AGGIORNAMENTO ANTINCENDIO 06/11/2013 IMPIANTI A BIOMASSE

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1 IMPIANTI A BIOMASSE 1

2 BIOMASSA Definizione: "la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani" (Direttiva Europea 2009/28/CE, art. 2 e) 2

3 AMMENDANTE AGRICOLO VEGETALI CICLO REFLUI ZOOTECNICI COGENERAZIONE RIFIUTI (UMIDO) 3

4 TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE PIU' COMUNI 1. BIOGAS 3. CIPPATO BIOGAS 2. SYNGAS 4

5 1. BIOGAS 5

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7 7

8 DOPPIA MEMBRANA GASOMETRICA POST DIGESTORE: d 24mt x 8mt Vasca in cemento armato gettata in opera con pilastro centrale e telo esterno di copertura. La parte superiore è rivestita con resina epossidica. All'interno della I membrana è posata una rete sulla quale attecchisce una coltura batterica che trasforma l'h2s in S elementare CAPACITA TOTALE: 3165 mc MATERIALE DIGESTANTE: 3080 mc 8

9 Pressione gas in uscita 3 mbar, temp :30 C P= 3mbar T= 30 C POZZETTO CON FILTRO PRIMARIO BIOGAS 9

10 POZZETTO CON FILTRO PRIMARIO BIOGAS 10

11 Cogeneratore: motore 999 Kwe - 20 cilindri 11

12 Torcia con 2 stadi di funzionamento: Uno per bruciare gas in modo parziale (eccesso gas) in parallelo al motore, oppure in autonomia a motore spento. Motore e torcia in parallelo bruciano circa 600mc/h di biogas. 12

13 GUARDIA IDRAULICA 13

14 FILTRO SECONDARIO BIOGAS SCAMBIATORE DI CALORE PER CONDENSAZIONE UMIDITA' BIOGAS CHILLER PER DEUMIDIFICAZIONE BIOGAS 14

15 SOFFIANTE BIOGAS es.: Q=450 Nm3/h P=115 mbar 15

16 DEPOSITO OLIO LUBRIFICANTE 16

17 CAS:

18 Torre di lavaggio in controcorrente (scrubber) con acqua e ossido ferrico 18

19 CABINA ELETTRICA DIGESTATO OLI FERMENTATORE COGENERATORE PREVASCA STOCCAGGIO INSILATO TORCIA POST FERMENTATORE FERMENTATORE G.E. EMERGENZA 19

20 ATTIVITA' SOGGETTE Prot. P1565 del 12/12/2008 OGGETTO: quesito ascrivibilità impianti biogas alle attività elencate nell'allegato al D.M. 16/02/

21 ATTIVITA' SOGGETTE Unità logica Attività 151 Descrizione Stoccaggi 27* M...; Depositi di cereali e di altre macinazioni con quantitativi in massa superiori a kg Produzione biogas 1/4 Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano gas infiammabili e/o comburenti con quantità globali in ciclo superiori a 25 Nm3/h Cogenerazione 49 Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici ed impianti di cogenerazione di potenza complessiva superiore a 25 kw G.E. ausiliario 49 Deposito olio lubrificante, additivi liquidi combustibili 12 Trafo in olio (eventuale) 48 (?) Centrale termica 74 Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili e/o oli lubrificanti, diatermici, di qualsiasi derivazione, di capacità geometrica complessiva superiore a 1 m3 C..., macchine elettriche fisse con presenza di liquidi isolanti combustibili in quantitativi superiori a 1 m3 Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kw * attività di nuova istituzione da regolarizzare entro il 07/10/2012 proroga attuale fino al

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23 ATTIVITA' SOGGETTE Unità logica Attività 151 Descrizione Produzione biogas 1.1.C Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano gas infiammabili e/o comburenti con quantità globali in ciclo superiori a 25 Nm3/h Deposito biogas 4.2.C Depositi di gas infiammabili compressi, in serbatoi fissi di capacità geometrica complessiva > 2 m

24 NORMA DI RIFERIMENTO Prot del 29/07/2010 OGGETTO: quesito impianti di produzione biogas DM 24/11/

25 NORMA DI RIFERIMENTO 2.2 Definizioni 2.2.d) ACCUMULATORI PRESSOSTATICI contenitori in tessuto gommato, a volume variabile, fissati al suolo in modo semi-permanente ed adibiti all'accumulo di gas prodotto da trasformazioni biologiche (biogas) D.M. 24/11/1984 UTILE RIFERIMENTO NO SI 2.2 Definizioni 2.2.c) GASOMETRI recipienti metallici ad asse verticale ed a volume variabile, con dispositivi di tenuta, tra le strutture mobili e quella fissa, di tipo a secco o idraulico D.M. 24/11/84 PARTE II SEZIONE II DEPOSITI DI ACCUMULO IN SERBATOI 25

26 NORMA DI RIFERIMENTO D.M. 07/08/2012 DOCUMENTAZIONE TECNICA ALLEGATA ALL'ISTANZA DI VALUTAZIONE DEI PROGETTI La documentazione tecnica di prevenzione incendi attiene alle caratteristiche di sicurezza antincendio delle attività' soggette ai controlli di prevenzione incendi riportate nell'allegato I del decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n.151 e consente di accertare la loro rispondenza alle vigenti norme o, in mancanza, ai criteri generali di prevenzione incendi. In particolare comprende: - relazione tecnica; - elaborati grafici. 26

27 NORMA DI RIFERIMENTO D.M. 07/08/2013 A.1 RELAZIONE TECNICA La relazione tecnica evidenzia l'osservanza dei criteri generali di sicurezza antincendio, tramite l'individuazione dei pericoli di incendio, la valutazione dei rischi connessi e la descrizione delle misure di prevenzione e protezione antincendio da attuare per ridurre i rischi. 27

28 NORMA DI RIFERIMENTO D.M. 07/08/2013 A.1.1 Individuazione dei pericoli di incendio La prima parte della relazione contiene l'indicazione di elementi che permettono di individuare i pericoli presenti nell'attivita', quali ad esempio: - destinazione d'uso (generale e particolare); - sostanze pericolose e loro modalita' di stoccaggio; - carico di incendio nei vari compartimenti; - impianti di processo; - lavorazioni; - macchine, apparecchiature ed attrezzi; - movimentazioni interne; - impianti tecnologici di servizio; - aree a rischio specifico. 28

29 DESTINAZIONE D'USO (GENERALE E PARTICOLARE) Di seguito si descrive... Si tratta di un impianto per la produzione di energia elettrica da biogas... Composto da: - N 2 fermentatori capacità di accumulo V1=500 m3 - N 1 postfermentatore capacità di accumulo V1=500 m3 - Cogeneratore con potenza elettrica pari a 999 kw e POTENZA ALL'ASSE MOTORE 1050 kw (D.M. 13/07/2011), portata di biogas max istantanea 450 Nm3/h - Gruppo elettrogeno di emergenza da 30 kw elettrici e POTENZA ALL'ASSE MOTORE 35 kw (D.M. 13/07/2011)alimentato a gasolio con serbatoio interno da 120 l - Deposito olio lubrificante costituito da n 1 serbatoio in acciaio da 1100 l per olio fresco e n 1 serbatoio in acciaio da 1100 l per olio esausto, per impianto ricambio olio automatico

30 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO 1.IDROLISI 2. ACIDOGENESI 3. ACETOGENESI 4. METANOGENESI 30

31 31

32 La metanogenesi è fortemente influenzata dalla temperatura è necessario scegliere il campo operativo perché in ognuno di essi operano ceppi batterici differenti 32

33 Ecco alcuni tipi di biomassa dai quali è possibile ricavare biogas: liquame bovino liquame suino deiezioni avicole scarti di macellazione residui colturali colture energetiche scarti organici dell'agro-industria fanghi di depurazione frazione organica dei rifiuti urbani Particolarmente interessante è la codigestione (cioè la digestione contemporanea in unico impianto) di liquami zootecnici e di colture energetiche o di altre tipologie di scarti. Tra le colture energetiche "dedicate" alla produzione di biogas, si utilizzano in particolare: Mais Sorgo Triticale Si tratta di piante appartenenti tutte alla famiglia delle graminacee, caratterizzate da buoni rendimenti colturali, dalla crescita veloce, dall'adattabilità a diversi tipi di terreno e da un'elevata percentuale di sostanza secca. 33

34 DISPONIBILITA' BIOMASSE IN ITALIA/ANNO BIOMASSE QUANTITA' Deiezioni animali t/a Scarti agro-industriali t/a Scarti di macellazione t/a Fanghi di depurazione t/a Frazione organica Rifiuti Urbani t/a Residui colturali t/a Colture energetiche n.d. 34

35 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO DEIEZIONI 35

36 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO Gas concentrazione Metano 50-75% Anidride carbonica 25/45% Idrogeno 1-10% Composti azotati 0,5-3% Monossido di carbonio 0,1% F+,R12; Acido solfidrico 0,02-0,2% F+;R12 Vapor d'acqua saturazione F+,R12 In alta concentrazione può provocare asfissia F+,R12 T,R23-48/23;R61 T+;R26 N;R50 Potere calorifico: inferiore: 18,8-21,6 MJ/Nm3 I valori suddetti variano a seconda della conduzione della dieta di alimentazione 36

37 PESO MOLECOLARE VARIABILE (approssimativo) Min (g/mol) MAX (g/mol) Gas concentrazione Metano 50-75% =0,5*(12,011+4*1,008)=0,5*16,043= 8,0215 =0,75*(12,011+4*1,008)=0,75*16,0 43= 12,03225 Anidride carbonica 25/45% =0,45*( ,999*2)=0,45*44,00 9=19,80405 =0,25*( ,999*2)=0,25*44, 009=11,00225 Idrogeno 1-10% =,01*1,0080=0, =,1*1,0080=0,10080 Composti azotati 0,5-3% Monossido di carbo nio 0,1% Acido solfidrico 0,02-0,2% Vapor d'acqua saturazione Non valutato Non valutato 27,83563 > 23,568 23,13 < 23,568 0, ,78513 TOTALE Aria = 29,46 Peso aria Pbiogas/Paria POSSIBILE GAS PESANTE I valori suddetti variano a seconda della conduzione della dieta di alimentazione 37

38 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.3. Pressioni d'esercizio ammesse Le pressioni, a cui sono esercitati i serbatoi, possono raggiungere al massimo i seguenti valori: - per gli accumulatori pressostatici: 0,05 bar; Le pressioni sono quelle relative, cioè al di sopra della pressione atmosferica. I depositi costituiti da: - accumulatori e gasometri; - serbatoi fuori terra; - tubi-serbatoi; sono definiti depositi rispettivamente in bassa, media ed alta pressione. 38

39 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.4. Capacità di accumulo La capacità di accumulo è data da: C = V x P / P0 dove: V = volume geometrico dei serbatoi, espresso in mc; P = pressione assoluta massima, espressa in bar; P0 = pressione assoluta barometrica, espressa in bar e assunta La capacità di accumulo è pertanto misurata in m3 ed è numericamente uguale al prodotto del volume geometrico per la pressione assoluta massima. Per i gasometri ed accumulatori pressostatici, si assume come volume geometrico quello geometrico massimo. Per pressione assoluta massima si intende quella massima di esercizio così come dichiarata dall'esercente. 39

40 SOSTANZE PERICOLOSE E LORO MODALITA' DI STOCCAGGIO (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.5. Classificazione dei depositi In funzione della capacità globale di accumulo, i depositi si suddividono nelle seguenti categorie: - 1ª categoria: oltre m3; - 2ª categoria: oltre e fino a m 3; - 3ª categoria: fino a m3. Qualora il deposito comunque rientri in attività a rischio di incidenti rilevanti, ricadente nel campo di applicazione del D.M. 16 novembre 1983, si applica la normativa vigente in tale materia. 40

41 RISCHIO ESPLOSIONE Direttiva 199/92/CE IL D.LGS. N. 81 DEL Art Definizioni 1..si intende per: «atmosfera esplosiva» una miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri. Capo II Obblighi del datore di lavoro Art Prevenzione e protezione contro le esplosioni 1. Ai fini della prevenzione e della protezione contro le esplosioni,, il datore di lavoro adotta le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura dell'attivita'; in particolare il datore di lavoro previene la formazione di atmosfere esplosive. 2. Se la natura dell'attivita' non consente di prevenire la formazione di atmosfere esplosive, il datore di lavoro deve: a) evitare l'accensione di atmosfere esplosive; b) attenuare gli effetti pregiudizievoli di un'esplosione in modo da garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori. 3. Se necessario, le misure di cui ai commi 1 e 2 sono combinate e integrate con altre contro la propagazione delle esplosioni e sono riesaminate periodicamente e, in ogni caso, ogniqualvolta si verifichino cambiamenti rilevanti. 41

42 RISCHIO ESPLOSIONE Art. 290.Valutazione dei rischi di esplosione 1. Nell'assolvere gli obblighi stabiliti dall'articolo 17, comma 1, il datore di lavoro valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei seguenti elementi: a) probabilita' e durata della presenza di atmosfere esplosive; b) probabilita' che le fonti di accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci; c) caratteristiche dell'impianto, sostanze utilizzate, processi e loro possibili interazioni; d) entita' degli effetti prevedibili. 2. I rischi di esplosione sono valutati complessivamente. 3. Nella valutazione dei rischi di esplosione vanno presi in considerazione i luoghi che sono o possono essere in collegamento, tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive. 42

43 RISCHIO ESPLOSIONE Art Obblighi generali 1. Al fine di salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori, e secondo i principi fondamentali della valutazione dei rischi e quelli di cui all'articolo 289, il datore di lavoro prende i provvedimenti necessari affinché: a) dove possono svilupparsi atmosfere esplosive in quantità tale da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori o di altri, gli ambienti di lavoro siano strutturati in modo da permettere di svolgere il lavoro in condizioni di sicurezza; b) negli ambienti di lavoro in cui possono svilupparsi atmosfere esplosive in quantità tale da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori, sia garantito un adeguato controllo durante la presenza dei lavoratori, in funzione della valutazione del rischio, mediante l'utilizzo di mezzi tecnici adeguati. Art Aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive 1. Il datore di lavoro ripartisce in zone, a norma dell'allegato XLIX, le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive. 2. Il datore di lavoro assicura che per le aree di cui al comma 1 siano applicate le prescrizioni minime di cui all'allegato L. 3. Se necessario, le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive in quantità tali da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori sono segnalate nei punti di accesso a norma dell'allegato LI. Art Documento sulla protezione contro le esplosioni... 43

44 RISCHIO ESPLOSIONE Allegato XLIX 1. - CLASSIFICAZIONE DELLE AREE Le aree a rischio di esplosione sono ripartite in zone in base alla frequenza e alla durata della presenza di atmosfere esplosive. Zona 0 - Area in cui è presente in permanenza-per lunghi periodi o frequentemente un'atmosfera esplosiva dovuta gas-vapore-nebbia. Zona 1 - Area in cui la formazione di un'atmosfera esplosiva, dovuta a vapori-nebbia, è probabile che avvenga occasionalmente durante le attività gasnormali Zona 2 - Area in cui durante le normali attività non e' probabile la formazione di un'atmosfera esplosiva dovuta a gas, vapore o nebbia o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata. 44

45 RISCHIO ESPLOSIONE 45

46 RISCHIO ESPLOSIONE POZZETTO SCARICO CONDENSA 46

47 RISCHIO ESPLOSIONE EMISSIONE DA GUARDIA IDRAULICA 1,80 2,00 0,80 0,25 1,70 47

48 DESCRIZIONE DEL PROCESSO TORCIA GUARDIA IDRAULICA 48

49 - lavorazioni: stoccaggio e caricamento biomasse solide e liquide - macchine, apparecchiature ed attrezzi, movimentazioni interne: Utilizzo di macchine operatrici stradali per la movimentazione e il caricamento delle biomasse - impianti tecnologici di servizio: rete teleriscaldamento, impiantistica elettrica di servizio, ecc. 49

50 AREE A RISCHIO SPECIFICO 49 GENERATORE ENERGIA PRIMARIO 13.1.A CONTENITORE/DIS TRIBUTORE MOBILE GASOLIO 48 MACCHINE ELETTRICHE IN OLIO V>1 m3 (eventuale) 49 GENERATORE ENERGIA AUSILIARIO PRODUZIONE BIOGAS 74 CENTRALE TERMICA 27 STOCCAGGIO CEREALI INSILATI 12 DESPOSITI OLIO LUBRIFICANTE 12 DESPOSITI ADDITIVI COMBUSTIBILI 50

51 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI A.1.2 Descrizione delle condizioni ambientali La seconda parte della relazione contiene la descrizione delle condizioni ambientali nelle quali i pericoli sono inseriti, al fine di consentire la valutazione del rischio incendio connesso ai pericoli individuati, quali ad esempio: - condizioni di accessibilita' e viabilita'; - lay-out aziendale (distanziamenti, separazioni, isolamento); - caratteristiche degli edifici (tipologia edilizia, geometria, volumetria, superfici, altezza, piani interrati, articolazione planovolumetrica, compartimentazione, ecc.); - aerazione (ventilazione); - affollamento degli ambienti, con particolare riferimento alla presenza di persone con ridotte od impedite capacita' motorie o sensoriali; - vie di esodo. 51

52 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI DI ACCESSIBILITA' E VIABILITA' (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.6. Ubicazione I depositi devono essere installati in aree già destinate o in previsione di essere destinate a zona industriale dai Piani regolatori comunali o da altri strumenti urbanistici. I depositi in bassa pressione di qualunque categoria e quelli in media e alta pressione di 3ª categoria possono anche essere ubicati al di fuori di zone industriali, a condizione che la densità di edificazione, attestata dall'amministrazione comunale, non risulti superiore a TRE METRI CUBI PER METRO QUADRATO nel raggio: - di 100 m per depositi in bassa pressione; - di 200 m per depositi in media e alta pressione. Le distanze di cui sopra vanno misurate a partire dal contorno della proiezione in pianta dei serbatoi. 52

53 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI DI ACCESSIBILITA' E VIABILITA' (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.7. Recinzione L'area di pertinenza del deposito deve essere delimitata da apposita recinzione, di altezza pari ad almeno 2,50 m posta ad una distanza dagli elementi pericolosi non inferiore a quella di protezione fissata per gli elementi. La recinzione deve essere di tipo continuo realizzata in muratura o con elementi prefabbricati di calcestruzzo. Per i depositi costituiti da tubi-serbatoio è ammessa una recinzione in semplice rete metallica. Nella recinzione devono essere previste almeno due aperture idonee ad assicurare, in caso di necessità, l'accesso dei mezzi di soccorso e l'esodo del personale presente. Nel caso in cui il deposito costituisca parte integrante di un complesso avente una recinzione con le caratteristiche sopra descritte, il recinto specifico del deposito può essere realizzato in semplice rete metallica, nel caso di deposito in media pressione, ovvero omesso, nel caso di deposito in tubi-serbatoio o in bassa pressione. 53

54 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI DI ACCESSIBILITA' E VIABILITA' (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II 2.8. Elementi pericolosi Sono considerati elementi pericolosi: - i serbatoi; - le stazioni di compressione e le cabine di decompressione; - le cabine elettriche di trasformazione; - ogni altro elemento che presenti pericolo di esplosione o di incendio nelle normali condizioni di funzionamento. 54

55 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI DI ACCESSIBILITA' E VIABILITA' (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II DISTANZE DI SICUREZZA 2.9. Fabbricati interni Distanze di sicurezza Computo delle distanze di sicurezza Caratteristiche degli elementi costitutivi 55

56 LAY-OUT AZIENDALE (DISTANZIAMENTI, SEPARAZIONI, ISOLAMENTO); PARTE II SEZIONE II DISTANZE DI SICUREZZA ELEMENTO DISTANZA DI SICUREZZA INTERNA DISTANZA DI PROTEZIONE DISTANZA DI SICUREZZA ESTERNA (3 categoria) (dal contorno in pianta dei serbatoi) 6m 20 m (per capacità di accumulo del singolo serbatoio fino a 500 m3) (per capacità di accumulo totale fino a 5000 m3) 25 m 10 m Fabbricati interni (uffici e servizi) (per capacità di accumulo totale da 5000 m3 a m3) (per capacità di accumulo del singolo serbatoio superiore a 500 mc e fino a m3) SI MOLTIPLICA PER 1,5 IN CASO DI chiese, scuole, ospedali, locali di pubblico spettacolo, alberghi, convitti, caserme, grandi magazzini, mercati stabili, stazioni ferroviarie o da luoghi similari soggetti a notevole affollamento 15 m (per capacità di accumulo del singolo serbatoio superiore a mc e fino a m3) Linee aeree 1-30 kv 20 m Linee aeree >30 kv 50 m Stazioni di compressione, cabine elettriche 5m Altri pericolosi serbatoi 5m elementi e tra 4m (1) Per gli accumulatori pressostatici la capacità singola è limitata a 500 m3 (sono quelli fissati in modo semipermanente al suolo) 56

57 LAY-OUT AZIENDALE (DISTANZIAMENTI, SEPARAZIONI, ISOLAMENTO); PARTE II SEZIONE II DISTANZE DI SICUREZZA <~30kV 4m 20m -25 m 5m 4m ABITAZIONE 20m Recinzione h min =2,50 m 6-15 m 50m 5m >~30kV UFFICI CABINA ELETTRICA 57

58 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI DI ACCESSIBILITA' E VIABILITA' (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II DISTANZE DI SICUREZZA DENSITA' URBANISTICA NEL RAGGIO DI 100 M <= 3 m3/m H recinzione >= 2,50 m 2.10 Anche attorno ai singoli recipienti di accumulo in bassa pressione ed ai depositi in alta pressione deve essere mantenuta una fascia libera di terreno, di larghezza non inferiore alla distanza di protezione. Tra i recipienti di accumulo e gli altri elementi pericolosi dell'impianto, di cui al punto 2.8, deve intercorrere la distanza di sicurezza interna. La distanza di sicurezza esterna, variabile in funzione della categoria del deposito, deve intercorrere tra i recipienti di accumulo ed il perimetro del più vicino fabbricato esterno allo stabilimento o in confini di aree edificabili. In quest'ultimo caso è consentito comprendere nella distanza di sicurezza anche la prescritta distanza di rispetto qualora i regolamenti edilizi locali vietino la costruzione sul confine. La distanza di sicurezza esterna deve essere aumentata del 50% se i fabbricati esterni da proteggere sono adibiti ad attività industriali che presentino pericolo di esplosione o di incendio, oppure sono costituiti da chiese, scuole, ospedali, locali di pubblico spettacolo, alberghi, convitti, caserme, grandi magazzini, mercati stabili, stazioni ferroviarie o da luoghi similari soggetti a notevole affollamento. 58

59 DESCRIZIONE CONDIZIONI AMBIENTALI CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (UTILE RIFERIMENTO D.M. 24/11/1984) PARTE II SEZIONE II GASOMETRI 2.12 c1) Ogni gasometro deve poter essere isolato dal resto dell'impianto. I dispositivi di intercettazione devono perciò essere facilmente accessibili in ogni momento e visivamente ben individuabili. In ogni condotta di collegamento deve inoltre essere inserita, nell'immediata vicinanza del gasometro, una chiusura di tipo idraulico, per garantire all'occorrenza l'esclusione, a tenuta di gas, del gasometro dal resto dell'impianto; qualora la pressione di esercizio non consenta l'utilizzo di guardia idraulica, questa deve essere sostituita da un sistema di chiusura meccanica munito di disco cieco. Ogni gasometro deve essere dotato di: - dispositivi appropriati per controllare il volume contenuto e la pressione interna; - dispositivi predisposti per segnalare che i valori limite superiore ed inferiore del contenuto ammissibile nell'esercizio del gasometro stanno per essere raggiunti, ed eventualmente per impedire il superamento di detti limiti. 59

60 RETI GAS D.M. 16/04/2008 condotte di 7a specie: condotte con pressione massima di esercizio (MOP) inferiore od uguale a 0,04 bar (0,004 MPa). 2 SEZIONE 2a CONDOTTE A SERVIZIO DELLE UTENZE INDUSTRIALI 2.2 CONDOTTA DI ALIMENTAZIONE E RETE DI ADDUZIONE La condotta di alimentazione deve essere progettata, costruita, collaudata, esercita e manutenuta secondo le disposizioni riportate alla SEZIONE 1a con le eccezioni specifiche indicate nella norma UNI 9860 ad esclusione dei prodotti a pressione standard per i quali è richiesta la conformità al DLgs del 25 febbraio 2000, n. 93 Attuazione della direttiva 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione. Inoltre: - il tracciato della condotta deve essere scelto in modo da evitare la vicinanza di opere, manufatti, cumuli di materiale ecc., che possano danneggiare la condotta stessa oppure creare pericoli nel caso di eventuali fughe di gas. - nei tratti fuori terra la condotta deve essere opportunamente protetta contro eventuali danneggiamenti da azioni esterne. La rete di adduzione dovrà, per quanto possibile, rispettare le prescrizioni stabilite per la condotta di alimentazione e dovrà essere realizzata in conformità ai requisiti contenuti nel D.Lgs 23/02/2000 n 93 Attuazione della direttiva 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione ed alle relative norme tecniche. In caso di reti estese o particolarmente ramificate deve essere valutata accuratamente l ubicazione degli organi di intercettazione. 60

61 RETI GAS D.M. 12/04/1996 TITOLO V 5.2 MATERIALI DELLE TUBAZIONI Possono essere utilizzati esclusivamente tubi idonei. Sono considerati tali quelli rispondenti alle caratteristiche di seguito indicate e realizzate in acciaio, in rame o in polietilene Tubi di polietilene I tubi di polietilene, ammessi unicamente per l interramento all esterno di edifici, devono avere caratteristiche qualitative e dimensionali non minori di quelle indicate dalla norma UNI ISO 4437 serie S8, con spessore minimo di 3 mm. 5.3 GIUNZIONI, RACCORDI E PEZZI SPECIALI, VALVOLE 5.4 POSA IN OPERA 5.6 PROVA DI TENUTA DELL IMPIANTO INTERNO 61

62 VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL RISCHIO A.1.3 Valutazione qualitativa del rischio incendio La terza parte della relazione contiene la valutazione qualitativa del livello di rischio incendio, l'indicazione degli obiettivi di sicurezza assunti e l'indicazione delle azioni messe in atto per perseguirli. MEDIO? ALTO? 62

63 VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL RISCHIO D.M. 10/03/98 Allegato I Punto C) LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO Si intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui: - per presenza di sostanze altamente infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e nella fase iniziale sussistono forti probabilità di propagazione delle fiamme, ovvero non è possibile la classificazione come luogo a rischio di incendio basso o medio. Tali luoghi comprendono: - aree dove i processi lavorativi comportano l'utilizzo di sostanze altamente infiammabili (p.e. impianti di verniciatura), o di fiamme libere, o la produzione di notevole calore in presenza di materiali combustibili; 63

64 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO A.1.4 Compensazione del rischio incendio (strategia antincendio) La quarta parte della relazione tecnica contiene la descrizione dei provvedimenti da adottare nei confronti dei pericoli di incendio, delle condizioni ambientali, e la descrizione delle misure preventive e protettive assunte, con particolare riguardo al comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali ed ai presidi antincendio, evidenziando le norme tecniche di prodotto e di impianto prese a riferimento. Relativamente agli impianti di protezione attiva la documentazione indica le norme di progettazione seguite, le prestazioni dell'impianto, le sue caratteristiche dimensiona, (quali ad esempio, portate specifiche, pressioni operative, caratteristica e durata dell'alimentazione dell'agente estinguente, ecc..) e quelle dei componenti da impiegare nella sua realizzazione, nonche' l'idoneita' dell'impianto in relazione al rischio di incendio presente nell'attivita'. 64

65 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO RETI DI IDRANTI Dal 04/04/2013 è in vigore il decreto impianti D.M. 20/12/2012 Art. 1 OGGETTO 1. Il presente decreto disciplina la progettazione, la costruzione, l esercizio e la manutenzione degli impianti di protezione attiva contro l incendio, così come definiti nella regola tecnica di cui al successivo art. 4 e di seguito denominati impianti, installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, qualora previsti da specifiche regole tecniche in materia o richiesti dai comandi provinciali dei vigili del fuoco nell ambito dei procedimenti di prevenzione incendi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n. 151, fatto salvo quanto stabilito dal successivo art. 2 ART. 2 CAMPO DI APPLICAZIONE - NON ESCLUSO - UNI Livello 1 Livello 2 Livello 3 65

66 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO RETI DI IDRANTI D.M. 20/12/2012 ALLEGATO 4.2 RETI DI IDRANTI NELLE ATTIVITÀ NON REGOLAMENTATE DA SPECIFICHE DISPOSIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI 1. Per le attività non regolamentate da specifiche disposizioni di prevenzione incendi. la necessità di prevedere l installazione di una rete di idranti, la definizione dei livelli di pericolosità e le tipologie dì protezione, nonché le caratteristiche dell aiimentazione idrica ai fini dell applicazione della norma UNI ove applicabile - sono stabilite dal progettista sulla base della valutazione del rischio d incendio di cui alla normativa vigente. Quanto sopra potrà anche essere valutato dal Comando provinciale, nell ambito dei procedimenti di prevenzione incendi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n

67 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO RETI DI IDRANTI Livello 1 B.1.1 Aree nelle quali la quantità e/o la combustibilità dei materiali presenti sono basse e che presentano comunque basso pericolo di incendio in termini di probabilità d innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in tale classe tutte le attività di lavorazione di materiali prevalentemente incombustibili ed alcune delle attività di tipo residenziale, di ufficio, ecc., a basso carico d incendio. Nota: Le aree di livello 1 possono essere assimilate a quelle definite di classe LH ed OH 1 dalla UNI EN cui si può fare riferimento per ulteriori indicazioni. Livello 2 B.1.2 Aree nelle quali c è una presenza non trascurabile di materiali combustibili e che presentano un moderato pericolo di incendio come probabilità d innesco, velocità di propagazione di un incendio e possibilità di controllo dell incendio stesso da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in tale classe tutte le attività di lavorazione in genere che non presentano accumuli particolari di merci combustibili e nelle quali sia trascurabile la presenza di sostanze infiammabili. Nota: Le aree di livello 2 possono essere assimilate a quelle definite di classe OH 2, 3 e 4 dalla UNI EN cui si può fare riferimento per ulteriori indicazioni. Livello 3 B.1.3 Sono le aree nelle quali c è una notevole presenza di materiali combustibili e che presentano un alto pericolo di incendio in termini di probabilità d innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in questa categoria le aree adibite a magazzinaggio intensivo come definito dalla UNI EN le aree dove sono presenti materie plastiche espanse, liquidi infiammabili, le aree dove si lavorano o depositano merci ad alto pericolo d incendio quali cascami, prodotti vernicianti, prodotti elastomerici, ecc. Nota: le aree di livello 3 possono essere assimilate a quelle definite di classe HHP e/o HHS dalla UNI EN cui si può fare riferimento per ulteriori indicazioni. 67

68 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO RETI DI IDRANTI 68

69 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO RETI DI IDRANTI E il D.M. 24/11/84 cosa prevedeva? Impianti antincendio La rete antincendio, installata per la protezione dei depositi fuori terra, è costituita essenzialmente da: - rete idrica chiusa ad anello, di diametro adeguato, alimentata da almeno due pompe una di riserva all'altra; almeno una pompa dovrà essere azionata da motore termico; - riserva idrica idonea ad assicurare il funzionamento contemporaneo di metà delle bocche da incendio installate per un periodo di mezz'ora e dell'impianto di raffreddamento per metà del numero di serbatoi installati; - una serie di bocche da incendio tipo UNI 70, poste a distanza reciproca non superiore a 50 m; la bocca in condizioni più sfavorevoli deve poter erogare ad una pressione di 1 bar una portata al bocchello di 150 l/min; ogni bocca sarà munita di cassetta completa di tubazione lunga almeno 20 m e di lancia erogatrice. Nel caso di accumulatori pressostatici è consentita l'installazione di un solo idrante tipo UNI 45 in grado di erogare ad una pressione di 1 bar una portata al bocchello di 110 l/min. 69

70 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO ALIMENTAZIONE RETI DI IDRANTI REQUISITI DI AFFIDABILITA' UNI A.1.4 Continuità dell alimentazione L assicurazione della portata idrica "in ogni tempo" per gli acquedotti, va intesa durante la normale erogazione del servizio. Un indisponibilità per manutenzione dell ordine di 60 ore/anno, relativamente all area interessata dall impianto, attestabile mediante dati statistici relativi agli anni precedenti, è considerata accettabile almeno per le aree di livello 1 e 2. 70

71 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO ALIMENTAZIONE RETI DI IDRANTI AMMISSIBILITA' POZZO n 1 -Nota prot. n. P320/4101 sott. 72/C.1(17) del 16 luglio 2008 Ammissibilità delle alimentazioni da pozzo di cui alla norma UNI Quesito. Con riferimento alla richiesta pervenuta con nota indicata a margine con la quale si chiede di avere un chiarimento in merito all'idoneità dell'impianto idrico antincendio, alimentato tramite pozzo e supportato da apposita relazione geologica, questo Ufficio ritiene che non sia casuale il fatto che la norma UNI 12845, che ha sostituito la UNI 9490, non preveda detta alimentazione. Pertanto, si è del parere che l'alimentazione degli impianti idrici antincendio non possa avvenire tramite pozzo ma in tal caso sia necessario anche un'idonea riserva idrica antincendio. 71

72 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO ALIMENTAZIONE RETI DI IDRANTI AMMISSIBILITA' POZZO n 2 - UNI EN punto

73 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO AMMISSIBILITA' POZZO n 3 - UNI TR quesito 37 73

74 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO AMMISSIBILITA' POZZO n 4 - UNI/TR 11438:

75 COMPENSAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO ALIMENTAZIONE RETI DI IDRANTI UNI EN Alimentazione ELETTRICA L alimentazione per il quadro di controllo della pompa deve essere dedicata esclusivamente al gruppo di pompaggio sprinkler e separata da tutti gli altri collegamenti. Dove è consentito dal gestore della rete elettrica, l alimentazione per il quadro di controllo della pompa deve essere presa a monte dell interruttore generale dell alimentazione ai fabbricati e dove ciò non è permesso mediante il collegamento dall interruttore generale. I fusibili del quadro di controllo della pompa devono essere ad alta capacità di rottura, per poter consentire il passaggio della corrente di spunto per un periodo non minore di 20 s Tutti i cavi devono essere protetti contro il fuoco e i danni meccanici. Al fine di proteggere i cavi dall esposizione diretta all incendio, questi devono passare all esterno dell edificio o attraverso quelle parti dell edificio dove il rischio di incendio è trascurabile e che sono separate da qualsiasi significativo rischio di incendio mediante pareti, tramezzi o pavimenti con una resistenza al fuoco non minore di 60 min, oppure devono essere forniti di una protezione diretta supplementare o interrati. I cavi devono essere di singola tratta senza giunzioni. 75

76 DEPOSITI SEMI-FISSI A TERRA RISPONDENZA AL D.M. 24/11/

77 AREE A RISCHIO SPECIFICO 49 GENERATORE ENERGIA PRIMARIO 13.1.A CONTENITORE/DIS TRIBUTORE MOBILE GASOLIO 48 MACCHINE ELETTRICHE IN OLIO V>1 m3 (eventuale) 49 GENERATORE ENERGIA AUSILIARIO PRODUZIONE BIOGAS 74 CENTRALE TERMICA 27 STOCCAGGIO CEREALI INSILATI 12 DESPOSITI OLIO LUBRIFICANTE 12 DESPOSITI ADDITIVI COMBUSTIBILI 77

78 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI REGOLA TECNICA: DECRETO MINISTERO DELL'INTERNO 13 luglio 2011 Art. 1 Campo di applicazione Il presente decreto individua i criteri di sicurezza contro i rischi d'incendio e di esplosione riguardanti le installazioni terrestri fisse e mobili di motori a combustione interna accoppiati a macchine generatrici di energia elettrica o ad altre macchine operatrici, di seguito denominati gruppi, e di unità di cogenerazione e si applica ad installazioni di nuova realizzazione aventi potenza nominale complessiva, come definita dalla lettera q) del paragrafo 1.1 del Capo I, del Titolo I dell'allegato al presente decreto, non superiore a kw a servizio di attività civili, industriali, agricole, artigianali, commerciali e di servizi. Per le installazioni di gruppi e di unità di cogenerazione aventi potenza nominale complessiva maggiore di 50 kw e fino a kw si applicano le disposizioni di cui ai Titoli I e II dell'allegato al presente decreto.per le installazioni di gruppi e di unità di cogenerazione aventi potenza nominale complessiva maggiore di 25 kw e non superiore a 50 kw si applicano le disposizioni di cui ai Titoli I e III dell'allegato. Per le installazioni di gruppi e di unità di cogenerazione aventi potenza nominale complessiva fino a 25 kw si applicano le disposizioni di cui al Titolo IV dell'allegato. Le presenti disposizioni non si applicano ad installazioni di gruppi e unità di cogenerazione inseriti in processi di produzione industriale, impianti antincendio, stazioni e centrali elettriche, dighe e ripetitori radio ed installazioni impiegate al movimento di qualsiasi struttura. Per l'installazione in tali ambiti o per potenza nominale complessiva superiori a kw, le presenti disposizioni costituiscono utili criteri di riferimento. 78

79 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Titolo I GENERALITA' E DISPOSIZIONI COMUNI Capo I Generalità 1. Termini, definizioni e tolleranze dimensionali q) potenza nominale complessiva: potenza meccanica, espressa in kw, resa disponibile all'asse dall'insieme dei motori primi costituenti l'installazione di gruppi e/o unità di cogenerazione. La potenza nominale di ciascun motore primo è dichiarata dal fabbricante e deve essere riportata sulla targa di identificazione del gruppo o unità di cogenerazione; 2. Marcatura CE 2.1. Il gruppo e/o l'unità di cogenerazione, deve essere dotato dimarcatura CE e di dichiarazione CE di conformità. L'utilizzatore è tenuto ad esibire copia della dichiarazione CE di conformità ed il manuale di uso e manutenzione, ai fini dei controlli dell'organo di vigilanza I dispositivi e i materiali accessori devono essere certificati secondo le normative vigenti. 79

80 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Capo II Disposizioni comuni - Sezione I Alimentazione dei motori a combustibile gassoso 2. Dispositivi esterni di intercettazione del combustibile 2.1. Deve essere previsto un dispositivo manuale di intercettazione in posizione facilmente e sicuramente raggiungibile ed adeguatamente segnalata Tale dispositivo deve essere posizionato all'esterno del locale di installazione del gruppo e/o unità di cogenerazione. 80

81 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI 3. Impianto interno 3.1. L'impianto interno ed i relativi materiali impiegati devono essere conformi alla normativa vigente. In particolare, nel caso di alimentazione a gas avente densità non superiore a 0,8, sono da rispettare, se rientranti nel relativo campo di applicazione, le indicazioni riportate nel Decreto del Ministero dell'interno (dello Sviluppo Economico) 16 aprile L'impianto interno non deve presentare prese libere Prima di mettere in servizio l'impianto di distribuzione interna del combustibile gassoso, si deve verificarne accuratamente la tenuta; l'impianto deve essere provato con aria o gas inerte ad una pressione pari almeno al doppio della pressione normale di esercizio e comunque non inferiore a 100 kpa di pressione relativa ed in conformità alla normativa vigente. Tale prova deve essere estesa sia alla tubazione rigida che alla tubazione flessibile Tubazioni flessibili. Il collegamento tra gruppo e/o unità di cogenerazione e terminale dell'impianto di alimentazione dovrà essere realizzato con un tratto di tubo metallico flessibile o altro materiale idoneo allo scopo, con caratteristiche adeguate alla pressione di esercizio. 81

82 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI 4. Caratteristiche del sistema di adduzione e utilizzo del gas 4.1. I sistemi di adduzione ed utilizzo del gas devono essere realizzati a regola d'arte secondo quanto previsto dal D.M. 22 gennaio 2008, n Le valvole di sicurezza e/o valvole di sfiato, a corredo delle rampe gas e dei regolatori di pressione, qualora sistemate all'interno del locale di installazione, devono avere un tubo di sfogo con l'estremità posta all'esterno del locale o dell'edificio a non meno di 1,50 m da qualsiasi apertura o presa d'aria. 4.3 Deve essere prevista l'installazione di almeno i seguenti dispositivi di sicurezza: a) un dispositivo automatico di arresto del gruppo e/o unità per minima pressione di alimentazione del combustibile; b) nel caso di alimentazione a pressione superiore a 50 kpa,anche un dispositivo automatico di blocco del gruppo e/o unità per massima pressione di alimentazione del combustibile; c) all'interno del locale un rilevatore di presenza gas che deve comandare automaticamente l'intercettazione del combustibile all'esterno del locale; d) un dispositivo di intercettazione del combustibile a gruppo e/o unità spenti, nel caso che il gruppo e/o la unità vengano arrestati diversamente dalla chiusura della adduzione del combustibile. P 82

83 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI 1. Sistemi di scarico dei gas combusti 1.1. Varie. I gas di combustione devono essere convogliati all'esterno mediante tubazioni in acciaio o altro materiale idoneo allo scopo di sufficiente robustezza e a perfetta tenuta a valle della tubazione del gruppo e/o unità di cogenerazione. Il convogliamento deve avvenire in modo che l'estremità del tubo di scarico sia posto a distanza adeguata da finestre, pareti o aperture praticabili o prese d'aria di ventilazione, in relazione alla potenza nominale installata, comunque non inferiore a 1,5 m per potenze nominali complessive fino a 2500 kw e 3 m per potenze superiori e a quota non inferiore a 3 m sul piano praticabile. Qualora il recupero dell'energia termica dei gas di scarico avvenga tramite apposito scambiatore o caldaia a recupero, questi apparecchi devono essere provvisti di sistemi di by-pass ad intervento automatico al superamento dei parametri di sicurezza del fluido termovettore utilizzato. In alternativa al sistema di by-pass, è obbligatorio l'arresto delle unità di cogenerazione. Se i gas di scarico non vengono immessi in atmosfera ma utilizzati in condotti a servizio di altre apparecchiature di utilizzo dei gas di scarico medesimi, l'apposito sistema di by-pass dovrà intervenire automaticamente in ogni fase di avviamento per evitare eventuali indebiti accumuli di gas combustibile nei sopraddetti condotti ed apparecchiature Protezioni delle tubazioni. a) le tubazioni all'interno del locale devono essere protette con materiali coibenti; b) le tubazioni devono essere adeguatamente protette o schermate per la protezione delle persone da contatti accidentali; c) i materiali destinati all'isolamento termico delle tubazioni devono essere di classe A1L di reazione al fuoco. Per i prodotti per i quali non è applicata la procedura ai fini della marcatura CE, in assenza di specificazioni tecniche o in applicazione volontaria delle procedure nazionali durante il periodo di coesistenza, gli stessi devono essere installati, tenendo conto delle corrispondenze tra classi di reazione al fuoco stabilite dal decreto del Ministro dell'interno 15 marzo 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 73 del 30 marzo 2005). 83

84 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI 2. Installazione 2.1. Gli impianti e i dispositivi posti a servizio sia del gruppo e/o dell'unità di cogenerazione che del locale di installazione, devono essere eseguiti a regola d'arte in base alla normativa tecnica vigente. Il pulsante di arresto di emergenza di tutti i gruppi e/o delle unità di cogenerazione installati deve essere duplicato all'esterno, in prossimità dell'installazione, in posizione facilmente raggiungibile ed adeguatamente segnalato Tale pulsante deve attivare, oltre all'arresto del gruppo e/o unità di cogenerazione, anche il dispositivo di sezionamento dei circuiti elettrici interni al locale alimentati non a bassa tensione di sicurezza. 84

85 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI 4. Illuminazione di Sicurezza 4.1. Deve essere previsto un impianto di illuminazione di sicurezza che garantisca un illuminamento dei locali di installazione dei gruppi e/o unità di cogenerazione, anche in assenza di alimentazione da rete, di almeno 25 lux ad 1 m dal piano di calpestio. 5. Mezzi di estinzione portatili 5.1. Nei pressi del locale di installazione deve essere prevista l'ubicazione, in posizione segnalata e facilmente raggiungibile, di estintori portatili di tipo omologato per fuochi di classe 21-A, 113 B-C Il numero di estintori deve essere: a) 1 per installazioni di gruppi e/o di unità di cogenerazione di potenza nominale complessiva fino a 400 kw; b) 2 per potenze fino a 800 kw c) 1 estintore portatile come sopra ed 1 estintore carrellato a polvere avente capacità estinguente pari a A-B1-C per potenze superiori a 800 kw. 85

86 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Titolo II INSTALLAZIONE DI GRUPPI E/O UNITà DI COGENERAZIONE DI POTENZA NOMINALE COMPLESSIVA SUPERIORE A 50 kw E FINO A kw Capo I Generalità Disposizioni comuni Nello stesso locale possono essere sistemati più gruppi e/o unità di cogenerazione purchè la potenza nominale complessivainstallata non risulti superiore a kw. I gruppi e/o le unità di cogenerazione alimentati con combustibile liquido avente temperatura di infiammabilità inferiore a 55 C o a gas aventi massa volumica rispetto all'aria superiore a 0,8 possono coesistere solo con gruppi e/o unità di cogenerazione alimentati con lo stesso tipo di combustibile Sono ammessi nel medesimo locale gruppi e/o unità di cogenerazione con impianti di produzione calore a condizione che siano alimentati dalla medesima tipologia di combustibile. è inoltre consentita la coesistenza in un medesimo locale di uno o più gruppi e/o una o più unità di cogenerazione con impianti di produzione di calore alimentati con i combustibili riportati nella seguente tabella 1: 86

87 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Centrali Termiche Liquidi con temperatura di infiammabilità inferiore a 55 C Liquidi con temperatura di infiammabilità pari o superiore a 55 C Gas con densità relativa rispetto all'aria superiore a 0,8 Gas con densità relativa rispetto all'aria inferiore a 0,8 Combustibili solidi Liquidi con temperatura di infiammabilità inferiore a 55 C SI SI NO NO NO Liquidi con temperatura di infiammabilità pari o superiore a 55 C SI SI SI SI SI Gas con densità relativa rispetto all'aria superiore a 0,8 NO SI SI NO NO Gas con densità relativa rispetto all'aria inferiore a 0,8 NO SI NO SI NO Gruppo e/o unità di cogenerazione 87

88 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI alle ulteriori condizioni: -la somma della potenza termica complessiva delle unità di cogenerazione e della potenzialità degli impianti di produzione del calore non superi i kw -gli eventuali serbatoi incorporati o di servizio dei gruppi e/ounità di cogenerazione non superino complessivamente i 120 dm3; - i gruppi e/o unità di cogenerazione non svolgano funzioni di sicurezza; - i gruppi e/o unità di cogenerazione siano muniti di involucro metallico; qualora provvisti di sistemi di ventilazione forzata devono essere dotati di propri sistemi di adduzione ed espulsione dell'aria di ventilazione da e verso l'esterno del locale, indipendenti da altri sistemi di adduzione ed espulsione dell'aria. Tale involucro costituisce sistema di separazione ai fini funzionali; -le distanze laterali tra i gruppi e/o unità di cogenerazione egli impianti di produzione calore siano quelle indicate dai fabbricanti delle rispettive macchine e apparecchi per la effettuazione della relativa manutenzione ordinaria e straordinaria e comunque non devono essere inferiori a 0,6 m; -siano rispettate le misure di sicurezza antincendio previste dalle vigenti norme di prevenzione incendi degli impianti di produzione calore applicabili in funzione della tipologia del combustibile utilizzato, a parità di potenza termica complessiva dell'unità di cogenerazione installata nel locale incrementata della potenzialità dell'impianto di produzione calore, ove più restrittive di quelle di cui al presente decreto limitatamente ai seguenti aspetti: accesso, comunicazione, resistenza al fuoco, ventilazione. Le medesime prescrizioni del presente paragrafo devono essere osservate anche per i locali adibiti a centrale termica qualora vengano inseriti gruppi e/o unità di cogenerazione Le distanze dei gruppi e/o unità di cogenerazione dai serbatoi di servizio non devono risultare inferiori a quanto indicato nel fascicolo tecnico dal fabbricante e/o assemblatore Fermo restando quanto previsto ai punti 2.1 e 2.2 del Titolo I, Capo II, Sezione I, deve inoltre essere previsto un dispositivo esterno a comando elettrico o elettropneumatico a ripristino non automatico che consenta l'intercettazione del combustibile in caso di emergenza. Tale dispositivo deve essere posizionato all'esterno del locale di installazione del gruppo e/o unità di cogenerazione. 88

89 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI ρ>0,8 - Solo fuoriterra con - piano di calpestio posto ad una quota superiore al massimo 1 metro rispetto al piano di riferimento, e - non comunicanti con locali interrati - non in fabbricati destinati anche in parte ad attività di cui ai punti 41, 58, 65, 66, 67, 68, 69, 71, 75 89

90 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Capo II Installazione all'aperto 1. Le installazioni all'aperto devono essere poste ad una distanza non inferiore a quanto indicato nella tabella 2, colonna 2 (3 m) da depositi di sostanze combustibili, fermo restando il rispetto delle distanze di sicurezza interne relative ai depositi di G.P.L di cui al decreto ministeriale 14 maggio 2004 e al decreto ministeriale 13 ottobre 1994 e loro successive modificazioni e/o integrazioni ed il punto 2.8 del Capo I del Titolo II. Tali distanze possono essere ridotte secondo la tabella 2 colonna 3 in caso di interposizione di idoneo schermo protettivo realizzato in materiale incombustibile e di dimensioni tali da proteggere l'intero ingombro del deposito di sostanze combustibili. Tabella 2 FINO A 2500 kw: 3 m I gruppi e/o le unità di cogenerazione installati all'aperto, in luogo avente le caratteristiche di spazio scoperto, devono essere costruiti per tale tipo di installazione oppure adeguatamente protetti dagli agenti atmosferici secondo quanto stabilito dal fabbricante. 2. I gruppi e/o le unità di cogenerazione devono essere contornati da un'area avente profondità non minore di 3 m priva di materiali o vegetazione che possano costituire pericolo di incendio. 3. Qualora l'installazione sia prevista sulla copertura del fabbricato o su terrazzi intermedi aventi caratteristiche di spazio scoperto i gruppi e/o le unità di cogenerazione, i cui eventuali serbatoi incorporati o di servizio devono avere una capacità complessiva non superiore a 500 dm3, devono poggiare su strutture,portanti e/o separanti, aventi una resistenza al fuoco non inferiore a R, REI 60 rispettivamente. Inoltre devono essere di potenza nominale complessiva non superiore a 5000 kw, salvo che in fabbricati destinati ad uso industriale. 90

91 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Capo III Installazione in locali esterni: locale ubicato su spazio scoperto, anche in adiacenza al fabbricato servito, purchè strutturalmente separato e privo di pareti comuni. Sono considerati locali esterni anche quelli ubicati sulla copertura piana del fabbricato servito purchè privi di pareti comuni; 1... uso esclusivo del gruppo e/o unità di cogenerazione e delle relative apparecchiature ausiliarie. I materiali costituenti i locali... A1, A1 FL..., A1 L.... Sono ricompresi nei locali esterni i locali interrati fuori dal volume del fabbricato, il cui piano di calpestio non può comunque essere ubicato a quota non inferiore a 5 m al di sotto del piano di riferimento. 2. Le dimensioni dei locali devono rispettare quanto previsto al capo IV, punto 1, lettera c) del Titolo II; le aperture di ventilazione non devono essere inferiori a quelle stabilite al capo IV, punto 1, lettera f) del titolo II. 3. Qualora i locali siano realizzati sulla copertura del fabbricato... R, REI potenza nominale complessiva non superiore a 5000 kw, salvo che in fabbricati destinati ad uso industriale L'accesso ai locali esterni può avvenire, oltre che direttamente dall'esterno, anche dai locali comuni interni del fabbricato servito, secondo le modalità previste nel successivo capo IV, punto 1, lettera d). 91

92 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI Capo IV Installazione in locali inseriti nella volumetria di un fabbricato 1....uso esclusivo del gruppo e/o unità di cogenerazione e delle relative apparecchiature ausiliarie e, oltre che soddisfare i requisiti richiesti dal titolo II, capo III, deve avere le seguenti caratteristiche: a) Attestazione a1. Almeno una parete, di lunghezza non inferiore al 15% del perimetro, deve essere confinante con spazio scoperto o strada pubblica o privata scoperta o, nel caso di locali interrati, con intercapedine ad uso esclusivo, di sezione orizzontale netta non inferiore a quella richiesta per l'aerazione e larga non meno di 0,6 m ed attestata superiormente su spazio scoperto o su strada scoperta. a2.. intercapedine,... larghezza minima non inferiore a 0,60 m e, al piano grigliato, sezione netta non inferiore ad una volta e mezzo la superficie di aerazione del locale stesso. Quando l'intercapedine immette su cortile, questo deve presentare i requisiti fissati al precedente capoverso. a3. Se la parete è attestata su terrapieno, il dislivello fra laquota del piano riferimento e l'intradosso del soffitto del locale deve essere almeno di 0,60 m, onde consentire la realizzazione di aperture di aerazione. Dette aperture dovranno immettere a cielo libero ed avere altezza non inferiore a 0,50 m. b) Strutture b1. Le strutture... R, REI, EI c) Dimensioni c1. L'altezza libera interna dal pavimento al soffitto non deve essere inferiore a 2,50 m con un minimo di 2,00 m sotto trave. c2. Le distanze... devono permettere l'accessibilità agli organi di regolazione, sicurezza e controllo nonchè la manutenzione ordinaria e straordinaria secondo quanto prescritto dal fabbricante del gruppo e/o della unità di cogenerazione. c3. Ai fini antincendio le distanze di cui sopra devono rispettare un minimo di 0,6 m su almeno tre lati. 92

93 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI d) Accesso e comunicazione d1. L'accesso al locale può avvenire: -direttamente dall'esterno da spazio scoperto; -tramite disimpegno aerato... aperture di aerazione non inferiori a 0,30 m 2 realizzate su parete attestata.. oppure a mezzo di condotto realizzato in materiale incombustibile di sezione non inferiore a 0,10 m 2... La struttura e le porte del disimpegno devono avere resistenza al fuoco non inferiore a R, REI, EI 60 rispettivamente; -da intercapedini antincendio nelle quali non siano installati apparecchiature o impianti che rendano difficoltoso l'accesso; D2.... fabbricati destinati, in tutto o in parte, alle attività di cui ai punti 41, 58, 65, 66, 67, 68, 69, 71, 72,... o fabbricati aventi altezza antincendio superiore a 24 m, non da disimpegno. d3. Il locale non deve avere aperture di comunicazione dirette con locali destinati ad altri usi; tranne quadri elettrici di controllo e manovra e apparecchiature ausiliarie... e) Porte E1.. incombustibili ed apribili verso l'esterno.... verso i disimpegni ed i locali di cui alla precedente lettera d), punti 2 e 3, devono essere EI 120 e munite di congegno di autochiusura. 93

94 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 49 - GENERATORI ENERGIA PRIMARI f) Ventilazione. f1. Le aperture di aerazione, da realizzarsi sulla parete di cui al capo IV, punto 1, lettera a), devono avere, in caso di ventilazione naturale, una adeguata superficie non inferiore ad 1/30 della superficie in pianta del locale e comunque non inferiore a 0,20m2 per impianti di potenza nominale complessiva fino a 400 kw;.. superiore a 400 kw, la superficie minima è calcolata come segue: 12,5 cm2 per ogni kw di potenza nominale complessiva installata. Per i locali interrati le superfici suddette sono maggiorate del 25%. Qualora la ventilazione del locale sia di tipo forzato, le superfici suddette possono essere diminuite fino al 50%.. in ogni caso devono essere rispettate le caratteristiche di ventilazione prescritte dal fabbricante. f2. Per gruppi e/o unità di cogenerazione alimentati con un gas avente massa volumica riferita all'aria superiore a 0,8, la superficie di ventilazione deve essere non inferiore a 1/20 della superficie in pianta, di cui il 50% distribuita in basso a filo pavimento. Per il regolare funzionamento del gruppo e/o unità di cogenerazione devono in ogni caso essere rispettate le caratteristiche di ventilazione prescritte dal fabbricante. 1/20 S pianta 50% in basso min 0,20 m2 <400kW 12,5 cm2 x Pn Interrati x 1,25 Se forzata x 0,5 Min prescrizioni fabbricante >400kW 94

95 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 12 DEPOSITO OLIO D.M. 31/07/1934 (per quanto applicabile) TETTOIA CONTENITORI METALLICI DISTANZE SICUREZZA BACINO DI CONTENIMENTO 1/3 V COLLEGAMENTO A TERRA 95

96 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 27 STOCCAGGIO INSILATI D.M. 10/03/1998 DISTANZE SICUREZZA PROTEZIONE IDRANTI 96

97 AREE A RISCHIO SPECIFICO N 74 CENTRALE TERMICA D.M. 12/04/

98 2. SYNGAS 98

99 DEFINIZIONE I gassificatori sfruttano la dissociazione molecolare, definita pirolisi, usata per convertire direttamente i materiali organici in gas, appunto, mediante riscaldamento in presenza di ridotte quantità di ossigeno: essi sono completamente distrutti scindendone le molecole, generalmente lunghe catene carboniose, in molecole più semplici di monossido di carbonio, idrogeno e metano, che formano un "gas di sintesi" (syngas), a sua volta formato da due componenti, il "char" ed il "tar", il primo è un gas combustibile costituito in gran parte da metano e monossido di carbonio il secondo, totalmente inutile per la combustione e dannoso per gli impianti, da idrocarburi aromatici di tipo catramoso, anidride carbonica e nanoparticolato. 99

100 PRODUZIONE 100

101 COMPOSIZIONE 101

102 PROCESSO BIOMASSA: Il carburante del gassificatore Il Reattore funziona con semplice legna (pellet), quindi il risultato del processo è la liberazione di CO2 intrappolata dagli alberi durante la loro crescita e H2O! 102

103 PROCESSO BIOMASSA REATTORE AL MOTORE FILTRAZIONE E LAVAGGIO SYNGAS PRODUZIONE BIOCHAR AL REATTORE SYNGAS BIOCHAR TAR DCS 103

104 FILTRAZIONE FILTRAZIONE CICLONICA STRIPPAGGIO - SCRUBBER Il syngas a contatto con l acqua nebulizzata, si raffredda e si depura dai tar. L acqua ricca di tar viene poi raccolta nella vasca degli scrubber, dove viene riutilizzata per altri cicli di pulizia del gas. SCRUBBER 104

105 FILTRAZIONE FILTRAZIONE ELETTROSTATICA 105

106 PRODUZIONE MOTORE A SYNGAS 106

107 PLANIMETRIA REATTORE G.E. CARICAMENTO 107

108 ASSONOMETRIA 108

109 IL REATTORE 109

110 IL FILTRO ELETTROSTATICO 110

111 ATTIVITA' SOGGETTE Unità logica Attività 151 Descrizione Stoccaggi 36 Depositi di legnami da costruzione e da lavorazione, di legna da ardere, di paglia, di fieno, di canne, di fascine, di carbone vegetale e minerale, di carbonella, di sughero e di altri prodotti affini con quantitativi in massa superiori a kg con esclusione dei depositi all'aperto con distanze di sicurezza esterne superiori a 100 m Produzione syngas 1 Cogenerazione 49 Trafo in olio (eventuale) 48 (?) Centrale termica 74 Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano gas infiammabili e/o comburenti con quantità globali in ciclo superiori a 25 Nm3/h Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici ed impianti di cogenerazione di potenza complessiva superiore a 25 kw C..., macchine elettriche fisse con presenza di liquidi isolanti combustibili in quantitativi superiori a 1 m3 Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kw 111

112 NORMATIVA APPLICABILE Unità logica Attività 151 Stoccaggi 36 Produzione syngas 1 Cogenerazione 49 Trafo in olio (eventuale) 48 (?) D.M.31/07/34 Centrale termica 74 D.M. 12/04/96 Norma D.M. 10/03/98 D.M.12/04/96 quale utile riferimento D.M. 16/04/2008 D.M. 13/07/

113 2. TURBINA ORC * attività di nuova istituzione da regolarizzare entro il 07/10/2012 proroga attuale fino al

114 PROCESSO Produzione di energia elettrica e calore (acqua calda/surriscaldata) mediante combustione di cippato di legno in caldaia ad olio diatermico. L'olio diatermico fa vaporizzare un fluido siliconico ad elevata massa molecolare che viene impiagato in una turbina secondo il ciclo termidinamico di Rankine. 114

115 PROCESSO 115

116 PROCESSO 116

117 PROCESSO 117

118 PLANIMETRIA GENERALE 118

119 PIANTA PIANO TERRA 119

120 SEZIONE 120

121 ATTIVITA' SOGGETTE Unità logica Attività 151 Descrizione Stoccaggi 36 Depositi di legnami da costruzione e da lavorazione, di legna da ardere, di paglia, di fieno, di canne, di fascine, di carbone vegetale e minerale, di carbonella, di sughero e di altri prodotti affini con quantitativi in massa superiori a kg con esclusione dei depositi all'aperto con distanze di sicurezza esterne superiori a 100 m Cogenerazione, G.E. ausiliario 49 Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici ed impianti di cogenerazione di potenza complessiva superiore a 25 kw Centrale termoelettrica 48 Centrali termoelettriche, macchine elettriche fisse con presenza di liquidi isolanti combustibili in quantitativi superiori a 1 m 3 Trafo in olio (eventuale) 48 (?) Centrale termica 74 Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kw Serbatoi olio (vaso espansione) 12 Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili e/o oli lubrificanti, diatermici, di qualsiasi derivazione, di capacità geometrica complessiva superiore a 1 m3 C..., macchine elettriche fisse con presenza di liquidi isolanti combustibili in quantitativi superiori a 1 m3 121

122 ATTIVITA' SOGGETTE Unità logica Attività 151 Stoccaggi 36 D.M. 10/03/98 G.E. ausiliario 49 D.M. 13/07/2011 (nel caso della turbina solo utile riferimento) Centrale termoelettrica 48 D.M. 10/03/98 D.M. 13/07/2011 (nel caso della turbina solo utile riferimento) Trafo in olio (eventuale) 48 (?) Centrale termica 74 D.M. 10/03/1998 D.M.28/04/2005 (centrali termiche a combustibile liquido quale utile riferimento) Serbatoi olio (vaso espansione) 12 D.M. 31/07/1934 Norma D.M. 31/07/

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