STUDIO DI INCIDENZA PIANO DI LOTTIZZAZIONE

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2 STUDIO DI INCIDENZA PIANO DI LOTTIZZAZIONE NEL SITO I CASONI DI SIBARI RELAZIONE FAUNISTICA FRANCESCO ROTONDARO - CASTROVILLARI PREMESSA La valutazione di Incidenza è lo strumento che serve ad individuare e valutare i principali effetti che un piano o un progetto può avere su un sito segnalato in sede Comunitaria come Zona di Protezione Speciale e/o un Sito di Importanza Comunitaria (rispettivamente direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE), tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. La finalità di una VA è garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti che il piano e/o progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. L articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE prevede che piani, progetti ed interventi che possano avere incidenze significative sulle specie e sugli habitat di siti appartenenti alla Rete Natura 2000, vengano sottoposti a Valutazione di Incidenza. In ambito nazionale, la valutazione d incidenza viene disciplinata dall art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n.120 (G.U. n.124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997, n.357 ( Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche ) che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della cosiddetta direttiva Habitat (92/43/CEE). II comma 2 dell art.6 del DPR 12 marzo 2003 n. 120 stabilisce che vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. La Regione Calabria con Deliberazione della Giunta Regionale n. 749 del 4 novembre 2009 ha approvato il Regolamento della Procedura di Valutazione di Incidenza (Direttiva 92/43/CEE «Habitat» relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e Direttiva «Uccelli» relativa alla conservazione dell avifauna che ha modificato ed integrato i precedenti Regolamento regionale n. 3/2008 del 4/8/2008 e Regolamento regionale n. 5/2009 del 14/5/2009. Il presente intervento ricade nell area del proposto sito di importanza comunitaria denominato Casoni di Sibari (codice IT ) e pertanto è soggetto alla valutazione di incidenza ambientale. 2.DESCRIZIONE DEL SITO Il sito IT Casoni di Sibari, è caratterizzato da habitat alo-igrofili quali Lagune costiere e Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) in contatto con gli habitat tipicamente psammofili delle spiagge (Vegetazione annua delle linee di deposito marine, Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria ( dune bianche ), Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae, Dune con prati dei Malcolmietalia). Gli equilibri ecologici di questi ambienti sono delicati e permettono la sopravvivenza degli habitat dei pascoli inondati mediterranei, che sono comunità a dominanza di giunchi (Juncus maritimus), spesso in contatto con le steppe salate. I fattori ecologici che caratterizzano maggiormente i siti di questo gruppo sono: il clima mediterraneo, suoli prevalentemente sabbiosi, un elevata salinità e, per le lagune, le variazioni del livello delle acque. Il sito è gran parte convertito a risaia, è un importante biotopo per la sosta di numerosi uccelli migratori, ma anche un area per lo svernamento e la riproduzione di altre specie.

3 3.FAUNA 3.1 PREMESSA Lo studio d impatto delle opere in progetto sulla fauna è stato sviluppato secondo criteri descrittivi, analitici e revisionali, analizzando i seguenti punti: a) l'ambito territoriale - inteso come sito ed area vasta - interessato dal progetto, sia direttamente che b) indirettamente, entro cui è da presumere che possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità delle specie; c) i popolamenti faunistici interessati, ponendo in evidenza l'eventuale criticità degli equilibri esistenti; d) la componente faunistica ed i principali fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che manifestano un carattere di eventuale criticità; e) i livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascun elemento della fauna interessata e gli eventuali fenomeni di incidenza sulle specie in atto. In seguito a queste analisi è stato possibile definire i seguenti punti: 1. stimare qualitativamente e quantitativamente gli impatti indotti dall'opera sulla fauna, nonché le interazioni degli impatti con le altre componenti ambientali, in relazione ai rapporti esistenti tra essi; 2. descrivere le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio da parte delle specie animali, in rapporto alla situazione preesistente; 3. descrivere la prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, della componente faunistica e delle relative interazioni con il sistema ambientale complessivo; 4. descrivere e stimare la modifica, sia nel breve che nel lungo periodo, dei livelli di qualità preesistenti; 5. definire gli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, le reti di monitoraggio della fauna e i parametri ritenuti necessario analizzare; 6. illustrare i sistemi di intervento nell'ipotesi del manifestarsi di emergenze particolari. 3.2 I POPOLAMENTI FAUNISTICI INTERESSATI La fauna nel suo insieme è composta da specie di diversa morfologia e di diverse caratteristiche ecologiche alcune adattate a vivere nelle condizioni più diverse altre legate ad ambienti ristretti, a volte presenti in estensione territoriali di pochi metri. L'elevato numero di specie animali presenti, anche in un territorio di limitate dimensioni, fa sì che le indagini faunistiche interessino generalmente solo quelle specie giudicate più sensibili ai cambiamenti delle dinamiche degli ecosistemi. I ritmi stagionali e annuali di tali specie animali e la loro mobilità rendono piuttosto difficili gli studi faunistici. Pertanto, ai fini dello studio di impatto dell intervento proposto, lo studio si propone di acquisire dati sulla diversità specifica, sulla distribuzione delle popolazioni e sulle emergenze di elevato interesse naturalistico e zoogeografico. L'individuazione delle emergenze faunistiche è orientata verso quelle incluse nell allegato 1 della Direttiva Uccelli e nell allegato 2 della Direttiva Habitat. Nel valutare le condizioni iniziali della componente faunistica nell area è necessario acquisire il maggior numero di informazioni su tutte le specie animali presenti sul territorio, da quelle giudicate meno importanti, perché poco visibili, a quelle riconosciute dall opinione pubblica come le più interessanti. La fauna presente nell area conta un numero alto di specie, la cui analisi comporterebbe tempi non compatibili con lo studio. In questa trattazione l interesse si accentra a quelle specie che per la loro rarità o importanza geografica hanno una certa significatività. La trattazione delle specie animali tiene conto della divisione tassonomica. 3.3 LE METODOLOGIE DI ANALISI L analisi sulla fauna presente nel territorio è basata su analisi sulle specie di tipo qualitativo. Sono stati effettuati alcuni sopralluoghi e si è tenuto conto dei dati presenti in bibliografia, e osservazioni personali non ancora pubblicate.

4 L analisi della componente faunistica del territorio in esame viene qui riportata seguendo una divisione dei gruppi animali in base alla loro tassonomia. Per ogni specie è stato verificato il grado di protezione, e le categorie rispetto alle quali è stato verificato se esistono informazioni sono le seguenti: L. 157/92 art. 2: specie specificatamente protette all'art. 2 della legge del 11 febbraio 1992 L. 157/92: specie protette dalla legge del 11 febbraio /409 CEE Ap.1: allegato 1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici 79/409 CEE Ap.2/1: allegato 2/1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici 79/409 CEE Ap.2/2: allegato 2/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici 79/409 CEE Ap.3/1: allegato 3/1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici 79/409 CEE Ap.3/2: allegato 3/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici BERNA Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 BERNA Ap.3: allegato 3 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 CITES All. A: Allegato A del Regolamento (CE) n. 2307/97 CITES All. B: Allegato B del Regolamento (CE) n. 2307/97 CITES All. D: Allegato D del Regolamento (CE) n. 2307/97 BONN Ap.1: allegato 1 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979 BONN Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979 Habitat all.2: Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.). Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre Habitat all.4: Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre Habitat all. 5: Allegato 5 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre Barcellona all. 2: Allegato 2 alla Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento; adottata il 16 Febbraio 1976, e approvata con Decisione del Consiglio Europeo 25 luglio 1977, n. 77/585/CEE(G.U.C.E. 19 settembre 1977,n.L 240) Endemica: specie il cui areale di distribuzione è rispettivamente limitato all'italia o si estende anche ai territori vicini Minacciate: Minacciate: specie minacciate tratte dalla CHECK LIST delle specie della fauna italiana, (M = minacciata; R = Rara) IUCN: Categoria IUCN 3.4 INVERTEBRATI Vengono considerate come totalmente assenti dal SIC specie di invertebrati di interesse comunitario. In ogni caso in questo studio si è considerata la presenza di Coleotteri Carabidi in quanto bioindicatori dell ambiente. Questa famiglia d insetti, che annovera circa specie descritte in tutto il mondo e circa 1300 note per l Italia, in pratica l equivalente dei Vertebrati italiani inclusi i pesci marini e d acqua dolce, è sempre stata considerata fonte primaria di informazione sull ambiente. Nell ecosistema terrestre i carabidi costituiscono una guild di artropodi predatori mediamente poco specializzati, molto attivi alla superficie del suolo, ma anche sulla vegetazione e nel sottosuolo. Nelle

5 catene alimentari essi operano un ingente trasformazione di biomassa di piccoli fitofagi e detritivori in un pabulum più adatto a predatori di maggiori dimensioni: mammiferi, come ricci, talpe ed altri insettivori, pipistrelli, uccelli rapaci e non, rettili ed anfibi, fra gli invertebrati formiche, ragni e centopiedi. L area del sito ricade in un area più vasta dove è stata riscontrata la presenza di 126 specie di Coleotteri Carabidi. Dall analisi degli habitat presenti nel sito potenzialmente possono essere presenti 95 specie di Coleotteri Carabidi. Nessuna delle specie carabidologiche è inclusa in liste comunitarie. Nella realizzazione del PTCP della Provincia di Cosenza i Coleotteri Carabidi sono stati utilizzati per redigere la carta del pregio naturalistico delle varie Unità di Paesaggio dal quale è emerso che l UdP della Valle del Crati, dove il sito I Casoni di Sibari ricade, ha un valore medio (tra 0,41 e 0,6). Per poter estendere i risultati dei campionamenti effettuati in singoli biotopi a tutta l area di studio, è stato necessario valutare il legame esistente tra le diverse specie di carabidi e gli ambienti in cui sono state catturate, sulla base del rapporto tra individui endemici e individui campionati. Tabella 1. Elenco Coleotteri Carabidi potenzialmente presenti nel sito Brachinus (Brachinus) crepitans (Linné, 1758) Brachinus (Brachinus) elegans (Chaudoir, 1842) Brachinus (Brachinus) plagiatus (Reiche, 1868) Brachinus (Brachynidius) brevicollis (Motschulsky, 1844) Brachinus (Brachynidius) sclopeta (Fabricius, 1792) Omophron limbatum (Fabricius, 1777) Cylindera (Cylindera) germanica muelleri (Magistretti, 1966) Carabus (Chaetocarabus) lefebvrei bayardi (Solier, 1835) Carabus (Procrustes) coriaceus mediterraneus (Born, 1906) Leistus (Leistus) fulvibarbis fulvibarbis (Dejean, 1826) Nebria (Nebria) brevicollis (Fabricius, 1792) Nebria (Nebria) kratteri (Dejean et Boisduval, 1830) Parallelomorphus terricola terricola (Bonelli, 1813) Clivina (Clivina) collaris (Herbst, 1784) Dyschiriodes (Eudyschirius) importunus (Putzeys, 1866) Dyschiriodes (Dyschiriodes) nitidus nitidus (Dejean, 1825) Trechus (Trechus) obtusus lucanus (Focarile, 1949) Trechus (Trechus) quadristriatus (Schrank, 1781) Asaphidion flavipes (Linné, 1761) Asaphidion rossii (Schaum, 1857) Asaphidion stierlini (Heyden, 1880) Metallina (Metallina) lampros (Herbst, 1784) Phyla tethys (Netolitzky, 1926) Emphanes (Emphanes) azurescens azurescens (Dalla Torre, 1877) Trepanes (Trepanes) articulatus (Panzer, 1796) Philochthus inoptatus (Schaum, 1857) Philochthus iricolor (Bedel, 1879) Philochthus lunulatus (Geffroy in Fourcroy, 1785) Bembidion quadripustulatum quadripustulatum (Audinet-Serville, 1821) Ocydromus (Bembidionetolitzkya) coeruleus (Audinet-Serville, 1821) Ocydromus (Ocyturanes) praeustus (Dejean, 1831) Ocydromus (Peryphanes) latinus (Netolitzky, 1911) Ocydromus (Peryphus) andreae (Fabricius, 1787) Ocydromus (Peryphus) subcostatus javurkovae (Fassati, 1944)

6 Ocydromus (Nepha) callosus callosus (Küster, 1847) Ocydromus (Nepha) genei illigeri (Netolitzky, 1914) Sinechostictus cribrum stenacrus (DeMonte, 1947) Sinechostictus dahlii dahlii (Dejean, 1831) Sinechostictus elongatus (Dejean, 1831) Poecilus (Poecilus) cupreus cupreus (Linné, 1758) Pterostichus (Argutor) cursor (Dejean, 1828) Pterostichus (Platysma) niger niger (Schaller, 1783) Pterostichus (Pseudomaseus) nigrita (Paykull, 1790) Pterostichus (Feronidius) melas italicus (Dejean, 1828) Amara (Amara) aenea (De Geer, 1774) Amara (Amara) anthobia (A. Villa e G.B. Villa, 1833) Amara (Amara) lucida (Duftschmid, 1812) Amara (Amara) similata (Gyllenhal, 1810) Dinodes (Dinodes) decipiens (L. Dufour, 1820) Chlaeniellus nitidulus (Schrank, 1781) Chlaeniellus olivieri (Crotch, 1871) Chlaeniellus vestitus (Paykull, 1790) Chlaenius (Chlaenites) spoliatus spoliatus (P. Rossi, 1792) Chlaenius (Chlaenius) velutinus velutinus (Duftschmid, 1812) Chlaenius (Trichochlaenius) chrysocephalus (P. Rossi, 1790) Anisodactylus (Anisodactylus) binotatus (Fabricius, 1787) Anisodactylus (Pseudodichirus) intermedius (Dejean, 1829) Stenolophus (Stenolophus) discophorus (Fischer von Waldheim, 1823) Stenolophus (Stenolophus) mixtus (Herbst, 1784) Stenolophus (Stenolophus) teutonus (Schrank, 1781) Egadroma marginatum (Dejean, 1829) Bradycellus (Bradycellus) verbasci (Duftschmid, 1812) Acupalpus (Acupalpus) notatus (Mulsant et Rey, 1861) Acupalpus (Acupalpus) parvulus (Sturm, 1825) Ophonus (Metophonus) puncticeps (Stephens, 1828) Pseudoophonus (Pseudoophonus) griseus (Panzer, 1796) Pseudoophonus (Pseudoophonus) rufipes (De Geer, 1774) Harpalus (Harpalus) cupreus cupreus (Dejean, 1829) Harpalus (Harpalus) dimidiatus (P. Rossi, 1790) Harpalus (Harpalus) distinguendus distinguendus (Duftschmid, 1812) Harpalus (Harpalus) serripes serripes (Quensel in Schönherr, 1806) Harpalus (Harpalus) tardus (Panzer, 1797) Parophonus (Ophonomimus) hirsutulus (Dejean, 1829) Parophonus (Parophonus) maculicornis (Duftschmid, 1812) Parophonus (Parophonus) mendax (P. Rossi, 1790) Graniger cordicollis (Audinet-Serville, 1821) Amblystomus levantinus levantinus (Reitter, 1883) Dolichus halensis (Schaller, 1783) Calathus (Neocalathus) cinctus (Motschulsky, 1850) Calathus (Amphyginus) rotundicollis (Dejean, 1828) Agonum (Agonum) marginatum (Linné, 1758)

7 L. 157/92 art. 2 L. 157/92 79/409 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II 79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II BERNA Ap.2 BERNA Ap.3 CITES All. A CITES All. B CITES All. D BONN Ap.1 BONN Ap.2 HABITAT Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 BARCELLONA all. 2 ENDEMICA CHECKLIST IUCN Agonum (Agonum) muelleri unicolor (Leoni, 1907) Agonum(Agonum) nigrum (Dejean, 1828) Agonum (Melanagonum) permoestum (Puel, 1938) Agonum (Punctagonum) viridicupreum (Goeze, 1777) Anchomenus (Anchomenus) dorsalis (Pontoppidan, 1763) Paranchus albipes (Fabricius, 1796) Platytarus faminii faminii (Dejean, 1826) Syntomus obscuroguttatus (Duftschmid, 1812) Lionychus (Lionychus) quadrillum (Duftschmid, 1812) Paradromius (Manodromius) linearis (Olivier, 1795) Demetrias (Demetrias) atricapillus (Linné, 1758) Lamprias cyanocephalus (Linné, 1758) Drypta (Drypta) dentata (P. Rossi, 1790) Parazuphium (Parazuphium) chevrolatii chevrolatii (Laporte de Castelnau, 1833) 3.5 ANFIBI Gli Anfibi stanno attraversando una fase di declino globale e le cause di questo declino vanno individuate anche nell'assottigliamento dello strato di ozono dell'atmosfera il quale lascia passare un maggior numero di raggi ultravioletti che inducono mutazioni nelle uova degli Anfibi prive di guscio schermante. Gli ambienti del sito in esame ospitano 5 specie di anfibi, di cui 2 in allegato 4 della Direttiva Habitat 92/43. Tabella 2. Anfibi presenti nel sito e relativo grado di protezione Nome comune Nome scientifico Raganella italiana Rana verde minore Rospo comune Hyla intermedia (Boulenger, 1882) Rana esculenta (Linnaeus, 1758) Bufo bufo (Linnaeus, 1758) x x Rospo smeraldino Tritone italiano Bufo viridis (Laurenti, 1768) x x Triturus italicus (Peracca, 1898) x x x 3.6 RETTILI I Rettili presenti nel sito sono complessivamente 10, di cui 1 in allegato 2 e 4 in allegato 4 della Direttiva Habitat 92/43. La specie più importante presente è sicuramente l Emys orbicularis (Tartaruga d'acqua). E la specie che ha più risentito dei cambiamenti ambientali, infatti un tempo era presente in tutti gli acquitrini e nelle pozze laterali, nelle anse e negli slargamenti dei fiumi, oggi la specie si ritrova soltanto lungo il corso medio-basso del Crati e del Neto ed in pochi altri specchi d'acqua. Tabella 3. Rettili presenti nel sito e relativo grado di protezione

8 L. 157/92 art. 2 L. 157/92 79/409 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II 79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II BERNA Ap.2 BERNA Ap.3 CITES All. A CITES All. B CITES All. D BONN Ap.1 BONN Ap.2 HABITAT Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 BARCELLONA all. 2 ENDEMICA CHECKLIST IUCN Nome comune Nome scientifico Biacco Coluber viridiflavus (Lacépède, 1789) x x Natrice dal collare Natrix natrix (Linnaeus, 1758) x Natrice tassellata Natrix tessellata (Laurenti, 1768) x x Vipera comune Geco verrucoso Geco comune Vipera aspis (Linnaeus, 1758) Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758) Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758) x x x Ramarro Lucertola campestre Lacerta bilineata (Daudin 1802) x x Podarcis sicula (Rafinesque, 1810) x x Luscengola Chalcides chalcides (Linnaeus, 1758) x Testuggine d'acqua Emys orbicularis (Linnaeus, 1758) x x x LR/nt 3.7 UCCELLI Nel comprensorio del sito I Casoni di Sibari l avifauna è ben rappresentata, soprattutto le specie ornitiche migratrici tipiche dei biotopi umidi, ove questi siti rapprendano tappe per la sosta, il rifugio e la nidificazione. Nell ambito del sito in esame sono state segnalate complessivamente 57 specie di cui 14 accidentali in quanto la loro osservazione è stata sporadica. Tra le popolazioni svernanti si registra la presenza d Airone bianco maggiore (Egretta alba) e dell Albanella reale (Circus cyaneus). Come nidificanti si individuano il Tarabusino (Ixobrychus minutus), la Cicogna bianca (Ciconia ciconia), il Falco di palude (Circus aeruginosus) e il Cavaliere d Italia (Himantopus himantopus). Numerose le specie migratrici fra cui la Gru (Grus grus), numerosi Ciconiiformes come la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), la Garzetta (Egretta garzetta), l Airone roso (Ardea purpurea), la Cicogna nera (Ciconia nigra), il Mignattaio (Plegadis falcinellus) e la Spatola (Platalea leucorodia), diversi limicoli appartenenti all ordine dei Charadriformi come il Piro piro boschereccio (Tringa glareola) e l Avocetta (Recurvirostra avosetta), tutti questi uccelli sono caratterizzati da zampe e becco lunghi. Numerosi sono i Laridi, i più frequenti sono il Gabbiano reale (Larus cachinnans), lo Zafferano (Larus fuscus) il Gabbiano corallino (Larus melanochephalus) e il Gabbiano comune (Larus ridibundus). Sui banchi sabbiosi del cordone litoraneo si possono osservare raramente durante le migrazioni il Beccapesci (Sterna sandvicensis), la Sterna comune (Sterna hirundo), il Fraticello (Sterna albifrons), il Mignattino (Chlidonias niger) e il Mignattino piombato (Chlidonias hybridus). Tra i rapaci è osservabile oltre al Falco di palude (Circus aeruginosus), l Albanella minore (Circus pygargus), l Albanella reale (Circus cyaneus) e molto più raramente il Falco pescatore (Pandion haliaetus), che a causa dell elevata posizione che questi organismi occupano nella catena alimentare, si spostano in aree di vasto raggio alla ricerca di supporto trofico. Bisogna ricordare che nessuna popolazione delle specie presenti nell allegato 1 della Direttiva Uccelli è presente tutto l anno, mentre solo per quattro specie (Cicogna, Falco di palude, Gru e Cavaliere d Italia) il sito ha una certa significatività.

9 L. 157/92 art. 2 L. 157/92 79/409 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II 79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II BERNA Ap.2 BERNA Ap.3 CITES All. A CITES All. B CITES All. D BONN Ap.1 BONN Ap.2 HABITAT Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 BARCELLONA all. 2 ENDEMICA CHECKLIST IUCN Tabella 4. Uccelli presenti nel sito e relativo grado di protezione Nome comune Nome scientifico Aquila anatraia maggiore Poiana Falco di palude Albanella reale Albanella minore Falco pescatore Fratino Corriere piccolo Piviere dorato Pernice di mare Gabbiano reale Zafferano Gabbiano roseo Gabbiano corallino Gabbiano comune Cavaliere d'italia Avocetta Piro piro piccolo Voltapietre Piovanello pancianera Gambecchio Beccaccino Croccolone Pittima reale Aquila clanga (Pallas, 1811) x x x x x VU Buteo buteo (Linnaeus, 1758) x x x x Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758) x x x x x Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) x x x x x Circus pygargus (Linnaeus, 1758) x x x x x Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758) x x x x x Charadrius alexandrinus (Linnaeus, 1758) x x x Charadrius dubius (Scopoli, 1786) x x x Pluvialis apricaria (Linnaeus, 1758) x x x x x x Glareola pratincola (Linnaeus, 1766) x x x x Larus cachinnans (Pallas, 1811) x x x Larus fuscus (Linnaeus, 1758) x x Larus ge nei (Breme, 1839) x x x x x Larus melanocephalus (Temminck, 1820) x x x x x Larus ridibundus (Linnaeus, 1766) x x x Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758) x x x x Recurvirostra avosetta Linnaeus, 1758 x x x x Actitis hypoleucos (Linnaeus, 1758) x x x Arenaria interpres (Linnaeus, 1758) x x x Calidris alpina (Linnaeus, 1758) x x x Calidris minuta (Leisler, 1812) x x x Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758) x x x x Gallinago media (Latham, 1787) x x x x Limosa limosa (Linnaeus, 1758) x x x x

10 Chiurlo Combattente Piro piro boschereccio Mignattino piombato Mignattino Sterna zampenere Fraticello Sterna maggiore Sterna comune Beccapesci Airone cenerino Airone rosso Sgarza ciuffetto Tarabuso Airone bianco maggiore Garzetta Tarabusino Nitticora Cicogna bianca Cicogna nera Spatola Mignattaio Smeriglio Falco pellegrino Gheppio Gru Gallinella d'acqua Porciglione Numenius arquata (Linnaeus, 1758) x x x x Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758) x x x x Tringa glareola (Linnaeus, 1758) x x x x Chlidonias hybridus (Pallas, 1811) x x x Chlidonias niger (Linnaeus, 1758) x x x Gelochelidon nilotica (Gmelin, 1789) x x x Sterna albifrons (Pallas, 1764) x x x x Sterna caspia (Pallas, 1770) x x x Sterna hirundo (Linnaeus, 1758) x x x Sterna sandvicensis (Latham, 1878) x x x Ardea cinerea (Linnaeus, 1758) x x Ardea purpurea (Linnaeus, 1766) x x x Ardeola ralloides (Scopoli, 1769) x x x Botaurus stellaris (Linnaeus, 1758) x x x Egretta alba (Linnaeus, 1758) x x x Egretta garzetta (Linnaeus, 1766) x x x Ixobrychus minutus (Linnaeus, 1766) x x x Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1758) x x x Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) x x x x Ciconia nigra (Linnaeus, 1758) x x x x x Platalea leucorodia (Linnaeus, 1758) x x x x x Plegadis falcinellus (Linnaeus, 1766) x x x Falco columbarius (Linnaeus, 1758) x x x x x Falco peregrinus (Tunstall, 1771) x x x x x x Falco tinnunculus (Linnaeus, 1758) x x x x Grus grus (Linnaeus, 1758) x x x x x Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758) x x Rallus aquaticus (Linnaeus, 1758) x x

11 L. 157/92 art. 2 L. 157/92 79/409 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II 79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II BERNA Ap.2 BERNA Ap.3 CITES All. A CITES All. B CITES All. D BONN Ap.1 BONN Ap.2 HABITAT Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 BARCELLONA all. 2 ENDEMICA CHECKLIST IUCN Calandrella Migliarino di palude Calandro Pettazzurro Civetta Calandrella brachydactyla (Leisler, 1814) x x x Emberiza schoeniclus (Linnaeus, 1758) x x Anthus campestris (Linnaeus, 1758) x x x Luscinia svecica (Linnaeus, 1758) x x x Athene noctua (Scopoli, 1769) x x x x 3.8 MAMMIFERI Sebbene il formulario standard del sito I casoni di Sibari non riporti specie di Mammiferi, lo Studio eseguito ha voluto, per massima cautela, comunque ipotizzare la presenza di tutte quelle specie il cui habitat ha caratteristiche compatibili con il territorio ovvero di cui sono disponibili segnalazioni per l area vasta. Ciò ha portato alla identificazione di 13 specie, di cui comunque nessuna risulta di interesse comunitario. Tabella 5. Mammiferi presenti nel sito e relativo grado di protezione Nome comune Nome scientifico Volpe Faina Donnola Riccio Crocidura ventre bianco Crocidura minore Mustiolo Arvicola di Savi Arvicola terrestre Ratto nero Topo domestico Topo selvatico Talpa Vulpes volpes (Linnaeus, 1758) Martes foina (Erxleben, 1777) x x Mustela nivalis (Linnaeus, 1766) x x Erinaceus europaeus (Linnaeus, 1758) x x Crocidura leucodon (Hermann, 1780) x x Crocidura suaveolens (Pallas, 1811) x x Suncus etruscus (Savi, 1822) x x Microtus savii (de Selys-Longchamps, 1838) Arvicola terrestris (Linnaeus, 1758) Rattus rattus (Linnaeus, 1758) Mus domesticus (Linnaeus, 1758) Apodemus sylvaticus (Linnaeus, 1758) Talpa romana (Thomas, 1902) 4.IMPATTI L analisi degli impatti di seguito riportata, analizza ogni fase del progetto e mette in rilievo il rapporto tra queste e la componente faunistica e specifica la possibile evoluzione della fauna determinata dagli interventi progettuali.

12 4.1 EFFETTI IN FASE DI COSTRUZIONE In questa fase le attività previste dal progetto interesseranno unicamente l area su cui insistono le opere, pertanto l analisi deve essere rivolta solo alle specie qui presenti. La costruzione delle opere comporterà una serie di azioni che produrranno perturbazioni sulla componente faunistica, pertanto riportiamo di seguito un elenco delle principali perturbazioni individuate: cambiamento d uso nelle aree; interruzione dei corridoi naturali in uso alla fauna; aumento del carico antropico sulla componente faunistica; aumento dell inquinamento acustico; rilascio di polveri nelle acque e nell atmosfera; Cambiamento d uso La fase di costruzione delle opere determina una perdita delle aree di rifugio e alimentazione per alcune specie animali le quali, saranno costrette ad un allontanamento dall area interessata dalle opere; è prevedibile esclusivamente uno spostamento nelle aree limitrofe. Interruzione dei corridoi naturali in uso alla fauna Gli interventi in progetto, per quanto di ridotta entità, possono produrre perturbazioni sulla fauna in quanto determinano l ostruzioni di potenziali corridoi ecologici. Tale perturbazione è da ritenersi trascurabile data la modesta entità dell intervento ed il fatto che l area nella quale sorgerà la struttura turistica risulta già antropizzata. È da prevedersi, per le comunità animali, l utilizzo di corridoi naturali nelle zone immediatamente limitrofe all area di intervento. Aumento complessivo del carico antropico sulla componente faunistica La presenza di operai e mezzi pesanti nell area, nella fase di cantiere delle opere, produrrà un aumento complessivo del carico antropico nel territorio. Questo fatto determina una perturbazione sulla fauna soprattutto nei confronti di quelle specie più sensibili al disturbo causato dalla presenza umana. Aumento dell inquinamento acustico I lavori di costruzione delle opere produrranno livelli di inquinamento acustico relativamente lievi, ma superiori ai livelli attuali e limitati al tempo direttamente interessato dall esecuzione dei lavori. Rilascio di polveri nelle acque e nell atmosfera L inizio dei lavori avrà come effetto il sollevamento e lo spostamento di parti del terreno superficiale che, per sua costituzione, può essere facilmente trasportato dal vento e ricadere sulla vegetazione circostante l area. Da questo punto di vista data la natura dell intervento, si avranno lievissime perturbazioni complessive sulla fauna presente nell area e saranno limitate nel tempo (interesserà solo le operazioni di sbancamento, scavo e conseguente trasporto in discarica) ed interesseranno aree molto limitate. 4.2 EFFETTI IN FASE DI ESERCIZIO La costruzione delle opere comporterà una serie di azioni che produrranno sulla componente faunistica perturbazioni di natura diversa in funzione sia degli ambienti interessati sia della tipologia della stessa. La proposta progettuale prevede la creazione di una struttura ricettiva per il turismo all aria aperta. Ad intervento concluso si avrà la scomparsa degli ambienti preesistenti nell area, ma date le dimensioni limitate di quest ultima e considerando che tale zona risulta già antropizzata, possiamo ritenere che le poche specie attualmente presenti andranno ad occupare altre aree ad essa limitrofe o in poche casi si trasferiranno in altri territori. 5.MISURE DI MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI In questo paragrafo si vogliono descrivere e sottolineare tutte le soluzioni che si possono attuare per minimizzare l impatto delle opere sul territorio e sull ambiente. Scopo non secondario del presente studio è quello di prevedere particolari interventi ed accorgimenti che ottimizzino l'inserimento ambientale degli interventi in progetto e che contribuiscano a definirne la sostenibilità. Pertanto, individuate le possibili interferenze ambientali causate dal progetto, è possibile indicare una serie di interventi migliorativi da mettere in opera durante le successive fasi realizzative e di funzionamento in fase di esercizio.

13 Il Piano di Lottizzazione in oggetto vuole offrire un soggiorno di qualità dove le strutture ricettive si fondono nel paesaggio e sono immerse nella specificità della natura dei luoghi. Si vuole, infatti, offrire una ospitalità immersi in un ambiente integro e rispettoso delle peculiarità ambientali. Pertanto vi è l intenzione di attuare tutte le misure di mitigazione e di cautela finalizzate a minimizzare gli eventuali effetti negativi delle modificazioni indotte dal progetto sull ambiente. Gestione delle risaie confinanti con l intervento Per contenere la perdita o la modificazione di habitat si propone di attuare una risicoltura più in sintonia con l ambiente legata alla ricerca di principi attivi ad azione erbicida di scarse tossicità e persistenza. Nell azienda risicola alcuni coltivi, anche di superficie modesta, verranno a rotazione mantenuti ricoperti da un sottile strato d acqua, quanto meno nella stagione autunnale e a partire dal mese di marzo, per costituire punti di attrazione per gli uccelli acquatici. Infatti, una risaia, al termine del suo ciclo produttivo annuale, può continuare a essere un area attrattiva per l avifauna acquatica nella stagione fredda. Peraltro l allagamento delle camere delle risaie a fine raccolto può essere un alternativa alla bruciatura delle stoppie. Inoltre studi effettuati sulle risaie del novarese hanno dimostrato che la permanenza di alcuni coltivi allagati, anche quando il resto della risaia viene mandata in asciutta, può portare ad un aumento della biodiversità nelle risaie, tamponando parzialmente gli effetti negativi delle asciutte. Infatti, vi possono trovare ricovero tutti quegli organismi acquatici che difficilmente riuscirebbero a sopravvivere sul terreno non allagato. L incremento del numero e della varietà dei piccoli abitanti della risaia contribuisce inoltre al controllo della proliferazione di larve di zanzara, che attualmente trovano nelle risaie un ambiente ideale di sviluppo, povero sia di predatori sia di organismi con cui competere per le risorse alimentari. Infine non verranno utilizzati o quantomeno limitati al minimo cultivar di riso coltivati a secco. Misure di conservazione per il Cavaliere d Italia Il cavaliere d Italia nidifica con una certa regolarità nell area delle risaie. Le caratteristiche della specie sono tali da rendere ipotizzabili diversi tipi di intervento finalizzati alla sua tutela. L allagamento precoce delle risaie di parte delle risaie costituisce un incremento dell habitat disponibile. Per evitare disturbi nel periodo riproduttivo, durante la fase di costruzione bisogna prevedere la sospensione delle attività lavorative dal 15 aprile al 30 giugno. Misure di conservazione per la Cicogna bianca La Cicogna rappresenta per Sibari e per l intera Calabria, una risorsa importante, un valore aggiunto di cui tutta la comunità deve esserne cosciente ed orgogliosa. Per favorire la nidificazione nell area dei Casoni di Sibari si istalleranno due nidi artificiali, ossia delle grosse piattaforme circolari in legno (diam. 100 cm), su pali in ferro appositamente posizionati in siti idonei alla nidificazione. L obiettivo delle piattaforme, sulle quali sarà predisposto un abbozzo di rudimentale nido di rami, è quello di fungere da richiamo per le coppie in migrazione e invogliarle a continuare l opera. Limitazione del disturbo dovuto ad emissioni luminose ed acustiche Al fine di limitare le perturbazioni dovute alle emissioni luminose ed acustiche in fase di esercizio, lungo il confine del Piano di Lottizzazione con le risaie bisogna prevedere una fascia di larghezza di almeno 10 metri, dove dovrà essere istallata una prima fascia a confine con le risaie costituita da canneti dove dovrà seguirà una seconda fascia a confine con il Piano di Lottizzazione costituita da tre file di alberi disposti in maniera casuale. Le assenze arboree da utilizzare dovranno essere salici (Salix alba L., Salix fragilis L.) e pioppi (Populus tremula L.), possibilmente ecotipi locali. Oltre che a limitare eventuali disturbi la realizzazione di questa fascia favorirà la nidificazione di alcune specie presenti nel sito. In particolare realizzando canneti di medie dimensioni si favorisce la nidificazione del Tarabuso, oltre tutte quelle specie che trovano nel canneto l habitat idoneo per la nidificazione (es. Tarabusino, Gallinella d Acqua, ecc.). Infine per l illuminazione della viabilità e degli spazi esterni (vialetti, sentieri, spazi comuni, strutture sportive e ricreative, etc) si dovranno installare lampade ad alta efficienza luminosa, dove possibile a

14 luce monocromatica, e dotate di schermatura riflettente verso terra per mitigare l inquinamento luminoso. Disturbi diretti alla componente faunistica In caso di rinvenimento di specie faunistiche oggetto di tutela (Direttive comunitarie, Convenzioni internazionali, etc.), o di rilevante interesse naturalistico, bisognerà provvedere, alle azioni di allontanamento, custodia temporanea e reinserimento delle stesse, di concerto con gli enti competenti. Per quanto sopra è opportuno che durante l esecuzione delle opere la direzione lavori debba essere supportata da un esperto (naturalista, biologo). Incremento emissioni polveri Per evitare tale fenomeno, legato essenzialmente alla fase di cantiere, si provvederà a bagnare le superfici sulle quali avverrà la movimentazione dei mezzi. Tale misura sembra sufficiente a circoscrivere e minimizzare gli effetti di questa modificazione all area del cantiere. Frammentazione dell habitat Per contenere la frammentazione degli habitat saranno realizzate delle passerelle in corrispondenza delle aree dove è presente la macchia. La realizzazione di passerelle sopraelevate per l accesso al mare limiterà sensibilmente eventuali danni da calpestio, alla vegetazione ed alla fauna legata agli ambienti di macchia. Un impalcatura leggera in legno, sopraelevata al limite arbustivo della macchia, sarà sufficiente per raggiungere lo scopo. Cantiere Nella predisposizione delle aree di cantiere, bisognerà occupare zone a bassa valenza ambientale e comunque circoscritte alle parti del territorio interessate dalle opere. L eventuale stoccaggio di liquidi inquinanti (oli, combustibili, vernici, etc) dovrà essere effettuato su platea impermeabilizzata con bordo rialzato, in modo tale da consentire il recupero di sversamenti accidentali. I macchinari utilizzati in cantiere dovranno essere controllati dal punto di vista del loro buon stato di conservazione e della loro messa a norma con particolare riferimento alle emissioni (rumore, scarichi e perdite di carburanti, oli e qualunque tipo di inquinante). In fase di realizzazione dell opera non dovranno essere effettuati lavaggi dei macchinari e sversamenti di qualunque natura sul suolo e nei fossati esistenti Il materiale proveniente dallo scavo dovrà essere riutilizzato per la creazione di aiuole verdi o per la realizzazione di sottofondi stradali qualora le loro caratteristiche geotecniche lo consentano e quello in esubero smaltito in discarica. Arredo verde Lungo le nuove piste ed i parcheggi saranno impiantate specie arbustive facenti parte della vegetazione locale, peraltro caratterizzata da numerose specie di pregio estetico, che nel tempo costituiranno delle alte siepi. Le specie che saranno utilizzate sono Pistacia lentiscus (Lentisco), Olea europaea ssp. Oleaster (Olivastro), Myrtus communis (Mirto). Le specie arbustive indicate dovranno essere utilizzate contemporaneamente al fine di accrescere la variabilità sul piano biologico ed ecologico, anche se Pistacia lentiscus dovrà essere la specie dominante, come si osserva negli aspetti naturali di macchia. Saranno evitate disposizioni delle piante secondo sesti regolari che danno un effetto di coltivato ; invece saranno preferite le disposizioni a piccoli gruppi, o anche casuali. Sensibilizzazione Al fine di sensibilizzare e creare una coscienza di turista eco-consapevole, sarà predisposta un area idonea dove saranno illustrate sia le caratteristiche naturali e sia quelle legate all uomo presenti nel sito in oggetto.

15 Considerato che l intervento ricade in un area già abbastanza antropizzata, la natura dell intervento e le misure di mitigazione previste si può dichiarare che l intervento non avrà effetti significativi sulla componente faunistica del sito SIC I Casoni di Sibari. L attuazione delle misure di mitigazione porteranno ad un miglioramento delle condizioni della restante parte del sito. APPENDICE 1 Segue la descrizione delle specie presenti nel sito che rientrano nell Allegato 1 della Direttiva Uccelli 79/409/CEE e in Allegato 2 della Direttiva Habitat 92/43/CEE. Dato che gran parte delle specie di fauna, ed in particolare molte specie di uccelli, sono specie migratrici, il sito può avere particolare importanza per diversi aspetti del ciclo di vita delle stesse. Nella tabella che segue viene indicato l utilizzo del sito da parte delle varie specie. Tabella 6. Specie presenti in Allegato 1 della Direttiva Uccelli 79/409/CEE Nome scientifico Nome comune nidificante svernante Aquila anatraia Aquila clanga (Pallas, 1811) maggiore Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758) Falco di palude x Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) Albanella reale x di passo regolare di passo sporadico Circus pygargus (Linnaeus, 1758) Albanella minore x Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758) Falco pescatore x Pluvialis apricaria (Linnaeus, 1758) Piviere dorato x Glareola pratincola (Linnaeus, 1766) Pernice di mare x Larus genei (Breme, 1839) Gabbiano roseo x Larus melanocephalus (Temminck, 1820) Gabbiano corallino x Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758) Cavaliere d'italia x Recurvirostra avosetta Linnaeus, 1758 Avocetta x Gallinago media (Latham, 1787) Croccolone x Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758) Combattente x Tringa glareola (Linnaeus, 1758) Piro piro boschereccio x Chlidonias hybridus (Pallas, 1811) Mignattino piombato x Chlidonias niger (Linnaeus, 1758) Mignattino x Gelochelidon nilotica (Gmelin, 1789) Sterna zampenere x Sterna albifrons (Pallas, 1764) Fraticello x Sterna caspia (Pallas, 1770) Sterna maggiore x Sterna hirundo (Linnaeus, 1758) Sterna comune x Sterna sandvicensis (Latham, 1878) Beccapesci x Ardea purpurea Linnaeus, 1766 Airone rosso x Ardeola ralloides (Scopoli, 1769) Sgarza ciuffetto x Botaurus stellaris (Linnaeus, 1758) Tarabuso x Egretta alba (Linnaeus, 1758) Airone bianco maggiore x Egretta garzetta (Linnaeus, 1766) Garzetta x Ixobrychus minutus (Linnaeus, 1766) Tarabusino x x

16 Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1758) Nitticora x Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Cicogna bianca x Ciconia nigra (Linnaeus, 1758) Cicogna nera x Platalea leucorodia (Linnaeus, 1758) Spatola x Plegadis falcinellus (Linnaeus, 1766) Mignattaio x Falco columbarius (Linnaeus, 1758) Smeriglio x Falco peregrinus (Tunstall, 1771) Pellegrino x Grus grus (Linnaeus, 1758) Gru x Calandrella brachydactyla (Leisler, 1814) Calandrella x Anthus campestris (Linnaeus, 1758) Calandro x Luscinia svecica (Linnaeus, 1758) Pettazzurro x Aquila anatraia maggiore (Aquila clanga) E un grande uccello rapace e come tutte le aquile, appartiene alla famiglia Accipitridae. L'aquila anatraia maggiore è lunga circa 65 cm, e ha un'apertura alare di circa 160 cm. Si tratta in prospettiva di una medio grande aquila, molto simile come aspetto generale all'aquila anatraia minore, che condivide una parte della sua gamma. Capo e ali sono di un marrone molto scuro e in contrasto con il generale piumaggio marrone. La testa è piccola per un aquila. La somiglianza tra aquila anatraia maggiore e aquila anatraia minore si traduce spesso in errori di identificazione. Tale situazione è ulteriormente complicata dagli occasionali di ibridi tra le due specie. L'aquila anatraia maggiore ha un marchio a V bianco sulla groppa che è meno chiaro negli adulti. I giovani hanno delle macchie bianche sulle sue ali e mancano di un accesa macchia sulla nuca. L'aquila anatraia maggiore vive in zone abbastanza boschive, dove caccia piccoli mammiferi e simili, soprattutto prede terrestri. Vive dal Nord Europa a tutta l'asia, e sverna nel sud-est Europeo, in Medio Oriente e nell'asia meridionale. L'aquila anatraia maggiore è stata classificata come Vulnerabile di estinzione dalla IUCN. Dal 2000, la popolazione mondiale di questa aquila è stata stimata in meno di 3000 coppie. La minaccia primaria è la degradazione e la perdita del suo habitat. Falco di palude (Circus aeruginosus) Specie a corologia paleartico-paleotropicale-australasiana con distribuzione discontinua legata alla presenza di ambienti idonei. In Italia è localizzato come nidificante soprattutto nella Pianura Padana, nelle regioni del centro e in Sardegna e più sporadicamente nelle regioni del sud. Durante il periodo della nidificazione il falco di palude è strettamente legato alle zone umide (anche salmastre) caratterizzate dalla presenza di estese formazioni elofitiche. I nidi sono costruiti a terra. Si alimenta soprattutto di piccoli Mammiferi, di uccelli acquatici e, in alcuni casi, di animali morti. Attualmente il falco di palude sembra avere, a livello europeo, un favorevole stato di conservazione. Anche in Italia è stabile o in leggero aumento. Tra le cause di minaccia troviamo la riduzione degli habitat potenzialmente idonei per salinizzazione delle aree umide, gli abbattimenti illegali, il disturbo indiretto dovuto all attività venatoria e l'incendio dei canneti per le ripuliture. Da valutare il pericolo derivante dall intossicazione da piombo, per la tendenza a predare anatidi. Albanella reale (Circus cyaneus) Rapace di medie dimensioni (circa 50 cm di lunghezza), con struttura intermedia tra il più massiccio C.aeroginosus e le più snelle C. pygargus /C.macrourus. Ha coda relativamente lunga e ali larghe in corrispondenza del "braccio" e più corte e arrotondate alla "mano" dove sono evidenti le 5 "dita". Da posato le ali non superano la lunghezza della coda ma i tarsi relativamente corti fanno sembrare sia le timoniere che le primarie più sporgenti che nelle altre albanelle. Il volo di caccia è tipico di circus radente al terreno con 5-6 battiti intervallato da planate con le ali leggermente rivolte all' insù. A

17 differenza dei suoi congeneri effettua anche scivolate ad ali piatte o incurvate verso il basso e procede in volo battuto per lunghi tratti. Il maschio adulto è caratterizzato da una colorazione grigio-bluastra sulle parti superiori ad eccezione delle primarie più lunghe di colore nero. Capo e petto dello stesso colore e nettamente distinti dalle restanti parti bianche. Osservando in volo da sopra si notano il sopraccoda bianco e le ampie aree nere all'estremità delle ali. Da sotto risaltano oltre alle primarie nere il cappuccio grigio e il bordo nero lungo il margine posteriore dell'ala. L'iride è scura, il becco nero, cera e zampe gialle. La femmina adulta possiede le parti superiori brune omogenee con orli delle penne di colore più scuro ad eccezione delle copritrici del sopra ala che hanno orli color crema. Il sopracoda è bianco mentre le parti inferiori sono bianco-fulviccio con marcate striature più scure su petto e copritrici. In riproduzione frequenta paludi, canneti e zone a maremma; durante lo svernamento e la migrazione luoghi aperti, colline e rive del mare. Non si attestano più casi di riproduzione in Italia. Albanella minore (Circus pygargus) L'albanella minore é riconoscibile molto bene per le caratteristiche dimensioni e soprattutto per la shilouette snella e allungata. Ha un corpo affusolato, coda lunga fino a 225 mm e le ali molto strette: queste ultime, in volo, vengono tenute in posizione a "V". La lunghezza é di 45 cm circa, l'apertura alare é di 110 cm circa, il becco di 16 mm e il dorso di 57 mm. Gli artigli sono molto lunghi, le zampe corte con unghie affilatissime. Il maschio è grigiastro con due barre alari nere e groppone più chiaro. Le punte delle ali sono nere, la zona ventrale più chiara della dorsale. La femmina é di color bruno rossiccio, il groppone bianco a strie scure sia sulle parti dorsali sia su quelle ventrali. I giovani sono color mattone, senza strie nè color bianco sul groppone. L'albanella è un volatile eccellente. Vive nella macchia mediterranea, nelle praterie, nelle steppe, nei fiumi, nei laghi e nelle paludi. Si nutre di roditori, uccelli, rettili e insetti. L'accoppiamento si ha da metà maggio a metà giugno, l'incubazione avviene da metà giugno a metà luglio e i nidiacei compaiono da metà luglio a metà agosto. L'albanella minore era considerata molto rara da tutti gli ornitologi del passato; in effetti le prime nidificazioni sembrano risalire agli anni '70. Oggi la specie appare stabilmente insediata in tutta la fascia collinare del centro-nord Italia, con densità notevoli, contrariamente a quanto succede nel resto d'europa dove sembra in costante regresso. Falco pescatore (Pandion haliaetus) E un rapace più grande di una poiana, con ali lunghe e strette e coda alquanto corta. Le parti ventrali sono bianche, remiganti e timoniere color avorio, fittamente barrate, la punta delle primarie è scura, il dorso bruno scuro. La testa è bianca con una piccola cresta e presenta due larghe bande nere che scendono fino al collo. Distribuito quasi in tutto il mondo, vive essenzialmente lungo le coste marine e le zone umide, dove trova il suo cibo preferito, i pesci. Si nutre quasi soltanto di pesci che cattura e trattiene agilmente grazie alle piccole spine poste sotto la pianta dei piedi, con le quali può trattenere anche prede scivolose e bagnate. Vola al di sopra dell acqua e, una volta avvistata la preda, si libra per breve tempo, poi si tuffa in acqua con le zampe in avanti immergendosi completamente. Qualche volta poi discende dolcemente, sceglie la preda, l afferra con gli artigli e torna su un ramo per divorarla. Nel periodo degli accoppiamenti, maschio e femmina preparano un grande nido sul suolo con erbe, alghe e rametti. Spesso riutilizza per più anni lo stesso nido, riparandolo di volta in volta, sino a diventare enorme. E soprattutto la femmina a covare, 2-4 uova per covata. Il maschio porta il cibo durante la cova e nelle quattro settimane successi vive. In seguito i falchi pescatori svernano al sud. Piviere Dorato (Pluvialis apricaria) Nidifica in Europa settentrionale ed in Asia nord occidentale. Da queste aree migra in Africa ed in India. Il piviere dorato ha un peso corporeo di circa 200 gr. Ha becco breve e occhi grandi con coda corta e quadrata. In inverno il colore del piviere dorato è superiormente bruno con fitte macchie dorate. La parte inferiore è biancastra. In estate il maschio ha testa con sfumature dorate. Durante il periodo della riproduzione si trova nelle tundre e brughiere e durante le migrazioni nelle praterie, campi coltivati e vicino alle paludi.

18 E dotato di un volo molto veloce ed alla stessa stregua è un ottimo pedinatore. Durante le migrazioni si riunisce in gruppi che volano nella tipica formazione a "V". Il periodo riproduttivo va da aprile a giugno. La femmina depone in un nido a terra 3-4 uova covate per giorni. I piccoli sono nidifughi e sono accuditi da entrambi i genitori per circa 4 settimane. Il piviere dorato ha alimentazione varia: lombrichi, coleotteri, aracnidi, molluschi, semi, piccole bacche, muschi ed alghe. Pernice di mare (Glareola pratincola) Uccello di piccole dimensioni (22-25 cm., g.), possiede una struttura corporea molto slanciata, il becco corto e lievemente ricurvo all ingiù e le zampe molto corte; presenta il dorso di colore marrone, il ventre è chiaro, le zampe e la coda sono nere, la gola ed il petto color crema e delimitati da un collare nero che parte da sotto l occhio; quando è in volo ha l aspetto di una grande rondine, le ali sono lunghe e sottili ed inferiormente di colore rossiccio-bruno, il groppone è bianco e la coda forcuta. Frequenta soprattutto le paludi e le lagune situate lungo i litorali marini, gli ambienti aperti e piatti dove il fango si è seccato, le spiagge e le rive dei fiumi, ma è possibile incontrarla anche nelle zone coltivate. Il suo cibo preferito è costituito da insetti che cattura quando è in volo. Soprattutto nelle ore vicine al crepuscolo volteggia a caccia di insetti; si ciba anche delle loro larve e di anellidi. Costruisce il nido in una piccola cavità nel terreno o nel fango, fra la bassa vegetazione salmastra, senza rivestirlo. La deposizione avviene da maggio a giugno e la cova viene condotta da entrambi i genitori. Depone di solito 2-3 uova di colore variabile dal fulvo al grigio pietra al verdastro, con macchie brunonerastre. Dopo 22 giorni dalla schiusa i giovani sono indipendenti. E una specie diffusa, ma estremamente localizzata, in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, nei paesi balcanici ed in Russia; i siti di svernamento sono localizzati nell Africa subsahariana, anche se alcuni individui possono svernare nell Africa settentrionale; in Italia è una specie presente durante le migrazioni ed in estate irregolarmente e non tutti gli anni; i siti di nidificazione sono estremamente localizzati e occupati saltuariamente; si stima che le coppie nidificanti siano tra le 30 e 90, e di queste la metà è localizzata in Sardegna e Sicilia (Saline di Trapani e Biviere di Gela). Gabbiano roseo (Larus genei) Il suo nome è dovuto alla tenue colorazione rosata che il piumaggio assume nella livrea nuziale. Confuso spesso con il gabbiano comune è lungo 42 cm, testa e collo sono bianchi e sono presenti leggere strie grigiastre disposte lateralmente. Il collo è più alto rispetto a quello degli altri gabbiani. La coda è lunga e cuneiforme. Il lungo becco è grosso ed appuntito, di colore rosso scuro, tendente al nerastro. Le zampe sono rosse. I giovani sono molto simili agli adulti. Questo gabbiano vive in gran parte dell'europa ad eccezione della Scandinavia; sulle coste mediterranee dell'africa, lungo le coste atlantiche fino alla Guinea e lungo quelle del Mar Rosso fino all'etiopia; in tutta l'asia, tranne in Mongolia, Corea, Indocina, Filippine e Indonesia. È di passo nel Regno Unito, in Serbia, Montenegro e nell'europa centrale (Germania, Polonia, Svizzera, etc.), in Kenya, Nigeria e Costa d'avorio, in Giappone, Nepal, Thailandia e Sri Lanka, in Sudafrica e su Antigua e Barbuda. Frequenta zone costiere, estuari, saline e lagune salmastre. Si nutre di insetti acquatici, pesci, crostacei e anellidi. Il periodo riproduttivo va da maggio a luglio. Il nido è costruito in piccole buche nel terreno, rivestite da alghe e piume, nelle quali la femmina depone 2 o 3 uova dal colore bianco-verdastro. Gabbiano corallino (Larus melanocephalus) Europa centrale, Mediterraneo e Mar Nero. Queste le aree di presenza della specie, ma sono effettivamente molto poche le località in cui il Gabbiano corallino costruisce il nido. In Italia è presente come nidificante solo dal 1978, quando sono stati avvistati i primi nidi nelle Valli di Comacchio. Non difficile da identificare rispetto ad altre specie di gabbiani, il Gabbiano corallino si caratterizza però per una somiglianza abbastanza stretta con il Gabbiano comune, già ampiamente diffuso nelle aree citate. Se ne differenzia per piccoli dettagli, il cappuccio di piume sul capo leggermente più esteso, la punta delle ali bianca, il becco un tantino più massiccio rispetto a quello della specie sorella. Piuttosto rotondo e poco snello se confrontato ad esempio con l agile ed esile Gabbiano roseo il Gabbiano corallino predilige lagune costiere per costruire il nido, specialmente strisce di sabbia solo

19 occasionalmente vegetate. Più facile, naturalmente, osservarlo d inverno, quando agli individui nidificanti si aggiunge un folto raggruppamento di migratori. Estremamente dipendente dalla disponibilità di cibo, il comportamento pelagico del Gabbiano corallino non vale a tutte le latitudini: non sono rare, anche nel nostro Paese, incursioni nell entroterra, per raggiungere campagne e aree agricole come, nel meridione, gli oliveti. Cavaliere d'italia (Himantopus himantopus) Specie cosmopolita, in Italia è presente nella Pianura Padana e lungo le zone umide costiere comprese quelle della Sicilia e della Sardegna; più localizzato nell interno. Per la nidificazione spesso utilizza anche risaie e saline. Specie prevalentemente gregaria, nidifica per lo più in piccole colonie, ma sono frequenti i casi di nidificazione isolata. Si nutre di piccoli invertebrati. Le principali cause di minaccia sono le variazioni del livello delle acque, soprattutto nei siti di nidificazione artificiali, queste aree infatti vengono spesso svuotate, a scopi gestionali, proprio nel periodo primaverile-estivo. Una ulteriore minaccia è rappresentata dalla predazione delle uova, ad opera soprattutto di volpi. Avocetta (Recurvirostra avosetta) Questo elegante uccello porta un abito di piume come un vero e proprio smoking: il bianco puro domina; delle strisce nere impreziosiscono il dorso e ciascun lato, lungo delle linee diagonali ai bordi delle ali terminando sulla coda; anche la testa è coperta dal piumaggio nero, quasi fosse un cappello. Altra particolarità è data dal lungo becco fine e rivolto verso l alto. Anche le zampe sono particolarmente slanciate e di color verde-blu esse sono palmate, così da permettere il perfetto equilibrio anche in ambienti melmosi. Queste zampe assicurano all uccello la capacità di nuotare in modo efficace in caso di necessità, anche se possono risultare meno agevoli per camminare. L andatura dell avocetta è estremamente elegante sia in volo (il battito delle ali è rapido ed il volo dritto e preciso) sia a terra. Questo uccello pesa circa 300 g, è lunga circa 40 cm e presenta un apertura alare di cm. In Italia l avocetta arriva in primavera. Trascorsi i primi giorni a riposarsi dal lungo viaggio inizia un attività frenetica costituita da grida, da faccia a faccia, da intimidazioni associate a balzi. Talvolta più avocette si riuniscono in cerchio muovendo le zampe sul posto e gridando: la ragione di questo comportamento è sconosciuta, forse è un modo per instaurare un rapporto tra le coppie. Da luglio a settembre l avocetta lascia l Italia per andare a svernare nei paesi caldi. Abita le rive melmose degli specchi d acqua salati o salmastri, le lagune costiere e stagni salmastri. E distribuita in molte zone umide e lagunari dell Europa, in Africa orientale e meridionale, in Iran, in Irak, in Giordania, nel sud della Siberia e in Asia centrale. Il singolare becco lo specializza nella ricerca di invertebrati acquatici, in particolare larve di ditteri, crostacei, anellidi, molluschi e insetti che galleggiano sul pelo dell acqua. La riproduzione ha luogo da aprile a luglio. La coppia prepara varie buche e la femmina ne sceglie solamente una. Il nido è tappezzato da foglie, rametti e steli d erba, in un luogo rialzato vicino all acqua. Sono deposte solitamente 4 uova brune e macchiettate di scuro, l incubazione è condotta da entrambi i genitori fino a 24 giorni. I pulli dopo la nascita abbandonano subito il nido e sono pronti al volo dopo circa 19 giorni. Croccolone (Gallinago media) Il croccolone deriva il suo nome dal verso emesso simile ad un gorgoglio. Di abitudini crepuscolari e restio al volo (se disturbato resta immobile o si allontana camminando lentamente), il croccolone risulta tra gli scolopacidi più difficili da avvistare. È poco più grande di un beccaccino (28cm.), e si distingue da quest ultimo per il becco più corto, per la triplice barra bianca delle copritrici alari, per le timoniere laterali bianche e per i fianchi barrati. Anche in controluce appare più simile ad una beccaccia, come sagoma, che non ad un beccaccino. Ha un volo lento e dritto senza scartate laterali, non ha indole gregaria e lo si scorge spesso solo o in coppia. Prati umidi, paludi erbose, stagni e sponde di piccoli laghi costituiscono il suo ambiente ideale, anche se, a differenza di altri limicoli, lo si può incontrare su terreni non paludosi, come pascoli, brughiere e campi incolti. Il croccolone nidifica nel nord-europa e nell Asia nord-occidentale; in inverno migra sino al sud-africa. In Italia è solo di passo e lo si può incontrare soprattutto durante il periodo primaverile (marzo-maggio).

20 Il croccolone si ciba principalmente di anellidi, lombrichi in particolare, ma non disdegna molluschi, insetti acquatici e loro larve ed anche semi di piante acquatiche. Combattente (Philomachus pugnax) Il Combattente ha dimensioni medie, forme eleganti con becco di media lunghezza, sottile, leggermente ricurvo e appuntito, coda arrotondata. La femmina ha dimensioni decisamente minori. Il piumaggio in entrambi i sessi è brunastro-sabbia macchiato di scuro, con petto fulvo chiaro, ventre biancastro, becco bruno-nerastro e zampe giallastre. Il maschio in livrea nuziale si orna di due ciuffi auricolari erettili e di un grande collare di penne di tinte variabili con combinazioni di nero, castano, bianco, bruno e crema. In volo, visto da sotto, si riconosce sovente il disegno del petto ben delimitato, un po' meno marcato nella femmina. Lunghezza cm 20-30, peso gr Di indole socievole, vive gregario in piccoli gruppi, mentre diviene solitario e combattivo nel periodo degli amori. Possiede un volo rapido accompagnato da regolari battiti d'ala, molto simile a quello della Pettegola; durante la migrazione i branchi sono formati con separazione di sessi e di età. Terragnolo, si posa pure su cespugli, arbusti e alberi. Sul terreno assume una posizione eretta, ma quando cammina o corre tiene il corpo in posizione orizzontale. Si reca in pastura sia di giorno sia di notte fra l'erba o rimuovendo il fango dei bassi fondali per catturare le prede. Si ciba principalmente di insetti e loro larve, ma anche di vermi, molluschi, crostacei, piccoli semi e alghe. La stagione riproduttiva inizia a metà maggio e gli accoppiamenti sono preceduti da combattimenti e parate nuziali tra i maschi, che sono poligami. Questi convergono nelle aree destinate a "zone di combattimento" e si confrontano tra loro mostrando il collare e alzando i ciuffi auricolari, quindi si avvicinano precipitosamente l'uno contro l'altro gonfiando il collare di penne e sbattendo a più riprese le ali. Contemporaneamente girano su se stessi e compiono improvvise soste acquattandosi al suolo. La femmina predispone il nido in una depressione del terreno ben riparato dalla vegetazione e vi depone 3-4 uova, che cova per circa tre settimane. I giovani vengono accuditi dalla madre per alcuni giorni, poi si rendono indipendenti. Depone una volta all'anno. Frequenta la tundra, praterie umide, marcite, paludi, risaie, rive fangose di stagni, laghi e specchi d'acqua in genere. Specie distribuita come nidificante in Europa ed Asia settentrionali dal 50 parallelo nord al Circolo Polare Artico. Migratore a lungo raggio, possiede i quartieri di svernamento più importanti in Africa a sud del Sahara sino alla provincia del Capo in Sudafrica. In Italia è di passo in agosto settembre e da meta febbraio ad aprile. E' parzialmente svemante in Veneto, Emilia-Romagna e, soprattutto, nell'italia centrale e meridionale. Durante il periodo estivo non sono rari i casi di estivazione. Piro piro boschereccio (Tringa glareola) Il Piro piro boschereccio è un piccolo limicolo appartenente alla famiglia degli scolopacidi. E riconoscibile dal sopraccoda bianco, dalla coda strettamente barrata dalle zampe color giallo-verde chiaro e dal sopracciglio chiaro, presenta inoltre un dorso marrone scuro con delle piccole macchioline bianche, mentre il collo è di color grigio chiaro, inoltre la parte superiore dei fianchi nell adulto in estate risulta barrata di marrone. Il piro piro boschereccio però, può formare, durante i passi, discreti assembramenti anche in aree piuttosto ristrette; in questi casi possono essere visti cibarsi completamente allo scoperto. Durante la nidificazione predilige le rive di fiumi, torrenti e laghi mentre nelle migrazioni, sosta in ambienti umidi o sulla riva del mare Estremamente utile all agricoltura ed ornamento del paesaggio il piro piro boschereccio si ciba di lombrichi, larve di insetti, aracnidi sostanze vegetali. Si riproduce sul terreno aperto o in radure della foresta, il nido è una semplice cavità nel terreno tappezzate di poche foglie od erbe, depone da tre a quattro uova lucenti di colore molto variabile, da verdastro ad oliva macchiate di bruno o violetto, le uova sono incubate dalla sola femmina mentre i piccoli sono accuditi prevalentemente dal maschio. Effettua una sola covata La specie nidifica in Europa nord-orientale ed Asia settentrionale, ed anche in America settentrionale, sverna a sud nell Africa sud sahariana ed in Asia meridionale sino all Australia. In Italia è specie di doppio passo, da metà agosto a settembre e da aprile a maggio, purtroppo in diminuzione per le trasformazioni fondiarie.

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