Castello di Castrum Coeli (Colle S. Magno - FR), campagna Risultati dei saggi di scavo e dell'analisi stratigrafica degli alzati
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1 federico marazzi - alessia frisetti - annalisa gobbi - luigi di cosmo Castello di Castrum Coeli (Colle S. Magno - FR), campagna Risultati dei saggi di scavo e dell'analisi stratigrafica degli alzati 1. Il progetto di ricerca su Castrum Coeli In seguito ad un invito del Comune di Colle San Magno (FR), nell'autunno/inverno 2003/2004 il team dei Laboratori di Archeologia Medievale dell'universitaá Suor Orsola Benincasa di Napoli ha effettuato un intervento di indagine archeologica presso il sito del complesso fortificato di Castrum Coeli, posto sulla sommitaá del monte Asprano, a guardia della valle del Liri. L'intervento archeologico era parte di un piuá vasto programma di recupero architettonico e ambientale del sito, che versava da tempo in gravi condizioni di abbandono. Di tale programma, le attivitaá svolte nel 2003 dovevano costituire solo una prima tranche, destinata poi ad ampliarsi con una successiva fase di recupero funzionale della struttura a scopi turistici. Il progetto di recupero attuato nel 2003, predisposto e diretto dagli architetti Guido Batocchioni e Laura Romagnoli di Roma, ha permesso quanto meno di porre rimedio alle emergenze piuá rilevanti di degrado strutturale che il complesso poneva. Purtroppo, peroá, la non prosecuzione degli interventi ha lasciato irrisolti tutti i problemi di fruizione del sito, giaá di per seâ cospicui in ragione della sua peculiare ancorcheâ scenografica collocazione geografica, e non ha certamente consentito una valutazione archeologica esaustiva della sua vicenda insediativa. I risultati della campagna 2003 sono quindi da considerarsi come assolutamente parziali ma tuttavia, la non prevedibile prosecuzione delle attivitaá sul campo in tempi brevi ha suggerito di renderli pubblici, nonostante i limiti che la ristretta estensione delle indagini ha determinato. Il sito di Castrum Coeli, come si evidenzia nel successivo paragrafo, riveste infatti una notevole importanza storica nel quadro delle strategie di difesa delle frontiere settentrionali del Regnum Siciliae, evidenziato dalla rilevanza degli inter-
2 48 Federico Marazzi venti eseguiti (sono emersi dalle indagini quelli avvenuti soprattutto in epoca sveva), a dispetto dell'impervia natura del luogo. Inoltre, il parallelo avvio, da parte dell'universitaá Suor Orsola Benincasa, delle indagini archeologiche presso non lontano il sito castrale di Rupe Canina (Sant'Angelo di Alife ± CE) 1, che presenta una sequenza evolutiva raffrontabile a quella di Castrum Coeli, e si colloca entro il medesimo quadro strategico di controllo delle vie di accesso al Regnum, ha ulteriormente motivato alla stesura di un report sul complesso fortificato sud-laziale, che facilitasse i necessari raffronti tra i due contesti, anche in presenza della contemporanea uscita a stampa degli importanti lavori di Pio Francesco Pistilli e Cesare Crova sull'architettura fortificata di Terra di Lavoro, che offre un ancoraggio storico-architettonico di grande utilitaá alla conoscenza archeologica di questi complessi 2. L'UniversitaÁ Suor Orsola Benincasa ha operato sul terreno con un team coordinato sul campo, sotto la direzione scientifica del sottoscritto, da Annalisa Gobbi, coadiuvatadaalessiafrisetti (per la documentazione grafica delle strutture), con la collaborazione di Silvia Santorelli. Sul campo hanno collaborato anche Ilaria Ebreo, Alessandro Luciano, Archidio Mariani, Rosaria Monda e Antonio Oliveto, che qui si ringraziano per l'apporto svolto. L'esame tipologico dei reperti ceramici eá stato effettuato da Luigi Di Cosmo. Per concludere, desidero ringraziare l'allora sindaco di Colle San Magno, dott. Michele Perrozzi, per averci invitati a collaborare con l'amministrazione Comunale da lui diretta ed averci sostenuti con entusiasmo nel corso dei lavori; un grazie anche ai giaá ricordati architetti Batocchioni e Romagnoli, per l'eccellente direzione del progetto e per l'ottima collaborazione sul campo, ed al prof. Filippo Coarelli, per alcuni fondamentali suggerimenti sulla vicenda storico-archeologica del territorio; infine un sentito ringraziamento al prof. Domenico Frezza che, su suggerimento del compianto amico prof. Riccardo Francovich, mi ha introdotto al territorio della valle del Liri, ed in particolare alle vicende storiche del massiccio dell'asprano, ponendo le condizioni percheâ si sviluppasse poi l'intervento su Castrum Coeli. 1 Coppola - Di Cosmo - Marazzi 2003; Marazzi - Di Cosmo - Santorelli Pistilli 2003; Crova 2005.
3 Castello di Castrum Coeli Il quadro storico Il sito di Colle San Magno sorge sulla cima del Monte Asprano, in provincia di Frosinone, a circa 750 m.s.l.m. da dove domina tutta la Media Valle del Liri (Fig. 1). Un documento, presente nel Chronicon Cassinese, ricorda che il 10 Dicembre del 994, Landolfo Principe di Capua, dovette cedere ``mons qui dicitur S. Angeli (mons Aspranus) et Castro Cielo'' all'abate Manso, suo parente 3. Probabilmente queste proprietaá erano state incluse tra i doni previsti all'interno del giuramento di fedeltaá, che lo stesso Landolfo prestoá all'abate Manso, intorno al Tale giuramento fu reso necessario quando Landolfo dovette succedere a suo fratello Landenolfo, assassinato il 27 Aprile del 993. La cessione di Landolfo fu preceduta dalla donazione della chiesa di S. Angelo sita sul monte Asprano (``in monte qui vocatur Aspranus'') effettuata da Grimoaldo ``iudex Aquinensis''. Questa situazione dovette comunque durare ben poco, se, come ci dice il Chronicon Casinense, Monte Cassino dovette perdere Castrocielo giaá nel 996, anno della caduta dell'abate Manso 4. Le poche informazioni storiche di cui disponiamo, ci rimandano all'xi secolo, periodo della fondazione di un primo nucleo insediativo, ad opera di un gruppo proveniente dal vicino villaggio di Castrocielo. Nel 1153, le fonti ricordano un ``Garcianus stratigo de Castri Coeli'' alle dipendenze dei Conti di Aquino, e narrano di come l'insediamento fosse stato sempre oggetto di contesa, tra la vicina Aquino e Capua, finquando poco prima del Mille il sito fu donato di nuovo all'abbazia di Montecassino. Le notizie piuá cospicue riguardano peroá il periodo svevo, quando in seguito all'occupazione della Terra di Lavoro, da parte delle milizie pontificie di Gregorio IX, che portoá all'inasprimento dei rapporti tra la chiesa e il Regno di Sicilia, apparve evidente la debolezza dei presidi federiciani lungo le linee di confine. Si rese quindi necessario un programma di riorganizzazione del sistema difensivo. Tale programma, che dovette in seguito, estendersi a tutto il territorio tra il Garigliano e il Volturno, inte- 3 Bloch, 1986, p Bloch, 1986, p. 205.
4 50 Federico Marazzi Fig. 1 - Localizzazione del sito. ressoá i centri giaá fortificati di Roccaguglielma, Rocca d'evandro, Atina e Castrocielo 5. In questa fase, si dovette procedere ad una sorta di allineamento del torrione posto al limite del precipizio, con la nuova cinta muraria, allo scopo di distinguere due corti all'interno del circuito trapezoidale. 5 Pistilli, 2003, p. 88.
5 Castello di Castrum Coeli 51 Tali rifacimenti, datati al 1231, portarono ad una netta distinzione tra l'area del mastio e quella della corte bassa. Nell'ultimo quarto del XIII secolo, la rocca fu declassata per volere della Curia, ed in seguito consegnata, in qualitaá di feudo, al Cavaliere Giovanni de Eppe, che a sua volta la lascioá al figlio nel Nel secolo successivo, non si ha piuá notizia della dinastia de Eppe, ma le fonti parlano di un forte indebolimento del castrum, che rese necessaria l'aggiunta di tre torri circolari e l'innalzamento del recinto murario. Probabilmente alla seconda metaá del XIII eá ascrivibile un'ulteriore fase edilizia, alla quale pertiene forse la torre superstite sul lato orientale del circuito murario 6. Due documenti del 1381 e del 1588 riportano alcune notizie sulla presenza di una chiesa dedicata a S. Paolo e localizzata, in modo alquanto generico nell'area di Castrocielo 7. Infine agli inizi del XVII secolo si registra una fase di abbandono ed il conseguente spostamento a valle della popolazione insediata sulla cima del Monte Asprano, sotto l'influenza del duca Giacomo Boncompagni. Attualmente sono visibili alcuni tratti del sistema difensivo della rocca, con torri di diverse tipologie, ed una torre all'estremitaá nord che guarda verso il vicino villaggio di Roccasecca. Il mastio si colloca invece all'estremitaá sud dell'altura, e la sua struttura a pianta rettangolare allungata, farebbe pensare ad una committenza locale dello stesso, piuttosto che ad un origine normanna. 3. I risultati degli interventi di scavo L'indagine di scavo, localizzata all'interno di una torre semicircolare, inserita nel circuito esterno difensivo dell'insediamento e posta sul ciglio nord di un terrazzamento dal quale si domina la piana del Liri, ha portato all'apertura di un saggio di 5,80 mdi larghezza e circa 8,40 m di lunghezza. Lo scavo all'interno di tale saggio ha portato alla luce una serie di strutture tra loro perpendicolari (USM 14, 16, 18) pertinenti ad 6 Pistilli, 2003, pp Bloch, 1986, pg. 712
6 52 Federico Marazzi Tav. I - Pianta del saggio di scavo, scala 1:20.
7 Castello di Castrum Coeli 53 una torre rettangolare, che si legano ad un'ulteriore struttura (USM 10) posta al limite nord dell'altura. Gli spessori di tali strutture murarie si presentano alquanto differenziati: si passa infatti, da 1,30 m dell'usm 18, a 3,30 m dell'usm 8. Quest'ultima in particolare, doveva supportare una sorta di fondazione (USM 6) sulla quale eá impostato il muro semicircolare della II torre (USM 4), e dal quale si elevava l'alzato anch'esso probabilmente di notevoli dimensioni (Tav. I). Le strutture murarie appena descritte, realizzate con tecnica a sacco, sono costituite da materiale lapideo calcareo compatto di medie e grandi dimensioni, reperibile in loco; noncheâ da sporadici frammenti di laterizi legati a malta giallastra, sabbiosa e friabile. Nei paramenti, i filari sembrano mantenere un andamento orizzontale, ma gli elementi lapidei utilizzati mostrano un'altezza variabile tra i 7 ei30 cm. L'analisi muraria dell'intera struttura ha permesso di ipotizzare, con una certa sicurezza, che la torre rettangolare sia stata oggetto di una fase costruttiva unitaria, viste l'omogeneitaá della tecnica e le ammorsature tra le USM stesse. Tale torre rappresenterebbe la prima fase di interventi posti in essere al momento della rioccupazione dell'altura (XI secolo) seguita dalla realizzazione della torre semicircolare, quale testimonianza di un momento di ristrutturazione e consolidamento dell'assetto difensivo. Le due fasi conseguenti sono state riscontrate anche durante l'analisi preliminare dei resti del castello, che sorge sul fronte opposto dell'altura, noncheá in alcune strutture a ridosso del castello stesso. 4. Analisi delle tecniche murarie Simultaneamente alle indagini di scavo eá stata effettuata una campagna di rilievo del sito 8, volta a fornire una planimetria generale in cui far confluire non soltanto i dati stratigrafici relativi al saggio, ma anche tutte le strutture presenti sulla sommitaá del 8 La planimetria generale, effettuata con l'ausilio di una stazione totale per la battuta dei punti eá stata realizzata in scala 1:50 per permettere la registrazione di tutte le strutture murarie esistenti e i relativi rapporti stratigrafici. Per il saggio di scavo invece, eá stata redatta, come di consueto in questi casi, la documentazione in scala 1:20.
8 54 Federico Marazzi Tav. II - Planimetria generale del sito.
9 Castello di Castrum Coeli 55 Fig. 2 - Veduta del mastio dal saggio di scavo. Monte Asprano ed avere cosõá la possibilitaá di individuare le principali fasi di frequentazione del sito (Tav. II). I resti individuati sulla parte piuá alta del colle, sull'estremitaá meridionale dell'altura, si sono rivelati di entitaá piuá cospicua di quanto apparso ad una prima ricognizione e rappresentano solo una parte delle numerose testimonianze distribuite su tutto il rilievo. L'area piuá interessante eá naturalmente quella del mastio vero e proprio dove si sono concentrate le attivitaá di rilievo che hanno portato all'individuazione di numerose fasi costruttive, risultato di numerose fasi di vita del sito (Fig. 2). Sulla base della restituzione grafica, per il momento solo planimetrica 9,eÁ stato possibile distinguere alcuni momenti costruttivi principali individuati in base ad alcuni criteri quali gli appoggi strutturali e una prima suddivisione delle tecniche edilizie degli alzati. Va sottolineato che, dato il carattere del tutto preliminare 9 Avendo tale progetto solo carattere preliminare, non vi eá stata la possibilitaá di realizzare alcun rilievo degli alzati. La scelta di non redigere nemmeno campionature dei paramenti si basa sul principio che ciascuna struttura deve essere letta nella sua interezza e funzionalitaá e che l'aspetto di essa puoá, e spesso eá, influenzato da quest'ultima (si veda Giuliani 1990). Per alcune campionature delle strutture murarie del mastio si veda comunque Crova 2005, pp
10 56 Federico Marazzi Fig. 3 - Volta a botte nel pianterreno. dell'indagine, la successione cronologica proposta si intende valida in termini relativi, mentre la attribuzione di ciascuna struttura a precisi momenti storici necessita di essere sottoposta ad ulteriori approfondimenti che tengano conto di indicatori cronologici che potranno essere ricavati solo dallo scavo del mastio. Il primo nucleo fortificato eá costituito da un edificio situato sul versante meridionale del colle, a pianta rettangolare (ca. 13 x 5 m) con murature imponenti (ca m di spessore), apparentemente privo di ingressi e fondato direttamente sul banco roccioso affiorante. Una volta a botte, in gran parte conservata (Fig. 3) copriva interamente il piano terreno e costituiva il sostegno per un probabile primo piano al quale fa riferimento un breve muro trasversale 10. Nella parete sud-occidentale, ad uso del piano superiore, si trova una feritoia fortemente strombata verso il basso realizzata per permettere la difesa da eventuali avvicinamenti dal punto piuá acclive dell'altura. La posizione e l'inclinazione della saettiera mostrano chiaramente che essa doveva essere utilizzata 10 Numerose sono le torri che presentano al piano terreno una volta a botte, si vedano anche gli esempi in Fiorani 2006, pp
11 Castello di Castrum Coeli 57 in un momento precedente la costruzione della cinta muraria poligonale che altrimenti ne avrebbe impedito la visuale. La torre eá stata interamente realizzata con materiale molto disomogeneo come dimensioni e grado di preparazione: vi si trovano impiegati, infatti, in una tessitura alquanto irregolare, bozze, scapoli e schegge di pietra calcarea cavato in situ di piccola e media taglia, mentre nei cantonali si trovano blocchi parallelepipedi, sempre in calcare, poco rifiniti disposti orizzontalmente e qualche frammento di laterizio. Il confronto con alcune torri che presentano le stesse caratteristiche d'impianto, quali l'ambiente inferiore cieco e coperto con volta a botte (forse utilizzato come cisterna o deposito di derrate), il piano superiore al quale si accedeva tramite una scala lignea adibito alla guarnigione e lo spessore considerevole delle murature, permette di trovare confronti validi per questa torre con edifici di etaá normanna 11. Il fatto che l'edificio presenti una pianta rettangolare molto stretta e allungata quando invece la stragrande maggioranza ha una pianta prossima la quadrato, in questo caso eá dovuto, con grande probabilitaá, alla conformazione morfologica dell'area sul quale esso eá stato edificato che, come normalmente accade in casi di fortificazione delle alture, rappresenta sempre un forte condizionamento 12. Poco distante da questo nucleo fortificato, nel punto piuá meridionale della sommitaá del colle, la bonifica dalla fitta vegetazione e la ricognizione sul terreno hanno permesso di mettere in luce una struttura muraria ad angolo retto di notevolissime dimensioni (spessore ca m) che non era ancora mai stata notata. Purtroppo, le condizioni di lettura subordinate alla conservazione solo in fondazione di tale muratura e all'impossibilitaá di stabilire rapporti stratigrafici con altre strutture, non permettono di avanzare alcuna ipotesi se non quella di mettere questi resti in relazione con la torre quadrata messa in luce nel saggio aperto piuá a 11 Sulle caratteristiche di questi edifici si veda Coppola 2003, pp La pianta rettangolare risulta essere abbastanza rara. Si vedano le caratteristiche architettoniche delle torri del Lazio meridionale in Fiorani 1998, pp ; per l'inquadramento storico Coccia 1998, pp
12 58 Federico Marazzi nord che presenta lo stesso rilevante spessore e le stesse caratteristiche di realizzazione. Tale struttura potrebbe essere interpretata come l'angolo di una ben piuá vasta cinta muraria, o forse piuá probabilmente date le dimensioni della muratura, come una torre posta a controllo del versante sud e della valle sottostante. Se cosõá fosse, in questa prima fase di frequentazione medievale, il sito potrebbe essere stato caratterizzato dalla presenza di tre torri, di cui due adibite esclusivamente al controllo del territorio, poste alle due estremitaá meridionale e settentrionale ed una terza situata nel punto piuá alto del monte, a pianta rettangolare e piuá complessa come impianto, con funzioni anche residenziali. Riguardo all'inquadramento cronologico di questi resti, non eá al momento possibile prendere una posizione certa, va peroá sottolineato che essi sono certamente precedenti alla costruzione della cinta poligonale che ingloba la torre rettangolare e per la costruzione della quale la supposta torre meridionale deve essere stata rasata. Va inoltre ricordato che la costruzione di una prima fortificazione eá attribuita alla figura dell'abate di Montecassino Mansone nella seconda metaá del X secolo 13 e che il Castrum Coeli eá ricordato in una delle formelle della porta bronzea che Desiderio fece realizzare a Costantinopoli per la nuova basilica ristrutturata 14. I resti della cinta muraria che racchiude il primo nucleo fortificato, con un perimetro poligonale a quattro lati irregolari, risultano essere le rovine meglio conservate del sito. Si tratta di un recinto di spessore piuttosto esiguo (0,50 m) fondato anch'esso direttamente sul banco roccioso affiorante e realizzato a sacco con bozze e scapoli di calcare locale e un discreto numero di frammenti di laterizi, soprattutto tegole. I paramenti presentano una tessitura abbastanza irregolare con qualche tentativo di orizzontamento, la malta eá magra, calcarea e lisciata sulla superficie, a coprire i giunti. La cinta si presenta inoltre perfettamente verticale, anche dove la muratura si adatta alle irregolaritaá del banco roccioso, senza torri e con spigoli notevolmente arrotondati 15. Lungo i lati orientali del 13 Bertani 1998, p Bloch 1986, pp , Sulla committenza Pistilli rimanda ad una realtaá locale che potrebbe essere individuata sia nei conti d'aquino che negli abati cassinesi (Pistilli 2003, p.93-4 con ampia bibliografia e confronti). 15 A S. Angelo di Alife (Rupe Canina - CE), dove si sono svolte recentemente
13 Castello di Castrum Coeli 59 Fig. 4 - Parete est della cinta del primo nucleo, vista dall'interno. perimetro si trovano diverse feritoie strombate verso l'interno asimmetricamente per una copertura totale del territorio circostante il monte Cairo. La presenza inoltre di una serie di nicchie, di alcuni fori non passanti disposti a distanza regolare, noncheá di diverse riseghe a differente altezza lasciano invece intuire la presenza di camminamenti in legno o l'esistenza di zone parzialmente coperte da solai sempre lignei (Fig. 4). L'ambiente al piano terreno, se pure in assenza di sondaggi di scavo che darebbero modo di chiarire meglio i periodi di frequentazione, sembra sfruttare direttamente la roccia, senza che quest'ultima abbia subito alcun tipo di regolarizzazione ma anzi affiora con forti irregolaritaá. Alla realizzazione di questo edificio sembra che, per rapporti stratigrafici tra le strutture e analogia di tecnica edilizia, possano alcune indagini preliminari di rilievo e alcuni saggi stratigrafici sotto la direzione scientifica della nostra universitaá, la cinta muraria attribuita all'intervento federiciano, che racchiude il precedente mastio normanno, si presenta anch'essa verticale, senza scarpa e curvilinea negli angoli, si veda Di Cosmo (a cura di) 2001 e Di Cosmo et. al. 2003, pp
14 60 Federico Marazzi essere associati alcuni interventi di consolidamento e riadattamento della prima torre rettangolare quali un contrafforte a scarpa che come una sorta di fodera riveste tutto il lato orientale, un altro contrafforte o forse ambiente, addossato sul lato settentrionale ed infine una scala che permetteva l'ascesa al primo piano della torre e che dimostra la perdita definitiva della funzione difensiva. Dal punto di vista dell'inquadramento cronologico, come si eá in parte accennato, l'insieme di questi resti va certamente collocato ad un momento successivo sia alla torre rettangolare che a quella quadrata meridionale, come appare palesemente dai rapporti stratigrafici murari verificati in piuá punti. Che essi siano da attribuire alla ricostruzione sveva e quindi assimilabili a tutti quegli interventi di rielaborazione e ampliamento di siti fortificati esistenti voluti da Federico II dopo il 1231 va per il momento solo ipotizzato, in assenza di indicatori cronologici che possano fornire qualche elemento di maggiore certezza. I successivi interventi edilizi a fortificazione del monte Asprano sono particolarmente importanti e sembrano poter essere invece ricollegabili cronologicamente all'orizzonte indicato dai materiali rinvenuti nel saggio indagato. Essi riguardano sia il riutilizzo della precedente cinta poligonale che viene potenziata con l'inserimento di una torre semicircolare sul lato orientale e la sopraelevazione con merlatura, sia la realizzazione della torre all'interno della quale si eá scavato. A questa stessa fase costruttiva, va associata molto probabilmente anche la costruzione di un recinto murario assai ampio, caratterizzato da numerose torri, che abbraccia la sommitaá del colle ad una quota piuá bassa, e che presenta uno dei tratti meglio conservati proprio partire dal saggio. All'interno di questa cinta si estende un vasto abitato, ancora completamente da indagare, con caratteristiche molto simili a quelle di altri siti tardomedievali che si sono sviluppati ai piedi di una fortificazione 16. Esso eá costituito da abitazioni disposte lungo percorsi viari concentrici e paralleli alle mura caratterizzate da un piano terreno, che spesso sfrutta parzialmente il pendio, e un primo piano in elevato. Tra le numerose testimonianze di frequentazione del monte, vanno infine ricordati numerosi lacerti di una muratura di terraz- 16 Si veda in proposito Pistilli, 2003, p. 97.
15 Castello di Castrum Coeli 61 zamento situata pochi metri piuá in basso del castello che, indagati solo preliminarmente, sono forse associabili agli ultimi interventi descritti. Tali lacerti, conservati in piuá punti distanti tra loro, sono costruiti contro terra e sono realizzati con materiale molto eterogeneo per dimensioni, fattura e provenienza: vi si trovano impiegati, infatti, bozze e scapoli di pietra calcarea di diverse dimensioni in parte erratici ed in parte sicuramente anche di reimpiego e provenienti da edifici in disuso o demoliti situati sul posto, ma anche blocchi di forma poligonale lisciati solo sulla faccia esterna e forse pertinenti ad una precedente cinta muraria di etaá preromana, legati da poca malta calcarea Analisi dei materiali ceramici Il materiale rinvenuto nello scavo, pur abbondante, non offre dati molto significativi a causa della notevole frammentarietaá, che permette di individuare solo qualche forma. Certamente eá da tener presente l'assenza di invetriata a vetrina pesante o sparsa e quella, quasi totale, della smaltata, che eá attestata solo con due piccoli frammenti. D'altra parte il contesto stratigrafico non ha potuto fornire utili informazioni per una migliore comprensione della frequentazione del sito. La maggior parte dei reperti eá pertinente a forme chiuse, acrome, in genere anforacei o brocche di varia grandezza, dipinti con bande rosse. Consistente eá anche la presenza di frammenti di acroma da fuoco, mentre sono rari quelli rivestiti con vetrina interna. Per l'acroma si segnala un grande bacino (Tav. III, n. 1) realizzato con argilla rosa (Munsell 7,5YR 7/6) a parete obliqua ed orlo ingrossato verso l'esterno, estroflesso, a creare quasi una piccola tesa, che ricorda una forma presente a Benevento (Carsana 1998, p. 173 e fig. 98 n. 25) rinvenuta a S. Sofia in contesto dell'xi-xii secolo. Per quanto riguarda le olle da fuoco sono stati individuati due impasti. Il piuá frequente eá rossiccio (Munsell 2,5 YR 6/8) duro, con qualche vacuolo d'aria e piccolissimi inclusi calcarei, mentre l'altro eá rosso piuá scuro (Munsell 10 R 6/8) e di consistenza dura. Due sono 17 A S. Angelo d'alife le mura del borgo tardomedievale riutilizzano tratti di una cinta sannitica (si veda Caiazza 2001, p.49).
16 62 Federico Marazzi Tav. III - Ceramica acroma e da fuoco. le forme ad impasto rossiccio del primo tipo. Si tratta di olle da fuoco a fondo piano (Tav. III, n. 6) con parete sottile, globulare, collo breve, orlo leggermente estroflesso, quasi verticale (tav. III, n. 4) ed ansa di media grandezza che si attacca direttamente all'orlo (Tav. IV, n.1). Numerosi sono i confronti possibili con materiale di varie aree. A Roma, in quello proveniente dalle stratigrafie della Crypta Balbi, forme assimilabili sono datate dall'xi secolo (Manacorda et Al. 1986, p. 539 e tav. XII, n.6) con evoluzione verso un orlo che diviene sempre piuá verticale nel corso del XII e XIII (Manacorda et al. 1986, tav. XIII, n. 3; Ricci 1990, tav. V, nn. 42 e 43 ep.244). Una datazione al XII secolo avanzato ed all'inizio del XIII eá ipotizzabile anche dal confronto con le olle rinvenute nello scavo del tempio di Romolo al Foro Romano (Russo 2001, p. 260, tav. IV, nn ). Inoltre, sempre in area laziale, altri confronti sono possibili con materiale presente a Privernum negli strati piuá recenti di vita dell'abitato medievale, prima dell'abbandono datato al XII-XIII secolo (Pannuzi
17 Castello di Castrum Coeli 63 Tav. IV - Ceramica acroma, da fuoco e decorata a bande.
18 64 Federico Marazzi 1994, p. 146 e fig. 7, nn. 6-7); a Tarquinia (Bartoloni, Ricci 1995, p. 101 e fig. 4) in contesti di XI e XII, e a Castiglione in Sabina (Latini, Moscioni, Scaia 1998, fig. 4, n.19 e p. 82) ove eá attribuito alla fine del XII ed al XIII secolo. In area campana le stesse forme sono attestate ad Altavilla Silentina (Bisogno, Guarino 1984, tav. XXXI, n. 4) e a S. Sofia in Benevento (Carsana 1998, p.178 e fig. 100, nn ) in strati del XII e XIII secolo, mentre nel Molise forme molto simili compaiono a S. Vincenzo al Volturno nell'xi secolo (Patterson 2001, fig. 10:77). L'altro tipo di olla, realizzata con lo stesso impasto rossiccio ma caratterizzata da una leggera variante dell'orlo, che si presenta leggermente estroflesso e sagomato (Tav. III, n. 3) eá assimilabile sempre ad una forma presente a S. Sofia (Carsana 1998, fig. 100, n. 60) in strati del XII-XIII secolo, ad Altavilla Silentina (Bisogno, Guarino, tav. XXXI, n. 5) e a Priverno (Pannuzi 1994, fig. 7, n.5) ove eá datata allo stesso periodo. Inoltre, dell'unica forma chiusa che presenta rivestimento interno con vetrina rossiccia (Tav. III, n. 7) eá purtroppo conservata solo parte del fondo e della parete globulare. La dipinta a bande in rosso o rosso-scuro, quasi bruno, che eá la classe piuá rappresentativa di Colle S. Magno, eá caratterizzata in genere da pareti molto sottili con striature sulle superficie interne appena visibili. I frammenti sono per lo piuá pertinenti a brocche od anforacei globulari. L'impasto eá generalmente rosa-chiaro (Munsell 5 YR 8/4 oppure 2,5 YR 7/4) ben depurato, duro, con qualche vacuolo d'aria. La decorazione sulle pareti eá data a linee molto sottili dai contorni ben netti, che in genere descrivono delle volute circolari, quasi sicuramente attribuibili a spirali (Tav. IV, nn. 5-7). In un caso (Tav. IV, n. 5) pur con le dovute riserve dovute alla frammentarietaá del reperto, si puoá ipotizzare la presenza di una decorazione a spirali contrapposte, separate da una linea trasversale. Sempre spirali contrapposte dovevano essere presenti sulla parete di un anforaceo globulare (Tav. IV, n. 6) in quanto ad una voluta circolare sottile si contrappone la parte iniziale di un'altra voluta, che eá leggermente piuá spessa per una diversa pennellata. Le anse, nastriformi, larghe e scanalate (Tav. IV, n. 3) si attaccano quasi sempre al di sotto dell'orlo e sul punto di massima espansione del corpo ed in qualche caso, sono dipinte con banda rossa trasversale, data sempre a tratto sottile (Tav. IV, n. 8). Due frammenti pertinenti ad un boccale e ad una brocca trilobata, presentano l'uno una decorazione a bande verticali accostate (Tav. IV, n. 4) e l'altro una banda orizzontale associata ad una linea ondulata
19 Castello di Castrum Coeli 65 (Tav. IV, n. 9). Infine, il collo di anfora (Tav. IV, n. 2) ad impasto rosa-chiaro, tendente al giallo (Munsell 7,5 YR 7/6) con attacco di ansa nastriforme, ampia e scanalata, non presenta alcuna decorazione, quasi sicuramente per le piccole dimensioni del frammento, che non ne permettono una lettura precisa. Questa classe ceramica ormai rinvenuta quasi in tutti gli scavi dell'italia centrale e meridionale, trova attestazioni in numerosi siti campani e laziali. L'accertata presenza della stessa in tante aree, noncheâ la facilitaá di realizzazione, dovuta al miglioramento delle tecniche artigianali, lasciano pensare a produzioni locali che presentano comunque decorazioni piuttosto standardizzate. La dipinta in rosso di Colle S. Magno, pur con le difficoltaá dovute alla notevole frammentarietaá, che non permette di identificare forme complete, comunque eá sempre caratterizzata da un tratto estremamente sottile, preciso e senza gocciolature. La spirale sulla parte alta della parete globulare di anforacei, data a tratto sottile, eá il motivo decorativo piuá frequente e trova confronti in area laziale nella vicina valle del Liri, a Picinisco e Villa Latina (Romoli 1994, p.156 e sg.), a Priverno (Pannuzi 1994, p. 149, fig. 8) ove le volute descrivono occhielli annodati, ma soprattutto nelle stratigrafie di Monte d'argento, a Minturno (Ciarrocchi 1998, p. 211, fig. 9) in contesto che non dovrebbe essere anteriore al XIII secolo. Qui, tra l'altro, anche sulle anse la decorazione eá a tratto sottile. A Venafro le spirali sottili, contigue o separate da linee ondulate, sono attestate nel materiale proveniente dal teatro romano (Genito 1986, p. 27, foto 1). Per la Campania si ricordano i rinvenimenti in area beneventana, a S. Sofia, in strati attribuibili al XIII - XIV secolo (Scarpati 1998, fig. 93,n.129) ove sono presenti anche linee ondulate alternate a quelle orizzontali (Scarpati 1998, fig. 94, n. 131); a Napoli, in contesti basso-medievali, tra gli altri, di Palazzo Corigliano (Genito 1985, p. 63, fig. 48, e-g) e S. Giovanni Maggiore (Carsana 1996, p.145, fig. 5), a Capua (Di Cosmo, Panarello 1998, p.13 e fig. 1 e 2) rinvenuta insieme a smaltata attribuibile alla fine del XIII ed inizio del XIV secolo, e a Rupecanina di S. Angelo d'alife (Di Cosmo 1988, p.176 e tav. 2; Di Cosmo, Coppola, Marazzi 2003, p.348, tav. 1). In Puglia, a Brindisi, ove compare in strati del XII secolo solo in minima parte, eá abbondante negli strati del XIII soprattutto con i motivi a spirali accostate (Patitucci Uggeri, 1977,p.90). D'altra parte anche in Campania decorazioni simili sono attestate soprattutto in contesti del XIII secolo (Iannelli D'Andria 1985, p. 728). Si segnalano, infine,
20 66 Federico Marazzi alcuni frammenti con incisioni a stecca (Tav. V, n.1) o con punta sottile, di cui uno presenta l'associazione tra linee ondulate incise e banda dipinta in rosso e mal conservata (Tav. V, n. 2). Tale associazione eá nota in materiale presente a S. Sofia di Benevento in contesti del XII e XIII secolo (Scarpati 1998, p.158, fig. 90, nn. 97 e 100) ed a Monte d'argento, in Minturno (Ciarrocchi 1998, p. 207) su forme aperte del XIII. Per l'unico, piccolissimo, frammento di invetriata decorata con circonferenze in bruno (Tav. V, n. 4) non eá possibile ipotizzare confronti precisi, mentre per la rarissima protomaiolica si segnala un frammento di ciotola con orlo arrotondato ed ingrossato, in argilla rosa (Munsell 5 YR 8/4) depurata, decorato con archetti contigui e allungati, dati in verde tra circonferenze in bruno (Tav. V, n. 3). Un confronto eá possibile con una ciotola rinvenuta a Cerreto Sannita (Di Cosmo 2000, p.26 e tav. 3, n.24) ritenuta di epoca basso-medievale. Tale motivo ad archetti allungati, delimitati tra fasce policrome, eá generalmente dato in bruno sotto vetrina, soprattutto in area napoletana (Fontana 1984, tav. LII, fig. 179) e telesina (Scerrato, Fontana, Ventrone Vassallo 1984, tav. CXXXV A). Sembra, quindi, che l'utilizzazione del verde costituisca una variante di motivi tipici della fine del XIII ed inizio del XIV secolo. Se si esclude un frammentino di maiolica di epoca postmedievale da ritenersi sporadico, si segnala, infine, la presenza di un frammento di graffita ad argilla rossiccia (Munsell 2,5 YR 7/6), databile in modo generico al tardo XV secolo, pertinente a ciotola con breve tesa e gradino interno all'attacco della stessa al cavetto (Tav. V, n. 5). Decorata a fasce circolari date in verde e bruno su ingobbio bianco e sotto vetrina trasparente, questa graffita si caratterizza per i colori distribuiti a campire le circonferenze incise ed eá tipica delle produzioni di area molisana (Troiano, Verrocchio 2001, p. 232, fig. 5). A conclusione di questa prima indagine si ritiene, quindi, che la ceramica rinvenuta possa essere datata ad un periodo compreso tra il tardo XII ed il XV secolo, con una netta prevalenza di materiale attribuibile al XIII e XIV. 6. Conclusioni I dati emersi dalle indagini di scavo e dalle analisi dei relativi materiali, noncheâ dalla documentazione degli alzati superstiti, permettono solo di avanzare ipotesi assai caute.
21 Castello di Castrum Coeli 67 Tav. V - Ceramica decorata a stecca, a bande e protomaiolica.
22 68 Federico Marazzi Gli orizzonti archeologici evidenziati sembrano confermare che la fase di ristrutturazione del complesso, attribuita dalle fonti all'etaá sveva, abbia avuto una indubbia rilevanza. A questo momento si dovrebbe la conformazione del nucleo fortificato come un vasto recinto di sommitaá, forse solo in piccola parte edificato, che sfrutta il pianoro presente sulla vetta dell'asprano, difeso da tre lati dalle ripidissime pareti della montagna. Il recinto conteneva apparentemente due corpi architettonici principali: il fortilizio di sommitaá, arroccato sulla cima, costituito da un nucleo turrito interno difeso da una cinta; il sistema di sbarramento posto presso l'unico accesso alla zona sommitale, sul lato nord, costituito da un fortilizio piuá piccolo (la struttura parzialmente indagata nel corso della campagna di scavo 2003), collegato ad una cortina muraria impostata sul ciglio del salto tra la piattaforma apicale e quella che la precede a nord, da cui proviene il precorso di accesso al plateau in cui si articola la sommitaá della montagna. Tuttavia, la cronologia dei materiali ceramici rivenuti e la sequenza stratigrafica degli alzati, chiarisce che la valorizzazione militare del sito aveva preceduto questo momento storico, e puoá essere collocata giaá in epoca tardo-normanna. Probabilmente, in questa fase, le apparecchiature militari si limitavano alla parte centrale del complesso fortificato di sommitaá. Non eá invece possibile, allo stato attuale delle conoscenze, riscontrare le informazioni fornite dalle fonti scritte relativamente alle fasi insediative anteriori, ovvero quelle di epoca longobarda e della prima etaá normanna. Sarebbe certamente auspicabile che la ripresa delle indagini a Castrum Coeli venisse ripresa in considerazione dalla comunitaá di Colle San Magno. Il sito non ha infatti ancora rivelato che una minima parte delle sue potenzialitaá archeologiche ed una sua riscoperta estensiva, oltre che costituire un contributo di rilevo alla storia dell'architettura militare normanno-sveva, equivarrebbe alla valorizzazione di uno dei luoghi piuá spettacolari e suggestivi del Lazio Merdionale, dove il respiro della grande storia si fonde mirabilmente con la superba bellezza del paesaggio. Sono a cura di F. Marazzi il coordinamento scientifico dell'articolo e i testi dei paragrafi 1 e 6; sono a cura di Alessia Frisetti i testi dei paragrafi 2 e 3; il paragrafo 4 eá a cura di Annalisa Gobbi; il paragrafo 5 eá a cura di Luigi Di Cosmo.
23 Castello di Castrum Coeli 69 BIBLIOGRAFIA Bertani B., 1998, Il Millennio di Castrocielo,a c. di Montellanico P., Montecassino. Bartoloni V., Ricci M., 1995 Produzioni ceramiche da un contesto dei secoli XI-XII a Tarquinia, in ``Le ceramiche di Roma e del Lazio in etaá medievale e moderna'', II, a c. di E. De Minicis, Roma, pp Bisogno G., Guarino V., 1984, La ceramica, in ``Villaggi Fluviali nella Pianura Pestana del secolo VII; La chiesa e la necropoli di S. Lorenzo di Altavilla Silentina'', a c. di P. Peduto, Salerno, pp Bloch H., 1986, Monte Cassino in the Middle Ages, 3 voll., Roma. Caiazza 2001 D., Oppidum Sancti Angelu cognomento Rabicanum. Dalla grotta sacra alla fortezza. Storia ed etimo di un toponimo, in Di Cosmo (a cura di) 2001, Piedimonte Matese, pp Carsana V., 1996, Uno scavo archeologico nell'ala meridionale di Palazzo Giusso. Relazione preliminare, in ``AION Arch. St. Ant.'', nuova serie, n. 3, 1996, pp Carsana V., 1998, La ceramica grezza, in ``Testimonianze di epoca altomedievale a Benevento. Lo scavo del Museo del Sannio'', a c. di A. Lupia, Napoli, pp Ciarrocchi B., 1998, Note preliminari sulla ceramica dipinta a bande da un sito del Lazio meridionale, in ``Le ceramiche di Roma e del Lazio in etaá medievale e moderna'', III, a c. di E. De Minicis, Roma, pp Coccia S., 1998, Le fortificazioni medievali nel Lazio meridionale. Il quadro storico-archeologico dalla tarda±antichitaá all'incastellamento in ``Castelli del Lazio Meridionale'', a c. di G.Giammaria, Roma-Bari, pp Coppola G., Palombo A., 1996, Dizionario terminologico dell'architettura militare, Napoli. Coppola G., 2003, L'architettura dell'italia meridionale in etaá normanna (secoli XI-XII), Napoli. Crimaco L. Sogliani F., Indagini preliminari sull'insediamento fortificato di monte Petrino (Mondragone CE), ``II Congresso nazionale di archeologia medievale'', a c. di G.P.Brogiolo, Firenze pp Crova C., 2005, Insediamenti e tecniche costruttive medievali. Il Latium adiectum e la Terra Laboris, Montecassino. D'Aprile M., 2001, Murature angioine-aragonesi in Terra di Lavoro, Napoli. Di Cosmo L., 1988, La ceramica medievale di S. Angelo d'alife, in ``Atti I Convegno dei Gruppi Archeologici dell'italia meridionale'', Isernia, pp Di Cosmo L., Panarello A., 1988, Le ceramiche medievali di Capua conservate nel Museo Provinciale Campano, Marina di Minturno. Di Cosmo L., 2000, Nota sulla ceramica della Cerreto medievale, in ``Archeologia Uomo Territorio'', n. 19, Milano, pp Di Cosmo L. 2001, S. Angelo in Ravecanina. Un insediamento Medievale nel Sannio Alifano, a c. di id., Piedimonte Matese.
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