Campania: descrizione fisica

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1 Campania: descrizione fisica 360 km di costa kmq di superficie Campania: il coronimo V sec. a. C.: Kampanon o Kappanos Ristretto territorio controllato dalla città di Capua Conquista romana (IV-III sec. a.c.) Campania (campus *) felix (fortunata per clima e suolo) Regio I augustea (I sec. a.c. - I sec. d.c.) Adriano (imperatore dal 117 al 138 d.c.) Estensione sino al territorio irpino e beneventano *campus: luogo pianeggiante, campagna coltivata (non necessariamente di pianura) 9

2 Campania: coronimo e divisione amministrativa Nucleo originale Capua Conquista romana (Campania Felix) Regio I augustea Ripartizione di Adriano Divisione amministrativa romana q L'Italia, prima della conquista romana, si presentava disgnta in tante regioni di varia estensione, mantenute anche dopo la conquista (tranne l'italia se3entrionale che, col nome di Gallia Cisalpina, fu riunita in un'unica provincia). q L'imperatore Augusto divise l'italia stabilmente in XI regioni: q 1. Lazio e Campania q 2. Apulia e Calabria* q 3. Lucania e Bruzio** q 4. Sannio q 5. Piceno q 6. Umbria q 7. Etruria q 8. Gallia Cispadana q 9. Liguria q 10. Venezia e Histria q 11. Gallia Transpadana *Calabria= attuale penisola salentina ** Bruzio = attuale Calabria A dimostrazione della inaffidabilità dei coronimi (è necessario lo spirito critico attraverso una lettura diacronica) 10

3 Campania: regio I augustea (I sec. a.c. - I sec. d.c.) Eboli è estromessa dalla Campania, benché sita in destra Sele, per motivi etnolinguistici Campania: coronimo e divisione amministrativa Medioevo (V-XIII sec.) Riferito a superfici differenti, il coronimo Campania compete con altri Campi Flegrei, Liburia, Campi Leborini, Terra di Lavoro Età Longobarda (VI-IX sec.) Campania: designa la costa da Gaeta ad Agropoli controllata dai Bizantini Ducato di Benevento: designa la parte interna, estesa fino al Gargano e al Golfo di Policastro, controllata dai Longobardi. 11

4 Campania: disuso del coronimo Il coronimo cade in disuso nelle successive divisioni amministrative: Ducati di Amalfi, Napoli, Gaeta, Sorrento, Principato di Salerno, Principato di Benevento, Contea di Capua Inglobamento nel Regno di Napoli, detto delle Due Sicilie con gli Aragonesi (nel periodo ) e con i Borboni (nel periodo ) Campania: coronimo e divisione amministrativa Fine XIII secolo (riforme angioine), consolidamento della divisione amministrativa: Napoli e Casali* Terra di Lavoro Principato Citra Principato Ultra * Si noti come alla capitale non afferisse un vasto territorio provinciale 12

5 Campania: coronimo e divisione amministrativa Decennio Napoleonico ( ) 13 province, divise in distretti, circondari, comuni Restaurazione Borbonica Provincia di Napoli Provincia di Terra di Lavoro Provincia di Principato Ulteriore Provincia di Principato Citeriore Il termine Campania è ripreso dopo l unità d Italia (Compartimento della Campania) Variazioni territoriali della regione nel tempo 13

6 Giovanni Antonio Magini, Principato Citra olim Picentia (1606) Campania: coronimo e divisione amministrativa Unità d Italia progressiva formazione della Campania come regione Affermazione della attuale divisione in 5 province (Sa, Av, Bn, Ce, Na) Riforma fascista del 1927 Soppressione della provincia di Terra di Lavoro penalizzazione territoriale a favore del Lazio (linea del Garigliano) e del Molise (linea del Matese) Dopoguerra ripristino parziale della situazione precedente Conferma sostanziale della penalizzazione territoriale a favore del Lazio e del Molise 14

7 Roccamonfina Tifata Monte Taburno Monte Partenio Monte Gelbison Monte Bulgheria Catena della Maddalena Campania: descrizione fisica Regione divisa in fasce altimetriche Montagna, 35% Collina, 50% Pianura, 15% Fonte: Annuario Statistico Italiano Dati contestati da D. Ruocco, secondo il quale: q oltre i 1000 m (montagna): 6%; q tra 500 e 1000 m (collina-montagna): 28%; q al di sotto dei 500 m (pianura-collina): 66%; q tra 300 e 500 m: 23%; tra 100 e 300 m: 17%; oltre i 1500 m: solo i massicci più elevati della dorsale principale dell Appennino. 15

8 Regione divisa in fasce altimetriche Regione divisa in fasce altimetriche Istituzione delle Comunità montane 27 comunità montane [73,22% dell intero territorio campano, pari a 9.953,55 kmq]. Pianura (2,15%), collina (51% ca), montagna (47% ca) con altitudine massima di m (versante campano del Matese) Estensione altimetrica dei comuni ( integrazione verticale delle attività ) 16

9 Comunità montane Irregolarità e discontinuità della disposizione dei plessi montuosi Lo spartiacque arretra verso nord-est Penalizzazione delle risorse idriche delle regioni confinanti (soprattutto la Puglia) Presenza di valli a lungo percorso Densamente popolate Fenomeno della rurbanizzazione o rururbanizzazione 17

10 Campania: bacini idrografici Regione sismica e vulcanica Tutti i comuni della Campania sono attualmente ritenuti sismici Alto rischio s.: 129 comuni (29,5% del territorio regionale); medio rischio s.: 360 comuni (61,4% del territorio regionale); basso rischio s.: 62 comuni (9,1% del territorio regionale). 18

11 Alto rischio s.: 129 comuni (29,5% del territorio regionale); medio rischio s.: 360 comuni (61,4% del territorio regionale); basso rischio s.: 62 comuni (9,1% del territorio regionale). Fonte: Annuario Statistico campano, 2005 Regione sismica e vulcanica L'area vulcanica partenopea comprende tre vulcani attivi e pericolosi: Somma-Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia. È abitata da circa tre milioni di persone, con una elevata densità di popolazione. La storia vulcanica e deformativa e lo stato attuale di questi vulcani consentono di prevedere che essi potranno dare ancora eruzioni e che queste potrebbero essere di tipo esplosivo. La pericolosità dei tre vulcani e la elevata vulnerabilità della zona fanno dell area napoletana una di quelle a più alto rischio vulcanico del mondo. 19

12 Regione sismica e vulcanica Vesuvio In base ai risultati degli studi vulcanologici condotti recentemente al Vesuvio, che hanno consentito di ricostruirne la storia eruttiva, il comportamento del sistema magmatico nel tempo e lo stato attuale di attività del vulcano, il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia ha definito la massima eruzione attesa nel caso di ripresa dell'attività eruttiva a breve-medio termine (dell'ordine di decine di anni). Tale evento è rappresentato da un eruzione subpliniana del tipo di quella verificatasi nel L'eruzione del 1631 è stata la più violenta e distruttiva della storia del Vesuvio nell'ultimo millennio e si verificò dopo un periodo di quiescenza del vulcano durato alcuni secoli. Essa causò la devastazione di un'area di circa 500 km 2 e la morte di circa quattromila persone. Le informazioni storiche relative agli ultimi secoli di attività del Vesuvio e i fenomeni registrati prima delle ultime eruzioni indicano che, come per la maggior parte dei vulcani, le eruzioni vesuviane hanno avuto fenomeni precursori, quali intensa attività sismica, vistose deformazioni del suolo e intensificazione dell'attività fumarolica. Campi Flegrei Il comportamento passato e lo stato attuale della caldera dei Campi Flegrei indicano che essa è un vulcano ancora attivo e che potrà dare in futuro nuove eruzioni. Se un eruzione dovesse avvenire nelle prossime decine di anni, potrà essere di tipo esplosivo. Pertanto la caldera è un vulcano altamente pericoloso. Oltre persone vivono all interno della parte oggi attiva dell intera struttura, corrispondente alla caldera del Tufo Giallo Napoletano, mentre quelle che vivono nelle sue immediate vicinanze sono più di un milione. Per l alta pericolosità della caldera e per l intensa urbanizzazione sia al suo interno che nelle aree limitrofe, il rischio vulcanico è estremamente alto. Ischia Il comportamento passato e lo stato attuale del sistema vulcanico di Ischia suggeriscono che esso è attivo e che potrà dare ancora eruzioni. Inoltre se un eruzione dovesse avvenire in tempi brevi o medi, essa potrebbe essere di tipo esplosivo. Pertanto il sistema vulcanico di Ischia deve considerarsi pericoloso. La popolazione permanente sull isola è di circa persone, concentrate in sei comuni, e aumenta moltissimo nel periodo estivo. La pericolosità vulcanica e il valore esposto fanno sì che il rischio vulcanico sia alto. Sono al momento in corso studi finalizzati alla definizione del comportamento del vulcano nel passato per poterne prevedere quello futuro a lungo termine. A. Greiner, Fonte: G. Dema3eis, C. Lanza, Geografia umana. Un approccio visuale, UTET Università 2012 De AgosGni Scuola Immagine da satellite dell area napoletano-flegrea in cui è evidenziata l urbanizzazione (Telespazio) Carta di rischio vulcanico per scorrimento di flussi piroclastici nella caldera flegrea (Agenzia di Protezione Civile) Zona Vesuvio divisa in 3 zone di rischio: rossa (228,39 kmq); Carta del rischio vulcanico dal piano di emergenza Vesuvio gialla (1.287,97 kmq); blu [ricade nella gialla e corrisponde all agro nolano] (166,49 kmq) 20

13 Regione sismica e vulcanica La zona rossa, immediatamente circostante il vulcano, è quella a maggiore pericolosità in quanto potenzialmente soggetta all'invasione dei flussi piroclastici, ossia miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. Probabilmente i flussi piroclastici non si svilupperanno a 360 nell'intorno del vulcano, ma si dirigeranno in una o più direzioni preferenziali; non è tuttavia possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone effettivamente interessate dai flussi. La rapidità con la quale si sviluppano tali fenomeni, associata al loro potenziale distruttivo, non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in atto le misure preventive. Pertanto il piano nazionale d'emergenza prevede che la zona rossa venga completamente evacuata prima dell'inizio dell'eruzione. La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di estensione e poco meno di 600 mila abitanti. La zona gialla presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa e corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata dalla ricaduta di particelle piroclastiche (ceneri e lapilli) che possono, fra l'altro, apportare un sovraccarico eccessivo sui tetti degli edifici fino a determinarne il crollo. La ricaduta di particelle, inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in particolare in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle coltivazioni e problemi alla circolazione aerea, ferroviaria e stradale. Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di particelle, subendo danneggiamenti. Pertanto, delle persone che vi abitano, circa 110 mila saranno coinvolte dall'emergenza. Anche in questo caso tuttavia non è possibile conoscere preventivamente quale sarà la zona effettivamente interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna eruttiva e dalla direzione e velocità del vento in quota al momento dell'eruzione. Diversamente da quanto accade per la zona rossa però, i fenomeni attesi nella zona gialla non costituiscono un pericolo immediato per la popolazione ed è necessario che trascorra un certo intervallo di tempo prima che il materiale ricaduto si accumuli sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti delle strutture. Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio dell'eruzione per verificare quale sarà l'area interessata e procedere all'evacuazione della popolazione ivi residente se necessario. La zona gialla comprende 96 Comuni delle Province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa kmq e abitanti. La zona blu ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad un agente di pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca di Nola" che, per le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti, oltre che alla ricaduta di ceneri e lapilli. La zona blu include 14 Comuni della Provincia di Napoli, per un totale di 180 mila abitanti. Eruzione del Vesuvio del 79 d.c.: Eruzione del Vesuvio del : Eruzione del Vesuvio del : Natura mineralogica dei rilievi Natura calcarea e dolomitica Grotte (Pertosa, Castelcivita, Azzurra) Sorgenti (acquedotti campano, pugliese, del Serino) Argille e arenarie Appennino Sannita e Cilento antico (terreni impermeabili, poveri di sorgenti, soggetti a frane) Suoli agrari poveri Il 2,4% del territorio campano è soggetto a frane (media nazionale: 0,5%) 120 centri minacciati su 783 nel Paese 21

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