PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE

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1 1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi 3) Portachiavi smaltato 4) Orologio 5) Crest grande 6 Labaretto 7) Emblema Araldico 8) Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) Fermacarte in onice 10) Posacenere 11) Attestato di Benemerenza 12) Cravatta: disponibile in polyestere e seta 13) Foulards in seta 14) Mug 15) Fermacarte peltro 16) Copricapo a bustina 17) Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro Tutta l oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.

2 PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXIV - N. 3 - MAG./GIU Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM

3 PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE In copertina Il Presidente della Repubblica In questo numero: pag. 7 Furto MOVM di Ettore Viola pag. 10 Povera Italia! pag. 17 Papa Francesco COME COLLABORARE La collaborazione a Il Nastro Azzurro è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere ad alta risoluzione. Testi e foto, anche se non pubblicati, NON si restituiscono. SOMMARIO Sommario Pag. 2 Editoriale: Speranza 3 Lettere a Il Nastro Azzurro 4 La Presidenza Nazionale comunica 6 Notizie stampa 7 Xiii Congresso dell UNSI 8 Alemanno spegne la luce 8 90 Anniversari dell A.M. 8 Bandito il Premio De Cia Il principe Massimo visita l Istituto 9 Povera Italia! 10 Vivi le Forze Armate 14 Umberto II ricordato a Villa Ada 16 Papa francesco 17 Via Vincenzo Capelli MOVM 18 La campagna di Tunisia 20 Bengasi: un paradiso perduto 22 MOVM eccellenti: Luigi Gentile 24 Lecco ricorda Antonio Badoni 28 Gloria a voi soldati del Grappa 31 I 100 anni della Coppa Schneider 32 Ciao Ovidio! 33 Parliamone ancora 34 Notizie in Azzurro 36 Azzurri che si fanno Onore 37 Cronache delle Federazioni 38 Recensioni 46 Consigli Direttivi 47 Potenziamento del periodico 47 Oggettistica del Nastro Azzurro 48 Il Nastro Azzurro ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIV - n. 3 - Maggio-Giugno Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma p.zza Galeno, 1 - tel fax Sito internet: redaz.nastroazzurro@libero.it - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n del Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, Roma - Finito di stampare: Maggio C.F Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n intestato a Istituto del Nastro Azzurro, oppure su C/C Bancario CA SSA DI RISPAR- MIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n CIN IT A - ABI CAB IBAN: IT69A Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO

4 EDITORIALE: SPERANZA M i ero ripromesso di scrivere questi miei pensieri subito dopo l elezione del Presidente della Repubblica e quindi, prima di conoscere gli intendimenti che saranno espressi da Giorgio Napolitano a Camere riunite, esprimo la mia personale soddisfazione per la sua rielezione alla massima carica dello Stato. Soddisfazione che trae origine non solo dalla mia stima personale verso un Presidente che, pur provenendo dalle fila di un partito politico di ideologia ben caratterizzata, ha svolto il suo primo mandato al di sopra delle parti, ma anche dal gran sospiro di sollievo scaturito dal mio petto nel momento in cui altre candidature sono state bocciate. Adesso, dopo mesi dalle elezioni, i nostri cari politici sembra abbiano trovato finalmente un accordo che potrebbe assicurare un governo stabile in grado di fronteggiare una situazione economica precaria con provvedimenti mirati e non estemporanei. Non possiamo certamente dimenticare la ricorrenza del 25 aprile, data fondamentale nella nostra storia patria. Il nostro memore ricordo va pertanto a tutti coloro che hanno contribuito nei Reparti regolari delle Forze Armate e nelle Formazioni Partigiane alla liberazione dell Italia dall occupazione nazista. A loro accumuniamo tutte le vittime innocenti delle stragi e delle rappresaglie che hanno caratterizzato le fasi più cruente della guerra di Liberazione. Ricorre in questi giorni il primo anniversario Sono sempre più convinto che quando la nostra attività non si limita alla partecipazione passiva alle varie cerimonie istituzionali ma diventa propositiva, trainante ed inedita, attira un attenzione particolare sull Istituto e suoi compiti istituzionali. della scomparsa del Comandante Giorgio Zanardi. Non voglio ripetere frasi o pensieri che avete avuto modo di leggere in queste pagine, aggiungo solo che mai come in questo anno ho sentito particolarmente la mancanza della sua esperienza e dei suoi consigli puntuali. Abbiamo deciso di commemorarlo con la creazione di un riconoscimento che premi persone in possesso di particolari caratteristiche che ricordino il nostro Comandante. Nel prossimo numero comunicheremo maggiori dettagli. In questo periodo, pur avendo limitato la mia partecipazione ad avvenimenti programmati in località raggiungibili in poche ore dalla mia residenza, ho assistito a celebrazioni organizzate dalle nostre Federazioni che hanno visto la presenza e l intervento delle massime autorità provinciali. È il risultato di un riconoscimento tributato non solo all Istituto ma anche ai responsabili locali che hanno saputo coinvolgere in modo totale le Istituzioni. Le parole di apprezzamento che ho udito a Como, alla presentazione di un volume dedicato alle Medaglie d Oro del territorio, e a Novara, nella cerimonia in memoria dei Caduti, sono la testimonianza che l impegno e le buone intenzioni vengono sempre premiate specie se riescono a toccare alcuni tasti sensibili. Sono sempre più convinto che quando la nostra attività non si limita alla partecipazione passiva alle varie cerimonie istituzionali ma diventa propositiva, trainante ed inedita, attira un attenzione particolare sull Istituto e suoi compiti istituzionali. Un caro saluto azzurro. DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Carlo Maria Magnani Come ogni anno, si avvicina il momento della consegna della Denuncia dei redditi con la quale è possibile destinare il 5 per mille dell IRPEF a sostegno delle attività dell Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti Decorati al Valor Militare,, come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all art.10, comma 1, lettera a, del DLG n.460/97. Sia il Mod. UNICO che il Mod. 730 permettono di compiere tale scelta, per- tanto invitiamo tutti i lettori ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto, cioè diffondere, in particolare nelle giovani generazio- ni, il rispetto e l amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d Arma. La scelta può essere espressa apponendo, nell apposito spazio, la propria firma ed inse- rendo il Codice Fiscale dell Istituto e non comporta alcun onere a carico del contribuente. IL NASTRO AZZURRO 3

5 LETTERE A IL NASTRO AZZURRO Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista Il Nastro Azzurro. Spett.le Associazione del Nastro azzurro, già vice Presidente Provinciale della A.N.B. di Firenze, sono a conoscenza che il simpatizzante Volpini Iuri, valido componente della Fanfara fiorentina, abitando in quel di Certaldo si era messo, a suo tempo in contatto con il Sindaco di detta cittadina per far sì, che nel luogo ove è nato il Bersagliere "Aldo Marzi", Medaglia d'argento al Valor Militare, al quale è intitolata la nostra Sezione, venisse eretto un Cippo con l'effige dell' Eroe. Le trattative sono andate avanti e sembrava che tutto procedesse regolarmente quando l' ANPI del circondario, asserendo - senza documentazione alcuna - che il padre del su nominato Aldo, aveva compiuto, durante il Fascismo, delle azioni riprovevoli, cosa per altro che non investe il figlio, non voleva che il nome del Marzi figurasse sul Cippo. Per accontentare i medesimi, è stato messo in atto questo riprovevole inganno: di erigere si, come è stato fatto il Cippo recante il volto del Bersagliere Aldo Marzi ma di non mettervi il suo nome ma la scritta generica, poco visibile: "Ai Bersaglieri Caduti" Per inciso la scultura è stata realizzata dal capo fanfara, Bersagliere Giuseppe Caselle che, compiuta l'opera l'ha generosamente donata alla Sezione. L'inaugurazione è avvenuta appunto domenica 27 Maggio (2012). Il Monumento è una costruzione in mattoni che reca, incastonato un riquadro raffigurante il volto, ben riconoscibile del Marzi con sulla destra, nello sfondo un gruppo di bersaglieri marcianti che rendono l'insieme un manufatto veramente pregevole. La mattina, i Bersaglieri, giunti da Firenze, fanfara in testa con Labaro Sezionale hanno presenziato, al cospetto del Sindaco di Certaldo e delle autorità invitate la manifestazione ascoltando i vari discorsi di circostanza che tutti eludevano volutamente il nome dell'eroe. Tutto ciò alla presenza della popolazione, plaudente, ignara e presa in giro dalla falsa cerimonia. Ritenendo ignobile un simile raggiro, per il decoro dell'arma dei Bersaglieri che in guerra e in pace hanno sempre dimostrato il loro Valore meritando si Medaglie e riconoscimenti di alto merito; ma principalmente per l'"onore" che spetta ad un Caduto per la Patria, Medaglia d'argento al Valore Militare, chiedo che il Ministero della Difesa e L'Associazione del Nastro azzurro, si adoperino per mutare l'odioso imbroglio concepito e compiuto facendo sì che sul monumento che reca, ripeto, l'effige del valoroso Bersagliere vi sia inserito non solo il suo nome, ma anche la motivazione della Medaglia d'argento, nobilmente meritata: "Ufficiale valoroso più volte volontario in rischiose azioni di guerra recatosi spontaneamente con una pattuglia ad eliminare nuclei avversari che battevano efficacemente il proprio centro, veniva ferito. Sopportando ogni sofferenza, e ricusando ogni soccorso continuava ad incitare i suoi alla lotta sino a che scagliandosi da solo con lancio di bombe a mano contro un'arma automatica improvvisamente rilevatasi, cadeva da prode." Molcheltat (Tunisia) 20 Marzo Non so quali provvedimenti prenderà la Sezione di Firenze, che in copia mi legge, nei miei confronti per questa mia iniziativa. Come bersagliere sono estremamente indignato e sinceramente ciò non mi interessa. Mi chiedo: se nel futuro all'anpi stesse oltremodo scomodo il nome dell'eroe, cosa potrebbe accadere? Che la Sezione di Firenze debba cambiarne il nome? Si dovrà in seguito togliere dai Medaglieri e dal Labaro quella medaglia d'argento tanto... a loro invisa? Prima di informare la stampa e dare quel risalto dovuto all'avvenimento, attendo l'esito di questa mia istanza. Con ossequi. Gr. Uff. Bersagliere Corrado Liberati Gent.mo Liberati, dopo la lettura della Sua appassionata lettera mi sono adoperato presso le autorità locali per sapere come mai si era deciso di modificare l'intitolazione del monumento secondo quanto da Lei riferito e, vorrei dire, nel miglior stile italiano... nessuno mi ha saputo (o voluto) dire nulla: tutti cadevano dalle nuvole; tutti quelli con cui ho parlato erano convinti che il monumento fosse genericamente intitolato "Ai Bersaglieri Caduti" e nulla più. Chiaramente, una situazione di questo tipo, mai mutata nei diversi miei tentativi esperiti per tutti questi mesi (non molti, ma sufficienti), mi impedisce di compiere qualsiasi passo, se non quello di dare, in questa rubrica, adeguati ospitalità e risalto alla Sua denuncia nella speranza che tale atto faccia venire allo scoperto qualcuno che conosce la situazione e si assuma la responsabilità (altra cosa difficile in questa strana Italia, al giorno d'oggi) di spiegare le motivazioni, qualora ve ne fossero state, del cambio di intitolazione del monumento. Questa vicenda mi permette ancora una volta di sottolineare come la seconda guerra mondiale abbia creato una spaccatura profonda nella società italiana, e come tale risultato continui a minarne qualsiasi prospettiva futura. Non vorrei ripetermi, ma è evidente come il sole che, se a settant'anni di distanza ancora non si riesce a consegnare quelle vicende alla storia e si utilizzano fatti, episodi e personaggi dell'epoca per "tagliare la strada" a chi oggi vorrebbe vivere in libertà vera e in democrazia conclamata, facendo autonomamente le proprie 4 IL NASTRO AZZURRO

6 scelte, senza per questo doversi sentire in colpa o sminuito di alcunché, la libertà e la democrazia di cui i discorsi ufficiali pronunciati dalle nostre autorità istituzionali abbondano, in realtà sono ancora da conquistarsi. Ad una precisa domanda circa il tempo da attendere prima che tali pregiudizi vengano superati uno storico mi ha risposto ancora due generazioni. Spero solo che sia pessimista. Non aggiungerei altro se non l'invito a constatare quanto ho appena scritto in un fatto evidente: l enorme difficoltà che avuto la classe politica, appena "rinnovata" dalle recenti elezioni, nel dare un governo alla Patria e le motivazioni profonde che esistono dietro questa difficoltà. Egregio signor Presidente e Direttore, una volta di più devo apprezzare, ed essergliene grato - congratulandomi con Lei ed i suoi collaboratori alla bella rivista "Il Nastro Azzurro", che ricevo regolarmente come iscritto all'istituto - la correttezza, l'obiettività ed il profondo rispetto per le verità storiche, dopo tante fandonie ed imbecillaggini sull'argomento, che da 70 anni infestano la storia italiana. Mi riferisco all'eccellente e dettagliato articolo sul n. 1 del gennaio di quest'anno del "Nastro Azzurro", a firma dell'avv. Francesco Atanasio, Presidente della Federazione di Siracusa del nostro Istituto, intitolato "1943: l'italia nella tempesta - Dall'armistizio al Regno del sud". Articolo dove finalmente, come del resto da voi scritto altre volte, si riferisce la verità sui tragici eventi dell'8 settembre 1943, con l'inevitabile per l'italia armistizio con gli alleati e, successivamente, con la coraggiosa, e non facile, decisione di Re Vittorio Emanuele III (non facile perché anche ben sapeva il sovrano, che - per il bene della Patria, egli metteva in rischio il futuro della Dinastia, come sempre fatto in casa Savoia), di trasferirsi nel solo lembo di terra del Regno ancora libera da tedeschi e alleati. Ed il trasferimento fu fatto su automobili fino alla costa adriatica, battenti il "guidoncino reale". Ma era l'unica soluzione possibile nelle circostanze. Altro che fuga! Conosco bene il signor Paolo Nello e so quanto sempre gli siano state a cuore la verità e la correttezza sugli avvenimenti dell'8 settembre 1943, con la "vulgata" della cosiddetta "fuga" del Re, come ha scritto, nell'articolo menzionato dall'avv. Atanasio, pubblicato da "Nuova storia contemporanea" del 4/2012. A conclusione del suo articolo, l'avv. Atanasio scrive: "Se (l'italia) vi sopravvisse (alle rovine che colpirono Germania e Giappone), pur umiliata, ferita e sanguinante, lo si deve agli uomini con le "stellette" ed alla Corona, l'unica istituzione veramente condivisa nella sua breve storia unitaria, che nei tragici momenti del 1943 seppe vedere dov'era "Il bene della Patria". Parole più vere è difficile trovarle. Le sarò grato signor Presidente, se potrà fare girare all'avv. Atanasio queste espressioni della mia stima e, grazie anche a Lei per come dirige l'istituto e il Nastro Azzurro. Mi creda: con i più cordiali saluti. Franceso Carlo Griccio (Uff.le di collegamento del R. Esercito con l'viii Armata Britannica) Gent.mo Griccio prendo atto con piacere delle belle parole di apprezzamento che Lei ha voluto esternarmi nella Sua lettera, che ho girato in copia all'avv. Atanasio, e desidero cogliere l'occasione per un ulteriore approfondimento dell'episodio di cui Vittorio Emanuele III fu costretto dagli eventi ad essere protagonista. In realtà, è da tempo che gli storici seri non prendono più in considerazione la "vulgata" della "fuga del Re" perché lo stesso armistizio prevedeva lo spostamento del Governo e delle Istituzioni italiane in un luogo sicuro, diverso da Roma, finché la città eterna fosse rimasta sotto l'eventuale controllo tedesco. Oggi, a distanza di settant'anni da quei terribili eventi, comincia a farsi strada piuttosto l'esigenza di comprendere come fosse stato possibile che, dopo l'attenta regia con cui lo stesso Vittorio Emanuele III, a deposizione di Mussolini avvenuta, aveva gestito la delicatissima fase di avvicinamento agli Alleati per poter concordare un armistizio, egli non avesse preso in considerazione la più banale delle precauzioni: come far uscire l'italia dalle ostilità. In effetti, la storiografia antimonarchica (quindi di parte), con la sua "vulgata" cui abbiamo fatto cenno, ha da sempre creato una cortina fumogena che ha fatto rimanere sullo sfondo una ben più terribile questione: il fatto che l'armistizio non sia servito praticamente a nulla: anzi! Infatti, l'italia, che dalla metà del 1942 stava subendo colpi sempre più forti ai quali stava opponendo una resistenza sempre meno convinta, con l'armistizio sarebbe dovuta uscire dal conflitto e rendere alla diplomazia il compito di gestire il trattato di pace. Invece, il tutto si è risolto con una sorta di "cambio di bandiera", accreditandoci ancora una volta la poco invidiabile nomea di "nazione voltagabbana", la divisione di fatto del territorio nazionale in due zone costituenti ancora il "campo di battaglia" per altri due lunghi e sanguinosi anni di guerra. Questo pessimo risultato, poi, è stato condito con la triste conseguenza della spaccatura sociale, ancora oggi profondissima, nell'animo degli italiani che si sono trovati "soli" di fronte ad una scelta morale, politica ed ideologica alla quale il governo dell'epoca non aveva dato alcuna risposta, anzi, se ne era sottratto per due lunghissimi giorni: quelli necessari a spostarsi a Brindisi. Due giorni durante i quali la struttura militare e sociale italiana, già immensamente provata, ha ceduto. Quindi, appurato che il Re non fuggì (la prova sta nel "guidoncino" sulla vettura reale di cui Lei giustamente fa menzione), ma si spostò a Brindisi, è anche doveroso ammettere che lo spostamento doveva collocarsi in priorità successiva alle attività politiche e militari con le quali il governo e la corona dovevano gestire l'uscita dell'italia dal conflitto. All'obiezione sulla potenza militare dei tedeschi presenti in Italia, si può solo rispondere che essi poterono gestire l'occupazione in una maniera che più facile non si può immaginare, proprio grazie all'errato ordine di priorità di cui sopra. Quindi, è vero che Vittorio Emanuele III non fuggì (e ci mancherebbe!), ma ciò non significa che abbia gestito in maniera perfetta la delicatissima fase dell attuazione dell'armistizio. IL NASTRO AZZURRO 5

7 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA 90 ANNO DI FONDAZIONE DELL 'ISTITUTO Sarà celebrato a livello nazionale nella Giornata del Decorato (sabato 25 maggio alle ore 10,15) nel tra- dizionale omaggio all'altare della Patria. CONGRESSO NAZIONALE Si terrà a Roma nei giorni 9 e 10 novembre. È pertanto necessario conoscere al massimo entro la fine di maggio il numero di coloro che intendono partecipare tenendo conto che, come già più volte anticipato, l'istituto non potrà farsi carico delle spese relative al viaggio ed al soggiorno dei congressisti. Gli aspet- ti particolari verranno specificati in un apposita circolare. Sarà importante che le Federazioni propongano le candidature per tutte le cariche a livello nazionale, tenendo conto che i candidati dovranno avere una pluriennale esperienza almeno a livello provinciale, non essere incorsi in provvedimenti disciplinari, essere in possesso di spirito di iniziativa e garantire, una volta eletti, la loro disponibilità. Si prevedono alcune importanti modifiche dello Statuto che dovranno comportare drastiche riduzioni a livello nazionale (eliminazione della GEC, Consiglio Nazionale al massimo di 9 persone, introduzione del Collegio dei Probiviri) per rendere il processo decisionale più rapido. In tale ambito si intende anche conoscere le proposte in merito alle varianti da apportare allo Statuto che potranno pervenire dai Consigli Direttivi di tutte le Federazioni, specie nella parte che tratta gli organi direttivi nazionali e provinciali. ASSOCIAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA (AISM) L'AISM ha proposto all'istituto del Nastro Azzurro di collaborare mediante il sostegno alle attività socia- li che si concretizzano nel fornire volontari nelle loro manifestazioni esterne, come già avvenuto per La Gardenia dell'aism 8, 9 e 10 marzo (dedicata alle donne con sclerosi multipla) e come potrà avvenire per Una Mela per la Vita, prevista nel mese di ottobre (dedicata ai giovani colpiti dalla malattia). La nostra collaborazione verrà pubblicizzata a livello nazionale e costituirà un veicolo informativo della nostra attività. Le Federazioni verranno contattate singolarmente dall'aism e sono ovviamente autorizzate a fornire, se possibile, il loro supporto. SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DELLE FAMIGLIE DEI MARINAI DECEDUTI A GENOVA La Presidenza Nazionale dell Associazione Marinai d Italia, considerata la grave sciagura che ha colpito il Corpo delle Capitanerie di Porto con la perdita di sei Marinai a Genova la notte del 7 maggio 2013, apre una sottoscrizione volontaria in favore delle famiglie degli stessi. I versamenti possono essere eseguiti come segue: Bonifico bancario: Intestato: Associazione Nazionale Marinai d Italia P.N. Istituto di Credito: UNICREDIT Agenzia Roma Ministero Marina Iban: IT 28 J Codice BIC Swift: UNCRITM1 B94 Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova Conto Corrente Postale: : n Intestato: Associazione Nazionale Marinai d Italia P.N. Piazza Randaccio n ROMA Iban: IT 74 O Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova La somma totale raccolta sarà impiegata in accordo con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto. ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA IL NASTRO AZZURRO

8 NOTIZIE STAMPA Da notizie di stampa si è appreso che le Medaglie d'oro al Valor Militare di Ettore Viola e di Nazario Sauro, Eroi pluridecorati della prima guerra mondiale, custo- dite presso il Museo del Vittoriano, sono state trafugate. Il valore venale dei cimeli non può eguagliare in alcuna maniera il loro Valore storico per la Patria, e simbolico e affettivo per le fami- glie che le hanno donate al museo. Inoltre, qualora la notizia rimanesse sconosciuta ai più, tali Medaglie potrebbero acquisire un elevato valore numismatico sul mercato delle militaria. Al fine di evitare che ciò accada, la Presidenza Nazionale dell'istituto del Nastro Azzurro ha diffuso un comunicato stampa, allo scopo di rendere noto il grave episodio e chiamare contemporanea- mente l Istituto, nella sua interezza, cioè tramite tutte le Federazioni, le Sezioni, i Gruppi e i singoli Soci, a fare opera di divulgazione della notizia, anche coinvolgendo la stampa locale e utilizzando internet, affinché chi si fosse impossessato fraudolentemente delle Medaglie dei due Eroi, non possa speculare in nessuna maniera sul valore di oggetti notoriamente di provenienza furtiva. Quindi, tutte le Federazioni sono state invitate a mettersi anche a disposizione delle Forze dell'ordine, in particolare dell'arma dei Carabinieri, allo scopo di fornire, qualora richiesta, consulenza sui ritrovamenti di materiale di origine furtiva che possa essere in qual- siasi maniera collegato a cimeli storici e militari. LA VEDOVA DELL EROE: TENUTA ALL OSCURO DEL FURTO «Sono arrabbiata, mi sento offesa. Nessuno mi ha informata, nes- suno mi ha detto niente." " Ha dichiarato indignata a "Il tempo" la La MOVM trafugata signora Palma, vedova di Ettore Viola, quando ha avuto notizia del furto dalla nipote, che a sua volta lo ha appreso navigando in internet. " "Nel 78, con mio marito abbiamo consegnato al Museo per la Storia del Risorgimento italiano il medagliere, diciotto pezzi. Abbiamo pensato di metterle al Vittoriano a dispo- sizione delle future generazioni, compresa la Medaglia d Oro al Valor Militare». Ed è proprio quella che a marzo è sparita al Vittoriano, dalla teca dedicata a Ettore Viola, fondatore dell'istituto del Nastro Azzurro, assieme a un altra presa dal- l espositore dei cimeli dell altro eroe della prima guerra mondiale, Nazario Sauro. «Non hanno salvaguardato queste cose. E poi mi sento offesa due volte. Non le hanno tutelate e non difendono i valori patriottici su cui si fonda la nostra nazione. È grave. Non volevo essere messa in questa situazione»» Ha aggiunto la signora Palma esprimendo il proprio disappunto anche circa il vero valore della Medaglia: ««A A parte l etto e mezzo di oro, ha un valore simbolico: Servizio per la nazione. Mio marito l ha servita in guerra e anche nella vita pubblica... Se questi Valori, oggi, non vengono additati da nessuno è chiaro che vanno in disuso. È quello che sta avvenendo. Ma le cose possono cambiare. Ci sono ragazzi che sono andati a pulire le scritte sui marmi del sacrario Ettore Viola e la signora Palma all epoca della sul Monte Grappa, senza che nessuno glielo abbia donazione del Medagliere detto»» (vds. pag. 31, n.d.r.). IL NASTRO AZZURRO 7

9 XVIII CONGRESSO DELL UNSI L'Unione Nazionale Sottufficiali d'italia (UNSI), presieduta da oltre sei anni da Arturo Malagutti, ha celebrato, dal 9 al 12 aprile, ospite della Scuola Specialisti dell'aeronautica Militare presso la Reggia di Caserta, il suo XVIII Congresso Nazionale dei Delegati. In appendice al Congresso, allo scopo di discutere ed approfondire un tema ritenuto importante nell'attuale momento politico-economico del Paese, si è svolta una Tavola Rotonda sul tema: "La Riserva in Italia, una risorsa da utilizzare" alla quale sono intervenuti, oltre ad autorità politiche e militari, il gen. Geoges Lebel Presidente del N.R.F.C. (Nato Reserve Forces Committee) ed il Commander Richard Roll Presidente del C.I.O.R. (Confederation Interallied des Officers de Reserve). ALEMANNO SPEGNE LA LUCE La sera del 28 marzo 2013, alle ore 19:00, il sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno, si è recato al Colosseo dove, al suo arrivo, sono state spente le luci per una dimostrazione di solidarieta' verso i nostri marò trattenuti in India. La Presidenza Nazionale di Assoarma, poche ore prima, aveva diffuso un comunicato col quale richiedeva la più ampia e sentita partecipazione alla manifestazione, pur ricordando... che come concordato in sede di assemblea straordinaria del 27 u.s., la "nostra" presenza dovra' essere a titolo personale senza alcuna insegna rappresentativa... La partecipazione dei soci delle diverse Associazioni d Arma è stata coerente con la tempestività ed il tenore della comunicazione. 90 ANNIVERSARIO DELL A.M. La cerimonia per il 90 anniversario della Costituzione dell'aeronautica Militare si è svolta il 28 marzo 2013 in piazza del Plebiscito a Napoli presieduta dal Presidente del Senato Pietro Grasso che ha Decorato la Bandiera di Guerra dell'aeronautica Militare di Medaglia d'oro al Merito Civile per il contributo offerto nel soccorso alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo nel 2009 e di Medaglia d'argento al Valore Aeronautico il capitano Roberto Grasso, pilota capo equipaggio di elicottero, e il maresciallo Giuseppe Marra, impegnati in missione di recupero feriti in Afghanistan, nel novembre L evento è stato occasione per il giuramento degli allievi del corso Pegaso V dell'accademia Aeronautica di Pozzuoli. Subito dopo il rito di giuramento di fedeltà alla Repubblica da parte degli 81 allievi ufficiali, Piazza del Plebiscito è stata sorvolata dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale, che ha steso su Napoli i fumi tricolori. Su invito del Capo di Stato Maggiore dell'aeronautica, gen. S.A. Pasquale Preziosa, la piazza applaude e abbraccia idealmente i due maró italiani Massimiliano La Torre e Salvatore Girone in attesa di giudizio in India. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, amm. Luigi Binelli Mantelli, invia il suo pensiero ai due marò e tutta piazza Plebiscito applaude di nuovo. Quando prende la parola il Ministro della Difesa Di Paola, cita d'annunzio per ricordare "l'audacia, l'osare responsabile, la modernità e il bisogno di cambiamento dell'italia", quindi il Ministro parla dei due marò italiani e lo fa con commozione: "Guardando negli occhi La Torre e Girone ho chiesto loro di condividere la scelta di sofferta responsabilità del Governo. Forse tanti di voi non hanno condiviso questa scelta. Ne avete diritto. Ma è stata una scelta collegiale. E da piazza Plebiscito, io a Massimiliano e a Salvatore chiedo scusa se non ho potuto farli essere oggi qui con noi", ha detto ancora Di Paola. "Salvatore e Massimiliano hanno responsabilmente fatto propria questa decisione. Non è vero che hanno impiegato cinque ore per dire sì. Non è vero che è stato un ordine, non è stata obbedienza a un ordine ma al loro senso di responsabilità e del dovere, alla loro parola data. Non lasceremo soli i nostri ragazzi fino a che la loro vicenda non sarà conclusa in India e in Italia. Non cesseremo di chiedere con tutta l'energia che siano restituiti ai loro cari ed ai loro reparti". Una cerimonia di fatto dedicata a loro. Napoli: Festa dell Aeronautica dedicata ai Marò 8 IL NASTRO AZZURRO

10 BANDITO IL PREMIO DE CIA 2013 È stato bandito il concorso 2013 per il Premio Letterario, annualmente voluto dall'ing. Alberto De Cia in ricordo della propria moglie alla Contessa dr.ssa Caterina De Cia Bellati - Canal, cultrice della lingua alloglotta di Timau/Tischlbong (Udine). Il Premio, nelle prime edizioni fu ospitato a Feltre, mentre dal 2010 è curato a Belluno dall'istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, che ne è divenuto il Presidente, e riguarda la cultura delle zone alpine italiane ed è patrocinato dal Ministero dei Beni Culturali, dal Club Alpino Italiano e dal Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (G.I.S.M.). Per chi desiderasse maggiori informazioni, la documentazione storica dei Bandi "De Cia" è tenuta dal sig. Ezio Zanor, presidente dell'associazione Culturale "Gruppo Storico Penne Nere" e pubblicata sul sito Internet: Il premio, a partire dal corrente anno 2013, è a cadenza biennale, è libero e gratuito e si rivolge a opere, quali libri, tesi di laurea specialistica o di dottorato e CD o DVD di consistente portata, su: - ambito linguistico: dialetti e parlate alloglotte del territorio considerato; - ambito di storia moderna e contemporanea, nonché opere dì attualità: con ricerche anche nelle specificazioni di storia dell'arte, archeologia e personaggi famosi o benemeriti. Sono ammessi a presentare opere al concorso, oltre al singoli studiosi e docenti, anche case editrici e associazioni culturali. Le opere inviate non dovranno già essere state presentate il edizioni precedenti del Premio. Il premio è di 6.000,00 Euro. L'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, come Presidente del Premio, indicherà le opere meritevoli di "Diplomi di Merito", con premio in denaro destinato all'autore dell'opera, e quelle per "Premi d'onore". Questi ultimi proposti dal Donatore e dal Presidente del Premio. Il giudizio della Giuria è inappellabile. Ogni concorrente dovrà presentare la propria opera in triplice copia non restituibile e non rimborsabile, spedendola entro il giorno 2 settembre 2013, alle ore 15,00 (farà fede il timbro postale), o consegnandola direttamente a mano alla Segreteria del Premio, presso l'istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, piazza Piloni Belluno (BL). Il bando completo di tutte le informazioni è reperibile sul sito oppure può essere richiesto via alla segreteria del Premio: sergios@sunrise.it La cerimonia di premiazione, alla quale tutti i concorrenti sono fin d'ora invitati, avrà luogo sabato 23 novembre 2013 alle ore 15,00 nella Sala "Muccin" del Centro "Giovanni XXIII" - p.zza Piloni, 2 - Belluno. IL PRINCIPE MASSIMO VISITA LA PRESIDENZA DELL ISTITUTO Al termine della solenne funzione celebratasi il 9 marzo nella Basilica del Pantheon in suffragio di Umberto II e di Amedeo di Savoia, Duca d Aosta, Viceré d Etiopia, alla quale l Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato col Labaro Nazionale portato dall Alfiere sig. Giuliano Fefè, ha avuto luogo la gradita visita presso la sede nazionale di don Ascanio dei Principi Massimo, una delle famiglie più antiche e illustri di Roma. Questa antica gens capitolina negli anni '30 del 900 ebbe a legarsi con i Duchi di Savoia Genova, ramo cadetto della Famiglia Reale italiana principiata con il secondogenito di Carlo Alberto, Ferdinando, decorato di M.O.V.M. per l assedio della piazzaforte austriaca di Peschiera nel I figli di Tommaso, secondo Duca di Genova, Luogotenente generale del Re durante la prima guerra mondiale, ebbero a distinguersi in questo conflitto e nella guerra italo-etiopica, venendo ripetutamente Decorati al Valor Militare, e furono soci del nostro Istituto. Hanno accolto l illustre ospite i Vice Presidenti Nazionali, gen.li Arnaldo Cassano e Giuseppe Picca, il Segretario Generale dott.ssa Anna Maria Menotti e i membri della GEC. A don Ascanio, al cui seguito si trovavano frà Marco Galdini, cappellano di Casa Massimo, il cav. Gianni Ruzzier e l avv. Fabrizio Nucera, rispettivamente Presidente e Segretario dell associazione Rinnovamento nella Il Principe don Ascanio Massimo in visita alla Tradizione", e soci dell Istituto, è stato omaggiato il crest della Presidenza Presidenza Nazionale del Nastro Azzurro Nazionale. IL NASTRO AZZURRO 9

11 POVERA ITALIA! A lla fine abbiamo il nuovo Presidente della Repubblica! Anzi, il precedente: ancora Giorgio Napolitano, nonostante avesse più volte chiaramente affermato di non desiderarlo assolutamente. Ma almeno, la sua elezione ha finalmente permesso di dare anche un governo all'italia: ora, mi auguro, che questo governo, retto da una strana maggioranza formata da avversari, possa governare sul serio, sebbene le difficoltà sembrano davvero non mancare. Nel frattempo vorrei fare una piccola, modesta analisi del perché ci troviamo in una situazione nella quale sembra che, più è difficile il momento sociale ed economico che viviamo, più la nostra classe politica faccia di tutto per dimostrarsi inadeguata a gestirlo. Tutto nasce, secondo me, all'indomani della seconda guerra mondiale. L'Italia, uscita sconfitta dalla guerra, si era però "liberata" del regime fascista grazie agli alleati. La Monarchia, venne ritenuta responsabile del fascismo e delle sue nefaste conseguenze, e ciò portò al referendum del 2 giugno 1946 che sancì la nascita della nuova forma di stato repubblicano ed elesse l'assemblea Costituente. La Costituzione, tuttora in vigore, sebbene con qualche piccola modifica, venne quindi promulgata nel 1948, dopo circa un anno e mezzo di lavoro dell Assemblea. I padri costituenti mutuarono, dal precedente Statuto Albertino, la forma di stato basata sulla "doppia" rappresentanza parlamentare: la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica paritetici e complementari, cioè entrambi devono approvare le leggi nella medesima stesura e formalizzare, col "voto di fiducia", la maggioranza che sostiene il Governo. Una tale forma di Stato doveva avere una legge elettorale che fosse in sincronia con la sua struttura. Giorgio Napolitano è il primo Presidente della Repubblica al secondo mandato I Costituenti idearono una doppia legge: completamente proporzionale per l'elezione dei deputati, fondamentalmente maggioritaria (con alcuni correttivi) per il Senato. Ciò che non si dice, ma all'epoca era evidente, è il motivo per cui si vollero queste due diverse formule di elezione. La Democrazia Cristiana avrebbe voluto un criterio maggioritario anche per la Camera, ma il Partito Comunista insisté ed ottenne l'altra legge poiché sapeva che così la sua forza elettorale sarebbe stata più condizionante. Sempre il PCI avrebbe voluto una forma di sbarramento al minimo (adesso c'è), ma fu la DC ad impedirlo, affinché potesse contare su una "riserva" di partiti, anche piccoli, con i quali eventualmente allearsi e far fronte alla crescita possibile dei comunisti. Il Senato, ad elezione maggioritaria, dava meno pensieri poiché la DC contava sulla prevalenza nel maggior numero di collegi dei propri candidati. Tutto funzionò abbastanza bene finché la "guerra fredda", continuava a obbligare il PCI all'opposizione perpetua. In realtà, già a partire dagli anni cinquanta, la DC non aveva più la maggioranza assoluta in parlamento e doveva allearsi con altri partiti ideologicamente vicini. Ciò provocava sempre maggiori difficoltà di collaborazione perché un piccolo partito, se si allea con uno molto più grande, è costretto a fare qualcosa di eclatante "ogni giorno" per dare ai propri elettori notizia della propria esistenza. Ciò però obbliga il partito leader della coalizione a governare scendendo continuamente a patti con i propri partner, non importa quanto piccoli. Di fatto, ne risulta un governo delle minoranze. Per risolvere il problema, nel 1953 la DC tentò per la prima volta di introdurre nella legge elettorale il "premio di maggioranza", cioè quel meccanismo che assegna la maggioranza dei seggi parlamentari (almeno il 50% + 1) al partito che raccoglie il maggior numero di voti (non la maggioranza dei voti, ma il maggior numero, che generalmente corrisponde alla minoranza più numerosa). La modifica fu bloccata dalla fiera opposizione del "Partito dell'uomo Qualunque", in parlamento solo in quella legislatura e per il quale venne coniata l'espressione ancora oggi in voga di "qualunquista", il cui leader Giannini la denunciò come "legge truffa" 10 IL NASTRO AZZURRO

12 spiegando che il premio di maggioranza consisteva nello spostare al partito di maggioranza relativa seggi che gli elettori avevano dato, con i loro voti, ad altri partiti i quali, per questo, risultavano truffati. La legge elettorale rimase quindi quella originale obbligando negli anni la DC ad una sempre minore rilevanza sugli altri partiti con cui era costretta ad allearsi per governare. Il Presidente del Consiglio, ormai, era una carica che andava spesso a leader politici di altri partiti, evidenziando sempre di più il profondo distacco tra la volontà espressa dagli elettori (che designavano ancora la DC come partito di maggioranza relativa), e la libertà istituzionale del Presidente della Repubblica che, in ossequio a logiche di palazzo incomprensibili ai più, spesso assegnava l'incarico di formare il governo a esponenti di partiti evidentemente minoritari. Tale situazione metteva in imbarazzo la DC di fronte ai propri elettori i quali le rimproveravano l'incapacità di governare seguendo una linea politica chiara e confacente alle idee rappresentate in campagna elettorale, poi invariabilmente tradite. La necessità di scendere continuamente a compromessi con i piccoli partiti della coalizione rendeva sempre meno attraente il voto alla Democrazia Cristiana, vista ormai solo come un neppure tanto efficace baluardo contro il comunismo. I governi duravano poco, le alleanze venivano fatte e disfatte, le crisi di governo si susseguivano, in campagna elettorale l'appeal del partito di maggioranza relativa si limitava al solo antagonismo al PCI. L obbligo di permanenza al Governo della Democrazia Cristiana, poi, stava favorendo anche l insorgere ed il diffondersi di fenomeni di corruzione, che certo non miglioravano la percezione del partito tra gli elettori. Famosa, a tal proposito, è la frase di Indro Montanelli alla vigilia di una delle tante consultazioni elettorali: "Turiamoci il naso e votiamo DC". Non a caso quindi, sul finire degli anni '80, il dibattito politico sulla legge elettorale fu aperto di nuovo, dall'on. Mario Segni, figlio di Antonio Segni, indimenticato Presidente della Repubblica. Il Moloch sovietico cominciava a dare i primi cenni di sfaldamento, pertanto Segni ritenne ormai i tempi maturi per riprendere il vecchio disegno democristiano dell'elezione totalmente maggioritaria con cui, egli sperava, la DC avrebbe potuto recuperare una ben più solida e consistente maggioranza parlamentare. Per questo, e non per altro, il giovane Segni riteneva che il sistema maggioritario, con cui si eleggono i senatori, dovesse essere esportato anche nella legge elettorale della Camera, sebbene egli andasse affermando che tale sistema, realizzando quel controllo diretto e personale, di tipo anglosassone, tra gli elettori e gli eletti, avrebbe anche riavvicinato alla politica gli elettori che stavano già allora dando segni di disaffezione per un sistema che produceva risultati sempre meno coerenti con quelli delle urne. Ma il referendum popolare da lui promosso poté essere celebrato non prima del 1993, cioè quando l'urss non esisteva più da un pezzo, "Tangentopoli" stava già spazzando via l'intero pentapartito mentre il vecchio PCI, pur avendo mutato pelle, esisteva ancora: si era significativamente autonominato "La quercia". Segni ebbe successo. Dopo il referendum, la legge per l'elezione dei deputati era diventata uguale a quella per l'elezione dei senatori, cioè prevedeva che in ogni collegio venisse eletto uno solo dei candidati: quello che prendeva più voti. Ma non bastava avere la l on. Mario Segni maggioranza dei voti: affinché un candidato fosse eletto occorreva anche che questa maggioranza non fosse inferiore al 25% del totale dei voti espressi. Se nessuno dei candidati di un determinato collegio raggiungeva tale valore minimo, bisognava attendere che si completasse lo spoglio e i "resti", cioè quella quota di voti eccedente il 25% presa da altri candidati dello stesso partito eletti in altri collegi, si redistribuissero in maniera "proporzionale alla loro ripartizione tra i diversi partiti", finché qualcuno dei "quasi" eletti in quei collegi dove nessuno ce l'aveva fatta, poteva finalmente raggiungere la fatidica soglia del 25% dei voti per assicurarsi l'elezione. Compiuta questa operazione, rimanevano ancora pochi seggi da coprire che potevano essere assegnati solo con un criterio completamente proporzionale, proprio come quello in vigore prima del referendum, utilizzando gli ultimi "resti". La percentuale sul totale degli eletti "proporzionali", compiuta l'operazione, comunque non doveva superare il 25%. In realtà, tale percentuale si attestava generalmente intorno al 7% tranne un solo caso che registrò poco più del 9% dei seggi assegnati con criterio proporzionale. Subito dopo il referendum, il famoso Parlamento degli "inquisiti", invece di consentire agli elettori l'utilizzo della legge elettorale così com'era scaturita dal responso delle urne (abolendo gli articoli messi a referendum, la legge elettorale della Camera era praticamente uguale a quella del Senato), ne promulgò una nuova che, "tenendo conto del volere degli elettori" (come ripetevano pappagallescamente i giornalisti RAI in tutti i telegiornali), introduceva su una base di tipo maggioritario, una quota fissa proporzionale del 25% dei seggi. In realtà agli elettori non importava proprio nulla della quota proporzionale del 25%. Essa veniva presentata come volere degli elettori, ma derivava solo dal meccanismo referendario di tipo esclusivamente abrogativo. In pratica, un danno collaterale non cercato e non voluto dagli elettori. Ebbene, nonostante l'evidente notevole differenza tra il limite del 25% e la realtà del 7-9%, la legge che IL NASTRO AZZURRO 11

13 venne licenziata all'indomani del referendum di Segni, introdusse il sistema maggioritario per la Camera, con non più un "limite massimo", ma una "quota fissa" del 25% di seggi assegnati in modo completamente proporzionale. L'ideatore del meccanismo fu l'on. Sergio Mattarella, da cui il nomignolo di "Mattarellum" dato alla legge. Non ci vuole Archimede per capire che, in questa maniera, l'obiettivo della maggiore governabilità inseguito da Segni col referendum, venne completamente mancato. Però se ne conseguì in pieno, invece, l'altro, che proprio non interessava agli elettori ma solo agli eletti: la possibilità di far sopravvivere i piccoli partiti, primo motivo di ingovernabilità, al solo scopo di consentire a chi vi militava di poter continuare ad esservi eletto. Sicché, la situazione, nonostante le promesse dei referendari, non migliorò ovviamente di una virgola. Anzi, che la governabilità fosse così fortemente compromessa lo sapeva bene lo stesso Mattarella il quale, al fine di consentirne almeno un minimo accettabile, inserì nella legge un meccanismo in base al quale i partiti singoli, o le coalizioni di partiti che si presentavano alle elezioni insieme, dovessero superare una soglia del 4% dei voti su base nazionale per potersi vedere "riconosciuta" l'elezione dei propri candidati. In tal guisa le coalizioni erano quasi un obbligo ma, ancora una volta, il sistema non funzionò. Le alleanze forzate alla vigilia delle lezioni, giunte in parlamento si logoravano regolarmente in pochi mesi perché i piccoli partiti, nel timore di sparire politicamente, creavano un gran numero di problemi alla coalizione di appartenenza al solo scopo di rendere evidente agli elettori la propria esistenza. Quando ciò avviene tra partiti di opposizione, non ha una gran rilevanza, ma per la coalizione di governo è una vera e propria iattura che si traduce, ancora una volta, nell'impossibilità di governare con serietà, coerenza e tranquillità. l on. Sergio Mattarella La legge elettorale, sempre sotto accusa, venne di nuovo modificata nel Ritenendo gli uomini, e non il sistema, i responsabili dell'ingovernabilità, questa volta fu ideata una nuova formula in base alla quale si sarebbero votati solo i seggi. Chi avrebbe occupato quei seggi lo decideranno le segreterie dei partiti con liste bloccate presentate alla vigilia della campagna elettorale. L'intenzione era evidentemente di avere parlamentari molto docili ed accondiscendenti affinché chi ha la responsabilità di governo sia finalmente al riparo dalle trame oscure dei palazzi parlamentari. Non solo: per assicurare finalmente una vera governabilità, la legge, oltre a mantenere la soglia di sbarramento del 4% per i partiti singoli, la eleva al 10% per le coalizioni nella loro interezza, pur riducendola al 2% per i partiti che vi partecipano; ma soprattutto rispolvera anche il famigerato "premio di maggioranza", assegnato su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato, di fatto snaturandolo in quest'ultimo caso. Non commento sul nomignolo che venne dato a questa legge elettorale a seguito di una battuta un po' pesante, ma quanto mai azzeccata, pronunciata proprio dal suo ideatore, il senatore leghista Roberto Calderoli. Ciò che mi preme sottolineare è che, nonostante tale legge abbia di fatto espropriato l'elettore da qualsiasi tipo di controllo sull'eletto, e nonostante i due rami del parlamento siano stati riempiti di "nominati" e non più di eletti, la chimera della governabilità non è stata conseguita. Poco prima della crisi che ha portato alle elezioni anticipate (solo di un paio di mesi), si parlava di modificare ancora la legge elettorale cercando di trovare una nuova formula per ottenere finalmente una coerenza tra i propositi della campagna elettorale e i comportamenti post elettorali e, a tale scopo, si parlava di tornare al sistema proporzionale puro, col voto di preferenza, magari neppure obbligatorio: cioè, esattamente come funzionava l'elezione alla Camera prima del referendum Segni. Affrontando il problema secondo un approccio meramente istituzionale, appare evidente che esso non è costituito dalla legge elettorale, ma è insito nella Costituzione. Infatti, la nostra Costituzione stabilisce che l'incarico di formare il governo, che è preludio a quello di presiederlo, è attribuzione esclusiva del Presidente della Repubblica. La legge elettorale attualmente in vigore, che prevede di presentare agli elettori il "candidato premier", in realtà, concede loro un finto diritto, una vera e propria bufala: la possibilità di votare il cosiddetto "candidato premier". Il motivo per cui lo chiamo finto diritto è scritto nella Costituzione, come ho già spiegato nel mio articolo "Tempo di elezioni" apparso a pag. 10 e seguenti del n di questo stesso periodico. Tale legge non è stata dichiarata incostituzionale solo perché la prassi prevede che il Capo dello Stato assegni l'incarico tenendo conto delle indicazioni dei partiti e "del risultato elettorale". Praticamente, il "risultato elettorale" viene preso in considerazione dal Presidente della Repubblica con priorità due, cioè dopo le indicazioni dei partiti. Non voglio aprire polemiche sulla maggiore o minore democraticità della formula costituzionale di cui sto parlando, ma intendo semplicemente richiamare l'attenzione sul fatto che i continui rimaneggiamenti della legge elettorale hanno ben poco a che vedere con l'obiettivo dichiarato di "migliorare la governabilità", 12 IL NASTRO AZZURRO

14 mentre inseguono costantemente quello vero, e sempre sottaciuto, di rendere certa l'elezione di alcuni, ben determinati, membri dei partiti. Non importa se il partito, nel suo complesso vince o perde le elezioni, l'importante è che quel numero minimo di seggi sia assicurato e che vada a quelle ben determinate persone. Per questo scopo, la legge elettorale attualmente in vigore, che tutti dicono di voler cambiare mentre fanno di tutto per lasciarla com'è, è perfetta. Ha un solo difetto: il suo scopo è troppo evidente! Occorre ora ancora una considerazione sulla più elevata delle nostre istituzioni: il Presidente della Repubblica. Esso viene eletto dai due rami del Parlamento in seduta comune con l'aggiunta dei rappresentanti delle Regioni: poco più di mille "grandi elettori", tutti rappresentanti di diversi partiti, quindi di diversi interessi politici. Per evitare che prevalga l'interesse di uno solo dei partiti rappresentati, la Costituzione stabilisce che l'elezione del Presidente avvenga con la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti. Ma, affinché vi sia la ragionevole certezza che il Presidente, prima o poi, venga effettivamente eletto, la maggioranza qualificata è necessaria solo per le prime tre votazioni; dalla quarta votazione in poi è sufficiente la maggioranza semplice, cioè il 50% più uno voti. Si torna così all'interesse di un partito... più eventuali comprimari. Un compromesso non difficile da trovare. Ecco che il Presidente della Repubblica, cioè il depositario del potere di decisione su chi sarà il Capo del governo, tenendo conto prioritariamente delle indicazioni dei partiti, e solo dopo del responso delle urne, viene anch'egli eletto da... una parte che, per concordare sul suo nome, dovrà per forza stabilire una serie di patti e di accordi, talvolta inconciliabili nella realtà, che verranno poi a scadenza all atto formale della fiducia al governo. L'ingovernabilità è servita! Dopo la travagliata rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, tutti gli osservatori concordano sul fatto che si tornerà presto alle urne, ma non con questa legge elettorale! Il nuovo governo, come prima priorità, dovrà proprio elaborarne un'altra. Io ritengo che, se vogliamo davvero che anche l'italia abbia un governo adeguato, forte e rispettato a livello internazionale, occorre accettare l'idea che non basta porre mano all'ennesima modifica della sola legge elettorale, occorre aggiornare urgentemente la Costituzione inserendo alcune nuove prerogative per il Capo del Governo. La prima dovrebbe essere la sua elezione diretta da parte del popolo, a similitudine di quanto, per esempio, succede a livello locale per l'elezione del sindaco; la seconda dovrebbe essere che il Parlamento non vota la fiducia al governo, ma al "programma di governo", come avviene nelle grandi imprese dove il Consiglio di Amministrazione approva "i Il sen. Roberto Calderoli piani" proposti dalla dirigenza aziendale, non vota una fiducia alla "cordata di riferimento" dell'amministratore Delegato e dei suoi collaboratori; la terza è che, se proprio non riusciamo a fare a meno di un numero esorbitante di partiti e partitini, che almeno essi siano vincolati alla scelta pre elettorale di un programma di coalizione, in modo che le ragioni dei dissensi interni alla coalizione stessa siano oggettivamente verificabili dagli elettori; la quarta è che i due rami del parlamento dovranno specializzarsi per funzioni legislative e la doppia approvazione di una legge dovrà essere limitata il più possibile ai soli casi in cui essa sia di così ampia portata da richiedere davvero l'analisi parlamentare alla luce delle "diverse" funzioni legislative di ciascuno dei due rami; infine, occorre prendere atto che il mondo attuale richiede risposte sempre più veloci, immediate e tempestive e, con consapevolezza, prevedere che il governo possa compiere atti di carattere legislativo senza dover dimostrare ogni volta il rispetto del vincolo dell'urgenza, lasciando al parlamento una funzione di tipo consultivo e di controllo, a similitudine di quella assegnata dalla costituzione americana al Congresso, deputato a sancire gli atti legislativi del Presidente (e quella costituzione è molto più antica della nostra!). L'argomento di questo articolo potrebbe sembrare un po' troppo lontano dal tema generalmente trattato sulle colonne de "Il Nastro Azzurro", ma ritengo invece estremamente importante che tali argomenti vengano dibattuti nell'ambito del nostro Istituto, poiché come custodi del "Valore", sappiamo che non basta riformare la legge elettorale o addirittura la Costituzione in modo più efficientista o più ortodosso, se poi la messa in pratica delle regole, vecchie o nuove che siano, avviene con obiettivi non coerenti con le regole stesse. Ma siamo anche consapevoli che il Parlamento scaturito dalle recenti elezioni ben difficilmente sarà in grado di modificare la legge elettorale in una maniera accettabile, figuriamoci se potrà porre mano alla Costituzione. Intanto... il tempo passa: povera Italia! Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 13

15 VIVI LE FORZE ARMATE C ari lettori, dopo un anno eccoci di nuovo qui a parlare di un progetto particolare che ha coinvolto, e speriamo coinvolgerà ancora, le nostre Forze Armate. È il progetto Vivi le Forze Armate che, sebbene con un format ridotto e presso un numero di reparti inferiore rispetto agli anni precedenti, ha avuto luogo anche nell'anno L'anno scorso vi avevo parlato della mia esperienza personale, mentre in questo numero voglio lasciare spazio alle emozioni ed ai sentimenti di un altro partecipante del quale riporto i pensieri così come li ha scritti. Come sempre, visto il forte legame del vostro cronista con il 151 Reggimento Fanteria "Sassari" si tratta di un'esperienza vissuta a Cagliari, ma certamente non dissimile da quelle vissute da mille altri giovani negli altri Enti Militari coinvolti. Ed ecco il testo inviatomi da Claudia, la nostra giovanissima partecipante. Onori ai Caduti I l 20 Luglio 2012 alle arrivò il fatidico messaggio sul cellulare: "Gentile candidato, sei stato ammesso al corso Vivi le Forze Armate". Feci un salto dal divano e scaricai la tensione che avevo accumulato in un mese di attesa con un urlo di gioia. Già dal giorno dopo cominciai a procurarmi tutti i documenti necessari per poter soggiornare in caserma per quelle tre settimane. Feci ogni sorta di visita medica, venendo sballottata come una pallina da ping pong da un centro medico all'altro per essere analizzata da degli sconosciuti, il cui solo fatto di avere un camice bianco gli dava il diritto di studiarmi come fossi un esperimento in provetta. Dopo un mese avevo tutto il necessario per imbarcarmi nella mia piccola avventura: documenti pronti, valigia colma fino a scoppiare e morale alle stelle, preparata a qualsiasi sfida mi sarebbe stata imposta dietro le quattro mura con la scritta "Zona Militare", per molti minacciosa, per me attraente. È risaputo che ciò che più si vuole non sempre arriva, però se la fortuna ci sfiora sarà sempre in ritardo secondo le nostre aspettative; ma il 27 Agosto finalmente arrivò e dovendo presentarmi in sede entro le mi alzai verso 7 del mattino, mi preparai, salutai mia madre che cercava ancora di dissuadermi dall'andare via, la rassicurai con un abbraccio, presi i bagagli e li misi in auto, dove mio padre era pronto ad un viaggio di circa tre ore e mezza per arrivare da Olbia a Cagliari, nella caserma Monfenera, sede del 151 Reggimento fanteria "Sassari", che sarebbe stata la mia casa, la mia famiglia e una delle più grandi esperienze di vita. Le ore si dilatarono, sembrava di essere in viaggio da una vita; la spensieratezza, l'allegria e l'euforia cominciavano a cedere il passo alla paura, al terrore e pensai di aver fatto una sciocchezza, di aver preso tutto troppo alla leggera, ma ormai era tardi per i ripensamenti, ero giunta a destinazione e l'enorme scritta "Monfenera" si stagliava davanti ai miei occhi, non potevo e non volevo tornare indietro dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare lì dove ero. Salutai mio padre più frettolosamente di quanto avessi voluto per via delle occhiate impazienti dei ragazzi del corpo di guardia che tenevano aperto il portone. Presi un bel respiro, mi feci coraggio e attraversai la soglia della caserma: la porta si chiuse tra me e mio padre con un rumore metallico e definitivo. Carica di bagagli mi voltai verso un ufficiale che mi accompagnò in una stanza dell'edificio principale della caserma, dove trovai gli altri ragazzi del corso "Vivi le Forze Armate", tutti silenziosi e in attesa di consegnare i dovuti documenti, fare un piccolo colloquio con alcuni militari che avrebbero scritto un breve profilo psicologico personale, presentarsi alla visita per gli accertamenti medici, consegnare la cauzione e ritirare le tanto agognate mimetiche. La prima giornata la passammo a sbrigare tutti i doveri burocratici di rito, e a imparare le basi del comportamento consono a un ambiente militare per evitare rimproveri e figuracce con i superiori (essendo dei semplici fanti "onorari" chiunque era un nostro superiore). Ci vennero mostrati i nostri alloggi e cominciammo a fare conoscenza tra compagni di camerata ancor prima di venire a sapere chi sarebbero stati i nostri istruttori: il Maresciallo Ordinario Rinaldo Serafini, il Sergente Maggiore Pier Paolo Agus, i Caporal Maggiori Capi Scelti Carmelo Incani e Maurizio Porceddu; quest ultimo, molto gentilmente si è offerto per ben due volte di accompagnarmi in infermeria dopo essermi resa conto che se non avessi iniziato a curarmi le vesciche non avrei potuto indossare più gli stivaletti da combattimento, e di conseguenza presenziare al'alzabandiera, marciare, fare educazione fisica o, più semplicemente camminare senza zoppicare. Le lezioni, sia pratiche che teoriche, erano sempre interessanti, anche se a volte, causa l'orario suc- 14 IL NASTRO AZZURRO

16 cessivo al pranzo, scappava qualche sbadiglio e il malcapitato che veniva notato con gli occhi chiusi veniva fatto stare in piedi per qualche minuto. A parte questi piccoli episodi di pieno rigore militare, i nostri istruttori non furono mai troppo severi o poco umani, come la maggior parte di noi si aspettava. Questo ci fece capire che i militari non sono quelle fredde macchine senza cuore che in molti credono: obbediscono agli ordini e non fanno domande non perché siano incapaci di pensare con la propria testa, bensì perché ognuno di loro dovrebbe sapere già il perché di quello che sta per compiere. In caserma non imparammo solo regole, ma approfondimmo anche i rapporti umani: pochi di noi erano sardi, la maggior parte dei ragazzi proveniva da quello che noi isolani chiamiamo "l'estero" che non è altro che lo stivale d'italia, dal quale a volte ci sentiamo esclusi, ed è stato interessante e istruttivo il confronto con diverse forme di pensiero e opinioni contrastanti, senza che queste potessero creare problemi all'interno del nostro piccolo plotone di 23 persone, che diminuì di numero dopo due settimane a causa del ritiro di tre partecipanti al corso, per problemi chi di famiglia, chi di salute. Dopo qualche giorno di convivenza cominciarono a instaurarsi rapporti di amicizia, e questo favorì l'intesa, anche se non perfetta (purtroppo non lo fu mai) per riuscire a compiere una marcia adeguata da poter presenziare all'alzabandiera, dove ogni Compagnia gridava il proprio nome, con un urlo che scaturiva prepotente dal petto e si trasformava in ruggito di guerra. «Terza!» urlava il Comandante della nostra compagnia, un forte rumore d'aria raccolta nei polmoni faceva da sottofondo alla piazza d'armi «SKORPIO!» Questo urlavamo ogni mattina, prima che le voci di 800 persone, schierate davanti alla bandiera del Reggimento si unissero nel potente "Forza Paris", che precedeva la marcia in cui veniva intonato l'inno della Brigata Sassari, "Dimonios", da tutto il Reggimento. Ciò che per i militari era una formalità di routine, per noi riacquistò il senso antico di forza, unità e potenza, gli stessi sentimenti che animarono gli antichi "Tattarinos" e che si spera, continuino ad animare il cuore di giovani ragazzi dediti alla carriera nelle forze armate. Durante il nostro soggiorno partecipammo al tanto atteso cambio del Comandate di Brigata (il 49 Colonello Comandante di Reggimento Luigi Viel lasciava il suo posto al Colonello Angelo Del Lungo) per i cui preparativi furono rimandate alcune lezioni. Il nostro iniziale dispiacere si tramutò ben presto in agitazione nel sapere che anche noi avremmo preso parte alla cerimonia. I nostri istruttori pensarono ben presto di farci vedere l'altra faccia della medaglia mettendoci a conoscenza del fatto che il tutto sarebbe durato circa un'ora e mezzo e che le possibilità di muoverci durante Una fase dell addestramento quel tempo sarebbero state presso che nulle. Scoprimmo che avevano ragione: gli ordini "At-tenti" e "Ri-poso" divennero delle manne del cielo, e il sollievo che ci procurava quei minimi movimenti traspariva dai nostri volti, i quali però erano contratti più spesso da smorfie di dolore che a volte non riuscivamo a controllare, in special modo quando il sole di metà mattina cominciò a scaldare i nostri stivali e a bruciarci i piedi. Riuscimmo a tenere testa anche a questa ennesima sfida, forse, tralasciando educazione fisica, la più difficile che ci fosse stata proposta tra quelle quattro mura. Nonostante la stanchezza della giornata, da bravi giovani quali siamo, ogni sera trovavamo la forza per uscire e stare tutti insieme facendo un giro per il centro di Cagliari, fermandoci a qualche bar per vedere un po' di televisione e bere un aperitivo in tutta tranquillità, prima di tornare in caserma per il contrappello delle 23.00, dopo il quale si crollava a letto dalla stanchezza. Le tre settimane passarono più in fretta di quanto si sperava: arrivò il 13 Settembre e tutti fummo obbligati a consegnare mimetica, magliette, calze, cintura, stivaletti da combattimento, zaino tecnico e tuta da ginnastica. Fu come se fosse stata strappata una parte di me di cui mi ero presa estrema cura. Il plotone di "Vivi le Forze Armate" divenne un mucchio di ragazzi come tanti che il giorno dopo si sarebbero salutati, alcuni per rincontrarsi nella stessa città, altri per non rivedersi mai più se non via internet. Ci furono lacrime, sia tra ragazze che ragazzi, in modo equo, proprio come eravamo stati agli occhi dei nostri istruttori, i quali si lasciarono andare insieme a noi a qualche dimostrazione d'affetto. Un'esperienza emozionante che però non ripeterei per il solo motivo che non potrebbe mai essere migliore di come è stata. Claudia Bazzu Non credo sia necessario aggiungere altro a quanto ci ha raccontato questa giovane recluta sarda, dalle cui parole emergono con sufficiente chiarezza le emozioni vissute per quei pochi giorni trascorsi nella grande famiglia della "Brigata", culminata con il cambio delle consegne al Comando tra il Colonnello Luigi Viel e il Colonnello Angelo Del Lungo. Chiudo perciò questo articolo con la locuzione che ogni mattina all'alzabandiera i Sassarini urlano al cielo: "FORZA PARIS"; due parole semplici e chiare che dovrebbero a mio modesto parere rappresentare il vero modus vivendi degli italiani, perché solo uniti si possono superare i problemi e le difficoltà. avv. Federico Vido (Segretario della Federazione di Sondrio) IL NASTRO AZZURRO 15

17 UMBERTO II RICORDATO A VILLA ADA I l 27 ottobre 2012, nel parco di Villa Ada (residenza privata della famiglia reale italiana dai primi del 900, quando su acquistata da Vittorio Emanuele III, e conosciuta pertanto anche come Villa Savoia), a Roma, il Sindaco On. Gianni Alemanno, l On. Giovanni Quarzo ed il Consigliere Municipale Francesco Di Bartolomei, questi ultimi fra i promotori dell iniziativa, hanno inaugurato le targhe toponomastiche dedicate agli ultimi Sovrani d Italia: Largo Umberto II e Viale Regina Maria Josè. Presenti il figlio Vittorio Emanuele, con la consorte e il proprio figlio Emanuele Filiberto, che ha rivolto un indirizzo di saluto e di ringraziamento. In rappresentanza della Federazione Provinciale di Roma dell Istituto del Nastro Azzurro, la Sig.ra Palma Viola di Cà Tasson, vedova del Gen. M.O.V.M.- O.M.S. Ettore Viola di Cà Tasson, socio fondatore dell Istituto del Nastro Azzurro, legato assieme alla moglie da affettuosa amicizia al Re Umberto, la dott.ssa Anna Maria Menotti, pronipote del Patriota Ciro Menotti e nipote del S. Ten. Alpino Ciro Menotti M.O.V.M. "alla memoria, disperso in Russia, il sig. Gabriele Gigliotti, nipote dell Azzurro generale medico Francescantonio Gigliotti, il sig. Giuliano Fefè, Alfiere della Federazione con il Labaro Provinciale. Presenti numerose associazioni: la Croce Rossa Italiana, con le Sorelle Puntoni e Lamanna del Corpo delle Infermiere Volontarie in rappresentanza dell Ispettrice Nazionale Brachetti Peretti ed un ufficiale commissario del Corpo Militare C.R.I. del 9 Centro Mobilitazione Roma; con i rispettivi labari: l Associazione Reduci e Rimpatriati d Africa, rappresentata dal dott. Chiavellati, figlio della M.O.V.M. alla memoria capomanipolo medico Luigi Chiavellati; l Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, con la Presidente del Comitato Provinciale di Roma Donatella Schurzel; l Istituto delle Guardie d Onore alle Reali Tombe del Pantheon, con il Presidente C.V. Ugo d Atri; l Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna con il Segretario Nazionale avv. Juan Carlos Gentile; la Sezione di Roma del Club Alpino Italiano con il Presidente Roberto Niolu; la Sezione Escursionismo della S.S. Lazio. Tra i convenuti: la Principessa Maria Elettra Marconi, figlia di Guglielmo Marconi, lo storico prof. Francesco Perfetti, Paolo ed Alfredo Guillet, figli dell Azzurro Generale ed Ambasciatore Amedeo Guillet MOVM, il Generale Enrico Boscardi, insigne studioso e tra i fondatori dell Associazione Nazionale Combattenti Guerra di Liberazione Inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze Armate, il prof. avv. Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, Maria Ludovica Calvi di Bergolo, figlia dell Azzurro Generale Giorgio Carlo Calvi di Bergolo. Il socio Gabriele Gigliotti ha fornito al Comitato Promotore apprezzate e poco conosciute informazioni di carattere storico documentale inerenti la Villa ed ha coordinato i rapporti fra questa e l Istituto del Nastro Azzurro curandone la presenza alla cerimonia, evidenziando al contempo il carattere apolitico ed apartitico dell Istituto stesso allo scopo di dare all evento un profilo il più istituzionale e condiviso possibile, ricordando come le figure degli ultimi Sovrani abbiano agito responsabilmente favorendo un pacifico trapasso di poteri ed evitando ulteriori spargimenti di sangue in un Italia devastata dagli orrori della guerra e dallo scontro fratricida, e come essi furono legati a figure del periodo costituente anche di diverso orientamento politico e culturale, da Enrico De Nicola ad alcuni componenti la famiglia De Gasperi per Umberto, ad intellettuali come Benedetto Croce ed esponenti della socialdemocrazia come Giuseppe Saragat per Maria Josè. In ossequio a questo spirito conciliatorio, il sig. Gigliotti ha gentilmente declinato la proposta di far parte del Comitato d Onore proponendo al suo posto l apprezzata figura dell architetto Enzo Rigoli, conosciuto per la sua generosa opera nella salvaguardia del verde pubblico nel municipio ed afferente alla tradizione storica e culturale del Regno delle Due Sicilie. L Istituto del Nastro Azzurro era già stato presente nel 1986 all inaugurazione della stele in memoria di Umberto II posta all ingresso monumentale della Villa, restaurata in concomitanza dell inaugurazione delle targhe viarie, con l allora Presidente della Federazione Provinciale di Roma il Generale Rosario Staffa e l Azzurro cap. Castellano, Aiutante di Campo del Re in esilio a Cascais, come risulta dalle ricerche effettuate dal Sig. Gigliotti presso l archivio dell Istituto del Nastro Azzurro. Il Sindaco ha evidenziato nel suo discorso il comportamento equilibrato degli ultimi sovrani nel delicato periodo del passaggio dalla Monarchia alla Repubblica e ricordato il contributo, spesso ignorato, di Umberto II alla Guerra di Liberazione, e ha sottolineato l azione umanitaria della Regina, aggiungendo che l iniziativa è stata trasversalmente approvata da rappresentanti sia di maggioranza che di opposizione. La stele restaurata e le targhe viarie sono state benedette dal Parroco della Chiesa di San Saturnino Martire, don Marco Valenti. Roma: la delegazione del Nastro Azzurro alla cerimonia di Villa Ada 16 IL NASTRO AZZURRO

18 PAPA FRANCESCO L a chiesa di Roma e l'intero mondo cattolico hanno un nuovo Pastore. L'anno domini 2013 sarà ricordato negli annali della storia ecclesiastica perché l'elezione del nuovo Pontefice non è avvenuta come di consueto dopo la morte del predecessore, Papa Benedetto XVI, ma è stata anticipata, causa l'abdicazione dello stesso, la seconda in ordine di tempo dopo quella, nel 1294, di Celestino V, 192 Papa in ordine di successione - nato Pietro Angelerio - detto Pietro del Morrone. L'atto della rinuncia, avvenuta alcune settimane prima, ha lasciato sgomenti ed increduli tutti i fedeli cattolici che hanno vissuto questo conclave con intensa commozione e consci di essere partecipi di un evento eccezionale. Mercoledì 13 marzo, a tarda sera, nella seconda giornata del Conclave, la fumata bianca dal comignolo sul tetto della Cappella Sistina, dopo le cinque nere precedenti, ha annunciato al mondo intero l'elezione del 266 Pontefice. Le campane delle Basiliche e delle Chiese dell'intero pianeta hanno suonato a festa mentre la folla contenuta nell'emiciclo berniniano di piazza San Pietro, dopo ore di tensione, ha gridato la propria gioia aspettando di vedere il nuovo eletto affacciarsi dalla Loggia della Benedizione della Basilica. Nel contempo nella sacralità della Cappella Sistina, lontano dagli sguardi indiscreti degli uomini comuni, davanti ai suoi confratelli riuniti in conclave, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, manifestava il consenso all'elezione canonica e indicava, secondo quanto è previsto dall'ordo rituum conclavis la scelta del nome da Papa: Francesco; un nome senza precedenti nella storia dei Papi. Facevano seguito tutte le pratiche relative all'accettazione ed il nuovo Pontefice vestito di porpora per l'ultima volta scompariva dietro la porta della Cappella Sistina per rientrare con le vesti bianche del Romano Pontefice; a seguire, dalla cattedra posta sotto l'affresco michelangiolesco, ha ascoltato il ricordo evangelico delle parole con le quali il Signore ha affidato la sua Chiesa a Pietro ed ai suoi successori, ha pregato secondo le sue intenzioni con i Cardinali, ha cantato il Te Deum e da ultimo, a conclusione del Conclave, si è sottoposto all'atto di ossequio e di obbedienza dei cardinali elettori. Prima però che i fedeli potessero vedere il loro nuovo Pastore l'ultima fase del protocollo: l'annuncio in latino dell'avvenuta elezione da parte del Cardinale Protodiacono Jean Louis Tauran, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica, preceduto dalla Croce. La Chiesa, che vive momenti difficili per gli scandali che l'hanno turbata, ha saputo voltare pagina ed eleggere in tempi ragionevolmente brevi, deludendo le aspettative di settimane di pronostici che indicavano una folta rosa di nomi, il nuovo successore dell'apostolo Pietro attraverso un collegio elettorale esemplarmente responsabile e capace. I Cardinali hanno preso una decisione che entra nella storia per la sua novità: dopo tredici secoli (dal tempo di Gregorio III e dei suoi predecessori provenienti dalla Siria), è stato eletto per Roma un Vescovo che non viene dal continente europeo, ma dall'america Latina e, cosa ancora più importante, è stato scelto nella Compagnia di Papa Francesco Gesù, l'ordine fondato da Ignazio di Loyola. Con l'elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, la Chiesa ci ha fornito una guida sicura per una risposta concreta al bisogno di misericordia e di perdono in un mondo dove lo smarrimento è molto diffuso Il nuovo Pontefice che sin dal primo istante si è mostrato semplice e spontaneo, ha stupito ancora di più il suo popolo perché non si è voluto definire Papa, ma Vescovo di Roma, il pastore che camminerà con loro, ma cosa ancora più incisiva e straordinaria mai vista prima, ha curvato la maestà papale verso i fedeli nell'umiltà di un inchino, segno anche questo di volere una svolta radicale nella Chiesa. Questa sua umiltà personale, che indica la volontà del cambiamento, viene rafforzata dalla scelta del nome che richiama al Santo di Assisi: Francesco (elevato agli onori degli altari, il più povero tra i poveri, colui che si è recato da Papa Innocenzo III affinché approvasse la Regola dell'ordine e lo autorizzasse così a predicare tra la gente con la sola forza della fede). Un progetto, un vincolo per il suo pontificato quasi fosse la denuncia programmatica della necessità di rinnovamento e di un gesto estremo per un ritorno alle origini, al Vangelo, all'annuncio della missione di una Chiesa disincarnata dal potere e dalle forme. Papa Francesco ha riconfermato di nuovo la sua singolarità e unicità di agire quando ha indossato sulla veste bianca la croce di sempre, in semplice metallo e non in oro, ed ancora il giorno dell'elezione: il non aver voluto indossare la Mazzetta rossa chiusa sul petto e il Rocchetto, la sopravveste di pizzo bianco, a conferma di uno stile diverso in coerenza con la predicazione praticata da Vescovo a Buenos Aires. Il Vicario di Cristo, vuole rinnovare la sua Chiesa e tornare all'essenza e alle origini per porre fine agli scandali che stanno minando la credibilità dell' istituzione e del suo clero, pertanto ci abituerà nel tempo a molti altri cambiamenti e, per fermare l'allontanamento del popolo dalla Chiesa, cerca soluzioni radicali ed esempi plausibili al fine di evitare l'indifferenza e l'agnosticismo verso il sacro e l'insegnamento della dottrina. Maristella Ravelli (Socia della Federazione di Sondrio) IL NASTRO AZZURRO 17

19 MILANO DEDICA UNA VIA A VINCENZO CAPELLI MOVM Sabato 1 dicembre 2012 a Milano è Su ambedue i lati della strada erano stata celebrata, con una solenne numerosissime le Associazioni cerimonia, l intitolazione di una via al Combattentistiche e d Arma schierate con Col. R.O. Vincenzo Capelli, M.O.V.M.. Castelleonese di nascita ha trascorso, i loro Presidenti fra cui la Sig.ra Giusy Laganà, presidente regionale dell ANMIG, però, quasi tutta la sua vita in questa Città. il Cav. Pietro Fabbris, presidente Il Capelli è effigiato e immortalato con una pergamena, che riporta la sua foto e la motivazione della massima Decorazione al V.M., nella Galleria degli Eroi milanese. La sua figura è stata rievocata come Medaglia d Oro Eccellente sul n. 3 mag/giu 2012 di questa rivista, e in tale occasione era stato anche preannunciato questo evento, come riconoscimento, da parte dell Amministrazione comunale dell ANMIG della Provincia di Milano, in rappresentanza anche delle province di Cremona e Mantova, seguiti dai Labari dei Bersaglieri, Alpini, Paracadutisti, Carristi, Artiglieri, Genieri, Trasmettitori, CC, G.di F., Polizia di Stato, etc.etc. Aprivano gli schieramenti i Labari delle Federazioni Provinciali dell Istituto del Nastro Azzurro di Milano e Cremona, con i rispettivi Presidenti gen. B.(r) milanese, dovutogli come uomo illustre Arnaldo Cassano, Vice Presidente distintosi per Valore. I figli Pietro, Giuseppina e Luigina, unitamente a tutti i loro famigliari hanno potuto così vedere concretizzarsi e assistere alla realizzazione di un bellissimo sogno durato alcuni anni. La via è il prolungamento di Corso Nazionale Vicario, e magg. Claudio Mantovani. Tantissimi i cittadini richiamati dalla cerimonia che ha avuto inizio con lo scoprimento della targa dedicata alla M.O.V.M. Vincenzo Capelli, seguito dalla deposizione di tre corone d alloro: del Comune di Milano, del Presidio Militare, Como ed è situata in un quartiere nuovo, dei Ciechi di Guerra di Lombardia. prestigioso, moderno dove sorgono alti Il soldato Vincenzo Il trombettiere della 1^ Regione Aerea grattacieli, quasi a voler significare come Capelli MOVM suonava i prescritti tre squilli seguiti da Il gli eroismi di uomini della nostra storia passata abbiano potuto contribuire alla costruzione di una pace duratura e alla realizzazione di opere avveniristiche per un futuro migliore. Numerose le Autorità Civili, Militari e Religiose presenti, fra le quali l Assessore Stefano Boeri, in rappresentanza del Sindaco Giuliano Pisapia, il Comandante della 1^ Regione Aerea e del Presidio Militare Interforze gen. S.A. Tommaso Ferro, i Sindaci dei Comuni di San Bassano Cesira Bassanetti, di Soresina Giuseppe Monfrini, di Castelleone Camillo Comandulli, di Brandizzo (TO) Roberto Buscaglia. Significativa la presenza del Consigliere della Fondazione Villa Mirabello, già casa dei Ciechi di Guerra di Lombardia prof. Alvise Taglietti. Silenzio e il picchetto armato interforze rendeva gli onori militari, mentre il gen. Cassano dava lettura del fatto d arme e della motivazione della Medaglia d Oro, suscitando nei presenti viva commozione. Ha preso, quindi, la parola l assessore Boeri sottolineando come il Comune di Milano considerasse un onore l aver dedicato una via della Città a Vincenzo Capelli che, malgrado la sua cecità, ha saputo essere protagonista nella battaglia affinché la nostra società accolga e tuteli i più deboli e i portatori di handicap. Il gen. S.A. Tommaso Ferro ha invece esaltato le virtù di uomo e di soldato del Capelli, che ha dimostrato che nessuno è più degno di far sentire con forza la propria voce per la costruzione della pace di Milano: cerimonia di inti- tolazione di via Vincenzo Capelli MOVM 18 IL NASTRO AZZURRO

20 MEDAGLIA D ORO al Valor Militare al soldato CAPELLI VINCENZO 65 reggimento fanteria, 101 a compagnia cannoni Soldato valoroso, pronto ad ogni sacrificio, otteneva dopo vive insistenze di partecipare volontariamente al combattimento, anziché assolvere le sue normali funzioni di telefonista. In due giorni di aspra lotta nella bufera, in alta montagna, contro posizioni ben fortificate e strenuamente difese, era esempio di cosciente audacia, di insuperabile tenacia e sprezzo del pericolo nel portare un cannone fin sotto le feritoie di un forte presidiato dal nemico. Gravemente ferito in più parti del corpo ed agli occhi, non cessava di trasfondere il suo fervido entusiasmo nei compagni. Al posto di medicazione, mentre gli venivano asportati entrambi gli occhi, esprimeva solo il rammarico di non poter più seguire i commilitoni, ormai prossimi alla vittoria. In seguito, minorato nel fisico, non nell ardore guerriero, dava mirabili prove di alto spirito di corpo, di caldo cameratismo, di sublime attaccamento a quel dovere militare cui, senza un lamento, aveva fatto dono della vista. Piccolo San Bernardo Forte Traversette, giugno 1940 chi ha combattuto in guerra. Il gen. Ferro ha auspicato che la lapide col nome del soldato Capelli sia un imperituro esempio di virtù e di amor di Patria per le nuove generazioni e per tutti cittadini. I Sindaci dei Comuni di San Bassano, Soresina e Castelleone concordano nell affermare che chi lo ha conosciuto, lo ricorda come il ragazzo che amava la vita e, dopo aver perso la vista, da uomo continuò ad amarla ancora più intensamente. Una lezione da imitare, un esempio e uno stimolo per tutti a lottare e a non arrendersi anche quando tutto sembra perduto. Giusy Laganà, Presidente Regionale dell ANMIG, lo stesso incarico a suo tempo ricoperto da Capelli, ricorda che i figli non vogliono dimenticare il significato di Patria, onore, libertà: Valori per i quali i nostri avi, i nostri genitori hanno combattuto, hanno sopportato inenarrabili sofferenze e hanno riportato profonde ferite e mutilazioni. Chiude gli interventi la figlia Giuseppina, che con accorate, toccanti parole, ringrazia tutti e dedica la targa alla mamma e adorata moglie di suo papà Eli Orsola (Lina), ai nipoti Laura, Dario, Antonella, Barbara, Diego ed ai loro pronipoti. In particolare ringrazia il Sindaco Pisapia, rappresentato dall assessore Boeri, e la grande Città di Milano per aver dato un giusto riconoscimento a un uomo distintosi per Valore, intitolandogli questa via. Ricorda, poi, il defunto sen. Gerardo Agostini, già Presidente Nazionale ANMIG, per il suo contributo dato all instaurazione della pratica, e ringrazia, altresì, la Federazione milanese del Nastro Azzurro per il contributo e la spinta finale alla sua realizzazione. L impegno di mio padre continua fu quello di dedicarsi agli altri conscio dei principi cristiani che avevano plasmato tutta la sua vita. Le sue energie sono sempre state usate anche per la tutela dei Ciechi di Guerra, di cui fu capogruppo in Lombardia e vice presidente della Casa di Lavoro e Patronato con sede a Milano. Occuparsi del suo prossimo è stato sempre il suo scopo primario in quel lunghissimo e faticoso percorso nelle tenebre che ha avuto inizio il 22 giugno 1940 e si è cristianamente concluso il 2 agosto Conclude rivolgendo un sentito grazie al Sindaco di San Bassano che nel 2011 ha voluto intitolare a suo padre l Aula Magna del Centro Scolastico e un altrettanto grande grazie all ANMIG, Sezione di Cremona che, con altrettanto solenne e austera cerimonia, alla quale hanno presenziato tutte le Autorità civili, militari e religiose cittadine, e numerose Associazioni Combattentistiche e d Arma con i loro Labari, fra cui quello della Federazione Azzurra milanese, il 27 maggio 2012 ha intitolato la sua Sezione al Col. R.O. Vincenzo Capelli, M.O.V.M. (vds. riquadro - n.d.r.). Gen.B.(r) Arnaldo Cassano (Presidente della Federazione di Milano e Vice Presidente Nazionale Vicario) LA SEZIONE PROVINCIALE A.N.M.I.G. DI CREMONA INTITOLA LA PROPRIA SEDE DELLA LOCALE SEZIONE PROVINCIALE AL COL. R.O. VINCENZO CAPELLI M.O.V.M. Dopo il ricordo e gli onori tributatigli dal Comune di San Bassano (Cr) il 25 aprile 2011, con l intitolazione dell Aula Magna dell Istituto Comprensivo M.G. Vida, anche nella città di Cremona è stata ricordata con una solenne cerimonia la figura di Vincenzo Capelli. In occasione dell assemblea annuale, svoltasi il 27 maggio 2012, la sezione A.N.M.I.G. di Cremona, ad undici anni dalla scomparsa, ha onorato la memoria del suo eroico esponente, intitolandogli la sede della locale Sezione Provinciale in Via dei Lanaioli n. 6. La solenne cerimonia si è svolta alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose, delle rappresentanze di tutte le Associazioni Combattentistiche e d Arma, fra cui spiccavano il Labaro della Federazione Provinciale dell Istituto del Nastro Azzurro di Milano, della cui Federazione era stato membro della Corte d Onore e presso la cui Galleria degli Eroi si trova collocata la pergamena che lo immortala con foto, motivazione e decorazione, e il Labaro della Federazione Provinciale di Mantova. La Presidente della Sez. A.N.M.I.G. Prof.ssa Pierangela Miglio, dopo lo scoprimento della targa, ha rievocato la sua figura e, dopo averne elogiato oltre al Valore Militare ed al senso dell onore, l onestà morale ed intellettuale, ne ha sottolineato le doti di coraggio dallo stesso espresse anche nel lungo cammino nelle tenebre che è seguito al suo gesto eroico e che lo ha accompagnato per ben 61 anni, sino all ultimo respiro, incessantemente impegnato per la solidarietà a favore di molte persone infelici per cause di guerra: "Far conoscere ai giovani la vita di Vincenzo Capelli, grande invalido, cieco di guerra, vuole rappresentare uno stimolo ad affrontare con impegno, tenacia e fiducia le diverse situazioni della vita a livello personale, civile, sociale". IL NASTRO AZZURRO 19

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