- avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. (Omissis) IRPEF-ADD.REG. 2006

Dimensione: px

Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "- avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. (Omissis) IRPEF-ADD.REG. 2006"

Umberto Cuomo
8 anni fa
Visualizzazioni

1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO COMMISSIONE TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI TRENTO SECONDA SEZIONE riunita con l'intervento dei Signori: De Benedetto Giuseppe - Presidente Mottes Maddalena - Relatore Morizzo Renzo - Giudice ha emesso la seguente SENTENZA - sul ricorso n. depositate il - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-IMPR.ORD contro: - sul ricorso n. depositato il - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG contro:

- Giudice ha emesso la seguente SENTENZA - sul ricorso n. depositate il - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n.

2 - sul ricorso n. depositato il - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF ADD.REG contro: difeso da; - sul ricorso n. 133/12 - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG contro: - sul ricorso n. 134/12 - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG contro:

133/12 - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG.

3 - sul ricorso n. depositato il - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG contro: proposto dal ricorrente; - sul ricorso n. 136/12 - avverso AVVISO DI ACCERTAMENTO n. IRPEF-ADD.REG contro: FATTO Ricorrente è la (di seguito denominata solo società) la quale ricorre avverso l'avviso di accertamento emesso pro anni 2006 con il quale veniva rettificato il reddito della stessa e di conseguenza risultano ricorrenti i soci della stessa per la quota a loro imputata quale reddito di partecipazione. I ricorsi sub n. 130, 131, 132, 133, 134, 135 e 136 vengono riuniti, trattandosi di ipotesi di connessione soggettiva ed oggettiva ai fini della trattazione congiunta. La società svolgeva attività imprenditoriale indirettamente nel settore alberghiero essendo proprietaria di una struttura alberghiera. Al fine di vedersi riconosciuta la possibilità di essere esonerata dall'obbligo di dichiarare il reddito

2006 contro: FATTO Ricorrente è la (di seguito denominata solo società) la quale ricorre avverso l'avviso di accertamento emesso pro anni 2006 con il quale veniva rettificato il reddito della stessa

4 minimo desunto dal calcolo degli indici secondo le indicazioni di cui all'art. 30 della legge 724 del presentava all'amministrazione finanziaria istanza d interpello disapplicativo ex art. 37 bis co. 8 dpr 600/73, che veniva respinta dalla competente Direzione provinciale di Trento per totale inesistenza dei requisiti legittimanti la richiesta di disapplicazione. La società non si adeguava volontariamente dichiarando il reddito minimo di legge ed esponeva nella dichiarazione dei redditi una perdita di euro 579,00 e pertanto, notificava nel 2011 un avviso di accertamento rettificando il reddito e portandolo ai minimi di legge come previsti dalla legge 724 del 1994, come modificata dalla legge 296/2006, ritenendo la società una società non operativa. Dopo l'esperimento del tentativo di conciliazione in sede contenziosa e i rinvii concessi al fine di permettere un accordo conciliativo, la causa, dopo aver ascoltato il relatore che espone i fatti e le questioni della controversia e udita la discussione delle parti, viene trattenuta in decisione. Il Collegio dopo aver letto gli atti e i documenti contenuti nel fascicolo e letto le leggi di riferimento ritiene di poter dare ragione al ricorrente. La normativa in esame prevede un reddito minimo presunto in capo a società allo scopo di scoraggiare la creazione di società "vuote" aventi il fine di distrarre i redditi altrimenti tassabili in capo ai soci. Ma tale normativa prevede la possibilità, ex art. 4 bis dell'art. 30 modificato dalla legge 296/2006 "in presenza di oggettive situazioni che hanno reso impossibile il conseguimento di ricavi, degli incrementi delle rimanenze e dei proventi nonché del reddito determinati ai sensi del presente articolo, la società interessata può richiedere la disapplicazione delle relative disposizioni antielusive ai sensi dell'art. 37 bis co. 3 del dpr 600/13". La società, nell'istanza prodotta nell'aprile del 2007 adduceva la motivazione di aver proceduto in data 28 luglio 2005 alla stipula del contratto di affitto dell'intera azienda alla società per un corrispettivo annuale pari ad euro 50 mila oltre ad Iva. Come detto non qualificava tale motivo come un motivo oggettivamente sufficiente per procedere alla disapplicazione della disciplina antielusiva, considerando poi che i valori di congruità e coerenza ai fini degli studi di settore risultavano non essere integrati. Riteneva, inoltre che l'operazione rivestisse il carattere dell'antieconomicità: la società avendo investito parecchie migliaia di euro nella ristrutturazione dell'immobile non potesse ricevere un compenso così basso, incapace di produrre reddito. Il Collegio rileva che le motivazioni portate dai ricorrenti a sostegno della propria situazione siano sufficienti a vincere la presunzione legittimamente applicata dall'amministrazione finanziaria. Risulta provato dal ricorrente e peraltro mai contestato dalla resistente che i soci genitori erano titolari di una pensione che permetteva loro vivere senza necessità di ulteriori introiti, mentre i figli soci erano impegnati in altre attività: studente di musica con personali ricavi e e impegnati in attività di gestione di esercizi pubblici in Austria. L'albergo, prima gestito in proprio è stato oggetto di un investimento (circa 350 mila euro) ai fini di una ristrutturazione che permettesse, in attesa di "risolvere" la questione familiare di chi effettivamente (dei 3 fratelli) continuasse l'attività in, l'affitto al fine di mantenere un

La società non si adeguava volontariamente dichiarando il reddito minimo di legge ed esponeva nella dichiarazione dei redditi una perdita di euro 579,00 e pertanto, notificava nel 2011 un avviso di

5 certo avviamento dell'azienda stessa. E' perfettamente coerente il ragionamento svolto dai ricorrenti, che di fatto poi, risolti i loro aspetti squisitamente parentali decidono di "riappropriarsi" del loro nell'anno L'operazione ha una sua ragione d'essere: tutti i componenti del nucleo avevano un loro introito e la società è riuscita con il contratto di affitto a 50 mila euro annui a pagare i lavori di ristrutturazione e restituire l'immobile perfettamente funzionate ai figli/soci. Il Collegio non ritiene che vi fosse alcun intento fraudolento nell'operazione, che risponde unicamente a strategie più familiari che non economiche, ma soprattutto ritiene che i ricorrenti abbiano fornito la prova capace di vincere la presunzione di non operatività della società, così come prevista dalla norma. Del resto l'esiguità del canone di affitto non è contraddetta dal raffronto con altre realtà aventi similari caratteristiche e con canoni molto superiori, né dalla prova che l'attività fosse svolte per l'intero anno, pur essendo il luogo di insistenza dell'immobile un luogo noto come turistico stagionale. La decisione relativamente al merito, trattandosi di ragionamento interpretativo in fatto, svolto dal Collegio e non di rigorosa ricorrenza applicativa o meno di norme giuridiche comporta la compensazione delle spese di giudizio tra le parti. P.Q.M. La Commissione Tributaria di 1 grado di Trento - 2 sezione definitivamente pronunciando, ogni altra domanda ed eccezione rigettata, così decide: "accoglie i ricorsi riuniti e per l'effetto annulla gli avvisi di accertamento impugnati. Spese compensate". Così deciso in Trento il 8 aprile Depositata in Segreteria il 24 luglio 2013.

L'operazione ha una sua ragione d'essere: tutti i componenti del nucleo avevano un loro introito e la società è riuscita con il contratto di affitto a 50 mila euro annui a pagare i lavori di

Documenti analoghi

L interpello disapplicativo nella disciplina delle società c.d. di comodo

L interpello disapplicativo nella disciplina delle società c.d. di comodo Autore: Nicotra Antonio In: Diritto tributario, Note a sentenza Il caso La vicenda in esame trae origine dal ricorso avverso l