XXI. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.

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1 XXI In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo " "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino " "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"? "Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E molto noioso! Allevano anche delle galline. E il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" SdV 178

2 "No", disse il piccolo principe. "Cerco amici. Che cosa vuole dire "addomesticare"?" "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami" " "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l uno dell altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". "Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C è un fiore credo che mi abbia addomesticato " "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra " "Oh! Non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Sì". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa! E delle galline?" "No". "Non c è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: SdV 179

3 "Per favore addomesticami", disse. "Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!" "Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po lontano da me, così, nell erba. Io ti guarderò con la coda dell occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po più vicino " Il piccolo principe ritornò l indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore Ci vogliono i riti". SdV 180

4 "Che cos è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un ora dalle altre ore. C è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, " piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi " "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". Poi aggiunse: "Va a rivedere le rose. Capirai che la tua rosa è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi SdV 181

5 siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto un mio amico e ora è per me unica al mondo". Le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi assomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: ". "L essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa " "Io sono responsabile della mia rosa " ripeté il piccolo principe per ricordarselo. SdV 182

6 Qual è il senso di questo capitolo? Luca:è di far capire che le cose più belle, le cose verso cui provi più piacere, le puoi vedere solo con il cuore. Camilla: per me è insegnare la fiducia e il valere l uno per l altro. Matteo: il senso per me è la ricerca, la forza perché il piccolo principe addomestica una volpe. Una su tante, ma questo non la rende una qualunque. La rende la SUA volpe. Francesco: per me il senso è che il cuore è l unico punto di vista possibile per guardare all anima di chi hai di fronte. Laura: non è che la cosa più importante tu ce l hai o la vedi; prima la devi CAPIRE. Daniele: per me il significato sarebbe che l amore che provi per qualcuno che hai curato e con cui hai trascorso del tempo, guai compresi, ti ha permesso di amarlo ancora di più. Matteo: mi è venuto in mente che il senso potrebbe anche essere la RICERCA dell amore e dell affetto per qualcosa di unico al mondo. Camilla: per me il succo è il RICORDO di aver avuto un amicizia e sentire ancora ciò che hai provato. Un amico, per esempio, anche se sei lontano, tu non te lo scordi mai. Nel bene o nel male. Matteo: anche l espressione io posseggo, anche questo è il senso del capitolo. Le rose non possedevano nessuno. Il piccolo principe nell addomesticarla, l ha posseduta e questo l ha resa unica nel mondo. A cosa servono i legami nella vita di un uomo? Lorenzo: per fare conoscenza. Laura: per aiutarti quando sei in difficoltà, pure quando devi capire qualcosa e non ci riesci. Viola: avere amicizie. Daniele: per fare conoscenza delle proprie azioni e dei propri sogni. SdV 183

7 Camilla: a provare emozioni. Luca: per non stare in solitudine. Sofia D.G.: i legami servono a creare in qualche modo l amore tra due persone. Laura: a trovare il tuo ESSERE. Guglielmo: il legame aiuta a fare delle scelte. Matteo: per me avere legami serve a capire se stessi, scopri te stesso e quindi scopri il tuo essere. Daniele: veramente per me sarebbe una specie di iniziativa che procede fino a che diventa un esperienza che alla fine diventa un vero e proprio legame. Sofia I.V.: a non andare in solitidine. Sofia D.G.: i legami servono anche a capirsi con dei semplici passi. Vedi il discorso dei passi...le due parti si conoscono e si riconoscono. Guglielmo: è come un collegamento. Lorenzo: aumentano la vicinanza. Laura: quando tu hai un legame con qualcuno, gli puoi racconatre i tuoi desideri e ti esprimi. Matteo: questo capitolo sembra quello del geografo. Luca: i legami servono per far avvicinare due persone e per far abituare due persone. Il mio cane se mi avvicino non scappa, ma se arriva uno sconosciuto lui fugge. Denis: sono d accordo che servano ad avvicinare, ma i legami da piccoli possono anche diventare permanenti. Daniele: anche un legame di coscienza oltre che di conoscenza. Pensa alla storia che hai studiato quest anno: in quale passaggio hai percepito nettamente il crearsi di legami? Laura: per me nel Paleolitico perché gli uomini hanno iniziato a sotterrare i morti. SdV 184

8 Guglielmo: quando cominciano, intorno al fuoco, a raccontare le loro avventure ai più piccoli. Matteo: so che è un po strano, per me sono stati fatti subito i legami. Anche gli australopitechi, perché già loro facevano segni di comunicazione per dire qualcosa all altro. Dire qualcosa anche non con il linguiaggio nostro, vuol dire creare un legame. Denis: secondo me invece nel Neolitico perché con la nascita dei villaggi si crea la comunità stabile. Daniele: anche per me nel Neolitico ma per un altra causa: cominciano a commerciare. I due nuovi si incontrano e unendosi anche i loro villaggi si uniscono e così si creano legami. Luca: nel Neolitico hanno addomesticato gli animali. Guglielmo: in un certo senso anche nel neolitico perché nelle famiglie e poi nei villaggi si danno i ruoli. Viola: per me con la nascita del linguaggio. Denis: secondo me nel Neolitico visto che sono nati anche i metalli, le forme di arte con i metalli simboleggiano in qualche modo dei legami. Ginevra C.F.: nel Paleolitico perché hanno cominciato ad abitare insieme e già questo fatto determina sintonia. Laura: per me hanno iniziato dall inizio della storia dell uomo perché stavano in gruppo. Viola: anche nella seconda organizzazione sociale perché sul libro si dice che erano tutti parenti e da lì si sono organizzati. Matteo: ma tutti stanno individuando un periodo. Ma loro non hanno cominciato a fare legami non appena l uomo è esistito? Luca: secondo me Matteo ha ragione, già gli australopiteci vivevano sugli alberi in sintonia procurando da mangiare per se stessi e per il gruppo. E poi condividevano i letti, cioè gli alberi. SdV 185

9 Denis: anche secondo me Matteo ha ragione. Se guardi Lucy, anche quella mostrava un legame con il proprio gruppo. Laura: i compagni l hanno incoraggiata a seguire il gruppo oltre il fiume. Viola: e poi anche il marito si è dispiaciuto per la sua morte, quindi vuol dire che c era un legame. Laura: forse il legame tra la stessa specie è istintivo. Luca: io penso che invece si costruisca. Matteo: per me è sia istintivo, sia costruito. Dipende dal tipo di legame. Lorenzo: secondo me i legami non hanno limiti, perché ciascuno si crea una famiglia e quella è il primo esempio di legame. Se invece osservi un territorio da un punto di vista geografico, cosa ti permette di verificare la presenza di legami? Daniele: per me i legami si possono creare grazie alla cultura di un luogo. Per esempio, se uno è greco, avrà la sua cultura che può determinare un rapporto di tipo diverso tra elementi naturali e antropici che sotto sotto hanno qualcosa in comune. Sofia D.G.: per esempio si può verificare la cura che l uomo ha verso l ambiente naturale. Luca: questa cosa c entra anche con scienze. Credo che sia qualcosa a che fare con l ecosistema: tutti sono in sintonia con tutti e stanno in equilibrio. Matteo: per me il legame tra luoghi è determinato dalla bellezza della natura. Laura: per me il legame è naturale perché comunque l uomo per avere un legame con la natura, deve usare la sua naturalità perché magari quando costruisce qualcosa e usa la sua naturalità, ciò che ha costruito può anche servire alla natura stessa. Matteo: ci ho ripensato. Forse il posto ha legami con l uomo perché l uomo incoraggia il luogo con la sua vita. SdV 186

10 Ginevra C.F.: è come se l uomo va così tante volte in un paesaggio che trova o crea dei legami con la frequentazione. Luca: secondo me un luogo...se vedi in un luogo molte famigliole di animaletti, vuol dire che essi si vogliono molto bene. Daniele: per me geograficamente puoi osservare legami di forza e di cultura in un luogo. Ci sono delle tappe che correlano fatti storici a elementi geografici e questo crea dei legami come: quando tu vai in un posto importante di Roma, di cultura, antico...puoi trovare i segni delle esperienze e ciò dimostra che ci sono dei legami. Matteo: a volte i luoghi sembrano persone vere perché è come se si facessero sentire. Cosa significa essere responsabile di qualcuno o di qualcosa? Luca: tenere a qualcuno e prendersi cura di qualcuno. Daniele: e quindi anche di qualcosa. Camilla: è essere qualcuno, venir considerati da qualcuno ed essere un punto di riferimento. Poi la gente di considera la gente se tu ti prendi cura dell altro. Massimo: essere responsabili di qualcuno è, per il qualcuno di cui si è responsabili, come essere un modello di riferimento. Sofia D.G.: essere responsabili significa assicurarsi che qualcuno segua un buon esempio. Filippo: per me è come avere un altra vita, devi averne cura. Guglielmo: vuol dire anche che qualcuno si fida di te e quel qualcuno si è affidato a te. Matteo: avere responsabilità vuol dire essere l eroe per qualcuno. Quel qualcuno crede in te, a quel qualcuno dai forza e fiducia. Camilla: è come il rapporto tra madre-figlio. Lorenzo: essere responsabile della propria vita. Viola: vuol dire essere la cosa più importante per qualcuno e per qualcosa. SdV 187

11 Massimo: si è responsabili di se stessi e se si è soli, praticamente sei responsabile di te stesso. Sofia D.G.: significa anche essere il cammino di qualcuno. Essere in qualche modo l elemento di coraggio per far percorrere una strada a qualcuno. Come si dimostra la capacità di essere responsabili? Camilla: essendo disponibili. Massimo: sapendo curare la cosa di cui tu sei responsabile. Casmilla: ti ricordi il video di Mr. Morris...lui si prendeva cura di tutti i libri dando vita a quella bambina...per me voler bene, curar qualcuno...così dimostri di esser responsabile (ndr I fantastici libri volanti di Mr Morris Lessmore) Guglielo: magari una piccola cosa per qualcuno, può essere grande per altri... Sofia D.G.: infatti sul libro per l Expo abbiamo scritto: non è importante fare cose grandi, ma è importante fare grandi cose. Camilla: è come chi ha un perché, trova il come. Daniele: per me è cose se fosse una pianta: tu la curi e lei cresce. Se osservi le caratteristiche di una comunità, che conseguenze porta l esser responsabile? Daniele: il benessere di tutti. Camilla: uno sarebbe la tolleranza, un altro è la simpatia perché se non lo fosse sarebbe isolato e terzo, la bontà dell anima. È questo che rende un uomo ricco di cuore capace di stare con chiunque lo capisca. Massimo: la tolleranza è come il signore a cui hanno ucciso a Parigi la moglie e lui non li ha odiati. Matteo: non so se c entra, ma secondo me le conseguenze della responsabilità sono anche che tu cerchi di far capire chi sei. Daniele: cambiare pensieri e scopi che avresti potuto raggiungere da solo. Insieme fai meglio. SdV 188

12 Camilla: per me...le conseguenze stanno nell essere apprezzato, anche come amico. L uomo non dovrebbe avere solo oggetti, ma il benessere nello stare accanto a qualcuno e nel voler il bene di qualcuno. Io mi ricordo vagamente del racconto delle vacanze di Natale di prima...mi ricordo che c era scritto che qualsiasi persona ha un cuore, anche le cattive, quindi la responsabilità della comunità sta nel tirar fuori solo il meglio di chi ha accanto. Sofia D.G.: diciamo che se tu sei responsabile di una comunità e la comunità è responabile di tutti, vuol dire che la comunità viene percepita come qualcosa di diversa da tutte le altre. Se ti prendi cura dell ambiente, è come se ti prendessi cura anche delle persone. Daniele: bisogna anche anche saper accontentare i membri del proprio gruppo. Non solo dando loro amicizia, ma anche pensieri che si possono condividere. Qual è il significato dell espressione: non si vede bene che col cuore. L essenziale è invisibile agli occhi. Massimo: la bellezza di un luogo ad esempio di quest aula, non si può vedere. Laura: se l aspetto di una persona è brutto, quello non è troppo importante. Devi vedere il dentro della persona. Matteo: come in Ratatouille...il piatto povero era una delizia. Guglielmo: bisogna andare al di là delle apparenze perché il fingere ti acceca la realtà/verità. Luca: secondo me è una metafora. L essenziale lo riconosci da ciò in cui si manifesta. Viola: come in La Bella e la Bestia... Laura: è come se la vista ti prendesse in giro...gli occhi del cuore ti dicono la verità perché parlano una lingua certa, gli occhi del cuore sono proprio il tuo parere. Matteo: quando gli occhi veri ti ingannano, tu vieni portato alla disperazione. Compito: costruisci un testo nel quale si renda evidente che l essenziale è invisibile agli occhi. SdV 189

13 C era una volta una piccola bambina. Ella era curiosa delle qualità che poteva avere il mondo. Un giorno andò nel bosco proibito, entrò e disse:<<ma che può avere di spaventosto questo bosco? Le persone sono proprio bugiarde>>. Ma ad un certo punto, spuntò un orco. Ella disse:<<mi rimangio ciò che ho detto!>>, e scappò immediatamente. Ma l orco la inseguì e le disse:<<ma io non sono cattivo, voglio diventare tuo amico>>. <<Davvero? Non ho mai visto un orco che vuole diventare amico di una semplice bambina. Anzi, pensavo che tutti gli orchi fossero cattivi!?>>. Ma l orco le disse:<<cara mia, devi capire che l essenziale è invisibile agli occhi, cioè quello che conta è il cuore, non l aspetto esteriore e comunque ti sbagli sugli orchi; non sono cattivi, anzi sono buoni!>>. Ormai si era fatto tardi e la bambina disse di voler tornare a casa. L orco la pregò di non lasciarlo per sempre e così la bambina rimase a dormire con lui per una notte. Il giorno dopo, non avendo provviste, si misero in cerca di cibo, giocarono e si divertirono.fu poi la bambina a chiedere di trattenersi per un altra notte. Decise però di avvisare la propria madre, sebbene le raccontò una bugia: sarebbe andata a dormire da un amica. Ovviamente la mamma acconsentì. Passarono i giorni e l amicizia tra i due divenne così forte, al di là delle differenze, da diventare un legame che nessuno riuscì più a spezzare perché tutti ne riconobbero il valore. Viola SdV 190

14 XXII "Buon giorno" disse il piccolo principe. " Buon giorno" disse il controllore. "Che cosa fai qui?" domandò il piccolo principe. "Smisto i viaggiatori a mazzi di mille", disse il controllore. "Spedisco i treni che li trasportano, a volte a destra, a volte a sinistra". E un rapido illuminato, rombando come il tuono, fece tremare la cabina del controllore. "Hanno tutti fretta", disse il piccolo principe. "Che cosa cercano?" "Lo stesso macchinista lo ignora", disse il controllore. Un secondo rapido illuminato sfrecciò nel senso opposto. "Non sono gli stessi", disse il controllore. "È uno scambio". "Non erano contenti la dove stavano?" "Non si e mai contenti dove si sta", disse il controllore. E rombò il tuono di un terzo rapido illuminato. "Inseguono i primi viaggiatori?" domandò il piccolo principe. "Non inseguono nulla", disse il controllore. "Dormono là dentro, o sbadigliano tutt al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri." "Solo i bambini sanno quello che cercano", disse il piccolo principe. "Perdono tempo per una bambola di pezza, e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono " "Beati loro", disse il controllore. SdV 191

15 Cosa significa perdere tempo in qualcosa o per qualcosa? Luca: vuol dire che dai molto tempo a qualcosa che non è così importante. Camilla: perdere tempo per qualcosa che non ha senso fare. È fatica sprecata. Guglielmo: magari può essere meno importante per qualcuno, e più importante per altri. Massimo: perdere tempo significa che all inizio pensi che quella cosa ti aiuti ma poi, con il passare del tempo, ti accorgi che quella cosa non dà frutti e allora hai perso tempo. Daniele: il tempo che sprechi per una cosa, è il tempo che eviti di usare per fare altro. Ginevra C.F.: il tempo si può sprecare solo per fare cose importanti e non sciocche. Mattia: perdere tempo è come quando un bambino non vuole fare i compiti e fa tutto sbagliato tanto per toglierseli. Massimo: il tempo che sprechi per qualcosa però alcune volte si può rivelare utile. Per esempio il piccolo principe ha sprecato tempo con la rosa, ma poi alla fine l ha addomesticata. Luca: perdere tempo per qualcosa a cui tieni...certi pensano che sia inutile, non considerano il tuo desiderio. Camilla: però si può pure perdere tempo per fare bene una cosa, tu per esempio non sai fare una cosa e un giorno ci stai le ore per imparare a farla. Quella che pensavi essere una perdita di tempo, diventa un aiuto a fare bene. Sofia D.G.: perdere tempo PER qualcosa ha un lato positivo. Se tu hai passione per studiare, perdi quel tempo per fare quel qualcosa. Invece perdere tempo IN qualcosa, è come dire disperdere. Denis: ma scusa una cosa, a quel punto non è utilizzare il tempo. SdV 192

16 Sofia D.G.: ma il tempo nella giornata passa, tu nell utilizzare il tempo, arrivi ad un punto in cui non ne avrai più. Il tempo sempre quello è, o lo usi per una cosa, o per un altra. Denis: ma questo è un problema di priorità. Uno deve andare a fare solo le priorità. Guglielmo: quindi per te se tu fai tutto il giorno una cosa, quello è perdere tempo? Sofia D.G.: il tempo lo utilizzi. In una giornata devi fare più cose. Mattia: è come quando uno ti dice che farai tantissime scelte nella vita. Camilla: significa anche quando uno fa il bullo, si crede forte e perde tempo perché non acquista amici. Laura: per me perdere tempo PER qualcosa significa perdere tempo per aiutare quella cosa o quel qualcuno. Perdere tempo IN qualcosa sognifica inceve lasciare che il tempo passi senza metterlo a buon frutto. Cosa significa prendere tempo per fare qualcosa? Viola: sfruttare il tempo. Camilla: essere in anticipo facendoti avanzare tempo. Laura: è come sacrificare il tempo per fare qualcosa. Daniele: per me significa usare BENE il tempo per svolgere qualcosa di importante per il tuo futuro o il tuo passato. Sofia I.V.: si può prendere tempo per qualcuno come quando un genitore chiede un permesso per poter stare con il proprio figlio. Filippo: è utilizzare il tempo. Ginevra C.F.: come quando i genitori prendono tempo più che per stare con noi, per vedere quello che abbiamo fatto. Daniele: può anche significare utilizzare bene il tempo per svolgere una riflessione per la quale c è bisogno di tempo. In questo caso il tempo non lo perdi ma lo prendi. Perché solo i bambini sanno quello che cercano? SdV 193

17 Camilla: perché i bambini sanno immaginare e l immaginazione ti porta anche al reale. Viola: perché gli adulti sbadigliano e dormono, i bambini con fantasia e immaginazione, cercano quello che vogliono. Sofia I.V.: per me è come la situazione del cappello e dell elefante. Laca: secondo me vuol dire che i bambini sono come il piccolo principe che non rinuncia mai a un adomanda. Daniele: per me i bambini sanno quello che cercano perché sono loro che ideano e immaginano il futuro. I grandi pensano solo a quello che ORA c è, non pensano a quello che DOMANI ci sarà, non se ne fanno nessuna idea. Denis: secondo me i bambini hanno anche meno cose da fare. Viola: perché i bambini lottano per quello che vogliono. Camilla: quindi il succo è che i bambini possono immaginare ciò che non sanno o non possono immaginare gli adulti. Per esempio quando un bambino piccolo fa un disegno. Per i grandi è uno scarabocchio e per loro invece è il loro mondo e si incavolano da matti. Ginevra C.F.: quando a me non mi rispondono, io continuo a dire: è, è, è...e poi per disperazione mi rispondono. Cosa significa cercare? Guglielmo: vedere nei minimi dettagli qualcosa che ti sei perso. Giulia: vuol dire trovare qualcosa che si è perso. Sofia I.V.: vuol dire esplorare, come il piccolo principe che sta cercando l uomo. Denis: secondo me cercare vuol dire anche trovare. Camilla: per i bambini vuol dire VOLERE qualcosa, SCOPRIRE qualcosa. Daniele: per me cercare vuol dire cercare di creare una nuova cosa. Lorenzo: cercare il proprio obiettivo. SdV 194

18 Giulia: per i bambini vuol anche dire saper cose nuove, esplorarle. Daniele: cercare di prendere tempo che puoi utilizzare anche per una perdita di tempo, ma comunque per cercare di realtizzare un tuo sogno. Viola: o anche il tuo futuro. Sofia I.V.: vuol dire pensare con la propria testa e capire. Laura: cercare una tua strada per realizzare i tuoi obiettivi. Se pensi a ciò che hai studiato quest anno, in quali situazioni ti sembra di intuire che l uomo ha cercato qualcosa? Daniele: cercare nuove scoperte. Denis: secondo me nell evoluzione dell uomo dall Australopiteco al Sapiens Sapiens se non avesse cercato niente, non avremmo avuto un evoluzione di uomo. Viola: l australopiteco andava a cercare il cibo. Guglielmo: per me quando l uomo è sceso dagli alberi e ha cercato di fare i primi passi: è come se avesse cercato una nuova possibilità di vita. Sofia I.V.: per me quando ha cercato di farsi capire costruendo il linguaggio. Daniele: per me l uomo ha cercato non nella storia ma nella geografia: ha cercato nuovi posti, ha cercato di scoprire le cose della scienza. Insomma l uomo: una vita, una ricerca. Laura: per me sempre. Quando finisci un obiettivo ne inizi un altro. Se vedi storia, geografia e scienze, ogni volta che arrivi alla fine di qualcosa, in realtà sei all inizio di qualche altra cosa. Guglielmo: è sempre una ricerca. Sofia D.G.: ma l inizio di una ricerca è frutto di curiosità o è legato alla ricerca precedente. Laura: dipende. Se leghi due ricerche è come se la prima continuasse. La curiosità invece ti permette di avere dubbi e quello ti permette di andare avanti a cercare. SdV 195

19 Maestra: nell antica Grecia c era un filosofo... Daniele: direi che ce ne sono stati moltissimi. Maestra: già, ma ce ne era uno che si chiamava Socrate che diceva: io so di non sapere e con quella storia, se ne andava in giro a passeggiare e a fare un sacco di domande...a cui non rinunciava mai. Camilla: forse diceva che non si smette mai di imparare. Sofia D.G.: in qualche modo è come se stesse dicendo che non si finisce mai di pensare. La forza del pensiero ti fa superare il tuo limite invalicabile. Laura: so di non sapere è perché magari scopri qualcosa che non è certa certa. Lo scoprire non assicura la certezza del sapere. Daniele: avere una vera domanda... per la quale sai di avere una risposta che ancora non hai dato. Perché il controllore ritiene che i bambini siano beati? Camilla: perché loro si possono godere il tempo. Viola: perché possono esplorare il mondo. Laura: il controllore sta fermo a controllare, i bambini possono immaginare, sono liberi, possono fare di tutto. Denis: secondo me perché i bambini hanno tutta una vita davanti, non hanno troppi impegni e non hanno troppe cose a cui pensare. Daniele: si ma uno può pure morire da bambino. Denis: ma io ho detto che i bambini hanno una vita davanti e non una vita indietro che li condiziona. Io bambino mi posso costruire quello che voglio della vita che ho davanti, mica sono obbligato a fare delle scelte. Maestra: e quando le scelte le farai? Denis: questa è una bella domanda. A quel punto devi pensarci bene e devi fare tesoro delle esperienze. SdV 196

20 Viola: i bambini sono beati perché hanno futuro, hanno orizzonte. Guglielmo: ma anche il controllore è stato bambino. Laura: i bambini possono entrare nelle emozioni degli adulti. I bambini possono decidere se lavorare, per gli adulti e un dovere. Ginevra C.F.: il controllore vuole ridiventare bambino. Sofia I.V.: forse quando è cresciuto non ha avuto un futuro bello, forse vuole cambiare vita. Ginevra C.F.: è una specie di possibilità per ricominciare. Guglielmo: per me tutti i giorni fai delle scelte. Denis: certo ma c è da dire che da bambino le fai tutte facili, da adulto sono più difficili. Guglielmo: ma da bambino devi decidere che strada prendere da grande. Guglielmo: io non dico solo il lavoro, io dico che vita farai! Daniele: io vorrei fare una vita tranquilla. Guglielmo: non è detto che ci riuscirai. Daniele: per me è come se tu avessi una domanda, ora non hai una risposta, hai una certezza. Viola: i bambini sono beati perché possono vedere il futuro e soprattutto hanno voglia di cercare. Daniele: per me avere una vita tranquilla è facile e difficile in quantità uguale. Cosa teme di aver perso? Viola: la sua vita perché ora fa solo il controllore. Camilla: la sua libertà perché a fare il controllore è diventato come un pupo siciliamo. Filippo: teme di aver perso l infanzia. SdV 197

21 Lorenzo: ha perso il tempo. Sofia I.V.: ha perso una possibilità. Ginevra C.F.: la vita che ha vissuto. Daniele: il suo scambio. Sofia I.V.: è come la storia dell ubriacone e di Cenerentola. Sofia D.G.: ma quindi è come se noi fossimo i macchinisti di quel treno? Sofia I.V.: sì, scegliamo noi dove andare, mica lo sceglie qualcun altro. Daniele: certe volte nella vita c è qualcuno che ti comanda. Denis: però è molto raro. Guglielmo: se tu ti fai comandare...è sempre una scelta. Daniele: comunque è facile farsi ingannare... io vorrei precisare che lo scambio della sua vita corrisponde al saper prendere l ennesima decisione. Viola: per me si è perso infanzia e futuro. Il passato non gli è servito a niente, e il futuro non lo sta rincorrendo, rimane fermo come tanti uomini. Luca: credo che abbia perso la vita. Magari lui voleva fare altro e gli è capitato quello. Sofia D.G.: secondo me teme di aver perso il suo motore. Ginevra C.F.: è come se il controllore fosse in un punto di decisione per la sua vita. Daniele: per me il controllore ha perso per l ennesima volta il mezzo cuore che gli era rimasto. Laura: il controllore teme di aver perso la sua strada, la sua scelta, la sua vita. Daniele: la sua capacità di scegliere. Laura: ormai è tardi. Daniele: ma c è sempre possibilità di scegliere. SdV 198

22 Guglielmo: se ci fosse sempre tempo, non ci sarebbe la perdita del tempo. Se il tempo fosse infinito, tu non potresti perdere... Come può recuperare ciò che ha perso? Luca: secondo me si può ribellare a questo lavoro. Può decidere di cambiare. Viola: può rincorrere il futuro che desiderava da piccolo. Daniele: arriva all ultimo pezzo del binario e svolta verso l infinito. Così cambia la sua vita anche all ultimo momento. Laura: deve cambiare il suo obiettivo. E pure subito perché sta al limite. Deve fare una scelta certa. "Buon giorno" disse il piccolo principe. " Buon giorno" disse il mercante. XXIII Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una la settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. "Perché vendi questa roba? " disse il piccolo principe."è una grossa economia di tempo" disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti alla settimana". "E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?" "Se ne fa quel che si vuole..." "Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana " SdV 199

23 Cosa è il tempo per te? Lorenzo: è qualcosa da utilizzare. Sofia I.V.: è crescere adagio adagio, perché così capisci le cose dei grandi. Daniele: allora è prendere il tempo. Denis: per me il tempo è una risorsa da sfruttare. Laura: è usare il limite. Luca: sarebbe una possibilità da non sprecare perché può capitare una volta sola. Mattia: adagio adagio verso la fontana è come non sprecare i momenti belli della vita. Daniele: il tempo è prendere, perdere il tempo, è un sogno infinito. Ginevra C.F.: il tempo è qualcosa da sfruttare in un tot di tempo. A cosa serve il tempo? Ginevra C.F.: per studiare, per rilassarti, per dormire... Viola: per sfruttare al meglio le tue capacità. Laura: per fare le scelte nella vita. Daniele: serve a essere, certe volte è anche una rottura, serve a limitare il tempo di una vita e di un sogno. Guglielmo: serve a vivere la tua vita. Sofia I.V.: serve a costruirti una vita, un futuro, un obiettivo. Daniele: serve a costruire il passato del futuro. Ginevra C.F.: serve anche per la vita che sarà. Luca: puoi cercare di fare le cose che hai sempre desiderato di creare. Sofia I.V.: semplicemente a cercare. SdV 200

24 Se tu potessi risparmiare tempo, la quota risparmiata, in cosa o per cosa la spenderesti? Camilla: per aiutare l umanità. Viola: per aiutare i poveri. Luca: io i miei minuti li sfrutterei per fare ciò che ho sempre sognato fare. Li spenderei al massimo. Massimo: io li userei per avere tanti minuti così alla fine avrei più minuti per fare cose per le quali serve tanto tempo. Daniele: spenderei il mio tempo per realizzare un impresa che è sempre fallita. Tenterei l impossibile. Laura: io i miei minuti li spenderei per continuare il mio sogno. Viola: farei ginnastica artistica. Sofia I.V.: li userei per aiutare i miei amici in difficoltà o che devono superare un ostacolo. Sofia D.G.: io userei il tempo in più per essere me stessa e studiare biologia. Camilla: io lo userei per fare nuove amicizie. Ginevra: io lo userei per dare amore agli animali. Viola: anche per fare l archeologa. E per fare lavoretti per la mia famiglia Daniele: io lo impiegherei anche per imparare come si fallisce, anche se fallisco quasi sempre, ma anche come si può finire di fallire. Ginevra C.F.: io vorrei aiutare mia madre. Costruisci un orologio, un orologio che possa segnare il tuo tempo. SdV 201

25 XXIV Eravamo all'ottavo giorno della mia panne nel deserto, e avevo ascoltato la storia del mercante bevendo l'ultima goccia della mia provvista d'acqua: "Ah!" dissi al piccolo principe, "sono molto graziosi i tuoi ricordi, ma io non ho ancora riparato il mio aeroplano, non ho più niente da bere, e sarei felice anch'io se potessi camminare adagio adagio verso una fontana!" "Il mio amico la volpe mi disse " "Caro il mio ometto, non si tratta più della volpe!" "Perché?" "Perché moriremo di sete " Non capì il mio ragionamento e mi rispose: "Fa bene l'aver avuto un amico, anche se poi si muore. Io, io sono molto contento d'aver avuto un amico volpe " Non misura il pericolo, mi dissi. Non ha mai né fame, né sete. Gli basta un po' di sole Ma mi guardò e ripose al mio pensiero: "Anch'io ho sete cerchiamo un pozzo " Ebbi un gesto di stanchezza: è assurdo cercare un pozzo, a caso, nell'immensità del deserto. Tuttavia ci mettemmo in cammino. Dopo aver camminato per ore in silenzio, venne la notte, e le stelle cominciarono ad accendersi. Le vedevo come in sogno, attraverso la febbre che mi era venuta per la sete. Le parole del piccolo principe danzavano nella mia memoria. "Hai sete anche tu?" gli domandai. Ma non rispose alla mia domanda. Mi disse semplicemente: "Un po' d'acqua può far bene anche al cuore " Non compresi la sua risposta, ma stetti zitto sapevo bene che non bisognava interrogarlo. Era stanco. Si sedette. Mi sedetti accanto a lui. E dopo un silenzio disse ancora: SdV 202

26 "Le stelle sono belle per un fiore che non si vede " Risposi: "Già", e guardai, senza parlare, le pieghe della sabbia sotto la luna. "Il deserto è bello", soggiunse. Ed era vero. Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio "Ciò che abbellisce il deserto", disse il piccolo principe, "è che nasconde un pozzo in qualche luogo " Fui sorpreso di capire d'un tratto quella misteriosa irradiazione della sabbia. Quando ero piccolo abitavo in una casa antica, e la leggenda raccontava che c'era un tesoro nascosto. Naturalmente nessuno ha mai potuto scoprilo, né forse l'ha mai cercato. Eppure incantava tutta la casa. La mia casa nascondeva un segreto nel fondo del suo cuore "Si", dissi al piccolo principe, "che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile". "Sono contento", disse il piccolo principe, "che tu sia d'accordo con la mia volpe". Incominciava ad addormentarsi, io lo presi tra le braccia e mi rimisi in cammino. Ero commosso. Mi sembrava di portare un fragile tesoro. Mi sembrava pure che non ci fosse niente di più fragile sulla Terra. Guardavo, alla luce della luna, quella fronte pallida, quegli occhi chiusi, quelle ciocche di capelli che tremavano al vento, e mi dicevo: "Questo che io vedo non è che la scorza. Il più importante è invisibile " E siccome le sue labbra semiaperte abbozzavano un mezzo sorriso mi dissi ancora: "Ecco ciò che mi commuove di più in questo piccolo principe addormentato: è la sua fedeltà a un fiore, è l'immagine di una rosa che risplende in lui come la fiamma di una lampada, anche quando dorme " E lo pensavo ancora più fragile. Bisogna ban proteggere le lampade: un colpo di vento le può spegnere E così, camminando, scoprii il pozzo al levar del sole. SdV 203

27 Secondo voi qual è il vero tema di questo capitolo? Daniele: chi non ha pensiero non trova nulla; chi si dà una possibilità, trova tutto. Massimo: la bellezza di un posto è invisibile agli occhi. Matteo: chi trova un amico, trova un tesoro. Denis: chi cerca trova. Filippo: per me è credere nelle cose. Matteo: l aviatore ci ha creduto, il capitolo vuol insegnare che chi crede in se stesso, raggiunge il suo obiettivo. Guglielmo: quindi l aviatore ha avuto da fare. Se fosse stato impalato, ci sarebbero state probabilità che moriva. Che cosa rappresenta il pozzo? Mattia: rappresenta la fonte di energia per l aviatore. Sofia L.C.: l amore perché aviatore e piccolo principe si vogliono bene. Luca: secondo me il pozzo è la fonte della vita. Filippo: per me è una fonte essenziale perché senza acqua non si vive. Massimo: per me è il tesoro nel deserto, ciò che fa la bellezza del deserto. Guglielmo: per me è l unica speranza per sopravvivere. Laura: per me il pozzo rappresenta la speranza e il loro obiettivo per raggiungere la sostanza, la speranza, la loro meta. Matteo: per me il pozzo rappresenta l unicità. Questo capitolo è come se unisse tutti i capitoli. Per l aviatore, all inizio, il piccolo principe era solo un bambino. Adesso che invece l aviatore ha scoperto se stesso, per lui il piccolo principe è un tesoro unico al mondo. Sofia D.G.: il pozzo rappresenta una specie di rito. È come se il rito riunisse le persone. SdV 204

28 Daniele: per me il pozzo rappresenta l Essenziale perché l acqua è trasparente come l invisibile; ma l invisibile è al contempo essenziale. Guglielmo: invisibile ma con un volume, il suo spazio lo prende. Daniele: è come l aria: ha preso il mondo intero. Maestra: pensate, con questo concetto di invisibile presente gli astronomi hanno cercato e stanno provando, l esistenza per esempio dei buchi neri. In qualche modo si può è la dimostrazione che non è detto che si possa affermare l esistenza solo di ciò che è visibile con gli occhi. A volte posso esistere cose che gli occhi non vedono. Ad un certo punto di questo capitolo, l aviatore prende in braccio il piccolo principe addormentato e dice che è fragile. Cosa ne pensi di questa affermazione? Daniele: per me la fragilità del piccolo principe è la coscienza e l immaginazione del piccolo principe stesso. Guglielmo: non per forza la fragilità del piccolo principe risiede, è, nel suo corpo. Matteo: per me è una metafora. La fragilità a cui ci si riferisce è quella dell aviatore. Lui si sente fragile, ma non percepisce la sua fragilità, al contrario la vede nel corpo del piccolo principe e ne prende cura. Denis: fragile non nel fisico ma nei sentimenti. Daniele: Per me il piccolo principe è fragile perché la sua fiducia nell aviatore sta diminuendo. Massimo: sono i suoi pensieri che posso essere anche influenzati dall aviatore, quindi fragile è rivolto ai pensieri del piccolo principe. Guglielmo: a me sembra che in realtà il piccolo principe è il pensiero dell aviatore. È come se i pensieri dell aviatore prendessero vita nella presenza e nel corpo del piccolo principe. Quando il piccolo principe diventa debole, fragile, anche i pensieri dell aviatore diventano fragili. Potrebbe essere anche che ciò che fa il piccolo principe, sia quello che avrebbe voluto fare l aviatore quando era piccolo. SdV 205

29 Giulia: per me quando l aviatore ha preso in braccio il piccolo principe, ha tirato molta attenzione e amore su di lui. Sofia D.G.: per me la cultura del piccolo principe è in qualche modo fragile. Nel capitolo della volpe ricorda l episodio della campana di vetro riservata alla rosa. È come se avesse messo la propria cultura sotto una campana di vetro. Matteo: per me all inizio del capitolo si dice che il piccolo principe danza nei pensieri dell aviatore. Forse l aviatore sta prendendo coraggio per far qualcosa che fa anticipare al piccolo principe. Il problema non è diventare grandi, ma è dimenticare di essere stati un bambino. Daniele: per me la fragilità è essere sempre in salute, ma essere anche non in salute nella propria anima e nel suo essere, quindi perde anche la sua capacità unica di vedere il Tutto nel Nulla. Mattia: per me essere fragili è stare nella solitudine ma anche in compagnia. In certi giorni esci da solo ma sei in compagnia della natura. Il vento che ti accompagna. Le farfalle che ti svolazzano da tutte le parti. Realizza il tuo tesoro SdV 206

30 XXV "Gli uomini", disse il piccolo principe, "si imbucano nei rapidi, ma non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano, e girano intorno a se stessi" E soggiunse: "Non vale la pena". Il pozzo che avevamo raggiunto non assomigliava ai pozzi sahariani. I pozzi sahariani sono dei semplici buchi scavati nella sabbia. Questo assomigliava a un pozzo di villaggio. Ma non c'era alcun villaggio intorno, e mi sembrava di sognare. "È strano", dissi al piccolo principe, "è tutto pronto: la carrucola, il secchio, la corda". Rise, toccò la corda, fece funzionare la carrucola. E la carrucola gemette come geme una vecchia banderuola dopo che il vento ha dormito a lungo. "Senti", disse il piccolo principe, "noi svegliamo questo pozzo e lui canta" Non volevo che facesse uno sforzo. "Lasciami fare", gli dissi, "è troppo pesante per te". Lentamente issai il secchio fino all'orlo del pozzo. Lo misi in equilibrio. Nelle mie orecchie perdurava il SdV 207

31 canto della carrucola e nell'acqua che tremava ancora, vedevo tremare il sole. "Ho sete di questa acqua", disse il piccolo principe, "dammi da bere". E capii quello che aveva cercato! Sollevai il secchio fino alle sue labbra. Bevette con gli occhi chiusi. Era dolce come una festa. Quest'acqua era ben altra cosa che un alimento. Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono. Quando ero piccolo, le luci dell'albero di Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi, facevano risplendere i doni di Natale che ricevevo. "Da te, gli uomini", disse il piccolo principe, "coltivano cinquemila rose nello stesso giardino e non trovano quello che cercano". "Non lo trovano", risposi. "E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua". "Certo", risposi. E il piccolo principe soggiunse: "Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore". Avevo bevuto. Respiravo bene. La sabbia, al levar del sole, era color del miele. Ero felice anche di questo color di miele. Perché mi sentivo invece angustiato? "Devi mantenere la tua promessa", mi disse dolcemente il piccolo principe, che di nuovo si era seduto vicino a me. "Quale promessa?" "Sai una museruola per la mia pecora sono responsabile di quel fiore!" Tirai fuori dalla tasca i miei schizzi. Il piccolo principe li vide e disse ridendo: "I tuoi baobab assomigliano un po' a dei cavoli " "Oh!" Disegnai dunque una museruola. E avevo il cuore stretto consegnandogliela: "Hai dei progetti che ignoro" Non mi rispose. Mi disse: SdV 208

32 "Sai, la mia caduta sulla Terra sarà domani l'anniversario" Poi, dopo un silenzio, disse ancora: "Ero caduto qui vicino" Ed arrossì. Di nuovo, senza capire il perché, provai uno strano dispiacere. Tuttavia una domanda mi venne alle labbra: "Allora, non è per caso, che il mattino in cui ti ho conosciuto, tu passeggiavi tutto solo a mille miglia da qualsiasi regione abitata! Ritornavi verso il punto della tua caduta?" Il piccolo principe arrossì ancora. E aggiunsi, esitando: "Per l'anniversario, forse?" Il piccolo principe arrossì di nuovo. Non rispondeva mai alle domande, ma quando si arrossisce vuol dire "sì", non è vero? "Ah!" gli dissi, "ho paura". Ma mi rispose: "Ora devi lavorare. Devi riandare dal tuo motore. Ti aspetto qui. Ritorna domani sera" Ma non ero rassicurato. Mi ricordavo della volpe. Si arrischia di piangere un poco se ci si è lasciati addomesticare Cosa si intende che il pozzo canta? Daniele: perché è un susseguirsi di suoni. È anche il muoversi lentamente dell acqua che fa piccoli suoni intensi e profondi. Mattia: certe volte io sento l orologio che picchietta e mi sembra quasi che suoni melodie. Matteo: penso che il senso del canto sia un modo per farsi notare, come la rosa. Daniele: tutti vogliono attenzione su di sé molte volte. Denis: più che altro, la vogliono quelli che non ce l hanno mai. SdV 209

33 Ad un certo punto del racconto, proprio dopo aver trovato il pozzo, l aviatore dice con tono sorpreso che ha finalmente capito che cosa stava tanto cercando il piccolo principe. E capii quello che aveva cercato! Sollevai il secchio fino alle sue labbra. Bevette con gli occhi chiusi. Era dolce come una festa. Quest'acqua era ben altra cosa che un alimento. Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono. Quando ero piccolo, le luci dell'albero di Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi, facevano risplendere i doni di Natale che ricevevo. Che tipo di considerazioni vi vengono in mente? Matteo: il piccolo principe voleva insegnare all aviatore che gli occhi sono ciechi, i veri occhi stanno nel cuore. Guglielmo: mi è venuto in mente il compito degli occhi del cuore. Laura: quando tu ci hai detto che l essenziale è invisibile agli occhi bene, quel capitolo si unisce a quest altro. Ma rispetto all affermazione che quest acqua era ben altra cosa che un alimento...che cos è dunque quest acqua? Matteo: è una specie di salvezza, è un protettore. Il pozzo protegge l acqua che è essenziale per la vita. Insomma, il piccolo principe è l acqua, l aviatore è il pozzo. Sofia D.G.: per me rappresenta in qualche modo una meta, il coraggio e l avventura perché hanno affrontato mille peripezie. È come se l acqua racchiudesse tante cose in una sola. Denis: in questo caso l acqua è garanzia di sopravvivenza. Guglielmo: veramente l acqua è sempre garanzia di sopravvivenza. Senza non vivi. Laura: l acqua rappresenata l essenziale. L aviatore era sorpreso del fatto che il pozzo fosse di città. Un pozzo così nel deserto è invisibile... Guglielmo: è come se l acqua fosse l essenziale e il pozzo fosse il contenitore dell essenziale. SdV 210

34 Matteo: l acqua è il loro tesoro. Daniele: per me l acqua è essa stessa essenza. Giulia: ma vuol dire che quell acqua, proprio quella, era speciale. Massimo: è come con la sua rosa... Laura: magari l acqua era il suo obiettivo. Quindi il piccolo principe dice di voler quell acqua lì perché vuole raggiungere il suo obiettivo. Filippo: per me per il piccolo principe quell acqua era pure qualcosa di prezioso. Denis: tu hai detto che era preziosa, allora perché lo è? Giulia: perché forse... Denis: se tu bevi Uliveto o Lete cambia qualcosa? No, è acqua. Allora perché dicono PROPRIO quell acqua. PROPRIO da quel pozzo? Giulia: è il primo pozzo che hanno visto in mezzo al deserto. Denis: allora non è PROPRIO che avrebbero dovuto usare come parola. Mi sa che c è dell altro. Guglielmo: ma ho capito male io o il piccolo principe è caduto lì vicino? Maestra: hai capito bene. Se riuscite a ripercorrere lo stile di comunicazione del piccolo principe e dell aviatore, potete forse pensare che le parole vengano espresse e quindi scelte così a caso? Denis: credo proprio di no. Infatti quel PROPRIO... Daniele: per me l acqua che hanno bevuto, precisamente quell acqua...com è che diceva... Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono. Quindi anche loro hanno fatto il loro sforzo, per trovarla, non gli è arrivata senza fatica... ma lo sforzo maggiore è stato il CERCARE. Denis: il piccolo principe quando dice di aver sete di questa acqua è come se dicesse che quest acqua è un dono ed è il dono per l aviatore. SdV 211

35 Maestra: pensate a ciò che nella vita in generale e in situazioni diverse vi è capitato. Pensate a quando l acqua si usa non necessariamente solo per bere, ma si usa come simbolo di qualcosa. Come fosse una specie di metafora per condurre qualcuno a capire qualcosa. Concentratevi sulla vita di tutti i giorni e provate a trovare il momento in cui l acqua è qualcosa d altro che acqua. Luca: per me rappresenta la vita. Massimo: ho capito, come l acqua santa in Chiesa che la usi come simbolo per la preghiera. Matteo: maestra scusa, ma chi ha reso quell acqua veramente santa? Giulia: io lo so. È il parroco che la benedice e la benedizione la rende santa. Poi quando il prete beve il vino, aggiunge un po di acqua santa... Daniele: allunga il vino come per allungare la vita... Maestra: o forse è l insieme del sangue di Cristo (il vino) e la vita di tutti noi (l acqua). L uno non può stare senza l altro. Guglielmo: ma aspetta maestra, ma l acqua non la usano anche per il Battesimo? Giulia: i genitori che credono in Gesù, portano i bambini a battezzare, vengono quindi battezzati...l acqua del Battesimo benedice cioè... Laura: diciamo che ti pulisce davanti a Gesù, a Dio. Matteo: ti fa diventare unico. Ti rende unico. Guglielmo: cioè vuoi dire che quando te lo fanno tu diventi proprio Matteo. Maestra: e infatti con quel gesto, il bambino battezzato entra nella Comunità. Giulia: quindi l acqua santa non serve solo per pregare. Maestra: e allora, la nostra acqua o meglio, quella del piccolo principe? Guglielmo: è speciale. Laura: visto che era atterrato lì vicino, magari per lui...pensava che gli dava tipo qualcosa di puro. Quindi ha voluto bere l acqua di quel pozzo. Guglielmo: è come se quell acqua lo avesse battezzato. Daniele: per me la loro acqua è speciale...è come se il pozzo fosse fatto per loro due, per il legame che li unisce, ma anche per gli altri. SdV 212

36 XXVI C'era a fianco del pozzo un vecchio muro di pietra in rovina. Quando ritornai dal mio lavoro l'indomani sera, vidi da lontano il mio piccolo principe che era seduto là sopra, le gambe penzoloni. Lo udii che parlava. "Non te ne ricordi più?" diceva, "non è proprio qui!" Un'altra voce senza dubbio gli rispondeva, perché egli replicò: "Si! si! È proprio questo il giorno, ma non è qui il luogo" Continuai il mio cammino verso il muro. Non vedevo, né udivo ancora l'altra persona. Tuttavia il piccolo principe replicò di nuovo: "Sicuro.Non hai che da attendermi là. Ci sarò questa notte". Allora abbassai gli occhi ai piedi del muro e feci un salto! C'era là drizzato verso il piccolo principe, uno di quei serpenti gialli che ti uccidono in trenta secondi. Arrivai davanti al muro giusto in tempo per ricevere fra le braccia il mio ometto, pallido come la neve. "Che cos'è questa storia! Adesso parli con i serpenti!" Mi disse: SdV 213

37 "Sono contento che tu abbia trovato quello che mancava al tuo motore. Puoi ritornare a casa tua". Soggiunse "Anch'io, oggi, ritorno a casa". Poi, melanconicamente: "E' molto più lontano e molto più difficile" Mi sentii gelare per il sentimento dell'irreparabile. E capii che non potevo sopportare l'idea di non sentire più quel riso. Era per me come una fontana nel deserto. "Ometto voglio ancora sentirti ridere" Ma mi disse: "Sarà un anno questa notte. La mia stella sarà proprio sopra al luogo dove sono caduto l'anno scorso" "Ometto, non è vero che è un brutto sogno quello del serpente, dell'appuntamento e della stella?" Ma non mi rispose. Disse: "Quello che è importante non lo si vede" "Certo" "E' come per l'acqua. Quella che tu mi hai dato da bere era come una musica, c'era la carrucola e c'era la corda ti ricordi era buona". "Certo" "Guarderai le stelle, la notte. E' troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. E' meglio cosi. La mia stella sarà per te una delle stelle. Quando ti guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io ridero in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!" E rise ancora. "Sarà come se ti avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere" E rise ancora. Poi ridivenne serio. SdV 214

38 "Questa notte sai, non venire". "Non ti lascerò". "Sembrerà che io mi senta male sembrerà un po' che io muoia. E così. Non venire a vedere, non vale la pena " "Non ti lascerò". Ma era preoccupato. "Ti dico questo Anche il serpente. Non bisogna che ti morda. I serpenti sono cattivi. Ti può mordere solo per il piacere di " "Non ti lascerò". Ma qualcosa lo rassicurò: "È vero che non hanno più veleno per il secondo morso " Quella notte non lo vide mettersi in cammino. Si era dileguato senza far rumore. Quando riuscì a raggiungerlo camminava deciso, con un passo rapido. Mi disse solamente: "Ah! Sei qui" E mi prese per mano. Ma ancora si tormentava: "Hai avuto torto. Avrai dispiacere. Sembrerò morto e non sarà vero" Io stavo zitto. SdV 215

39 "Capisci? E' troppo lontano. Non posso portare appresso il mio corpo. E' troppo pesante". Io stavo zitto. "Sarà bello, sai. Anch'io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arrugginita. Tutte le stelle mi verseranno da bere" Io stavo zitto. "E' là. Lasciami fare un passo da solo". Fece un passo. Io non potevo muovermi. Non ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia. Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia. SdV 216

40 Quali sentimenti suscita in voi questo capitolo? Luca: in me suscita tristezza perché io non posso sopportare una storia che all inizio è vivace, ma alla fine è triste. Mattia: mi ha trasmesso tristezza perché...come posso dire...è brutto far finire così una storia che comincia vivacemente...però certo, se ci penso bene... è anche un po felice perché il piccolo principe, se è tornato lì dove era atterrato...allora può tornare a casa sua. Sofia I.V.: in me suscita il sentiento dell amicizia perché l aviatore non vuole proprio abbandonare il piccolo principe. Filippo: questo capitolo mi suscita sia tristezza, sia felicità. L aviatore dice di non volerlo lasciare, mentre il piccolo principe lo vuole convincere che, anche se si lasceranno, lui si sentirà bene sulla sua stella. Denis: a me questo capitolo suscita anche un po di felicità perché penso al capitolo successivo. Matteo: invece in me questo capitolo fa suscitare ORGOGLIO. Non è facile abbandonare un amico addomesticato...l aviatore ha guardato dentro di sé, dentro il piccolo principe ed ha scoperto che è PROPRIO il SUO bambino. Non è mai facile lasciare chi hai addomesticato perché hai costruito legami, eppure ad un certo punto della vita è necessario lasciare tutti. È come se l aviatore dimostrasse di voler bene al piccolo principe, di averne cura...e che si possono affrontare anche le paure e le tristezze di quando si perde un amico. A volte anche le cose più dolorose sono necessarie perché fanno parte della vita. Massimo: per me il piccolo principe non è morto davvero. Non è mai usata la parola morte, comunque alla fine tutti sono felici. Il piccolo principe sta nelle risate delle stelle che vedrà l aviatore. Quindi c è anche se non si vede. Mattia: a me l aviatore ha fatto capire il concetto di paternità e amicizia. Amicizia perché un amico non si stacca mai da te e ti aiuta nel momento del bisogno. Paternità è come una famiglia...ti aiuti l uno con l altro per combattere ciò che può farti del male. SdV 217

41 Matteo: vorrei aggiungere...quindi l aviatore ha scoperto che gli occhi sono ciechi ed ha cominciato a guardare con il cuore. Laura: ho riflettuto su una cosa, ma quando il piccolo principe è morto...visto che le cose più importanti si vedono col cuore, vuol dire che l aviatore non troverà mai stelle che sorridono veramente, questo è evidente, però col cuore sì. Vuol dire che col cuore le avrà sempre, saranno presenti nei suoi ricordi. Guglielmo: adesso penso che l aviatore guarda con gli occhi del cuore il piccolo principe e quindi non lo vuole lasciare...praticamente ora vede l essenziale. Mattia: nel momento in cui hai letto che il piccolo principe stava sul muretto da solo...ho pensato a quando abbiamo parlato dei tramonti che il piccolo principe amava...immaginandomelo mi è sembrato un momento perfetto. È bello quando sei solo, con calma e in silenzio...ho immaginato quando penzolavano le gambe: è un momento di calma. Certo, è anche un momento di pazzia il momento quando ha cominciato a parlare con il serpente. Voleva morire, ma è anche un voler tornare a casa sua. Matteo: il piccolo principe non voleva morire per tornare a casa, l aveva fatto per l aviatore. Cioè lui voleva far capire che l essenziale non è poi così invisibile, perché in realtà ce l hai dentro al cuore. È come se l aviatore possedesse il piccolo principe. Sofia D.G.: ho una domanda: ma tu il tuo essenziale lo puoi vedere perché ce l hai dentro al cuore; ma se il piccolo principe anche lui ha il suo essenziale dentro il cuore...allora come fa l aviatore a vedere l essenziale del piccolo principe? Matteo: in realtà l aviatore ha sempre visto l essenziale del piccolo principe fin dal primo momento, ma solo ora se ne è relmente accorto, solo ora se ne è reso conto. Insomma, ce l aveva sotto gli occhi. Infatti prima lo chiama piccolo principe, e poi lo chiama il MIO piccolo principe ed infine OMETTO. Mattia: mi sono accorto di un errore sulla paternità di prima...è un passaggio dal mio piccolo principe al mio ometto. Maestra: ma questo passaggio che qualcuno di voi ritiene essere una specie di morte, qualcun altro invece un viaggio...se pensate alla vita in generale degli SdV 218

42 uomini...che cosa potrebbe essere, che cosa potrebbe rappresentare? Che cos è questo qualcosa che è al contempo sia tristezza sia felicità... Mattia: forse ho capito benissimo...secondo me rappresenta il fatto che tu vivi una vita che alla fine finisce...ma nascerà sempre qualcun altro dalla tua famiglia...inoltre ognuno cambia la propria vita a seconda di ciò che vuole fare da grande, a seconda degli obiettivi che si dà... Matteo: è come il nostro pozzo. Mattia: pian piano il nostro pozzo invecchia, non funzionerà più, è naturale, si dovrà togliere, ne faranno un altro...insomma va avanti...la storia va avanti... Quindi questa storia è la metafora di che cosa? Guglielmo: ma quindi questo rappresenta la crescita, la vita. Mattia: può rappresentare tutta la vita che ha vissuto nonostante i problemi, gli spostamenti...come la rosa. Nella vita ci sono momenti di tristezza che vanno affrontati. Maestra: e nella ci sono anche momenti in cui chi hai accanto, non vuoi che vada via anche se tutti vanno via prima o poi. Sofia D.G.: ma tu puoi solo decidere il tuo futuro, mica quello di qualcun altro. Denis: beh, non sempre... Maestra: Pensate per esempio a quando due persone si sposano e formano una nuova famiglia. Lasciano la loro famiglia di origine e ne creano una nuova che ha all interno le radici nelle due famiglie di origine. La nuova famiglia si sviluppa, prende vita per conto proprio in modo indipendente dall origine, ma con l origine ha un legame. Ad un matrimonio le lacrime di commozione sono sia per la gioia della festa, sia anche perché un pezzo di famiglia prende un altra strada. Laura: tutto ha un limite... Guglielmo: però il futuro che vuoi te lo devi sudare, non ti piove dal cielo. SdV 219

43 Matteo: quindi la morte del piccolo principe potrebbe anche rappresentare il suo futuro perché è un nuovo inizio. Daniele: per me questo sarebbe la fontana, la risata del piccolo principe in mezzo al deserto. Mattia: quindi da quello che ho capito anche se si toglie un pezzo di famiglia, la famiglia continua in direzioni diverse ma avendo qualcosa in comune. Sofia D.G.: quindi tutti son sempre come lagati. Luca: la famiglia anche se è molto unita a volte si deve slegare per formarne altre. Laura: oppure può essere anche che quando muore veramente una persona della famiglia, magari come per Elli di Up, il marito ha continuato il suo sogno dimostrando in qualche modo che Elli c era. La sua essenza era con lui. Matteo: è come il piccolo principe. Aveva un sogno: viaggiare per l universo. Poi si ricorda della sua rosa. Invece di tornare indietro non si è arreso, lui ha compiuto il suo destino. Alla fine, fatto tutto, torna a casa. In virtù di tutte queste considerazioni, percepite ancora solo la tristezza a cui avete accennato con la prima domanda o invece cominciate a vedere che tutta questa tristezza, in relatà non è altro che l evoluzione della Storia, della Vita...? Mattia: nonostante tutto...la storia è stata anche bella e vivace. Viaggiando nei diversi mondi, scoprendo le diverse cose... Guglielmo: ti ricordi il capitolo del geografo che esplorava? È come se il piccolo principe stesse esplorando dell altro. Sofia D.G.: cioè sta esplorando la vita delle persone. Matteo: il piccolo principe ha insegnato all aviatore a sfruttare il suo essenziale. Francesco: tutto questo è il ritratto della vita perché... Laura: rappresenta la crescita, il diventare grandi. Questa storia descrive come si diventa grandi. SdV 220

44 Mattia: infatti insegna a prendere decisioni. Laura: la crescita è fatta di decisioni. Matteo: veramente è la vita ad esser fatta di decisioni. Laura: ma è solo crescendo che tu puoi prendere decisioni, se non cresci, se rimani piccolo, non prendi decisioni. Guglielmo: in realtà a me sembra che qui si stia parlando di responsabilità. Della responsabilità che devi avere quando devi prendere le tue decisioni. Se non sei responsabile, non prendi decisioni giuste. Mattia: quindi quando sei piccolo prendi decisioni per il tuo futuro e quando sei grande esprimi le decisione prese diventanto ciò che hai deciso quando eri piccolo. Luca: se da grande vuoi essere un uomo o una donna responsabile, devi cominciare a pensare al tuo futuro fin da quando hai 9 anni. Se ci pensi solo da grande, avrai meno tempo...se ci pensi da piccolo per te sarà più facile. Guglielmo: se sei maturo però. Sofia D.G.: ma tu per bambino intendi proprio 8-10 anni? Mattia: sì, sì, da grande farai la maturità, andrai all università...prenderai decisioni che realizzerai... Sofia D.G.: quella decisione che hai preso, diventa la tua vita. Guglielmo: e se hai sbagliato a prendere una decisione? Mattia: puoi sempre correggere un errore, prendi la decisione di cambiare. Francesco: ma devi sapere anche dove hai sbagliato. Maestra: ammettere di aver comesso un errore di valutazione o un errore di scelta non minaccia chi si è. Le decisioni che prendiamo oggi sono le decisioni che ad oggi ci sembrano le più giuste. Lo scorrere del tempo può dimostrare che abbiamo avuto torto, o ciò che succederà domani può farci vedere una nuova opportunità, qualcosa che non potevamo pensare prima, o ciò che ci capita che fa capire che invece per noi è meglio cambiare strada...tutto questo non necessariamente è SdV 221

45 qualcosa di negativo. Spesso invece è la dimostrazione del cambiamento e del nostro adattamento al cambiamento. Se si sbaglia, ci si corregge. Chi non si dà la possibilità di sbagliare, chi non ammette i propri errori...difficilmente sarà felice. Sofia D.G: maestra, non so se lo hai letto, ma...chi non ammette di sbagliare è infelice, come in Canto di Natale. Mattia: una cosa che mi dice sempre mio padre: non sforzarti di essere sempre il più bello, il più bravo, il più intelligente...tanto nella vita incontrerai sempre qualcuno che è meglio di te in qualcosa. Quindi bisogna stare tranquilli. Io da piccolo pensavo che le persone più grandi di me ad un certo pento si sarebbero fermate e io le avrei superate in qualcosa. Poi ho capito che ognuno cresce e bisogna accettarsi per quello che si è. E questo credo sia un po il punto di tutto: accettarsi per quello che si è. Matteo: come la storia di Gabriele nel compito della descrizione. Guglielmo: ci sono anche persone che non hanno proprio personalità e cercano di copiarti nel carattere. Praticamente fanno finta di essere te perché pensano che tu sei meglio, ma poi non sono te e viene fuori prima o poi. Filippo: ma alla fine quando perdono la persona che pensano sia meglio di loro, non sono niente. Guglielmo: e non sanno più che fare perché non hanno una guida. XXVII Ed ora, certo, sono già passati sei anni. Non ho ancora mai raccontata questa storia. Gli amici che mi hanno rivisto erano molto contenti di rivedermi vivo. Ero triste, ma dicevo: "È la stanchezza " Ora mi sono un po' consolato. Cioé non del tutto. Ma so che è ritornato nel suo pianeta, perché al levar del giorno, non ho ritrovato il suo corpo. Non era un corpo molto pesante e mi piace la notte ascoltare le stelle. Sono come cinquecento milioni di sonagli Ma ecco che accade una cosa straordinaria. SdV 222

46 Alla museruola disegnata per il piccolo principe, ho dimenticato di aggiungere la correggia di cuoio! Non avrà mai potuto mettere la museruola alla pecora. Allora mi domando: "Che cosa sarà successo sul suo pianeta? Forse la pecora ha mangiato il fiore " Tal altra mi dico: "Certamente no! Il piccolo principe mette il suo fiore tutte le notti sotto la sua campana di vetro, e sorveglia bene la sua pecora " Allora sono felice. E tutte le stelle ridono dolcemente. Tal altra ancora mi dico: "Una volta o l'altra di distrae e questo basta! Ha dimenticato una sera la campana di vetro, oppure la pecora è uscita senza far rumore durante la notte " Allora i sonagli si cambiano tutti in lacrime! È tutto un grande mistero! Per voi che pure volete bene al piccolo principe, come per me, tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, si o no, mangiato una rosa. Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza. Questo è per me il più bello e il più triste paesaggio del mondo. É lo stesso paesaggio dell'immagine precedente, ma l'ho disegnato un'altra volta perché SdV 223

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