Renzi vittima delle renzate

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1 50214 Sabato 14 febbraio ANNO L NUMERO 39 EURO 1,40* Parlamento in rivolta Renzi vittima delle renzate Sembravaaver stravintoma ha fatto troppo il furbo e ora la situazionegli scoppia in mano: il decretosulle bancheè sotto inchiesta, il cammino delle riforme si è fatto complicatissimoe lui minaccia le elezionianticipate. Ma deve fare i conti (anche) con Mattarella VIENI A TROVARCI ANCHE SUL SITO di MAURIZIO BELPIETRO Sembra passato un anno dal capolavoro di Matteo Renzi, ossia l elezione del presidente della Repubblica con il ricompattamento delcentrosinistra, la retromarcia del Nuovo Centrodestra e il calcio negli stinchi a Silvio Berlusconi. I giornaliscrivevano di un capo del governo tronfio, che dopo il colpo gobbo della nomina di Sergio Mattarella poteva contare addirittura su tre maggioranze, da scegliere a piacimento per proseguire la navigazione. Una di governo, una per fare le riforme e una terza di riserva sullo stile di quella che aveva condotto alla scelta del capo dello Stato. Il premier si mostrava tanto sicuro di sé da lasciar intendere di avere pronto per l occorrenza un gruppo di transfughi denominato Orizzonte 2018, dalla data di fine legislatura. In quei giorni nessuno avrebbe immaginato che il percorso dell esecutivo di lì a poco invece si sarebbe impantanato sulle riforme costituzionali, con un Parlamento ridotto a una specie di ring, dove tutti se le suonano e se le cantano. Pugni, insulti, bivacchi. Roba che non succedeva dai tempi di Giancarlo Pajetta, il sanguigno deputato comunista. Ma allora al governo c erano De Gasperi e Scelba, mica Matteo Renzi, che in queste ore i grillini dipingono come un moderno Benito Mussolini o, peggio, un nazista in camicia rossa. Una bagarre a cui il presidente del Consiglio ha risposto nella notte minacciando addirittura di dimettersi e di chiedere al capo dello Stato di sciogliere il Parlamento. Secondo qualcuno si sarebbe trattato di uno sfogo dovuto alla inattesa reazione della Camera, costretta ad accelerare i tempi sulla riforma costituzionale. Secondo altri invece quella del premier sarebbe la via d uscita immaginata se il percorso delle riforme diventasse un Vietnam: in questo caso la maggioranza rinuncerebbe all Italicum pur di andare in fretta al voto anche con il vecchio Mattarellum. Qualechesialostatod animodelcapo del governo, sta di fatto che quindici giorni fa, dopo il trionfo dell elezione di Sergio Mattarella, (...) segue a pagina 3 Botte e soldi: la Camera della vergogna Un momento della rissa tra parlamentari di Sel e del Pd [Ansa] di MARIO GIORDANO È la notte della Repubblica. È la notte in cui una bimba muore, dopo appena tre ore di vita, perché attorno alla sua culla si concentrano tutti i vizi di questo Paese malato. Ed è la notte in cui i parlamentari stanno lì a scazzottarsi sui banchi di Montecitorio per ragioni incomprensibili ai più. Il confronto fra le due notti (...) segue a pagina 4 La notte della Repubblica Mentre la piccola Nicole moriva, i nostri parlamentari davano il peggio di sé GIANANDREA GAIANI a pagina 12 Intervista a Martino «Silvio mi ha tradito con Amato per la seconda volta» di GIANCARLO PERNA «Forza Italia è in dissolvimento. Appena smaltiti i postumi dell influenza, mi impegnerò nel dibattito del partito per rimediare a una situazione di totale friabilità». È la prima cosa che mi dice Antonio Martino dopo i convenevoli. L influenza cui si riferisce (...) segue a pagina 9 Piovani tifa Potemkin Torna il radical chic: «È Fantozzi la boiata pazzesca» di MARCO GORRA Dopo Zorro contro Maciste ed Ercole contro i tirannidi Babilonia, l inesausto filone del sandalone all italiana si arricchisce di un nuovo, mirabolante capitolo: il maestro Nicola Piovani contro il ragionier Ugo Fantozzi. (...) segue a pagina 11 I tagliagole: vi colpiremo coi missili. Gentiloni: pronti a combattere Libia in mano all Isis. «Italiani, fuggite» di CARLO PANELLA Il Califfato dilaga in Libia, tanto che Italia e Egitto hanno invitato tutti i connazionali a lasciare (...) segue a pagina 12 Zaia: raid punitivo dei rom contro gli amici di Stacchio ALESSANDRO GONZATO a pag. 15 I casi Matteo, la Boschi, le banche e le parole che li inchiodano di FAUSTO CARIOTI a pagina 7 Il Cav non c è, Antitrust zitta Il governo calpesta le regole di FRANCO BECHIS a pagina 6 Polemica al Festival su Luca e Paolo Cari amici omosessuali impariamo a ridere di noi di ALESSANDRO CECCHI PAONE Scherzare è il modo migliore per dire le cose serie e vere. Il perché lo spiega Sigmund Freud nel suo saggio sul «Motto di spirito». Scherzare infatti serve ad alleggerire affermazioni di per sè pesanti e controverse, dagli esiti imprevedibili. Non a caso, solo il giullare di corte aveva il potere di criticare il sovrano di turno, senza rimetterci l osso del collo. (...) segue a pagina 27 Intervista al presidente nella bufera Lotito conferma tutto: 10 Carpi in A e addio calcio di FABRIZIO BIASIN Presidente buongiorno, per correttezza la avviso che non sto registrando la telefonata. «Guardi, faccia pure, non è questo il problema. Sa come dico io? Male non fare, paura non avere». Ammetterà che questa storia della telefonata ha creato un bel putiferio. (...) segue a pagina 30 * Con: "IL TEATRO DELLE MASCHERE" 11,00; "50 SUPERALIMENTI" 9,00; "IL PICCOLO PRINCIPE" 7,00. Prezzo all estero: CH - Fr 3.50 / MC & F

2 2 Sabato 14 febbraio commenta su parlamento in rivolta PRIMO PIANO SCENARI In caso di urne anticipate la data più quotata è maggio. Ma con quale legge? Il premier non vuole il proporzionale. L idea è rispolverare il Mattarellum Matteofailbullo:«Sivaavotare» Il presidente del Consiglio va sotto i banchi di Forza Italia e minaccia: «Se la Camera non approva la riforma del Senato questa legislatura è finita». Ma l opposizione non molla e lui deve tenere unito il suo partito ::: MARCO GORRA Aula di Montecitorio, le due e mezza della notte tra giovedì e venerdì. Tensione alle stelle: la seduta fiume sulle riforme costituzionali sta venendo fuori un disastro, i deputati del Pd e quelli di Sel sono giunti alle mani ed i destini dell abolizione del Senato appaiono in bilico come non mai. È a quelpunto che fa lapropria comparsa Matteo Renzi. Il premier solca l aula ad ampie falcate e si porta sotto i banchi dove siedono i deputati di Forza Italia. Per i quali ha in serbo un intemerata che è una cosa a metà tra il pistolotto e la minaccia: «Sono otto mesiche le riforme sono bloccate alla Camera» - queste le parole del premier secondo i resoconti dei berlusconiani - «e se questa Camera non riesce a votare le riforme prendo atto che la legislatura è finita e si va a votare. A me va benissimo». Elezioni in cui il capo del governo si sente sicuro di «stravincere». MINACCE A VUOTO Le parole del presidente del Consiglio non sortiscono l effetto voluto. La notte non porta consigli filogovernativi e la giornata si incarica di dimostrarlo molto presto. Ora di metà pomeriggio, la situazione si è incarognita definitivamente: le opposizioni entrano in modalità Aventino, la minoranza interna delpd o si accoda più o meno dichiaratamente (Stefano Fassina e Pippo Civati si rfiutano persino di votare gli emendamenti delpd dopo l abbandono dell aula da parte delle opposizioni) o prende la palla al balzo per attaccare il premier circa la poca potabilità di una riforma costituzionale portata avanti a colpi di maggioranza in un aula semivuota (Gianni Cuperlo, Pier Luigi Bersani) Intuita la malaparata, Renzi si concentra sull opera di consolidamento della diga interna. Il canovaccio renziano - esplicitato in una serie di tweet e dichiarazioni e messo al centro della riunione del gruppo parlamentare che inizia nel primo pomeriggio e che si trascinerà fino a sera inoltrata - è tutto incentrato sul ruolo e la responsabilità del Pd. Concetti cardine: «Il Parlamento è di fronte ad un bivio. Non accettiamo lezioni di onestà da nessuno»; «In tutte le sedi abbiamo sempre cercato una mediazione con le opposizioni»;«il tentativo è di bloccare il governo non le riforme»;«nonmifaccioricattare da nessuno. Non mi sono sono fatto ricattare da Berlusconi nè mi farò ricattare da Beppe Grillo»; «Domani (oggi, ndr) si chiude»; «Noi dobbiamo mantenere aperta la strada del dialogo ma non c è motivo per interrompere la seduta fiume»; «La riforma sarà sottoposta a referendum.vedremo se lagente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo». LO SPETTRO DEL VOTO Al di là delle affermazioni battagliere delpremier, il convitato di pietra della giornata resta però la minaccia del voto anticipato. Se i più spericolati esegeti di Palazzo già si lanciano in previsioni sulle possibili date (assai gettonata la finestra di fine maggio), l interrogativo che agita amici e nemicidel premier resta sempre lo stesso: elezioni, e va bene.ma con qualelegge?l unica certezza è che il premier non voglia votare col Consultellum: troppo pericolosa l assenza del premio di maggioranza che imporrebbe a qualsivoglia vincitore di governare in coalizione con chi ci sta e troppo insidioso il sistema a preferenza unica che, favorendo i candidati della ditta, porterebbe a gruppi parlamentari difficilmente controllabili. Niente Consultellum, dunque. E con l Italicum in balia dei marosi di Montecitorio, come se ne esce? Il possibile uovo dicolombo lo svela Peppino Calderisi: il ritorno al Mattarellum. Il decano degli sherpa dei sistemi elettorali - rivela Formiche.net - avrebbe nasato il piano diabolico del capo del governo: rottamare la riforma figlia del fu patto delnazareno e virare in corsa sulripristino delvecchio sistema progettato nel 93 dal futuro presidente della Repubblica. Giocando sull onda lunga della popolarità del nuovo inquilino del Colle e sulla buona stampa di cui, anche prima dell elezione dell artefice, il vecchio sistema ha tradizionalmente goduto, Renzi medita di apparecchiarsi la legge più vantaggiosa (75% secco di maggioritario e restante 25% proporzionale). C è solo un problema: per tornare al Mattarellum c è bisogno chequalcuno lo votiallacamera e alsenato.a Montecitorio nessun problema, ché col premio di maggioranza il Pd basta a se stesso per far passare qualsivoglia legge. Discorso diverso per il Senato,dove inumeriballano edove a parte il Pd non si vedono partiti cui convenga il ritorno all antico. Quanto sia carica la pistola in mano al capo del governo, saranno i prossimi giorni a dirlo. Da anni la politica non fa le riforme. Noi ascoltiamo tutti, ma non ci facciamo ricattare da nessuno. Vedremo se la gente starà con noi o col comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo MATTEO RENZI Decidiamo di abbandonare l Aula come segno estremo di responsabilità. Altro che Aventino. Per l amor di Dio, ripensateci! RENATO BRUNETTA I casi Campania, Liguria e Venezia E per le amministrative nel Pd è guerra intestina ::: TOMMASO MONTESANO Enrico Rossi, 56 anni, è presidente della Regione Toscana dal In passato era stato assessore alla Sanità e, prima ancora, sindaco di Pontedera. Sarà il candidato unico del Pd per le regionali di maggio [Fotogramma] Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, 40 anni. È stato presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, e sindaco di Firenze dal 2009 al È segretario del Pd dal 2013 [Reuters] Le primarie che slittano ancora in Campania, dove i concorrenti alla poltrona di governatore sono già cinque. I civatiani che sfidano Raffaella Paita in Liguria, dove Sergio Cofferati avvia la battaglia giudiziaria contro l esito del voto dell 11 gennaio scorso, lanciando il candidato della «Rete» con Sel e i movimenti. Il renziano Nicola Pellicani contro l esponente della «Ditta», Felice Casson, a Venezia. Anche ilpd ha lesue grane in vista delle Amministrative di primavera. Il partito di Matteo Renzi sente odore di trionfo e le correnti di Largo del Nazareno sgomitano per spartirsi il possibile bottino. In Campania i democratici puntano sul caos nel centrodestra per scalzare il governatore uscente, Stefano Caldoro. Ma le acque sono agitate anche nel centrosinistra. La data delle primarie di coalizione è un rebus: dal 14 dicembre, le urne di rinvio in rinvio sono slittate al22 febbraio. E non è finita qui: sul tappeto c è l ipotesi di posticipare la consultazione al primo o all 8 marzo per consentire all ultimo concorrente, l ex Sel Gennaro Migliore, vicinissimo al presidente del consiglio, di fare campagna elettorale. Non è un mistero che a Renzinon piacciano gli altri due candidati principali: né il bassoliniano Andrea Cozzolino né, soprattutto, l ormai decaduto sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca (ieri il consiglio comunale ha ratificato la decadenza). Se alle primarie vincesse De Luca, condannato in primo grado per abuso d ufficio, sarebbe comunque ineleggibile alla presidenza della Regione per effetto della legge Severino. Da qui l impasse e i tentativi renziani per imporre un candidato unico (lo stesso Migliore). In Liguria il candidato già c è, la renziana Paita, ma i guai non mancano. Intanto perché Cofferati è passato dalle parole ai fattie, dopo aver lasciato ilpd, ha ufficializzato la decisione di portare in tribunale «i verbali del voto delle primarie». L ex leader della Cgil si è affidato all avvocato Stefano Savi, ex presidente dell ordine degli avvocati di Genova. Proprio Cofferati potrebbe giocare un ruolo decisivo - si vedrà se da protagonista o come federatore - per la presentazione di una candidatura alternativa a Paita. Un fronte dove è già attivo, attraverso il deputato Pastorino, uno deileader della dissidenza dem: Civati. L obiettivo è presentare agli elettori liguri un nome espressione di minoranza Pd, Sel, lista Tsipras e movimenti. Un duello che ci sarà sicuramente il 15 marzo a Venezia, quando si terranno le primarie del centrosinistra per designare il candidato sindaco dopo le dimissioni di Giorgio Orsoni. Sarà corsa a quattro: Casson per la «Ditta» e l ala civatiana; Sebastiano Bonzio per Rifondazione comunista e ben due renziani: il giornalista Pellicani(appoggiato anche da Massimo Cacciari) e Jacopo Molina, che la scorsa notte ha denunciato di essere stato aggredito da alcuni militanti dei centri sociali. Pace fatta, almeno ufficialmente, in Toscana. Dopo mesi di tira e molla, è arrivata la notizia che le primarie per la carica di governatore non ci saranno: Enrico Rossi, il presidente uscente, correrà per il secondo mandato e sarà il candidato unico del Pd. Fino all ultimo, però, i civatiani hanno provato a mettergli i bastoni tra le ruote con la possibile candidatura di Luciano Modica, ex sottosegretario del governo Prodi.

3 PRIMO PIANO Sabato 14 febbraio commenta su POCO SERENO Altro che accordo con Sel e grillini. Il segretario democratico deve vedersela anche con la minoranza interna, che vuole pugnalarlo parlamento in Renzi vittima delle troppe renzate Dopo l elezione di Mattarella si vantava di poter fare a meno di Silvio. Invece oggi il capo del governo è in crisi: la sinistra lo sfida e lui senza l asse col Cavaliere è più debole. Se poi si dovessero svegliare anche i magistrati... Lega, Fi, M5S e Sel fuori dall Aula Le opposizioni sull Aventino «In nome di Dio il premier si fermi» ::: segue dalla prima MAURIZIO BELPIETRO (...) nessuno poteva immaginare un braccio di ferro tanto teso. La rottura del patto del Nazareno e la ricomposizione delle diverse anime del Pd, tutte riconciliate dall accordo su chi mandare al Colle, facevano immaginare un percorso di legislatura più sereno, senza strappi e senza forzature. E invece, all improvviso tutto si è fatto più complicato, perché senza la sponda di Silvio Berlusconiil presidente del Consiglio è alla mercé delle frange estreme della sinistra. Altro che accordo con Sel e con le schegge del Movimento Cinque Stelle. Ora che Forza Italia è passata all opposizione, l ala dura dei compagni presenta il conto e lo fa senza molti complimenti. È vero, il movimento guidato dal Cavaliere è nel caos a causa della linea ondivaga del suo presidente e nessuno è in grado di prevedere che cosa faranno Raffaele Fitto e i suoi o Denis Verdini e i fedelissimi. E pure il comportamento dei grillini scappati di casa è da decifrare. Tuttavia, fondare l attività di governo su una maggioranza così frastagliata e soprattutto con provenienze tanto diverse è dura. A maggior ragione se a questo si aggiunge che dentro il Partito democratico c è un manipolo di onorevoli che non vede l ora di regolare i conti con il presidente del Consiglio. Per mancanza di alternativa i nemici interni di Renzi si sono rassegnatia piegarsi, ma questo non significa affatto che siano pronti a farlo anche in futuro su altre materie. In parecchi nel Pd sperano di piantare un coltello nella schiena di Renzi e quel che sta succedendo alla Camera lo considerano il graffio Piazza di fantasmi Oggiil governatore pugliese e leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola partecipa a una manifestazione in solidarietà al popolo greco promossa da intellettuali, associazioni, forzepolitichedisinistra,sindacati. Evocando la guerra, il nazismo e il razzismo,vendolasiè detto intenzionato a combattere «contro i fantasmi del passato». Del resto, tra Vendolaeunfantasmaloscontro è ad armi pari. un antipasto. Ovvio,ora nessuno crede realmente ad una crisi di governo, perché nessuno vede una alternativa a Renzi e soprattutto nessuno ha intenzione di andare a casa. Ma la bagarre a Montecitorio testimonia una cosa e cioè che per quanto il premier abbia fatto spallucce di fronte alla rottura del patto del Nazareno, dicendo che serviva più a Berlusconi che a lui, adesso il percorso delle riforme si fa molto più accidentato. Renzi è vittima delle sue renzate e il rischio che caschi in qualche buca o in qualche trappola esiste e non è affatto così remoto come qualcuno vuole far credere. Insomma, come abbiamo scritto un po di giorni fa, il premier è molto meno sereno di quel che sembra. Soprattutto ora che le procure si interessano all entourage che lo circonda. Non che abbia niente da nascondere (non sia mai: un presidente del Consiglio di sinistra per definizione è trasparente come l acqua ed essendo di Firenze come quella dell Arno), ma non si sa mai. Lo sapete no come sono fatti questi magistrati: dal niente sono capaci di tirar fuori un inchiesta da far tremare i polsi e anche i polsini dei banchieri. Da sinistra, Barbara Saltamartini (gruppo misto), Massimiliano Fedriga (Lega), Arturo Scotto (Sel), Renato Brunetta (Fi), Fabio Rampelli (FdI) [LaPresse] ::: BRUNELLA BOLLOLI ROMA Il bullo e «i sorci verdi». Il rottamatore convinto di asfaltare gli avversari e l inedito asse di tutte le opposizioni- Forza Italia, Lega, Fratelli d Italia, Sel, Movimento Cinquestelle ed M5S - unite contro la «deriva autoritaria» del premier che vuole chiudere in fretta il capitolo delle riforme. Una foto di gruppo mai vista prima, da quando è in carica questo governo, per annunciare l Aventino delle opposizioni: via dall Aula e contro il Pd ammalato di «renzismo». «Votatevi voi questo obbrobrio di riforme», è la risposta alla prova muscolare di Matteo Renzi, piombato a notte fonda in Aula proprio per dare un segnale contro l ostruzionismo. Renzi ha comunque deciso di tirare dritto: la maggioranza di centrosinistra c è e il cammino delle riforme deve proseguire. Il capo del governo,è la linea dettata dai fedelissimi, non si fa certo intimidire da chi non vuole favorire «la svolta buona per il Paese». Non solo. Su Twitter Renzi ha annunciato che la «riforma sarà sottoposta a referendum. Vedremo se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo». E pure il capogruppo dem, Roberto Speranza, fa la voce grossa: «Piuttosto che non fare le riforme, le votiamo da soli». Eppure, al termine di una due giorni incandescente, tra risse, spintoni e insulti prima da parte del M5S all indirizzo del Pd, poi tra Pd e Sel, dopo nottate ad alta tensione che hanno lasciato anche qualche ferito sul campo e nell infermeria di Montecitorio, la situazione non è di certo quella che il premier avrebbe auspicato. Tanto più che a fomentare l Aventino dei gruppi all opposizione c è perfino una fetta della minoranza dem, cioè Pippo Civati e Stefano Fassina: entrambi hanno fatto sapere che non parteciperanno alle votazioni, mentre Gianni Cuperlo ha proposto una «pausa tecnica», che però è stata bocciata dalla maggioranza democratica. Per l ex segretario Pier Luigi Bersani «il Pd deve mettere in campo ogni sforzo possibile per tenere aperto il dialogo e recuperare la presenza delle opposizioni in Aula», ma anche l ultimo tentativo di mediazione tra Pd e M5S è fallito e i grillini invocano l intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti al quale la prossima settimana sfileranno tutti i gruppi parlamentari. C è fibrillazione nel Pd, qualcuno vede all orizzonte, neanche troppo lontano, l avvicinarsi delle urne. Renzi insiste: dobbiamo chiudere entro sabato, cioè oggi. Il rischio è che se la riforma FALSE POLIZZE ALL ESTERO della legge elettorale dovesse essere modificata, come chiede la minoranza dem, il testo tornerebbe al Senato dove però ilgoverno ha numeripiù risicati e il fiorentino è costretto a Maxi-evasori, nella lista il pd Genovese Una ipotetica frode fiscale per centinaia di milioni di euro, commessa da almeno 351 persone attraverso l uso di polizze assicurative della succursale italiana di una società del gruppo Credit Suisse. Sul fatto sta indagando la Procura di Milano e ieri il «Corriere della Sera» ha rivelato l identità di uno dei 351 presunti truffatori: Francantonio Genovese, deputato del Pd, arrestato lo scorso maggio con l accusa di truffa e peculato in un inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale. Genovese avrebbe portato all estero 16 milioni di euro nel solo scouting, per non andare sotto. Da Forza Italia, ultimo partito a lasciare l emiciclo, sono arrivate critiche durissime al Pd, segno inequivocabile che il patto del Nazareno, almeno per ora, è archiviato e dimenticato. Lo stesso leader azzurro, Silvio Berlusconi, avvertito dai suoi della piega che stava prendendo il dibattito parlamentare e della sfida lanciata dal premier, ha dato l ordine: «Noi non partecipiamo più ai lavori. Renzi vuole andare a votare? Bene, votiamo col Consultellum e vediamo. Non cipieghiamo alle minacce di un dittatorello». Il capogruppo, Renato Brunetta, ha gridato al Pd: «Per l amore di Dio ripensateci!» e in conferenza congiunta a Montecitorio, ha attaccato «la deriva autoritaria che la riforma costituzionale e la legge elettorale hanno assunto in questa fase della vita politica. Un colpo mortale alla democrazia parlamentare. Altro che Aventino, vedranno i sorci verdi». E in quanto al referendum, Brunetta ha replicato: «Matteo il primo ad essere pesato sarai tu». Per Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi, «il presidente del Consiglio sembra incapace di elevarsi dal ruolo di sindaco bulletto a quello di principale carica dello Stato». «L arroganza delpd e direnzinon ha precedenti», gli ha fatto eco Arturo Scotto di Sel: «Metteremo in campo iniziative in difesa dell autonomia del Parlamento». Per la Lega Massimiliano Fedriga ha spiegato che «Renzi sta svendendo l interesse del Paese per una sua campagna mediatica, a lui non interessa davvero cosa c è nella riforma». «Usciamo dall Aula», ha affermato il grillino Riccardo Fraccaro, «ma non dal Paese. Continueremo a lottare». Sul blog Grillo ha sintetizzato con il suo consueto garbo: «Oggi la politica non è più sangue e merda, ma solo merda».

4 4 Sabato 14 febbraio commenta su parlamento in rivolta PRIMO PIANO CHIUSI DENTRO Sono troppo impegnati a fare rissa, a saltare sui banchi, a scaricarsi addosso faldoni e insulti per accorgersi di quello che succede fuori dall Aula Le notti folli della Camera della vergogna Proprio nelle ore in cui una bimba appena nata moriva travolta dai problemi di questo Paese, a Montecitorio i deputati di Pd e Sel si picchiavano per ragioni incomprensibili. Così allontanano sempre di più il Parlamento dai cittadini ::: segue dalla prima MARIO GIORDANO (...) è inevitabile. E impietoso. Mai come oggi il Palazzo appare buio. Nero. Proprio come la notte. La notte delle istituzioni che si dimostrano sempre più lontane dai problemi quotidiani del Paese, il vivere e il morire, per esempio,persino riuscire a respirare se sei appena nato in un ospedale del sud. Magari avere una cannula a disposizione. O un ambulanza attrezzata. O una strada per il pronto soccorso che non sia una mulattiera. Ma che gliene importadituttociòaideputatiche simenano a Montecitorio? Sono troppo impegnati a fare rissa, a saltare sui banchi, a scaricarsi addosso faldoni e insulti, ferite e minacce, a riempirsi d ebbrezza nella scazzottata notturna. Sono troppo impegnati a urlare parole che nessuno ascolta per sentire l ultimo gemito di una bimba che muore. Nicole ha vissuto solo tre ore. Ha fatto tempo a conoscere la burocrazia ottusa, i servizi sanitari insufficienti, gli effetti dei tagli, gli elicotteri che non partono, gli strumenti che mancano, la rete dei trasporti devastata. Ha fatto tempo a conoscere il peggio di questo Paese che non riesce a uscire dai suoi guai. E ora qualche angelo provi a spiegarglielo, lassù in cielo, che mentre lei moriva travolta dai problemi dell Italia, coloro che quei problemi dovrebbero risolverli stavano a prendersi a botte come bulletti di periferia, spintoni& shiaffoni come nemmeno nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Nicole soffoca, l Italia pure. Ma non c è tempo per pensarci. Dobbiamo salire sui banchi a menar le mani nello spettacolo notturno dell Onorevole Pugilato Show. IL BILANCIO Il bilancio parla di tredici espulsie due feriti. Un deputato è stato ferito alla mano, un altra alla spalla. Nessun colpo alla testa: per non rischiare, evidentemente, i parlamentari l altra notte hanno evitato di usarla. Fra i protagonisti degli scontri l ex sindaco di Anguillara Sabazia, Emiliano Minnucci (Pd) e alcuni deputati Sel fra cui Giorgio Airaudo e l ex uomo del Leonka Daniele Farina. Ma come? Pd eselnonsierano riavvicinati dopo l elezione del presidente Mattarella? Evidentemente i due partiti della sinistra sono come Al Bano e Romina:stanno insieme solo per lo spettacolo di una sera. Poi, appena si spengono le luci, tornano a odiarsi. E a attaccarsi.cosìè successo l altra notte, nel pieno delle tenebre, mentre Nicole moriva e l Italia guardava il festival di Sanremo: Pd e Sel si menavano, mentre i La telefonata per proporre un gruppo unico Il montiano corteggia l ex grillina: con noi avrete 50mila euro al mese ::: BRUNELLA BOLLOLI ROMA «Farò una richiesta danni milionaria e devolverò tutto in beneficenza». Mariano Rabino, deputato di Scelta civica è un fiume in piena.«intercettare una conversazione privata tra due deputati nell Aula della Camera è un reato. Io voglio potere essere libero di parlare con una collega senza che le mie parole vadano a finire su tutti i siti come se fossi un ladro. Ma stiamo scherzando? Captare pezzi di frasi qua e là e poi darmi del corruttore? Sono metodi da Gestapo, ma sono certo che le telecamere a circuito chiuso della Camera sapranno individuare i responsabili. E allora partirà una richiesta danni a gogò». La presidente Laura Boldrini ha già disposto un indagine. Rabino è nell occhio del ciclone, anzi nel mirino dei grillini, per via di un dialogo rubato tra lui e l ex M5S,Mara Mucci, oggi nel gruppo misto con Alternativa libera. Il colloquio è disturbato dal vociare dell Aula, tuttavia la cadenza del piemontese Rabino è riconoscibile e sul blog di Grillo i sottotitoli non mentono: «Se voi non ce la fate a formare un gruppo vi unite a noi», propone il montiano alla Mucci, «noi un po di struttura ce l abbiamo e posso dirti. Se voi 10 vi collegate a noi 23, 3 più 10 che ne so. Noi abbiamo risorse e le risorse che aumentiamo le possiamo mettere a disposizione vostra. Voi siete 10, 10 vuol dire 50mila euro al mese, per un gruppo come voi e per voi se arrivate. Cioè, vuol dire in termini di personale, tranquillamente 7-8 persone che possono essere assunte e messe a disposizione e nell accordo dove tu dai, noi prendiamo, noi diamo, voi prendete. Ragionate...». Il colloquio è del 12 febbraio e per i Cinquestelle non ci MANIERE FORTI Qui a fianco, un momento della rissa alla Camera durante i lavori sul disegno di legge costituzionale. Protagonisti della rissa, che è scoppiata all improvviso, sono il deputato di Sel Erasmo Palazzotto (il primo a sinistra, con la barba) e quello del Partito democratico Luigi Taranto (in giacca blu e occhiali). Palazzotto si è lanciato verso il collega gridando «pezzo di m...». Immediato l intervento dei commessi. Sotto, due immagini della bagarre dei deputati del Movimento 5 Stelle [Ansa] grillini declamavano «o-nestà, o-ne-stà» in mezzo all aula di Montecitorio. Che è un po come invocare Mara Mucci [Ansa] sono dubbi: «Se li stanno comprando uno a uno: 50mila euro al mese di soldi dei cittadini per appoggiare il governo Renzi. Fate girare questa vergogna, tutti devono sapere».ilpost,non a caso,è intitolato «50mila euro posson bastare» e ha scatenato il caos. Rabino non nega di avere pensato all ipotesi di allargamento di gruppi parlamentari, «ma il governo Renzi alla Camera è solido e non ha certo bisogno, quindi le accuse di mercanteggio sono infondate e le risorse sono quelle usate anche dai 5 Stelle». La Mucci, che sta subendo attacchi via web, ha rincarato la dose: «Denuncerò in procura questa macchina del fango. La verità», ha detto, «è che il gruppo M5s incassa dallo Stato oltre 6 milioni di euro e gli unici che fanno politica per i soldi sono Grillo, che ha la residenza in Svizzera, e Casaleggio che grazie al blog e agli sponsor guadagnano cifre spropositate». una bistecca di manzo in mezzo all assemblea dei vegetariani. Non la vogliono i vegetarianila bistecca.e non la vogliono i deputati l onestà. Per rendersene conto basta guardare il video «rubato» diun dialogo fra un deputato di Scelta civica, Mariano Rabino, e una delle fuoriuscite del M5S, Mara Mucci, ora Gruppo Misto. Rabino cerca di convincere i 10 ex grillini ad aderire a Scelta civica ed usa un argomento solenne, di alta politica, contenuto profondo, Winston Churchill e De Gaulle non saprebbero far di meglio. L argomento è: «50mila euro al mese». Sono tanti soldi, no? «Puoi assumere 7-8 persone». Non è fantastico? L accordo che (testualmente) propone l onorevole Rabino è tutto un programma: «Tu dai, noi prendiamo, noi diamo, voi prendete». Ecco, perfetto: non poteva esserci sintesi politica migliore. Tu dai, noi prendiamo, noi diamo, voi prendete. Voilà: Montecitorio ridotto a suk, traffico di poltrone e denari, benefit e privilegi, favori incrociati. Democrazia all asta. E intanto Nicole muore. VOLTAGABBANA È la notte della Repubblica. Il Parlamento con il record storico dei voltagabbana (173, mai così tanti), che aspetta il buio per regolare i suoi conti oscuri. A suon di compravendite. O, in alternativa, a suon di botte. Poca differenza fa, in fondo: se ideputatisiscambianopugnio soldi, schiaffio prebende, se inciuciano intese indicibili o piuttosto si aggrediscono come ragazzotti al luna park, se trasformano il luogo sacro delle istituzioni in un Saloon di ubriachi o piuttosto in un mercato delle vacche, in ogni caso il risultato è identico. Stanno cioè spingendo quell aula sempre più lontano dal Paese. Mai era parsa così poco rappresentativa, di fatto poco democratica. Mai era parsa cosìpiegata su se stessa e incapace di dare una risposta ai mille problemi concreti degli italiani. Di chi, cioè, ogni giorno lavora, soffre, fatica, viaggia, si ammala, costruisce, studia, s arrabatta, s ingegna, corre, suda, lotta. O, semplicemente, non ce la fa e muore. Come Nicole.

5 Sabato 14 febbraio

6 6 Sabato 14 febbraio commenta su ::: FINANZA ROSSA INCHIESTA SULLE POPOLARI ITALIA Consob e pm cercano i 25 fondi che hanno speculato Dopo gli articoli di «Libero» è caccia agli investitori che avrebbero sfruttato notizie riservate sul decreto di riforma delle banche ::: NINO SUNSERI Sono venticinque i fondinel mirino della Consob.Si tratta degli intermediari che, fra il 2 gennaio e il 9 febbraio hanno fatto affari d oro con le azionidelle banche popolari. Il guadagno, secondo le stime fatte da Giuseppe Vegas, capo degli sceriffi di Piazza Affari, è stato di dieci milioni. Ora le carte sono state trasmesse alla Procura di Roma che ha avviato le indagini per insider trading. Certo non tutti i soggetti individuati possono essere considerati dei furbetti. Qualcuno magari ha agito in buona fede. Altriinvece risulteranno molto abili nelcoprire le fonti dell imbeccata. D altronde, come ha riconosciuto lo stesso Vegas la ricerca di informaziooni e quindidelle responsabilità individuali non è semplice. La Consob ha identificato gli intermediari. Molto più complicato, e spesso ai limitidell impossibile, dimostrare il trasferimento di informazioniriservate.un po perchè gli scertiffi di Piazza Affari non hanno poteri di polizia e quindi devono trasmettere gli atti alla Procura. In secondo luogo per la difficoltà di risalire agli effettivi mandanti. Specie se gliordini arrivano da un intermediario estero. Certo i sospetti non mancano, ma ottenere le prove non sarà per nulla semplice. Pur con tutta la collaborazione che potrà arrivare dagli organi di controllo delle altre piazze finanziarie. Non a caso le condanne per insider trading in Italia si contano sulle dita di una mano. La ovvia furbizia di schermarsi dietro un intermediario estero può dare grandi risultati. Per esempio su Bpm un ordine arrivato da fuori (probabilmente Londra) ha consentito 1,4 milioni di guadagno con acquisti fatti fra l 8, il 13 e il 16 gennaio. Altri800 mila euro sono arrivati dagli acquisti effettuati fra il 7 e il 9 gennaio. Buoni affari anche con Ubi (760 mila euro con acquisti fra l 8 e il 14 gennaio). Addirittura 3,5 milioni sul Banco Popolare. L elenco potrebbe continuare fino ad arrivare alla Banca Popolare dell Etruria, primatista di rialzi. Il titolo ora è sospeso dalla Borsa e ci resterà per molto tempo a seguito del commissariamento disposto dalla Banca d Italia. La vecchia dirigenza dell istituto, di cuifino a due giorni fa era vice presidente il papà di Maria Elena Boschi, però non ci stà: annuncia ricorso al Tar contro le autorità di vigilanza. Spiega che il cammino disalvezza era già stato avviato. Ad agosto era stata decisa la trasformazione in spa, che sarebbe stata votata dalla prossima assemblea. Inoltre era stabilita la creazione di una sala di rianimazione per i crediti in sofferenza e c era l accordo con i sindacati per la gestione di oltre 400 esuberi. «Stavamo facendo tutto quello che era necessario», dicono. La Banca d Italia, però, è stata di diverso parere e ha spedito i commissari. Sulla situazione della Banca Popolare dell Etruria anche la Consob è prodiga di particolari. Comincia dal 22 agosto quando iltitolo guadagna il2,3% con scambiformidabili (20 milioni di valore). E la prima volta che si parla di trasformazione in Spa e c è qualcuno che mostra una tempestività fuori dal comune comprando e vendendo piàù di 8,7 milioni di azioni. C è qulcosa che puzza ma le ricerche non arrivano a capo di nulla a testimonianza delle difficoltà di nquesta particolare caccia all uomo.. Dice Vegas: «Gli approfondimenti non hanno evidenziato elementi sufficienti per avviare un indagine si mercato». L unico indiziato è un trader on line :èluicheha mosso quella gran quantità di titolo, ma non si riesce a trovare la prova della soffiata. La sarabanda comincia a gennaio. E qui la Consob fa notare che i primi a dare il segnale della presenza dei fujrbetti eravamo stati noi di Libero. Due gli articoli citati da Vegas: Il dossier del Governo, stravolgono le Popolari per salvare Mps (6 gennaio) e poiil20gennaiodove,perla prima volta, veniva avanzato il sospetto dell esistenza di qualche furbetto ben informato. Poi il 24 gennaio interveniva anche il Corriere della Sera. Il ministro Padoan, però, non sembra credere alla ricostruzione della Consob. In una intervista Pier Carlo Padoan, spiega, con incredibile candore che la speculazione non è stata effetto del decreto. «Mi auguro che la magistratura faccia tutta la chiarezza necessaria» si limita a dire con un affermazione rituale. «L'obiettivo del decreto non è salvare le banche popolari, ma rafforzarle, con una governance più adatta al mercato globale», aggiunge assicurando che il legame «con il territorio è un valore che sarà salvaguardato». Ha chiarito che nessuno vuole esporre le banche italiane alle fauci del capitale straniero, ma al contrario l'obiettivo è piuttosto incoraggiare aggregazioni interne. «I capitali ci sono, possono entrare in queste banche pur mantenendo un managementaggressivo». Bisogna vedere come farà a fermare i raid di matrice internazionale. Due pesi e due misure L Antitrust si accende solo con il Cav Le regole dell authority sul conflitto d interessi si fanno più «flessibili» con i governi Letta e Renzi ::: FRANCO BECHIS La legge è una bandiera che da venti anni viene sventolata ogni volta che sulla scena politica riappare Silvio Berlusconi. E alla fine- blanda o meno che sia- in lustri di grida manzoniane delcentrosinistra sul conflitto di interessi la sola normativa che abbia visto la luce e sia entrata nell ordinamento porta la firma di Franco Frattinie delgoverno Berlusconi. Che non sia draconiana è ovvio, eppure qualche efficacia ha avuto nel corso degli esecutivi. Professionisti che hanno dovuto rinunciare alla propria attività (come Giulio Tremonti) per assumere incarichi ministeriali, riunioni del consiglio dei ministri disertate per forza da chi poteva essere in conflitto, moniti, reprimende, divieti e sanzioni comminate dall Autorità garante della ConcorrenzaedelMercatocuièdemandatal applicazione pratica e la vigilanza. E proprio l'antitrust ha appena inviato in Parlamento l'ultima relazione relativa al 2014 che riguarda trasversalmente i componenti del governo guidato da Enrico Letta che lasciò a febbraio dell anno scorso e quelli dell esecutivo guidato da Matteo Renzi entrato in carica subito dopo. La relazione non ha ovviamente titolo, essendo periodica. Ma uno se lo conquista nei fatti: «2014, l'anno del perdono». Perchè a differenza del passato l autorità di fronte a due governi di centrosinistra sul conflitto di interessi ha chiuso ben più di un occhio. Non sono mancati infatti casi di conflitto di interesse che la legge in sé avrebbe censurato, ma che l'autorità dopo la sua istruttoria ha sempre minimizzato. Assolti con formula piena anche volti noti dei due governi per gli incarichi ricevuti dopo avere abbandonato l'esecutivo o per comportamenti tenuti durante l'attività di governo. Dall'ex ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni all' attuale ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, dall'ex sottosegretario alla pubblica Istruzione dell'attuale governo Roberto Reggi a suoi colleghi dell'esecutivo precedente, tutti finiti sotto "inchiesta" e alla fine sempre assolti. Anche l esecutivo Renzi è stato passato come prevede la legge ai raggi x dei possibili conflitti di interessi. Pur essendo in gran parte giovani e spesso al loro primo incarico istituzionale, sono saltate fuori ben 67 situazioni di incompatibilità, che alla fine sono state rimosse. Della maggiore parte di queste erano ben coscienti sia ministri che sottosegretari, tanto è che 44 sono state rimosse dai diretti interessati. Ma in 23 casi è dovuta intervenire l'autorità per costringere i membri del governo Renzi a rimuoverle. Imembri dell esecutivo non sono stati così ligi al proprio dovere, nemmeno nella trasmissione all autorità (anche se prive del permesso di renderle pubbliche) delle dichiarazioni patrimoniali proprie e di tutti i familiari. In totale i soggetti obbligati a farlo secondo la legge erano 398 perilgoverno Renzi(ministri, sottosegretari e tutti i loro familiari). Lo hanno fatto in 370, spesso su sollecitazione degli uffici dell'autorità. Ne mancano 28. In un caso (l'antitrust non fa il nome, ma può trattarsi solo del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni o di Paola De Micheli) la dichiarazione del titolare e dei 10 familiari co-obbligati non è arrivata entro il 2014, ma aveva tempo digiungere ancora nel mese successivo. Negli altri 17 mancanti (si tratta di familiari di membri del governo), sono stati violati i termini di legge. E che è accaduto? Nulla. Stesso esito anche per i conflitti di interesse veri e propri. Una istruttoria ha preso di mira il ministro Guidi «in ragione di possibili interferenze fra gli interessi patrimoniali al medesimo riferibili, anche attraverso i suoi familiari, e l'ufficio di governo esercitato». Sulla Guidi l ombra era nei «contenuti di un decreto ministeriale del 3 aprile 2014 in tema di incentivi per l'acquisto di veicoli a basse emissioni complessive, provvedimento indubbiamente imputabile al Ministro dello Sviluppo economico». Le aziende della famiglia Guidi avrebbero beneficiato di quella norma, ma il ministro è stato assolto perchè «non è apparso prospettabile un danno per l'interesse pubblico,

7 ITALIA Sabato 14 febbraio commenta su ::: FINANZA ROSSA MARIA ELENA SI IMBOSCA Ha perso la faccia: se fosse coerente si dimetterebbe Il ministro chiedeva la testa della Cancellieri sostenendo che per lasciare non è necessario essere indagati basta perdere la Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi [LaPresse] trattandosi di provvedimenti attuativo di prescrizioni legislative». In un caso, che non viene citato, è arrivato i solo stop dell'antitrust: un membro del governo Renzi ha provato a chiedere di mantenere una carica in una società cooperativa, sostenendo che non ci sarebbe stato conflitto di interessi, perchè questa non aveva attività commerciale vera e propria. L'antitrust ha ritenuto l'incarico equivalente a quello in una società per azioni, e quindi il membro del governo Renzi (chissà se è Giuliano Poletti) ha dovuto lasciare l'incarico. Assolto invece l'ex ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni per avere accettato di fare parte del comitato scientifico della Federazione Banche assicurazionie Finanza prima che scadesse ildivieto di un anno per incarichi di quel tipo. L antitrust ha spiegato che «sebbene sia una federazione che riunisce associazioni rappresentative di società lucrative, ha comunque natura associativa».disco verde anche per Reggi,il renziano prima fatto sottosegretario e poi nell'autunno scorso nominato subito dopo direttore dell Agenzia del Demanio. Sembrava il classico incarico per cui avrebbe dovuto trascorrere almeno un anno dall esperienza governativa, visto che la legge vieta di «ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti digestione in enti didiritto pubblico, anche economici». L antitrust ha fatto una eccezione, sostenendo che Reggi al ministero dell Istruzionenon siera maioccupato diimmobili pubblici. Perdonati anche due ex sottosegretari (anonimi) del governo Letta che sono andati a fare i consulenti a contratto dei nuovi ministri. Anche qui arrampicandosi un po' sui muri... Il caso Chil Post Matteo deve ancora spiegarci il salvataggio dell azienda di papà Che poi al netto del pasticcio Popolari, dei presunti conflitti di interesse sulla banca dell Etruria e delle voci che si susseguono (come pure le smentite del fondo Algebris) sugli acquisti dell amico della finanza Davide Serra, Renzi ci deve ancora una spiegazione sull azienda di papà salvata, alla fine, con i soldi pubblici. La vicenda è nota, ma vale la pena fare un passo indietro per ricordare cos è successo alla Chil Post, la società di Tiziano Renzi nata nel 2002 per distribuire giornali e dichiarata fallita nel marzo Tutto nasce dalla Procura digenova che ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degliindagati il padre del premier con l accusa di bancarotta fraudolenta. In realtà i fatti contestati, come ricostruito a più riprese da Libero edal Fatto Quotidiano fanno riferimento a qualche anno prima, quando (siamo nel 2010) il papà del presidente del Consiglio ha ceduto la Chil Post alla Eventi 6 intestata alla moglie, Laura Bovoli. Secondo i magistrati Tiziano avrebbe ceduto alla Eventi solo la parte sana trattenendo nel vecchio gruppo i debiti e un mutuo da circa mezzo milione di euro. E qui viene il bello. Perché il prestito era stato sottoscritto poco prima, nelluglio del 2009, con il Credito Cooperativo di Pontassieve, istituto guidato da Matteo Spanò, amico d infanzia di Matteo. Tanto per spiegare la portata del legame: nel 2005 Spanò era diventato direttore generale di una società della Provincia di Firenze (la Florence Multimedia) creata dal neoeletto Renzi con l obiettivo di potenziare la comunicazione, mentre con Matteo sindaco di Firenze gli è stata assegnata la guida dell associazione Muse, che gestisce glispazi museali di Palazzo Vecchio e tutti i musei civici del capoluogo toscano. Ma la vicenda non finisce qui. Perché il mutuo di papà Tiziano era stato garantito dalla Fidi Toscana spa, società della Regione del governatore Enrico Rossi e partecipata anche dalla Provincia e dal Comune. Così quando la Chil Post inizia a non pagare le rate e poi fallisce il Credito Cooperativo di Pontassieve (ammesso al passivo fallimentare) si rivale nei confronti della Fidi Toscana e ottiene circa 260 mila euro. Non solo, perchè il cerchio si chiude nel giugno del 2014 quando il ministero dell Economia delibera di rifondare Fidi per circa 235 mila euro attraverso il Fondo centrale di garanzia. Insomma. Visto che a breve il premier dovrebbe ritornare sul pasticcio delle Popolari, potrebbe dire anche un paio di parole sulla Chil Post e sui rapporti con il Credito Cooperativo di Pontassieve. T.DES ::: FAUSTO CARIOTI Senza scomodare l esistenzialismo di Stefano Ricucci e la sua massima su quanto sia facile fare certe cose con le chiappe degli altri, limitiamoci a dire che (anche) nel Pd very smart e really cool di Matteo Renzi funziona così. Prendiamo il premier stesso e il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi- che di questitempi, se nessuno si offende, è come dire la Sacra famiglia - e schiacciamo il tasto rewind sino al novembre Si parlava, allora come oggi, dei rapporti un po così tra certi ministri e certi finanzieri-imprenditori e del fatto cheungovernoeunpartito serinon possono permettersi di far circolare simili dubbi tra gli elettori. E dunque: chi erano i mastini più feroci col polpaccione del Guardasigilli Annamaria Cancellieri, azzannata perché in un improvvida conversazione telefonica si era impegnata ad ottenere la scarcerazione di Giulia Ligresti, figlia dell imprenditore Antonino? Indovinato. All epoca Renzi e la Boschi non stavano al governo, ma erano all opposizione nel partito e un po anche in Parlamento. Da lì, corroborare il teorema di Ricucci era comodo e divertente: giù botte sul ministro e chi la difendeva, anche se i pm si tenevano alla larga da lei. Era una questione di «prestigio delle Istituzioni», di credibilità delle riforme, dicevano: problemi che in queste ore, intenti a vivere felicemente dall altra parte della barricata, non perdono tempo a porsi. Segniamoci certe frasi, che lette adesso sono ancora più belle. Le prime le pronuncia il 7 novembre proprio Renzi, giorno in cui apre il fuoco contro il Guardasigilli del governo Letta, e dunque contro lo stesso Enrico e Pier Luigi Bersani. La platea è quella giusta: Servizio Pubblico, trasmissione di Michele Santoro. La migliore è questa: «Il Pd deve fare una solenne promessa che di fronte alle regole del mondo dell economia la politica non è più succube degli interessi delle famiglie e degli amici degli amici, ma prova a fare un percorso in cui la legge è uguale per tutti». La Cancellieri? «Avrebbe fatto un favore al Paese se si fosse dimessa». Bersani? «Io, fossi stato il segretario A. Cancellieri [Fotogr.] del Pd, non l avrei difesa». «Facile parlare ora», gli risponde a caldo l aspirante smacchiatore di giaguari. Profetico, almeno quella volta: il difficile infatti sarebbe parlare adesso,ma a chiedere le dimissioni della Boschi sono solo quelli di Fratelli d Italia, qualche leghista e un pugno di forzisti, malgrado la difesa di costei consistanelfattoche«ilgoverno su proposta di Banca d Italia ha commissariato Banca Etruria. Smetteranno di dire che ci sono privilegi?» (e ci mancava solo che Renzi dicesse no al governatore, caro ministro). Non era una questione giudiziaria: in ballo c erano cose più importanti, come la credibilità del governo e delle sue riforme. Lo spiegava proprio Renzi il 19 novembre, che più chiaro di così non si poteva: «Sono per le dimissioni indipendentemente dall avviso di garanzia».la Cancellieri, infieriva il sindaco di Firenze, «non si deve dimettere perché ha ricevutoo no un avviso di garanzia», ma perché «ha perduto l autorevolezza necessaria a esercitare la funzione di ministro». «Ne faccio una questione diprestigio delle Istituzioni», scriveva Renzi con abuso della maiuscola. Già: la fiducia nello Stato, argomento killer di ogni obiezione. L importanza di essere credibili. «Con questo ministro», sentenziava il futuro premier,«qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani». Tema interessante ma pericoloso, se riproposto oggi che il governo insiste con la riforma delle banche popolari: che giudizio ne devono dare gli italiani, viste le indagini che la procura di Roma e la Consob hanno aperto sulla Popolare dell Etruria, della quale la Boschi è azionista, il padre vicepresidente e il fratello dipendente? Di certo è un altra persona rispetto alla Boschi di allora, che affilava la lama della ghigliottina e sussurrava dolce:«il ministro Cancellieri deve dimettersi. Non pare ci siano profili di illegittimità nella sua condotta, ma ha dato l idea profondamente sbagliata di un sistema in cui solo se conosci qualcuno riesci a vedere tutelati i tuoi diritti». Ecco, appunto.

8 8 Sabato 14 febbraio commenta su ::: LE SFIDE DEL CENTRODESTRA ITALIA La lite in Forza Italia Fitto parla già da ex. E Silvio sfotte: vale l 1% Il «ricostruttore» annuncia: sulle riforme noi voteremo contro, gli azzurri che fanno? Berlusconi: vuole la mia testa ::: TOMMASO MONTESANO L ex ministro ed ex governatore pugliese Raffaele Fitto: è nato a Maglie il 28 agosto Ora è all europarlamento [LaPresse] Prima ancora di presentarsiin conferenza stampa, Raffaele Fitto premette: «Io sono in Forza Italia.Dove ero,sono e sarò. Lì faccio la mia battaglia». Quando arriva a Montecitorio, però, il leader dei «ricostruttori» parla come se il suo partito fosse un altro. Sulle riforme, ad esempio, annuncia:«noi votiamo no». Sono gli altri a dover fare chiarezza: «Non capiamo qual è la posizione di Forza Italia». Silvio Berlusconi, che alla Camera schiera ilpartito a favore dell Aventino, si infuria: «Ormai è chiaro a cosa mira Fitto. Vuole la mia testa». Ottenuto il disco verde da Arcore, insorgono i lealisti berlusconiani. «Noi chi? Quali altri organismi di quale altro partito diverso dal suo ha riunito?», chiede a Fitto Mariastella Gelmini, vicecapogruppo a Montecitorio, ricordando l assenza dei parlamentarifedeli all ex governatore pugliese all assemblea dei gruppi. Alla Camera, Fitto replica agli ultimi affondi di Berlusconi. In primis alla minaccia disospensione, anticamera dell espulsione, da Forza Italia. «Non ci sono le condizioni tecnico-statutarie per una cacciata o una scissione», esordisce. Cosìcomemancano lemotivazioni politiche.«quali sarebbero?», sichiede Fitto,«perché siamo contro queste riforme costituzionali? Perché siamo all opposizione? Perché chiediamo che il partito abbia organismi non improvvisati, ma eletti con meccanismi di selezione dal basso?». Fitto giura di non credere alle ricostruzioni dei giorni scorsi:«non penso possa essere vero che ci sia stata la proposta popolare di cacciata e che qualche deputato abbia alzato la mano. Faremmo concorrenza a Scherzi a parte e non è il caso». Luirivendica ildiritto di criticare Berlusconi: «Sta commettendo errori. Credo sia molto più utile a Berlusconi che io gli sia antipatico e gli dica cosa penso anziché far parte di un fantomatico gruppo che asseconda tutto». Nelpartito il clima è da scontro finale. A Fitto rispondono non solo dal cerchio magico berlusconiano, ma anche dalle altre aree, verdiniani in primis, nei giorni scorsi dati in allontanamento dal leader. Una delle prime a reagire è Maria Rosaria Rossi, amministratore di FI e braccio destro del Cav: «Se è in discussione la linea di Forza Italia, la questione va posta negli organismi deputati dove si decide a maggioranza. Dopodiché cisideve attenere alle decisioni prese». Rossi mette nero su bianco il pensiero del leader: «Se il tema è la volontà di intraprendere una scalata al potere, non sono tollerabili protagonismi personali». «La linea di FI è chiara: opposizione. Basta critiche strumentali», aggiunge Giovanni Toti, consigliere politico del Cav. «Non consentiremo che Fitto faccia un partito nel partito», avverte Marcello Fiori, coordinatore deiclub Forza Silvio. Ma bordate arrivano anche dai fedelissimi di Denis Verdini come Gregorio Fontana («la dissociazione sistematica non serve»)e Luca D Alessandro («troppo facile contestare a prescindere»). Berlusconi, stretto tra l Aventino parlamentare anti-renzi e la guerriglia fittiana, assiste a distanza allo scontro. Al telefono con i suoi, riserva a Fitto lo stesso epiteto, «traditore», già riservato a Gianfranco Fini e Angelino Alfano. «Vuole prendersi il partito», si è sfogato ad Arcore. Ma la sua operazione fallirà: «Bene che vada, ci rosicchia l 1% dei voti». Intanto Francesco Schittulli, candidato di FI- Ncd alla presidenza della Puglia, lancia l allarme: «Il centrodestra non potrà vincere se non ci sarà un impegno totale di Fitto». il graffio Dentifrici egiaguari Evitare rotture per non essere costretti nel «tentativo hard di rimettere il dentifricio dentro iltubetto». Lo ha detto, stando a quanto riferisce chi era presente, Pier Luigi Bersani durante l assemblea dei deputati del Pd alla quale partecipava anche Renzi. Già, rimettere il dentrificio nel tubetto è un impresa quasi impossibile. Ma è sempre più facile che smacchiare un giaguaro. il graffio Cofferati in tribunale Cofferati contro il Pd. La guerra sui brogli alle primarie arriva in tribunale. L ex leader della Cgil ha dato mandato all avvocato Stefano Savi, che dice: «Miha espresso la volontà di adire per vie legali, diesplorare tutte le possibilità per far muovere la Procura». In mano al legale ci sono documenti «che fotografano l accaduto». Per esempio la foto della faccia di Cofferati quando gli hanno detto che aveva perso. Veneto leghista in fibrillazione: scontro Flavio-Matteo Rispunta l ipotesi della lista Tosi E anche Maroni fa da mediatore Alta tensione tra il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e il segretario leghista Matteo Salvini: nella foto siedono al parlamento Europeo. Tosi s è poi dimesso [LaPresse] ::: MATTEO PANDINI In condizioni normali, gli accordi stretti da Silvio Berlusconi col Nuovo centrodestra - per esempio in Puglia - farebbero infuriare la Lega: se non succede, è solo perché in queste ore il Carroccio ha un problema grosso così e che si chiama Veneto. Oggi Flavio Tosi guiderà la segreteria regionale (nazionale, nel vocabolario padano) per fare il punto della situazione. E lunedìincontrerà Matteo Salvini e Luca Zaia. Forse nel Vicentino. All ordine del giorno le regionali della prossima primavera. La certezza è che il candidato della Lega sarà il governatore uscente. Sul resto, invece, è battaglia totale. Tanto chedalle partidi Verona sisussurra che ilsindaco potrebbe strappare e scendere in campo guidando un terzo polo.anche a costo di far vincere Alessandra Moretti del Pd. Una via d uscita che inizia a circolare è il via libera alla presentazione di una lista Tosi a sostegno di Zaia, progetto già stoppato da Salvini e dal governatore mesi fa. Ma ora la situazione s è incarognita. Serve trovare la quadra. E la Lega è a un metro dalburrone.succede dopo anni di incomprensioni: i maligni sussurrano che Tosi e Zaia non si siano mai sopportati, ma loro negano. Tanto che i fedelissimi del primo cittadino ricordano che nessuno mette in dubbio la ricandidatura dell ex ministro. «Il problema è nel metodo», dicono da Verona. Perché durante la segreteria federale di Roberto Maroni, era stata ridisegnata la Lega per evitare ingerenze e la creazione di nuovi cerchi magici di bossiana memoria. E quindi s era decisa massima libertà: in ogni regione, i vertici locali avrebbero deciso alleanze e candidature.risultato. Nella terra di San Marco, il leader veneto Tosi vorrebbe la corsa solitaria della Lega con alcune liste civiche a supporto. Così da tamponare eventuali emorragie di elettori di Berlusconi o Alfano, addirittura offrendo candidature a qualcuno dei loro uomini sul territorio. Ilproblema è che pure Zaia vorrebbe dire la sua. In caso di vittoria, non desidera ritrovarsi con consiglieri o assessori sgraditi. Anche perché - giurano gli anti-tosi- gli ultimi anni hanno dimostrato che chi si schiera contro il sindaco di Verona viene cacciato.eperargomentare,citanoleprovince commissariate e le espulsioni a raffica. Per loro, una lista Tosi sarebbe controproducente. In questo clima spunta Salvini, che è sulla cresta dell onda e gioca da aspirante leader del centrodestra. Cioè il ruolo che Tosi aveva immaginato per sé, anche prima che l europarlamentare sostituisse Maroni. Salvini vorrebbe azzerare le liti - e infatti sparge diplomazia a piene mani- ma annuncia che «Zaia non si tocca». E chi vuole toccarlo?, rispondono piccati da Verona. Che aggiungono: si ripropone il solito problema della Lega dei lombardi che vuole decidere per la Liga dei veneti. La Lega che Tosi ha definito «Milano-centrica». Uno scontro, quello Lombardia-Veneto, che irrita i salviniani. Molti dei quali si dicono stufi delle uscite del sindaco di Verona. È immaginabile che lunedì, Salvini e Zaia facciano asse arginando le richieste di Tosi. Il quale, a quelpunto, avrebbe due strade. Rompere subito, oppure restare nel partito dando battaglia un giorno sì e l altro pure. Magari con critiche sempre più velenose contro Matteo. D altronde ha già detto chiaramente, pochi giorni fa, che Salvini non ha rispettato la parola data. E si riferisce a un vertice avvenuto al tramonto della segreteria Maroni, quando sia Tosi che Salvini concordarono i futuri scenari. Bobo in Lombardia. Salvini al timone della Lega, all epoca morente. Tosi in rampa di lancio per le primarie del centrodestra. È invece successo che Salvini s è preso il partito, l ha portato in alto e studia da leader anti- Renzi. Di recente, ecco altre incomprensioni. Nelle stesse ore in cui Tosi suggerisce di scaricare Forza Italia, Matteo incontra Berlusconi buttando le basi per il patto degli spinaci. Ovvero il riavvicinamento con gli azzurri. Sidice che nelle ultime ore, per buttare acqua, sia intervenuto Maroni in persona con una telefonata a Tosi. Il quale assicura di non voler rompere, figurarsi, l obiettivo è rafforzare Zaia e poiin Veneto decidono iveneti.saltano su i leghisti anti-flavio: occhio Matteo, perché quello lì vuole farti le scarpe. Se non ottiene quel che vuole sulla Regione, punterà al tuo scalpo. Salvini prende nota, ascolta tutti, diffonde messaggi distensivi. «Non esiste uno scontro tra lombardi e veneti!» s è lasciato sfuggire con qualche fedelissimo. Ma su una cosa non intende arretrare. L ultima parola, se Tosi e Zaia non troveranno un accordo, sarà la sua. La Moretti drizza le orecchie.

9 ITALIA Sabato 14 febbraio commenta su ::: LE GRANDI INTERVISTE DI ::: segue dalla prima GIANCARLO PERNA (...) l ex ministro, tessera numero due di Fi, essendo Silvio Berlusconi la numero uno, è di quelle che avrebbero atterrato un bufalo. Una settimana a letto, febbre a trentanove e spossatezza prossima al deliquio. «Ora tiro le cuoia,midicevo pensando ai miei settantadue anni mentre ero scosso da brividi», racconta di buonumore Martino, tornato in forma seppure con la raccomandazionemedicadiriguardarsi ancora per qualche giorno. Hafatto uno strappo pervenire nel suo ufficio di parlamentare di fronte a Montecitorio e sottoporsi all intervista. Dietro il vestito scuro con panciotto si intravedono le bretelle, ha il distintivo di Fi sul bavero della giacca e, seduto allo scrittoio, rappresenta a pennello la schiatta dei Martino, ministri degli Esteri da due generazioni. Lo fu il padre, Gaetano, negli anni 50. Lo è stato lui, nel 1994, col primo governo Berlusconi. Esperienza che lo gratificò lasciandogli una maniacale cura dei dettagli, tra i quali spicca il rito della barba per il quale usa pennelli venuti apposta da Londra e un sofisticato rasoio con lama che surclassa quelle dell Isis. Ancora di più gli piacque essere ministro della Difesa, sempre col Cav, tra il 2001 e il Dopo di allora la vita del professor Martino - già esimio docente di Economia alla Sapienza e alla Luiss - ha preso un andamento più quieto, conforme al suo carattere. Ora però, la sensazione di avere perso tempo con l influenza in un momento critico per Fi, gliha dato un fervore inusitato. «Sto pensando, caro dottore, di avere una colpaemendare:non ho maifatto attività politica nel partito. Ho lavorato per me, secondo la mia indole individualista. Ma oggi Fi è in tale stato, senza una vera classe dirigente, da spingermi da subito a occuparmene». «Che intende fare?», chiedo. «Inizierò da Rivolta l Italia, movimento di cui sono cofondatore con Giuseppe Moles (giovane ex deputato, da un ventennio braccio destro di Martino, ndr), la cui finalità è quella di aggregare le anime liberali, ripeto liberali, di Fi. Nascemmo nel 1994 con l obiettivo di diventare un partito liberale di massa. Abbiamo invece dirazzato, diventando altro. Mi batterò per tornare alle origini».«mi compiaccio per l attivismo», dico.«si è ringalluzzito perché nelle settimane scorse il suo nome è stato fatto per il Quirinale?». «Mi ha fatto piacere. Ma non sono mancate ombre», replica. «Che ombre?», domando. «Silvio si è comportato malissimo. Quando ha proposto ai L ex ministro degli Esteri e della Difesa «Forza Italia si sta dissolvendo Ma a risollevarla ci penso io» Antonio Martino: «Mi occuperò del partito. Il Cav? Non ha fiducia in se stesso e ha intorno persone da poco, a parte Dudù. Sul Colle s è comportato male: mi ha tradito con Amato come in passato» L AMARO GIULIANO Antonio Martino è nato a Messina il 22 dicembre A sinistra, all epoca in cui era ministro della Difesa del governo Berlusconi. Sopra, insieme a Giuliano Amato [AnsaeLaPresse] IL PRECEDENTE Una decina di anni fa gli Usa mi volevano come segretario Nato. L ambasciatore lo disse a Silvio e lui replicò: «Perché non Amato?» grandi elettori di Fi di votare il mio nome per il Colle c è stato un applauso fragoroso. Poi però, uscito dalla riunione, ha cominciato a fare una gran pubblicità per Giuliano Amato, il suo vero candidato». «Si è sentito preso in giro?», domando.«miaveva appena proposto e già miaccantonava perun uomo ditutt altra storia politica. Per di più, era recidivo. Una decina di anni fa, quando ero ministro della Difesa, gli Usa puntavano su di me come segretario generale Nato. Quando l ambasciatore americano lo disse a Silvio, che allora era premier, lui replicò: «Perché non Amato?». L ambasciatore rispose: «Non ci siamo capiti.noinon vogliamo un italiano. Vogliamo Antonio Martino». Declinai poi io stesso perché avevo da fare alla Difesa. Però...». «Ora che so il retroscena capisco la sua reazione di fronte al giornalista LO STAFF DEL PRESIDENTE che le chiese quale sarebbe stata la sua prima mossa in caso di elezione al Quirinale. Midimetterò, fu la sua replica, sgarbata e non da lei. La verità è che era offeso?», chiedo. Martino si appoggia allo schienale e dice: «Sdrammatizzavo. Un modo per dire che non mi struggevo per andare al Quirinale. Sette anni sul Colle, come dice mia moglie Carol (americana, ndr), sono peggio di una condanna a morte.la battuta, mi dimetterò, non è nemmeno mia. Fu un autorevole deputato yankee, Buckley, che alla domanda: Se fosse eletto sindaco di New York, che farebbe?, rispose: Chiederei di ricontrollare le schede». Martino ride e io glifaccio compagnia. Così, siamo finiti a Mattarella, cattocomunista, antiliberale, nemico del Cav. «Un piccolo capolavoro di masochismo. Mattarella è garbato ma non vedo perché farlo presidente. Se si eleggessero tutte le persone garbate, sarebbe un mondo invivibile: non avremmo che cafoni in giro». Solo adesso il Cav ha capito che Renzi è una lenza? «Dubito che ne avesse davvero fiducia. Altri lo hanno indotto ad accordarsi con Renzi per attenuare il danno che lo strapotere del Pd poteva arrecare a lui e alle sue imprese». Le aziende sono il tallone di Achille del Cav. «Daquando lo hanno condannato, Silvio è stato preso dal terrore irrazionale di essere diventato povero. Un tempo regalava cravatte di Marinella.Oggi ha cambiato fornitore per risparmiare». Lei come ha preso la rottura del patto del Nazareno? «Era basato su due riforme sbagliate: l Italicum e l abolizione del Senato. Con l Italicum, Renzi si farà un partito unico di centro, tipo Dc, circondato da una congerie di Mattarella fa le prime nomine Sergio Mattarella, a meno di due settimane dalla sua elezione, comincia a scegliere i collaboratori. Simone Guerrini sarà consigliere del Presidente e direttore dell ufficio di segreteria; Giovanni Grasso sarà consigliere, portavoce e direttore dell ufficio per la stampa e la comunicazione; Gianfranco Astori sarà consigliere per l informazione. Segretarie particolari del Presidente le signore Leandra Tobini ed Elvira Oxilia. Guerrini è un manager con una lunga esperienza nelle aziende, ultima Finmeccanica. Grasso e Astori sono invece giornalisti. ALLEATI Riallearsi con Alfano? Controproducente. Salvini? Mi sembra un esagitato. Sull Ue però dice cose sensate partitini. Con il nuovo Senato saranno rafforzate le Regioni che sono l organo più corrotto dell Amministrazione pubblica». Ora, come niente fosse, il Cav ripudia tutto ciò che ha fatto con Renzi. «Non è il suo primo ripensamento. Fece voltafaccia anche ai tempi della Commissione per le riforme di D Alema negli anni 90». Riconoscere gli errori non è nelle sue corde. «Per farlo dovrebbe avere la fiducia in se stesso che invece a Silvio manca. Paradossale per un uomo che ha fatto tanto come lui. La prova è che, oltre a circondarsi di complimentatori, vanta di continuo i propri successi». L amicizia che ha per lui non le fa velo. «L amicizia è senza veli». Un leader tentennante e perdente è ancora un leader? «Chi è incerto sulla linea da seguire, non è più un leader». ÈilcasodelCav? «Non lo so. Con lui nulla è mai scontato. Certo, è imprigionato in una cerchia dipersone che non valgono niente, a parte Dudù. Eliminati, invece,chiglivoleva bene:lasegreteria Marinella, Valentino Valentini, il portavoce, Paolo Bonaiuti». E col Nazareno ha perso metà elettorato. «Senza contare tutti i nostri che non vanno più a votare». Che motivo ha oggi un liberale per tifare Cav? «Pochi. Ma, con l antiliberalismo deglialtri partiti, Fi resta ancora il luogo più ospitale per noi». Il Cav è vero liberale? «Istintivamente, sì. Gli manca qualche lettura. Ha però due convinzioni profonde: è anticomunista e filoamericano. Entrambe essenziali, ma non sufficienti per dirsi liberali». L ha mai preso per il bavero per ricondurlo sulla retta via? «Sarebbe inutile. Riesce ad ammansire chiunque. Fa il sorriso giusto, trova il giusto argomento. Alla fine molli». Più il Cav declina, più si pensa stia in politica per le aziende, anche per la continua presenza di Fedele Confalonieri. «Non l ho mai pensato, neanche quando entrò in politica. Confalonieri c è, perché è un cervello di prima classe. Sarebbe stato un ottimo uomo di governo». Riallearsi con Angelino Alfano? «Controproducente. L elettore difiè rancoroso.ha cacciato Gianfranco Fini senza appello. Allearsi con Alfano può diventare un autogol». Matteo Salvini? «Mi sembra un esagitato estremista. Inoltre, come alleato di Marine Le Pen non è l ideale per uno che vota Fi. Sull Ue però dice cose sensate, abbandono dell euro a parte». Renzi è la nostra ultima speranza? «È una preoccupazione. Ha vitalità, eloquio e capacità di persuasione. Non ha però la stoffa del riformista solutore di problemi. Con una spesa dello Stato abnorme e le aziende tassate al 65 per cento contro il 41 della media Ue, non si rilancia l economia». Ha ancora voglia di fare politica? «Mi basta mezzora alla Camera per perdere ogni voglia. C è una costante, puntuale come gli acciacchi in vecchiaia: ogni legislatura è peggiore della precedente». Se lascia che fa? «Ho più musica che non ho potuto ascoltare e libri che non ho letto degli anni che mi restano da vivere».

10 10 Sabato 14 febbraio commenta su ITALIA ::: ITALIA FRENATA Ambientalismo giudiziario Stop a Muos e gasdotto Energia e politica estera ormai in mano alle toghe Il Tar intima l ennesimo blocco dei cantieri delle antenne militari Usa, nonostante l accordo tra i governi. E su esposto No Tap,i pm indagano sulla Via ministeriale alla pipeline pugliese Una fase della costruzione del Muos a Niscemi, in Sicilia [Ansa] ::: DAVIDE GIACALONE Al grido di Toga Toga Toga l Italia silancia verso ilridicolo e il ribaltamento di ogni divisione e gerarchia dei poteri. La differenza, rispetto al Tora Tora Tora, con cui igiapponesi comunicarono il successo dell attacco contro gli americani è che quello fu a sorpresa, mentre qui non si sorprende nessuno. Il Tribunale amministrativo regionale di Palermo ferma i lavoriper la realizzazione, oramai quasi completata, del Muos, sistema di comunicazioni satellitari. Lavori seguiti dalla Marina militare Usa, naturalmente in accordo con il governo italiano. Già a suo tempo fermati dalla Regione Sicilia, dopo che al suo vertice era arrivato il megafonato esponente anti-muos, Rosario Crocetta. Poi riavviati per ferma volontà del nostro ministero della difesa. Nelle stesse ore i lavori per il Tap (Trans adriatic pipeline), rete necessaria all approvvigionamento energetico, che erano stati da poco sbloccati dal Tar del Lazio, finiscono oggetto d'inchiesta penale, a cura della procura della Repubblica diroma, che indaga sulle procedure seguite dal ministero dell ambiente e che avevano portato al rilascio della Via (valutazione impatto ambientale). Può essere questione militare o economica, riguardare la sicurezza o l energia, coinvolgere alleati o partners, smentire autorità locali o nazionali, ma tutto finisce in toga. Se ne potrebbe dedurre, in un eccesso d ottimismo, che in Italia si largheggia nel tutelare la certezza del diritto. È vero il contrario: siè generosi nell ingigantire la sua incertezza. Tutti e due i casi citati, del resto, si basano sull interminabile diatriba circa la nocività dei lavori già autorizzati e in corso. Il che non tutela affatto la salute pubblica, limitandosi a moltiplicare i costi e diluire i tempi dei lavori stessi. Dato che a contraddirsi sono autorità pubbliche, ciascuna teoricamente incaricata di tutela del diritto, della salute e dell'ambiente, il succedersi singhiozzante di decisioni contraddittorie certifica che il diritto tutto è, dalle nostre parti, meno che certo. Le comunicazioni satellitari funzionano in tutto il mondo, senza generare disastri. Esporsia emissioni ad alta intensità è certamente pericoloso, non a caso tale genere d'impianti si trovano in zone che dovrebbero essere adeguatamente protette e isolate. Ma pur sempre su questa terra. L area che si trova a Niscemi, in Sicilia, è stata ripetutamente considerata adeguata nel non creare pericoli per la popolazione civile. La quale, delresto, usa abbondantemente le comunicazioni satellitaripertante cose cuinessuno rinuncerebbe, dalla televisione ai telefoni. Trovi sempre, però, qualcuno pronto a scrivere il contrario, ovvero che qualche pericolo residua. Il che è anche vero,ne sono sicuro, perché il solo modo per sottrarsi ai pericoli connessi allo sviluppo e alla civilizzazione consiste nel vivere da eremiti, lontani da ogni illuminazione e comunicazione, quindi non nel pericolo, ma nella certezza di crepare al primo mal di denti. Contraddizioni La Puglia dopo 12 anni ancora senza gas intanto la Cdp promette 400 milioni all Ilva Marzo 2014: «Melendugno, bloccato il gasdotto Tap». Ottobre 2014: «Tap, i vigili bloccano i lavori». Dicembre 2014: «Il Tar del Lazio non sblocca icarotaggi di Tap». Gennaio 2015: «Gasdotto Tap, il Tar sblocca i lavori». Febbraio 2015:«La procura di Roma indaga su Tap». E meno male che il progetto per costruire il metanodotto trans-adriatico che dovrebbe portare il gas dell Azerbaijan sulle coste italiane entro il 2019 è partito solo a fine 2013 (ma lo studio di fattibilità è iniziato nel 2003), perché altrimenti un giornale intero non sarebbe bastato a raccontare tutti gli Stop&Go. Del resto questa storia è simile a tante altre che hanno bloccato i lavori di ammodernamento e innovazione del Paese. Da una parte c è la ferma resistenza della comunità locale (il Comune di Melendugno, in provincia di Lecce, dove il gasdotto dovrebbe arrivare) e della Regione Puglia che chiedono che l opera sia assoggettata alle più stringenti e rigorose normative sull impatto In tutto il mondo le tubazioni portano verso i clienti il gas e il petrolio estratto in altro luogo delpianeta.cosìcomeglielettrodotti portano l energia con cuialimentiamo le nostre case, stampiamo questo giornale e scrivo questo articolo. I campi di margherite sono più belli da vedersi, non lo discuto, ma dubito assai che la regressione allo stadio pre-energetico suggerisca all'umanità di lanciarsi nella passione per la botanica. Anzi, ora che ci penso, sarebbe impossibile, perché ifertilizzanti e i pesticidi si producono con energia e chimica. Questi procedimenti giurisdizionali, per la natura dei lavori che colpiscono, si proiettano in mondovisione,rendendo chiaro il perché l'italia della genialità e degli ottimi lavoratori è anche Paese dal quale stare lontani: per le pessime regole. Certo che il cittadino anelante giustizia è bene trovi un giudice che possa dargli ragione, o torto. Male che ne trovi una moltitudine, pronta a smentirsi e riprodursi. La giustizia funzionante, nella sua promessa di equità e nella sua continua minaccia di severità, è un bene non rinunciabile. Ma per farla funzionare va anche sfoltita. Il procedimento amministrativo è divenuto una barzelletta che non fa ridere. Le sovrapposizioni fra penale, fiscale, civile e amministrativo producono caos. Non ci sono sistemi perfetti, ma non è una buona ragione per tenerci il peggiore, fra quelli civili. ambientale. E dall altra le esigenze di celerità del consorzio di imprese che lavorano all opera che peraltro hanno già ottenuto il via libera all infrastruttura. In mezzo c è la giustizia penale o amministrativa che certo non aiuta in quanto a certezza del diritto. Diversa, ma sotto certi punti di vista molto più simile di quanto non si possa pensare, è la storia dell Ilva di Taranto. Qui le ultime dicono che dovrebbe superare i 2 miliardi di euro la dote sulla quale potrà contare il gruppo in amministrazione straordinaria. Si aspetta solo la conversione (entro il 6 marzo) in Parlamento del decreto «Salva-Ilva». Grazie ad un emendamento del governo, la Cassa depositi e prestiti potrà finanziare l Ilva con prestiti, garantiti dallo Stato, fino a 400 milioni. A questi soldi si aggiungeranno le linee di credito riattivate dalle banche creditrici di Ilva. Intesa Sanpaolo metterà a disposizioni fidi per 200 milioni, mnetre altri 60 saranno garantiti da Unicredit. ::: Riva, Electrolux e Piombino Così le crisi cambiano verso ::: BRUNO VILLOIS Commento La bravura di Renzi, nel portare, solo e sempre, acqua alsuo mulino è da prestigiatore di alto rango. In ogni ambito o situazione egli si destreggia e tramite stampa, televisioni sbaraglia chiunque. C è una rapidità nel muoversi encomiabile. Ogni giorno varie cose, tutte avvinghiate tra loro. Il giorno dopo e quello dopo ancora, altra serie.in modo da non far approfondire le precedenti. Prendiamo le grandi crisi industrialipaese: Alcoa, Ilva, Piombino, Electrolux, tutte situazionifinite sui tavolidei governi precedenti, Monti e Letta, tutte improvvisamente risolte da Renzi in un battibaleno (Riva a parte), mentre i predecessori avevano preso solo contestazioni, aggressioni e almeno nel caso Monti - Passera, il Pd a fare il tiramolla sulle proposte che, nel caso di Passera erano l unica vera soluzione sostenibile e in grado di evitare che, situazioni fragili come le quelle citate, tornassero alpunto di partenza. La prestigiosa storia dibanchiere ha insegnato a Passera come agire nel caso si sia prossimi al baratro, puntando a salvare parte di quel che era prossimo a morte. Questo è il caso di Alcoa, dove la produzione industriale non ha sbocchi e solo la chiusura e un nuovo filone industriale può ridare ripresa, investimenti e lavoro. Il Pd, che ora tace e finge di saper salvare l'attuale situazione, allora tirò i remi, in barca ostacolando il piano Passera, con maggioranza dormiente di Berlusconi e tutto andò in soffitta. Ancor più, diciamo unica, la situazione delle acciaierie di Piombino, che dopo tre passaggi di proprietà, senza imporre investimenti da parte dei governi precedenti, toccò a Passera trovare l arcano che ancora una volta puntava a privatizzazioni vere e recupero industriale dell'area non in appartamenti ma per vocazione industriale. Anche qui Pd a sbraitare a livello locale. Renzi, silente a livello nazionale, nessuna disponibilità pubblica e tutto bloccato. Poi, ecco Renzi, 100 milioni delgoverno e 150 della Regione, ed ecco che il capitale per il fortunato straniero è pronto. Ma chi non mette quattriniprima o poitrova lascappatoia al primo sussulto. E veniamo alcaso Riva, potentissima famiglia con grande familiarità con Berlusconi, gravi errori gestionali, e sicuramente quattrini da mettere per risanare l Ilva. Se non che la magistratura tarantina e il Pd, eccoli pronti, la prima ad emettere provvedimenti a raffica, che impediscono ai Riva di mettere mano al portafoglio in misura se non corrispondente a quanto preteso dai giudici, molto vicino, tutto bloccato e Pd ad inneggiare contro il nemico Riva. Così il piano Passera, far pagare miliardi alla proprietà lasciandola però operare, va in soffitta. Infine ilcapolavoro Electrolux, dove oltre a Renzi, spicca la Serracchiani, fidatissima e potente suo braccio destro e Presidente del Friuli. La loro bravura è magistrale, il gigante del bianco svedese, decenni or sono acquisì il controllo della Zanussi, competitor di rango, con posizionamento logistico eccezionale sia per l'italia sia, per l allora emergente est europeo. Purtroppo la crisi ha mandato a gambe all aria l'est europeo, e i consumi italiani, ed ecco l arguta scelta di consentire la detrazione dei mobili da incasso nelle ristrutturazioni, ha ridato linfa alla domanda interna, fino a farla risalire in modo importante. Electrolux contenta, Renzi e Serracchiani salvatori del territorio. Domanda: ma se Monti - Passera, in una situazione finanziaria ben più difficile, avessero potuto utilizzare gli incentivi, non sisarebbe ottenuto un risultato analogo? Gli inoppugnabili meriti di Renzi sono quelli di muoversi in maniera magistrale e di aver costruito una maggioranza eccezionale a lui fedele. Basterà all Italia, per uscire dalle secche?

11 ITALIA Sabato 14 febbraio commenta su ::: CULTURA Critiche fuori tempo Spot radical chic alla Potemkin «È Fantozzi la boiata pazzesca» Il musicista Nicola Piovani riabilita la pellicola dell era sovietica e attacca Villaggio. Che però, più che sul film, ironizzava proprio su chi lo esalta ::: segue dalla prima MARCO GORRA (...) Terreno dell epocale scontro è la pagina delle lettere di Repubblica. Dove, tra un lettore che svela il complotto anti-papalino dietro alla comparsata della famiglia numerosa sul palco di Sanremo ed uno che è triste perché non ci sono più i veri valori dello sport, compare una breve ma sentita missiva dal titolo Ecco come la penso su Fantozzi-Potemkin. La firma in calce è quella di Nicola Piovani, compositore premio Oscar. Trascrizione integrale: «Ho rivisto due sere fa La corazzata Potemkin di S. Ejzenštejn, con le musiche di S. Prokofiev: bellissimo, avvincente, un capolavoro. La mattina dopo miè rivenuta in mente la vecchia, celebre battuta di Paolo Villaggio su questo film. Ebbene, sentendomilibero da dogmiideologici ed intellettualistici, mi viene serenamente di dire ad alta voce che il film Fantozzi è una boiata pazzesca». Esistesse un manuale di radicalismo chic e inacidito per principianti, la lettera sopra riportata ne sarebbe l esergo, ed agli applicanti sarebbe fatto obbligo di mandarla a memoria e recitarla almeno una volta un giorno. Una superficiale ma attenta analisi del testo aiuterà a capire perché. «Ho rivisto due sere fa». La parola chiave è «rivisto». Preferita al ben più plebeo «visto», indica vasta cultura cinematografica ed indole riflessiva: chi la utilizza certifica ipso facto diavere lunga e proficua consuetudine col capolavoro in questione, interiorizzato una prima volta in qualche adeguato cineforum anni 70 e da lì in avanti ulteriormente germogliato a botte di seconde visioni via via sempre più estasiate. «Con le musiche di S. Prokofiev». Noblesse oblige, l omaggio del musicista per l illustre collega, a maggior gloria della redenzione intellettuale dell uomo della strada che guarda Sanremo e che il grande, irreprensibile S. Prokofiev manco sa chi è. «Bellissimo, avvincente, un capolavoro». Climax robustoedaltisonante (manca giusto l occhio della madre e la sovrapposizione con l indimenticato professor Guidobaldo Maria Riccardelli sarebbe stata totale) che riesce nell arduo compito dielogiare il film guardandosi bene dallo spiegare perché. «La mattina dopo mi è rivenuta in mente». Corollario al «rivisto» dell incipit. Denota profondità e lucidità: laddove il buzzurro vede il film e riversa a botta calda le proprie impressioni sul primo social network che capita, il maestro ci Giovanna Melandri [Oly] dormesuonderaccoglierel agnizione di buon mattino e scriverne ai giornali come si usa tra persone dabbene. «Sentendomi libero da dogmi ideologici ed intellettualistici». Lungi il sospetto di cadere nel frusto cliché da culturame tardonovecentesco per cui nel disimpegno si annida il Male, ecco soccorrere l excusatio non petita atta a sgomberare il campo da facili polemiche. «Il film Fantozzi». Marchio di fabbrica del vero snob, che sbaglia sapientemente il nome dell oggetto dell esecrazione (la pellicola in questione è Ilsecondo tragico Fantozzi ) onde realizzarne la implicita deminutio. Orde di intellettuali che da una vita sbagliano apposta i nomi dei calciatori e delle soubrette per rimarcare la propria siderale distanza dal popolino sono lì che si spellano le mani. «Una boiata pazzesca». Gran finale all insegna del perbenismo e del bon ton. Come infatti sanno anche i sassi, a risuonare nella fatidica scena non è la parola «boiata»,bensì «cagata». La corazzata Kotiomkin (e non già Potemkin: le vestali del buon nome della cultura rompevano le scatole già allora) è una cagata pazzesca. Fin qui il pensiero - arcinoto - del ragioniere più famoso del cinema italiano circa il capolavoro dell arte propagandistica sovietica. E chissà che il buon Fantozzi non pensi lo stesso di certe intemerate fuori tempo massimo dei venerati maestri. Urge cineforum. Con dibattito. Soldi e politica Alla Melandri 24mila euro di bonus Nel bilancio del Maxxi, un superpremio per l ex ministro direttore del museo Sembrava una missione di volontariato, quella di Giovanna Melandri come presidente della Fondazione Maxxi. Invece, nel 2013 l ex ministro del Pd ha guadagnato 24mila euro di bonus produzione, come sostiene il Fatto quotidiano, spulciando i bilanci della fondazione museale. Nella delibera del 6 novembre 2013 delconsiglio d amministrazione, presieduto dalla Melandristessa - che siè astenutadalvoto-siprevede,oltreaun compenso fisso di 91mila euro lordi l anno, anche un «ulteriore ammontare variabile (premio) da determinarsi in misura fissa», sintetizzato in una tabella allegata al documento. Il premio è al netto delle imposte ed è calcolato in funzione «dell incremento rispetto al precedente esercizio della somma delle voci di proventi quali: biglietteria, contributi di gestione, sponsorizzazioni, altri ricavi e proventi». In sostanza, se l incremento va dal 5 al 15% il premio ammonta a 12mila euro netti, se del 15-20% a 18mila euro, se tra il 25 e il 30% il presidente incassa 24mila euro. Cioè esattamente la cifra assegnata alla Melandri. L importo tuttavia, a vedere il bilancio, scrive ancora il Fatto, non sarebbe giustificato se non per l aumento di «altri ricavi» (inferiore comunque al 10%). Dietro la voce «contributi di gestione» si dovrebbero in realtà individuare abbondanti fondi pubblici, versati dal ministero dei Beni culturali e dalla Regione Lazio. Tutt altra ricostruzione, invece, quella della Melandri, che spiega: «Il premio approvato dal cda è collegato unicamente agli incrementi di risorse private che siamo stati capaci di raccogliere, quali sponsorizzazioni, cena di Fund raising, il programma di Individual and corporate friends». Quel che conta, alla fine, sono i quattrini. La Melandri dovrebbe avere un netto di oltre 45mila euro. Nel 2013 ha dichiarato un reddito imponibile di 75mila euro lordi e pagava un imposta lorda di 25mila euro per un netto di 50mila. Ma il lordo di 91mila euro dovrebbe portarle in tasca più dei 45mila dichiarati. Fatti i conti, si tratterebbe di una somma che si aggira sui 6mila euro al mese. Non male per una che nel 2012, dimettendosi da parlamentare per assumere l incarico di direttore del Maxxi, prevedeva di guadagnare «90 euro l anno». A. M. SECONDA VISIONE Sopra, la scena della carrozzina nel film «La corazzata Potemkin». A sinistra, un fotomontaggio che ritrae Fantozzi e il compositore Nicola Piovani Giornalisti Rampini sotto accusa «Su Repubblica scrive articoli scopiazzati» Federico Rampini [Olycom] L ombra del plagio non dovrebbe mai sfiorare una firma di Repubblica del calibro di Federico Rampini. Almeno finché non ne affiorano in superficie le fonti ispiratrici in lingua inglese, confrontate impietosamente con gli articoli sulle testate italiane del gruppo L Espresso. Ne è nato un tormentone, marchiato dall hashtag #Rampinomics dalla traduttrice Marion Sarah Tuggey. È lei ad aver scovato, svela su Twitter, «almeno una decina di casi palesi - e non ho tempo di controllare tutto quello che scrive», in cui ilblasonato giornalista ha ripreso notizie già ampiamente pubblicate sulla stampa anglosassone e le ha mischiate a qualche riferimento letterario ancor più ancorato nel passato. Ecco come un reportage sui centri commerciali abbandonati negli Stati Uniti, apparso sul New York Times il 3 gennaio scorso, cinque giorni più tardi si trasforma in un servizio del corrispondente dalla Grande Mela, che cita doverosamente e onestamente la sua fonte, salvo poi limitarsi ad arricchirla con citazioni di Robert Putnam e Alexis de Tocqueville. «Ma la colpa è del giornale.facesse lo stesso gioco a parti invertite getterebbe tutto ciò che ha scritto», commenta uno dei partecipanti al dibattito sulla Rampinomics. «Peccato non faccia una piega», cioè la Tuggey. A. M.

12 12 Sabato 14 febbraio commenta su ESTERI La minaccia Lo Stato islamico arriva a Sirte Roma: italiani via dalla Libia Il Califfato si insedia a 500 km da Tripoli. Anche l Egitto ordina ai connazionali di lasciare il Paese. I jihadisti: possiamo colpire la Sicilia. E la Nato dorme ::: segue dalla prima CARLO PANELLA (...) subito il Paese. Segno che la situazione è ormai fuori controllo. Particolarmente indicativa è la decisione dell' Egitto, che ha decine di migliaia di lavoratori in Libia e che conosce più di qualsiasi altro Paese la situazione reale. Ieri la beffa: dopo avere conquistato il controllo di Sirte, la città di Gheddafi e della sua tribù, i Khaddafa, i miliziani libici di Ansar al Sharia, si sono impadronitidella stazione televisiva di Stato Libya e di Radio Sirte (si erano già impadroniti della radio locale "Makidmas"), da cui trasmettono brani del Corano e discorsi del Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Ci si attende da un momento all'altro che proclamino l'annessione al Califfato di Raqqa, che a questo punto conta in Libia, oltre a Derna, su un decina di località su cui sventola la bandiera nera degli sgozzatori. La caduta di Sirte è particolarmente grave perché è la prima città della Tripolitania significativa a essere conquistata dagli jihadisti (Derna è in Cirenaica) e perché siaccompagna a nuoviorrori. Sempre da Sirte, infatti, il Califfato ha postato su Internet, sul sito Al Wasat foto che mostrano 21 egiziani copti fatti prigionieri, coperti dalla ormai classica e tragica tunica arancione degli ostaggi. La loro sorte è segnata, perché la loro cattura è stata motivata «come vendetta per il destino delle donne musulmane torturate e uccise dalla Chiesa Copta egiziana». Non basta, i jihadisti avvertono che la loro espansione in Libia permette di catturare tutti i «crociati copti» che vogliono. Preludio a nuovi eccidi. Alcune fonti egiziane, peraltro, sostengono che i 21 copti sono già stati trucidati e che proprio questa strage ha spinto il presidente egiziano al Sisi a ordinare ai suoi concittadini l'immediata evacuazionedalla Libia. Ma le notizie pessime non si fermano aquesto.sempre ierigliislamisti fedelia governo di Tripoli (quindi non i jihadisti del Califfato) hanno annunciato di avere abbattuto sulmare, tra Sirte e Jawad, un caccia dell'armata del generale Khalifa al Haftar, che è invece schierato col governo di Tobruk (l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale) e supportato dall'egitto. Il tutto, mentre a Gadames, (lontana oasi al confine tra Libia, Algeria e Tunisia), l'inviato dell'onu Bernardino Leon, continua i colloqui di pace tra i due governi (quello di Tripoli, islamista, e quello di Tobruk, laico) che si contendono il potere nel paese. Colloqui che - a fronte di questo quadro - si dimostrano tragicamente surreali, anche perché non vi partecipano i signori della guerra che da una parte e dall'altra si fanno guerra. È dunque accaduto quel che era inevitabile: mentre i Fratelli Musulmani, le milizie di Misurata e gli islamisti da una parte, e i laici del governo legittimo di Tobruk, le milizie di Zintan dall'altra, si combattevano (e si impegnavano nei soliti inutili colloqui patrocinati dall'onu), i miliziani del Califfato si sono insinuati nel caos e sono avanzati a macchia d'olio. Hanno allargato la loro sfera di influenza, penetrando dalla Cirenaica sino nel cuore di Tripoli, dove hanno portato a segno giorni fa l'attentato contro l'hotel Corinthia, nell'intento di uccidere Omar al Hassi, premier del governo islamista che vi abitava. A riprova del suo controllo delterritorio, ieri l'isis ha distribuito volantini a Surman, città costiera a 60 chilometri da Tripoli,in cui diffidano le donne dal truccarsi, indossare vestiti attillati ed entrare in contatto con uomini nelle scuole ::: GIANANDREA GAIANI e nei posti di lavoro e minacciano «il ricorso alle armi contro chi non si adegua». Ma la comunità internazionale non prende atto dell'avanzata del Califfato in Libia e continua a baloccarsi nella inerziale speranza di riuscire a trovare una mediazione tra i due governi. Gravissima, è la cecità della Nato,che sioccupa e preoccupa-in modo avventurista -solo della crisi in Ucraina e non presta interesse all'impetuoso consolidamento del Califfato ai confini marittimi dell'italia. Consolidamento che ha una ulteriore conseguenza drammatica: gli scafisti che lavorano sul traffico di clandestini verso Lampedusa, ormaisi stanno spontaneamente associando alle milizie del Califfato che si stanno impadronendo anche di questo immondo traffico dalle conseguenze esplosive per l'italia (anche ieri sono stati soccorsi 7 gommoni al largo della Libia). Infine, ma non per ultimo, è indicativo il tweet postato da Qalam Hur un miliziano del Califfato: «La distanza tra RomaeSirteèdi1.250chilometri e un missile Scud può arrivare fino in Italia, dato che Sirte dista solo 450 chilometri dal suolo italiano». Gentiloni: siamo pronti a combattere Negoziati inutili, ora serve guerra vera Iniziamo a mandare i parà per prendere gli aeroporti e le navi per bloccare i porti principali I presunti prigionieri copti decapitati Lo Stato Islamico avanza in Libia seminando il panico nei Paesi confinanti e in Europa. Dopo aver respinto le truppe governative intorno alla sua roccaforte Derna, i miliziani fedeli al Califfo hanno occupato Sirte, città natale di Muammar Gheddafi avanzando lungo la costa tra Cirenaica e Tripolitana e facendo sentire laminaccia terroristica a Tripoli. Aveva ragione Marco Minniti, sottosegretario alla presidenzadelconsiglio con delega ai servizi segreti, quando nelmaggio scorso disse che restavano sei mesi per intervenire prima che la Libia diventasse un altra Somalia. Nove mesi dopo la sua valutazione si è rivelata esatta mettendo in luce l inadeguatezza dell Italia, dell Europa e della Nato che avevano destabilizzato la Libia con la sciagurata avventura bellica del Se n è accorto perfino il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che avvisa che se «il dialogo dovesse fallire, l Italia è pronta a combattere». Ma se fino a pochi mesi or sono le opzioni per un intervento militare spaziavano dall interposizione tra le forze dei due governi di Tripoli e Tobruk al controllo delle infrastrutture quali porti, aeroporti e terminal petroliferi. Oggi invece l avanzata dell Isis potrebbe imporre iniziative belliche simili a quelle attuate in Iraq e Siria. Di fatto oggisiamo obbligati a combattere per evitare che, come ha predetto l ex premier libico Alì Zeidan, entro due mesi lo Stato Islamico controlli gran parte della costa. Opzione che dovrebbe risultare inaccettabile per l Italia, benché finora il governo Renzi abbia subordinato un intervento a un mandato dell Onu. Quindi l intervento diventa ora plausibile. Prima di sbarcare truppe in Libia però sarebbe opportuno sgomberare l ambasciata e tutti i residenti italiani per evitare di lasciare potenziali ostaggi ai jihadisti e avere un accordo con il governo di Tobruk alleato con l esercito e le milizie di Zintan appoggiati da Egitto, Algeria e, sul fronte opposto, con il governo di Tripoli guidato dai Fratelli Musulmani e alleato delle milizie islamiste del Fronte Alba della Libia appoggiato da Qatar e Turchia.Schieramenti che finora hanno sempre respinto la presenza di truppe straniere. Un ipotetica operazione militare italiana consentirebbe di proteggere con la flotta e i Fucilieri di Marina i terminal di gas e petrolio a partire da Melitha (dove inizia il gasdotto subacqueo diretto in Sicilia), Ras Lanuf, Brega e Zuetina. I paracadutisti della brigata Folgore sono mantenuti da 18 mesi in riserva strategica per l emergenza in Libia e potrebbero assumere rapidamente il controllo di aeroporti e altri punti strategici del Paese. Alla Marina potrebbe venire affidato inoltre una sorta di blocco navale al porto di Zuara e all area circostante da dove salpano la gran parte dei barconi degli immigrati clandestini.opzioni che potrebbero vedere l impiego di 5/7 mila militari italiani cui potrebbero aggiungersi reparti offerti da altri Paesi europei o nordafricani. Difficile però ipotizzare una missione a basso rischio poiché l accresciuta presenza delle milizie jihadiste garantisce che le forze occidentali diverrebbero i bersagli per i terroristi già attivi in tutto il Paese. Del resto se l Italia avesse schierato in Libia le forze aeree inviate in Iraq contro l Isis autorizzandole a lanciare ordigni probabilmente l esercito libico sarebbe riuscito a espugnare Derna e a cancellare lo Stato Islamico finché era un embrione. Oggi invece per fermarlo occorrerà combattere una guerra a ben più alta intensità. AL BAGHDADI SEMPRE PIÙ VICINO Dopo la città di Derna, non lontana dal confine con l Egitto, lo Stato Islamico sarebbe riuscito ad occupare anche Sirte, importante porto con oltre 130mila abitanti, a soli 5 ore di strada da Tripoli. È proprio alla capitale cui punta l Isis [Ansa] ANCORA 24 ORE Accordo per la tregua Ma in Ucraina sispara più di prima La tregua fra ucraini e ribelli filorussi concordata a Minsk entrerà in vigore a mezzanotte di oggi, ma sarà fragile. Ancora ieri s è combattuto a cannonate. Sette civili sono stati uccisi secondo i ribelli da granate governative fra Donetsk e Lugansk, in particolare ad Artiomivsk è morto un bambino. Kiev sostiene che l artiglieria dei ribelli ha colpito un caffè a Shchastya, vicino Lugansk, uccidendo quattro clienti. L esercito ucraino lamenta 11 soldati uccisi sul campo e 40 feriti. Cruciale resta l assedio di Debaltseve, dove battaglioni ucraini sono circondati dai ribelli. L ottimismo latita e la cancelliera Merkel ha parlato di «barlume di speranza» al quale seguirebbero «nuove sanzioni se le armi non taceranno». La Merkel ha inoltre parlato al telefono col presidente del Kazakhstan, Nazarbaev, concordando che un prossimo vertice si possa ospitare nella capitale kazaka Astana. Le clausole maggiori prevedono il ritiro delle armi pesanti dal fronte lungo una fascia cuscinetto larga da 50 a 140 km, in un tempo massimo didue settimane. Tutto sotto l occhio degli osservatori Osce. Ieri, comunque, il segretario dell Osce Lamberto Zannier, ha detto di aver visto nel Donbass «singoli russi volontari, ma non unità dell esercito di Mosca», dando ragione, almeno per ora, a Putin.La tensione è tenuta alta anche dagli estremisti ucraini del Pravy Sektor, che hanno occupato nella regione di Cherkasy una chiesa ortodossa affiliata al patriarcato di Mosca. MI.MOL.

13 Sabato 14 febbraio

14 14 Sabato 14 febbraio commenta su La mamma: giustizia per Nicole, non me l hanno neanche fatta vedere L assurda morte della neonata affonda sanità e giunta siciliana La procura di Catania: «Ci sono degli indagati». Fra cliniche e politici parte lo scaricabarile L assessore Borsellino verso le dimissioni, il ministro Lorenzin ipotizza il commissariamento ::: ALBERTO SAMONÀ Una foto postata su Facebook da Tania, la madre di Nicole: lei e il marito Andrea festeggiavano il pancione ::: LA SCHEDA IL PARTO DIFFICILE Nicole è venuta alla luce la scorsa notte nella clinica privata Gibiino di Catania. «Ho tagliato il cordone ombelicale, pensavo che da lì iniziasse la gioia. Invece, il dramma è cominciato a materializzarsi un attimo dopo il parto, subito, perché la bambina, dopo il primo vagito, non rispondeva, affannata, come non respirasse», ha spiegato il padre Andrea Di Pietro, 30 anni. LA CORSA DISPERATA I medici avrebbero cercato un reparto ospedaliero specializzato dove trasferirla. È stato chiesto allora l intervento del 118, che ha avviato un monitoraggionei tre ospedali catanesi dove è presente la Terapia intensiva pediatrica: il Garibaldi, il Santo Bambino e il Cannizzaro. Ma in nessuno dei tre centri c era un letto libero. L unico ospedale della Sicilia orientale che ha risposto all appello è stato quello di Ragusa, distante oltre 100 km, a un ora abbondante di viaggio. Ma la piccola è morta durante il trasporto in un ambulanza privata. Comeda copione,la morte della piccola Nicole per adesso non ha responsabili precisi. Ma tanti sono quelli che allargano le braccia. Sì, perché ieri tutti gli interpellati hanno scaricato la responsabilità su altri. E così, in pieno stile italiota, è iniziato il balletto per l individuazione di chi è la colpa dell assurdo decesso della neonata,il cui cuore ha cessato di battere in ambulanza per un insufficienza respiratoria, dopo che la stessa piccola,nata in una clinica privata, era stata respinta da ben tre ospedali di Catania. Poi la folle corsa verso un ospedale di Ragusa, interrotta dalla morte di Nicole. Il ministro Beatrice Lorenzin sta valutando l ipotesi commissariamento e afferma di «attendere il documento finale degli ispettori per valutare se i livelli essenziali di assistenza siano stati correttamente erogati dalla Regione». Uno spettro, di fronte al quale l assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, ha preannunciato la propria decisione di dimettersi: «Nei prossimi giorni rassegnerò le mie dimissioni. Contribuirò anche da dipendente dell Assessorato Sanità all accertamento della verità». La giornata diieri è stata contrassegnata da fiumi di parole e da un unica certezza: che i palazzidel potere siciliani, le cattedrali intoccabili in cui si fanno e disfanno assessorati, manager delle aziende sanitarie e sottogoverni di vario ordine e grado, in queste ore stanno mostrando tutta la propria vulnerabilità.ancora di più,se si pensa, come ha ricordato una recente ricerca,che in Sicilia la sanità rappresenta la principale voce deibilanciregionali, assorbendo attorno al 70 per cento delle risorse. La procura catanese, intanto, fa sapere che vi sono degli indagati, anche se per il momento non sarebbero state individuate precise responsabilità ( «Ilcaso è complesso e civorrà del tempo», ha spiegato il procuratore di Catania, Giovanni Salvi). Per il presidente della Regione Crocetta, una mano sulla coscienza dovrebbero passarsela i responsabili della clinica dove è avvenuto il parto: «Anche per le strutture private - afferma - deve essere obbligatorio, come già funziona per il pubblico, avere la rianimazione neonatale». Intanto, preannuncia provvedimenti severi. Ma non si sa contro chi, se nei confronti del 118 o dei dirigenti dei tre ospe- TENTATIVO DI SUICIDIO IN SARDEGNA Madre si getta in mare con i due figli Muore la bambina di tre anni NUORO Rischia il fermo per omicidio La donna che ieri, in quello che appare un tentativo di suicidio, si è buttata in mare nel lido di Orri (Tortolì) assieme ai due figli, un bimbo di 4 ani e una bambina di 3. La più piccola è morta dopo il trasporto in elicottero all ospedale di Nuoro. La donna, 36 anni, era stata notata attorno alle 17 mentre era già in acqua con i due figli. I soccorritori del 118, subito chiamati sul posto, hanno trasportato in ambulanza la madre e il bambino all ospedale di Lanusei: il piccolo sta bene, mentre la donna è apparsa in stato confusionale. La bambina, invece, era già in condizioni critiche. dali. Non contento, all annuncio dell arrivo degli ispettori mandati dal ministro Lorenzin, lo stesso Crocetta invita a titolare deldicastero della Salute a «modificare l attuale normativa che consente ai privati di svolgere attività senza obbligo di avere la rianimazione interna». Della serie: cambiate le leggi. E la ministra, dal canto suo, al governatore siciliano porge non proprio fiorellini: «Crocetta stia sicuro che, come sempre, chi ha responsabilità oggettive dovrà renderne conto». C èpoila clinica privata, che respinge al mittente ogni accusa: «La struttura - fanno sapere - è accreditata con il Servizio sanitario e pertanto sottoposta a continuie ristretticontrollida parte delle autorità sanitarie competenti». Dunque, tutto in regola. Nonmancala voce del Direttore del reparto Chirurgia pediatrica e dell Utin delpoliclinico di Catania, Vincenzo Di Benedetto, che se la prende con i politici: «Chiamatela colsuo nome, mala politica, - dice - perché questo non è un caso di malasanità! L altra sera qui come nelle altre unità neonatali catanesi non c erano posti, ma questo è soltanto un boomerang dei tagli sconsiderati alla sanità regionale!». Fratutte,peròleparoleche più pesano sono quelle scritte da Tania, la mamma della piccola sulla propria bacheca Facebook: "La nostra bambina noncèpiùenonpercausenaturali, ma per un errore umano, tanti errori umani. Quello che dicono i tg è solo una parte di verità. Non mi hanno permesso di vederla, di stringerla a me, di accarezzarle la manina e farle sentire che io le ero vicino, me l hanno portata via, senza averle potuto dare il suo primo e ultimo saluto". ATTUALITÀ Cede il lago ghiacciato Vittima 14enne Tragedia a Gorzano Maranello, nel Modenese: un ragazzo di 14 anni è annegato in un laghetto ghiacciato la cui superficie ha improvvisamente ceduto. Dalle prime ricostruzioni il ragazzino, di origine nordafricana, ha cercato di camminare sullo strato congelato d'acqua con due amici. Il ghiaccio si è spezzato, e solo gli altri due sono riusciti a mettersi in salvo, mentre il 14enne è scomparso andando a fondo. Il corpo è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco e, per circa due ore, i medici del 118 hanno provato inutilmente a rianimare il giovane, ma alla fine hanno potuto solo constatarne il decesso. Comandante annega nel suo peschereccio È morto per annegamento, intrappolato nella cabina del suo peschereccio, Calogero Romeo, il comandante cagliaritano di 44 anni deceduto nel naufragio della barca Jolly al largo delle coste di Domus de Maria, nel sud della Sardegna. È quanto emerso dall'autopsia. I tre marinai che erano a bordo si sono salvati tuffandosi in mare e poi sono stati recuperati da altri pescatori. Proprio secondo il loro racconto, il Jolly stava salpando quando le reti si sono incagliate nel fondale, cosicché ha cominciato a imbarcare acqua: il comandante Romeo non è riuscito a uscire dalla cabina. Lui muore d infarto Lei, disabile, d inedia Sarebbero morti per cause naturali i due anziani coniugi trovati privi di vita nella loro abitazione di Tempio Pausania. Secondo i primi accertamenti dei carabinieri, marito e moglie erano deceduti già da giorni. Sebastiano Zanichelli, 85 anni, sarebbe morto per un infarto mentre la moglie, Maria Diana, novantenne, non autosufficiente e bloccata a letto da tempo, senza assistenza sarebbe invece morta per inedia. Esposto dei familiari, aperta un inchiesta Appena dimessa dall ospedale, bimba di otto mesi muore a Napoli ::: PEPPE RINALDI NAPOLI Era stata dimessa giovedì dall ospedale Santobono, autentica eccellenza della pediatria e della neonatologia del Mezzogiorno: purtroppo non ce l ha fatta la piccola R.B., appena otto mesi di vita e una brutta crisi respiratoria irrisolta. Che ieri l ha stroncata, fermando per sempre il suo cuore. I genitori hanno sporto denuncia e il sistema si è immediatamente attivato. E dunque a soli due giorni dalla tragedia di Catania, con la bimba appena partorita morta dopo essere stata respinta da tre ospedali, ecco che si ripresenta una sorta di bis, seppur tratteggiato da condizioni e contesti diversi. Unico elemento comune: vite giovanissime che vanno in fumo per ragioni che, probabilmente, si riveleranno meno misteriose di quanto si immagini. È ciò che la procura di Napoli sta già tentando di appurare a poche ore dalla presentazione dell esposto della coppia napoletana, da ieri e all improvviso senza più una figlia di 8 mesi. Lei era di Ponticelli, quartierone popolare all ingresso sud orientale di Napoli, tra l altro ospite di un altra importante struttura specializzata nell assistenza pediatrica e maternoinfantile, Villa Betania. Evidentemente anche in questo caso c entra il sovraffollamento ospedaliero, oppure la patologia della piccola era tale da rendere necessario il ricovero nel più attrezzato ospedale pediatrico del territorio. «Giovedì scorso mia figlia non riusciva a respirare, accusava disturbi alternati e così il ricovero s è fatto urgente» hanno riferito i genitori nell immediatezza del fatto. «Dopo cinque giorni siamo rientrati a casa e poi, all improvviso, tutto è precipitato». Come detto, sulla vicenda è stata immediatamente aperta un inchiesta della procura di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio. Gli inquirenti, come da prassi, hanno disposto il sequestro della documentazione sanitaria presso l ospedale (cartella clinica, atti del ricovero, prescrizioni, etc.): questo in una prima fase della procedura perché, nel volgere di poche ore, verosimilmente, acquisiranno anche la documentazione attestante il tipo di trattamento ricevuto, le cure, ilpiano terapeutico post-dimissioni e le cure ricevute in precedenza a casa. Gli investigatori (stanno operando gli agenti della Polizia di Stato) hanno già sentito come testimone la pediatra della bimba, il medico che piùdiognialtroconoscelavitaclinica - seppur breve - della sfortunata bambina di Ponticelli. Anche i genitori saranno ascoltati. La salma è a disposizione dell autorità giudiziaria per le opportune valutazioni del caso. Che non mancheranno di arrivare nelle prossime ore,insieme con le inevitabili polemiche.

15 ATTUALITÀ Sabato 14 febbraio commenta su ::: ALESSANDRO GONZATO VICENZA Appena due giorni dopo la fiaccolata a sostegno di Graziano Stacchio - il benzinaio che ha ucciso uno dei rapinatori - i ladri hanno saccheggiato il paese. A Ponte di Nanto, nel Vicentino, in una sola notte i delinquenti hanno colpito quindici volte. Nel mirino sono finiti condomìni, vilette e laboratori industriali. Il bottino? Citiamo solo parte della refurtiva: una Bmw, 150 litridigasolio,piùdi3milaeuro di prodotti alimentari e due registratori di cassa (svuotati e gettati in un prato). Vanno poi aggiunte porte e finestre da sostituire. Il paese, teatro della tentata rapina alla gioielleria Zancan da parte della banda formatadalnomade pluripregiudicato Albano Cassol e soci (quest ultimi ancora ricercati), è sotto shock. Prima l assalto al negozio, poi l indagine a carico TROVATE ALL'INTERNO DI DUE POZZETTI LUNGO LA LINEA FERROVIARIA AD ALTA VELOCITÀ Prosegue la raccolta fondi per l uomo che ha ucciso il rapinatore Furti durante il corteo pro Stacchio Zaia: «È un raid punitivo dei rom» A Ponte di Nanto razziate una quindicina di case di partecipanti alla fiaccolata. Folla di nomadi al funerale del bandito: tensione con residenti e Lega, furiosi per l avviso di garanzia al benzinaio del benzinaio per eccesso colposo di legittima difesa, quindi la raffica di furti. Sulla cui natura, il governatore del Veneto,Luca Zaia,ha pochidubbi: «È molto difficile pensare che questa sequela non sia un raid punitivo nei confronti di un intera comunità» dice. «Chiedo indagini a tappeto che portino a individuare questi delinquenti nel più breve tempo possibile e a fare chiarezza totale su un episodio inquietante. Se queste brave persone, queste famiglie a cui esprimo tutta la mia solidarietà, per caso avessero dovuto pagare ilprezzo della loro onestà e del loro coraggio, saremmo di fronte a una escalation criminale tale da richiedere misure urgenti e straordinarie». Poiil presidente delveneto se la prende col governo: «Siamo stufi, è stufa la gente, impaurita ma anche arrabbiata. Sono stremate le forze dell ordine, poche, mal equipaggiate e mal pagate. Intanto l esercito, che sarebbe utilissimo per supportare le forze dell ordine e presidiare il territorio, rimane nelle caserme». Nel piccolo Comune vicentino-vadetto-c èanchechi sostiene (forse per timore di ritorsioni) che potrebbe essersi trattato di una coincidenza, che i furti dell altra notte potrebbero non essere strettamente correlati alla manifestazione a sostegno di Stacchio (ieri ha ricevuto la visita di Giorgia Meloni). Certo, però è Giorgia Meloni ieri ha incontrato Graziano Stacchio piuttosto singolare che una comunità di poche centinaia di persone venga battuta a tappeto poche ore dopo la manifestazione in difesa di un concittadino indagato per aver sparato a uno zingaro pluripregiudicato icuicompagni erano intenti a depredare una gioielleria e tenevano sotto tiro una povera commessa. Stacchio, lo ricordiamo, ormaivive sotto scorta per timore di ritorsioni. Nella caserma dei carabinieri, l indomani del saccheggio, non si riusciva nemmeno a entrare. Il sindaco del paese, Massimo Bedin - pure luivittima dei malviventi - per sporgere denuncia è dovuto tornarequalche ora dopo:«mihanno detto di venire nel pomeriggio, in quel momento proprio non ce la facevano». Ieri intanto, ad Altivole (nel Trevigiano), è stato celebrato il funerale del delinquente rimasto ucciso. Alla cerimonia, durata circa mezz ora, hanno partecipato più di 300 familiari. La comunità nomade di Due molotov No Tav sulla Roma-Firenze Due bottiglie riempite di liquido infiammabile sono state trovate dalla Polizia sulla linea ferroviaria Roma-Firenze all altezza della stazione di Settebagni, alla periferia della capitale. Le bottiglie erano all interno di due pozzetti contenenti i cavi elettrici e sulle grate di protezione è stata trovata la scritta «No Tav». A dare l allarme alla polizia, alcuni tecnici di Fs che durante i controlli hanno notato qualcosa di strano. Sul posto sono intervenuti polizia ferroviaria e Digos. Nella foto (d archivio) una manifestazione dei No Tav sui binari dell alta velocità. Fontanelle e di altri campi limitrofi e non, hanno fatto fronte comune. Quaranta, le ghirlande di fiori. I familiari, nel corso del corteo funebre, con i petali hanno composto una sorta di tappeto. A presidiare la funzione - fino al cimitero lontano mezzo chilometro - c era un nutrito schieramento di forze dell ordine che,permotividisicurezza, ha impedito a curiosi e giornalisti di avvicinarsi al sagrato. Da parte dei partecipanti alle esequie sguardi duri: nessuna scusa, nemmeno abbozzata, per le conseguenze dell assalto alla gioielleria. A qualche metro di distanza un gruppo di cittadini ed esponenti della Lega ha manifestato contro la richiesta di risarcimento danni della famiglia Cassol nei confronti di Stacchio. La gente è col benzinaio: la raccolta fondilanciata da Confcommercio Vicenza, e sostenuta da Libero per coprire le spese legali del 65enne, ha già superatoi10milaeuro.ledonazioni arrivano da tutta Italia, e pure dall estero. Era uscito di galera per buona condotta Ergastolano liberato torna a fare il boss L uomo aveva ucciso un carabiniere. La moglie della vittima: la legge sta con Caino ::: SALVATORE GARZILLO Giovanni Misso [Ftg] Il brigadiere Ruggero Volpi è morto a 30 anni il 12 ottobre 1977, aveva una moglie di 29 anni e una bimba di appena tre. È stato ucciso al casello autostradale di Genova est da un commando di quattro uomini durante il trasferimento di un detenuto. A sparare quel giorno c era anche Giovanni Misso, all epoca 23enne, condannato all ergastolo e poi tornato in libertà per buona condotta. Dovette aspettare il 1990 per i primi permessi ma nel 1993 visto «l ottimo comportamento del soggetto che da anni ha aderito attivamente al trattamento penitenziario», il tribunale gli ha scontato due anni e l ha rimesso in libertà. Misso lo ritroviamo oggi invecchiato e brizzolato in una foto segnaletica dei carabinieri di Monza che nei giorni scorsi hanno arrestato una banda di rapinatori di portavalori. Lui è considerato il capo del gruppo di 12 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, favoreggiamento personale, porto di armi clandestine, rapina pluriaggravata, ricettazione, sequestro di persona, tentato omicidio, detenzione e spaccio sostanze stupefacenti, nonché detenzione di segni distintivi, in uso alle forze di polizia. Si è trasformato da detenuto modello in leader indiscusso di una banda violenta e affamata. Si erano perse le sue tracce fino al 2004, quando si è trasferito in provincia di Monza e ha allestito una base logistica dalla quale ha pianificato i colpi degli ultimi tempi. Almeno 14 le rapine tra il Milanese,le Marche,la Liguria e la Svizzera. Tra gli obiettivi c erano centri commerciali, stazioni di servizio, punti Snai. Colpi ben studiati e con bottini singoli anche da 120mila euro, come nel caso diun portavaloriassaltato ad agosto davantiall ufficio postale di Cesano Maderno (Monza). Cosa più importante, la banda poteva contare su un arsenale di armi da guerra e su una determinazione che gli rendeva leggerissimo il grilletto. Hanno sparato in diverse occasioni, anche contro i carabinieri intervenuti per cercare di fermare una rapina in corso, ma per fortuna i colpi non hanno raggiunto nessuno. «Solo un caso», hanno commentano gli investigatori, convinti del fatto che «prima o poi ci sarebbe scappato il morto». Fa ancora più effetto conoscendo il passato di Misso, definito dagli inquirenti «uno che ha iniziato giovane con una banale guida senza patente» e che poi si è trovato a 23 anni con un ergastolo per l omicidio di un carabiniere. «Nessuno degli assassini di mio marito ha effettivamente scontato l ergastolo.la legge sta dalla parte dicaino. Per le vittime nessun politico ha mai fatto scioperi della fame, per i criminali sì». A parlare è Bruna Scantamburlo, la vedova del brigadiere Volpi. Ha 64 anni, solo tre più dell uomo che ha distrutto la sua famiglia. «In Italia la certezza della pena è un optional, un illusione. A questo punto farebbero meglio a eliminare il carcere, tanto queste persone escono lo stesso. Fosse rimasto in carcere mi sarei stupita. La mia vita si è fermata a 29 anni. Quando ho chiesto agli assassini di mio marito perché? ", loro dalla gabbia del tribunale mi hanno solo insultata guardandomi negli occhi». MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI Provveditorato interregionale per le Opere Pubbliche Campania - Molise - Puglia - Basilicata - Sede Centrale di Napoli Via Marchese Campodisola n Napoli Tel. 081/ Fax 081/ Stazione Unica Appaltante Ente delegato dal Comune di Marano di Napoli (NA) (Convenzione rep. n del ai sensi dell'art. 33 D.lgs. 163/2006 e s.m.i.) ESTRATTO DI BANDO DI GARA 1. Stazione UnicaAppaltante (SUA): Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per la Campania, il Molise, la Puglia e la Basilicata, Sede Centrale di Napoli Via Marchese Campodisola n.21 Napoli - Tel. 081/ Fax 081/ Procedura di gara: Procedura aperta ai sensi dell art. 55 del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i.. 3. Appalto per l'affidamento della progettazione esecutiva e realizzazione dei lavori di riqualificazione di Via Casalanno - Corso Vittorio Emanuele e slargo Via Arbusto - Piazza Plebiscito - Piazza Spirito Santo Comune di Marano di (NA). 4. Importo complessivo dell'appalto: ,08 così distinto: lavori a corpo a base di gara ,18 - Costo del personale non soggetto a ribasso ,34 - Oneri della sicurezza non soggetti a ribasso ,80 - Compenso per la redazione del progetto esecutivo, incluso il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione soggetto a ribasso ,76 (compreso CNPAIA). 5. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso, determinato mediante ribasso sull importo dei lavori posto a base di gara, ai sensi dell art. 82, comma 2, lett. b), del D. Lgs. n. 163/2006 e s.m.i., incluso il compenso per la redazione del progetto esecutivo, al netto degli oneri di sicurezza e al netto del costo della manodopera. 6. Data gara: 26/03/2015 ore 9,30 da esperire presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per la Campania, il Molise, la Puglia e la Basilicata, Sede Centrale di Napoli Via Marchese Campodisola, 21 Napoli. 7. Il bando di gara integrale è stato pubblicato sulla G.U.R.I. n. 18 del 11/02/ Altre informazioni: riportate nel Bando di Gara, nel Disciplinare di Gara e nel Capitolato Speciale d Appalto, pubblicati sui siti: e IL PROVVEDITORE Dott. Ing. Vittorio Rapisarda Federico Il Dirigente Arch. Giovanni Di Mambro

16 16 Sabato 14 febbraio commenta su ATTUALITÀ LA VERA STAR È FOODY, MASCOTTE DI EXPO A Milano ritorna Bit la Borsa del Turismo Partita ieri l edizione 2015 della Borsa internazionale del turismo, rassegna del mondo del viaggiare che quest'anno porterà dritto verso l Expo. Presenti tutte le regioni d Italia e oltre 100 paesi ma la vera star della manifestazione è Foody, la mascotte dell Esposizione che si apre a Milano il primo maggio. L appuntamento del Bit, come sempre, a Rho presso gli spazi espositivi della Fiera, fino al 14 febbraio, è un trampolino di lancio e una vetrina espositiva per gli «addetti ai lavori», in particolare del mondo del turismo. Da oltre 30 anni (la prima edizione è del 1980) Bit favorisce l incontro tra decision maker, esperti del settore e buyer provenienti da varie aree geografiche e settori merceologici. La sentenza Potete annullare l alcoltest se non è presente un avvocato La Cassazione dopo il ricorso di un trevigiano pizzicato brillo al volante: il guidatore deve essere avvisato che può chiedere la presenza di un legale. Migliaia di multe a rischio cancellazione ::: MATTEO MION ::: LA SCHEDA IN EUROPA L Europa non è unita nemmeno sui limiti di tasso alcolico nel sangue. In Croazia, Estonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria la tolleranza nei confronti dei tassi alcolici è pari a zero e le multe sono di euro con arresto fino a un mese. In Italia il limite è 0,5 g/l, in Austria 0,49, in Belgio e Finlandia 0,22, Lituania 0,4, Polonia e Svezia 0,29, Regno Unito 0,8 e Spagna 0,25. GIURISPRUDENZA La Cassazione ha ora stabilito il principio per cui l alcoltest senza avviso all automobilista della possibilità di farsi assistere da un avvocato è illegittimo: è possibile eccepire la nullità «fino al momento della deliberazione della sentenza di primo grado». LO STUDIO DELL ISTITUTO HUMANITAS Scoperto il gene che frena il cancro «Test clinici al via entro quest anno» MILANO Un gene in grado di «spegnere» il cancro. L hanno individuato i ricercatori dell Istituto Humanitas di Rozzano (Milano), team coordinato dal professor Alberto Mantovani. Il loro studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cell, ha dimostrato che una particolare proteina, prodotta per l appunto dal gene Ptx3, è in grado di tenere sotto controllo l infiammazione su cui il tumore si sviluppa. E infatti, in alcuni tumori questo gene viene «spento» precocemente, cosa che dunque favorisce la malattia. L identificazione del gene in questione ha permesso la messa a punto di un farmaco. «Una scoperta inattesa - ha detto Mantovani - da cui ci aspettiamo importanti sviluppi clinici». Ma per sperare in una vera e propria cura si dovranno aspettare i risultati di una più lunga e approfondita sperimentazione clinica, che dovrebbe iniziare entro l anno. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, risolvendo un contrasto giurisprudenzialedinon poco conto,con sentenza n.5396 del 5 febbraio 2015 stabilisce il principio per cui l alcoltest senza avviso all automobilista della possibilità difarsi assistere da un avvocato è illegittimo. Effetto immediato di questa decisione è l annullabilità di migliaia e migliaia di verbali che sanzionano automobilisti in stato d ebbrezza, laddove i verbalizzanti non riescano a fornire prova dell avviso predetto. La multa non è automaticamente nulla, ma l interessato può eccepire tale circostanza al giudice sino alla sentenza di primo grado a pena di decadenza. Nelcaso dispecie,un 26enne trevigiano era stato multato in località Vittorio Veneto per l appunto per guida in stato di ebbrezza. Il tribunale di Treviso aveva riconosciuto le ragioni della difesa del giovane che chiedeva la nullità dell accertamento, e lo aveva assolto dall accusa. La Procura generale di Venezia aveva però impugnato la decisione innanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il ragazzo avrebbe dovuto sollevare l eccezione relativa al mancato avviso difarsi assistere dall avvocato o prima dell effettuazione dell etilometro oppure neimomentiimmediatamente successivi. La quarta Sezione Penale, non essendo univoco l orientamento della Suprema Corte sul punto, in data ha rimesso la questione alle Sezione Unite per ottenere un interpretazione autentica. La pronuncia delle Sezioni Unite, avente valore sostanziale di legge, ha dunque riconosciuto le ragioni del guidatore trevigiano e del suo avvocato: «L automobilista non poteva sapere di aver diritto all assistenza legale contro l alcoltest, che rientra tra gli accertamenti urgenti e irripetibili su luoghi, cose e persone. L indagato o imputato - continua la Suprema Corte - non ha o si presume che non abbialeconoscenzetecniche legali per apprezzare che l atto o il mancato atto non sia rispettoso delle regole processualie, per dipiù, che egli debba attivarsi per eccepire ciò entro determinati termini a pena decadenza». In altre parole, ilguidatore in stato di ebbrezza è equiparato sin dal primomomentoaunindagato qualsiasi, e ha diritto immediatamente alla difesa tecnica. Gli automobilisti devono essere grati alla Corte romana che afferma un principio sacrosanto, visto che talvolta gli agenti sono liberi di verbalizzare e maramaldeggiare sul malcapitato alticcio e indifeso.altro principio sacrosanto strettamente collegato sarebbe che l Autorità verbalizzante paghi le spese processuali in caso di soccombenza giudiziale, altrimenti l automobilista spende in parcelle quello che risparmia in sanzioni pecuniarie. Otterremmo, infatti, un importante risultato: un uso parsimonioso, oculato e non indiscriminato -perché impunito -di alcoltest, autovelox e contravvenzioni varie. Attenzione però a chi telefonate, perché non vi succeda quanto accaduto nel dicembre scorso a Cosenza, quando gli agenti di polizia ritirarono la patente a un tizio in stato di ebbrezza: pochi minuti dopo arrivò al posto di blocco il suo avvocato, simulando un arringa ma anch eglitra ifumi alcolici. Sono finiti entrambi senza patente e sotto processo: cin cin! DE GUSTIBUS Il cliente mascherato Il ristorante Il Boeucc è una della perle della ristorazione milanese: decennio dopo decennio si avvicinano i400 anni dalla nascita. E non solo non li dimostra, ma i suoi saloni, gli stucchi, gli specchi, le colonne - che riportano, grazie alla varie ristrutturazioni, all eleganza del periodo asburgico - lo rendono una chicca estetica da portare ad esempio della milanesità. Siamo nel cuore della città, in quella piazza Belgioioso che è stata, la residenza meneghina dialessandro Manzoni. Elegante ingresso, guardaroba con guardarobiera, poi due offerte culinarie distinte: a destra il Bistrot,perle colazionidilavoro,stessa cucina ridotta nell offerta delle Ristorante IL BOEUCC Piazza Belgioioso 2 Milano Tel proposte e del prezzo, ma non certo nella qualità. A sinistra la sala trionfale, con tavoli apparecchiati con eleganza asburgica, belle Kenzie ad aumentare il fascino, tavoli ben distanziati. A ricevervi, dopo il deposito vestiario, la padrona di casa Monica Brioschi, figlia di Paolo, il quale dagli anni 70, fino a qualche anno fa lo ha condotto e reso celebre, affiancata da competenti e preparati camerieri. Menu tradizionale, ma impreziosito di tocchi di innovazione, è talmente vasto che quasi mette in imbarazzo. Tra gli antipasti prevalenza di pesce, ma ben fornita anche la parte carne, stessa impostazione per primi e secondi. Di fronte a tanta offerta abbiamo seguito un percorso suggerito da Monica e daldirettore, essenzialmente di mirato all ittico ma anche con presenze di terra. La mia lei ed io abbiamo iniziato entrambi con misto di pesce crudo e carpaccio di tonno e capperi; poi risottino alla milanese con pistilli dizafferano e linguine alle triglie con pomodorini e capperi, quindi Trifolata di vitello con funghi porcini e scamponi alla griglia. Tutti i piatti sono realizzati con mestiere antico,nonèlochefaprimeggiare, come accade negli stellati, ma le ricette perfette che, in tannianni, sono state mantenute tali e lentamente adattate ainostri tempi. Per dessert gelato dicastagne allo zabaione, eccellente. Grande carta dei vini con tutti i numero uno italiani e molti stranieri, noi abbiamo scelto calici di rosso piemontese, il nebbiolo di Giacosa e bianchi friulani, il Blanc de Rosis di Schiopetto, non c è bisogno di commentarli.piatto Top: per entrambi il Risottino. Voto: 24/30. Rapporto qualitàquantità-prezzo: buono in rapporto ad un insieme che dà ampia soddisfazione. Spenderete sui 100 euro a persona, al Bistro siamo vicini alla metà. Se amate il tradizionale troverete uno dei migliori ristoranti in assoluto delle Lombardia. ilclientemascherato@liberoquotidiano.it RICETTA PIOVRA SALTATA SU VELLUTATA DI PATATE E ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone 1 piovra lessata 300 gr di patate 1 bustina di zafferano (quello del Boeucc è un blend di diversi zafferani) 1 scalogno olio sale e pepe q. b. Preparazione Rosolare lo scalogno con poco olio, aggiungere le patate tagliate a fettine, salare e pepare coprire con acqua e aggiungere lo zafferano, portando a cottura. Frullare le patate nel mixer aggiustando di sapore con un cucchiaio di olio. Saltare in padella la piovra già lessata e tagliata grossolanamente e trasversalmente fino a renderla croccante alle superfici. Versare, cospargendo a specchio, la vellutata di patate calda su piatto caldo, adagiare la piovra croccante secondo la fantasia del compositore rifinire il dressing con un filo di olio extravergine di oliva. Buon appetito.

17 Gli indici Borsa Milano-FTSE Mib Borsa Londra-FTSE 100 Borsa Parigi-CAC 40 Petrolio - al barile Euro/Dollaro , , ,36 52,8 $ ,96% ,67% ,70% ,43% 1,1381 $ +0,47% ::: Il vero scontro tra Grecia e Germania non è il debito ma la riforma del lavoro ::: FILIPPO MAZZOTTI Commento Come volevasi dimostrare, ilproblema fra la Grecia e i creditorinon è ildebito ma il memorandum, ovvero le condizioni di politica economica a garanzia delprestito, l'austerità vigilata dalla famosa troika. Ed è per questo che la questione non riguarda solo la Grecia ma tutti, perché il modello economico "terzo mondo" è lo stesso che stanno imponendo a tutti quanti, a cominciare da noi. Far costare poco i prodotti da esportazione e attrarre investimenti esteri, che poi sarebbero le delocalizzazionideipaesipiù avanzatie di quelli che non lo erano ma, nel frattempo, lo sono diventati. Come sia potuto accadere che l area dell euro, che conta trecento milioni di persone, un reddito pro capite fra i più alti al mondo e tre dei sette membri del G7, abbia iniziato a comportarsi come se fosse l Albania andrebbe domandato a Berlino oppure a quel mezzo migliaio di società fiscalmente domiciliate in Lussemburgo che sembrano essere il referente unico di ogni scelta europea. RIVOLGIMENTI Quel che sconcerta è osservare come i rivolgimenti politici che covano dovunque non siano altro che il frutto dell'affanno che le forze politiche tradizionali provano nel fare ingoiare alle popolazioni questa medicina, che ha finora prodotto il bel risultato di farci prendere un distacco di duemilacinquecento miliardi di domanda interna in cinque anni dagli Stati Uniti che hanno marciato in direzione opposta. Per capirsi, significa tutto il pil italiano più tutto quello spagnolo. In cinque anni. E chissà quanti sistemi solari in cui esportare cose che costano pochissimo grazie alla compressione dei salari ci vogliono, per compensare questa Waterloo di consumi, occupazione e gettito. Ma queste sono cose che interessano gente come disoccupati, commercianti e pensionati, nessuno dei quali si trova alla guida delle suddette cinquecento società, alle quali al contrario interessa che si continui a fare esattamente quello che si sta facendo. Fossero occorse ulteriori conferme, l'eurogruppo o, per meglio dire, il processo come sempre a porte chiuse alla Grecia di mercoledì scorso le ha fornite tutte. La Grecia chiede di cambiare programma di riforme chiedendo collaborazione all' Ocse,che non è ilcomecon ma l'organizzazione delle democrazie occidentali di mercato, dunque di quelle pericolosamente diverse dal modello Albania che si persegue con tanta determinazione. IL CONTENDERE E solo in subordine di alleggerire il peso del debito, nella misura in cui questo è dovuto alle politiche seguite in questianni oltre che alla follia greca precedente, che pure c'è stata. E quelli gli rispondono che si può estendere il programma di aiutima solo se le misure restano le stesse. Tsipras vuole alzare il tetto del salario minimo e gli rispondono di no. C'entra qualcosa, il salario minimo dei dipendenti privati, con la spesa pubblica? Al massimo può c'entrare nel senso che fa migliorare i conti, visto che sul salario si pagano l'irpef e i contributi. Magari fa crescere anche l Iva, perché quei soldi se li spenderebbero. Non importa,è no lo stesso. Cos'altro deve accadere perché si capisca che il risanamento dei conti è soltanto un pretesto? Sono disposti a rischiare l'uragano finanziario pur di evitare che qualcuno metta in discussione il modello Albania che tante soddisfazioni ci sta regalando. Sulla compatibilità con la democrazia, poi, dell'idea che una volta preso un impegno, magari con il bazooka puntato in faccia, non si può più cambiare qualunque cosa accada, non è nemmeno il caso di indugiare. Però teniamone conto la prossima volta che qualcuno dei molti maggiordomi che infestano il dibattito pubblico italiano viene a spiegarci quanto è bello e conveniente firmare un contratto negoziale per avere flessibilità, qualunque cosa significhi, in cambio di riforme, qualunque cosa esse siano. La cartina al tornasole I titoli auto corrono in Borsa Fanno da apripista alla ripresa Renault, Fca, Bmw e VW macinano risultati. Il mercato torna a crescere e ripartono le assunzioni. Per ogni posto di lavoro nell automotive se ne creano 7 nell indotto ::: UGO BERTONE Assunzioni. Per il mondo dell auto europea è una parola che per tanto, troppo tempo è stata bandita dalvocabolario. Anche per questo impressiona la notizia che Renault si accinge ad effettuare mille nuove assunzioni nella vecchia Europa. A ruota di Fiat che, oltre a prevedere mille nuovi posti per Melfi, continua a richiamare operai dalla cassa integrazione, da Cassino a Pomigliano, dove domanie nei prossimi due sabati si lavorerà per evadere gliordini per la Panda. Con buona pace della Fiom che ha proclamato sciopero appellandosi nientemeno che a papa Francesco. «È come se volessimo avvelenare i pozzi d acqua nel deserto. C'è talmente poco lavoro in Italia, e nel Sud in particolare» ha replicato il segretario della Uilm della Campania, Giovanni Sgambati.Malamacchinasimuove: a giugno verrà presentata la prima vettura del nuovo corso Alfa destinata a far tornare a pieno regime Mirafiori; piovono le prenotazioni per la Jeep Renegade. Ed è ripartita la produzione di Maserati, già ferma per la mancata fornitura di un componente dalla Polonia. L'Europa, segnalano i dati del prodotto interno lordo, prova a ripartire. C'è da crederci? Come sempre accade,una ripresa vera non può che ripartire dall'auto, da sempre assieme all'edilizia il settore trainante dell'economia: per un posto di lavoro in fabbrica, infatti, l'automotive ne crea altri sette, dall'indotto al marketing, dalla pubblicità alla ricerca. Per questo, non a caso, i segnali di uscita dalla recessione europea, hanno messo le ali ai titoli delle case a quattro ruote. Alla Borsa di Parigi, ad esempio, è esplosa la febbre per Renault: +15 per cento negli ultimi due giorni, dopo l'annuncio di utili record. Fiat Chrysler, intanto, si è presa ieri una piccola pausa, dopo una lunga cavalcata che ha portato il titolo a guadagnareil30 percento da inizio gennaio.in attesa dei fuochi d'artificio che potrebbero accompagnare la prossima quotazione di Ferrari. Ma stavolta, a differenza di altre occasioni, il trend delle Borse, nonostante la crisi del mercato russo combacia con quello dell economia reale: la Ford europea annuncia vendite in crescita del 10 per cento, Faurecia, leader della componentistica, rivede al rialzo le stime. I colossi dell'auto tedesca, pur colpiti dalla frenata della Cina, si consolano con i margini garantiti dal lusso. Come conferma l'armata Volkswagen, fortedi12marchicheagennaio hanno venduto vetture. È la ripresa dell'auto, stimolata dal Qe di Mario Draghi che darà ossigeno al credito al consumo, la garanzia che stavolta la speranza di ripresa dell'economia non si esaurirà in una nuova falsa partenza. A gennaio le vendite di auto in Italia sono cresciute del 10,9% a 131 mila pezzi, il primo segnale concreto, ha scritto il Financial Times, della seppur fragile ripresa. E perfino Sergio Marchionne adotta toni più ottimistici: «L'Europa, dopo sette anni, è uscito dall'inferno. Diciamo che siamo in Purgatorio». Il Paradiso, per ora, può attendere. Ma non è più un sogno proibito dopo la durissima crisi: nel 2014 sono state vendute nelbelpaese 1,360 milioni di vetture, il 43,8% in meno del 2007); la produzione ha sfiorato i 400 mila pezzi, la metà del L'obiettivo, per quest'anno, è di avvicinarsi al traguardo delle 600 mila macchine, la "soglia di sicurezza" per garantire lavoro in Italia a tutto il sistema dell'indotto. In attesa che gli investimenti in Alfa e Jeep diano buoni frutti nel Nuove disposizioni dell Agenzia delle Entrate Lo Stato ricatta i fondi pensione: meno tasse per chi compra Btp Se compri il mio debito ti faccio lo sconto (sulle tasse). Altrimenti... Il governo con la Legge di Stabilità 2015 ha aumentato le tasse (dal 12,5 al 20%) sui rendimenti dei fondi pensione integrativi. Ci sarebbe già da eccepire sul metodo e il modo (retroattivo al 1 gennaio 2014) di bastonare chi si costruisce un castelletto previdenziale alternativo. Gli italiani si sono accorti- sono aumentati gli iscritti censitidalla Covip - che ilprimo pilastro previdenziale non darà più rendite dignitose e quindi bisogna essere previdenti, e integrare (di tasca propria) il reddito della vecchiaia. Ebbene, ieri, l Agenzia delle Entrate ha diramato una circolare esplicativa per illustrare la nuova tassazione. Con una puntualizzazione importante: «Per non penalizzare da un punto di vista fiscale questo tipo di investimenti da parte dei fondi pensione, i redditi dei titoli di Stato concorrono alla formazione della base imponibile nella misura del 62,50%». Insomma, tradotto, se i fondi comprano Bot e Btp il fisco farà lo sconto. Tralasciando il fatto che con lo spread che scende i rendimenti dei titoli di Stato italiano sono e saranno sempre più modesti, la coercizione da investimento rende un po meno liberi i fondi pensione - e quindi i previdenti che si autotassano per la vecchiaia - di decidere gli investimenti e l eventuale rendimento. Ma c è dell altro. Sempre la legge di Stabilità ha previsto un aumento della tassazione pure per le casse previdenziali e promesso un credito d imposta per chi investe in progetti di utilità pubblica e infrastrutture. Il decreto attuativo del Tesoro dovrebbe uscire a giorni (è già in ritardo): «Speriamo al più presto: visto che riguarda l anno 2015 più tardi esce meno efficiente sarà», si augura Andrea Camporese, presidente dell Adepp (l Associazione delle casse privatizzate). AN. C.

18 18 Sabato 14 febbraio commenta su Generali chiude i rapporti con S&P Troppo rigidi i criteri adottati Su richiesta di Generali, Standard & Poor s ha ritirato ieri tutti i suoi rating relativi al gruppo, che conseguentemente non verrà più valutato dall agenzia. Per il gruppo triestino la decisione è giunta dopo «un approfondita analisi» (anche con investitori e altri stakeholder), motivata «dall inflessibilità dei criteri adottati da Standard & Poor s nel tener conto del significativo miglioramento della solidità finanziaria». ::: BOT BOT (182) 100,001 BOT (364) 99,998 BOT (182) 99,997 BOT (365) 99,994 BOT (181) 99,993 BOT (365) 99,988 BOT (182) 99,981 BOT (364) 99,98 BOT 30,06,2015 (180) 99,97 BOT (365) 99,959 BOT (182) 99,955 BOT (365) 99,948 BOT (367) 99,927 BOT (365) 99,92 BOT (364) 99,909 BOT (367) 99,895 BOT (365) 99,854 BOT (364) 99,821 Commento Senza figli e pure futuro Stipendi bassi oggi pensioni da fame domani ::: ANTONIO CASTRO Poveri oggi, in miseria da vecchi. Ieri il Censis ha cristallizzato una realtà che dovrebbe far tremare gli statisti della nostra politica (se mai ne fosse avanzato qualcuno): «La generazione mille euro avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse, in caso di non autosufficienza chi pagherà le badanti per tutti?». L altro dato significativo è quello diffuso giorni fa dell Istat: gli italiani fanno sempre meno figli. Anzi: pure gli extracomunitari - che aiutavano le statistiche nostrane - hanno ridotto le nascite. Morale: tra 20/30 anninon cisaranno lavoratoriin grado diversare contributi. E visto che il nostro sistema pensionistico è a ripartizione (si incassa/paga oggi e non si accumula per domani),sesifanno meno bambinioggi,èscientifico che domani ci saranno meno lavoratori per puntellare e rimpinguare un sistema che già traballa vistosamente. Di più: tra il 2008 ed oggi gli unici indici positivi dal punto di vista occupazionale sono stati quelli relativi proprio alla crescita del popolo delle badanti. Anzi: non solo abbiamo un esercito di signore (provenienti dall Ue e extracomunitarie) che si occupano dei nostri anziani, ma che dal 2013 anche le italiane si sono convertite a fare da assistentie baby sitter(come idati Inps evidenziano chiaramente). Resta il problema dei contributi troppo esigui oggi per godere di una pensione dignitosa domani. Considerando che il prelievo contributivo è pari al 30% del reddito lordo, margini per aumentarne la portata non ci sono. Si potrebbe, se le tasse non erodessero cosìtanto il reddito netto disponibile (previdenza integrativa), peccato che ilgoverno attuale,con la legge distabilità 2015, abbia razzolato qualche milione andando a penalizzare proprio i pochi (6,5 milioni su 25 milioni di lavoratori attivi), che previdentemente hanno attivato percorsi previdenziali integrativi. Il contrario di quanto bisognerebbe fare: andrebbero premiate le formichine che mettono da parte, non bastonate fiscalmente per fare cassa. Atteggiandosi al: Chi verrà vedrà. E ancora: se si vuole realmente rilanciare un Paese bisogna partire dal nucleo fondante della società: la famiglia. Gli 80 euro direnzi non bastano. La Merkel ne riconosce mensilmente 180 per ogni figlio (senza limiti di reddito). Non per bontà d animo. Perché senza cittadini domani neppure la locomotiva tedesca continuerà a correre. Titolo Ultima rilev. Titolo Ultima rilev. Titolo Ultima rilev. Titolo Ultima rilev. Titolo Ultima rilev. Titolo Ultima rilev BTP BTP ,5% 100,092 BTP % 100,455 BTP % 100,934 BTP ,5% 101,774 BTP ,75% 101,636 BTP % 101,955 BTP ,75% 101,952 BTP ,75% 104,056 BTP ,25% 102,467 BTP ,75% 105,039 BTP ,75% 106,979 BTP ,75% 104,197 BTP ,5% 102,145 BTP % 107,125 BTP ,75% 109,57 BTP % 101,69 BTP ,75% 109,89 BTP ,25% 111,81 BTP ,50% 108,27 ::: ATTILIO BARBIERI BTP ,75% 100,9 BTP ,5% 111,9 BTP ,5% 109,69 BTP ,5% 113,46 BTP ,5% 110,86 BTP ,25% 114,14 BTP ,5% 115,47 BTP ,5% 107,45 BTP ,5% 103,31 BTP ,25% 115,65 BTP ,05% 101,08 BTP ,5% 117,82 BTP ,25% 116,77 BTP % 116,56 BTP ,75% 115,79 BTP ,75% 115,86 BTP ,75% 116,18 BTP ,75% 122,71 BTP ,15% 106,37 BTP % 125,52 BTP ,35% 100,8 Mondadori punta a Rcs libri? Mediaset primo editore italiano Matrimonio in vista tra Mondadori Libri e Rcs Libri? Dopo le vendite in casa Fininvest (92 milioni di azioni Mediaset, pari al 7,79% del capitale, per 377,2 milioni di euro), gli analisti sembrano propendere per una fusione tra le due società editrici. Insomma, la liquidità servirebbe a creare la più grande casa editrice italiana, fondendo la neonata Mondadori Libri con RCS libri. Mediaset ieri ha perso il 6,52% (3,98 euro). Verso la chiusura di 130 autogrill Le aree di servizio si ribellano a Lupi «Cambiare royalty» Gli operatori della ristorazione autostradale scrivono al ministro per chiedere «una vera riforma» e nuovi rapporti con i concessionari BTP ,5% 130,05 BTP ,5% 130,28 BTP ,5% 123,99 BTP ,75% 126,23 BTP ,6% 116,14 BTP % 161,47 BTP ,5% 161 BTP ,5% 125,25 BTP ,75% 119,32 BTP ,5% 108,28 BTP % 131,3 BTP ,5% 127,84 BTP ,25% 157,53 BTP ,5% 151,44 BTP ,75% 132,5 BTP ,25 140,36 BTP ,50% 118,6 BTP % 152,8 BTP ,75% 151,69 BTP % 141,16 BTP % 125,6 L atto di indirizzo del governo per la riorganizzazione delle aree disosta e servizio in autostrada ha provocato la rivolta dei degli operatori della ristorazione che hanno inviato attraverso l associazione di categoria, l Aigrim, una nota ai ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo. Nel documento le catene della grande ristorazione autostradale ribadiscono il no al piano che prevede la chiusura di 130 strutture sulle 450 attualmente in funzione. Un taglio consistente, che produrrebbe fra 1000 e 1300 disoccupati e avrebbe come effetto finale la rarefazione delle aree di servizio. Con inevitabili disagi per automobilisti e trasportatori. L atto di indirizzo emanato dai ministri Maurizio Lupi (Trasporti) e Federica Guidi (Sviluppo) prevede la soppressione degli impianti in sofferenza. Che però, secondo Aigrim, chiudono in perdita perché sono gravatida pesanti royalty imposte daiconcessionari autostradali. Diritti che incidono dall 8 al 20 per cento sul fatturato del singolo impianto. Portandolo in perdita. Nella lettera glioperatori della grande ristorazione chiedono ai due ministri di rivedere i criteri che porterebbero alle 130 chiusure o in alternativa all accorpamento degli impianti in perdita con altri situatiad almeno 100 chilometri di distanza. Un meccanismo che salvaguarda gli introiti dei concessionari ma rischia di mandare in rosso ben più di 130 punti vendita. Le perdite delle aree di servizio piccole, appesantirebbe i conti di quelle in attivo. Da qui l ultima proposta dell Aigrim cui aderiscono nove grandi operatori della ristorazione: Autogrill, McDonald s, Chef Express, Sarni, My Chef, Sirio, Roadhouse, Air Chef e Airest: per risanare gli impianti meno produttivi i gestori dovrebbero ridurre o in taluni casi azzerare le royalty. Fatta salva, ovviamente, la quota destinata alla copertura dei costi vivi dell area di servizio. Il tempo però stringe. Secondo ilpiano delgoverno i concessionari dovevano presentare la loro proposta di revisione degli impianti diservizio e ristorazione entro oggi. BTP % 145 BTP % EUR 145,38 BTP ,55% 130,02 BTP ,75% 144,66 BTP ,25% 113,01 CCT CCT ,136 CCT-EU ,58 CCT IND 100,28 CCT ,24 CCT-EU ,09 CCT-EU ,31 CCT-EU ,93 CCT-EU ,98 CCT-EU ,27 CCT-EU EUR6M+0,8 101,24 CTZ CTZ ,955 CTZ ,832 CTZ ,713 CTZ ,6 BTP INDICIZZATI BTP IT ,25% 102,351 BTP IT ,129 BTPI ,1% 102,26 BTP IT ,513 BTP IT ,55 BTPI ,10% 104,45 BTP IT ,32 BTPI ,7% 105,16 BTPI ,35% 109,27 BTP IT ,93 BTP IT ,1 BTPI ,1% 110,55 BTPI ,35% 115,58 BTPI ,1% 125,75 BTPI ,35% 125,17 Mercato Azionario AZIONI PREZZO VAR% PREZZO VAR% PR. UF. CHIUSURA SU PR. RIF. MED. PON. DAL 30/12/14 A ACEA 10,71 0,28 10, ,8 ACOTEL GROUP 12,23-2,32 12, ,16 ACSM-AGAM 1,259-1,1 1,258 14,45 AEDES 2,74-2, ,62 AEFFE 2,05-3,48 2,0561-6,22 AEGON 6,6-0,75 6,6042 6,19 AEROPORTO DI FIRENZE 14,2-4,89 14,3586 5,97 AGEAS 31,93-32,0588 7,8 AHOLD KON ALBA PRIVATE EQ 2,232 0,54 2,216-1,67 ALCATEL-LUCENT 3,424-1,21 3, ,6 ALERION 2,622 0,46 2,6362-6,89 ALLIANZ 148,3-0,54 148,8949 8,17 AMBIENTHESIS 0,406 1,25 0,4048 4,37 AMPLIFON 5,51 1,19 5, ,36 ANIMA HOLDING 4,81 1,05 4, ,51 ANSALDO STS 8,73-1,3 8,7633 4,8 ARENA 0,0051-0,005 - ASCOPIAVE 1,932-0,16 1,9394 5,81 ASTALDI 6 0,25 5, ,52 ASTM 12,19 1,33 12, ,51 ATLANTIA 22,51-1,7 22, ,45 AUTOGRILL 7,45-0,67 7, ,2 AUTOS MERIDIONALI 15,6-0,57 15,572 4,77 AXA 20,83-0,43 20,9497 9,63 AZIMUT 21,69 0,65 21, ,3 A2A 0,856-0,23 0,8611 2,21 B B CARIGE 0,0631-0,16 0, ,78 B CARIGE RSP 1,18 1,29 1,1776 7,76 B DESIO BRIA RNC 2,412 2,55 2, ,64 B DESIO E BRIANZA 2,448-0,89 2, ,33 B IFIS 15,65-0,32 15, ,32 B INTERMOBILIARE 3,526-0,28 3,5335-0,4 B M.PASCHI SIENA 0,4812-0,78 0,4974 2,38 B P DI SONDRIO 3,926 0,93 3, ,81 B P EMILIA ROMAGNA 6,76-0,88 6, ,7 B POP ETRURIA E LAZIO 0,583-0, ,37 B POP MILANO 0,785-1,38 0, ,7 B POP SPOLETO 1,794-1, B PROFILO 0,3743 0,13 0, ,13 B SANTANDER 6,29 2,53 6, ,97 B SARDEGNA RSP 11,23 1,26 11, BANCA GENERALI 24,84-0,16 24,9013 7,77 BANCO POPOLARE 12,75-0,86 13, ,74 BASF 83,3 0,73 83, ,32 BASICNET 2,6-0,38 2, ,55 BASTOGI 2,374-1,08 2,3888 5,42 BAYER 126,6 0,64 126, ,35 BB BIOTECH 242,5-0,29 242, ,28 B&C SPEAKERS 6,795 1,42 6, ,25 BCA FINNAT 0,5-2,34 0, ,76 BE 0,5215 0,1 0,5274 7,08 BEGHELLI 0,4185-0,83 0,4212 4,23 BENI STABILI 0,688 1,18 0, ,52 BEST UNION COMPANY 1,832-2,4 1,8619-8,4 BIALETTI INDUSTRIE 0,56-1,23 0,5662 3,61 BIANCAMANO 0,484 1,38 0,4795 3,53 BIESSE 12,98-0,15 13, ,68 BIOERA 0,3034-0,52 0, ,45 BMW 107,7 1,03 107, ,48 BNP PARIBAS 48,4 2,15 48,4432-0,84 BOERO 20,2-20,2-0,98 BOLZONI 3,184 1,92 3, ,71 BON FERRARESI 26,7-26, ,62 BORGOSESIA 0,785 2,48 0,7884-1,51 BORGOSESIA RSP 0,88-0,88 3,17 BREMBO 31,92-0,34 32, ,23 BRIOSCHI 0,1078 0,65 0, ,43 BRUNELLO CUCINELLI 18,42 0,44 18,474-0,59 BUZZI UNICEM 11,65-2,1 11, ,85 BUZZI UNICEM RSP 7,38-0,81 7, ,49 C CAD IT 4,064 1,6 4,0992 9,07 CAIRO COMMUNICATION 5,96 1,53 5, ,79 CALEFFI 1, ,2971-8,21 CALTAGIRONE 2,088 2,86 2,0461 8,98 CALTAGIRONE EDITORE 1-1,48 0, ,48 CAMPARI 5,955 0,93 5, ,41 CARRARO 2,05 2,5 2,0327 7,89 CARREFOUR 28,92 0,49 28, ,08 CATTOLICA ASSICURAZIONI 6,88 0,44 6, ,17 CEMBRE 11,5-0,69 11, ,63 CEMENTIR HOLDING 6,41-0,47 6, ,82 CENTRALE DEL LATTE TO 3,26-0,91 3, ,46 CERVED INFORMATION SOL 5,15 0,29 5, ,85 CHL 0,0392-0,25 0,039 2,08 CIA 0,2851 0,25 0, ,53 CICCOLELLA 0,2413-1,51 0,2416 6,3 CIR 0,987 0,2 0, ,1 CLASS EDITORI 0,3619 0,56 0, ,92 CNH INDUSTRIAL 7,08 0,5 7,0626 5,67 COFIDE 0,4667-0,55 0,4716 8,03 COGEME SET 0,0481-0, CONAFI PRESTITO 0,312-1,76 0, ,13 CR VALTELLINESE 1,14 0,8 1, ,76 CREDEM 6,62-0,45 6,6752 6,26 CREDIT AGRICOLE 11,97 5,74 11, ,35 CSP INTERNATIONAL 1,685-0,3 1, ,62 CTI BIOPHARMA 1,949 0,1 1,9535 1,4 D DADA 2,88 3,6 2, ,85 DAIMLER 83,1-0,06 83, ,57 DAMIANI 1,428-0,49 1, ,42 D AMICO 0,4659-1,1 0,4714 1,5 DANIELI & C 21,84 0,92 21,7576 6,12 DANIELI & C RSP 15,23 0,73 15, ,92 DANONE 58-0, ,41 DATALOGIC 10,7 0,94 10, ,22 DEA CAPITAL 1,774 0,23 1,7652 9,44 DELCLIMA 2,14 0,66 2,1217 7,81 DE LONGHI 17,43-2,63 17, ,43 DEUTSCHE BANK 28,4 3,65 27, ,6 DEUTSCHE TELEKOM 15,94 0,82 15, ,16 DIASORIN 34,8-1,69 35,0745 4,41 DIGITAL BROS 3,542 0,45 3, ,03 DMAIL GROUP 2,69-2,11 2, ,06 E EDISON RSP 0,845-0,59 0,844-1,05 EEMS 0,1372-0,07 0,136-18,91 EI TOWERS 44,56-1,04 44,7164 7,71 EL EN 30,5-30, ,96 ELICA 1,98-0,5 1, ,85 EMAK 0,9 0,5 0,9066 4,71 ENEL 3,904 0,72 3,9082 5,63 ENEL GREEN POWER 1,81-0,71 1,8112 4,38 ENERVIT 3,906 1,45 3, ,95 ENGINEERING 45,05 0,9 44,821 20,13 ENI 15,84 2,33 15,7355 9,17 E.ON 13,36 1,21 13,3211-4,71 ERG 11,4 2,43 11, ,18 ERGYCAPITAL 0,1059-0,09 0, ,15 ESPRESSO 1,201-2,36 1, ,96 ESPRINET 7,23 7,19 7, ,18 EUKEDOS 1,015 2,11 1,023 2,68 EUROTECH 1,986 0,71 1, ,2 EXOR 37,52-0,4 37, ,22 EXPRIVIA 0,822-1,5 0, ,05 F FALCK RENEWABLES 1,127 1,62 1, ,25 FIAT CHRYSLER 12,71 0,16 12, ,4 FIDIA 3,33 0,42 3, ,07 FIERA MILANO 7,35-0,54 7, ,39 FINCANTIERI 0,723 0,91 0,7191-5,92 FINECOBANK 5,335 0,76 5, ,29 FINMECCANICA 10,21-1,45 10, FNM 0,59-0,84 0,5913 5,83 FULLSIX 1,743 1,34 1,7336 1,69 G GABETTI 0,9045 0,95 0,9219 9,7 GAS PLUS 3,75-3,7053 7,2 GDF SUEZ 18,78-0,27 18,8357-3,69 GEFRAN 3,52 2,09 3, ,94 GENERALI 18,34 0,99 18,3281 7,88 GEOX 2,91-0,68 2,9164 7,78 GTECH 17,24 1,23 17,175-6,76 H HERA 2,186-0,64 2, ,39 I I GRANDI VIAGGI 0,5015 0,3 0, IGD 0,7685 0,46 0, ,15 IL SOLE 24 ORE 0,746-1,58 0, ,59 IMA 40,29-1,18 40, ,99 IMMSI 0,65-0,61 0, ,37 INDUSTRIA E INNOVAZIONE 0,4-2,27 0, ,19 ING GROEP 12,33 2,41 12, ,06 Dati aggiornati al 12/02 Titoli di stato Euribor Titolo Titolo SETT SETT MESE MESI Cambi 3 MESI MESI MESI MESI Titolo Domanda Offerta Corona Svedese 9,5887 9,6298 Corona Danese 7,4440 7,4445 Corona Norvegese 8,6535 8,7425 Dollaro Australiano 1,4689 1,4761 Dollaro Canadese 1,4235 1,4228 Dollaro Usa 1,1381 1,1328 Fiorino Ungherese 306, ,7600 Franco Svizzero 1,0576 1,0559 Reinmimbi Cinese 7,1011 7,0730 Sterlina Inglese 0,7401 0,7376 Yen Giapponese 135, ,7200 AZIONI PREZZO VAR% PREZZO VAR% PR. UF. CHIUSURA SU PR. RIF. MED. PON. DAL 30/12/14 INTEK GROUP 0,341 1,64 0,3394 4,41 INTEK GROUP RSP 0,62 0,08 0,6171 4,73 INTERPUMP 12,66-5,03 13,0767 8,67 INTESA SANPAOLO 2,818 3,15 2, ,35 INTESA SANPAOLO RSP 2,5 2,04 2, ,36 INVEST E SVILUPPO 0,57-0,87 0, ,77 IRCE 1,974 1,86 1, ,74 IREN 1,122 1,08 1,118 23,91 ISAGRO 1,669 2,96 1, ,74 ISAGRO AZIONI SVILUPPO 1,35 0,52 1, ,38 IT WAY 1,799 2,8 1, ,97 ITALCEMENTI 6,78-0,66 6, ,25 ITALMOBILIARE 24,48 0,08 24, ,21 ITALMOBILIARE RSP 17,61-0,62 17, ,62 IVS GROUP 6,6 1,62 6, ,2 J JUVENTUS FC 0,2319 0,83 0,2326 5,41 K KERING 183,9 1,21 184, ,66 KINEXIA 1,076-1, ,29 K.R.ENERGY 0,8785 0,51 0,8853 2,03 L LA DORIA 11,44-1,89 11, ,06 LANDI RENZO 1,023-2,57 1,0299 3,33 LAZIO S.S. 0,5025-0,5052 1,52 L OREAL 153,5-2,29 158,7519 9,88 LUXOTTICA GROUP 51,5-1,44 51,74 13,19 LVENTURE GROUP 0,778-5,35 0,801 10,12 LVMH 158,4-0,38 159, M MAIRE TECNIMONT 2,144-1,02 2, ,72 MARR 15,74 2,41 15,676 6,93 M&C 0,107-1,38 0, ,55 MEDIACONTECH 0,7915-3,83 0,8325-1,8 MEDIASET 3,984-6,52 4, ,81 MEDIOBANCA 7,945-0,63 7, ,36 MEDIOLANUM 6,525 0,69 6, ,35 MERIDIE 0,1164-2,76 0, ,58 MID INDUSTRY CAPITAL 6,155-3,53 6,1858 0,9 MITTEL 1,366 3,48 1, ,25 MOLESKINE 1,31 1,08 1, ,33 MOLMED 0,474 1,22 0,4792 5,43 MONCLER 12,96 0,08 12, ,55 MONDADORI 0,934 0,27 0,9288 6,68 MONDO TV 2,792-2,38 2, ,91 MONRIF 0,3293 1,95 0, ,67 MOVIEMAX 0,0275-0,027 3,38 MUNICH RE 183 0, ,71 MUTUIONLINE 5,63-5,566 18,78 N NICE 2,972 0,75 3, ,23 NOEMALIFE 4,722 0,64 4,625 3,1 NOKIA CORPORATION 7,05 0,86 7,0448 7,63 NOVA RE 0,754 1,62 0,7503-5,75 O OLIDATA 0,375 0,27 0, ,46 ORANGE 16,12-16, ,76 P PANARIAGROUP 1,769 5,93 1,696 41,52 PARMALAT 2,508 0,56 2,4967 4,94 PHILIPS 25,34 0,52 25,3166 6,38 PIAGGIO 2,788-0,85 2, ,68 PIERREL 0,706-2,08 0,7185 0,07 PININFARINA 3,632-1,57 3, ,3 PIQUADRO 1,66-1,13 1, ,31 PIRELLI E C. 13,24 2,95 13, ,11 PIRELLI E C. RSP 11,9 1,1 11, ,24 POLIGRAFICA S.FAUSTINO 6,69-0,07 6, ,34 POLIGRAFICI EDITORIALE 0,2818 7,11 0, ,08 PRELIOS 0,3602-0,08 0, ,87 PREMUDA 0,21-0, ,33 PRIMA INDUSTRIE 15, , ,05 PRYSMIAN 16,76-0,48 16, ,63 R RAI WAY 3,646-1,99 3, ,29 RATTI 2,554 1,27 2,5202 6,42 RCS MEDIAGROUP 1,207 2,12 1, ,16 RECORDATI 14,31-0,63 14,339 11,36 RENAULT 79,1 2,39 78, ,74 RENO DE MEDICI 0,3264 5,63 0, ,35 REPLY 72,75 1,11 72, ,46 RETELIT 0,6-0,83 0,6011 3,45 RICCHETTI 0,272-4,93 0, ,24 RISANAMENTO 0,1204-0,25 0, ,62 ROMA A.S. 0,5505 2,9 0,5595 1,01 ROSSS 1,24-1,2331 2,56 RWE 23,67 0,21 23,5215-9,45 S SABAF 12,35 1,23 12,358 10,56 SAES GETTERS 7,02-7, ,99 SAES GETTERS RSP 6,49-6, ,81 SAFILO GROUP 12,7-1,24 12, ,81 SAIPEM 8,66-1,37 8,8142-1,2 SAIPEM RCV ,28 SALINI IMPREGILO 3,676 0,66 3, ,88 SALINI IMPREGILO RSP 10,05 1,46 10,2693-0,4 SALVATORE FERRAGAMO 26,63 0,49 26, ,48 SANOFI 86,8 2,36 86, ,89 SAP 61,15 1,07 60,8734 4,17 SARAS 1,083 4,94 1, ,86 SAT 14,4 0,7 14,1963 7,46 SAVE 13,36-1,55 13,4785 1,29 SCREEN SERVICE 0,038-0, SEAT PAGINE GIALLE 0,0029-0,0029 3,57 SEAT PAGINE GIALLE RSP ,03 SERVIZI ITALIA 4,61 2,9 4, ,54 SESA 13,75 2,61 13,5563 5,85 SIAS 9,4 0,37 9, ,72 SIEMENS 96,05 1,96 95,8281 0,79 SINTESI 0,073-1,22 0, ,31 SNAI 1,652-0,54 1, ,01 SNAM 4,256 0,09 4,2491 3,8 SOCIETE GENERALE 38,43 3,31 38, ,1 SOGEFI 2,834-0,07 2, ,78 SOL 7,1-7,1668 6,69 SORIN 2,06-0,29 2,0602 6,96 SPACE 10,58 1,05 10, ,21 STEFANEL 0,3249 0,25 0, ,04 STEFANEL RSP STMICROELECTRONICS 7,815-1,57 7,88 26,15 T TAMBURI 3,116-1,39 3,158 18,75 TAS 0,4459 6,17 0, ,88 TELECOM ITALIA 0,973-0,61 0, ,32 TELECOM ITALIA RSP 0,791-0,5 0, ,06 TELECOM ITALIA MEDIA 1,036-0,86 1,0404 7,19 TELECOM ITALIA MEDIA RSP 0,626-5,15 0,626 6,28 TELEFONICA 13,17-13,17 9,39 TENARIS 13,5 0,67 13,5553 8,35 TERNA 3,954-0,2 3,9527 5,16 TERNIENERGIA 1,76-0,23 1,745 23,6 TESMEC 0,6275 3,46 0,6291 7,63 TISCALI 0,0564-0,35 0,0573 7,63 TOD S 92,15 1,04 91, ,99 TOTAL 47,36-0,23 47, ,4 TREVI 3,294-1,73 3, ,4 TXT E-SOLUTIONS 9,15 3,04 9, ,16 U UBI BANCA 6,62 1,38 6,694 11,07 UNICREDIT 5,53 3,75 5,4921 3,66 UNICREDIT RSP 8 1,07 7,9893-0,62 UNILEVER 36,93-0,49 37, ,94 UNIPOL 4,27 0,14 4,2829 3,64 UNIPOL P 4,25-0,05 4,2631 4,27 UNIPOLSAI 2,5 0,08 2, ,91 UNIPOLSAI RSP A 234,8-0,09 234, ,66 UNIPOLSAI RSP B 2,508-0,16 2,508 12,16 V VALSOIA 15,48 0,39 15,4078 2,11 VIANINI INDUSTRIA 1,238-0,08 1,2161 4,92 VIANINI LAVORI 5,3 0,76 5,3281-5,36 VITTORIA ASS 9,4-1,05 9,4724 9,3 VIVENDI 20,72 0,14 20,72 1,72 W WAR AMBROMOBIL 17 0, ,16 0,2575 8,59 WAR COMPAGNIA D RUOTA ,0779-0,0746 4,01 WAR D AMICO ,059 6,12 0,059-13,49 WAR ENERTRONICA ,54-0, ,81 WAR ERGYCAPIT 16 0, ,67 0, ,54 WAR HI REAL ,0148-0,0148 4,23 WAR IKF ,031-0,031 0,65 WAR INDUST. STARS OF ITALY 1,18-1,18 81,26 WAR IVS GROUP 0,1699-0, ,05 WAR MICROSPORE ,159-0, ,7 WAR NOEMALIFE ,1-0,1-23,08 WAR PARMALAT ,463 0,83 1,4615 6,01 WAR PRIMI SUI MOTORI ,0053-0, ,6 WAR SAFE BAG ,1701-0, ,34 WAR SERV ITA ,35 8,7 0, ,74 WAR SPACE ,2 4,35 1,2 60 WAR TAMBURI ,02-1,92 1, ,57 WAR TE WIND 18 0,25-0,25-18,46 WARR AGRONOMIA ,0636-0,0636-9,14 WARR BIO ON ,8145-2,34 0, ,08 WARR GGP 16 0,62-0,62-51,9 WARR GREENITALY1 0,8-0, ,13 WARR INNOVATEC 17 0, , ,35 WARR IWB 1,4 3,7 1, WARR SEAT PG 16 0, ,67 0, WARR SUN CAP 16 0,12-0,12 - WARR TECH-VALUE ,08-33,33 0,12-33,33 WARR VALORE IT H 15 0,026-0,026 - WORLD DUTY FREE 9,565 0,05 9, ,09 Y YOOX 19,61-1,26 19,81 6,58 Z ZIGNAGO VETRO 5,54 0,09 5,5141 9,27 ZUCCHI 0,0532-0,75 0,0537 0,38 ZUCCHI RSP 0,1562-0,161-7,57

19 SPECIALI Sabato 14 febbraio IMPRESA LIBERA Con meno tasse il 2015 può essere l anno della svolta Per l ufficio studi di Confcommercio il Pil che non scende più è un buon presupposto. Decisivo il contributo dell Expo SiarrestalacadutadelPilitaliano, anche se la crescita è a zero zero. La stima rilevata dall Istat per il quarto trimestre 2014 apre qualche spiraglio di luce su un economia che esce da tre anni negativi. A rasserenare ilclima contribuisce pure il dato sul debito pubblico che a dicembre è calato di 26 miliardi rispetto a novembre a quota miliardi. E al ministero del Tesoro la sensazione è che la stima dell Istat sia un dato sicuramente positivo che testimonia una possibile inversione del ciclo con un inizio anno più favorevole alla ripresa. In realtà la crescita zero su base congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell agricoltura e dell industria e di un aumento nei servizi, in uno scenario che ha visto sì un calo della domanda interna, ma compensato dall export. Dunque i segnali dell inversione di tendenza si fanno sentire prima di tutto nel terziario. Che fino al terzo trimestre 2014 era ancora in pieno ciclo negativo. Con la riduzione delle tasse il 2015 può essere l anno della svolta. Le condizioni favorevoli ci sono ma «la ripresa è tutta da costruire». È il commento dell ufficio studi Confcommercio alla stima sul Pil.«Il dato conferma comunque - precisa la nota - che la nostra economia è afflitta da una perdurante stagnazione che ha contraddistinto almeno tutto l anno passato, chiuso a -0,4%». «Gli impulsi provenienti dal quadro internazionale, che non erano ancora maturi per produrre i loro effetti nell ultima parte del aggiungono dall ufficio studi di Confcommercio - vanno sfruttati con politiche fiscali finalizzate a ridurre in maniera certa, generalizzata e sostenibile il carico fiscale su famiglie eimprese». In effetti il riferimento degli economisti di Confcommercio alla necessità di costruire la ripresa va letto proprioinquestaprospettiva.l obiettivo «è raggiungibile», spiegano da Piazza Belli, «ma soltanto attraverso una consistente riduzione degli sprechi nella pubblica amministrazione e utilizzando anche i potenziali risparmi in termini di minori interessi sul debito pubblico, a patto di confermare, agliattuali livelli, gli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici. Significativo sarà anche il contributo dell Expo, soprattutto in termini di spesa dei non residenti nel nostro Paese». E a proposito di turismo c è da rilevare pure il cauto ottimismo che si respira fra gli operatori impegnati in questi giorni alla Bit, la Borsa internazionale del turismo, aperta dal convegno organizzato da Confturismo-Confcommercio. «Il calo del prezzo del petrolio, il quantitative easing di Mario Draghi e la conseguente svalutazione dell'euro sono elementi positivi per la crescita economica - ha sottolineato il presidente di Confturismo Luca Patanè - e l Expo 2015 è una opportunità, senza eguali, che deve essere sfruttata appieno per rilanciare il brand e la grande bellezza dell'italia». Il turismo rappresenta per l'italia il 10,4% del Pil, inchiodato a questo livello ormai da anni. «La nostra ambizione sarebbe quella di tornare al 15%, e questo sarebbe un contributo al Paese sia in termini di occupazione sia di reddito», ha aggiunto Patanè, «ma per centrare l obiettivo servono riforme strutturali, la prima delle quali dovrebbe essere quella fiscale con la riduzione di imposte e accise e un aumento del reddito disponibile». La vera sfida per la crescita si gioca come sempre sul taglio alle imposte. ADRIANO BASCAPÈ Elena Grandi (Rovigo) «In Veneto i negozi tornano ad aprire» Alessandro Ambrosi (Bari) «Più investimenti per la vera ripresa» Elena Grandi, numero uno della Confcommercio Rovigo ::: MARIANNA BAROLI Ottimismo, positività e uno sguardo verso un futuro più roseo. Per Elena Grandi, presidente di Confcommercio Rovigo, la crisi in Veneto ha sfiorato il settore commerciale in modo più lieve rispetto al resto dell'italia. Grandi, che dal 2013 è a capo di Confcommercio Rovigo è la prima donna ad aver ricoperto il ruolo prestigioso di prima carica dell Ascomm della provincia veneta. Presidente Grandi, possiamo fare un bilancio della situazione del commercio in questi anni di crisi? «Da noi c'è, come in buona parte del Veneto, una crescita del settore commerciale». Numeri positivi? «Sì, e che si rifanno anche ai buoni numeri italiani. Nel 2014 in tutto il paese sono state aperte 75mila nuove attività. Questo fenomeno è riscontrabile anche dai noi». Chi tende ad avviare nuove imprese? «Noi abbiamo tanti giovani che stanno iniziando. A volte si tende a giustificare l apertura dinuovi esercizi commerciali collegandoli a disoccupati che si reinventano imprenditori. Da un certo punto di vista può essere vero ma io vedo anche un grande voglia di fare impresa». Su cosa si punta? «Molti puntano tutto sull Ict (tecnologie dell'informazione e della comunicazione ndr) e molti sul web. Ma in Veneto riusciamo a riscontrare anche un buon ritorno ai vecchi mestieri con giovani che aprono negozi di prodotti tipici, o rilevano le vecchie botteghe dei genitori». Imprese solo al maschile o anche le quote rosa hanno un ruolo importante? «Registriamo un buon numero di imprese aperte da donne.». Dopo la crisi c'è quindi una reazione. «Sì, e molto positiva. Superato il colpo iniziale ora ci si sta rialzando e spero che Confcommercio Rovigo e Veneto siano state d aiuto visto che noiseguiamo a 360 graditutto l'iter di apertura di nuove imprese, dalla ricerca dei fondi a logica di richiesta di fondi europei». Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini (Toscana) «Si rivedono i soldi delle banche locali» ::: ANTONIO SPAMPINATO Giovedì scorso Anna Lapini è stata eletta presidente della Confcommercio Toscana. Già numero uno della confederazione della provincia di Arezzo dal 2012, è stata la prima donna a ricoprire tale carica in Toscana, poi seguita dalle colleghe presidenti di Pisa e Grosseto. Quali sono le priorità del commercio nella regione? «Il commercio in Toscana, così come in tutto il territorio nazionale, soffre molto la contrazione della disponibilità economica delle famiglie. Una ristrettezza che ricade sui consumi e che ha diverse cause. La principale deriva dall incapacità della politica di affrontare la crisi in maniera seria e lungimirante». Dove la politica ha peccato? «La spending review è stata fatta all acqua di rose e se lo Stato ha bisogno di soldi per pagare le troppe spese inutili e il mostruoso debito sovrano, fa la cosa più semplice: mette le mani nelle tasche dei cittadini. Lacrescente pressione fiscale ha tolto capacità di spesa alla gente. Una priorità è proprio questa: spingere la politica ad allentare la pressione fiscale». Però si inizia a parlare di ripresa: magari, a cascata, un po di ricchezza tornerà presto nei conti correnti dei consumatori. «È qui il problema. Anche davanti a una ripresina trainata dall export, ci vorrà tempo perché il territorio ne benefici, seppure in minima parte, capillarmente. E il piccolo commercio non può più aspettare, è con l acqua alla gola. Ha bisogno di un intervento immediato di alleggerimento fiscale». Almeno dal lato delle banche, da tempo molto parche a prestare denaro soprattutto ai piccoli esercizi, vede qualche spiraglio? «Qui sì, qualcosa si intravede. Per fortuna sembra si stiano riaprendo i rubinetti, in particolare quelli delle banche locali. Invece di prestare valanghe di quattrini a pochi, hanno finanziato diversi esercizi in pochi giorni fino a 25mila euro». Il presidente di Confcommercio Bari, Alessandro Ambrosi «Se siamo all inizio di una ripresa starei attento a far festa. La disoccupazione è assai levata, si fanno meno figli, e pochi investimenti. Ma sono fiducioso», Alessandro Ambrosi, presidente della Confcommercio di Bari, è prudente. Siamo all'inizio di una ripresa o si tratta solo di un fuoco statistico? «Sono tempi difficili per le analisi da manuale. A voler interpretare i segnali, affidandosi alle apparenze in modo lombrosiano, direi che in questa timida ripresa una parte buona l ha giocata la crescita del potere d acquisto delle famiglie (dell 1,9% nel terzo trimestre dell anno) grazie all inflazione vicina allo 0, il calo del prezzo della benzina, che non è poca cosa, e anche una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po meno restrittiva. Se siamo all inizio di una ripresa starei attento a far festa. La disoccupazione è assai elevata, si fanno meno figli, e pochi investimenti. Ma sono fiducioso». Quanto ci vorrà per recuperare i livelli pre crisi? «Una politica di investimenti pubblici finanziata direttamente dalla Bce con moneta è una buona strada. Come lo sono anche gli investimenti pubblici in settori che stimolano la crescita come infrastrutture, educazione e ricerca, che si trasformano direttamente in domanda aggregata e possono avere effetti positivi di lungo periodo». Però se i redditi non aumentano sarà difficile... «La diminuzione delle tasse, sul reddito o sulle imprese, è inevitabile che si traduca in maggiori consumi o in maggiori investimenti. Ma teniamo anche conto del fatto che sono momenti, quelli attuali, in cui gli attori del mercato, dalle famiglie alle imprese, stanno ancora pagando debiti accumulati e quindi vivono un clima di grande incertezza. Con questo voglio dire che i cosiddetti soldi "pochi, maledetti e subito" vanno sempre bene per risolvere questioni congiunturali.ma sappiamo bene che una crisi che va avanti da così tanto tempo, e che sta mettendo in ginocchio pure gli ipermercati, necessita di riforme ben più incisive, che possano porre il nostro Paese in condizione di generare crescita sul medio-lungo periodo». A.C.

20 20 Sabato 14febbraio2015 SPECIALI L EXPOSIZIONE DEL BUON GUSTO L enologo Riccardo Cotarella «Dal Padiglione del Vino si esce ubriachi di cultura» ::: TIZIANA LAPELOSA Riccardo Cotarella è l enologo più famoso d Italia. Ma soprattutto il più esperto. E non poteva che essere affidata a luila guida delcomitato scientifico del ministero delle Politiche agricole per il Padiglione Vino a Expo Milano 2015, allestito all interno del Padiglione Italia. «Un gioiello». Tutto da gustare... «Sì. Il padiglione è diviso in diversi settori. Ma quello che cipiace dipiù è chec è ilsapore dell Italia: il vino». Cosa aspetta i visitatori? «Tanti effetti scenografici, ilvino e la sua storia, ilcoinvogimento dei sensi, la degustazione personalizzata». Come ci si orienta con un offerta così ampia? «Crediamo che l afflusso sia notevole perché non c è a Expo un padiglione così specifico e riservato ad un prodotto come il vino». Quindi? «Prevediamo file lunghissime. Per questo abbiamopensato ad un app da scaricare, la vinitaly club, per creare il wine profile». Come si fa? «Attraverso cinque domande si scopre il vino corrispondente al proprio gusto. Visto che ci sarà una grande quantità di vini, crediamo che questa sia la maniera giusta per scegliere quelli da degustare all ultimo piano». Partiamo dal basso. Si entra e cosa si trova? «Tanti effetti scenografici nell area Domus vinii. Un viaggio alla scoperta della storia del vino italiano, una storia architettonica che si ispira ai fasti degli antichi palazzi italiani. Si racconta del legametralastoriadelvinoela storia dell uomo. Ci sarà anche l Albero della Vite, che narra la storia di oltre 500 vitigni del patrimonio italiano, cheabbiamoildoveredifar conoscere al mondo». E si racconta cosa c è dietro ad un bicchiere di buon vino? «Certo. La Domus è collegata ad altre stanze nelle quali si potrà assistere alla fase di lavorazione del vino, dalla vendemmia alla pinzatura, attraverso sculture scenografiche, affreschi e video che rappresentano i luoghi del vino e le sue mille sfumature. Cisaranno anche vasi deimaestri vetrai veneziani, coppe e bicchieri. Si raccontano 2500 anni di storia del vino». Dopo la vista... «C è l olfatto con il tunnel dei profumi del vino e delle cantine. Luoghi dove gli aromi si perfezionano, maturano e si affinano. C è pure una parete odorosa dalla quale verranno percepiti i quindici profumi tipici del vino». Eil Maredivino? «È una grande vasca di marmo nero ricoperta da un sottile specchio di acqua». Cosa rappresenta? «Riflette le immagini dei più famosi brindisi della storia delcinema,come il Gattopardo, la Cavalleria Rusticana o la Traviata. Le immagini vengono proiettate sul soffitto per riflettersi sulla vasca. C è anche una cascata di vino e un percorso di suoni legati all enologia». Praticamente un bagno nel vino... «Vogliamo che il visitatore si immerga nel vino». Passando anche dalla Biblioteca... «Prima si passa dalla storia alla tecnologia. Con video multimediali si scopre il proprio wine profile, si passa attraverso un gift shop e si arriva al primo piano, la Biblioteca del vino, attraverso una scalinata che riproduce un acino d uva». Cosa si farà? «Si potranno degustare 1400 vini con l aiuto disomellier professionisti». Nulla è lasciato al caso? «No. Anche l atmosfera è elegante. Tutto è bianco, puro, per valorizzare il valore del nostro prodotto nel mondo». Qui finisce l esperienza? «No.La vera chicca è la terrazza vetrata per rilassarsi e ricordare ciò che abbiamo visto. C è una sala degustazione,una Vip lunch, un area relax. Il percorso termina su una passerella sospesa ricoperta da un pergolato di vite rampicante fatto con il legno recuperato dalle botti, che profumano di vino». Insomma, si esce ubriachi... «Di cultura». A chi dobbiamo tutto questo? «Al Comitato scientifico che ha avuto l idea. A Verona Fiere, che è un vanto dell Italia per creatività e merito della divulgazione della cultura delvino nel mondo. All architetto Italo Rota (che ha disegnato il Padiglione, ndr). Ma soprattutto al ministro dell Agricoltura Maurizio Martina. Il mondo del vino gli è grato per aver voluto questo gioiello». I colori dell uva in tutte le sue sfumature tra le esperienze offerte al Padiglione di 2mila metri quadrati dedicato al Vino L omaggio dello chef a Expo: al via il Cluster del Cacao Pera, zafferano e grana di riso nel cioccolatino di Ernst Knam Dalla collaborazione con Lorenzo Palmeri nasce la casetta con lo skyline di Milano «Al cacao devo tutto. È l unico prodotto da cucina che si può lavorare in qualsiasi stato» ::: MARIANNA BAROLI Ernst Knam,uno deipiù celebripasticceri e cioccolatai, non è solo un volto noto in Italia grazie alla sua partecipazione a programmi televisivi di cucina, ma è uno degli chefscelti da Expo come ambasciatore del messaggio di questa Esposizione Universale. Knam, che da oltre 20 anni gestisce la sua pasticceria a Milano, non per nulla viene chiamato il re del cioccolato e per Expo Milano 2015 ha in serbo parecchie sorprese. Una su tutte? Un cioccolatino molto speciale. Chef, nel 2014 lei è stato scelto dagli organizzatori di Expo 2015 per divenire uno degli Ambassador del food di questa Esposizione. Cosa significa per lei ricoprire questo ruolo? «Penso sia una bella nomination. Expo non solo per Milano ma per tutta l Italia sarà un evento molto importante e sarà una bellissima vetrina per farsi vedere almondo nelmeglio delle nostre capacità. Dare un contributo, anche minimo, per me è un onore». Ogni ambassador ha scelto un prodotto chiave. Il suo, non poteva essere altro che il cacao. Ci spiega dove è nato il suo amore per questo alimento? «Mi colpisce tutto del cacao. Si riesce a creare un prodotto come la cioccolata che, per me e per la mia cucina, è un elemento fondamentale. Ma c è di più. Non Ernst Knam e il cioccolatino creato per l Expo tutti hanno avuto l occasione di tenere tra le mani una cabossa (il frutto del cacao, ndr). Prendere in mano il frutto del cacao è un esperienza unica: in inverno è caldo, in estate fresco. È un frutto incredibile: offre carica, energia e da una fava piccola si riescono a fare cose pazzesche». Il cacao è quindi uno degli elementi più speciali che possiamo trovare in natura... «Sì. In pochissime lavorazioni siamo riusciti a creare il cacao che è l unico prodotto da cucina che si può lavorare in qualsiasi stato: solido, liquido, granuloso, polveroso. E poi, se si sbaglia, basta farlo tornare allo stato liquido e si può ricominciare a creare». È molto più di un dolce... «È anche molto salutare come prodotto. Uno studio australiano ha rivelato come, con l assunzione quotidiana di 8 gr

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