Unità di ricerca: Responsabile scientifico dell unità di ricerca: Prof. Mauro FORNARO. Università degli Studi di Torino
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1 RICONOSCIMENTO E CARATTERIZZAZIONE DI MARMI STORICI PER IL RECUPERO CULTURALE E LA VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE LAPIDEE NEL TERRITORIO NORD- OCCIDENTALE D ITALIA Unità di ricerca: Università degli Studi di Torino Responsabile scientifico dell unità di ricerca: Prof. Mauro FORNARO
2 Università degli Studi di Torino Facoltà di Scienze M.F.N. Dipartimento di Scienze della Terra Prof. Mauro FORNARO Prof. Paola CADOPPI Dott. Domenico DE LUCA Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Collaboratori: Dott. Geol. Sabrina BONETTO Dott. Andrea GIULIANI Prof. Alessandro BORGHI Dott. Laura FIORA
3 Le pietre ornamentali piemontesi In Piemonte la pietra da sempre rappresenta il materiale più utilizzato per costruzioni: murature, pavimentazioni, rivestimenti, ti, lose,, elementi architettonici vari sono spesso realizzati nelle numerosissime varietà di rocce affioranti nelle diverse unità della catena alpina. In Piemonte le pietre ornamentali soprattutto nel comparto commerciale dei graniti e gneiss rivestono pertanto una grande importanza economica. Inoltre esse assumono particolare significato, soprattutto nel comparto dei marmi, nella conservazione dei beni architettonici ed artistici. L attivit attività di restauro delle opere piemontesi è stata spesso realizzata con rocce esteticamente simili alle originali (per colore) ma non provenienti nti al medesimo sito estrattivo.
4 MARMI PIEMONTESI Di particolare importanza risulta lo studio dei marmi piemontesi coltivati, soprattutto in passato, in diverse varietà provenienti da differenti unità strutturali della catena alpina. Molti marmi piemontesi rappresentano infatti materiali di grande pregio storico. Essi provengono, generalmente, da lenti di piccole dimensioni afferenti a diverse unità geologiche, anche di diverso grado metamorfico. Particolarmente celebri furono i marmi delle vallate cuneesi, che rappresentarono molte varietà differenti per colore e disegno, di largo impiego nelle chiese e nei palazzi di tutta la regione
5 1: Depositi quaternari BACINO TERZIARIO LIGURE PIEM. 2: Depositi oligo-miocenici del Monferrato 3: depositi Oligo- miocenici delle Langhe, Collina di Torino e Gonfolite APPENNINO SETTENTRIONALE 4: Liguridi Esterne 5: Liguridi Interne DOMINIO SUDALPINO 6: Bacino Lombardo 7: Depositi clastici post-ercinici 8: Vulcaniti permiane 9: Graniti dei Laghi 10: Serie dei Laghi 11: Zona Ivrea Verbano 12: Zona del Canavese DOMINIO AUSTROALPINO 13: Plutoni Periadriatici (Biella e Vico) 14: II Zona Diorito Kinzigitica 15: Zona Sesia Lanzo DOMINIO PENNIDICO 16: Falda Piemontese Esterna 17: Falda Piemontese Interna 18: Massicci Cristallini Interni (UPS) 19: Zona Brianzonese Interna 20: Zona Brianzonese Esterna 21: Zona Sub-Brianzonese e Flysh a Hel. 22: Unità Pennidiche Inferiori (UPI) DOMINIO ELVETICO 23: Coperture Meso-Cenozoiche 24: Massicci Cristallini esterni
6 Tra le molteplici varietà di marmi piemontesi si ricordano: Marmi della Val di Susa di Chianocco e Foresto marmo bianco dolomitico a mica bianca, talvolta venato. Già sfruttati dai Romani, per secoli vennero utilizzati nella città di Torino. Tra le principali applicazioni si ricordano le colonne binate di Piazza San Carlo e la facciata di Palazzo Madama. Facciata del Duomo di Torino. Arco di Augusto di Susa.
7 Marmi del cuneese (Monregalese) Marmi di Frabosa varietà bianca, bigia e verzina. Marmo calcitico a dolomite e silicati. Cappella della Sindone. Cipollino dorato di Valdieri colore avorio con venature dorate, uso per interni, sala lauree del Politecnico Bardiglio di Valdieri colore grigio. Usato per interni in molte chiese e palazzi (San Filippo, Consolata). Marmo di Brossasco (Calcinere, Venasca, Isasca). Struttura granoblastica a grana grossolana a mica bianca ed altri silicati. Utilizzato per basamento colonne San Filippo
8 Marmi della Val Corsaglia - Breccia di Casotto, Persichino, Rosso Val Corsaglia. Interni Gran Madre e Maria Ausiliatrice Bigio Moncervetto - Colonne interne Basilica di Superga. Marmi della Val Germanasca Marmo di Perrero (Marmo Gaggino) marmo bianco a venature verdi di metabasiti. Marmo bianco di Praly Utilizzato per i pilastri della cancellata di Palazzo reale a Torino
9 Distretto Ossolano Marmo di Candoglia Colore rosato (metabasiti). Uso esclusivo della fabbrica del Duomo di Milano Marmo di Ornavasso Varietà Grigio Boden e Rosa Val Toce. Absidi delle chiese di S. Carlo e S.Cristina. Rivestimento edifici piazza C.N.L. Marmo dolomitico di Crevoladossola. Varietà Palissandro Marmi della Zona Sesia - Lanzo - Marmo di Massucco Marmi della Zona Piemontese - Marmo di Pont Canavese
10 Marmi nella Torino storica Le varie fasi di sviluppo della città di Torino vedono l impiego dei marmi nelle costruzioni più significative nella storia cittadina, dai resti romani alle costruzioni rinascimentali e barocche. La loro industria, nota fin dall epoca romana, decadde nel Medio Evo, per poi rifiorire nel 700 e 800, per essere poi superata da quella di altre regioni italiane. La loro identificazione con la specificazione della zona di provenienza diventa pertanto strumento essenziale per la loro valorizzazione archeologica ed architettonica
11 Il riconoscimento dei marmi, per la loro ben nota somiglianza macro e microscopica, risulta generalmente molto difficile e nella maggioranza dei casi va affrontato su basi archeometriche. Risulta inoltre utile ricorrere alla combinazione di più metodologie analitiche
12 Obiettivi del progetto di ricerca 1. Definizione della provenienza e genesi dei principali marmi piemontesi usati nell architettura storica e moderna 2. Definizione di una metodologia di studio per la caratterizzazione geologico-strutturale ai fini applicativi dei giacimenti lapidei di importanza storica 3. Problematiche di impatto ambientale connesse all assetto idrogeologico dell area su cui insistono i giacimenti interessati da attività estrattiva
13 Attuazione del progetto di ricerca 1. Definizione della provenienza e genesi dei principali marmi piemontesi Studio della distribuzione di elementi in tracce in singole fasi mineralogiche per la caratterizzazione petrografica e minerochimica di dettaglio dei marmi piemontesi mediante metodi anche non distruttivi (PIXE, catodoluminescenza).
14 Fra le tecniche che si prevede di utilizzare nelle ricerche di laboratorio un ruolo fondamentale sarà svolto dal microscopio elettronico a scansione (SEM), equipaggiato con una microsonda elettronica e un rivelatore di catodoluminescenza pan- e monocromatica La catodoluminescenza permette di discriminare, sulla base degli elementi in traccia, rocce altrimenti non facilmente distinguibili, come i marmi bianchi Conteggi Lunghezza d'onda (nm) Grafico n.5-spettro Cl del marno Afyon su calcite sp7 sp8 sp9
15 Possibili applicazioni: Studio per la caratterizzazione dei marmi utilizzati nel portale di ingresso di Casa Cavassa a Saluzzo, realizzato nei primi decenni del 500 da Matteo Sanmicheli Studio di reperti lapidei del Museo Civico d arte antica di Torino al fine di caratterizzarli dal punto di vista petrografico e, possibilmente, di determinarne la provenienza mediante uno studio archeometrico multistrumentale
16 Caratterizzazione dei marmi di reimpiego presenti all interno delle murature dell Abbazia della Novalesa. Nelle sue murature sono largamente impiegati materiali lapidei provenienti dall Unità di Ambin (gneiss, micascisti e quarziti), dalla Zona Piemontese (calcescisti e carniole) e da numerosi frammenti di marmi bianchi saccaroidi di provenienza non locale
17 2. Definizione di una metodologia di studio per la caratterizzazione geologico-strutturale ai fini applicativi dei giacimenti lapidei di importanza storica L esempio delle cave del Marmo di Rocca Bianca L esempio dei marmi della media Val Tanaro
18 Ubicazione Rocca Bianca Cava della Maiera Cava di Rocca Bianca Rocca Bianca
19 Cava di Rocca Bianca
20 Cava della Maiera Fronti N Fronti S
21 a. Studio Geologico-Strutturale con realizzazione di cartografia di dettaglio b. Campionatura e caratterizzazione minero-petrografica delle diverse varietà di materiale presente nel giacimento Marmo bianco Marmo grigio Marmo verde
22 c. Ricostruzione dell assetto strutturale del giacimento
23 Ubicazione Cave Valdinferno Cave Valchiosso
24 Cave Valdinferno
25 a. Studio Geologico con realizzazione di cartografia di dettaglio b. Campionatura e caratterizzazione tecnologica delle diverse varietà di materiale Marmo Persichino Marmo Bardiglio Marmo Bianco
26 3. Problematiche di impatto ambientale connesse all assetto idrogeologico dell area su cui insistono i giacimenti interessati da attività estrattiva valutazione, nelle diverse realtà alpine, del contesto idrogeologico, studio quali-quantitativo delle risorse idriche sotterranee e superficiali, approfondimento circa le possibili interferenze delle coltivazione di materiali di cava sulla falda e sul reticolo idrografico superficiale (es: intercettazione della falda idrica e la captazione di sorgenti).
27 Università degli Studi di Genova Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse (Dip.Te.Ris.) Prof.ssa Franca CIMMINO Dott. Geol. Andrea ROBBIANO
28
29 7. Arenarie 7
30 Gli studi e le ricerche condotte riguardano: 1. Pietra di Finale: biocalcirudite organogena porosa di colore rosato, coltivata a cielo aperto e in sotterraneo, utilizzata in passato per opere edilizie di pregio storico-architettonico ed in tempi recenti per pavimentazioni, rivestimenti interni ed esterni, bassorilievi e sculture 2. Pietra di Promontorio: calcare marnoso tenace di colore grigio tendente al nero, coltivato nel genovesato per opere edilizie e monumentali (ad es. antiche mura di cinta di Genova del XII secolo e numerosi edifici a vocazione religiosa) 3. Arenarie di M. Gottero: arenarie di colore grigio a grana da finissima a grossolana, coltivate nell ideale triangolo compreso tra Genova, La Spezia e Parma, ampiamente utilizzate nelle pavimentazioni dei nuclei storici di provenienza
31 PIETRA DI FINALE PIETRA DI PROMONTORIO Cava di Pietra di Finale, la cui coltivazione è iniziata a cielo aperto ed è proseguita in sotterraneo Le cave di Donetta (a sinistra) e Vallà (a destra), antichi siti di approvvigionamento della pietra utilizzata per la costruzione del Castello di Torriglia La Torre di Diamante di Castel Gavone presso Finalborgo (Provincia di Savona) Il Castello di Torriglia (Provincia di Genova)
32 ARENARIE DI M. GOTTERO L utilizzo delle pietre nelle pavimentazioni dei centri storici della Liguria orientale Il quadro storico-architettonico e tecnicoscientifico delle Arenarie di M. Gottero conferma le ottime qualità della pietra, la quale, in relazione anche alla facile lavorabilità e notevole durevolezza, non solo è stata utilizzata a ragione in tempi storici, ma è oggi oggetto di rinnovato interesse per il ripristino o la riqualificazione delle pavimentazioni stradali o delle superfici di calpestio nel centro storico di Genova e dei borghi più rappresentativi del settore orientale della provincia.
33 ARENARIE DI M. GOTTERO ATTIVITÀ IN CORSO Il bacino estrattivo delle Arenarie di M. Gottero: caratteristiche petrografico-applicative della pietra; siti di coltivazione (abbandonati ed attivi); modalità di impiego della pietra nei nuclei delle città delle zone di provenienza; stato di conservazione dei manufatti e modalità di degrado della pietra
34 FINALITÀ e OBBIETTIVI della RICERCA: carta dei marmi, graniti e pietre di Genova a) Riconoscimento ed individuazione su base cartografica di tutti i principali manufatti del centro storico di Genova nei quali sono stati utilizzati marmi, graniti e pietre, al fine di divulgare la conoscenza dei monumenti di pregio architettonico dal punto di vista dell utilizzo delle risorse lapidee b) Ricostruzione della provenienza delle risorse lapidee e delle modalità di impiego, anche in termini storici e di valenza documentale c) Eventuale individuazione degli antichi siti di approvvigionamento e caratterizzazione tecnica dei materiali lapidei posti in opera d) Definizione delle condizioni degli elementi lapidei in termini di degrado in modo da poter operare con consapevolezza negli eventuali interventi sostitutivi, conservativi ed integrativi.
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