COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Piano Urbanistico Comunale in adeguamento al PPR STUDIO AGROFORESTALE, AMBIENTALE E TERRITORIALE

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2 INDICE 1. INTRODUZIONE ELABORATI INQUADRAMENTO TERRITORIALE INQUADRAMENTO CLIMATICO DELL AREA IN ESAME ORIZZONTI FITOCLIMATICI DATI CLIMATOLOGICI CARTA DELL USO DEL SUOLO E DELLA COPERTURA VEGETALE LEGENDA DELLA CARTA DELL USO DEL SUOLO Quadro di riferimento tecnico La Carta dell uso del suolo della RAS La legenda della carta Modello dei dati Schema di legenda RISULTATI DELL ANALISI DELL USO DEL SUOLO CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE LEGENDA DELLA CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE Quadro di riferimento tecnico Applicazioni della Carta della copertura vegetale al PPR e al PAI Metodologia di lavoro generale Descrizione sintetica delle categorie fisionomiche principali La legenda e le tipologie di vegetazione CARATTERIZZAZIONE DELLA VEGETAZIONE SPONTANEA...22 Boschi a prevalenza di leccio Macchie di degradazione della lecceta...22 Boscaglie e macchie termofile CARTA DELLA NATURALITÀ E DEGLI HABITAT CARTA DELLE UNITA DELLE TERRE METODOLOGIA DI LAVORO PRINCIPALI CARATTERI DEI SUOLI RILEVATI...30 INCEPTISUOLI...30 ENTISUOLI...31 ALFISUOLI UNITA DI PAESAGGIO E SUOLI I suoli sulle rocce effusive acide del Cenozoico I suoli sui depositi conglomeratici e microconglomeratici eocenici I suoli sulle alluvioni del Pleistocene I suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche LAND EVALUATION PROBLEMATICHE DELL ANALISI E DELLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO METODOLOGIA DELLA LAND EVALUATION

3 6.3 LA CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORLO SECONDO LE CLASSI DI CAPACITA' D USO LA CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO SECONDO LE CLASSI DELLA SUSCETTIVITÀ D'USO COMMENTO SUI RISULTATI DELLA CAPABILITY E DELLA SUITABILITY PERMEABILITÀ DEI SUOLI METODOLOGIA DI LAVORO Quadro di riferimento tecnico DESERTIFICAZIONE METODOLOGIA DI LAVORO Quadro di riferimento tecnico ANALISI DELLA STRUTTURA FONDIARIA ANALISI DEI DATI STATISTICI VERDE URBANO GENERALITA LE FUNZIONI DEL VERDE URBANO Verde di arredo Giardini storici Parchi urbani Spazi verdi di quartiere Verde stradale e viali alberati Aiuole spartitraffico Verde funzionale Verde sportivo Verde scolastico Verde sanitario Verde cimiteriale Verde residenziale e privato PIANO DEL VERDE Misure di intervento urgente e norme transitorie PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI MONASTIR AMBITI DI TUTELA AMBIENTALE CARTA DEGLI ASSETTI AMBIENTALI DEL TERRITORIO RURALE Piano Paesaggistico Regionale Assetti Carta degli assetti ambientali Assetto storico CARTA DEI BENI PAESAGGISTICI AMBIENTALI E COMPONENTI DEL PAESAGGIO Analisi del paesaggio CARTA DI PROGETTO DEI PAESAGGI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Sostenibilità degli interventi di trasformazione edilizia: bilancio ecologico, ciclo del prodotto SB PROPOSTA DI DESTINAZIONE URBANISTICA Legge urbanistica regionale e direttiva sulle zone agricole

4 La proposta di pianificazione del territorio extraurbano Il territorio rurale L area del Parco urbano e periurbano di Pedrera - Monte Zara La zona turistica di Monte Zara La valorizzazione dei percorsi fluviali La riqualificazione della separazione prodotta dalla S.S Definizione delle sottozone CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA...75 APPENDICE 78 3

5 1. INTRODUZIONE 1.1 ELABORATI La presente relazione accompagna gli studi tematici relativi agli approfondimenti di seguito descritti: CARTA DELL USO DEL SUOLO Descrive la distribuzione areale degli usi naturali e antropici sul territorio in esame; CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE Descrive la composizione della vegetazione nel territorio comunale; CARTA DELLE UNITA DELLE TERRE Contiene la descrizione della distribuzione areale delle varie tipologie pedologiche studiate e classificate secondo il sistema elaborato dal Soil Survey degli Stati Uniti (Soil Taxonomy, 1992), utilizzato in ambito scientifico internazionale come standard di riferimento. CARTA DELLE CAPACITA D USO DEI SUOLI Partendo dalla carta delle unità paesaggistico-ambientali e dei suoli è stata effettuata la determinazione delle capacità d uso dei suoli (land capability); le informazioni relative sono riportate nella carta delle capacità d uso dei suoli. CARTE DELLE SUSCETTIVITA DEI SUOLI Sempre utilizzando le informazioni di base della carta delle unità paesaggistico-ambientali, si è inoltre proceduto a determinare l'attitudine dei suoli ad usi specifici (land suitability), al pascolo, alla viticoltura e all orticoltura. CARTA DELLA NATURALITA Identificando gli ambiti omogenei per caratteristiche o limitazioni evidenziate dai tematismi delle altre carte dello studio, tali ambiti sono stati evidenziati, fornendo così uno strumento di base per la delimitazione delle zone agricole (zone E) e delle zone di tutela ambientale (zone H). CARTA DEGLI ASSETTI TERRITORIALI La lettura degli scenari del paesaggio permette di evidenziare i rapporti fra gli ambienti visuali dell area e di sottolineare le caratteristiche del paesaggio, in relazione agli usi consolidati. CARTA DI PROGETTO DEI PAESAGGI RURALI Identificando gli ambiti omogenei per caratteristiche o limitazioni evidenziate dai tematismi delle altre carte dello studio, tali ambiti sono stati evidenziati, fornendo così uno strumento di base per la delimitazione delle zone agricole (zone E) e delle zone di tutela ambientale (zone H). Tutte le informazioni cartografate sono allestite su supporto GIS ArcView in coerenza con le basi di provenienza RAS (PPR et alii); Oltre a ciò sono anche state effettuate ulteriori indagini, pur non tradotte in cartografie tematiche, utili a completare il quadro conoscitivo del territorio rurale del Comune, rilevando: Inquadramento climatico e fitoclimatica Struttura fondiaria Caratteristiche tipologiche degli interventi di trasformazione del territorio rurale Indicazioni sul verde urbano Criteri di mitigazione degli impatti ambientali in edilizia ZONIZZAZIONE DEL TERRITORIO EXTRAURBANO Sulla base di tali elaborazioni, a partire dalle informazioni ottenute negli studi e riportate nelle carte tematiche, si è proceduto a fornire il supporto per la delimitazione delle zone agricole (zone E) e le zone di tutela ambientale (zone H), oltre che per gli elementi di riferimento ambientale. 4

6 1.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Il territorio del Comune di Monastir è ubicato nell entroterra Cagliaritano, a circa 20 km in linea d aria dal mare. Comune di Monastir, nell area metropolitana di Cagliari, nel Sud Sardegna. Inquadramento geografico della CTR dell area del territorio comunale di Monastir. Per quanto riguarda la vicinanza ad aree di tutela naturalistica (distanza dalla più vicina area naturalistica rispetto ai confini del territorio comunale)a Nord sono posizionati il SIC di Monte Mannu Monte Ladu (circa 12 km) e il SIC di Monte San Mauro (20 km). A Sud il SIC Stagno di Cagliari, Lagune di Macchiareddu e Santa Gilla (7 km) 5

7 2. INQUADRAMENTO CLIMATICO DELL AREA IN ESAME 2.1 ORIZZONTI FITOCLIMATICI L'area in esame ricade nella Sardegna meridionale, e mostra caratteristiche topografiche, pluviometriche e termometriche riferibili ad un unica grande macroarea costituita dal Campidano Meridionale ed in particolare dal sistema dell hinterland cagliaritano. Per comprendere, almeno nei tratti generali, le caratteristiche climatico-ambientali dell area, per una valutazione ai fini agro-pastorali e vegetazionali, sono di seguito riportati alcuni dati climatici principali, tratti da [Arrigoni, 1968]. In particolare risulta estremamente interessante la comprensione delle caratteristiche fitoclimatiche dell area sulla base degli orizzonti fitoclimatici indicati da tale autore, che consentono di comprendere alcuni elementi principali dell adattabilità all ambiente delle specie forestali. Carta fitoclimatica della Sardegna In nero è riportato il climax degli arbusti montani prostrati e delle steppe montane mediterranee; in quadrettato l'orizzonte freddo umido della foresta montana de climax del leccio; in rigato trasversale l'orizzonte mesofilo della foresta di leccio; in punteggiato l'orizzonte delle foreste miste sempreverdi termoxerofile; in bianco l'orizzonte delle boscaglie e delle macchie litoranee. FONTE: Arrigoni, op. cit. Nella carta fitoclimatica - tratta sempre da [P. Arrigoni, 1968] - sono descritte le aree fitoclimatiche della Sardegna. In nero è riportato il climax degli arbusti montani prostrati e delle steppe montane mediterranee; in quadrettato l orizzonte freddo umido della foresta montana del climax del leccio; in rigato trasversale l orizzonte mesofilo della foresta di leccio; in punteggiato l orizzonte delle foreste miste sempreverdi termoxerofile; in bianco l orizzonte delle boscaglie e delle macchie litoranee. Il Comune di Monastir ricade interamente entro l orizzonte delle foreste miste sempreverdi termoxerofile, che è caratterizzato da vegetazione sclerofillica, con elementi termofili e notevolmente xerofili che danno luogo a formazioni miste, per l incapacità del leccio, in ambiente caldo-arido, a formare soprassuoli arborei monospecifici. Il clima dell orizzonte è semiarido, con scarso surplus idrico invernale ed elevato deficit idrico durante l estate ; il periodo arido dura mesi, con elevate temperature massime (media dei massimi annui di circa ). Il periodo freddo è raramente superiore a due mesi, con una media minima del mese più freddo pari a 3-4 e media dei minimi annuali generalmente superiore a -2. In realtà all interno del territorio si possono riconoscere elementi di dettaglio che caratterizzano altri due orizzonti climatici contermini: l orizzonte delle boscaglie e delle macchie litoranee e l orizzonte mesofilo della foresta di leccio. In particolare il secondo è qualificato dalla presenza di aree con differente adattamento climacico, per la presenza dell area della Roverella, nella porzione NE del versante di Monte Zara. 6

8 Nell orizzonte delle boscaglie e delle macchie litoranee si riscontrano originariamente boscaglie o macchie primarie (non cedue), con forme di degradazione attuali rappresentate da macchie degradate e garighe. Il clima dell orizzonte è semiarido, con estate calda e forte deficit idrico estivo e surplus idrico assai modesto, talvolta inesistente. Il periodo arido dura mesi, con elevate temperature massime (media dei massimi annui di circa ). Il periodo freddo è praticamente inesistente, con conseguente riduzione delle specie a riposo invernale; con una media minima del mese più freddo pari a 3-4 e media dei minimi annuali generalmente superiore a -2. Dettaglio della carta fitoclimatica con i confini comunali Il clima dell orizzonte è semiarido, con estate calda e forte deficit idrico estivo e surplus idrico assai modesto, talvolta inesistente. Il periodo arido dura mesi, con elevate temperature massime (media dei massimi annui di circa ). Il periodo freddo è praticamente inesistente, con conseguente riduzione delle specie a riposo invernale ;, con una media minima del mese più freddo pari a 3-4 e media dei minimi annuali generalmente superiore a -2. Nell orizzonte mesofilo della foresta di Quercus ilex, prevalgono normalmente formazioni chiuse di Quercus ilex (con penetrazione di formazioni semiaperte di Quercus pubescens), oppure boschi di Quercus suber e tipi di degradazione caratteristici delle foreste del cingolo a Quercus ilex, con macchie e pascoli terofitici. Il clima dell orizzonte è tipicamente bistagionale, con inverno moderatamente freddo, subumido, con discreto surplus idrico, ed estate calda con ampio deficit idrico. Il periodo freddo è di 2-4 mesi, con media dei minimi annui sempre superiore a -4 C; il periodo arido è superiore ai tre mesi, con media del mese più caldo generalmente superiore a e media massima dello stesso mese intorno o superiore ai 30 C. 2.2 DATI CLIMATOLOGICI Il territorio di Monastir è ubicato nella Sardegna Sud-Occidentale, in piena area Mediterranea. Questa in generale è caratterizzata da un regime pluviometrico mediamente compreso fra i 500 e i 900 mm annui di pioggia, sostanzialmente analogo come quantità complessiva a quello dell area del centro-sud dell Europa (per confronto: Stoccarda 673 mm, Amburgo 712 mm, Monaco 866 mm, Milano 900 mm), ma molto differente come distribuzione: nell area subalpina le precipitazioni cadono nel corso di tutto l anno, con un massimo in estate, mentre nella parte meridionale del Mediterraneo le piogge sono concentrate nel semestre invernale, da ottobre ad aprile, con un periodo arido variabile da area a area che può durare anche molti mesi. La temperatura caratterizza l area mediterranea con inverni miti, con medie del mese più freddo generalmente comprese fra i 5 e i 15 C, e con rare discese del termometro sotto lo zero. Anche in estate i valori termometrici medi sono sostanzialmente più elevati che nelle aree del centro Europa; in luglio e agosto la temperatura diurna dell aria supera facilmente i 30 C. Contemporaneamente le temperature del suolo, nei punti illuminati dal sole, salgono sino a circa 70 C. 7

9 Come conseguenza dell andamento termometrico, ma anche dell attività delle piante, i valori dell evapotraspirazione sono anch essi caratterizzati da bassi valori invernali che aumentano nel periodo estivo, in netta controtendenza con l andamento delle precipitazioni. Questo comporta uno sbilancio netto nel bilancio idrico, con un surplus di acqua nel periodo di maggiore piovosità e un deficit accentuato nel periodo caldo. Ulteriori fattori climatici importanti sono legati: alla radiazione solare, nettamente superiore nelle aree mediterranee rispetto all Europa centrale; all eliofania, con il cielo specialmente durante la stagione estiva rimane spesso limpido e privo di nuvole; al vento, che soprattutto nelle aree insulari come la Sardegna condiziona in modo significativo il clima. Per integrare le informazioni descrittive sopra riportate, nelle tabelle e nelle figure che seguono sono riportati alcuni dati climatologici principali tratti da [Arrigoni, 1968]. Temperature medie mensili ( C) Stazione di Monastir (altitudine 545 m slm) - periodo di osservazione TEMP. G F M A M G L A S O N D ANNO max min med Come si vede anche dalla figura, l area si posiziona fra l isoterma dei 16 e quella dei 17 C. Isoterme della media annua nella Sardegna Meridionale I dati pluviometrici danno riscontro della disponibilità annuale di 534 mm di pioggia, distribuiti nel periodo inverno-primaverile, con scarsa piovosità invece nel periodo che va dalla tarda primavera all inizio dell autunno e con regime idrologico IAPE. 8

10 Isoiete di mm medi annui nella Sardegna Meridionale (le crocette indicano le stazioni con oltre 1000 mm di precipitazioni medie annue) Precipitazioni medie mensili (mm) Stazione di Nuraminis (altitudine 91 m slm) - 38 anni di osservazione G F M A M G L A S O N D ANNO Precipitazioni medie stagionali (mm) Stazione di Monastir (altitudine 545 m slm) - 41 anni di osservazione INVERNO PRIMAV. ESTATE AUTUNNO ANNO GG. PIOV mm Andamento delle precipitazioni G F M A M G L A S O N D Frequenze percentuali dei venti Stazione di Elmas [1] (altitudine 26 m slm) - periodo di osservazione Stazione di Elmas [2] (altitudine 12 m slm) - periodo di osservazione STAZIONE N NE E SE S SW W NW Calme Elmas [1] Elmas [2] Come capita nella gran parte dell Isola, i venti dominanti sono quelli provenienti dai quadranti occidentali. 9

11 Diagramma della distribuzione del vento W NW N NE E SW SE S I principali effetti del vento sono l aumento della evapotraspirazione, grazie all allontanamento rapido degli strati umidi di aria dall intorno delle foglie durante la traspirazione, e l azione meccanica diretta sulle piante, che localmente, in condizioni di vento forte può provocare stroncamento e sradicamento delle piante, soprattutto su substrati superficiali. In particolare bisogna sottolineare il negativo effetto dei venti di scirocco, che d estate possono produrre periodi di grande stress termoigrometrico per le piante. L elaborazione ed analisi dei dati anemometrici suddetti mostrano una prevalenza dei venti provenienti da NO ed O. I venti provenienti da NO spesso raggiungono e superano i 25 m/s di velocità al suolo. Tutti gli altri venti sono in relazione mediamente molto meno frequenti. L area è quindi caratterizzata da un elevata ventosità, soprattutto nella parte sommitale della catena di Monte Zara, esposta a tutti i venti, ed in particolare ai venti del IV quadrante. Valori medi dell umidità relativa Stazione di Cagliari Elmas (altitudine 12 m slm), periodo di osservazione STAZIONE G F M A M G L A S O N D ANNO Elmas FONTE: Arrigoni, op. cit. I giorni sereni, con nuvolosità minore di 3/10 di cielo coperto sono 145 all anno, i giorni nuvolosi, con nuvolosità compresa tra i 3/10 ed i 7/10 di cielo coperto sono di media 101 all anno, i giorni coperti, con nuvolosità maggiore di 7/10 sono in media 124 giorni all anno. Anche come conseguenza anche della relativa vicinanza del mare, l umidità relativa mostra nell area in esame valori medi compresi tra 65% ed il 70%. L andamento di questo parametro non è costante nel tempo ma si riscontrano variazioni stagionali. In inverno i valori raggiungono circa l 80%, in primavera diminuiscono gradualmente per raggiungere il minimo annuale, di circa 55% di umidità relativa, che si registra durante l estate. In autunno si ha una graduale e costanza crescita dei valori che di nuovo raggiungono il massimo durante l inverno. 10

12 Pressione atmosferica (millibar) Stazione di Elmas (altitudine 12 m slm), periodo di osservazione STAZIONE G F M A M G L A S O N D ANNO Elmas FONTE: Arrigoni, op. cit. La media annua della pressione atmosferica è compresa tra 1010,1 millibar e 1015,1 millibar, corretti al livello del mare con variazioni stagionali anche elevate comprese tra 945,5 millibar nel periodo invernale e 949,1 millibar nel periodo estivo. La radiazione solare è intensa e il cielo, specialmente durante la stagione estiva, rimane spesso limpido e privo di nuvole con alti valori di eliofania relativa 1. Eliofania e nebulosità(millibar) Stazione di Cagliari (altitudine 75 m slm) STAZIONE U.M. G F M A M G L A S O N D ANNO Nebulosità decimi di cielo cop Eliof. assoluta ore Eliof. possibile ore Eliof. relativa FONTE: Arrigoni, op. cit. Sulla base dei dati riportati, secondo la classificazione fitoclimatica del Pavari, l area in esame è classificabile nella sottozona media del Lauretum. Si è inoltre calcolato l indice di capacità erosiva di Fournier che stima la capacità erosiva del clima. L indice che risulta calcolabile con la formula K=p 2 /P dove p= precipitazione mensile più elevata e P = precipitazione media annuale. L indice stimato per la stazione di Monastir, pari a 13.21, comparato con i valori riportati di altre stazioni della Sardegna, che variano da 9.8 a 36.3, risulta mediamente basso, ad indicare un medio-basso rischio generico di erosione. Si considerino come riferimento i valori che si riscontrano in Ogliastra, una delle aree a maggiore vulnerabilità idrogeologica della Sardegna: a titolo comparativo i valori di Barisardo e Tertenia risultano pari a 20.4 e Per confronto si possono inoltre citare gli indici di Genna Silana, che presenta il valore massimo di 36.3, di Oschiri (13.6) e di Senorbì (9.8). Ciononostante non deve essere sottovalutata la possibile sensibilità del territorio a possibili situazioni di vulnerabilità idrogeologica e all erosione dei suoli. Le forti intensità pluviometriche, che si verificano soprattutto in autunno, possono cogliere le aree più esposte, come i suoli nudi, o i pascoli, nella fase in cui si ha il minore effetto di protezione del terreno da parte della vegetazione, costituita prevalentemente da specie terofite a riposo estivo. Ciò particolarmente dove la pendenza dei terreni è accentuata, e dove il terreno, derivante da substrati intrusivi, è poco strutturato o sciolto. Si impone pertanto una particolare attenzione alle problematiche dell erosione, che possono creare danni sensibili e degradare aree altrimenti utilizzabili proficuamente per una gestione agraria e naturalisticoforestale orientate ai concetti della sostenibilità e dell uso nella tutela. Vanno in particolare messe in atto tutte le procedure che possono consentire di ridurre o di contenere gli effetti erosivi del terreno: regimazione dei corsi d acqua, sistemazioni idraulico agrarie, idraulico forestali, drenaggi in aree acclivi e su suoli poco permeabili, interventi di ingegneria naturalistica, lavorazioni meccaniche da non effettuare su terreni con pendenze elevate, copertura vegetale del suolo con specie protettive dal punto di vista dell erosione. 1 Per eliofania relativa o insolazione relativa si intende il rapporto fra durata del tempo in cui il sole è effettivamente visibile al suolo(eliofania assoluta) e la durata astronomica della permanenza del sole sull orizzonte, visto che la presenza delle nubi può occultare la vista del sole. 11

13 3. CARTA DELL USO DEL SUOLO E DELLA COPERTURA VEGETALE La carta dell uso del solo e della copertura vegetale è stata realizzata mediante I'interpretazione delle foto aeree in b/n, in scala approssimativa 1:10.000, in ausilio al rilevamento diretto. Le foto aeree del volo sono quelle rese disponibili dalla RAS (volo 2006), con un con controllo incrociato su rilevamento diretto. Come riferimento per l identificazione dei diversi tematismi è stata utilizzata una legenda derivata dalla legenda CORINE - Land Cover della Comunità Europea, opportunamente modificata in relazione al territorio in esame. 3.1 LEGENDA DELLA CARTA DELL USO DEL SUOLO Carta dell uso del suolo (estratto fuori scala da elaborato in scala 1:10.000) Quadro di riferimento tecnico Questo tematismo costituisce un importante base conoscitiva del territorio e la sua realizzazione è finalizzata alla costituzione dell archivio delle carte di analisi. La RAS ha realizzato la Carta di uso del suolo in scala 1: nel 2003 per l intero territorio regionale, che è stata recentemente riaggiornata mediante la riperimetrazione delle unità con il dettaglio cartografico al Pertanto si ritiene che i Comuni possano utilizzare la Carta di uso del suolo fornita dalla RAS come carta di analisi. In particolare la Carta dell uso del suolo ha costituito la base per la definizione delle Componenti di paesaggio con valenza ambientale. Questo tematismo nel PPR deriva dalla riclassificazione delle classi definite nella carta dell uso del suolo secondo le specifiche riportate dagli Artt. 28, 29, 30 del PPR. La metodologia che si propone per l adeguamento dei PUC al PPR propone come dati di analisi sia il tema dell uso del suolo che quello della copertura vegetale. 12

14 La Carta dell uso del suolo della RAS Di seguito si riporta l elenco dei dati utilizzati per la redazione della carta da parte della RAS, in modo da estrarre le informazioni necessarie per valutare le azioni di integrazione e aggiornamento: - ortofoto AIMA in B/N dell anno 1998 mosaicate a 1Km di lato da parte del Ministero dell Ambiente in scala 1:10.000, risoluzione del pixel 1 metro, georeferite sul sistema di riferimento Wgs 84 Fuso 32; - ortofoto a colori dalla CGR (Compagnia Generale di Riprese Aeree) di Parma Italia 2000 in scala 1:10.000, risoluzione del pixel 1 metro, che ricoprono solo parte della Sardegna meridionale; utilizzate limitatamente per supplire la cattiva qualità delle ortofoto in B/N; - Carta Forestale della Sardegna (1988) a cura della Stazione Sperimentale del Sughero di Tempio Pausania; - Immagini invernali ed estive Landsat 5 TM Path/Row Stagione Data estate 09/07/ inverno 19/03/ estate 09/05/ inverno 23/12/ estate 09/07/ inverno 04/04/ estate 01/08/ inverno 23/12/ Copertura aerofotografica anno 1994 in B/N; - Atlante dell Irrigazione delle Regioni Meridionali dell INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria); - Carta dei Cantieri Forestali della Regione Sardegna in formato shape La legenda della carta Di seguito si riporta la legenda della Carta di Uso del suolo della RAS (che deriva dalla Legenda Corine Land Cover). La struttura della legenda prevede 4 livelli di approfondimento gerarchici, partendo da un primo livello in cui il territorio viene diviso in 5 grandi classi: 1. SUPERFICI ARTIFICIALI 2. TERRITORI AGRICOLI 3. TERRITORI BOSCATI ED ALTRI AMBIENTI SEMINATURALI 4. TERRITORI UMIDI 5. CORPI IDRICI Partendo da questa classificazione, per approfondimenti successivi, sia nel contenuto informativo, che nel dettaglio geometrico e quindi cartografico, si è arrivati ad un IV livello di approfondimento. Possono essere aggiunte nuove classi di approfondimento (V livello) o in aggiunta alle voci presenti nel IV livello Modello dei dati Come per gli altri tematismi cartografici i dati sono strutturati secondo un modello dati di tipo GIS, in cui le informazioni sono rappresentate da elementi geometrici georiferiti relazionati a dati descrittivi alfanumerici. Lo schema concettuale riportato nella figura seguente, fa riferimento al formato dati tipo shapefile di ArcView/ArcGIS ed è volutamente semplificato per permettere operativamente l uso anche di applicativi CAD, tramite l opportuno utilizzo dei Layer per rappresentare i singoli tipi e sottotipi. In particolare la Carta di Uso del Suolo è strutturata definendo per ogni poligono i seguenti attributi: o o o o o o Attributi elementi areali Codice identificativo Codice UDS I livello Codice UDS II livello Codice UDS III livello Codice UDS IV livello 13

15 o o Codice UDS V livello Descrizione COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari La presenza di livelli gerarchici successivi al IV, così come già presenti solo per alcune classi, potrà essere suggerita dallo specialista in relazione a peculiarità locali che si vuole evidenziare. La voce descrizione conterrà la dicitura esatta della classe del livello più alto Schema di legenda La carta riporta il codice di classificazione e segue, nella fase di stampa i colori standard di cui si riportano i codici RGB previsti per il III livello, che costituiscono uno standard europeo; per i livelli successivi si sono utilizzati i valori di trasparenza relativi al colore della classe del III livello. La descrizione delle voci di legenda, che si riporta di seguito, intende fornire un quadro di riferimento dei criteri seguiti per la discriminazione delle classi nella Carta di Uso del suolo della RAS; riveste un importanza notevole come riferimento per la terminologia utilizzata nei diversi contesti tecnici e scientifici. La condivisione di questa classificazione permette di armonizzare, secondo uno standard europeo, informazioni descrittive di estrema importanza nella pianificazione paesaggistica. L'elenco delle classi, con i dati di superficie riassuntivi dell'analisi dell'uso del suolo sono i seguenti: Codice UDS Descrizione ha 1111 Tessuto residenziale compatto e denso Tessuto residenziale rado Tessuto residenziale rado e nucleiforme Fabbricati rurali Insediamenti industriali/artig.e comm. e spazi annessi Insediamenti di grandi impianti di servizi Reti stradali e spazi accessori Impianti a servizio delle reti di distribuzione Aree estrattive Discariche Aree verdi urbane Aree ricreative e sportive Cimiteri Seminativi in aree non irrigue Prati artificiali Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo Colture in serra Vigneti Frutteti e frutti minori Oliveti Rimboschimenti a Eucalyptus sp.pl Sistemi colturali e particellari complessi Boschi di latifoglie Boschi di roverella Bosco di conifere Aree a pascolo naturale TOTALE RISULTATI DELL ANALISI DELL USO DEL SUOLO La carta dell uso del suolo ha permesso di identificare gli usi associati alle diverse aree del territorio, evidenziando la struttura fondiaria della piana alluvionale a prevalente uso agricolo, e distinguendo altresì le diverse modalità dell uso agricolo nella porzione irrigua rispetto alla parte delle colture asciutta. 14

16 La porzione urbanizzata interessa sia l area del centro abitato che la fascia di zona industriale commerciale posta a S e a N dell abitato stesso in adiacenza alla S.S. 131, mentre si evidenzia una positiva scarsa presenza di edificato nell agro. Nelle valli e ai piedi dei versanti si sviluppa un agricoltura tradizionale, con piccoli vigneti e con i seminativi che assecondano le forme ondulate prodotte dal substrato. Le cave costituiscono un elemento dirompente di fortissimo impatto, che ha alterato in modo drammatico gli scenari paesaggistici, producendo ferite che devono essere rimarginate con interventi finalizzati alla riqualficazione della vegetazione e alla ricucitura del paesaggio. Nell area collinare è stata evidenziata la prevalenza delle aree pascolo, con soprassuoli erbacei e con macchia mediterranea nell area del complesso di Monte Zara, su cui insistono anche i sistemi delle aree di cava ed ex discarica, spesso in condizioni di degrado, che devono essere fatti oggetto di interventi di ripristino e riqualificazione. 15

17 4. CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE La carta della copertura vegetale descrive la composizione della vegetazione presente nel territorio del Comune di Monastir. Essa rappresenta graficamente i caratteri vegetazionali del territorio, anche in relazione alle possibili applicazioni gestionali. La carta informa sui caratteri della vegetazione individuati e descritti attraverso criteri fisionomico-strutturali e floristici, mettendo in condizione di conoscere con precisione le estensioni delle cenosi vegetali, la loro ubicazione e le caratteristiche qualitative (composizione specifica, densità, grado di conservazione, dinamiche evolutive, tipo di gestione attuale). 4.1 LEGENDA DELLA CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE Quadro di riferimento tecnico La necessità di predisporre gli strumenti conoscitivi di base per affrontare le problematiche connesse alla difesa del suolo, al paesaggio e alla pianificazione territoriale, rende necessaria l analisi e l elaborazione delle informazioni riguardanti la vegetazione. La finalità principale è quella di dare adeguate risposte ad un ampio spettro di esigenze applicative, riferibili soprattutto alla conservazione della natura, alla gestione delle aree naturali e seminaturali, alla difesa e all utilizzazione del suolo, ecc. Oltre che essere un elemento visivo fortemente caratterizzante il paesaggio, la vegetazione esercita un azione diretta ed indiretta sulla difesa del suolo, con effetti positivi in termini di protezione fisica e idrologica e, quindi, di stabilità dei versanti: tali effetti sono riconducibili soprattutto al processo evapotraspirativo e alle variazioni del contenuto idrico dei suoli, con l incremento sia della capacità di infiltrazione che della coesione interna del sistema suolo/substrato, anche in relazione alle specie vegetali presenti e alla densità di copertura del suolo. La carta della copertura vegetale rappresenta graficamente i caratteri vegetazionali del territorio con le possibili applicazioni gestionali. Essa informa sui caratteri della vegetazione individuati e descritti attraverso criteri fisionomico-strutturali e floristici. Il grado di dettaglio dell'elaborato mette in condizione di conoscere con precisione le reali estensioni delle cenosi vegetali, la loro ubicazione e le caratteristiche qualitative (composizione specifica, densità, grado di conservazione, dinamiche evolutive, tipo di gestione attuale). 16

18 Allo scopo di ottenere un soddisfacente livello qualitativo delle informazioni la carta della copertura vegetale deve essere realizzata con un dettaglio per la scala 1: Ogni contributo alla realizzazione della carta della copertura vegetale dovrà attuarsi in aderenza alle seguenti metodologie e unità cartografiche di riferimento per il territorio regionale. Non si esclude, tuttavia, l'inserimento aggiuntivo di trattazioni più approfondite su singoli argomenti o caratteri peculiari del paesaggio vegetale che dovessero essere rilevati in particolari contesti territoriali. Poiché uno strumento cartografico di dettaglio (scala 1:10.000) presuppone un approfondimento delle informazioni tale da dare risposte utili ai fini gestionali, i requisiti informativi minimi della carta della copertura vegetale (descritti in seguito) hanno l obiettivo di: o fornire uno strumento operativo per la gestione degli ambienti naturali seminaturali, anche in vista della redazione e/o aggiornamento degli strumenti di pianificazione sovraordinati; o fornire un supporto e quindi integrarsi con il Sistema Informativo Regionale e con le altre cartografie tematiche; o contenere dati trattabili agevolmente in modo informatico (digitalizzazione, plottaggi, ecc.) e facilmente aggiornabili in correlazione alla modificazione dei limiti e dei contenuti cartografici; o fornire uno strumento operativo per il monitoraggio continuo delle risorse naturali, del grado di naturalità del paesaggio e della frammentazione dello stesso Applicazioni della Carta della copertura vegetale al PPR e al PAI L importanza del concetto di naturalità assume particolare rilievo nel PPR, il quale fornisce indirizzi e prescrizioni contestualizzati ai diversi gradi di naturalità del territorio. La principale finalità della carta della copertura vegetale è quella di ottimizzare le conoscenze in merito alle valenze naturalistiche, al grado di naturalità o compromissione del paesaggio vegetale, alla flora e alle fitocenosi a rischio, al grado di funzionalità protettiva della copertura vegetale. Nello stimare la naturalità della vegetazione viene impiegato comunemente il concetto di climax o di vegetazione potenziale. Il climax è la vegetazione più evoluta, rispetto ai fattori ambientali, che può svilupparsi in un determinato territorio, mentre la vegetazione potenziale è quella che si svilupperebbe qualora si interrompessero i fattori di disturbo al dinamismo della vegetazione. I due concetti non sono equivalenti. Infatti, in un area in cui il climax è il bosco di leccio, si possono avere per esempio affioramenti rocciosi molto scoscesi in cui gli alberi non riescono a svilupparsi, e dove la vegetazione potenziale è quindi solo una vegetazione erbacea o arbustiva. La naturalità esprime il grado di integrità di un ecosistema. Con questo parametro è possibile determinare una misura del valore e del pregio ambientale di una determinata zona o superficie, ma anche stimare il danno ambientale presente nell area e di conseguenza valutare, zona per zona, l entità degli interventi da attuare per il suo ripristino. Sulla base della carta della copertura vegetale è possibile valutare la naturalità del paesaggio individuando porzioni di territorio con grado di naturalità simile ed assegnando a ciascuna un valore oggettivo. Analogamente, la funzione di protezione fornita dalla vegetazione comprende due aspetti: la protezione idrogeologica e la funzione tampone svolta dalle formazioni vegetali verso la diffusione di inquinanti. Con particolare riferimento al PAI, la funzione idrogeologica è correlata, a livello di bacino, al grado di protezione del suolo e di tutela nei confronti dell azione erosiva delle precipitazioni, con influenza sui tempi di corrivazione dell acqua. Pertanto, la funzione protettiva è strettamente dipendente dalla struttura della copertura vegetale, intesa come distribuzione verticale delle formazioni, grado di copertura dei differenti strati di vegetazione riferita ad ogni tipologia vegetazionale. Inoltre, sulla base del lavoro di restituzione cartografica, delle ricognizioni sul campo, osservazioni e delimitazioni territoriali effettuate, è possibile implementare il data-set della vegetazione con ulteriori informazioni e, per ogni unità tipologica di vegetazione, attribuire indici o indicatori che consentono di ottenere ulteriori sintesi cartografiche attraverso le quali poter generare altre carte tematiche utili ai fini programmatori e gestionali. Infine, le informazioni relative alle singole unità vegetazionali individuate nel territorio possono essere poste in relazione con ulteriori strati informativi esistenti (ad esempio CORINE Land Cover scala 1: e Carta della Natura scala 1: : ) e deve essere attribuito, ove pertinente con l unità cartografica, il codice habitat comunitario così come individuato dall All. I della Direttiva 43/92/CEE e dal relativo manuale 17

19 europeo di interpretazione degli habitat, indipendentemente dalla presenza e delimitazione di aree SIC o ZPS Metodologia di lavoro generale Il metodo da utilizzare per la realizzazione della carta della copertura vegetale deve riferirsi, nelle linee essenziali, alle metodologie ormai consolidate nel campo della cartografia vegetazionale. Per quanto riguarda l unità minima cartografabile, è necessario riferirsi ad elementi omogenei dal punto di vista vegetazionale aventi una superficie minima di 0,20 ha, che corrisponde ad un rettangolo di 4x5 mm alla scala 1: L utilizzo di tale unità minima consente di includere le superfici boscate così come definite dall art. 2 del D. Lgs. 227 del 18 maggio 2001 (superficie minima m 2, larghezza minima 20 m.) Le fasi fondamentali del lavoro sono le seguenti: 1. ricerca ed analisi di indagini e studi precedentemente realizzati; 2. fotointerpretazione e restituzione cartografica provvisoria; 3. ricognizioni e verifiche di campagna; 4. redazione della carta della copertura vegetale definitiva; 5. redazione della nota illustrativa allegata alla carta. La carta della copertura vegetale definitiva è stata effettuata a partire dalla carta provvisoria precedentemente realizzata per fotointerpretazione, successivamente alla fase di attribuzione alle unità cartografiche dei tipi fisionomici e fitosociologici messi in evidenza con i rilievi e le tabelle. Tale operazione è resa possibile dalla conoscenza dei punti di rilievo, di osservazione e verifica e dalle interpolazioni e deduzioni per le aree non coperte da sopralluoghi. La restituzione cartografica definitiva è stata realizzata su base geodb10k in scala 1:10.000, sulla quale sono stati riportati i limiti fra poligoni diversi, corredati dalle sigle, simbologie e cromatismi riportati nello schema di legenda. La stesura finale è accompagnata dalla legenda della carta della copertura vegetale, con rappresentata la sezione esplicativa della parte grafica. Infine le informazioni della carta sono state tradotte in dato GIS; per permettere l utilizzo e la rappresentazione, anche a fini di pianificazione Descrizione sintetica delle categorie fisionomiche principali Per la realizzazione della carta della copertura vegetale è stato definito un sistema di categorie miste in grado di comprendere le più comuni formazioni, caratterizzate da aspetti di tipo fisionomico e, in minor misura, geobotanico. Tale definizione, pertanto, è finalizzata alla rappresentazione cartografica preliminare delle diverse tipologie di vegetazione E' noto che la fisionomia della vegetazione dipende dalla forma e dalle dimensioni degli individui delle specie maggiormente rappresentate, ma anche dal modo con cui essi occupano lo spazio per utilizzare al meglio le risorse disponibili. Pertanto, le categorie generali di copertura vegetale individuate nello schema di legenda sono afferenti alle principali fisionomie della vegetazione (bosco, boscaglia, macchia, gariga, ecc.), specificate in termini di vegetazione climatofila (leccete, sugherete, querceti caducifogli, ecc.), edafoxerofila (oleastreti, ginepreti, ecc) ed edafoigrofila (ontaneti, populeti, saliceti, ecc). In pratica, si individuano preliminarmente le formazioni forestali naturali e seminaturali e i sistemi vegetazionali che presentano un ciclo di sviluppo naturale o selvicolturale. Dal punto di vista fisionomico, nella definizione di bosco (climatofilo, edafoxerofilo e edafoigrofilo) è implicita la dominanza di alberi, con copertura continua o interrotta, oltre alla potenzialità di sviluppo longitudinale degli stadi giovanili, all altezza minima delle piante generalmente superiore a 5-6 m., e alla presenza di un dinamismo evolutivo della vegetazione. Un aspetto importante è anche il tipo di utilizzazione antropica del bosco il quale porta a differenti forme di governo e di modelli strutturali dei boschi (fustaia, ceduo, ceduo composto, ecc.). La boscaglia è un sistema vegetazionale formato prevalentemente da alberelli a chioma ampia e leggera, generalmente non sottoposto a utilizzazione o ceduazione, con tipo di vegetazione medio-alta (3-5 m.) e densità variabile. Si tratta spesso di formazioni di tipo primario, con notevole valore naturalistico, la cui presenza è determinata più dai fattori ambientali che da quelli antropici. Per contro, la vegetazione preforestale, le macchie e gli arbusteti comprendono quelle cenosi secondarie più o meno condizionate dalle attività antropiche dirette e indirette (quindi esterne al dinamismo naturale) e costituiscono 18

20 generalmente le fasi di degradazione più o meno irreversibile della vegetazione climatofila, edafoxerofila ed edafoigrofila. Sempre in senso fisionomico, il termine macchia definisce un tipo di vegetazione denso e intricato, difficile da percorrere anche per la frequenza di specie spinose. E costituita prevalentemente da arbusti, ma anche da riscoppi vegetativi di alberi e alberelli. La macchia in genere non presenta un grande sviluppo in altezza, ma l elevata variabilità di questa entro certi limiti permette di distinguere la macchia in diverse tipologie fisionomiche (macchia alta, media, bassa, ecc.). Spesso il termine macchia è impropriamente utilizzato per l intera vegetazione sclerofillica sempreverde ("macchia mediterranea") e quindi anche per talune formazioni boschive. Pertanto assume importanza, per gli scopi della cartografia in oggetto, distinguere la vegetazione pre-forestale dal bosco ceduo, essendo quest'ultimo un tipo di trattamento selvicolturale di una specie di interesse forestale (es. leccio), ma anche le macchie secondarie dalle boscaglie primarie precedentemente citate. Gli arbusteti costituiscono una tipologia fisionomica caratterizzata dalla dominanza di arbusti, frutici e suffrutici, talvolta con presenza di sporadici alberi o alberelli copertura bassa o molto bassa. Sono generalmente costituiti da una vegetazione arbustiva a prevalenza di specie caducifoglie (prugnolo, biancospino, ecc.). La gariga, in termini fisionomici, definisce un tipo di vegetazione bassa e discontinua, con copertura totale generalmente medio-bassa per la presenza di roccia affiorante, caratterizzata dalla presenza di piccoli arbusti e suffrutici. Le formazioni erbacee (perenni o annuali), costituiscono cenosi sia prative che pascolive, generalmente chiuse e con copertura alta. In ambienti di prateria, così definita, possono essere presenti anche sporadici alberi o alberelli con copertura bassa o molto bassa. La vegetazione azonale è quella che si sviluppa in particolari condizioni edafiche ma non influenzata dai caratteri macroclimatici, come tipicamente avviene nei settori costieri, nelle aree salmastre, nelle falesie e nelle aree rocciose, ecc. Sono state poi individuate una serie di categorie maggiormente legate all azione antropica diretta (rimboschimenti, piantagioni, alberature e fasce frangivento) ed indiretta (formazioni di specie invasive), fino a considerare le colture agrarie e le aree antropizzate. Pur essendo queste ultime categorie maggiormente legate alla cartografia dell uso del suolo, sono state inserite in questa sede allo scopo di realizzare una base comune per l individuazione e delimitazione del territorio in termini di naturalità del paesaggio vegetale La legenda e le tipologie di vegetazione Le tipologie di vegetazione costituiscono il secondo livello di approfondimento delle conoscenze vegetazionali del territorio. Gli aspetti relativi alla copertura vegetale meritano di essere approfonditamente analizzati con evidenti obiettivi applicativi, gestionali e di attenta pianificazione territoriale in linea con gli indirizzi del Piano Paesaggistico, ma anche per rispondere alle esigenze conoscitive relative ad altri strumenti di pianificazione, quali ad esempio il Piano Forestale e Ambientale Regionale. La legenda utilizzata è quella prevista dalle linee guida RAS per l adeguamento dei PUC al PPR: 19

21 20

22 Codice Categoria principale Tipologia di vegetazione Boschi di leccio Leccete pure Boschi di querce caducifoglie Querceti caducifogli puri (roverella) Macchia e garighe termofile e/o xerofile Macchie a prevalenza di mirto e lentisco Altre formazioni edafoigrofile e idrofile Formazioni miste di latifoglie meso-igrofile Altre formazioni edafoigrofile e idrofile Canneti/tifeti/fragmiteti Garighe pioniere Formazioni alo-rupicole costiere Praterie annuali Praterie xerofile annuali naturali a terofite/geofite Rimboschimenti di specie non autoctone ed esotiche Rimboschimenti di eucalitti Piantagioni di specie autoctone Piantagione di conifere mediterranee Aree speciali Verde urbano Vigneti Oliveti Altre colture legnose Agrumeti, pescheti, meleti e altre colture arboree intensive da frutto Colture erbacee Seminativi a rotazione Colture erbacee Colture orticole a pieno campo e colture industriali Colture erbacee Aree ad agricoltura part-time/orti familiari/colture minori Aree antropizzate urbanizzate e degradate Aree edificate e antropizzate in ambiti rurali Aree antropizzate urbanizzate e degradate Cave e aree estrattive 21

23 Codice Categoria principale Tipologia di vegetazione Aree antropizzate urbanizzate e degradate Aree urbanizzate 4.2 CARATTERIZZAZIONE DELLA VEGETAZIONE SPONTANEA Boschi a prevalenza di leccio. Quasi tutto il territorio del Comune di Monastir è stato per secoli prevalentemente boscato. La vegetazione originaria dell area era la foresta sempreverde, che si estendeva sia nella parte di pianura che sui rilievi. Le poche formazioni presenti appartengono principalmente alle leccete mesofile, costituite prevalentemente da cedui caratterizzati da una discreta elevazione e da un lento accrescimento (anche a causa della rocciosità ed scarsa fertilità del substrato), pur con presenza di aree con roverella e sughera. Queste formazioni, che svolgono fra l altro un importante ruolo di colonizzazione e di consolidamento idrogeologico, pedologico e vegetazionale dei paesaggi sulle rocce intrusive, si compenetrano nel verso il basso con le macchie termofile. Macchie di degradazione della lecceta Derivano generalmente da leccete degradate dalle intense utilizzazioni boschive, dagli incendi e dal pascolo. Si tratta di formazioni molto fitte, con altezza variabile tra 2 e 5 m, con residui di matricine e polloni del ceduo di leccio preesistente. Macchie a lentischio: Quando la vegetazione forestale subisce una degradazione più spinta, ad esempio per causa di ripetuti incendi o tagli eccessivi, con conseguente erosione del suolo, vengono favorite le specie con rinnovazione agamica più rapida o con riproduzione per seme più abbondante. Tra queste il lentischio (Pistacia lentiscus) e la fillirea (Phyllirea latifolia) sono le specie che traggono i maggiori vantaggi, in particolare la prima, in quanto più capace di emettere polloni radicali oltre ad essere meno appetita dal bestiame. L'affermazione del lentischio si verifica in seguito a fenomeni di degradazione andati ripetendosi con intervalli relativamente brevi, che portano alla formazione di una macchia piuttosto stabile, alta fino a 2 m, caratterizzata da un evoluzione più lenta. Oltre all area della roverella, le parti sommitali e di versante del Monte Zara sono ricoperte da una vegetazione a macchia, a densità variabile, caratterizzata dalla presenza della macchia a lentischio, oltre che dalla presenza dell Ampelodesmos mauritanicus, una graminacea pioniera, che costituisce uno degli elementi vegetali precursori della ricostituzione della lecceta. Ampelodesmos mauritanicos (Poir.) Dur & Schinz. A destra, ampelodesma nella cava di Monte Acutzu Di particolare interesse per Monastir è il sistema del paesaggio dei rilievi e dei versanti dell area delle colline (sistema dell area parco di Monte Zara), caratterizzato dalla presenza di una macchia rada di degradazione della lecceta, fortemente degradata per la pressione antropica e per gli incendi, dominata dalla graminacea Ampelodesmos mauritanicus, in cui sono presenti anche altre specie della macchia (olivastro, leccio, sughera, localmente roverella, lentischio, caprifoglio, ginestre, fillirea, ecc.). 22

24 COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari A sinistra, olivastro nella zona delle roverelle a Monte Zara, inframmezzato ai ciuffi di Ampelodesma. A destra, la fitta vegetazione erbacea nella stessa zona. In primo piano un piccolo ciuffo di euforbie. Nella parte bassa del versante di Monte Zara, nei pressi di una fonte è presente un area con Populus alba cresciuti per la presenza dell acqua. Piantine di lentischio e ampelodesma si insediano con fatica sul suolo arido e roccioso delle aree degradate di cava, nella cava Giuntelli a Monte Acutzu, su un substrato costituito dalle arenarie eoceniche della formazione di Ussana. Gli interventi di progetto di riqualificazione ambientale devono essere volti a ricostituire lo strato di suolo, quando possibile, oltre che a ricucire gli squarci nel paesaggio attraverso tecniche di rinaturazione che favoriscano il reintegro e la crescita della vegetazione esistente, accelerando le velocità di acclimatamento e di sviluppo del verde. A destra, Thymelaea hirsuta cresciuta in un anfratto di roccia. Boschi a prevalenza di quercia da sughero 23

25 La sughereta costituisce da un punto di vista dinamico un climax antropico, ovvero un sistema in equilibrio in cui l uomo svolge un ruolo importante, con tagli selettivi ed attività pastorale che hanno privilegiato la sughera a svantaggio del leccio. Rispetto al leccio - di cui in alcune zone del territorio ha preso il posto - la sughera è una specie più termofila e più igrofila, ed è presente su terreni granitici mediamente profondi. Si hanno con essa boschi luminosi ed aperti, ricchi di specie della macchia alternati a formazioni più chiuse. Le specie che accompagnano la sughera sono proprie dei boschi sempreverdi densi ed ombrosi dell'area mediterranea, in particolare Cistus monspeliensis, Phyllirea latifolia, Arbutus unedo, con frequente Erica arborea. Si tratta di formazioni vegetali di elevato valore non solo dal punto di vista naturalistico o paesaggistico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti socio economici; tali boschi meriterebbero una pertanto una maggiore tutela, non dissociata da un utile gestione antropica. La presenza della sughera risulta comunque estremamente limitata nel territorio di Monastir. Boschi a prevalenza di roverella La roverella (Quercus pubescens) ha un adattamento ambientale orientato preferibilmente verso il clima subumido, e si ritrova infatti nelle parti esposte a settentrione o comunque nelle aree più fresche, alle quote più alte. Essendo una specie a foglia caduca, i boschi costituiti dalla roverella sono molto luminosi (quando anche non si riscontrano formazioni aperte, come nel caso del pascolo arborato) e - rispetto a leccio e sughera - essa produce un sottobosco molto articolato floristicamente, spesso capace di fornire un buon pabulum per gli animali da allevamento. Ad esso, nel periodo autunnale, inoltre, si associa un paesaggio cromaticamente molto vivace, per la prolungata permanenza del fogliame color rossiccio, che cade con molta gradualità. La sughera e la roverella costituiscono formazioni vegetali di elevato valore non solo dal punto di vista naturalistico o paesaggistico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti socio economici; tali boschi meriterebbero una pertanto una maggiore tutela, non dissociata da un utile gestione antropica. Queste formazioni svolgono fra l altro un importante ruolo di colonizzazione e di consolidamento idrogeologico, pedologico e vegetazionale dei paesaggi. A sinistra il versante di Monte Zara, verso S, con i tagli nel paesaggio della cava di Su Pardu. A destra, il Monte Zara visto da SE (da Monte Acutzu). Evidente la sequenza di paesaggi dati dalla fascia di terreno arato al piede del versante, dall area di cava degradata e dall area della macchia con roverella nella parte sub sommitale. Nel caso di Monastir la presenza della roverella è assolutamente eccezionale, e costituisce un relitto di formazione ad adattamento climacico, probabile indicatore della vegetazione originaria del luogo. Peraltro le piante sono posizionate sul lato settentrionale del Monte Zara, in un area di versante in cui le piante hanno trovato una condizione microclimatica assolutamente particolare. Il bosco di roverella è formato da una vegetazione a bassa densità, che si è insediata naturalmente in un luogo unico e molto sensibile, lungo un versante fresco, nonostante che Monastir sia nettamente al di fuori dell'areale classico della roverella, una specie pregiata di quercia che si trova invece a quote elevate (dai 500 m slm in su), in zone collinari e montane nei versanti esposti a Ne NW o nei fondovalle freddi umidi. Pier Virgilio Arrigoni, botanico che ha studiato i rapporti fra clima e vegetazione, asserisce che tale specie ha in generale nell'isola il carattere di relitto, in quanto gli elementi che caratterizzano i due cingoli sono piuttosto rari. Da ciò si può capire l'importanza di un areale raro per la Sardegna e assolutamente unico per il Campidano, che deve essere tutelato e conservato. 24

26 COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Immagini del paesaggio della roverella a Monte Zara. Il paesaggio dell'area della roverella di Monastir è caratterizzato da un soprassuolo arboreo costituito prevalentemente da esemplari di Quercus virgiliana (Ten.) Ten. (roverella, quercia di Virgilio, specie diversa dalla più diffusa Quercus pubescens Willd.), con la presenza anche di specie di Quercus suber L. (sughera), e limitatamente di Quercus ilex L. (leccio) specie appartenenti alla famiglia delle cupulifere, che si inseriscono in un sottobosco di arbusti ed erbe in cui è predominante l'ampelodesma. Gli esemplari di sughera e roverella, irregolarmente distribuiti nell area, presentano uno sviluppo variabile, con esemplari di grandi dimensioni affiancati da altri poco sviluppati (in relazione all età), in condizioni di vegetazione variabili, con presenza di rinnovazione naturale (da seme). Nella macchia rada, fortemente degradata per la pressione antropica, oltre allo strato arboreo e alla graminacea Ampelodesmos mauritanicus sono presenti altre specie della macchia (come Pistacia lentiscus, Lonicera implexa, Phylliraea spp., Smilax aspera, Asparagus acutifolius, Urginea maritima, Galium spp. Anagyris foetida ecc.). Boscaglie e macchie termofile Si tratta di formazioni sempre molto fitte, complesse perché composte da numerose specie, e variabili in modo continuo sul terreno. Più che alberi predominano arbusti di olivastro, Euforbia dendroides, talvolta ginepro con lentischio, mirto etc. II leccio è sporadico e/o spesso assente. E la vegetazione tipica dell'orizzonte mediterraneo caldo arido. A seconda delle condizioni stazionali e dello stadio dinamico si possono riconoscere diversi tipi di boscaglia e di macchia. Macchie subrupestri: Nelle zone a forte inclinazione, con substrati molto rocciosi e dove il ginepro non riesce a costruire formazioni più compatte, si trova una macchia rada termofila e pioniera a prevalenza di olivastro ed Euforbia dendroides, con altre specie minori (mirto, fillirea, lentischio) Questo tipo di vegetazione è particolarmente diffuso nel massiccio dell Arcuentu, caratterizzato da una sequenza di creste, guglie e altre forme accidentate che accolgono queste forme associative vegetali. Immagini dell area boschiva incendiata di Is Serras 25

27 COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Immagini dell area incendiata di Is Serras I suoli su substrati eocenici, già di per sé non particolarmente fertili, perdono ulteriori qualità pedologiche se sottoposti all azione del fuoco. Se si associa il danno prodotto dalla perdita del soprassuolo vegetale all aumento della sensibilità del suolo all erosione e alla perdita di fertilità, si comprende come successivamente al passaggio del fuoco si renda assolutamente necessario il ripristino della vegetazione su tutta l area interessata dal fuoco, ricostituendo il soprassuolo erbaceo e arboreo danneggiato. Garighe sommitali: Nelle aree sommitali sulle andesiti si trova una vegetazione rada termoxerofila, pioniera, che riesce a colonizzare suoli superficiali, rocciosi, poveri, poco alterati, che vengono continuamente erosi dall azione degli agenti meteorici. Formazioni a populus alba: si tratta di piccole formazioni limitate a qualche tratto delle rive dei piccoli corsi d acqua e delle sorgenti sul versante di Monte Zara; sono spesso a copertura chiusa molto ombrosi e privi, o quasi, di sottobosco. In prossimità del territorio di Monastir ma in Comune di San Sperate, nell area di interesse naturalistico di Piscinortu, è anche presente un area con relitti di vegetazione planiziale originaria, con la presenza di un bosco di ontani e pioppi bianchi, di grande interesse botanico. Rimboschimenti Sono presenti alcune aree rimboschite, prevalentemente a pinacee ed eucalipus, in particolare in Loc. Is Serras, nella porzione meridionale del territorio, dove in data 4 agosto 2009 si è sviluppato un incendio di vaste proporzioni. Sistemi di bordo e siepi. La presenza di un sistema strutturato di orti nella porzione a più spiccata vocazione agricola del Comune ha comportato la realizzazione di una rete di frangiventi e siepi, che costituiscono una struttura reticolare di interesse botanico e faunistico. La specie prevalente è il cipresso, anche se sono usate anche altre essenze (ligustro, olmo, olivo cipressino, canna, ecc.) Frangivento in ligustro nella campagna orticola di Monastir. A destra, sughere a Monte Zara. 4.3 CARTA DELLA NATURALITÀ E DEGLI HABITAT Per una migliore comprensione delle caratteristiche ambientali e naturalistiche dell area, è stata predisposta una carta degli habitat, che identifica le componenti di relazione fra sistemi di vegetazione e habitat di adattamento della fauna locale. 26

28 La flora e la fauna, così come la loro organizzazione in ecosistemi, rappresentano le componenti primarie del sistema vivente. La vegetazione originaria dell area era la foresta sempreverde, che si estendeva sia nella parte di pianura che sui rilievi. Dal punto di vista faunistico il territorio comunale è legato dalla presenza degli habitat della macchia mediterranea e dei sistemi agrari, entrambi caratterizzati dalla presenza di piccoli mammiferi, rettili, uccelli e insetti. Le aree agrarie, nel Comune di Monastir, interessano una porzione ampia del territorio comunale (il 70% circa), e in esse la fauna trova rifugio, soprattutto utilizzando i corridoi faunistici legati alla presenza delle siepi e delle aree incolte. In mezzo alle aree agricole l ampia area dei rilievi collegati a Monte Zara si presenta con ampi spazi incontrollati, in parte coperti da macchia e vegetazione a diversi gradi di evoluzione, come nel caso dell area della roverella o delle aree con rimboschimenti, ospitando e favorendo la presenza e lo sviluppo della piccola fauna locale, ma si candida per diventare sempre più un polo di presenza faunistica di interesse crescente. In prossimità del territorio di Monastir ma in Comune di San Sperate, nell area di interesse naturalistico di Piscinortu, è anche presente un area con relitti di vegetazione planiziale originaria, con la presenza di un bosco di ontani e pioppi bianchi, di grande interesse vegetazionale ma anche faunistico. Si comprende pertanto come il sistema naturalistico di Monte Zara e dei rilievi adiacenti, inseriti recentemente nell area del Parco di Pedreras e Monte Zara, debba essere fatto oggetto di interventi di valorizzazione e di tutela, per favorire la conservazione attiva e il consolidamento dei sistemi floro-faunistici presenti nell area. Per descrivere e rappresentare adeguatamente la carta della naturalità ci si deve anche riferire al concetto di Biotopo, inteso come un unità dell ambiente fisico in cui vive una biocenosi, ossia un insieme di organismi viventi, animali o vegetali, costituita da specie diverse che coabitano in una stessa unità di ambiente e sono strettamente legati tra loro da rapporti di concorrenza e competizione. Tipici esempi di Biotopo sono uno stagno, un prato, un torrente e più in generale, qualsiasi ambiente che ha caratteristiche sufficientemente unitarie. Il biotopo si classifica in base al grado di naturalità, inteso come la coerenza floristica e strutturale della vegetazione con le caratteristiche ambientali, e che potrà essere elevato, medio, debole o nullo. L elaborato cartografico che ne deriva è un documento capace di esprimere le potenzialità ambientali del territorio, ma anche gli ambiti dove l intervento dell uomo ha generato situazioni di pericolo e/o squilibrio ambientale. Le alterazioni esistenti tra la vegetazione attuale e quella potenziale naturale sono espresse secondo una scala di naturalità Carta della naturalità 27

29 NATURALITÀ ELEVATA Questa classe comprende le fitocenosi più affini alla vegetazione zonale, in particolare i tipi con notevole coerenza sia floristica sia strutturale sono: Boschi di sughera e roverella Macchia mediterranea Vegetazione ripariale a tamerice, oleandro, ontano nero e salici NATURALITÀ MEDIA Comprende gli aspetti con più evidenti modificazioni strutturali, costituita da specie per la quasi totalità spontanee. Una prima subunità si riferisce ad un aspetto strutturalmente ancora complesso e floristicamente affine alla boscaglia zonale: Garighe e mosaici di vegetazione basso-arbustiva Pascoli xerici e pratelli effimeri Macchia ad olivastro e lentisco Rimboschimenti, pascoli, i seminativi e le colture specializzate che richiedono elevati apporti energetici sotto forma di irrigazioni e concimazioni. NATURALITÀ BASSA A questo livello appartengono quelle aree particolarmente degradate, come cave, discariche e aree urbanizzate, dove non è presente vegetazione o dove la presenza di questa è legata ad uno stato pioniero. Nella definizione della carta della naturalità sono state perciò utilizzate le seguenti classificazioni: 28

30 Ambito ecosistemico Livello di naturalità Aree Ecosistema della macchia mediterranea Ecosistema fluviale Naturalità elevata Naturalità elevata Sistema dei rilievi di Monte Zara Rio Mannu, Riu Flumineddu, specchi d'acqua Agroecosistema Naturalità media Sistema delle colture agricole Ecotopo dei boschi artificiali Naturalità media Rimboschimenti Ecosistema urbano Naturalità bassa Aree urbanizzate 29

31 5.CARTA DELLE UNITA DELLE TERRE 5.1 METODOLOGIA DI LAVORO Lo studio delle caratteristiche geopedologiche di un ambiente è necessario per determinare le suscettività all uso delle diverse aree del territorio in esame. Partendo da informazioni esistenti sulla geologia e sulla pedologia del territorio, è stato pertanto effettuato uno studio delle unità paesaggistico-ambientali presenti, determinando infine la caratterizzazione e la distribuzione dei suoli nel territorio. La carta delle unità paesaggistico-ambientali e dei suoli, in scala di rilevamento di semidettaglio (1:10.000), mostra la distribuzione areale delle varie tipologie pedologiche studiate e classificate secondo il sistema elaborato dal Soil Survey degli Stati Uniti (Soil Taxonomy, 1992), riconosciuto a livello internazionale. Lo studio effettuato ha richiesto le seguenti fasi di lavoro: ricerca dati; inquadramento geologico (tratto dalle informazioni ottenute dalla carta geologica); inquadramento pedologico (tratto dalla carta de I suoli delle aree irrigabili della Sardegna [AA.VV., 1986] e dalla Carta dei suoli della Sardegna [Aru et al., 1991]) impostazione della bozza di legenda, elaborata dopo un sopralluogo preliminare, basata sulle caratteristiche litologiche e morfologiche e sulle tipologie pedologiche principali; fotointerpretazione da foto aeree; verifiche di campagna; classificazione dei suoli; elaborazione della cartografia e della legenda finali; elaborazione della relazione finale 5.2 PRINCIPALI CARATTERI DEI SUOLI RILEVATI L'ambiente pedologico del territorio va studiato a partire dalle formazioni geolitologiche presenti, ai loro diversi aspetti morfologici e vegetazionali, valutando poi gli aspetti legati agli usi (presenti e passati) dei suoli e a tutti gli altri fattori che possono aver influenzato l evoluzione dei substrati. Nell'ambito del Comune di Monastir i suoli sono stati in una prima fase suddivisi in funzione della roccia madre dalla quale derivano e della relativa morfologia, integrando poi con verifiche incrociate le altre informazioni, per ottenere infine una descrizione approfondita delle caratteristiche dei suoli stessi. Il livello tassonomico raggiunto nella classificazione (Soil Taxonomy) è quello del sottogruppo. Per ciascun tipo di suolo sono state esaminate le caratteristiche più importanti per quanto attiene la sua genesi e la sua utilizzazione. Le tipologie prevalenti ricadono negli ordini degli Entisuoli e degli Inceptisuoli. Qui di seguito vengono brevemente illustrate le caratteristiche peculiari di alcuni suoli principali fra quelli individuati. INCEPTISUOLI I profili di questi suoli presentano orizzonti pedogenetici a minore evoluzione rispetto agli Alfisuoli. Si trovano anch'essi sulle superfici alluvionali terrazzate di origine pleistocenica. Il profilo è di tipo A-Bw-C, A-Bw-Cca, con I'orizzonte Bw (orizzonte cambico), derivato dall'aiterazione in sito delle frazioni argillose. - Typic Xerochrepts Sono suoli alluvionali di origine arenacea e arenaceo-conglomeratica, da mediamente profondi a profondi, con tessitura franco-sabbiosa. La permeabilità è in genere buona con drenaggio anche rapido. Le limitazioni d'uso principali sono imputabili all elevato contenuto di scheletro e, a tratti, alla pietrosità superficiale, oltre che ad una generale non eccessiva disponibilità di nutritivi. 30

32 ENTISUOLI COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Sono suoli debolmente sviluppati o di origine recente, privi di orizzonti diagnostici ben definiti e con profilo di tipo A-C. -Typic Xerofluvents Presentano profilo di tipo A-C, da profondo a molto profondi con tessiture e percentuali in scheletro variabilissime in dipendenza delle caratteristiche granulometriche e litologiche delle alluvioni sulle quali questi suoli si sono evoluti. Il drenaggio varia da buono a lento. Le limitazioni all'uso agricolo sono modeste e rappresentate dall'eventuale presenza di scheletro, ovvero di tessiture troppo fini che determinano difficoltà di drenaggio, se non veri e propri ristagni idrici, ovvero la presenza di falde freatiche superficiali. -Typic Xerorthents Si tratta di suoli a profilo A-C, da mediamente profondi a profondi, tessitura da franca a franco-sabbiosa. Il drenaggio è generalmente normale. -Lythic e Lithic-Ruptic Xerorthents Analoghi ai precedenti, caratterizzati da una più elevata frazione di scheletro o roccia. L area delle colline andesitiche del complesso di Monte Zara. A destra, i suoli di basso versante asciutti al confine fra i depositi di versante andesitici e le alluvioni. ALFISUOLI Sono suoli caratterizzati dalla presenza di un orizzonte diagnostico con accumulo illuviale di argilla (orizzonte argillico) e da una saturazione in basi da moderata ad alta. Si ritrovano sui substrati alloctoni (depositi pleistocenici) già parzialmente alterati che permettono la migrazione dell'argilla verso il basso. - Typic Palexeralfs Suoli a profilo A-Bt-C A-Btg-Cg, da mediamente profondi a profondi, tessitura da franco-sabbioso a francoargillosa, più argillosi negli orizzonti profondi; ricchi in scheletro. Il drenaggio varia, quindi, da normale a lento. La fertilità va da media a medio-elevata, anche in ragione dei rimaneggiamenti e delle tecniche di gestione agraria del suolo, e le limitazioni d'uso sono dovute alla presenza di scheletro talvolta elevata, o alla scarsa permeabilità. 5.3 UNITA DI PAESAGGIO E SUOLI Le unità di paesaggio descrivono porzioni di territorio ad ugual comportamento per tipo ed intensità di processo morfogenetico, entro le quali è possibile inserire un'associazione (o catena) di suoli differenti, accomunati da parametri fisici omogenei, quali substrato litologico, copertura vegetale, uso del suolo, quota, pendenza, tipo ed intensità di erosione. I suoli vengono quindi riuniti su superfici sufficientemente omogenee sia per attitudini naturali sia nelle risposte agli usi cui queste aree sono sottoposte in rapporto al tipo, o ai tipi, di suolo in esse presenti. 31

33 Estratto dalla carta dei suoli delle aree irrigabili della Sardegna, 1986 II substrato pedogenetico è stato il primo elemento su cui ci si è basati per la definizione delle unità di paesaggio. Si è proceduto in seguito all'ulteriore distinzione delle unità cartografiche indicate con una lettera dell'alfabeto seguita da un numero progressivo. Ogni unità di paesaggio, inoltre, è stata associata con una classe di capacità d'uso prevalente accompagnata da eventuali classi di capacità d uso accessorie. La tabella completa contenente l elenco delle unità di paesaggio con la elencazione sistematica delle caratteristiche relative è riportata in appendice. Di seguito invece è presente una descrizione di alcuni aspetti principali di ogni unità di paesaggio. Estratto dalla carta dei suoli della Sardegna,

34 5.3.1I suoli sulle rocce effusive acide del Cenozoico Si tratta dei suoli derivati da litologie andesitiche (unità di paesaggio D1 e D3). I suoli presenti sono soprattutto entisuoli, e solo marginalmente inceptisuoli. Questi suoli, spesso superficiali, sono caratterizzati da elevata rocciosità e pietrosità, eccesso di scheletro, e sono talvolta soggetti a fenomeni di idromorfia. i tratta di terreni limitati principalmente per effetto dell acclività. Presentano forme tendenzialmente aspre nelle parti sommitali, con roccia affiorante e pietrosità, anche se lungo i versanti e in zone di accumulo locale si formano strati con giaciture subpianeggianti e buone caratteristiche agronomiche. I suoli delle parti sommitali appartengono prevalentemente ai sottogruppi Lithic Xerorthents sui versanti più ripidi con vegetazione sparsa e solo limitatamente Lithic Xerochrepts in quelle aree con morfologia più regolare e medie pendenze, in presenza di macchia a lecceta/sughereta o dove è presente la macchia alta, sviluppata o alternata con il bosco (unità di paesaggio D1). Su questi suoli è insediata anche la roverella, posizionata nella parte settentrionale di Monte Zara. Dove le pendenze si addolciscono si formano strati di accumulo con prevalenza di Vertic e Typic Xerochrepts, Calcixerollic Xerochrepts, Typic Haploxeralfs (unità di paesaggio D3). La vegetazione, naturale o di origine antropica, è più sviluppata e diffusa. Si tratta di suoli più evoluti, di maggiore spessore, di buona fertilità e, se pur con limitazioni, adatti all agricoltura, come indicato anche dalla presenza di colture mediterranee (cereali, vite, olivo) I suoli sui depositi conglomeratici e microconglomeratici eocenici I suoli formatisi sui conglomerati eocenici occupano la porzione al margine del confine con il comune di Ussana, e sono caratterizzati appunto dalla presenza della formazione di Ussana. Si tratta di substrati su depositi conglomeratici e microconglomeratici, poco strutturati, di limitato interesse per le caratteristiche produttive, con limiti anche legati all elevata presenza di scheletro e carbonati, presenti soprattutto nell'area del parco di Monte Zara. Gli orizzonti profondi possono in alcuni casi essere ricchi in parti fini e molto fini (da franco-sabbioso-argillosi a franco-argillosi) molto compatti, con drenaggio ridotto. Dal punto di vista della fertilità chimica si possono avere situazioni differenziate, con suoli comunque non particolarmente dotati in nutritivi e sostanza organica. Sono presenti Typic e Lithic Xerorthents alternati a roccia affiorante diffusa, con copertura vegetale degradata UNITA DI PAESAGGIO D I suoli sulle alluvioni del Pleistocene I suoli formatisi dalle alluvioni pleistoceniche occupano una porzione principale del territorio. Sono i suoli che si sono formati per l azione pedogenetica sui basalti del Pleistocene e del Pliocene superiore. I suoli di origine Pleistocenica sono alluvioni antiche terrazzate (unità di paesaggio I3), che provengono da materiale che ha subito un processo di intensa costipazione e ferrettizzazione, e che sono costituiti da alternanze di ghiaie, limi e sabbie. Da tali depositi si sono originati suoli mediamente antichi, che hanno subito per lungo periodo l azione degli agenti del clima e che sono pertanto piuttosto alterati (presentano infatti talvolta un orizzonte cambico), con sviluppo notevole del profilo, generalmente oltre i 100 cm. Presentano profilo A-Bt-C, sono mediamente profondi o profondi, la tessitura va da franco-sabbiosa a francosabbio-argillosa, con drenaggio imperfetto a causa degli accumuli di argilla e della forte compattazione sia superficiale che interna al profilo; lo scheletro è elevato. I suoli sono classificati come Typic, Calcic e Petrocalcic Haploxeralfs; subordinatamente Palexeralfs Xerofluvents, Fluventic Xerochrepts. Sono suoli caratterizzati da una buona fertilità potenziale (rientrano nelle sottoclassi di capacità d'uso II e III), pur con qualche limitazione imputabile all'eccesso di scheletro interno, al drenaggio lento e all'intensa compattazione: sono quindi utili interventi migliorativi quali spietramenti, calcitazioni e apporti di sostanza organica per migliorare la struttura del suolo, irrigazioni e drenaggi profondi. Si prospettano pertanto efficaci risultati di sistemi drenanti in caso di ristagno idrico. Si comprende pertanto come le potenzialità agronomiche di questi suoli siano buone; una buona gestione agronomica dei terreni può consentirne un uso efficace e produttivo. I suoli in questione, se condotti effettuando in modo razionale lavorazioni, concimazioni, irrigazioni ecc. possono dunque dare ottimi risultati produttivi. Gli usi agrari possono essere limitati dalla mancanza di risorse idriche. 33

35 5.3.4I suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche I suoli evoluti da questi substrati si rinvengono essenzialmente lungo l alveo del Rio Mannu e del Rio Flumineddu e dei piccoli corsi d acqua in aree strette ed allungate generalmente subpianeggianti o in taluni casi depresse. Si tratta in genere di depositi sabbiosi e ciottolosi dei letti di piena attuali, ben classati e con frequenti orizzonti limosi e argillosi, debolmente sviluppati (Typic Xerofluvents e in misura ridotta Fluventic Xerochrepts), di medio spessore, altamente scheletrici e facilmente drenati. Queste alluvioni, più recenti di quelle pleistoceniche, sono costituite da accumuli con granulometrie miste, con orizzonti per lo più incoerenti o poco cementati, a matrice grigio-bruna, e con ciottoli di dimensioni variabili. Con il variare delle granulometrie può variare anche la potenza degli strati, nonchè il comportamento idrologico dei profili. I suoli olocenici sono distribuiti a lato dei due corsi s acqua principali (nelle zone golenali di accumulo più recente) e occupano comunque una superficie molto modesta. I suoli a tessitura più fine sono naturalmente quelli più fertili, perchè ricevono fini di natura marno-arenacea o metamorfica provenienti dai terreni più a monte. 34

36 6. LAND EVALUATION 6.1 PROBLEMATICHE DELL ANALISI E DELLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO Negli anni recenti l evoluzione sociale e culturale ha avuto come riflesso una crescente sensibilità verso le problematiche dell'ambiente. Nelle fasi di crescita industriale dei Paesi occidentali la tutela dell ambiente è stata considerata un obiettivo secondario rispetto a quelli prioritari dello sviluppo economico e sociale, e ciò ha portato spesso ad un uso improprio del territorio, con un marcato sfruttamento di alcune risorse naturali non controbilanciato da iniziative di tutela o di ripristino. Anche la politica territoriale, a partire dagli anni 70, ha iniziato a spostare la sua attenzione dalle città al territorio extraurbano, e così è accaduto che l urbanistica è andata trasformandosi in pianificazione territoriale tout-court, interessandodosi via via sempre più alle aree rurali e ai territori a vocazione naturalistica del nostro Paese. E cresciuta così la consapevolezza che un utilizzo controllato delle risorse dei tre ambiti, urbano, rurale, e non antropizzato o naturale, poteva permettere un evoluzione «environment compatible» dell uso antropico del territorio, in parallelo con un sviluppo accettabile dal punto di vista economico e sociale, e più stabile perchè meno soggetto a situazioni di degrado delle risorse naturali. I fenomeni di dissesto idrogeologico e ambientale e i molti esempi di desertificazione o di degrado paesaggistico - di cui purtroppo spesso possiamo apprezzare gli effetti anche in Sardegna - sono un chiaro esempio di come una scarsa attenzione all ambiente o un uso incontrollato del territorio possano produrre conseguenze gravi e rilevanti non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma anche e soprattutto sull economia, sull uomo e su tutte le sue attività. La pianificazione del territorio in un ottica di tutela ambientale diventa in tal modo uno degli strumenti più importanti di una politica di sviluppo sostenibile, intesa come l insieme delle condizioni tecnologiche, politiche e culturali finalizzate ad una integrazione tra le caratteristiche socio-economiche e quelle ambientali, attraverso: mantenimento e miglioramento del rapporto produzione/servizi (produttività) ricezione del grado di rischio di produzione (sicurezza) protezione del potenziale delle risorse naturali e prevenzione della degradazione dei suoli e della qualtà delle acque (protezione) costruzione di una viabilità economicamente valida (viabilità) accettabilità sociale degli interventi sul territorio (accettabilità) La politica di sviluppo sostenibile di un area si concreta di fatto nella possibilità di creare e mantenere una situazione di equilibrio economico, ambientale e sociale tale da permettere l uso del territorio per un periodo indefinito di tempo. Vengono conseguentemente definiti non adatti tutti quegli usi antropici, industriali, agricoli, forestali, che provocherebbero un deterioramento severo e/o permanente della qualità del territorio. E infatti necessario mantenere il più possibile intatto il livello qualitativo e quantitativo delle risorse naturali, al fine di preservarle per le generazioni future [Cremaschi e Rodolfi, 1991]. Viceversa la politica territoriale negli ambiti extraurbani in Italia solo di recente ha fatto suoi i criteri della sostenibilità e dello sviluppo nella tutela. Risulta in tal senso determinante poter cogliere l insieme delle funzioni svolte dal territorio, e non solo quella insediativa o produttiva, pur importanti, per permettere uno sviluppo armonico, non disgiungibile dalla tutela delle aree rurali e ambientali. Entro questa visione d insieme vanno sviluppate le linee dell evoluzione del territorio: alla tutela dell ambiente e alla sua valorizzazione va accompagnata in parallelo una tutela e una promozione dell azienda agricola, costituisce un presupposto essenziale in quanto, attraverso di essa, si preservano sia gli aspetti organizzativi che le risorse naturali ed ambientali in essa presenti. Non si deve dimenticare, infatti, l importante ruolo di tutela dell ambiente di cui l agricoltura è investita, visto che la stabilità ambientale di tante aree dipende in larga misura dall equilibrio ecologico rurale, e ciò particolarmente in ambienti quelli del Comune di Monastir caratterizzati da un amplissima estensione dei territori a vocazione agricola o forestale. Risulta pertanto prioritario limitare il più possibile i consumi della risorsa suolo che si possono realizzare in campo agrario; non sono infrequenti, infatti, forme d uso agricolo-forestali che, se a breve termine possono 35

37 fornire alti redditi (e talvolta neanche quelli), nel medio o nel lungo periodo sono destinati ad indurre gravi fenomeni di erosione, di inquinamento delle falde, di cambiamento dei regimi idrici dei corsi d acqua o di altre forme di degrado. Le situazioni di erosione che si sono avute come effetto di scorretti interventi volti alla forestazione produttiva o al miglioramento dei pascoli sono il chiaro esempio di ciò. Emerge pertanto l esigenza di nuove logiche di programmazione e pianificazione che tengano conto, anche al livello comunale, di tutti gli usi territoriali necessari e della salvaguardia delle risorse, ed in particolare dell acqua e del suolo. 6.2 METODOLOGIA DELLA LAND EVALUATION La metodologia della land evaluation (valutazione del territorio), sviluppata negli anni recenti dagli studiosi di scienze del territorio, si propone di raccogliere e tradurre la gran parte delle informazioni ricevute dall'analisi multidisciplinare del territorio in una forma che risulti semplice e comprensibile a tutti coloro che operano in esso. Allo stato attuale delle conoscenze risulta il metodo più efficiente ed economico per effettuare gli studi delle risorse territoriali; per ciò anche nello studio del territorio comunale di Monastir si è utilizzata tale metodologia. Il metodo di valutazione territoriale di tipo indiretto applicato nel presente lavoro si basa sul principio che alcune proprietà importanti dei suoli o del territorio, che vanno poi a determinare il risultato (positivo o negativo) di un certo land use, possano essere dedotte dall esame delle caratteristiche dei suoli. Lo studio di un territorio viene effettuato a partire dall analisi di una serie di caratteri del territorio, raccolti durante una campagna di rilevamenti e/o dedotti da studi di base già effettuati. Comprendono caratteri del suolo (granulometria, ph, S.O., ecc.), del clima (temperatura, piovosità, direzione ed intensità del vento), caratteri morfologici (franosità, pendenza) idrologici e eventuali altre informazioni utili alla definizione delle unità del territorio e alla loro classificazione. Sono inoltre da prendere in esame le cosiddette qualità del territorio (F.A.O. 1976), che vengono misurate o stimate attraverso l approfondimento dei caratteri del territorio. Esse determinano un attributo dinamico e complesso del territorio che influenza in modo specifico le attitudini. Per esempio, la qualità territoriale "erodibilità" dipende dai caratteri pendenza del versante, lunghezza del pendio, permeabilità e struttura del suolo, intensità della pioggia etc. Il processo di valutazione inizia quindi con la precisazione del tipo di utilizzazione e continua con il rilevamento dei caratteri e delle qualità del territorio e la definizione dei requisiti d'uso. Il tipo di utilizzazione del territorio o land utilization type (LUT) è un concetto chiave per la valutazione delle attitudini; esso specifica per quale tipo di assetto agricolo o forestale o per quale sistema colturale o più generalmente per quale uso sostenibile dal territorio sia valida la classificazione. Dopo avere stabilito lo scopo della valutazione, acquisito i dati per l elaborazione e definito i requisiti necessari per poter sviluppare un uso specifico nel territorio in esame, occorre procedere al trattamento di questi tre elementi per attribuire le classi di attitudine alle varie unità cartografiche. Questo obiettivo viene raggiunto mediante la realizzazione di una tabella di confronto (matching table), in cui vengono confrontati i requisiti di un determinato tipo di utilizzazione con le qualità. delle unità territoriali rilevate sul territorio, attribuendo ad ognuna di queste una classe che rappresenta, in maniera decrescente, il valore del territorio: le classi più basse rappresentano le condizioni migliori, le più alte le peggiori. Esistono differenti metodi di classificazione nei procedimenti di land evaluation; nel caso del Comune di Monastir ne sono stati adottati due. E stata prima elaborata un analisi della capacità d uso del suolo (Land capability classification), cui risultati sono poi stati riportati nella relativa carta delle capacità d uso dei suoli. Questo metodo di analisi viene comunemente adottata per stimare la capacità di un territorio a sostenere ampi sistemi agro-silvopastorali. Sono state poi redatte, in riferimento ad alcuni principali usi possibili, le tabelle di interpretazione sulla suscettività d'uso delle terre, secondo il sistema della Classificazione Attitudinale dei Suoli (Land Suitability Classification), riferite all uso agricolo e pascolativo. Tali tabelle sono riportate in allegato. E inoltre stato realizzato uno schema riassuntivo, in cui, per per ogni Unità Cartografica, sono state riportate le classi di attitudine relative ai diversi usi proposti. Le indicazioni relative ai suoli, comprensive anche di informazioni relative ai caratteri fisici del territorio (fertilità o degradazione dei suoli, usi prevalenti etc.) potranno essere utilizzate per il successivo lavoro di zonazione del territorio comunale di Monastir. 36

38 6.3 LA CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORlO SECONDO LE CLASSI DI CAPACITA' D USO Tra i sistemi di valutazione del territorio, elaborati in molti paesi europei ed extra-europei secondo modalità ed obiettivi differenti, la Land Capability Classification (Klingebiel, Montgomery, U.S.D.A. 1961) viene utilizzato per classificare il territorio per ampi sistemi agro-pastorali e non in base a specifiche pratiche colturali. Il concetto centrale della Land Capability non si riferisce unicamente alle proprietà fisiche del suolo, che determinano la sua attitudine più o meno ampia nella scelta di particolari colture, quanto alle limitazioni da questo presentate nel confronti dl uso agricolo generico; limitazioni che derivano anche dalla qualità del suolo, ma soprattutto dalle caratteristiche dell'ambiente in cui questo è inserito. Ciò significa che la limitazione costituita dalla scarsa produttività di un territorio, legata a precisi parametri di fertilità chimica del suolo (ph, C.S.C., sostanza organica, salinità, saturazione in basi) viene messa in relazione ai requisiti del paesaggio fisico (morfologia, clima, vegetazione, etc.), che fanno assumere alla stessa limitazione un grado di intensità differente a seconda che tali requisiti siano permanentemente sfavorevoli o meno (es.: pendenza, rocciosità, aridità, degrado vegetale, etc.). I criteri fondamentali della capacità d uso sono: di essere in relazione alle limitazioni fisiche permanenti, escludendo quindi le valutazioni dei fattori socio-economici di riferirsi al complesso di colture praticabili nel territorio in questione e non ad una coltura particolare di comprendere nel termine difficoltà di gestione tutte quelle pratiche conservative e sistematorie necessarie affinchè, in ogni caso, l uso non determini perdita di fertilità o degradazione del suolo di considerare un livello di conduzione abbastanza elevato, ma allo stempo accessibile alla maggior parte degli operatori agricoli La classificazione si realizza applicando tre livelli di definizione in cui suddividere il territorio: classi sottoclassi unità Per la classificazione del territorio comunale di Monastir è stato adottato il primo livello, integrato con informazioni relative al secondo livello di classificazione (classi e sottoclassi di capacità d'uso); sono state quindi identificate le principali limitazioni all'uso agricolo relative ad ogni unità cartografica, che sono riportate nella legenda della carta delle unità di paesaggio, presente nell allegato 1. Le classi sono 8 e vengono distinte in due gruppi in base al numero e alla severità delle limitazioni: le prime 4 comprendono i suoli idonei alle coltivazioni (suoli arabili) mentre le altre 4 raggruppano i suoli non idonei (suoli non arabili), tutte caratterizzate da un grado di limitazione crescente. Ciascuna classe può riunire una o più sottoclassi in funzione del tipo di limitazione d'uso presentata (erosione, eccesso idrico, limitazioni climatiche, limitazioni nella zona di radicamento) e, a loro volta, queste possono essere suddivise in unità non prefissate, ma riferite alle particolari condizioni fisiche del suolo o alle caratteristiche del territorio. Nelle tabelle che segue sono riportate le 8 classi e (poco più avanti) le 4 sottoclassi della Land Capability utilizzate (Cremaschi e Rodolfi, 1991, Aru, 1993). 37

39 CLASSE DESCRIZIONE ARABILITA I II III IV V VI VII VIII suoli senza o con modestissime limitazioni o pericoli di erosione, molto profondi, quasi sempre livellati, facilmente lavorabili; sono necessarie pratiche per il mantenimento della fertilità e della struttura; possibile un'ampia scelta delle colture suoli con modeste limitazioni e modesti pericoli di erosione, moderatamente profondi, pendenze leggere, occasionale erosione o sedimentazione; facile lavorabilità; possono essere necessarie pratiche speciali per la conservazione del suolo e delle potenzialità; ampia scelta delle colture suoli con severe limitazioni e con rilevanti rischi per I'erosione, pendenze da moderate a forti, profondità modesta; sono necessarie pratiche speciali per proteggere il suolo dall'erosione; moderata scelta delle colture suoli con limitazioni molto severe e permanenti, notevoli pericoli di erosione se coltivati per pendenze notevoli anche con suoli profondi, o con pendenze moderate ma con suoli poco profondi; scarsa scelta delle colture, e limitata a quelle idonee alla protezione del suolo non coltivabili o per pietrosità e rocciosità o per altre limitazioni; pendenze moderate o assenti, leggero pericolo di erosione, utilizzabili con foresta o con pascolo razionalmente gestito non idonei alle coltivazioni, moderate limitazioni per il pascolo e la selvicoltura; il pascolo deve essere regolato per non distruggere la copertura vegetale; moderato pericolo di erosione limitazioni severe e permanenti, forte pericolo di erosione, pendenze elevate, morfologia accidentata, scarsa profondità idromorfia, possibili il bosco od il pascolo da utilizzare con cautela limitazioni molto severe per il pascolo ed il bosco a causa della fortissima pendenza, notevolissimo il pericolo di erosione; eccesso di pietrosità o rocciosità, oppure alta salinità, etc. Le 4 sottoclassi sono identificate da una lettera minuscola che segue il numero romano della classe e sono le seguenti si si si si no no no no La lettura delle indicazioni classi della land capability permette di ritrarre informazioni importanti sulle attività silvo-pastorali effettuabili in un area territoriale, come si comprende anche dal grafico che segue, che descrive le attività silvo-pastorali ammissibili per ciascuna classe di capacità d uso: 38

40 Attività silvo-pastorali ammesse per ciascuna classe di capacità d uso Classi di capacità d'uso A umento dell'intensità d'uso del territorio Pascolo Coltivazione I Aumento delle limitazioni e dei rischi Diminuzione dell'adattamento e della libertà d scelta negli usi II III IV V VI VII Le aree campite mostrano gli usi adatti a ciascuna classe VIII Il secondo livello della classificazione, come è detto, è la sottoclasse, e raggruppa le unità che hanno lo stesso tipo di limitazione o rischio. SOTTOCLASSE LIMITAZIONI DESCRIZIONE e Erosione Suoli nei quali la limitazione o il rischio principale è la suscettività all'erosione. Sono suoli solitamente localizzati in versanti acclivi e scarsamente protetti dal manto vegetale w Eccesso di acqua Suoli nei quali la limitazione o il rischio principale è dovuto all eccesso di acqua. Sono suoli con problemi di drenaggio, eccessivamente umidi, interessati da falde molto superficiali o da esondazioni s Limitazioni nella zona di radicamento Suoli con limitazioni del tipo pietrosità, scarso spessore, bassa capacità di ritenuta idrica, fertilità scarsa e difficile da correggere, salinità e sodicità c Limitazioni climatiche Zone nelle quali il clima è il rischio o la limitazione maggiore. Sono zone soggette a temperature sfavorevoli, grandinate, nebbie persistenti, gelate tardive, etc. 39

41 6.4 LA CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO SECONDO LE CLASSI DELLA SUSCETTIVITÀ D'USO La procedura di valutazione dell'attitudine del territorio ad una utilizzazione specifica, secondo il metodo della Land Suitability Evaluation è stato messo a punto dalla F.A.O., a partire dagli anni settanta, con l obiettivo di stabilire una struttura per la procedura di valutazione. Essa si basa sui seguenti principi: l attitudine del territorio deve riferirsi ad un uso specifico; la valutazione richiede una comparazione tra gli investimenti (inputs) necessari per i vari tipi d'uso del territorio ed i prodotti ottenibili (outputs); la valutazione deve confrontare vari usi alternativi; l attitudine deve tenere conto dei costi per evitare la degradazione del suolo; la valutazione deve tener conto delle condizioni fisiche, economiche e sociali; la valutazione richiede un approccio multidisciplinare. Alla base del metodo è posto il concetto di "uso sostenibile", cioè di un uso in grado di essere praticato per un periodo di tempo indefinito, senza provocare un deterioramento severo o permanente delle qualità del territorio. La struttura della classificazione è articolata in ordini, classi, sottoclassi ed unità. Nel presente lavoro si è ritenuto opportuno fermarsi alla gerarchia della classe Ordini: ORDINE SUSCETTIVITA DESCRIZIONE S adatto (suitable) Comprende i territori per i quali l uso considerato produce dei benefici che giustificano gli investimenti necessari, senza inaccettabili rischi per la conservazione delle risorse naturali N non adatto (not suitable) Comprende i territori con qualità che precludono il tipo d'uso ipotizzato. La preclusione può essere causata da una impraticabilità tecnica dell'uso proposto o, più spesso, da fattori economici sfavorevoli Classi: Riflettono il grado di attitudine di un territorio ad un uso specifico. CLASSE SUSCETTIVITA DESCRIZIONE S1 S2 S3 N1 molto adatto (higly suitable) moderatamente adatto (moderately suitable) limitatamente adatto (marginally suitable) normalmente non adatto (currently not suitable) Territori senza significative limitazioni per l applicazione dell'uso proposto o con limitazioni di poca importanza che non riducano significativamente la produttività e i benefici, o non aumentino i costi previsti. I benefici acquisiti con un determinato uso devono giustificare gli investimenti, senza rischi per le risorse Territori con limitazioni moderatamente severe per l'applicazione dell'uso proposto e tali comunque da ridurre la produttività e i benefici, e da incrementare i costi entro limiti accettabili. I territori avranno rese inferiori rispetto a quelle dei territori della classe precedente Territori con severe limitazioni per l uso intensivo prescelto. La produttività e i benefici saranno cosi ridotti e gli investimenti richiesti incrementati a tal punto che questi costi saranno solo parzialmente giustificati Territori con limitazioni superabili nel tempo, ma che non possono essere corrette con le conoscenze attuali e con costi accettabili 40

42 CLASSE SUSCETTIVITA DESCRIZIONE N2 permanentemente non adatto (permanently not suitable) Territori con limitazioni cosi severe da precludere qualsiasi possibilità d'uso Tale metodologia, come è noto, stata messa a punto per la valutazione del territorio a fini agro-silvo-pastorali, ma non mancano esempi di applicazione ad altri campi delle attività antropiche differenti da quelle agricole, una di queste è ad esempio l edificabilità. Il processo di valutazione e gli schemi proposti per il territorio comunale di Monastir non considerano il territorio in senso globale, ma solo nella componente rurale e rappresentano, quindi, una parte dell'analisi multidisciplinare richiesta dalla Land Suitability. L'elaborazione della procedura ha seguito le seguenti fasi: Definizione di alcuni usi specifici del territorio: uso agrario uso pascolativo zootecnico Tali usi sono stati scelti onde poter effettuare: Definizione dei caratteri e delle qualità del territorio (misurabili o stimabili) in grado di influenzare gli usi proposti (es. profondità del suolo, drenaggio, profondità della falda, etc.) Definizione dei requisiti d'uso per i differenti usi proposti. A tal fine sono state redatti gli schemi di classificazione per l attitudine dei suoli per i diversi usi che riportano le caratteristiche ambientali che possono influenzare quel tipo di uso ed i gradi crescenti di limitazione definiti dalle 5 classi sopra descritte. Le caratteristiche ovviamente variano in funzione dell'uso esaminato. Sono state quindi realizzate le tabelle delle classificazioni attitudinali del territorio in funzione di un uso specifico. Per ciascuna unità cartografica (o meglio, per alcune delle principali unità cartografiche interessate agli usi) è stato valutato il grado di idoneità relativo alle caratteristiche ambientali. La caratteristica col grado di idoneità più limitante definisce la classe di attitudine finale assegnata alle unità cartografiche. Infine è stato elaborato lo schema riepilogativo delle classi finali attribuite a ciascuna unità cartografica. L'analisi di questo schema permette di identificare per ciascuna unità cartografica quali siano gli usi compatibili, definiti dalle classi S1-S2-S3, e quali quelli da evitare, definiti dalle classi N1-N2. Inoltre poiché le singole unità cartografiche presentano, talvolta, dei caratteri (pendenza, pietrosità, ecc.) non perfettamente omogenei in ogni loro parte, la classe di attitudine finaie non è singola, ma composta. Tale inconveniente può essere superato attraverso la realizzazione di una cartografia di maggior dettaglio, che permetta di scomporre unità in modo da ottenere una classe di attitudine maggiormente definita. Per quanto concerne l uso pascolativo le caratteristiche ambientali considerate e gli schemi di valutazione adottati, sono quelle già utilizzate in diversi studi in Sardegna [Aru, Baldaccini, Loi, 1980]. Schema per la valutazione dell attitudine dei suoli al pascolo sulle alluvioni CARATTERISTICHE AMBIENTALI S1 S2 S3 N1 N2 Tessitura (*) F-FA A-FS-FA A-FSg-SF-SC - S-SC Profondità del suolo (cm) > <40 - Drenaggio normale lento molto lentorapido - - Pendenza % >30 - Rocciosità % assente >20 - Pietrosità % (rimovibile) (rimovibile) (parz. rimovibile) >80 (non rimovibile) Rischio di inondabilità assente scarso moderato alto molto alto (*) TESSITURA: F=franca; FA=franco-argillosa; A=argillosa; FS=franco-sabbiosa; FSg=franco-sabbiosa grossolana; grossolana SF=sabbioso-franca; SC=sabbioso-ciottolosa; S=sabbiosa 41

43 Schema per la valutazione dell attitudine dei suoli alle colture cerealicole (non tradotto in carta) CARATTERISTICHE AMBIENTALI S1 S2 S3 N1 N2 Tessitura (*) F-FA-A S-FS S-SF C C Profondità del suolo (cm) > <20 <20 Drenaggio normale lento molto lento impedito impedito Pendenza % >30 - Rocciosità % assente >20 - Pietrosità superficiale % assente comune elevata elevata elevata Profondità orizzonte petrocalcico (cm) > <20 <20 Rischio di inondabilità scarso scarso moderato alto molto alto (*) TESSITURA: F=franca; FA=franco-argillosa; A=argillosa; SF=sabbioso-franca; S=sabbiosa; C=ciottolosa Schema per la valutazione dell attitudine dei suoli all orticoltura CARATTERISTICHE AMBIENTALI S1 S2 S3 N1 N2 Tessitura (*) F-FA-A S-FS S-SF C C Profondità del suolo (cm) > <40 - Drenaggio normale lento molto lentorapido - - Pendenza % >30 - Rocciosità % assente >10 - Pietrosità % (rimovibile) (rimovibile) (parz. rimovibile) >80 (non rimovibile) Rischio di inondabilità assente scarso moderato alto molto alto (*) TESSITURA: F=franca; FA=franco-argillosa; A=argillosa; SF=sabbioso-franca; S=sabbiosa; C=ciottolosa Schema per la valutazione dell attitudine dei suoli all uso edilizio abitativo (non tradotto in carta) CARATTERISTICHE AMBIENTALI S1 S2 S3 N1 N2 Tessitura (*) F-FS S-A-AS S - - Profondità della falda (cm) > <100 <50 Drenaggio normale lento molto lento impedito impedito Pendenza % >30 - Rischio di inondabilità assente scarso moderato alto molto alto COLE (**) assente scarso moderato alto molto alto (*) TESSITURA: F=franca; A=argillosa; FS=franco-sabbiosa; SA=sabbioso-argillosa; S=sabbiosa (**) COLE: capacità del suolo a contrarsi e/o rigonfiarsi Per quanto attiene le caratteristiche ambientali considerate per I'uso insediativo residenziale, è necessario precisare che sono state prese in esame quelie che più frequentemente possono limitare una tale destinazione: la tessitura del suolo, la profondità della falda durante alcuni periodi dell'anno, il drenaggio del sito, il rischio di inondazione, la capacità dei suoli a contrarsi e rigonfiarsi (Cole). Nell allegato 2, accluso al presente lavoro sono presenti le tabelle contenenti: 42

44 le tabelle di classificazione del territorio con I'attribuzione delle classi di attitudine alle diverse unità cartografiche (matching tables) lo schema riepilogativo delle classi di suscettività d uso relative al territorio comunale di Monastir. 6.5 COMMENTO SUI RISULTATI DELLA CAPABILITY E DELLA SUITABILITY Nel Comune di Monastir sono presenti suoli di origine differenziata, con presenza di rocce effusive e alluvionali. Anche in considerazione del fatto che tali superfici costituiscono una risorsa fondamentale sia per la struttura economica che per la stabilizzazione delle componenti ambientali del territorio del Comune, le classi a maggior capacità d'uso per l agricoltura devono essere tutelate, conservando e incentivando I'uso agricolo e limitando trasformazioni non connesse a tale uso. I suoli di origine effusiva (unità di paesaggio D1 e D3 nella carta delle unità di paesaggio e dei suoli), caratterizzati da morfologie accentuate, sono presenti nell area orientale del territorio. Tali suoli, posizionati su morfologie accentuate, spesso di ridotto spessore presentano ampie limitazioni d uso, evidenziate sia dall analisi della capability che dall analisi della suitability. Da sinistra verso destra: carte di analisi della suscettività al pascolo, alla viticoltura e all orticoltura. L analisi di suitability fornisce certamente la fotografia di un territorio a forte vocazione agricola Dove questo materiale trova le condizioni per accumularsi, ai piedi dei versanti, i suoli si presentano fertili, adatti ad ospitare le piante e all agricoltura, come indicato dall analisi della suscettività. Le porzioni a maggiore acclività di tali suoli sono però sensibili e devono essere orientati alla tutela, e pertanto dovrebbero essere utilizzate eventualmente per interventi di rivegetazione e forestazione con fini naturalistici (laddove la copertura arborea non sia già presente), e solo in casi limitati potranno essere utilizzati - con ogni cautela e in presenza di sistemi boschivi stabili e assestati - per un uso pascolativo estensivo. Fatte salve indicazioni di maggiore dettaglio, ogni altro uso può rivelarsi estremamente pericoloso per la stabilità ambientale dell area, anche in considerazione del valore paesaggistico e ambientale che tale porzione del territorio di Monastir. Suoli alluvionali I3 Per questa unità cartografica si indica la conservazione e la valorizzazione dell'uso agricolo e la sua incentivazione con opere di miglioramento come spietramenti, irrigazione a bassa intensità oraria e istantanea e drenaggi. Spostandoci verso l area centro occidentale si trovano suoli su substrati calcarei e arenacei (UPA C1), di non elevato pregio agro-pedologico, soggetti ad ampie limitazioni d uso e caratterizzati da una certa sensibilità ambientale. Tali zone, peraltro, costituiscono parte integrante del paesaggio, e vanno pertanto preservate da alterazioni degenerative che potrebbero comprometterne le funzioni. A questi suoli si affiancano i suoli su marne arenacee e calcari marnosi (UPA D1 e D2). Questi oltre che dotati di buona suscettività agricola, vanno a costituire un elemento caratterizzante del paesaggio (la collina), e risultano poi di potenzialità agronomiche migliori in conseguenza delle modalità di formazione dei suoli e della morfologia: sono ovviamente più validi per gli usi agricoli i suoli più pianeggianti, al piede delle aree collinari. La tutela dei suoli di origine miocenica deve essere attuata valorizzando la funzione agricola economico-produttiva di tali ambiti. Di caratteristiche morfologiche e agro-pedologiche non molto dissimili, anche se di natura diversa, sono invece i suoli derivanti dalle alluvioni pleistoceniche (gregori), che presentando forme morfologiche e chimico-fisiche legate al tipico paesaggio del Campidano, possiedono anch essi buone potenzialità agronomiche, e come tali sono suscettibili di una buona valorizzazione per utilizzi agrari, come evidenziato da capability e suitability. 43

45 Di notevole potenzialità agronomica sono anche le alluvioni oloceniche di alveo, che seppure talora caratterizzate da un elevato contenuto in scheletro, ospitano senz altro suscettibili di un uso agricolo anche intensivo. Per alluvioni antiche e recenti eventuali problemi di drenaggio e/o di scheletro possono essere controllati attraverso interventi agronomici appropriati, con drenaggi, spietramenti e utilizzando criteri di gestione agronomica adeguata a tali substrati, che comunque rimangono importanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, oltre che da quello agronomico. Per quanto riguarda in particolare modo le alluvioni su tali suoli non debbono essere modo realizzati interventi edificatori se non quelli connessi con le attività agricole; ciò anche per pericoli di inondazione, oltre che per problemi di ordine geotecnico. 44

46 7. PERMEABILITÀ DEI SUOLI 7.1 METODOLOGIA DI LAVORO Per completare gli elementi di analisi territoriale con informazioni sul comportamento dei suoli, a norma delle linee guida per l adeguamento del PUC al PPR, lo studio sulle terre è stato integrato con le informazioni relative alla permeabilità Quadro di riferimento tecnico Ai fini della valutazione dello scorrimento superficiale conseguente ad eventi estremi, si sono classificati i suoli dal punto di vista della capacità di infiltrazione. In particolare è stata mappata la distribuzione della permeabilità dei suoli raggruppata nelle seguenti classi: Sigla Descrizione Caratterizzazione S-PER-01 Suolo con alta capacità di infiltrazione Suolo con alta capacità di infiltrazione. Principalmente sabbia e ghiaia, con strati profondi e ben drenati; S-PER-02 Suolo con moderata capacità di infiltrazione Suolo con moderata capacità di infiltrazione. Moderato drenaggio profondo o con pozzi. Tessitura da moderatamente fine a moderatamente grossolana; S-PER-03 Suolo con bassa capacita' di infiltrazione Suolo con bassa capacita' di infiltrazione. Solitamente presentano uno strato che impedisce il drenaggio verticale o possiedono una tessitura da moderatamente fina a fina S-PER-04 Suolo con bassissima capacità di infiltrazione Suolo con bassissima capacità di infiltrazione. Principalmente argille con alto potenziale di rigonfiamento, suoli con livello di falda alto e permanente, suoli con strati argillosi in superficie, suoli poco profondi su strati impermeabili o semi-impermeabili. I valori di permeabilità dei suoli risultano prevalentemente compresi nelle classi S-PER-03 e S-PER

47 8. DESERTIFICAZIONE 8.1 METODOLOGIA DI LAVORO Gli elementi di analisi della desertificazione, integrativi delle componenti di analisi sui dati territoriali, sono stati realizzati utilizzando la metodologia all interno del progetto dell Unione Europea MEDALUS, (Mediterranean Desertification And Land Use), elaborato da Kosmas et al. (1999) per lo studio delle aree vulnerabili alla desertificazione nell isola di Lesvos (Grecia) e che ha trovato applicazione in tre aree test di altrettanti Paesi del Mediterraneo (Italia, Portogallo e Spagna). La metodologia, nota come ESAs (Environmentally Sensitive Areas), ha lo scopo di individuare le aree sensibili alla desertificazione, alla scala 1:100000, attraverso l applicazione di indicatori sia biofisici che socio-economici che consentono di classificare le aree in critiche, fragili e potenziali Quadro di riferimento tecnico I diversi tipi di ESAs alla desertificazione possono essere analizzati in relazione a vari parametri, relativi a quattro categorie di indici: 1. Indice di Qualità del Suolo (SQI, Soil Quality Index) Prende in considerazione le caratteristiche del terreno, come il substrato geologico, la tessitura, la pietrosità, lo strato di suolo utile per lo sviluppo delle piante, il drenaggio e la pendenza. 2. Indice di Qualità del Clima (CQI, Climate Quality Index) Considera il cumulato medio climatico di precipitazione, l aridità e l esposizione dei versanti. 3. Indice di Qualità della Vegetazione (VQI, Vegetation Quality Index) Gli indicatori presi in considerazione sono il rischio d incendio, la protezione dall erosione, la resistenza alla siccità e la copertura del terreno da parte della vegetazione. 4. Indice di Qualità di Gestione del Territorio (MQI, Management Quality Index) Si prendono in considerazione l intensità d uso del suolo e le politiche di protezione dell ambiente adottate. Per l individuazione degli indici ESAs è necessario il calcolo dei singoli indicatori che costituiscono ciascuna categoria. A ciascun indicatore si associa un valore indice. La media geometrica dei valori indice per ciascuna categoria fornisce i valori di SQI, CQI, VQI e MQI. L indice finale di sensibilità alla desertificazione ESAI (Environmentally Sensitive Area Index) si ottiene calcolando la media geometrica dei diversi indicatori, attraverso la seguente relazione: ESAI = (SQI * CQI * VQI * MQI) 1/4 Nel presente lavoro non è stata effettuata una rilevazione ed analisi dei dati per la determinazione degli indici suddetti, ma sono stati utilizzate i temi già elaborati e pubblicati dal SAR. 46

48 9. ANALISI DELLA STRUTTURA FONDIARIA 9.1 ANALISI DEI DATI STATISTICI Per approfondire la conoscenza del settore agrario di Monastir, in mancanza di un analisi diretta più approfondita, si è effettuata una breve analisi integrativa, esaminando dati statistici ricavati dal 5 censimento generale dell agricoltura [ISTAT, 2000] integrati con alcuni dati già disponibili del censimento Le classi di ampiezza delle aziende sono risultate le seguenti: Classi di aziende agrarie in Comune di Monastir CLASSI Senza terra <1 ha 1-2 ha 2-5 ha 5-10 ha ha ha ha >100 ha totale numero aziende per classe di ST n numero aziende per classe di SAU n ST (superficie totale) in ha ha SAU (superficie agricola utilizzata) in ha ST media per az. ha % % tare % -8.1% 7.8% 17.0% 10.8% 0.7% -10.5% -7.4% 100.0% 9.5% % SAU/ST % 108.1% 92.2% 83.0% 89.2% 99.3% 110.5% 107.4% 0.0% 90.5% FONTE: ISTAT, Censimento Agricoltura 2000 e ns. elaborazioni. Il territorio agrario del comune risulta pertanto caratterizzato da una fitta presenza di piccole aziende: aziende sotto 5 ha sono 454 sotto i 5 ha; pari al 86.3% in numero e al 29.8% del totale territoriale; la superficie aziendale media è di 1.28 ha (in termini di ST) e 1.16 ha (in termini di SAU); il rapporto SAU/ST è pari al 91%. aziende fra 5 e 50 ha si trovano 63 aziende fra 5 e 50 ha, con una superficie totale di 725 ha (21% del totale territoriale) e una superficie media di circa 11.5 ha; il rapporto SAU/ST risulta pari al 99% circa. aziende oltre 50 ha le 9 aziende oltre i 50 ha occupano il 65% del territorio con 691 ha (83% del totale territoriale) di ST e 561 ha di SAU; emerge la differente natura di tali aziende, caratterizzata dalla presenza di poche grandi estensioni fondiarie. Peraltro il rapporto SAU/ST, pari all 81% è indicativo di una buona quota di utilizzazione del territorio. Nel complesso, a fronte di 2000 ha di superfici aziendali agricole totali, dunque, si riscontra una superficie agricola utilizzata di oltre 1808 ha, pari al 90.5% della prima. Risulta interessante anche analizzare il rapporto SAU/ST, che rileva una presenza di tare gradualmente più alta nelle aziende di maggiori dimensioni, rispetto ad altre aree regionali, ad indicare una diffusa presenza dell uomo e una valorizzazione complessiva in atto delle superfici agrarie. Per avere alcune indicazioni sull andamento storico del comparto agricolo, sono stati utilizzati per confronto anche alcuni dati relativi al 4 censimento generale dell agricoltura [ISTAT, 1990]. 47

49 SAU per classi di aziende agrarie in Comune di Monastir nei censimenti dell agricoltura 1990 e 2000 ANNI <1 ha 1-2 ha 2-5 ha 5-10 ha ha ha ha >100 ha totale diff. % 13.77% 25.05% 24.21% 23.66% 34.77% 2.00% % % 30.15% FONTE: ISTAT, Censimento Agricoltura 2000 e Censimento Agricoltura 1990 e ns. elaborazione Confronto fra le classi di SAU aziendale 1990 e 2000 Confronto temporale - SAU SAU in ha <1 ha 1-2 ha 2-5 ha 5-10 ha ha Classi di SAU ha ha >100 ha FONTE: elaborazione su dati ISTAT, Censimento Agricoltura 2000 e Censimento Agricoltura Dal confronto delle classi dimensionali nei diversi censimenti, riportati in tabella, emerge una evidente tendenza alla diminuzione dei valori, a indicare che le superfici agricole sono gradualmente diminuite fra i due censimenti, particolarmente per le classi di dimensione media (5-10 e 10-20). Si riscontra, viceversa, l assenza, nel censimento 1990, della classe delle aziende oltre i 100 ha. Ulteriori indicazioni ci sono fornite dalla ripartizione delle superfici aziendali (censimento 1990): 48

50 Ripartizione della SAU aziendale (ha) - valori di confronto temporale ANNI Seminativi Colture permanenti (colture legnose agrarie) Prati permanenti e pascoli Pioppeti (arboricolt. da legno) Boschi Superf. agr. non utilizz. e altre superfici 1990 ha ha Diff. ha % -8.6% -18.5% -86.9% % -38.7% -62.6% Cereali Frumento Ortive Foraggere avvicend. Vite Olivo Agrumi Fruttiferi 1990 SAU ha N. aziende n SAU/az. ha SAU ha N. aziende n SAU/az. ha FONTE: ISTAT, Censimento Agricoltura 1990 e 2000 e ns. elaborazioni. Superfici medie per coltura Superfici medie per coltura - ha Cerea Frume Ortive Forag Vite Olivo Agru Fruttif ha/az FONTE: ISTAT, ns. elaborazioni su dati Censimento Agricoltura Utilizzazioni generali delle superfici agrarie Superfici agricole - utilizzazioni generali Boschi e arboricoltura 4% SNU e altro 8% Colture permanenti 26% Prati permanenti e pascoli 4% 49 Seminativi 58%

51 FONTE: ISTAT, ns. elaborazioni su dati Censimento Agricoltura Ripartizione delle colture principali Superfici medie per coltura - ha Cereali Frumento Ortive Foraggere avvicend. Vite Olivo Agrumi Fruttiferi ha/az FONTE: ISTAT, ns. elaborazioni su dati Censimento Agricoltura Dai dati riportati si rileva come la maggior quota di territorio risulti utilizzata per seminativi (58%) seguiti dalle colture permanenti 26. Limitato, nel complesso il peso di prati permanenti e pascoli e boschi. Significativo anche il dato relativo all irrigazione: 97 aziende la praticano su una superficie irrigata di ha a fronte di una superficie irrigabile di ha. Le aree non sono ampie rispetto al territorio considerato nella sua globalità, ma indicano comunque la presenza di alcuni nuclei produttivi più evoluti. Di rilievo sono anche le superfici forestali, visti gli oltre 2800 ha di bosco. Per quanto riguarda la consistenza del bestiame nell area, i dati ISTAT rivelano la presenza di oltre 200 nuclei zootecnici, suddivisi come segue: Allevamenti Bovini Suini Ovini Caprini Equini Avicoli 1990 Aziende Capi tot Capi per azienda Aziende Capi tot Capi per azienda FONTE: ISTAT, Censimento Agricoltura 1990 e 2000 e ns. elaborazioni. Come in altre aree della Sardegna, la presenza dell allevamento ovino è particolarmente significativa, pur con un numero limitato di aziende. Importante il numero di capi per azienda, che indica un buon livello di efficienza delle aziende. Di entità marginale invece risultano gli altri allevamenti. 50

52 Capi per azienda Capi per azienda Bovini Suini Ovini Caprini Equini Avicoli Capi per azienda FONTE: ISTAT, ns. elaborazioni su dati Censimento Agricoltura I dati ISTAT rivelano ancora l effettuazione complessiva di giornate lavorative annue, di cui (pari al 69.5%) realizzate dal conduttore dell azienda. Il dato globale, diviso per le circa 280 giornate anno che mediamente ogni lavoratore agricolo effettua, mostrano la presenza di circa 132 addetti. I dati sulla forma di conduzione infine mostrano una prevalenza netta della conduzione diretta con manodopera familiare, a discapito delle forme di conduzione con manodopera extrafamiliare e con salariati. Complessivamente, dunque, il settore agricolo di Monastir mostra una significativa presenza del comparto delle colture erbacee ed in particolare dei cereali, oltre che delle colture permanenti. Significativo anche il comparto forestale, con gli oltre 2800 ha di bosco. Emerge comunque il quadro di un agricoltura marginale dal punto di vista strutturale, che si rileva considerando sia il basso numero di capi bovini e ovini per azienda, sia le basse superfici nette medie per seminativi e colture arboree. La struttura fondiaria è stabile rispetto ai decenni precedenti, ad indicare come l assetto fondiario sia originato da una situazione in cui il ruolo dell agricoltura rispetto al territorio era comunque più significativo. Oggi invece l agricoltura è svolta part-time da addetti che ritraggono da altri settori produttivi il loro reddito principale, oppure è un agricoltura di sussistenza. Il comparto agricolo potrebbe essere notevolmente valorizzato con adeguati interventi di sviluppo, anche in considerazione che la fascia alluvionale del territorio presenta suoli di buone caratteristiche potenziali. Aggiornamenti 2010 Se la caratterizzazione strutturale complessiva dell'agricoltura monastirese si deve comunque considerare identificata dall'analisi dei dati 2000, i primi dati 2010 forniscono un quadro di tendenza che vede una netta diminuzione delle superfici (anche per effetto di un diverso sistema di rilevazione, che dal 2010 considera le imprese "produttive" ed esclude le attività ad uso personale), come indicato dalla tabella: Andamento della SAU per nei comuni del circondario di Monastir - Serie storiche superfici ha ha ha ha variaz. % Monastir Monastir 1.212% % % % Nuraminis Nuraminis % % % % San Sperate San Sperate % % % % Serdiana Serdiana % % % % Sestu Sestu % % % % Ussana Ussana 0.555% 2.103% % % Villasor Villasor % % 7.855% % Dolianova Dolianova % % % Soleminis Soleminis % 2.687% % Settimo S. Pietro Settimo S. Pietro % % % Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, Censimento dell'agricoltura I dati, che mostrano un trend negativo per tutti i comuni limitrofi (ad eccezione di Serdiana), sottolineano comunque un abbandono delle colture che deve essere contrastato, per un comune che conferma una significativa vocazione agricola. 51

53 10. VERDE URBANO 10.1 GENERALITA COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari A parte gli aspetti trattati più sotto a proposito delle aree periurbane, uno degli elementi caratterizzanti il paesaggio delle parti urbanizzate del territorio è senz altro il verde urbano, intendendo con ciò non solo le realizzazioni di verde pubblico, ma anche tutta la vegetazione, a vario titolo presente nei giardini privati (verde privato). Proprio in relazione al progetto di città parco, cioè di sistema urbano con spiccata caratterizzazione ambientale, risulta pertanto importante valutare il ruolo del verde urbano nel contesto ambientale del territorio. L importanza dell integrazione fra l edificato e il verde urbano nasce proprio dall esigenza di presentazione estetica, di caratterizzazione architettonica e paesaggistica prima che ambientale che la realizzazione di opere a verde consente di soddisfare. Ed è dunque perciò che risulta fondamentale in un progetto di città parco incrementare ed adeguare il verde pubblico e privato allo sviluppo turistico e indotto, indirizzandone l evoluzione con strumenti adeguati LE FUNZIONI DEL VERDE URBANO Numerose, e tutte ugualmente importanti, sono le funzioni svolte dal verde urbano: 1) funzione ecologico-ambientale: il verde, anche all interno delle aree urbane, costituisce un fondamentale elemento di presenza ecologica ed ambientale, che contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti di degrado e gli impatti prodotti dalla presenza delle edificazioni e dalle attività dell uomo. Fra l altro la presenza del verde contribuisce a regolare gli effetti del microclima cittadino attraverso l aumento dell evapotraspirazione, regimando così i picchi termici estivi con una sorta di effetto di condizionamento naturale dell aria. 2) funzione sanitaria: In certe aree urbane, in particolare vicino agli ospedali, la presenza del verde contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un area verde ben curata. 3) funzione protettiva: il verde può fornire un importante effetto di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, ecc), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale. 4) funzione sociale e ricreativa: la presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale servizio alla collettività, rendendo più vivibile e a dimensione degli uomini e delle famiglie una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di lavoro. 5) funzione igienica: le aree verdi svolgono una importante funzione psicologica ed umorale per le persone che ne fruiscono, contribuendo al benessere psicologico ed all'equilibrio mentale 6) funzione culturale e didattica: la presenza del verde costituisce un elemento di grande importanza dal punto di vista culturale, sia perché può favorire la conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e dell ambiente presso i cittadini, sia anche per l importante funzione didattica (in particolare del verde scolastico) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro consesso sociale. 7) funzione estetico-architettonica: anche la funzione estetico-architettonica è rilevante, considerato che la presenza del verde migliora decisamente il paesaggio urbano e rende più gradevole la permanenza in città, per cui diventa fondamentale favorire un integrazione fra elementi architettonici e verde nell ambito della progettazione dell arredo urbano. 52

54 Classificazione tipologica del verde urbano Verde di arredo Verde funzionale Verde privato giardini storici parchi urbani spazi verdi di quartiere verde stradale - viali alberati piazzali alberati aiuole spartitraffico sportivo scolastico sanitario cimiteriale residenziale di quartiere residenziale suburbano Verde di arredo Il termine verde di arredo indica in genere la parte di verde presente nelle città che deve assolvere prioritariamente ad una funzione igienico-sanitaria, sociale e ricreativa, protettiva, estetico architettonica, culturale ecc. allo scopo di migliorare le condizioni insediative e residenziali delle popolazioni nelle aree urbane Giardini storici Si tratta di aree verdi di impianto generalmente non recente, culturalmente connesse con lo sviluppo delle città, talvolta testimoni di importanti vicende storiche. Obiettivo della gestione di questi giardini è la conservazione dell impianto originario, la trasmissione degli obiettivi progettuali e formali, e nel contempo una fruizione sicura e non degradativa. La presenza di alberi maturi o addirittura secolari comporta la necessità valutazioni attente delle condizioni fitosanitarie e in particolare delle condizioni di stabilità degli esemplari presenti, anche per garantire l incolumità dei fruitori e l integrità del giardino stesso. Quando i soggetti non risultano più recuperabili, oltre all acquisizione delle autorizzazioni per gli abbattimenti presso gli Enti preposti alla tutela del patrimonio paesaggistico e monumentale sarà opportuno prevedere interventi di messa a dimora di piante di adeguate caratteristiche, sostitutive di quelle eliminate. I parchi urbani costituiscono un elemento di grandissimo valore del nostro patrimonio storico culturale, e dovrebbero essere adeguatamente tutelati, oltre che opportunamente gestiti. Al loro interno si trovano spesso elementi architettonici e artistici di arredo (statue, fontane, tavoli, panchine, piccole costruzioni ecc.) così come manufatti di interesse storico architettonico (spesso i parchi sono a servizio di una villa o di un palazzo storico) che ne aumentano ulteriormente il significato culturale. All interno o al contorno delle aree urbane i giardini storici costituiscono fra l altro un importante elemento di verde che favorisce il riequilibrio ambientale delle città Parchi urbani Si tratta di aree verdi più o meno estese, presenti nelle aree urbane o ai loro margini, che svolgono una importante funzione ricreativa, igienica, ambientale e culturale. I parchi urbani possono essere caratterizzati dalla suddivisione in zone con diverse funzioni (riposo, gioco, attività sportive, servizi, centri culturali e ricreativi). Generalmente i parchi urbani sono progettati utilizzando specie autoctone, e facendo un notevole impiego del prato e di alcune specie arbustive ed arboree acclimatate per l area di insediamento. Le aree interessate in 53

55 generale possono andare da medio piccole ad estese, e in quest ultimo caso diventano dei veri e propri polmoni verdi della città. In aree espansione periurbana razionalmente pianificate, il verde dei parchi può assumere anche un ruolo di integrazione e sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando oltretutto un elemento di caratterizzazione ambientale e di mitigazione del clima urbano. Fra l altro la presenza di ampie zone verdi peri- o infra-urbane, gestite a parco, può consentire l insediamento e la migrazione di una ricca fauna stanziale e migratoria, contribuendo così ulteriormente al riequilibrio di un ecosistema fortemente sbilanciato in senso degradativo quale è in genere quello urbano. Un altro elemento importante riguarda le modalità di gestione, che se razionalmente organizzate possono consentire la creazione di un certo numero di posti di lavoro. Per ridurre i costi diretti di gestione e manutenzione del parco si possono anche scegliere soluzioni operative diversificate, come ad esempio dare incarico degli interventi di manutenzione a cooperative locali di produzione e lavoro che, attraverso l adozione di tecnologie semplici e rustiche possono occuparsi di assicurare la fruibilità delle aree a parco, realizzando il ripristino dei percorsi pedonali, opere di regimazione delle acque superficiali, realizzazione di attrezzature per la sosta, ecc Spazi verdi di quartiere Si tratta in genere di piccole aree verdi presenti in diversi punti del tessuto urbano. Gli spazi verdi di quartiere sono utilizzati prevalentemente dagli abitanti della zona, che utilizzano queste aree con funzione ricreativa, di svago e di incontro. I criteri di progettazione di questi spazi verdi, considerato l utilizzo generalmente intensivo, a fronte di una modesta estensione, devono essere semplici: alberi, arbusti e zone a prato vanno ubicati in modo da alternare zone d ombra a zone al sole; devono essere previste aree pavimentate attrezzate per il gioco e la sosta, anche per limitare un eccessivo utilizzo dei prati; le specie da utilizzare devono essere rustiche e non particolarmente vigorose, per consentire una manutenzione ridotta; le barriere architettoniche devono essere eliminate, per consentire il libero movimento anche ai portatori di handicap Verde stradale e viali alberati Il verde stradale permette l arredo di vie, viali, piazze e parcheggi. Rappresenta una tipologia di verde estremamente importante, che condiziona in modo sostanziale il paesaggio e l ambiente urbano e la grande viabilita, ed è composto in prevalenza da alberi e arbusti. I viali alberati (detti anche alberate) di frequente sono intimamente connessi alla storia delle città e costituiscono, dunque, un patrimonio da salvaguardare. Spesso si rende necessaria la sostituzione degli individui presenti, per ragioni derivanti da cattive condizioni fitosanitarie delle piante e per la sicurezza pubblica. Non solo a volte le strade mostrano brutti esempi di alberate, realizzate senza tenere conto di criteri razionali di progettazione del verde, ma spesso le alberature stradali sono sottoposte ad offese diverse, derivanti dall inquinamento, dagli scavi effettuati senza considerare la presenza e la funzione dell apparato radicale della pianta, dalla presenza invadente delle auto che possono determinare costipamento del terreno e urti meccanici, ecc. Risulta quindi necessario orientare le scelte su specie che presentano determinati requisiti, quali: resistenza ai diversi inquinanti atmosferici (per esempio all anidride solforosa: Quercus rubra, Tilia cordata; ai fluoruri: Acer campestre e platanoides, Quercus robur; all ozono: Acer saccharinum, Fagus sylvatica, Liriodendron tulipifera, ecc.); capacita di ridurre il rumore, considerato ormai un vero e proprio agente inquinante (Acer pseudoplatanus, Tilia platiphyfillos, Carpinus betulus, ecc.); resistenza alle malattie e rusticità; capacita di ridurre la carica batterica dell aria (Liquidambar, Chamaecyparis, Pinus silvestris, ecc.); ridotte esigenze di manutenzione; resistenza meccanica agli agenti atmosferici avversi; resistenza alla siccità (Celtis, Cercis, Gleditschia, Cedrus); nessun pericolo od inconveniente per la cittadinanza, come ad esempio: spine acuminate (Gleditschia), frutti maleodoranti (Gingko biloba femmina), ecc.; elevato valore decorativo. Considerato che la pianta ideale, che risponda a tutte le esigenze soparaelencate non esiste, si capisce come è fondamentale che le scelte progettuali siano effettuate da un tecnico esperto del verde utilizzando le specie che rispondono quanto più possibile alle esigenze specifiche dell intervento. Oltre a ciò, altri criteri progettuali riguarderanno le dimensioni e le caratteristiche della strada da alberare (larghezza, luminosità, intensità del traffico veicolare, eventuali attività in loco, presenza di elementi di disturbo ambientale, ecc..) 54

56 Aiuole spartitraffico *La striscia verde che divide i due sensi di marcia e senz altro molto utile per le funzioni che esercita a favore degli automobilisti: riposa la vista e, qualora vi siano siepi o arbusti, diminuisce l impatto dei fari nelle ore notturne. Questo tipo particolare di verde è esposto a condizioni molto difficili (inquinamento legato allo scarico dei motori, siccità, difficile manutenzione a causa della sua posizione, ecc.). Bisogna quindi ricercare soluzioni che assicurino la sopravvivenza di questo singolare arredo verde, riducendo al minimo i costi manutentivi. Molto utile si rivela in questi casi l uso di specie coprisuolo o tappezzanti, sia erbacee che cespugliose e arbustive, che assicurino la permanenza della copertura verde. E chiaro che tali specie dovranno rispondere a requisiti di rusticità, facile adattabilità, effetto ricoprente rapido, buon valore estetico. L alto costo iniziale di questo materiale vegetale e I accurata messa a dimora che richiede e abbondantemente recuperato negli anni con oneri manutentivi minimi. La copertura permanente ad opera delle tappezzanti assicura dunque un aspetto paesaggistico valido, nonchè facilmente ed economicamente mantenibile nel tempo. Questo giustifica ampiamente il loro impiego e la loro diffusione. Nelle aiuole spartitraffico, una soluzione valida è rappresentata da macchie di arbusti e piccoli alberi dislocati lungo I aiuola stessa, in modo da rompere la monotonia del nastro verde piatto e creare piani vegetazionali di diverse altezze, con ottimi risultati estetici e funzionali Verde funzionale Come dice il termine stesso, si tratta di verde pubblico realizzato in funzione di determinate e particolari esigenze Verde sportivo Costituisce il completamento di un impianto sportivo, in quanto lo abbellisce, o lo isola dall ambiente esterno per assicurare una certa tranquillità. In ogni caso, è necessario scegliere alberi particolarmente resistenti alle varie cause avverse, onde assicurare la pubblica incolumità. L aspetto più importante del verde legato agli impianti sportivi e senz altro il tappeto erboso dei campi di gioco. In questi casi, la scelta del miscuglio di semi, le lavorazioni del terreno e la futura manutenzione dei campi realizzati hanno un importanza fondamentale. Per realizzare campi sportivi esistono oggi miscugli appositamente predisposti, che dovranno formare un tappeto erboso soggetto ad un intensa usura. Questo è un caso tipico in cui, per raggiungere risultati efficienti, più che la progettazione, incide un buon programma di manutenzione. Recentemente, nella realizzazione di tappeti erbosi sportivi ad uso professionale, si e diffuso il metodo Cellsystem. Tale sistema consiste essenzialmente nella realizzazione di una particolare stratigrafia di materiale inerte, ricoperto da membrane in PVC e polietilene, sulle quali trovano posto le cellule che ospitano la rete di adduzione dell acqua che serve anche come rete di drenaggio. Altra particolarità è rappresentata dal substrato colturale (in questo caso è improprio parlare di terreno) costituito da sabbia di fiume lavata e silicea. Un campo da gioco così realizzato richiede una oculata gestione e manutenzione, e necessita di un adeguato coordinamento tecnico da parte di un professionista del verde Verde scolastico Il verde scolastico deve assolvere alla duplice funzione di polmone verde della scuola di cui è parte integrante e di polo di osservazione naturalistica per consentire agli alunni di conoscere il mondo vegetale (e il mondo animale che su di esso vive) a partire dalla propria scuola. Nel progettare e realizzare questo tipo di verde è molto importante conoscere le fasce di età degli alunni che frequentano la scuola. Infatti, in un asilo-nido, scuola materna o elementare, bisogna escludere le specie vegetali provviste di spine o di parti velenose. Sarà invece molto interessante incrementare l utilizzo di specie appariscenti nei mesi autunnoinvernali e primaverili, in modo da poter apprezzare l evoluzione della vegetazione nel corso delle stagioni e nell arco dell anno scolastico Verde sanitario Questo verde è strettamente legato a strutture ospedaliere o a case di cura, dove la funzione igienica è predominante su tutte le altre. Chiaramente, tutto il verde è utile e salutare, ma in determinate situazioni può essere più utile un particolare tipo di piante: ad esempio nei centri di cura delle malattie polmonari, le essenze resinose, che liberano aromi naturali utili per le vie respiratorie, potranno essere percentualmente maggiori delle latifoglie. Anche a riguardo del verde sanitario, la scelta di specie rustiche e robuste, può evitare, in generale, seri problemi per la pubblica incolumità. 55

57 Verde cimiteriale Il verde cimiteriale svolge anch esso un importante funzione culturale e ambientale, consentendo di rendere più gradevole un ambiente generalmente triste e contribuendo anche ad una conservazione dell equilibrio ambientale e sanitario Verde residenziale e privato Il diffondersi dell attività edilizia fa indubbiamente sorgere una serie di problemi legati alle nuove urbanizzazioni. In tali aree il verde deve trovare il suo posto dignitoso, e soprattutto nei nuovi interventi residenziali deve essere prevista la realizzazione di un adeguato arredo. E importante inoltre e che le Amministrazioni esigano che il verde venga realizzato sulla base di un progetto approvato dall Ufficio comunale del verde, senza stravolgimenti in fase di esecuzione delle opere. Nel nostro Paese, sulla scorta di cio che da tempo si verifica all estero, sta prendendo piede presso sempre più numerosi Comuni la previsione di un regolamento del verde, che suggerisca al privato cittadino i criteri per la realizzazione del verde ornamentale. Certamente gli indirizzi del verde pubblico spesso vengono, di riflesso, seguiti anche dal privato, per cui un miglioramento d immagine del verde urbano trova indubbiamente un riscontro graduale a livello di verde privato PIANO DEL VERDE Considerati i limiti descritti, da riferire principalmente al sistema del verde pubblico, e vista la complessità del sistema del verde di Monastir, l analisi effettuata dovrà essere poi approfondita attraverso uno studio di dettaglio del verde urbano, che esula dagli scopi del presente lavoro. Tale studio sul verde urbano di Monastir, successivo al PUC, dovrà portare alla realizzazione di un piano del verde che dovrà contenere: censimento del verde, contenente una rilevazione ed un analisi di dettaglio sulle caratteristiche del verde privato e pubblico delle aree urbane e periurbane, con identificazione delle principali specie utilizzate, delle principali tipologie dispositive, corredato di carta di rilievo del verde urbano, in cui siano riportate le principali rilevazioni tipologiche; un regolamento del verde, che dovrà contenere norme sulla progettazione, l attuazione, la manutenzione del verde, descrivendo le modalità di realizzazione delle nuove realizzazioni pubbliche e private, e comprerà un elenco generale delle specie e delle tipologie dispositive suggerite per le diverse funzioni ornamentali (strade, parchi, giardini pubblici, ecc.) e per i diversi soggetti fruitori; il regolamento conterrà inoltre indicazioni relative a situazioni particolari, come interventi di ingegneria naturalistica in aree degradate, difesa della vegetazione in aree di cantiere, difesa del suolo in aree urbane, ecc. un piano degli interventi sul verde pubblico, che pianifichi le modalità di attuazione degli interventi di estensione del verde pubblico; un piano generale delle manutenzioni del verde pubblico, che dettagli le modalità di esecuzione degli interventi manutentivi e ne programmi l effettuazione; un piano generale di programmazione del verde, che permetta la pianificazione della spesa e degli interventi di estensione e manutenzione nel breve, medio e lungo periodo; un piano di promozione del verde, che programmi interventi di valorizzazione culturale, di promozione della cultura e del rispetto del verde presso i cittadini; Il piano degli interventi potrà essere successivamente aggiornato a cura dell Ufficio tecnico sezione giardini del Comune, mentre l intero piano del verde dovrà essere aggiornato periodicamente (ad esempio ogni 10 anni) dall Amministrazione. Vista la complessità e la delicatezza dell incarico, si suggerisce che il piano del verde sia affidato ad un gruppo di lavoro multidisciplinare, con specifiche competenze professionali in materia e con particolare esperienza nel campo del verde urbano, coordinato da un agronomo e comprendente almeno un architetto Misure di intervento urgente e norme transitorie In attesa della predisposizione del piano del verde, è comunque necessario predisporre norme transitorie che possano fornire le prime indicazioni di massima per una valorizzazione del verde dell Isola. 56

58 Intanto è molto importante che, in parallelo con la valorizzazione tecnica del verde, il Comune di Monastir si faccia promotore della cultura del verde urbano, pubblico e privato, e a tal proposito si suggerisce di istituire una volta all anno una Giornata del Verde Urbano, dedicata a far conoscere e valorizzare le risorse del verde urbano presente nelle aree urbane del Comune. Per favorire l interessamento e il coinvolgimento dei cittadini si suggerisce inoltre di adottare misure che consentano, anche prima della redazione del Piano del verde urbano, la stipula di convenzioni e rapporti di collaborazione, oltre che con ditte specializzate, anche con cittadini o gruppi di cittadini che si impegnino con specifiche convenzioni alle manutenzioni dei prati, delle siepi, delle piccole aree verdi e degli arredi (panche, recinzioni, giochi ecc.). Si suggerisce anche di inserire fra le norme di attuazione del PUC la previsione che ogni intervento di trasformazione edilizia sia corredato da un progetto del verde, che dovrà riguardare le parti non interessate da edificazione e che costituirà parte integrante dell intervento complessivo. Il progetto dovrà essere redatto da tecnico abilitato con specifica formazione ed esperienza nel campo del verde, secondo criteri progettuali che dovranno essere meglio specificati nel piano del verde. Al progetto dovrà anche essere accluso un piano delle manutenzioni con indicazione degli interventi e le cadenze temporali degli stessi. Quest ultima indicazione sulle manutenzioni, per quanto riguarda il verde pubblico in particolare, deve essere tassativa per gli interventi di nuova realizzazione, al fine di evitare il rischio (o meglio, date le condizioni climatiche dell isola: la certezza) di una rapidissima degradazione degli interventi di messa a verde finanziati con fondi pubblici. Per dare un riferimento, il costo annuale degli interventi di manutenzione, valutato in percentuale rispetto all intervento di realizzazione iniziale delle opere, in linea di larga massima può essere compreso fra un 10-15% e un 40-45%. Emerge dunque l esigenza - che dovrà essere oggettivizzata e adeguatamente programmata nel piano del verde - di attivare nell ambito dei servizi pubblici comunali un servizio del verde (o servizio parchi e giardini), con personale fisso, coordinato e diretto da tecnici qualificati sul verde, che si occupi stabilmente della manutenzione del verde pubblico. Pertanto, anche in attesa del piano, la nomina di un responsabile del verde, cioè di un tecnico qualificato che si occupi di coordinare le attività relative, potrà essere un primo passo verso tale obiettivo. Infine la normativa del verde dovrà contenere indicazioni e riferimenti normativi volti alla tutela delle peculiarità tecniche e culturali del verde di Monastir, compresi anche gli interventi del verde privato. In vacanza della realizzazione dello studio citato, allo scopo di fornire comunque qualche indicazione di massima si può dire che le specie da privilegiare negli interventi di verde urbano pubblico e privato quelle specie ornamentali adatte ai climi caldo-aridi; si suggerisce di introdurre con cautela specie esotiche o non presenti già sull isola; Di seguito è riportato un elenco, anche se incompleto e limitato, di alcune specie che potrebbero essere opportunamente utilizzate negli interventi urbani: Specie per il verde ornamentale di Monastir SPECIE UTILIZZO PREVALENTE NOTE Agavi Albizzia julibrissen Aloe spp. Araucaria spp. Arbutus unedo (corbezzolo) giardini, parchi Giardini pubblici e privati Bouganvillea spp. arredo di case e giardini specie rustica, con una fioritura spettacolare che dura per tutta l estate Chamaerops humilis, C. excelsa (palma di S. Pietro) Citrus aurantium, C. lemon (arancio e limone, varietà diverse) Cupressus arizonica, C. sempervirens usi diversi 57

59 SPECIE UTILIZZO PREVALENTE NOTE sempervirens Ficus magnolioides, F. rubiginosa, F. religiosa, F. retusa Ginestre (Spartium junceum e altre specie) Juniperus phoenicea, J. oxycedrus (ginepro fenicio e coccolone), J. chinensis Laurus nobilis (alloro) giardini privati e pubblici, parchi usi diversi usi diversi giardini i grandi ficus possono ben inserirsi nel paesaggio urbano di Monastir, caratterizzandolo specie colonizzatrici, ottime per ripristino di superfici ma anche per giardino Jacaranda mimosaefolia bordure stradali produce una fioritura estiva bluvioletta molto spettacolare Myoporum spp. Nerium oleander (oleandro) Olea europaea var. sylvestris (olivo e olivastro) Phoenix canariensis, Phoenix dactilifera (palma delle Canarie, palma da datteri) Pinus pinea (pino domestico) Pinus halepensis (pino d Aleppo) Pistacia lentiscus Plumbago capensis Pittosporum tobira (pitosforo) Quercus ilex, Q. pubescens, Q. suber Rhamnus alaternus Rosa spp. Rosmarinus officinalis bordure, siepi, frangiventi bordure stradali, giardini usi diversi giardini privati, bordature stradali piccoli boschetti, bordature stradali produce forme più regolari piccoli boschetti, bordature stradali è più rustico del P. domestico, e rende una maggiore idea di movimento e di irregolarità Siepi Pergole, pareti verdi Bordure e siepi alberate fioriture siepi, cespugli Tamarix gallica (tamericio) bordature stradali forma di allevamento a cespuglio o ad alberello Vitis vinifera Wistaria sinensis (glicine) pergole pergole, pareti verdi 58

60 11. PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI MONASTIR 11.1 AMBITI DI TUTELA AMBIENTALE Allo stato attuale non risultano presenti nel territorio di Monastir: Aree delimitate ai sensi del Dlgs. 42/04 (ex 1497/39) Siti di interesse comunitario, Zone di protezione speciale Aree di interesse botanico o fitogeografico Aree Ramsar Zone umide Aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23. Risultano invece istituite: - la perimetrazione dell area Parco di Monte Zara e Pedreras, istituita con delibera G.C. del Comune di Monastir n. 57 del 10/11/ l area di presenza della roverella come area di rilevante interesse naturalistico ed ambientale Bosco di Roverella di Monte Zara, recentemente istituito ai sensi della L.R. 31/89 con D.A. Difesa Ambiente 5 dicembre 2008 n /109, di superficie pari a mq. - l Oasi permanente di protezione faunistica e du cattra in regione Ovile sardo, istituita con D.A. Difesa Ambiente 20 luglio 1978 n. 97. Ortofoto RAS 2006 del Comune di Monastir. In rosa i limiti dell area parco di Monte Zara, entro cui si nota anche in verde scuro la delimitazione dell area di rilevante interesse naturalistico ed ambientale Bosco di Roverella di Monte Zara ex L. 31/89, adiacente all area di intervento di progetto. In giallo la delimitazione dell Oasi faunistica Ovile sardo. 59

61 11.2 CARTA DEGLI ASSETTI AMBIENTALI DEL TERRITORIO RURALE Piano Paesaggistico Regionale Assetti Carta degli assetti del PPR zone interne in scala 1: L assetto insediativo rappresenta l insieme degli elementi risultanti dai processi di organizzazione del territorio funzionali all insediamento degli uomini e delle attività. Rientrano in tale assetto le seguenti categorie di aree e immobili: EDIFICATO URBANO; EDIFICATO IN ZONA AGRICOLA; INSEDIAMENTI TURISTICI; INSEDIAMENTI PRODUTTIVI; AREE SPECIALI (SERVIZI); SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE. Per quanto riguarda il territorio agrario, tralasciando le componenti legate ai sistemi dell edificato urbano, degli insediamenti produttivi, dei servizi e delle infrastrutture, trattati in altra parte del presente PUC, per quanto riguarda l edificato in zona agricola, nel territorio di Monastir si riscontra la presenza diffusa di nuclei e case sparse, e solo nel caso dell azienda Rossi di insediamenti specializzati agricoli configurabili come centro rurale. Citiamo la definizione delle relative categorie secondo le indicazioni delle linee guida: I nuclei e le case sparse sono caratterizzati dalla presenza di unità abitative, per lo più unifamiliari, in appezzamenti di terreno di varie dimensioni che, talvolta, hanno conservato sostanzialmente inalterata la configurazione tipica della originaria modalità di conduzione agricola del fondo, presentando un assetto equilibrato tra gli episodi edilizi e l'ambiente naturale e agricolo. 60

62 Appartengono a questa categoria anche tipologie realizzate nei periodi più recenti in maniera non armonizzata nel contesto, spesso totalmente estranee al paesaggio rurale ed alle finalità agricole, che hanno alterato gli equilibri naturali degli spazi rurali. Gli insediamenti specializzati sono costituiti da strutture ed edifici sorti in territori agricoli caratterizzati da una varietà di attività produttive specializzate, specifiche del settore agro-pastorale, o di quello della pesca e connessi alla valorizzazione dei prodotti del fondo Carta degli assetti ambientali Per fornire gli elementi di dettaglio dell assetto ambientale, è anche stata effettuata una specifica analisi di assetto, che partendo appunto dagli elementi di base del PPR potesse: a) fornire una lettura dettagliata delle componenti dell assetto ambientale b) costituire una base decisionale per supportare le scelte di piano e gli indirizzi di intervento nel territorio La carta degli assetti ambientali risponde a tale compito. Si tratta di una carta semplificata rispetto alla carta di sintesi degli assetti del PPR, in quanto non contiene gli elementi dell assetto storico-culturale, e in essa sono rappresentati solo gli elementi generali dell assetto insediativo urbano. Risulta però fortemente rappresentativa, visto che permette di sintetizzare gli elementi di caratterizzazione territoriale in modo efficace e utile alla comprensione delle relazioni fra di essi. Considerata l importanza delle componenti infrastrutturali, nella carta è stata inserita anche la retinatura con la perimetrazione delle aree servite da rete irrigua del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. 61

63 Assetto storico Il paesaggio storico - Stralcio dal F.226 III Carta d'italia (1898) La verifica degli elementi dell assetto storico del territorio mostra la presenza dei sistemi degli orti nella parte centro-occidentale del territorio e il limite di espansione dell area urbana alla fine dell 800, facendo comprendere come l attuale sistema organizzativo del territorio risulta in buona misura la coerente evoluzione delle condizioni di impianto ottocentesche CARTA DEI BENI PAESAGGISTICI AMBIENTALI E COMPONENTI DEL PAESAGGIO Analisi del paesaggio L area di Monte Zara costituisce un area di notevole interesse culturale, sia per la presenza di una serie di siti di interesse archeologico, sia per la presenza del bosco di roverelle sito in adiacenza alle aree di intervento del presente progetto. Gli elementi del paesaggio del territorio di Monastir sono connotati da alcuni macrosistemi principali: il sistema collinare di Monte Zara Monte Oladri Pedrera, ai lati dell abitato l area agricola, con le parti di pianura e di bassa collina gli ambiti urbani (aree residenziali e industriali) Per quanto riguarda il paesaggio dell area rurale, nella parte centrale del territorio esso è caratterizzato dal sistema degli orti /agrumeti / frutteti, con un tessuto di piccoli appezzamenti contornati da frangivento di cipresso. Nella porzione settentrionale del comune e nell area di Monte Zara si passa a modelli più estensivi, con prevalenza di colture asciutte (olivo, mandorlo, cereali) e aree boscate. 62

64 Trama del paesaggio con il sistema degli orti urbani a W del paese. Di particolare interesse dal punto di vista paesaggistico l area dove si trova una stazione autoctona di roverella lungo il versante di monte Zara, mentre sempre sui rilievi del piccolo complesso collinare sono presenti ampie aree boscate, in parte anche percorse da incendio, con una copertura di pinacee e di Eucalyptus, alternate a parti di suolo nudo, che potrebbero essere oggetto di interventi di riqualificazione ambientale mediante piantagione di un soprassuolo di latifoglie (leccio o roverella). Il sistema dei rilievi che raccoglie Monte Zara, Monte Oladri, Monte Monte Acutzu e Monte Crabas, inoltre costituisce un unicum paesaggistico in un contesto naturalistico di grande pregio potenziale in cui insistono una serie di elementi di degrado, dati dalle numerose cave aperte nei decenni recenti in quest area. Il massiccio del Monte Zara è costituito da vulcaniti andesitiche, si alterna alle arenarie eoceniche di Ussana e alle alluvioni dei fondivalle. Lo schema di paesaggio dell area di Monte Zara, dato dalla sequenza di vegetazione a macchia rada del rilievo del versante, sulle andesiti, a cui succedono le colture agrarie al piede del versante, in prossimità del punto di passaggio ai suoli su arenarie eoceniche. Nella parte alta del versante, nella foto di destra, le roverelle. Il sistema del paesaggio dei rilievi e dei versanti è inoltre caratterizzato dalla presenza di una macchia rada, fortemente degradata per la pressione antropica e per gli incendi, dominata dalla graminacea Ampelodesmos mauritanicus, in cui sono presenti anche altre specie della macchia (olivastro, leccio, sughera, localmente roverella, lentischio, caprifoglio, alcune ginestre, fillirea, ecc.). Nelle valli e ai piedi dei versanti si sviluppa un agricoltura tradizionale, con piccoli vigneti e con i seminativi che assecondano le forme ondulate prodotte dal substrato. 63

65 Le cave costituiscono un elemento dirompente di fortissimo impatto, che ha alterato in modo drammatico gli scenari paesaggistici, producendo ferite che devono essere rimarginate con interventi finalizzati alla riqualficazione della vegetazione e alla ricucitura del paesaggio, attraverso interventi a basso impatto basati su ingegneria naturalistica e rinaturazione delle aree degradate. A sinistra il versante di Monte Zara, verso S, con i tagli nel paesaggio della cava di Su Pardu. A destra, il Monte Zara visto da SE (da Monte Acutzu). Evidente la sequenza di paesaggi dati dalla fascia di terreno arato al piede del versante, dall area di cava degradata e dall area della macchia con roverella nella parte sub sommitale. Paesaggio del bosco di sughera e roverella a Monte Zara. A destra, vista verso W, sullo sfondo il paesaggio degli orti nell area di Piscinortu. A sinistra, il paesaggio dei frutteti, inserito fra i filari di cipresso; a destra i sistemi di frangiventatura con cipresso e latifoglie formano un paesaggio caratteristico che deve essere tutelato e valorizzato, e che costituisce un elemento di forte identità per il territorio di Monastir. 64

66 Il passaggio fra il sistema degli orti e dei frutteti (a sinistra) e l area delle colture asciutte. A destra, vista del paese da Monte Zara. Sullo sfondo il sistema degli orti CARTA DI PROGETTO DEI PAESAGGI La carta di progetto dei paesaggi costituisce l elemento di raccordo fra analisi del territorio e proposta di intervento, svolgendo la fase di interpretazione indicata nelle linee guida del PPR. Le forme di paesaggio identificate con l analisi del paesaggio e degli assetti, ma anche attraverso le informazioni provenienti dall insieme delle carte precedenti (suolo, capacità d uso e suscettività, uso del suolo, vegetazione, habitat) hanno permesso di identificare unità omogenee di porzioni di territorio, con caratteri paesaggistici definiti e omogeneamente orientabili, che possono essere utilizzate anche come base per la pianificazione del territorio. PAESAGGI Paesaggi urbanizzati Paesaggi dell'orticoltura e della frutticoltura tipica e specializzata Paesaggi dell'agricoltura di pianura Paesaggi delle colline andesitiche e dell'agricoltura di versante Paesaggi delle sommità andesitiche e dei suoli su arenarie cementate dell'eocene 65

67 Carta di progetto dei paesaggi 11.5 OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Sostenibilità degli interventi di trasformazione edilizia: bilancio ecologico, ciclo del prodotto Il bilancio ecologico di un prodotto o di un opera può essere definito come il complesso delle valutazioni degli input e degli output riferiti all intero ciclo di vita dell opera, con il fine di valutare l effettivo impatto sull ambiente e sugli elementi naturali. Per affrontare tale concetto è dunque necessario partire da approccio economico, valutando l insieme degli input (l energia, le materie prime, la manodopera, le risorse naturali, cioè i fattori della produzione) e degli output (le scorie, i residui di lavorazione, le parti oggetto di demolizione e smaltimento). E fondamentale sottolineare la valutazione di input e output non può essere limitato alla sola fase di messa in opera o di esercizio ma, per quanto praticamente sia possibile, deve estendersi all intero ciclo produttivo, comprendendo le fasi di produzione, di messa in opera e di dismissione. Una valutazione parziale, limitata ad una sola fase infatti, risulterebbe ingiustificatamente limitativa, perché una limitata assenza di squilibri in una di queste tre fasi non potrebbe comunque impedire il verificarsi di impatti di portata anche notevole nelle altre fasi. I modelli relativi al ciclo del prodotto che a tal riguardo si presentano sono dunque tre: il ciclo lineare dissipativo, tipico dei sistemi industriali e del mondo moderno, in cui le materie prime, una volta estratte e trasformate in prodotti vengono utilizzate sino al momento della loro dismissione, che avviene senza alcun riutilizzo. Un riutilizzo parziale avviene invece nell ambito del ciclo parzialmente chiuso, in cui si procede al reimpiego di una parte dei prodotti finali, che vengono reinseriti nel ciclo produttivo. Infine il ciclo di vita chiuso è quello che si verifica nei casi in cui tutti gli elementi sono riutilizzati e rientrano nel ciclo, con il minore dispendio di materie prime. Considerato che la maggior parte dei prodotti impiegati nel mondo moderno sono ottenuti da materie prime non rinnovabili, si comprende come la valenza ambientale dell evoluzione verso un modello che realizzi il completo riciclo dei prodotti nella fase di dismissione possa costituire un modello auspicabile, anche se non sempre percorribile. 66

68 Diverse linee di ciclo del prodotto CICLO LINEARE DISSIPATIVO Prelievo materie prime e produzione Messa in opera Esercizio Demolizione dismissione CICLO PARZIALMENTE CHIUSO Prelievo materie prime e produzione Messa in opera Esercizio Demolizione dismissione CICLO DI VITA CHIUSO Prelievo materie prime e produzione Messa in opera Esercizio Demolizione dismissione Così, ad esempio il modello di analisi può essere riferito al processo di produzione di un prodotto, come può essere il caso del singolo materiale da costruzione. Dalle materie prime (es. argilla), estratte e lavorate, si ottiene il prodotto da lavorare, ad esempio il mattone; questo, una volta prodotto, deve essere messo in opera, associato ad altri prodotti (acqua, malta, altri mattoni), e una volta entrato a far parte di una muratura resiste in opera per un certo tempo (anche molto lungo), sino al momento in cui, per ragioni legate all usura della parete o per motivazioni diverse (es demolizione per ricostruzione) si deve procedere alla dismissione. La possibilità di smontare l oggetto, il suo grado di degradazione, il permanere o meno delle proprietà fisicotecniche del manufatto, oltre che, naturalmente, la possibilità tecnica del reimpiego e l eventuale costo dell operazione, condizionano la possibilità che l oggetto in questione possa essere riutilizzato oppure che debba conferito ad una discarica di smaltimento. A tali criteri di valutazione fa riferimento anche la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD Environmental Product Declaration), che è uno schema di certificazione volontaria di prodotto, nato in Svezia ma di valenza internazionale, sviluppato in applicazione della norma ISO/TR 14025:2000. Punti chiave della EPD sono, in sintesi: lo studio del ciclo di vita del prodotto, applicando lo strumento LCA (Lyfe Cycle Assessment ISO 14040) l implementazione di un sistema di gestione delle prestazioni ambientali la redazione della dichiarazione ambientale di prodotto, ossia un documento che consenta di comunicare le prestazioni ambientali di un prodotto alle parti interessate la valutazione da parte di un ente terzo accreditato La Direttiva dell Unione Europea 2002/91, sul rendimento energetico nell edilizia, prevede che gli Stati membri debbano adottare, entro il 4/1/2006, le misure per garantire che i requisiti di rendimento energetico degli edifici. Dunque in fase di costruzione, compravendita o locazione, deve essere messo a disposizione del proprietario o dell acquirente-locatario l attestato di certificazione energetica dell edificio. Poiché è stato calcolato che 1 KWh consumato equivale a circa 0.5 Kg di CO 2 emesso in atmosfera e che la CO 2 è il principale gas a effetto serra nonché il maggior indiziato negli attuali e repentini cambiamenti climatici, per ridurre la CO 2 emessa è necessario diminuire il consumo di combustibili fossili largamente usati dalle centrali che producono energia elettrica. L ampliamento della prospettiva dalla questione puramente energetica a quella della compatibilità dell edificio con l ambiente (consumo delle risorse, impatto sull ecosistema, ecc.) sta contribuendo all evoluzione verso sistemi di certificazione energetico-ambientale degli edifici. 67

69 SB100 Una importante metodologia applicativa, che potrebbe utilmente essere applicata anche nelle trasformazioni di La Maddalena, per migliorare la qualità offerta delle trasformazioni edilizie, è quella realizzata recentemente da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), che ha messo a punto il Sistema SB100. Tale sistema consente di definire e valutare le caratteristiche di consumo energetico e di impatto ambientale di un edificio. Il progetto di ricerca, effettuato da un gruppo di lavoro composto da progettisti esperti e universitari, coordinati dall architetto Giancarlo Allen, nasce dalle esperienze già attive nel nord- America e in Europa, come quelle del canadese GBC (Green Building Challenge), del francese HQE (Haute Qualité Environnemental), dell inglese BREEAM (BRE Environmental Assessment Method), dello svizzero MI-NERGIE. L unica esperienza italiana significativa è quella attivata dalla Provincia di Bolzano (Progetto Casa Clima del 2000). SB100 è un sistema di valutazione a punteggio di facile attuazione, grazie a un semplice schema (1 azione vale 1 punto) da cui è possibile ottenere un valore numerico corrispondente a una classe di sostenibilità ambientale dell edificio, comprensiva del suo consumo energetico con un punteggio da 1 a 100. COMUNE DI MONASTIR - Provincia di Cagliari Considerato l elevato impatto ambientale e il consistente consumo energetico (40% dell energia è utilizzata in edilizia di cui il 50% per il riscaldamento e il 25% per l acqua calda) prodotti dall attività costruttiva, il metodo si pone l obiettivo di fornire un criterio oggettivo e razionale per garantire un percorso di edilizia sostenibile. Il concetto di sostenibilità di SB100 si rivolge ad una serie di ambiti di riferimento differenti: limitazione dello spreco o del depauperamento delle risorse; aspetti ecologici (qualità dell ambiente), aspetti biologici (salute per chi negli edifici passa gran parte del proprio tempo), rapporti sociali; aspetti economici (praticabilità delle scelte e crescita economica nel rispetto delle risorse ambientali). Le variabili da considerare sono molte e complessee l utilità di SB100 consiste proprio nella sua semplicità di applicazione, nella chiarezza del linguaggio, comprensibile a tutti i soggetti coinvolti nel processo di creazione e utilizzo dei fabbricati civili. SB100 non solo permette di misurare ex ante il grado di sostenibilità di una costruzione, ma favorisce la formulazione di scelte progettuali, compiute prima di costruire, indirizzate a valutare gli aspetti energetici, la biocompatibilità dei materiali, e più in generale l impatto ambientale complessivo dell edificio. La targa ANAB con il punteggio di sostenibilità e il grado di rendimento energetico. SB100, che sta per Substainable Building with 100 actions, permette di valutare l insieme delle 68

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