Le cellule parrocchiali di evangelizzazione: un metodo riconosciuto dalla Chiesa per animare di spirito missionario le comunità parrocchiali*

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1 Le cellule parrocchiali di evangelizzazione: un metodo riconosciuto dalla Chiesa per animare di spirito missionario le comunità parrocchiali* Un primo motivo di grande emozione per noi è l essere qui a condividere con voi l esperienza di un intera comunità parrocchiale - la parrocchia è quella di Sant Eustorgio, a Milano) - da oltre vent anni intensamente impegnata nella nuova evangelizzazione e rinnovata da questa esperienza. Qui in questa storica diocesi di Assisi, patria di S. Francesco, che accolse la chiamata del Signore: «Francesco, va e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Il richiamo preciso e forte di papa Paolo VI alla Chiesa intera nella esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi e gli accorati e ripetuti richiami di Giovanni Paolo II in tanti suoi discorsi e documenti del suo prezioso e lungo pontificato, stanno finalmente risvegliando nelle comunità cattoliche il desiderio di rispondere con rinnovata efficacia alla chiamata di Cristo Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. (MT 16,15). Lo sforzo di animare le parrocchie di nuovo spirito missionario, essenza della vita della Chiesa che, come afferma con forza Paolo VI,...esiste per evangelizzare, ci spinge a cercare strade, metodi, stimoli, responsabilità, che coinvolgano e valorizzino la testimonianza di ogni battezzato, con quel medesimo spirito che animava i primi cristiani, nell annunciare Cristo con la vita e la parola: da cuore a cuore, da famiglia a famiglia. In questa ricerca è consolante che voi cerchiate di valutare il cammino compiuto da altre comunità parrocchiali, per raccogliere ciò che di positivo possano proporre e così accogliere preservare ciò che lo Spirito Santo dona alla sua Chiesa. Un secondo motivo di emozione è dato dalla coincidenza (che leggo come segno della divina Provvidenza): 21 anni fa, il 19 febbraio 1988, Sua Eccellenza Monsignor Renato Corti, allora Vicario Generale della diocesi di Milano, partecipò a una riunione del Consiglio Pastorale della parrocchia di S. Eustorgio, per accompagnare con le proprie considerazioni e la benedizione apostolica le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione che nascevano, prime in Europa, nella nostra parrocchia. LE BASI DELLA MISSIONARIETA DELLA PARROCCHIA [diac. Pippo Crosa] Desidero prendere spunto dalle parole che allora Mons. Corti ci comunicò, dopo un prolungato momento di preghiera comunitaria, per indicare le basi sulle quali è necessario che la parrocchia fondi la propria missione: le stesse basi sulle quali, come concluse allora sua Eccellenza, prese avvio la missione degli Apostoli il giorno di Pentecoste. La prima, disse, è che questa sera con voi ho partecipato a un incontro di preghiera e durante il suo svolgimento ho potuto rimarcare abbastanza notevolmente che: preghiera significa entrare in un intimità con il Signore, parlargli, ascoltarlo e non semplicemente porre un atto che, pur chiamandosi preghiera, ci fa però rimanere in qualche modo estranei a ciò che compiamo. L atto di pregare compiuto è caratterizzante del vostro modo di muovervi, al punto che si può dire che questo, oltre ad essere un incontro di preghiera, è anche un incontro apostolico Perciò l'incontro di stasera pare dire: «Qui si fa una preghiera che sfocia nella missione o anche che la missione che si vuole mettere in atto sboccia dalla preghiera». 1

2 La seconda cosa è che ho vissuto questo momento, soprattutto se penso alla chiesa primitiva e in modo speciale alla Pentecoste, come un incontro di preghiera all'interno del quale é stato fatto il dono dello Spirito: Spirito di comunità e Spirito in intimità. Per la Chiesa primitiva infatti quel momento di preghiera è stato quello che preludeva all'andare sulla piazza di Gerusalemme ed annunziare il Vangelo. La Pentecoste è vissuta con gli Apostoli e Maria sia nel senso del dono dello Spirito sia nel senso della missione da compiere. Il riferimento agli Apostoli e a Maria ci porta a comprendere che la missione realizza la sua fisionomia piena se è apostolica e mariana......ciascuno di noi è chiamato a vivere la missione in forme differenti in correlazione ai doni ricevuti e associandosi a volte più agli Apostoli, altre volte più a Maria, vivendo però sempre la missione come proveniente dalla Pentecoste. Infine, concluse, percepisco stasera che tutto lo sforzo di percorrere delle strade nuove, aperte all'evangelizzazione, porta a considerare la proposta che viene espressa da ciò di cui voi state portando il peso, come un'esperienza che può tornare utile a tutta la Chiesa, anche per quanto concerne il metodo. Da questo punto di vista io dico è utile per tutta la Chiesa nel suo insieme guardare alla vostra esperienza perché tutti, potranno imparare qualcosa che io sento soprattutto in questa stretta comunione tra preghiera e apostolicità. Questo è il dono che potete fare a tutta la Chiesa e che l'insieme della Chiesa può apprendere guardandovi. Considerando l'insieme della Chiesa, voi, a vostra volta, potrete apprendere che le varietà dei doni dello Spirito vi portano verso scopi determinati con stili diversi, sfumature diverse e colori diversi. Ciò avviene con la consapevolezza che, più il vostro servizio sarà vigoroso, più avrete da apprendere dai vostri fratelli. Dovete fare in modo d'avere sempre dinanzi la Chiesa Cattolica, perché la sua singolarità è quella di far emergere i doni di Dio perché solo a Di ci si deve legare». Dopo un ininterrotta esperienza, diffusasi dalla parrocchia di S. Eustorgio, in molti pesi d Europa e del mondo, il Pontificio Consiglio per i Laici ha concesso il proprio riconoscimento al metodo pastorale del Sistema di Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione e all Organismo Internazionale di Servizio costituito per valorizzare, sviluppare e diffondere presso le diocesi e i parroci questa espressione della nuova evangelizzazione. Il riconoscimento della Chiesa conferma dunque le profetiche parole che Mons. Corti ci aveva offerto 21 anni prima. Sono tre stili di vita inseparabili dalle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione e irrinunciabili per ogni vera esperienza di Nuova Evangelizzazione. - Vivere con il Signore in una personale, profonda e sincera intimità di preghiera: per annunciare con efficacia Cristo dobbiamo essere innamorati di lui. - Affidare la missione allo Spirito Santo, senza la sua delicata azione (scrive Paolo VI) nessuna evangelizzazione è possibile. Chiedere e accogliere con semplicità questo dono che Dio ci offre innanzitutto nei sacramenti, e ogni volta che viene richiesto con fede: Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!. (Lc 11,13). - Vivere la comunione con i fratelli anche nella preghiera e nell accoglienza, perché la carità di Cristo animi i suoi discepoli: Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). Le Cellule sono uno strumento di evangelizzazione particolarmente adatto alla parrocchia: per questo mi pare che più che di un metodo, si debba parlare di uno strumento pastorale che, mentre forma ed aiuta i laici a d essere evangelizzatori, cioè ad accompagnare chi è lontano dalla fede o chi 2

3 è cristiano di nome e non di fatto ad un incontro vero con Cristo e con la comunità dei fedeli che è la Chiesa, rinnova in profondità la parrocchia, la riconduce alla vitalità della Chiesa primitiva, nella quale la priorità era l annuncio di Cristo Risorto, l attuazione del Regno di Dio annunciato da Gesù. Figlio di Dio. L INCONTRO CON UNA PARROCCHIA RINNOVATA DALLO SPIRITO MISSIONARIO [dr. Andrea Molinari] Quella che vorrei proporvi è una testimonianza, la visione che ho avuto di una parrocchia che, a un certo punto della propria vita, ha voluto tendere verso un espressione che un sacerdote americano, padre Michael Eivers, aveva coniato per descrivere quanto accadeva nella sua parrocchia: una parrocchia in fiamme. La parrocchia era quella di St. Boniface, in Florida, la prima ad aver introdotto il sistema delle cellule parrocchiali di evangelizzazione. Premetto che la mia visione è quella, per così dire, di un esterno: nel 2001, quando per la prima volta mi sono avvicinato alla parrocchia di Sant Eustorgio, non avevo idea di cosa fosse il sistema delle cellule, né avevo alcuna esperienza di evangelizzazione, apostolato, missionarietà. A dire il vero non avevo alcuna familiarità neppure con l idea stessa di parrocchia. Fino a quel momento, il mio rapporto con la fede era stato di sostanziale indifferenza, un atteggiamento ampiamente diffuso nella società odierna e che, purtroppo, si accompagna spesso a una pletora di pregiudizi tutti connotati negativamente nei confronti della Chiesa. Da questo punto di vista, io non costituivo un eccezione. Misi piede a Sant Eustorgio, con colei che sarebbe divenuta mia moglie, per frequentare il corso di preparazione al matrimonio. Come dicevo, non avevo idea di cosa aspettarmi, ma certamente non ero particolarmente ben disposto. Quello che ho trovato fu invece assolutamente sorprendente. Mia moglie e io incontrammo i frutti di una parrocchia rinnovata, frutti capaci di frantumare ogni pregiudizio. Li cito in ordine di scoperta, cercando di ripercorrere il cammino che io, mia moglie, e tanti altri convertiti come noi hanno avuto il dono di compiere dentro la parrocchia. Accoglienza Accoglienza, innanzitutto. Un accoglienza informale, discreta, rispettosa, ma autentica e intensa. Un accoglienza che non ha nulla a che fare con la personale predisposizione alla cordialità o alla socievolezza, ma che significa disponibilità a condividere un esperienza che cambia e informa la propria vita: l incontro con Gesù. In questo senso, accogliere diviene un gesto naturale, anzi perfino desiderato e atteso, ricercato. Si dice che la fede si rafforzi donandola: è vero, ma è ancora più vero che è la fede stessa che ci impone di donarla. Questa consapevolezza è alla base di quell accoglienza carica di intimità e di complicità ( So cosa stai provando, io ci sono già passato ) che fa sentire colui che entra (o ri-entra) per la prima volta in contatto con la parrocchia non un ospite di passaggio o un destinatario di servizi lo dico tra virgolette istituzionali, ma un fratello, una sorella realmente attesi: Benvenuto, sei arrivato a casa tua. Comunità Ma chi ci accoglie? Chi apre le braccia per cingerle intorno al nuovo venuto? L accoglienza non è 3

4 di singoli individui, è la comunità che accoglie. La scoperta di una comunità è un altra delle sorprese che riserva l incontro con una parrocchia rinnovata. La comunità che io ho incontrato non era - non è - un gruppo omologato od omogeneo, non è una specie di club (niente selezioni o iniziazioni, ci mancherebbe!): è un luogo di fraternità. Capisco che l utilizzo del termine fratelli a proposito di una comunità parrocchiale rischi di apparire un vuoto esercizio di retorica. Ma si tratta di una scelta lessicale assolutamente pertinente. L espressione fratelli in Cristo indica qualcosa di molto concreto e di tangibile quando il collante è rappresentato dalla condivisione del proprio incontro con Gesù: parlarne è naturale, argomenti considerati di esclusiva pertinenza dei luoghi dell intimità dell anima diventano invece condivisi, la fede diventa qualcosa di familiare. Preghiera E questa familiarità conduce a un terzo incontro, quello forse più sorprendente e che più segna la conversione del cuore: la preghiera. Scoprire a cosa serva la preghiera, che cosa sia la preghiera, quale sia il suo senso, quali e quanti siano i modi di pregare. Preghiera, cito nuovamente Mons. Corti, che sfocia nella missione e che della missione è fonte. L incontro con la preghiera è stato per me un momento decisivo, un vero sigillo di conversione. È stato l incontro con qualcosa di visibile, di naturale, di praticato in modo aperto. La preghiera di una comunità intera ha avuto per me e per tanti altri un effetto di coinvolgimento, di superamento delle diffidenze, delle ritrosie, perfino di un certo senso di pudore. Tornare a pregare è stata una liberazione, e per questo la testimonianza di preghiera di tanti fratelli mi è stata di grande aiuto. Testimonianza Ho citato un altra parola chiave in una vita parrocchiale rinnovata: testimonianza. Sappiamo tutti quale sia l importanza della testimonianza per un cristiano, ma vorrei brevemente soffermarmi su cosa abbia significato per me ascoltare nel corso della vita parrocchiale tante testimonianze di fede. Innanzitutto, l offerta di una testimonianza ha a che fare con quel processo di familiarizzazione dell esperienza di fede a cui ho già fatto cenno. Quando ascolti altri raccontare cose nelle quali anche tu ti riconosci anche se fino a quel momento le hai serbate nel tuo cuore, capisci che non sei solo, che il tuo orizzonte coincide con quello dei tuoi fratelli. Credere, convertirsi, professare la propria fede non è ovvio, non credo lo sia mai stato ma certamente non lo è nel mondo di oggi. Magari avresti voglia di raccontarlo, ma per mille motivi pensi che non sia il caso, che andresti incontro a derisione, incomprensione, inopportunità. Insomma hai paura: ecco, l'incontro con una comunità che adotta la testimonianza come proprio linguaggio, che la stimola, la persegue come strumento di evangelizzazione non può che determinare un mutamento nel proprio atteggiamento. La testimonianza diviene un offerta, riconoscimento al Signore che ha operato così profondamente in te e risposta al bisogno del fratello o della sorella che ti stanno innanzi. Ma c è un altro aspetto che vorrei sottolineare. Per un laico come me, la testimonianza rappresenta la modalità di espressione naturale all interno e all esterno della comunità parrocchiale: senza introdurre elementi di confusione con ruoli che non gli sono propri, la testimonianza (ossia la condivisione del poco di Gesù che hai incontrato) è il linguaggio del laico. Testimonianza di parole, di gesti, di servizio. Servizio Servizio è l ultimo degli incontri che vorrei citare: tra le cose che più mi hanno sorpreso quando ho conosciuto Sant Eustorgio vi era il numero di persone che prestavano servizio nella comunità e a 4

5 favore dell impegno di evangelizzazione. Servizi resi con il cuore ma anche con indubbie capacità, e sempre con la consapevolezza di rendere con essi una testimonianza di fede. Visto dall esterno, il servizio è una testimonianza davvero efficace e sorprendente: rappresenta un esempio, pone degli interrogativi ( ma chi glielo fa fare, perché rinunciano al loro tempo libero per me? ) e lascia un senso di gratitudine. Visto dall interno, posso dire che l assunzione di un servizio rappresenta il più bel sì che possiamo pronunciare a favore della nostra comunità parrocchiale. In un certo senso è l esito della propria conversione in parrocchia: ho ricevuto tanto, ho imparato, sono cresciuto, do la mia disponibilità a servire. Da parte sua, una parrocchia rinnovata sa che la mia disponibilità rappresenta un dono e un opportunità, sa che il mio servizio ha il valore di testimonianza e predispone degli spazi di corresponsabilità per il laico che si appresta ad assumere un ministero. Accoglienza, comunità, preghiera, testimonianza, servizio: questi sono gli incontri che ho citato e l elenco è ovviamente tutt altro che completo. Ho cercato di illustrare ciascuno di questi incontri come un frutto del quale ho personalmente goduto entrando in contatto con una parrocchia che da gigante addormentato, secondo un efficace espressione del cardinale Hume, ha saputo rianimarsi di spirito missionario adottando e proponendo come metodo di nuova evangelizzazione il sistema delle cellule parrocchiali. LE CELLULE DI EVANGELIZZAZIONE: LE FINALITA E IL METODO [diac. Pippo Crosa] Quando don PiGi Perini, nel novembre 1986 conobbe, in Florida, la prima parrocchia cattolica rinnovata dalla metodologia delle Cellule di evangelizzazione, ne fu completamente conquistato e ancor oggi candidamente confessa che quella fu una vera conversione. Ciò che don PiGi vide fu l attuazione in quella parrocchia dell insegnamento di Paolo VI nella Evangeli Nuntiandi, scritta 11 anni prima, per richiamare la Chiesa intera al mandato missionario di Gesù, al suo testamento spirituale che aveva affidato ai discepoli, anche ai dubbiosi: Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo a ogni creatura. Un mandato per ogni battezzato, anche per i parrocchiani di S. Eustorgio e di ogni parrocchia del mondo. Questa missione affidataci da Gesù deve essere predicata, ripetuta, insistita, vissuta. Per prima cosa, al suo ritorno da quel viaggio, dopo averci condiviso la propria esperienza in Florida, don PiGi ci propose di donare un ora alla settimana, nell Adorazione Eucaristica. Egli aveva capito che sarebbe stato essenziale il nostro incontro più profondo e personale con Gesù, in una preghiera cuore a cuore. Per me, invitato a partecipare a un corso parrocchiale per conoscere le Cellule, insieme a una quarantina di fratelli, furono folgoranti queste parole che mi interpellavano personalmente: Se vuoi essere un cristiano coerente, vivo e non in pensione, devi essere un evangelizzatore. Ma cosa significa essere evangelizzatore? E molto precisa l indicazione di Paolo VI quando afferma che la testimonianza silenziosa di una buona vita cristiana non è mai sufficiente. EN 22. Tuttavia (la testimonianza di vita) resta sempre insufficiente, perché anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata - ciò che Pietro chiamava «dare le ragioni della propria speranza» - esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. La Buona Novella, proclamata dalla testimonianza di vita, 5

6 dovrà dunque essere presto o tardi annunziata dalla parola di vita. Non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati. E papa Giovanni Paolo II ci toglie ogni dubbio nella Christifideles laici 33. I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo: per quest'opera sono abilitati e impegnati dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dai doni dello Spirito Santo. Durante quel corso compresi che senza la preghiera non è possibile essere evangelizzatore e che l evangelizzazione non è mai opera umana, ma azione della Grazia divina: lo Spirito santo è agente e termine dell evangelizzazione. Pregare per la persona da evangelizzare, pregare mentre accolgo l altro, mentre offro la mia condivisione, mentre lo accompagno ad incontrare Gesù nella sua vita. Ricevemmo così un aiuto pratico, una linea guida per svolgere, nello stesso stile dei primi cristiani, il mandato di evangelizzare, con un percorso legato al nostro personale incontro con Gesù. Chi devo evangelizzare? Innanzitutto coloro che hanno relazioni abituali con me, il mio ambiente di vita, il mio oikos : parenti, vicini, amici, colleghi. Queste sono le persone fra le quali la provvidenza divina mi ha voluto e verso di loro ho un impegno primario di evangelizzare. Se qualsiasi laico si sofferma a considerare le persone con le quali è in relazione quotidianamente, e quanto spesso la relazione sia superficiale, potrà chiedere nella preghiera, una preghiera del cuore nella quale presenta a Dio l altro del proprio oikos, la relazione interpersonale cambierà radicalmente. Forse Gesù, quando ci indica:..pregate per i vostri persecutori., si riferisce anche al mio rapporto con il capo-ufficio tiranno o con il vicino antipatico o con la suocera! Questa preghiera riuscirà senza dubbio a rendermi più accogliente verso l altro: come posso guardare in cagnesco il vicino di casa antipatico, se ho pregato con verità con lui? E se questa preghiera divenisse uno stile della comunità parrocchiale? Il perdono dilagherebbe, l accoglienza sarebbe uno stile di vita, come ci ha testimoniato Andrea. Come posso evangelizzare? Vi dirò cose scontate, ma dobbiamo aiutare i fratelli a viverle, nella semplicità e nell assenza di giudizio, la preghiera sarà il nostro alimento, lo Spirito Santo ci è stato donato perché possa sgorgare come fiume d acqua viva. Iniziando dall esempio di Gesù: servendo, come lui, il Maestro, ha servito i suoi discepoli. Si chinò a lavare loro i piedi, e comandò loro: anche voi servitevi gli uni gli altri. Il mondo di oggi non sa amare gratuitamente, e persino i nostri gruppi parrocchiali sono più pronti a giudicarsi che a servirsi reciprocamente. Eppure non c è arma più potente, per far breccia nel cuore dell uomo, che il servizio ispirato dall amore. Il primo servizio è il saper ascoltare. Se dedichiamo all altro un ascolto attento potremo anche entrare in sintonia con il suo cuore, con i suoi problemi, con i suoi desideri, le sue sofferenze. Ma l ascolto vero esclude il giudizio, l ascolto vero accoglie. Solo quando si sarà stabilito un accogliente rapporto di comunicazione, la nostra condivisione potrà efficacemente passare. Non si tratta di trasmettere principi morali, dottrinali o pareri personali, ma soltanto la propria esperienza personale di Gesù. Lo ha detto Andrea: Comincia a condividere quel poco di Gesù che hai incontrato. 6

7 L indemoniato di Gerasa voleva seguire Gesù, ma ricevette questo comando: «Torna a casa tua, e racconta le grandi cose che Dio ha fatto per te».(lc 8,39) E come lui il paralitico calato dal tetto, Zaccheo, la Samaritana. Nasceranno domande, dubbi, forse, quando Dio vorrà, anche il desiderio di conoscere in modo più vero Gesù, di risolvere i suoi preconcetti, i luoghi comuni, di accogliere attivamente l amore di Dio, di iniziare ad affidare a Lui la sua vita. Questo sarà il momento opportuno per invitarlo a partecipare alla cellula, la stessa di colui che lo ha evangelizzato. Nella cellula troverà altri fratelli che lo accolgono e con loro vivrà l esperienza affascinante di entrare in un modo nuovo (o, per meglio dire, rinnovato) a far parte della Chiesa, diverrà a sua volta un evangelizzatore. Cos è la Cellula di evangelizzazione? Rappresenta quella piccola comunità ecclesiale che fa da mediatrice fra la famiglia e la parrocchia, è dunque una realtà essenzialmente parrocchiale. E un piccolo gruppo di persone in costante moltiplicazione, al cui interno esistono relazioni di oikos, che cerca di evangelizzare, fare discepoli e svolgere il proprio ministero attraverso le relazioni quotidiane. Questa caratteristica di continua moltiplicazione caratterizza la cellula che non compie un cammino di crescita nella formazione culturale o dichiaratamente spirituale, ma una crescita nell evangelizzazione, accogliendo nuovi fratelli fino al raggiungimento dello scopo che è la moltiplicazione, per la nascita di una nuova cellula. Il principio di crescita è dichiarato da Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missino 2) La missione, infatti, rinnova la chiesa, rinvigorisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell'impegno per la missione universale. La guida di ogni singola cellula è affidata dal parroco a un laico, adulto nella fede, che riceve la delega a servire i fratelli: il Leader. Egli assume una corresponsabilità nell affiancare i fratelli che fanno parte della cellula nell impegno di evangelizzazione e nella loro crescita spirituale. Le cellule, sotto la guida del parroco, formano un sistema ordinato, che deve consentire costantemente al parroco di seguirne e guidarne la vita, per adempiere al compito di pastore del gregge affidatogli dal vescovo. La struttura che unisce il parroco a ogni cellula avrà una dimensione idonea a mantenere una periodicità settimanale degli incontri di verifica che garantisce il dinamismo necessario. Nelle cellule parrocchiali di evangelizzazione i laici trovano la possibilità di esplicare, nell ordine e nella comunione, quei carismi liberamente donati dallo Spirito santo esercitati e sostenuti dalla cellula, per vivere la propria missionarietà. Giovanni Paolo II si esprime con queste parole nella Christifideles Laici al 26) «I Padri sinodali, dal canto loro, hanno attentamente considerato l'attuale situazione di molte parrocchie, sollecitando un loro più deciso rinnovamento: Molte parrocchie, sia in regioni urbanizzate sia in territorio missionario, non possono funzionare con pienezza effettiva per la mancanza di mezzi materiali o di uomini ordinati, o anche per l'eccessiva estensione geografica e per la speciale condizione di alcuni cristiani (come, per esempio, gli esuli e gli emigranti). 7

8 Perché tutte queste parrocchie siano veramente comunità cristiane, le autorità locali devono favorire: a) l'adattamento delle strutture parrocchiali con la flessibilità ampia concessa dal Diritto Canonico, soprattutto promuovendo la partecipazione dei laici alle responsabilità pastorali; b) le piccole comunità ecclesiali di base, dette anche comunità vive, dove i fedeli possano comunicarsi a vicenda la Parola di Dio ed esprimersi nel servizio e nell'amore; queste comunità sono vere espressioni della comunione ecclesiale e centri di evangelizzazione, in comunione con i loro Pastori» Lo svolgimento dell incontro di cellula La cellula si incontra ogni settimana, in casa privata (normalmente la casa del leader), nel giorno e all ora fissata liberamente fra i membri della cellula. L incontro ha una durata approssimativa di 90 minuti, che vengono distribuiti con equilibrio e sensibilità, approssimativamente secondo questo schema: 1) Preghiera di lode e di ringraziamento. Accompagnata anche da qualche canto, spesso ispirata da una parola della S. Scrittura (per questo ognuno frequenta la cellula con la propria Bibbia). Non viene mai tralasciata una invocazione allo Spirito santo, perché ispiri e animi la preghiera e tutto l incontro. (durata 15 circa). 2) Condivisione. Ognuno può liberamente condividere la propria esperienza, seguendo due filoni: la propria vita spirituale e il cammino di evangelizzazione. Ognuno liberamente cerca di rispondere a queste domande: - Cosa ho ricevuto da Gesù in questa settimana? - Cosa ho fatto per annunciare Gesù? Il leader guida l ordine e la misura nella condivisione, cercando una partecipazione ampia e costruttiva. (durata 15 circa). 3) Insegnamento. Attraverso la riproduzione audio si ascolta l insegnamento del parroco, la medesima catechesi per tutte le cellule, permette al parroco di provvedere la catechesi ad ogni incontro delle cellule, consentendo loro un cammino di crescita comunitario. (durata circa). 4) Il Leader guiderà un approfondimento sull insegnamento, stimolando la partecipazione di tutti. (durata 15 circa). 5) C è anche un breve momento per gli avvisi relativi alla vita della comunità parrocchiale e delle cellule. (durata 5 circa). 6) Preghiera di intercessione per i lontani, anche per il loro incontro con Gesù. 7) Preghiera di richiesta personale e comunitaria per i presenti, per le loro necessità personali e per il cammino di evangelizzazione. Due aspetti sono ancora aggiungere: La ricchezza di frutti che il Signore ha concesso a questa esperienza è dimostrata dalle vocazioni suscitate nella comunità in questi 20 anni. Vocazioni al sacerdozio, al diaconato permanente, alla vita consacrata, alla vita missionaria. La chiamata a essere testimoni nella Chiesa del mondo intero, come Mons. Corti aveva intuito, è un dono gratuitamente offerto alla nostra parrocchia, non per nostro merito, ma per grazia di Dio. L Organismo Internazionale di Servizio per le Cellule, riconosciuto il 29 maggio dal Pontificio consiglio per i Laici, è lo strumento che il Signore ci ha preparato per poter diffondere nel mondo intero un rinnovato entusiasmo per l evangelizzazione e per la vitalità delle parrocchie. 8

9 Come noi altre parrocchie in tutta l Italia, in Francia, a Malta, in Irlanda e Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Brasile e Venezuela, in moltissimi altri paesi, sono impegnate unitariamente a testimoniare ai fratelli, ai parroci e ai vescovi, che ogni parrocchia può collaborare alla rinnovamento. Fin dal 1983 a Puebla Giovanni Paolo II declamava: Il mondo ha bisogno di una nuova evangelizzazione: nuova nel suo ardore, nuova nei suoi metodi e nuova nella sua espressione L Organismo Internazionale di Servizio per le Cellule desidera servire nella Chiesa a questa finalità. *Testo dell intervento del diacono Pippo Crosa e del dr. Andrea Molinari (parrocchia di Sant Eustorgio, Milano) in occasione dell Assemblea diocesana di Assisi, 3-4 settembre

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