MEMORIA ILLUSTRATIVA
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- Lisa Zani
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1 Alla Commissione Tributaria Provinciale di PAVIA sez. I - e All Agenzia delle Entrate (Cod.Fisc.: ): Direzione provinciale di Pavia Ufficio controlli C.so Mazzini Pavia OGGETTO: R.G.R. 449/10 - udienza del giorno 24 febbraio 2011 ore Fallimento MAGGIONI S.P.A. in LIQUIDAZIONE, con sede in Pavia, Via Regno Italico n. 9, Cod. Fisc.: IRES, IRAP - anno d imposta 2005 impugnazione avverso avviso di accertamento n. R2N03A200638/2009 notificato in data 28/9/2009 (prot. n /09) memoria illustrativa ex art. 32 D.Lgs 546/92. Il Fallimento MAGGIONI S.P.A. IN LIQUIDAZIONE, con sede in Pavia, Via Regno Italico n. 9, Cod. Fisc.: , dichiarato con sentenza del Tribunale di Pavia n. 20/06 del 25/10/2006, in persona del Curatore Dott. Andrea Nannoni, rappresentato e difeso, in forza di procura speciale conferita in calce al ricorso introduttivo dal Dott. Stefano Gorgoni, con elezione di domicilio presso lo Studio di quest ultimo, sito in Pavia, Piazza del Carmine, n. 1, deposita la seguente MEMORIA ILLUSTRATIVA Ai sensi dell art. 32 del D.Lgs. 546/92, al fine di replicare alle fuorvianti argomentazioni contenute nella memoria di costituzione in Giudizio dell Agenzia delle Entrate. 1
2 1) Ancora sull illegittimo recupero a tassazione di ,00 per spese sostenuti per opere di progettazione e ristrutturazione effettivamente eseguite sull immobile adibito ad albergo/ristorante Per quanto riguarda il recupero dei costi di complessivi ,00 ( di cui, per una fattura emessa AREATRE ENGINEERING S.r.l., ed per tre fatture emesse da ARKE PROJECT CONSULTING S.r.l.) - per opere di programmazione e ristrutturazione edilizia sostenute dalla MAGGIONI S.p.A. per la ristrutturazione dei locali in cui aveva sede il Ristorante Maggioni, già in sede di ricorso introduttivo era stato evidenziato come sia la stessa Agenzia delle Entrate a fare esplicita menzione delle opere di ristrutturazione eseguite sull immobile di proprietà della ricorrente. La controparte, infatti, alla pag. 4 dell avviso di accertamento impugnato nel tentativo di giustificare la correttezza della ricostruzione indiretta di maggiori ricavi afferma, con un candore sconcertante, che: <<( ) l effettuazione ed il completamento di lavori di ristrutturazione relativi alla parte dell immobile da adibire ad albergo induce alla considerazione che l attività di impresa, con buona dose di certezza, fosse stata posta in essere con prospettive sia di continuità nel tempo che di sviluppo>>. Dunque l Agenzia delle Entrate è perfettamente consapevole della circostanza della avvenuta effettuazione di importanti lavori di ristrutturazione cui la fattura in questione si riferisce. In sede di ricorso introduttivo, poi, era stato fatto presente come già la avvenuta dimostrazione del fatto che l immobile in questione venne completamente ristrutturato dal 2003 al 2005, e segnatamente nell anno 2004 (come risulta evidente dall esame delle due perizie aventi data certa depositate a suo tempo da due diversi Periti di due diversi Tribunali. Docc. 5 e 6) avrebbe dovuto fugare qualsivoglia dubbio sulla effettività delle prestazioni portate dalla fattura oggetto del recupero a tassazione in questione. 2
3 A ciò si aggiunga come l Agenzia delle Entrate non abbia affatto assolto l onere probatorio - su di essa gravante in ordine alla dimostrazione della (asserita) oggettiva inesistenza delle operazioni di ristrutturazione edilizia cui la fattura in questione si riferisce. Ciò, nonostante la Suprema Corte di Cassazione, con Sent. 11/6/2008, n 15395, abbia ancora di recente ribadito che (all. 1): <<( ) nella ipotesi di fatture che l'amministrazione ritenga relative ad operazioni inesistenti, non spetta al contribuente provare che l'operazione è effettiva, ma spetta all'amministrazione, che adduce la falsità del documento e quindi l'inesistenza di un maggiore imponibile, provare che l'operazione commerciale, oggetto della fattura, in realtà non è stata mai posta in essere" (Cass., 5^, 27341/2005 citata; v. già, con riguardo alle imposte sui redditi e, quindi, sotto il profilo della deducibilità, Cass., 1, 1092/1997)>>. Nel caso in questione, al contrario, l Agenzia delle Entrate si è limitata a postulare l inesistenza delle operazioni di ristrutturazione edilizia portate dalla fatture in questione sulla scorta della mera circostanza che le stesse sarebbero state emesse da soggetti che non possedevano le debite autorizzazioni di legge (quali?!?). Va da sé come, in siffatte condizioni, nessun onere probatorio possa dirsi essere stato assolto dalla controparte. 2) Ancora sull incomprensibile recupero a tassazione di presunti ricavi non contabilizzati per un ammontare pari a ,00 Per quanto concerne l'accertamento di presunti maggiori ricavi, l'atto impositivo prende le mosse dalla circostanza che sarebbero state acquistate dalla società MAGGIONI S.p.A. che si ricorda esercitava, tra l altro, attività di ristorazione e catering - una serie di torte asseritamente (secondo la tesi di controparte) destinate a ricevimenti senza che, dal registro dei corrispettivi, emerga la circostanza della avvenuta registrazione di corrispettivi giornalieri per importi superiori a che l'agenzia delle Entrate ritiene (implicitamente) sia il corrispettivo minimo 3
4 conseguito in occasione di banchetti di nozze o simili ( Cfr. pag. 4 dell avviso di accertamento). Ergo - conclude l'agenzia - i ricavi dei banchetti di nozze non sono stati fatturati. Da un esame compiuto da questa difesa emerge invece come i ricavi annotati appaiano assolutamente congruenti con gli acquisti di torte indicati nell avviso di accertamento. A tale riguardo è agevole osservare che: dall esame delle fatture di acquisto delle torte emerge come il prezzo della pasticceria, nell'anno 2004, fosse di circa 10/Kg; consultando alcuni siti internet si apprende che una torta da 1 Kg. può essere suddivisa in 6/7 porzioni (Doc. 8); Sulla scorta dei dati suddetti è stata costruita la tabella appresso esposta in cui: in colonna A è indicato il n di prot. IVA delle fatture di acquisto delle torte indicato alla pag. 4 dell avviso di accertamento; in colonna B sono indicati il n e la data di ciascuna delle fatture di acquisto delle torte indicate alla pag. 4 dell avviso di accertamento, desunti dall estratto del Registro IVA acquisti (Doc. 17); in colonna C é indicato il prezzo delle torte di cui alle fatture di acquisto indicate alla pag. 4 dell avviso di accertamento; in colonna D é indicato il peso delle torte (dividendo il prezzo indicato in col. C per il prezzo di 10 al Kg desunto dalle fatture di acquisto); in colonna E é indicato il numero di porzioni di torta servite (moltiplicando il peso delle torte indicato in col. D per 6,5 porzioni al Kg. di cui al Doc. 8); in colonna F e G sono indicati, rispettivamente, giorno di annotazione dei corrispettivi (coincidente o immediatamente successivo a quello di acquisto delle torte) ed importo dei corrispettivi annotati desunti da Registro IVA dei corrispettivi (Doc. 20). Orbene, come si può agevolmente desumere dalla tabella che segue, nello stesso giorno o (al più) nelle 24 ore successive all acquisto di ciascuna delle torte indicate alla pag. 4 dell avviso di accertamento impugnato, la società 4
5 MAGGIONI S.p.A. annotò corrispettivi di entità assai rilevante, nonché congruente con il numero di porzioni di torta servite. A B C D E F G Prot. IVA Estremi fattura 161/05 n. 109 del 17/04/ /05 n. 140 del 1/5/ /05 n. 154 del 8/5/2005 Costo torta Peso torta n porzioni Giorno e mese annotazione corrispettivi Corrispettivi annotati 139,70 Kg. 13,97 91 Domenica 17/4/ ,50 104,50 Kg. 10,45 68 Domenica 1/5/ ,00 128,70 Kg. 12,87 84 Domenica 8/5/ ,10 193/05 n. 175 del 15/5/ ,00 17,00 Kg. 19,60 Kg. 1, Domenica 15/5/2005 Martedì 17/5/ ,30 712,00 200/05 n. 192 del 22/5/ ,00 Kg. 18, Domenica 22/5/2005 Martedì 24/5/ , ,00 Totali ,40 Complessivamente, si può affermare che contestualmente all acquisto delle torte utilizzate quale elemento indiziario di evasione da parte dell Agenzia delle Entrate, ed indicate alla pag. 4 dell atto impugnato, la società MAGGIONI S.p.A. annotò corrispettivi per ben ,40, a fronte di n 499 porzioni ricavabili dalle torte acquistate, e dunque con la registrazione di corrispettivi pro-capite pari a oltre 51,69 ( ,40 / 499 = 51,69). A ciò si aggiunga perdipiù - che le fatture n. 175 del 15/5/2005 registrata al prot. 193/05 (Doc. 18), e n. 192 del 22/5/2005 registrata al prot. 200/05 (Doc. 19), si riferiscono all acquisto per torte di cresime o comunioni, cerimonie per le quali è normalmente uso offrire agli invitati un rinfresco pomeridiano (e non un pranzo), per il quale il prezzo pro-capite non supera mai i 25/30 uro a persona. Ancora una volta, la ricostruzione operata dalla controparte si appalesa in tutta la propria inconsistenza. 5
6 3) Ancora sulla illegittimità della ricostruzione indiretta dei ricavi mediante utilizzazione di percentuali medie di ricarico asseritamente correnti nel settore di appartenenza Come si ricorderà, la controparte ha applicato al caso di specie la percentuale di ricarico del 250%, che rappresenta la media semplice fra i ricarichi minimi (150%) e massimi (350%) asseritamente rilevati dall Agenzia delle Entrate stessa e che (a detta della medesima Agenzia delle Entrate) sarebbero correnti nel settore (sempre a pag. 4 dell avviso di accertamento). Per quanto riguarda l affidabilità del parametro indicato ovvero le percentuali di ricarico applicate nel medesimo settore già in sede di ricorso introduttivo era stata richiamata la ormai univoca giurisprudenza della Corte di Cassazione secondo la quale le medie di settore non costituiscono un fatto noto dal quale argomentare, e neppure invertono l onere della prova a carico del contribuente. Per mero scrupolo difensivo, corre l obbligo di riepilogare brevemente la più recente Giurisprudenza della Suprema Corte che si colloca nel medesimo alveo. Infatti, ancora recentemente, la Suprema Corte di Cassazione (Sentenza Cass. civ., sez. Tributaria, , n ) ha ribadito per l ennesima volta che: <<Sulla questione, comunque, va ricordato che (Cass., trib., 14 maggio 2007 n ) "in tema di accertamento delle imposte sui redditi e con riferimento all'accertamento analitico-induttivo del reddito d'impresa, ai sensi del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, art. 39, comma 1, lett. d, i valori percentuali medi del settore rappresentano non tanto un "fatto noto" storicamente verificato, sul quale è possibile fondare una presunzione di reddito ex art c.c., ma, piuttosto, il risultato di una estrapolazione statistica di una pluralità di dati disomogenei, che fissa soltanto una regola di esperienza" per cui "tali valori in nessun caso possono giustificare presunzioni qualificabili come gravi e precise, indicando, diversamente dai risultati valutativi emergenti da medie elaborate con riferimento all'andamento economico della specifica impresa interessata, solo in via ipotetica la redditività dell'attività 6
7 dell'impresa medesima, cosicchè, laddove non confortati da altre risultanze, si rivelano assolutamente inidonei ad integrare i presupposti di cui all'art. 39 citato (Cass. 8535/98 e 18038/05)>>. Analogamente, si vedano altresì Cass. Sez. Trib. Sent. n. 2751, del 5/02/2009. Addirittura, la Suprema Corte (Cass. Sez. Trib. Sent. n , del 1/09/2009) ha affermato che l utilizzo delle medie di settore è illegittimo financo ai fini dell accertamento induttivo extracontabile di cui all art. 39, 2 comma, del D.P.R. 600/73 (figuriamoci nell accertamento ex art. 39, 1 comma, come è nel caso di cui ci si occupa): <<( ) va osservato che questa Corte, con indirizzo consolidato, ha più volte affermato il principio secondo cui "In tema di imposte sui redditi di impresa minore, perchè sia legittima l'adozione, da parte dell'ufficio tributario, ai fini dell'accertamento di un maggior reddito d'impresa, del criterio induttivo di cui al D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, art. 39, comma 2, non basta il solo rilievo dell'applicazione da parte del contribuente di una percentuale di ricarico diversa da quella risultante da uno studio di settore, ma occorre che risulti qualche elemento ulteriore incidente sull'attendibilità complessiva della dichiarazione" come lamentato, nella specie da parte ricorrente" (cfr., ex multis, Cass., nn e 3995 del 2002, 5870 e 9946 del 2003 e del 2005)>>. Sempre nell anno 2009, la Suprema Corte ha altresì ribadito (Cassazione civile, sez. Tributaria, , n. 8418) che: <<"in tema di IVA" (per le imposte dirette cfr., Cass., trib., 13 gennaio 2006 n. 643, con richiamo dei precedenti conformi) "l'infedeltà dei dati indicati nella dichiarazione, che può essere indirettamente desunta anche sulla base di presunzioni semplici, purchè gravi, precise e concordanti (D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 54), non può essere desunta dal fatto che la percentuale di valore aggiunto dichiarato (cioè la percentuale di ricarico applicata sul costo della merce venduta) è notevolmente inferiore a quella media riscontrabile nel settore specifico di attività in aziende similari, atteso che le medie di settore non costituiscono un fatto noto storicamente provato, 7
8 dal quale argomentare con giudizio critico quello ignoto, costituente l'oggetto della dimostrazione da fornire, e che peraltro, da solo, è insufficiente a dar fondamento alla prova presuntiva, ma il risultato di una estrapolazione statistica di una pluralità di dati che fissa una regola di esperienza, in base alla quale poter ritenere, statisticamente, meno frequenti i casi che si allontanano dai valori medi, rispetto a quelli che si avvicinano" (Cass., trib., 19 novembre 2001 n , che richiama "Cass. 17/12/94 n ; 15/02/95 n. 1628; 06/05/95 n. 4976; 28/06/2001 n. 8835")>>. Di sicuro interesse appare, altresì, la Sentenza Cassazione civile, sez. Tributaria, , n nella quale si legge: <<In presenza di scritture contabili formalmente perfette (come nella specie) non è dunque sufficiente, ai fini dell'accertamento di un maggior reddito d'impresa, il solo rilievo dell'applicazione da parte del contribuente di una percentuale di ricarico formalmente diversa da quella mediamente riscontrata nel settore di appartenenza, posto che le medie di settore non costituiscono un "fatto noto", storicamente provato, dal quale argomentare, con giudizio critico, il fatto ignoto da provare, ma soltanto il risultato di una estrapolazione statistica di dati disomogenei (Cass /2005; 7914/2007). Pertanto tali percentuali sono di per sè inidonee ad integrare gli estremi di una prova per presunzioni, occorrendo quantomeno (Cass /2005) che risulti l'abnormità o l'irragionevolezza della percentuale quale elemento ulteriore (ciò che nella specie non può riscontrarsi nella differenza fra il 22% applicato dall'ufficio e il 15% dichiarato dal contribuente)>>. Per le ragioni sopra esposte si deve concludere che, ancora una volta, le pretese dell Agenzia delle Entrate riguardanti asseriti maggiori ricavi per ,00 debbono essere considerate illegittime e prive di pregio. Per quanto sopra esposto si CHIEDE 8
9 che codesta On.le Commissione Tributaria Provinciale di Pavia, rigettata ogni contraria istanza voglia: In via principale, in diritto ed in fatto: 1) annullare i recuperi a tassazione dei presunti costi indeducibili riferiti alla fattura di IVA emessa dalla società AREATRE ENGINEERING S.r.l., nonché alle fatture di complessivi IVA emesse dalla società ARKÈ PROJECT CONSULTING S.r.l.; 2) annullare i recuperi a tassazione dei presunti costi indeducibili riferiti a soggiorni in hotel limitatamente all importo di 543,30. 3) annullare la ricostruzione analitico-induttiva di maggiori ricavi per ,00 infondata in diritto ed in fatto, in quanto basata su errori di diritto, errori materiali, travisazioni, nonché carente di motivazione e contenente ricostruzioni indirette dei ricavi non suffragate dalla presenza di presunzioni gravi, precise e concordanti. In via subordinata, in diritto ed in fatto: 4) rideterminare le maggiori imposte dovute in eventuale accoglimento parziale del presente gravame; In ogni caso, per l effetto: 5) condannare l Agenzia delle Entrate al pagamento di quanto eventualmente indebitamente riscosso in pendenza di giudizio nei confronti del contribuente, oltre agli interessi maturati e maturandi; 6) condannare l Agenzia delle Entrate al pagamento delle spese di giudizio. Con osservanza. Pavia, 9 febbraio Dott. Stefano Gorgoni All. 1: Sent. Corte di Cassazione del 11/6/2008, n
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