003, n. 216; l. 1 marzo2006, n. 67). Comunione e condominio- Installazione ascensore per disabili- Tutela dei diritti fondamentali dei disabili ( Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006, firmata dall Italia in data 30 marzo 2007 e ratificata con l. 3 marzo 2009, n. 18; Cost. art. 2). L installazione di un ascensore, idoneo a garantire l accesso ad un edificio non solo ai condomini anziani e disabili, ma anche a tutti i soggetti portatori di handicap, che abbiano motivi di accedere all edificio, anche se per ragioni di preclusione processuale sia da considerare innovazione ai sensi dell art. 1120, comma 2, c.c., deve comunque essere assoggettata all abbassamento del quorum, di cui all art. 2, comma 1, della l. 9 gennaio 1989, n. 13, in tema di disposizioni per favorire il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati (1) Sia la legislazione speciale, diretta a favorire l integrazione sociale delle persone disabili ed a tutelare i loro diritti, sia la Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006, ratificata dall Italia con l. 3 marzo 2009, n. 18- sopra tutto nelle parti, in cui attribuisce alle singole persone diritti soggettivi perfetti- sanciscono che la socializzazione dei disabili deve essere considerata elemento essenziale per la loro salute, sì da assumere una funzione terapeutica assimilabile alle pratiche di cura e riabilitazione. Pertanto, il Giudice è tenuto a valutare la sussistenza del divieto delle innovazioni di cui all art. 1120, comma 2, c.c., dando importanza preminente, a tutela dei diritti fondamentali dei disabili, all abbattimento delle barriere architettoniche rispetto alla presunta tutela del decoro estetico del fabbricato (2). ( Omissis)1. - C.G. convenne in giudizio il Condominio di Via omissis deducendo la nullità della delibera che aveva approvato la installazione di un ascensore, in quanto adottata con maggioranza inferiore a quella prescritta dall'art cod. civ., e sostenendo, inoltre, che l'opera realizzata era lesiva dei diritti dei condomini, in quanto aveva ristretto la luce del passaggio sulla prima rampa di scale, impedendo anche il passaggio di eventuali mezzi di soccorso, oltre a risultare lesiva del decoro architettonico e della normativa antincendio ed a comportare un deprezzamento dell'immobile Il Tribunale adito, all'esito della istruttoria, condannò il Condominio a rimuovere l'impianto di ascensore. La sentenza fu impugnata dallo stesso Condominio, che dedusse l'errata applicazione al caso di specie dell'art cod. civ., con specifico riferimento a quanto previsto dall'art. 1120, secondo comma, cod. civ., ed alla normativa in materia di barriere architettoniche, sul rilievo che la installazione di un ascensore a tutela dei condomini anziani e disabili non può considerarsi innovazione vietata; ed inoltre rilevò la insussistenza dei requisiti di cui al citato art. 1120, secondo comma, cod. civ., per non essersi creata alcuna alterazione del decoro architettonico dell'immobile, né alcun pregiudizio alle parti comuni, lamentando, altresì, la omessa pronuncia risarcitoria per equivalente La Corte d'appello di omissis, con sentenza depositata il 3 novembre 2009, respinse il gravame sul rilievo che l'assemblea del 25 luglio 1994 non risultava aver avuto ad oggetto alcuna delibera attinente al superamento delle barriere architettoniche, bensì la realizzazione dell'impianto ascensore; che il condominio non aveva fornito la prova che nello stabile vivessero portatori di handicap; e che comunque 1

2 la citata normativa fa salva la previsione di cui all'art. 1120, secondo comma, cod. civ., la quale, in assenza di unanimità dei condomini, vieta le innovazioni che rendano alcune parti comuni dell'edificio inservibili all'uso e al godimento anche di un solo condomino. Rilevò ancora la Corte di merito che il decoro architettonico del fabbricato, in stile liberty, risultava compromesso dalla installazione dell'ascensore, non conforme alle disposizioni antincendio, e che, tra l'altro, aveva diminuito la fruibilità di talune parti dell'edificio all'uso o al godimento quanto meno dell'appellato, essendo stata ridotta la rampa originale della scala, ed aveva creato pregiudizio alla sicurezza del fabbricato ed alla incolumità degli abitanti, rendendo particolarmente difficoltoso l'accesso di mezzi di soccorso, ed infine determinando una svalutazione dell'alloggio dell'appellato Per la cassazione di tale sentenza ricorre il Condominio di Via omissis sulla base di otto motivi, illustrati anche da successiva memoria, uno dei quali attinente al dedotto difetto di giurisdizione del giudice ordinario nella specie, relativa alla violazione di norme antincendio, che non darebbe luogo alla lesione di un diritto soggettivo, ma solo di interessi legittimi. Resiste con controricorso C.G., che propone altresì ricorso incidentale, resistito con controricorso dal condominio ricorrente. La questione di giurisdizione è stata risolta dalle Sezioni Unite di questa Corte con sentenza n del Restano, dunque, da esaminare gli altri motivi del ricorso principale ed il ricorso incidentale. MOTIVI DELLA DECISIONE 1. - Con il primo motivo del ricorso principale, si lamenta la violazione dell'art. 102 cod.proc.civ. in relazione all'art. 360 n. 4 cod. proc. civ.. La domanda avanzata dall'attuale resistente con la citazione introduttiva del giudizio di primo grado, volta all'annullamento della delibera condominiale del 25 luglio 2004, con la quale era stata decisa la installazione dell'ascensore, e la conseguente rimozione dell'impianto realizzato, avrebbe richiesto, ad avviso del condominio ricorrente, la integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti i condomini, o, quanto meno, di quelli che erano proprietari dell'ascensore realizzato (non avendo partecipato tutti i condomini alla costruzione dell'ascensore, e, dunque, appartenendo lo stesso a coloro che lo avevano installato a proprie spese). Infatti, le azioni dirette ad ottenere una pronuncia di condanna all'esecuzione di opere comportanti la trasformazione fisica di un bene in comunione, e quindi anche la distruzione dello stesso, devono essere esercitate nei confronti di tutti i comproprietari La censura risulta in parte inammissibile, in parte infondata Essa non può trovare ingresso nel presente giudizio di legittimità nella parte in cui deduce a fondamento del motivo la proprietà non condominiale dell'ascensore, in quanto l'eccezione della non partecipazione di tutti i condomini alla sua installazione, sollevata in primo grado per legittimare il quorum della delibera assembleare, era stata condivisa dal giudice sulla base del solo rilievo che allo stato non vi era la prova che l'ascensore fosse stato installato a spese di tutti i condomini, senza alcuna verifica degli eventuali comproprietari dello stesso La doglianza è, invece, infondata nella parte residua, poiché, a differenza che nella comunione, secondo l'orientamento espresso da questa Corte, che il Collegio intende ribadire, il secondo comma dell'art cod. civ., nel prevedere la legittimazione passiva dell'amministratore in ordine ad ogni lite avente ad oggetto interessi comuni dei condomini (senza distinguere tra azioni di accertamento ed azioni costitutive o di condanna), deroga alla disciplina valida per le altre ipotesi di pluralità di soggetti passivi, soccorrendo, così, all'esigenza di rendere più agevole ai terzi la chiamata in giudizio del condominio, senza la necessità di promuovere il litisconsorzio passivo nei confronti dei condomini (v., tra le altre, Cass., sentt. n del 1997, n del 1996) Con la seconda doglianza, che si articola in molteplici profili, sì lamenta anzitutto la violazione dell'art cod. civ., in relazione all'art. 360, n. 3 e n. 4, cod. proc. civ., nonché la violazione dell'art. 112 cod. proc. civ. e dell'art. 346 cod. proc. civ. in relazione all'art. 360, n. 4, cod. proc. civ. La Corte territoriale, nel ritenere che, sia per il 2

3 mancato riferimento, nella delibera condominale, alla legge n. 13 del 1989, sia per la ritenuta mancanza di disabili nel condominio, la stessa legge non fosse applicabile nella specie, e che, conseguentemente, non fosse applicabile la maggioranza ridotta di cui a detta legge, donde la invalidità della delibera in questione per mancanza della maggioranza prevista dal codice civile, avrebbe violato il giudicato interno, pronunciando, per di più, ultra petita. Infatti, nel giudizio di primo grado il C. aveva chiesto che venisse dichiarata nulla la deliberazione assembleare del 25 luglio 1994 per il mancato raggiungimento delle maggioranze previste dall'art. 1136, quinto comma, cod. civ., e, in via subordinata, che venisse dichiarata la illegittimità dell'innovazione, in quanto vietata dall'art. 1120, secondo comma, cod. civ. Il Tribunale aveva accolto la domanda subordinata e respinto la domanda principale sul rilievo, da un lato, che si sarebbe dovuta proporre una domanda di annullamento, e, dall'altro, che, essendo state le spese per l'installazione dell'ascensore sostenute solo da una parte dei condomini, era applicabile l art. 1102, e non era, perciò, richiesta la maggioranza di cui all'art. 1136, quinto comma, cod. civ. Il relativo capo della sentenza non era stato oggetto di appello principale né incidentale, sicché era passato in giudicato Tale profilo della censura risulta inammissibile Infatti, la effettiva ratio decidendi della sentenza impugnata è ravvisabile essenzialmente nella considerazione che l'assemblea aveva deliberato innovazioni vietate, e non nel rilievo della assunzione della delibera in assenza delle previste maggioranze E tuttavia, la censura trova ingresso nel presente giudizio con riferimento agli ulteriori profili, sollevati in via subordinata, e concernenti: 1) la violazione dell'art. 2 della legge n. 13 del 1989 per il rilievo attribuito alla circostanza che l'assemblea del 25 luglio 1994 non avesse avuto ad oggetto alcuna delibera attinente al superamento delle barriere architettoniche, bensì la realizzazione dell'impianto ascensore, laddove, ai fini del quorum per la validità della delibera, non sarebbe stato necessario che in essa fosse esplicitato lo scopo di abbattere le barriere architettoniche; 2) la violazione della stessa disposizione sotto il profilo che la presenza di invalidi nell'edificio non condizionerebbe il quorum della delibera diretta alla rimozione delle barriere architettonica; 3) la omessa motivazione su di un punto decisivo della controversia, attinente alla affermazione della mancata prova che nello stabile vivessero portatori di handicap, pur in presenza di documentazione attestante lo stato di invalidità di due condomini Tali profili non possono, infatti, ritenersi assorbiti dalla inammissibilità del primo, perché, se è vero che la decisione della Corte territoriale si è fondata, come chiarito sub 4.2, sul carattere di innovazione vietata attribuito dal giudice di secondo grado alla installazione dell'ascensore, e non sulla individuazione di una o piuttosto di un'altra maggioranza ai fini della delibera relativa alla realizzazione di tale opera, non può negarsi che la decisione sull'applicabilità o meno, nella specie, della legge n. 13 del 1989 non sarebbe stata priva di rilievo proprio ai fini del giudizio sulla configurabilità di una innovazione vietata, per le ragioni che saranno meglio chiarite in sede di esame della quarta, della quinta e della sesta censura, attinenti appunto a tale tema E dunque, dovendosi procedere all'esame nel merito dei sopra specificati profili di censura, non può che convenirsi con il ricorrente, sulla irrilevanza, ai fini della valutazione operata dal giudice di secondo grado di inapplicabilità, nella specie, della citata legge n. 13 del 1989, della circostanza che l'assemblea del 25 luglio 1994 non avesse avuto ad oggetto una delibera attinente alla eliminazione delle barriere architettoniche, posto che la delibera di installazione di un ascensore si muove sostanzialmente all'evidenza in tale direzione Del pari condivisibili sono le argomentazioni del ricorrente in ordine alla irrilevanza, ai fini dell'applicabilità della legge n. 13 del 1989, della presenza di invalidi nell'edificio. In realtà, le disposizioni della legge di cui si tratta sono volte a consentire ai disabili di accedere senza difficoltà in tutti gli edifici, e non solo presso la propria abitazione. In proposito, la Corte costituzionale, nella sentenza n. 167 del con la quale fu dichiarata la illegittimità costituzionale dell'art. 1052, secondo comma, cod.civ. nella parte in cui non prevedeva che il passaggio coattivo a favore di fondo 3

4 non intercluso potesse essere concesso dall'autorità giudiziaria quando questa riconoscesse la rispondenza della relativa domanda alle esigenze di accessibilità degli edifici destinati ad uso abitativo -, osservò che la legislazione in tema di eliminazione delle barriere architettoniche aveva configurato la possibilità di agevole accesso agli immobili anche da parte di persone con ridotta capacità motoria, come requisito oggettivo quanto essenziale degli edifici privati di nuova costruzione a prescindere dalla concreta appartenenza degli stessi a soggetti portatori di handicap. E, nel solco di tale orientamento, più di recente questa Corte, con la sent. n del 2009, ha chiarito che l'art. 2, comma 1, della legge n. 13 del 1989 prevede un abbassamento del quorum richiesto per l'innovazione, indipendentemente dalla presenza di disabili, in relazione ai quali è invece dettata la disposizione del comma 2, che consente loro, in caso di rifiuto del condominio di assumere le deliberazioni aventi ad oggetto le innovazioni atte ad eliminare negli edifici privati le barriere architettoniche, di installare a proprie spese servo scala o strutture mobili e modificare l'ampiezza delle porte d'accesso al fine di rendere più agevole l'accesso agli edifici, agli ascensori e alle rampe dei garages Resta assorbito dalle considerazioni appena esposte l'ulteriore profilo di censura, relativo all'affermazione della Corte di merito della mancata dimostrazione che nello stabile vivessero portatori di handicap, pur in presenza di documentazione attestante l'asserito stato di invalidità di due condomini Con il terzo motivo del ricorso principale, oltre al difetto di giurisdizione del giudice ordinario - sul quale si sono già pronunciate le Sezioni Unite, escludendolo, con la sentenza n del , si lamenta la violazione del principio desumibile dall'art cod.civ. e dall'art. 99 cod.proc.civ., secondo il quale non si può adire il giudice ordinario se non per far valere un diritto, laddove il C. avrebbe vantato solo un interesse legittimo all'osservanza delle norme antincendio Il motivo è infondato, sol che si consideri che il riferimento alla normativa antincendio è stato operato al solo scopo di valutare il pregiudizio cagionato dalla installazione dell'ascensore alla sicurezza del fabbricato, e non per affermare un diritto del condomino alla demolizione di un'opera non conforme a tali norme o alle prescrizioni dettate dall'autorità Con il quarto motivo si denuncia la insufficienza della motivazione in ordine al pregiudizio al decoro architettonico ed agli argomenti addotti dal condominio per escluderlo. Si assume che l'ascensore non era visibile dall'esterno e che, secondo la c.t.u., non aveva cagionato un pregiudizio economicamente valutabile, tenuto anche conto che l'atrio dell'edificio non aveva pregi particolari; che il pregiudizio estetico incideva solo minimamente sul deprezzamento subito dall'alloggio del C.. Si aggiunge che al danno cagionato dall'ingombro e dall'opera in alluminio anodizzato similoro si sarebbe potuto ovviare con la sostituzione dell'alluminio con prodotti verniciati bruniti Con il quinto motivo si lamenta la insufficienza e contraddittorietà della motivazione su di un punto decisivo, relativo al peggioramento delle condizioni di sicurezza per i condomini e sugli argomenti addotti in relazione ad esse. Si assume che la sentenza non avrebbe confrontato le condizioni di sicurezza anteriori al restringimento delle scale con quelle conseguenti alla realizzazione dell'ascensore, aderendo alle equivoche conclusioni del c.t.u. sulla possibilità di transito di barelle attraverso le scale Con il sesto motivo, si deduce ancora difetto di motivazione su di un punto decisivo in relazione all'art. 132, n. 4, cod.proc.civ., in ordine alla ponderazione degli interessi dei condomini in relazione al principio di solidarietà che deve informare i rapporti tra i condomini I motivi che, stante la intima connessione logico-giuridica che li avvince, vanno esaminati congiuntamente, sono infondati nei termini che seguono Questa Corte, con la sentenza n del 1987, ha affermato che la tutela del decoro architettonico è stata apprestata dal legislatore in considerazione della diminuzione del valore che la sua alterazione arreca all'intero edificio e, quindi, anche alle singole unità immobiliari che lo compongono. Pertanto, il giudice del merito, per stabilire se in concreto vi sia stata lesione di tale decoro, oltre ad accertare se esso risulti leso o turbato, deve anche valutare se tale lesione o turbativa determini o meno un deprezzamento 4

5 dell'intero fabbricato, essendo lecito il mutamento estetico che non cagioni un pregiudizio economicamente valutabile o che, pur arrecandolo, si accompagni a un'utilità la quale compensi l'alterazione architettonica che non sia di grave e appariscente entità. In tale ottica, andavano verificati il pregiudizio al decoro architettonico di un ascensore collocato nell'atrio dell'edificio, e non all'esterno di esso, ed il pregiudizio all'uso o godimento delle parti comuni Si sarebbe, inoltre, dovuto tenere conto del principio di solidarietà condominiale. A tale riguardo, questa Corte, con la sentenza n del 2010, ha affermato che, in materia condominiale, le norme relative ai rapporti di vicinato, tra cui quella dell'art.889 cod. civ., trovano applicazione rispetto alle singole unità immobiliari soltanto in quanto compatibili con la concreta struttura dell'edificio e con la particolare natura dei diritti e delle facoltà dei singoli proprietari. Pertanto, qualora esse siano invocate in un giudizio tra condomini, il giudice di merito è tenuto ad accertare se la loro rigorosa osservanza non sia nel caso irragionevole, considerando che la coesistenza di più appartamenti in un unico edificio implica di per sé il contemperamento dei vari interessi al fine dell'ordinato svolgersi di quella convivenza che è propria dei rapporti condominiali A più forte ragione si sarebbe dovuto tener presente il richiamato principio ai fini di una decisione che, come quella censurata, coinvolgeva i diritti fondamentali dei disabili. Va, in proposito, ricordato che, come sottolineato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 167 del 1999, richiamata sub , la legislazione relativa ai portatori di handicap (ed in particolare la legge 9 gennaio 1989, n. 13, recante "Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati" e la legge 5 febbraio 1992, n. 104, "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate", cui si sarebbero aggiunti successivamente il d.lgs. 9 luglio 2003, n. 216, recante "Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro" e la legge 1 marzo 2006, n. 67, recante "Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni") non si è limitata ad innalzare il livello di tutela in favore di tali soggetti, ma ha segnato, come la dottrina non ha mancato di rilevare, un radicale mutamento di prospettiva rispetto al modo stesso di affrontare i problemi delle persone affette da invalidità, considerati ora quali problemi non solo individuali, ma tali da dover essere assunti dall'intera collettività. Quale conseguenza del mutamento di prospettiva, e dell'affermarsi nella coscienza sociale del dovere collettivo di rimuovere preventivamente ogni possibile ostacolo alla esplicazione dei diritti fondamentali delle persone affette da handicap fisici, sono state introdotte, con le leggi citate, disposizioni generali per la costruzione degli edifici privati e per la ristrutturazione di quelli preesistenti, intese alla eliminazione delle barriere architettoniche, indipendentemente dalla effettiva utilizzazione degli edifici stessi da parte delle persone disabili. Un forte impulso alla tutela dei disabili si è successivamente registrato sul piano internazionale: si pensi alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, firmata dall'italia in data 30 marzo 2007 e ratificata con legge 3 marzo 2009, n. 18, che sottolinea l'obbligo degli Stati di rimuovere la condizione di minorità, che non nasce solo dalla condizione fisica del disabile, ma anche dalla esistenza delle barriere che ne impediscono la piena partecipazione alla vita sociale, e che pone attenzione specifica alla questione dell'accessibilità. E ciò nel presupposto che - come la Corte costituzionale italiana ebbe modo già nella più volte richiamata sent. n. 167 del , ormai superata la concezione di una radicale irrecuperabilità dei disabili, la socializzazione deve essere considerata un elemento essenziale per la salute dei soggetti in esame, sì da assumere una funzione sostanzialmente terapeutica assimilabile alle stese pratiche di cura e riabilitazione In definitiva, nella specie, la Corte omissis avrebbe dovuto valutare la sussistenza della ipotesi, di cui all'art. 1120, secondo comma, cod. civ., di innovazioni vietate in quanto idonee a recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, ovvero tali da alterarne il decoro architettonico o da rendere talune parti comuni dell'edificio inservibili 5

6 all'uso o al godimento anche di un solo condomino, facendo applicazione dei richiamati principi di diritto. Avrebbe dovuto il giudice di secondo grado, nel compiere detta valutazione, altresì tenere conto che, secondo l'orientamento di questa Corte, cui il Collegio intende dare continuità, nell'identificazione del limite all'immutazione della cosa comune, disciplinato dall'art. 1120, comma secondo, cod. civ., il concetto di inservibilità della stessa non può consistere nel semplice disagio subito rispetto alla sua normale utilizzazione - coessenziale al concetto di innovazione - ma è costituito dalla concreta inutilizzabilità della res communis secondo la sua naturale fruibilità; si può tener conto di specificità - che possono costituire ulteriore limite alla tollerabilità della compressione del diritto del singolo condomino - solo se queste costituiscano una inevitabile e costante caratteristica di utilizzo (Cass., sent. n del 2011) Con riguardo, poi, alla questione della sicurezza con riferimento alla ipotesi di necessità di passaggio di mezzi di soccorso, effettivamente il giudice di secondo grado è incorso nella omissione denunciata dal ricorrente, consistita nel mancato confronto delle condizioni di sicurezza anteriori al restringimento delle scale con quelle conseguenti alla realizzazione dell'ascensore Resta assorbito dall'accoglimento del quarto, quinto e sesto motivo l'esame del settimo, sollevato in via subordinata, avente ad oggetto l'asserito contrasto dell'art. 2, comma 1, della legge n. 13 del 1989 in riferimento agli artt. 2 e 42 Cost., nella parte in cui, nel far salve le previsioni dell'art. 1120, secondo comma, cod.civ., non prevede che, nella valutazione delle conseguenze della innovazione, ai fini del decidere sulla ammissibilità della stessa, si debba dare importanza preminente all'abbattimento della barriere architettoniche Resta, altresì, assorbito l'esame dell'ottavo motivo, attinente alla asserita violazione dell'art. 1120, secondo comma, cod.civ. in relazione all'affermazione, contenuta nella sentenza impugnata, secondo la quale l'installazione dell'ascensore avrebbe determinato una svalutazione dell'alloggio del C., laddove la svalutazione della proprietà esclusiva del singolo condomino non sarebbe, di per sé, motivo sufficiente per ritenere illegittima l'innovazione stessa Resta, infine, assorbito l'esame del ricorso incidentale, il cui unico motivo ha ad oggetto la omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione sul diniego del risarcimento del danno al C. per la presenza dell'ingombro nel vano scale, che avrebbe comportato riduzione di aria, luce e vista per la sua proprietà, danno che era in re ipsa, e del quale era stata richiesta la liquidazione anche in via equitativa In definitiva, vanno rigettati il primo ed terzo motivo del ricorso principale, del quale devono, invece, essere accolti il secondo (nei limiti di cui sub e ), il quarto, il quinto ed il sesto motivo, assorbiti il settimo e l'ottavo ed il ricorso incidentale. La sentenza impugnata va cassata in relazione ai motivi accolti e la causa rinviata ad un diverso giudice - che viene designato in altra Sezione della Corte d'appello di omissis, cui è demandato altresì il regolamento delle spese del presente giudizio e di quello innanzi alle Sezioni Unite -, che riesaminerà la controversia alla stregua dei principi di diritto enunciati sub , , 10.2, , , 10.4., nonché dei rilievi svolti sub 10.5 con riguardo alla questione della sicurezza in relazione alla ipotesi di necessità di passaggio di mezzi di soccorso. P.Q.M. La Corte rigetta il primo ed il terzo motivo del ricorso principale, ne accoglie il secondo per quanto di ragione, il quarto, il quinto ed il sesto, assorbiti il settimo e l'ottavo ed il ricorso incidentale. Cassa la sentenza in relazione ai motivi accolti e rinvia, anche per le spese dei giudizi di legittimità, ad altra sezione della Corte d'appello di omissis. * * * (1-2) La sentenza che qui si commenta, unitamente ad una storia della disabilità, che ha avuto anche rilievo su un autorevole rivista giuridica, consente di valutare le diverse logiche, non solo giuridiche, che sono alla base della controversia, risolta, dopo lunghe 6

7 traversie giudiziarie, da una sentenza della nostra Corte di legittimità, nella quale ancora una volta si dimostra, accanto ad un innegabile sensibilità sociale, una significativa padronanza dell attuale sistema delle fonti del diritto; padronanza che non sempre i Giudici di merito riescono a praticare e che nel caso di specie risulta essere estremamente rilevante ai fini della corretta decisione 1. Il conflitto tra disabili e condomini è un segno dei tempi, certamente non uno dei più lusinghieri, ed è dovuto a cause diverse. Sul piano della produzione normativa, molto opportunamente la stessa motivazione della sentenza in esame richiama una significativa decisione della nostra Corte costituzionale ed una recente Convenzione delle Nazioni Unite, alle quali si deve aggiungere l art. 26 della Carta dei diritti fondamentali dell Unione europea, oltre ad un insieme di leggi interne del nostro ordinamento, alcune delle quali attuazione di Direttive comunitarie, pure richiamate in motivazione dalla sentenza in esame 2. Almeno a livello normativo, pertanto, la socializzazione dei disabili si deve considerare, nel nostro ordinamento ormai aperto alle fonti sovranazionali, un elemento essenziale per la loro stessa salute, tutelata dall art. 32 della nostra Costituzione, sì da assumere una funzione sostanzialmente terapeutica, assimilabile alle stesse pratiche di cura e di riabilitazione 3. A livello di rapporti di convivenza, invece, la socializzazione del disabile, dovuta anche allo sviluppo della tecnologia, provoca spesso una reazione di segno contrario, dovuta a paure ed a pregiudizi atavici, che spesso diventano il diritto vivente delle Corti 4. *** La sentenza della Corte di cassazione, che qui si commenta, ribalta completamente l impugnata sentenza della Corte d appello, perché, da un lato, rovescia l impostazione che quest ultima ha dato alla controversia, e, dall altro, basa tale impostazione e la conseguente pronuncia su un uso significativo delle fonti sovranazionali e della disciplina dei diritti inviolabili, prevista dalla nostra Costituzione, richiamando peraltro una non recente, ma significativa sentenza della Corte costituzionale 5. La sentenza della Corte d appello imposta e risolve la controversia in termini di semplici rapporti tra beni, senza tenere presente che il bene oggetto di tanti animosi litigi, cioè l ascensore o, meglio, il servo scala posto nell atrio dell edificio, non rappresenta una semplice e banale innovazione ; esso è, invece, una macchina, che, per i disabili, e non solo per i disabili condomini, ma per tutti quelli che hanno occasione di accedere all immobile, rappresenta l unico mezzo per acquistare un identità sociale nuova, per usare 1 ) Nel testo si fa riferimento a F. CAPRIGLIONE, Recensione a M. FIORANELLI, Il decimo cerchio. Appunti per una storia della disabilità,roma-bari, 2011, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2012, 203 ss. Per la complessità dell attuale sistema delle fonti v. A. PIZZORUSSO, Le fonti del diritto, in Comm. cod. civ. Scialoja- Branca, a cura di F. GALGANO, Bologna-Roma, ) Il riferimento è alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, firmata dall Italia in data 30 marzo 2007 e ratificata con l. 3 marzo 2009, n. 18. Su tale Convenzione v. N. FOGGETTI, Diritti umani e tutela delle persone con disabilità: la Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006, in Riv. coop. internaz., 2009, 98 ss., nonché F. SEATZU, La Convenzione sui diritti delle persone disabili: i principi fondamentali, in Dir. umani e dir. int.,, 2008, 25. Secondo G. DE BURCA, The EU in the Negotiation of the UN Disability Convention,, www JeanMonnetProgramm.org, 2009, 20 ss., la Convenzione, al fine di non irrigidire l ambito della disabilità, ha preferito adottare un modello sociale e non un modello medico della stessa.per l importante decisione della Corte costituzionale v. Corte cost., 10 maggio 1999, n. 167, in Corr. giur., 2000, con nota di PALMIERI, in Giur. it., 2000, 683, con nota di SERGES; in Riv. not., 1999, 978, con nota di F. GAZZONI; in Rass. dir. civ., con nota di P. PERLINGIERI. 3 ) Rilevante è sopra tutto il par della motivazione in esame. 4 )Proprio nell incipit della sua celebre opera, edita nel 1881, Holmes mette subito in rilievo la forza dei pregiudizi nella creazione del diritto. Sul punto v. O.W. HOLMES,The Common Law, Boston- Toronto, 1963, 5 ss. 5 ) Si tratta di Corte cost., 10 maggio 1999, n. 167, già richiamata sub nota n. 2). 7

8 l espressione contenuta in una recente ricerca, dove vengono ampiamente esaminati i nuovi rapporti tra uomini e macchine 6. Ad un livello diverso rispetto a questa suggestiva impostazione, già nella prospettiva della sentenza della Corte costituzionale del maggio 1999, più volte richiamata e precedente alle innovazioni legislative di lì a poco introdotte nel nostro ordinamento, bastava ricordare che, secondo l art. 78 del D. p. r. 6 giugno 2001, n. 380, Testo unico delle Disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, le deliberazioni che hanno per oggetto le innovazioni da attuare negli edifici privati, diretti ad eliminare le barriere architettoniche, di cui all art. 27, comma 1, della l. 30 marzo 1971, n. 118 ed all art. 1, comma 1, del D. p. r. 27 aprile 1978, n. 384, sono approvate dall assemblea del condominio, in prima e in seconda convocazione, con le normali maggioranze previste dall art. 1136, comma 2 e 3, cod. civ. L art. 2 della l. 9 gennaio 1989, n. 13, Disposizioni per favorire il superamento e l eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, nel riproporre, nel 1 comma, la disposizione sopra richiamata e nel disciplinare, nel comma 2, il caso del rifiuto del condominio nel soddisfare le richieste dei condomini portatori di handicap, precisa, nel comma 3, che resta in ogni caso fermo quanto disposto dagli articoli 1120, secondo comma, e 1121, terzo comma, del codice civile. Questo limite viene però giustamente interpretato dalla Corte di cassazione nell unico modo ragionevole idoneo ad evitare una censura di incostituzionalità della norma, che risulterebbe fondata, se la disposizione di legge fosse interpretata restrittivamente ed irragionevolmente 7. In primo luogo, la Corte richiama alcuni suoi precedenti per ricordare che il Giudice del merito, al fine di stabilire se in concreto vi sia stata lesione del decoro architettonico, oltre ad accertare se esso risulti leso o turbato, deve anche valutare se tale lesione o turbativa determini o meno un deprezzamento dell intero fabbricato; e ciò in quanto risulta in ogni caso lecito il mutamento estetico, che però non cagiona un pregiudizio economicamente valutabile o che, pur arrecandolo, si accompagna ad un utilità, idonea in ogni caso a compensare l alterazione architettonica di non grave ed appariscente entità 8. In tale ottica bisognava, pertanto, valutare il pregiudizio al decoro architettonico dell ascensore ( servo scala) collocato nell atrio dell edificio, e non all esterno di esso, nonché il pregiudizio all uso o godimento delle parti comuni. Ma sopra tutto- e ciò costituisce la parte più significativa della motivazione della sentenza in esame- la Corte ricorda che, quando si tratta di applicare in materia condominiale sia norme relative ai rapporti di vicinato, come l art. 889 cod. civ., sia norme come l art. 1120, comma 2, in tema di innovazioni vietate, il Giudice deve tener conto del principio della solidarietà sociale, che in base all art. 2 Cost., si applica per ogni formazione sociale e che, nel caso del condominio, si traduce nel principio della solidarietà condominiale 9. A maggior ragione tale principio vale- e tale punto della motivazione costituisce un ulteriore salto di qualità- nelle ipotesi in cui la decisione riguarda, come nel caso di specie, i diritti fondamentali e/o inviolabili dei disabili. 6 ) In questo senso v. S. RODOTA, Il diritto di avere diritti, Roma Bari, 2012, spec. 315, nell ambito dell intera Parte terza, dedicata alla macchina ( pp ) e al rapporto tra uomini e macchine ( cap. XII, pp ). 7 ) Sull uso del criterio di ragionevolezza come strumento di controllo delle leggi, a solo titolo esemplificativo, v. Corte cost., 24 gennaio 2012, n.13, in Foro it., 2012, I, 680, nonché Corte cost., 3 gennaio 1998, n. 240, in Giust. civ., 1998, I, In dottrina, di recente, v. S. PATTI, La ragionevolezza nel diritto civile, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2012, 1 ss. 8 ) In senso conforme a tale orientamento v. Cass., 15 maggio 1987, n. 4474, in Arch. locazioni, 1987, ) Come precedente la Corte richiama a riguardo Cass., 21 maggio 2010, n , in Foro it. Rep., 2010, voce Comunione e condominio, 156. Per il richiamo alla solidarietà come limite all esercizio del diritto, v. P. RESCIGNO, L abuso del diritto, Bologna, 1998, 111 ss. 8

9 Al fine di rafforzare ulteriormente la sua scelta, la Corte si richiama, come si è detto, alla nota e più volte citata sentenza n. 167 del 1999 della Corte costituzionale, per ribadire che tutta la legislazione entrata in vigore in Italia negli anni ottanta e novanta, come quella successiva adottata nei primi anni del nuovo secolo, non ha soltanto innalzato il livello di tutela di tali soggetti, ma ha affrontato in modo nuovo tali problemi, considerandoli non più strettamente individuali, ma tali da dovere essere assunti dall intera collettività. Non a caso la nuova legislazione- ribadisce la Suprema Corte- ha introdotto disposizioni generali per la costruzione degli edifici privati e per la ristrutturazione di quelli preesistenti, che mirano ad eliminare le barriere architettoniche indipendentemente da ogni logica proprietaria e quindi al di là dell effettiva utilizzazione degli edifici stessi da parte di persone disabili che vantino uno specifico titolo di godimento sui singoli immobili. Questa prospettiva, che oggi viene ribadita dalla nostra Corte di legittimità, è stata affermata alcuni anni or sono dalla più alta carica dello Sato, a livello di magistero politico, con un richiamo esplicito proprio alle novità che già allora emergevano a livello internazionale e comunitario 10. * * * Come giustamente rileva la sentenza in esame, un importanza fondamentale riveste la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, firmata dall Italia in data 30 marzo 2007 e ratificata con l. 3 marzo 2009, n E utile, pertanto, comprendere a pieno la scelta che, a livello di fonti del diritto, compie a riguardo la nostra Corte di legittimità, adeguandosi a quel principio internazionazionalistico, che è alla base della nostra Costituzione e che consente al nostro ordinamento di adeguarsi alle vicende dell integrazione europea e, negli ultimi tempi, della globalizzazione 12. La sopra indicata Convenzione rappresenta la prima grande iniziativa in materia di diritti umani del XXI secolo e si caratterizza per ispirarsi non più alla sola idea della protezione del disabile, ma a quella della partecipazione alla vita sociale e dell inclusione dello stesso in tutti i rapporti interindividuali. Estremamente importanti, ai fini del discorso in esame, risultano alcune norme specifiche della Convenzione, che, per il loro contenuto analitico, si possono considerare attributive di veri e propri diritti soggettivi per il privato, secondo una tesi, che, coerente con l universalismo della nostra Costituzione, la sentenza in commento legittima pienamente 13. Fondamentale, a riguardo, è l art. 9, in tema di accessibilità, che peraltro realizza il principio di cui all art. 3, lett. c, secondo il quale, per consentire alle persone disabili di partecipare effettivamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati si impegnano a prendere tutte le misure appropriate per assicurare tutti gli accessi ai luoghi sociali idonei allo scopo dell integrazione. Malgrado i dubbi sollevati, essa riconosce espressamente all accessibità la natura di diritto soggettivo azionabile nel diritto interno e tale prospettiva risulta certamente rafforzata dalla sentenza che qui si commenta 14. Ma nella stessa prospettiva sono da considerare altre norme della Convenzione, come la garanzia del pieno riconoscimento della capacità 10 ) In termini specifici v. l Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità ( ), in 11 V. Gazz. Uff. 14 marzo 2009, n In questo senso v. ampiamente A. PIZZORUSSO, Le fonti del diritto, in Comm. cod. civ. Scialoja- Branca, a cura di F. GALGANO, cit., 748 ss., nonché A. CASSESE, L apertura degli ordinamenti statali all ordinamento della comunità internazionale, Napoli, 2009, 35 ss. Sulla progressiva universalizzazione del fenomeno giuridico, v. P. GROSSI, L Europa del diritto, Bari-Roma, 2007, spec. 41 ss., nonché ID., Globalizzazione, diritto, scienza, in Foro it., 2002, V, 151 ss. 13 Per tale prospettiva v. A. Cassese, I diritti umani oggi, Roma-Bari, Laterza, 2005, 43 ss. 14 In tal senso v. N. FOGGETTI, Diritti umani e tutela delle persone con disabilità, cit., 2009, 107. Per il problema generale v. A. CASSESE, Diritto internazionale. I lineamenti, I, Bologna, il Mulino, 2003,

10 giuridica alle persone disabili senza possibilità di limitazioni, contenuto nell art. 12, con rilevante influenza sugli istituti di protezione, l art. 23, in tema di discriminazione in materia di domicilio e famiglia, l art. 24, in materia di educazione, e l art. 27, in tema di sanità. 15 Come ha rilevato un grande giurista, Presidente emerito della nostra Corte costituzionale, nell ambito di una comune riflessione su «Il nuovo pluralismo delle fonti e il dialogo tra le Corti», il tempo dell intangibilità della sovranità dello Stato è ormai irrimediabilmente scaduto e soltanto un eredità dell originaria concezione chiusa della sovranità dello Stato e dell onnipotenza della legge può ancora fare ritenere che la legge di esecuzione di un trattato internazionale introduca norme giuridiche esterne nell ordinamento del singolo Stato per dare alle stesse il rango gerarchico della legge ordinaria 16. In definitiva, la logica tradizionale del meccanismo di ingresso della norma internazionale nell ordinamento interno appare a dir poco anacronistica, se si considera che, negli Stati costituzionali, la legge è subordinata alla Costituzione e che, nel nostro ordinamento, con riferimento all art. 2 Cost. come norma a fattispecie aperta, i diritti inviolabili, preesistendo allo Stato e non potendo più farsi riferimento al mito dello Stato di natura, possono essere rilevati solo nell ordinamento universale cosmopolitico, storicamente manifestatosi nella Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1948 e nelle Convenzioni internazionali giuridicamente vincolanti 17. Di conseguenza, le norme della Convenzione sui disabili, in quanto attributive di diritti soggettivi perfetti, anche a prescindere dalla ratifica avvenuta con la l. 3 marzo 2009, n. 18, hanno acquistato il rango di diritti inviolabili ex art. 2 Cost. e come tali giustamente la sentenza in commento li considera, in completa armonia con gli orientamenti della nostra Corte costituzionale A riguardo v. ancora N. Foggetti, Diritti umani e tutelq delle persone con disabilità, cit., 105, nonché A. S. KANTER, The Globalization of Disability Rights Law, in Syr.J. int. L. Comm., 2003, 241; Id.,The promise and Challenge of the United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities, ivi, 2007, Tale evoluzione è rilevata da F. P. CASAVOLA, Dallo Stato- città antico al moderno Stato- Nazione, in Il nuovo pluralismo delle fonti e il dialogo tra le Corti, Atti del Convegno di Bari del 20 novembre 2009, in Riv. dir. priv., numero speciale, 2010, In questo senso F. P. CASAVOLA, Dallo Stato città antico al moderno Stato - Nazione, cit.,, 61; E. Rossi, Principi fondamentali, in R. BIFULCO, A. CELOTTO, M. OLIVETTI, a cura di, Commentario alla Costituzione, Torino, Utet, 2006, 46 ss. Ampi riferimenti sul dibattito, esistente a riguardo nell ambito della dottrina internazionalistica, sono in L. GAROFALO, Obblighi internazionali e funzione legislativa, Torino, Giappichelli, 2009, 20 ss., specie nota n. 13. Rilevanti, a riguardo, le considerazioni di A. BALDASSARRE, voce Diritti inviolabili, in Enc. giur. Treccani, Roma, 1989, ) L orientamento garantista della nostra Corte costituzionale a favore dei disabili parte quanto meno da Corte cost. 8 giugno 1987, n. 215, in Foro it., 1987, I, 2935, e in Corr. giur., 1987, 817 ss., con riferimento al diritto inviolabile dei portatori di handicap all accesso alle aule scolastiche in applicazione del principio di eguaglianza sostanziale, di cui all art. 3 Cost. Su ciò v. S. SCAGLIARINI, I nuovi diritti sociali nella giurisprudenza della Corte costituzionale. Convegno annuale dell Associazione Gruppo di Pisa I diritti sociali:dal riconoscimento alla garanzia. Il ruolo della giurisprudenza. Trapani 8-9 giugno ss., nonché, per il ruolo del principio di eguaglianza sostanziale nel progressivo affermarsi dei diritti inviolabili, P. RESCIGNO, Il principio di eguaglianza nel diritto privato, in Persona e comunità. Saggi di diritto privato, Bologna, 1987, 335 ss. 10

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