Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,1-11)

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1 QUATTORDICESIMO INCONTRO CRISTO È VERAMENTE RISORTO : QUESTA È LA FEDE DI PAOLO, QUESTA È LA NOSTRA FEDE 1 Cor 15,1-11 ACCOGLIENZA E PRESENTAZIONE DELL INCONTRO PREGHIERA INIZIALE Lettore: Dio nostro, Padre della Luce, tu hai inviato nel mondo la tua Parola, sapienza uscita dalla tua bocca che ha creato tutto ciò che esiste e ha preso dominio su tutti i popoli della terra. Tu hai voluto che essa prendesse una dimora in Israele e che attraverso Mosé, i profeti e i salmi manifestasse la tua volontà e parlasse al tuo popolo del Messia Gesù. Finalmente, hai voluto che lo stesso tuo Figlio, Parola eterna presso di Te, divenisse carne e ponesse la sua tenda in mezzo a noi, quale nato da Maria e concepito dallo Spirito Santo. Tutti: Manda ora su di noi, ti preghiamo, il tuo Spirito perché ci doni un cuore capace di ascolto, ci permetta di incontrarlo in queste sante Scritture e generi in ciascuno di noi il Verbo. Questo tuo Spirito tolga il velo ai nostri occhi, ci conduca a tutta la Verità, ci dia intelligenza e perseveranza. Te lo chiediamo nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. AMEN. Lettore: San Paolo, apostolo delle Genti: Tutti: Prega per noi e per la Chiesa di Dio che è in Prato. LETTURA DELLA PAROLA DI DIO Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,1-11) 1 Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, 2 e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l`ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! 3 Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch`io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4 fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9 Io infatti sono l`infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10 Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11 Pertanto, sia io che loro, così 1

2 predichiamo e così avete creduto. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Per uno sguardo d'insieme sul contesto della lettera nel quale il brano è inserito, vedi l'introduzione,, nel paragrafo Qual'è il contenuto della lettera? alla parte VII. L'occasione che ha spinto Paolo ha comporre il cap. 15 è chiara: v.12b: come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Dall'intero contesto del capitolo sembra di capire che il problema era legato alla difficoltà che i corinzi mostravano nella possibilità che la resurrezione riguardasse anche il corpo. Proprio per cercare di risolvere un tale problema, Paolo premette questa introduzione (v. 1-11) che serve a motivare e a fondare la sua argomentazione a favore della realtà della resurrezione della carne. Ecco la struttura del passo: 15,1-2: valore e significato della Tradizione sull'evento pasquale di Gesù 15,3-5: citazione di un credo più antico 15,6-7: ampliamento della citazione 15,8: inserimento autobiografico di Paolo 15,9-10: valore religioso dell'attività apostolica di Paolo 15,11: ripresa del tema del valore e significato della Tradizione L'intento primario di Paolo non è tanto quello di fornire prove a supporto della storicità dell'evento della resurrezione, quanto quello di riaffermare i fondamenti della fede cristiana per dedurne, contro lo spiritualismo dei corinzi, la verità della resurrezione corporale dei credenti. Riaffermato il valore imprescindibile della fede pasquale (senza la quale si vanifica qualsiasi impegno dei credenti; 15,1-2), Paolo riporta una antichissima formula del credo (15,3-5) concentrata intorno all'evento pasquale e al suo significato salvifico per l'umanità: in aggiunta ad essa egli pone anche una lunga serie di testimoni della resurrezione (15,6-7). In questo modo intende porre in evidenza come la resurrezione sia stato un evento che ha messo in gioco la corporeità visibile del Cristo. Dopo aver aggiunto all'elenco dei testimoni anche se stesso (15,8), l'apostolo parla del valore religioso del proprio ministero (15,9-10), ancora una volta cercando di difendere la propria autorità (e facendo comprendere implicitamente che coloro che mettevano in discussione la realtà della resurrezione della carne vi aggiungevano anche una riduzione della sua autorità apostolica). Il passo termina con una ripresa del tema da cui era partito (15,11). 15,1-2: valore e significato della Tradizione sull'evento pasquale di Gesù Vi rendo noto. Niente di nuovo, solo una ripresa di ciò che i corinzi dovrebbero conoscere bene perché è il punto centrale della loro fede, ma che con le loro idee sembrano aver dimenticato, o non aver preso nella dovuta considerazione. Il vangelo. Questo è il Vangelo per Paolo: la buona notizia che Dio si è fatto solidale con l'uomo fino alla morte per liberarlo dal peccato e dalla morte attraverso la partecipazione alla sua resurrezione. Ecco la struttura della proposizione: Vi rendo noto il vangelo quello che vi ho annunziato A: annuncio 2

3 e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l`ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! B: ascolto C: fede D1: effetto positivo X A': annuncio D2: effetto negativo Il punto a cui tende tutta il ragionamento è l'espressione, che grammaticalmente si presenta solo come un inciso, ma che in realtà sta al centro dell'argomentazione logica (punto X): essa ricorda la necessità della fedeltà al contenuto della fede come condizione essenziale della fede stessa. La sua assenza è capace di cambiare niente meno che la condizione finale del credente nel regno di Dio. Si ponga, allora, attenzione al movimento della Tradizione: 1. all'origine di tutto sta l'annuncio del Vangelo da parte degli apostoli (punto A e A'); 2. ad esso segue l'ascolto e l'accoglienza da parte di uomini e donne ben predisposti (punto B); 3. essi reagiscono mediante la fede con la quale fanno proprio ciò che è stato annunciato loro: questo atto di fede non è un gesto isolato, ma diviene un atteggiamento, un modo di essere ( restare saldi ) che pian piano permea tutta la vita (punto C); 4. questo atto di fede, quindi, trasformando la vita, la pone in un atteggiamento nuovo verso Dio e i fratelli, così da rendere possibile per il credente partecipare alla vita definitiva nel regno di Dio (punto D1 e punto D2); 5. questa partecipazione è, però, presentata come una possibilità, non una certezza, perché è subordinata ad una scelta che il credente deve operare: gli è richiesto di mantenere con fedeltà ciò che gli è stato trasmesso (punto X). La fede cristiana non è solo un atteggiamento del sentimento e della volontà, ma anche e indissolubilmente, un assenso che riconosce come vere ed essenziali per la propria vita alcune realtà che riguardano la storia del Signore Gesù e la vita di Dio. Perdere questa dimensione della fede significa renderla inefficace e snaturarla. 15,3-5: citazione di un credo più antico Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch`io ho ricevuto. L'espressione è quasi identica a quella di 11,23: in entrambi i casi Paolo la utilizza per introdurre la trasmissione di una istruzione religiosa preziosa e da conservare con cura. Ecco la formula dell'antico credo che Paolo ha ricevuto dalla prima comunità e che egli ora trascrive 1. Questa è la sua armonica strutturazione: 1) Cristo morì per i nostri peccati 3) ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, secondo le Scritture, 2) fu sepolto 4) e apparve a Cefa e ai Dodici. La struttura perfettamente simmetrica invita ad alcune interessanti considerazioni: 1 Abbiamo preferito evitare di appesantire il testo con l'aggiunta delle prove che permettono di stabilire con quasi assoluta certezza che si tratta effettivamente non di una composizione di Paolo che riporta il contenuto della fede primitiva, ma di una antichissima formula (forse legata al rito del battesimo?) che Paolo cita e riutilizza. 3

4 gli eventi fondamentali sono chiaramente la morte e la resurrezione, sono essi, infatti, a essere visti nel loro significato teologico e rivelativo attraverso il riferimento alla Scrittura; la sepoltura e le apparizioni sono da vedere come avvenimenti in qualche modo collegati ai precedenti e soprattutto come realtà che servono a testimoniare e a rendere tangibile gli accadimenti da cui dipendono: la sepoltura testimonia l'avvenuta morte come evento definitivo e incontrovertibile; le apparizioni svolgono la stessa funzione nel caso della resurrezione; 1. Cristo morì: la prima affermazione è una semplice constatazione storica, ma che contiene anche una prima indicazione del paradosso cristiano: colui di cui si ricorda la morte è nientemeno che il Messia; 2. Per i nostri peccati: l'espressione è tratta da una reinterpretazione di vari riferimenti presenti in Is 53. Dal momento che il giudaismo non leggeva questo testo di Isaia in senso messianico, è assai probabile che un tale modo di intendere l'avvenimento della morte venga dalle parole stesse di Gesù, cioè le parole della istituzione dell'eucaristia (vedi 11,23-25, SCHEDA X). Con questo inciso il supplizio infamante della croce che ha subito l'uomo Gesù viene interpretato come un gesto salvifico: attraverso di esso l'effetto negativo del peccato dell'uomo è stato definitivamente superato, ogni uomo che vorrà costruire una relazione positiva con Dio oltre le proprie infedeltà dovrà perennemente rifarsi a quell'evento; 3. Secondo le Scritture: l'espressione non intende riferirsi ad uno o più testi in particolare, ma all'insieme dell'antico Testamento visto come una unità; 4. Fu sepolto: l'espressione serve a sottolineare la tangibilità e definitività dell'evento morte riguardo a Gesù; 5. È risuscitato: la forma verbale dell'originale greco sottolinea che questo evento, al contrario di tutti gli altri qui descritti, non appartiene solo al passato, ma è qualcosa che, realizzatosi nel passato, produce ancora i suoi effetti nel presente e continuerà a produrli nel futuro; 6. Il terzo giorno: anche se si è cercato di spiegare l'espressione in modo diverso, la spiegazione più plausibile rimane quella che interpreta il riferimento come un ricordo storico degli avvenimenti (3 giorni secondo il computo ebraico tra la morte e la scoperta della tomba vuota e le successive apparizioni); l'unico testo biblico che può essere preso in considerazione è Os 6,2, testo che nel giudaismo del tempo di Gesù era riferito alla resurrezione dei morti alla fine della storia (ma il riferimento è solo possibile, non è sicuro); 7. Secondo le Scritture: analogamente a quanto detto sopra, l'espressione non intende riferirsi ad uno o più testi in particolare, ma all'insieme dell'antico Testamento visto come una unità; 8. E apparve: l'espressione serve a sottolineare la realtà dell'evento della resurrezione; da sottolineare che la forma passiva dell'originale (che si potrebbe tradurre meglio con fu visto ) sottolinea la libera iniziativa del Signore: non si tratta di una forma di allucinazione, ma di un incontro con chi si rende presente in maniera del tutto inaspettata; 9. A Cefa e quindi ai Dodici: come primi testimoni della resurrezione sono considerati qui soprattutto coloro che ebbero nella primitiva comunità il compito di 4

5 testimoniare l'avvenimento sconvolgente della vittoria del Signore sulla morte, anche se essi non furono materialmente né i primi (che invece furono le donne, vedi Mt 28,9-10 e Gv 20,11-18) né gli unici testimoni di esso; 15,6-7: ampliamento della citazione Ora Paolo amplia la citazione e aggiunge altri riferimenti alle apparizioni del risorto: il suo intento è chiaro, sottolineare la realtà storica dell'evento soprattutto nel suo aspetto materiale. Non si trattò, indica in maniera implicita l'apostolo, solo di una sopravvivenza spirituale, ma di una vera e propria trasfigurazione definitiva, mediante la potenza di Dio, dell'uomo Gesù in tutta la sua interezza corporale e spirituale: e proprio di questo sono testimoni coloro che lo hanno visto, e potrebbero confermare quanto egli va dicendo. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta. É difficile immaginare a quale avvenimento o situazione ci si voglia riferire con in una volta sola : sicuramente si vuole sottolineare che non si può tacciare di allucinazioni un gruppo di ben 500 persone! La maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. É un implicito invito rivolto ai corinzi: se volete potete cercare questi testimoni e chiedere a loro direttamente, così essi vi confermeranno quello che vi dico! Inoltre apparve a Giacomo. Questo Giacomo non è uno dei Dodici, ma il fratello del Signore che ebbe, nella comunità di Gerusalemme, un ruolo importantissimo dopo la resurrezione (vedi Gal 1,19). E quindi a tutti gli apostoli. Il gruppo degli apostoli per Paolo non comprende solo i Dodici, ma anche altri che si sono impegnati nell'annuncio del Vangelo. Quale sia questo gruppo e quali siano le sue caratteristiche, non è specificato altrove (forse vi è un accenno in At 1,6-11?) e quindi non possiamo dire di più. 15,8: inserimento autobiografico di Paolo Ultimo fra tutti apparve anche a me. Dopo i Dodici e altre figure fondamentali della prima comunità cristiana, Paolo inserisce se stesso. É molto interessante notare come, inserendola in questo contesto, l'apostolo consideri la propria esperienza sulla via di Damasco non come una semplice esperienza spirituale, ma come un'apparizione del risorto del tutto analoga a quelle che gli altri hanno vissuto nei giorni immediatamente seguenti alla Pasqua. Come a un aborto. Che cosa Paolo voglia indicare con questo termine non è del tutto chiaro. É però possibile che egli qui utilizzi un'espressione negativa che i corinzi rivolgevano a lui: mentre essi la usavano per sottolineare, in senso denigratorio, la debolezza e la scarsità delle qualità intellettuali e umane di Paolo, egli la riutilizza in senso positivo per indicare come il suo ministero venga direttamente da Dio, e non sia frutto delle sue capacità. 15,9-10: valore religioso dell'attività apostolica di Paolo Ora Paolo intende spiegare meglio quello che ha anticipato nel versetto precedente. Io infatti sono l`infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Paolo ricorda il suo passato di persecutore che lo rende unico nel gruppo degli apostoli. Dal momento che Dio è stato benigno verso di lui, il nemico di Dio, egli ha compreso che questo è il modo di agire di Dio verso tutti, giudei e greci, senza alcuna distinzione. Per grazia di Dio però sono quello che sono. Altre volte l'apostolo parla di se in riferimento alla grazia di Dio: Gal 1,13-15; Fil 3,6-8; 1 Tim 1, Niente è impossibile a 5

6 Dio, nemmeno trasformare un persecutore nell'apostolo delle genti, colui che ha donato tutta la sua vita sulle orme di Cristo. E la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Certo la grazia di Dio non può trasformare se non coloro che la accolgono: si tratta di una sinergia, nella quale, però, ci tiene a precisare Paolo, la parte principale non è svolta dall'uomo, che pure è chiamato a impegnare tutto se stesso, ma da Dio e dalla potenza del suo Spirito. Così l'esperienza di Paolo, che pure può essere intesa come una risposta alla grazia, deve essere meglio compresa come un effetto della grazie. 15,11: ripresa del tema del valore e significato della Tradizione Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Per terminare il suo paragrafo iniziale, l'apostolo ricorda che coloro che rifiutano questa fede non stanno seguendo nessun maestro particolare (sia esso Paolo, Apollo o Cefa) ma stanno semplicemente abbandonando la fede cristiana, perché questa fede è comune a tutti. Due importanti considerazioni finali 2 : 1. Visto il contesto e la limpida chiarezza dell'argomentare paolino, risulta del tutto chiaro che negare l'obbiettiva realtà della resurrezione di Cristo significa avere una fede considerevolmente diversa da quella di Paolo, tanto che ci si dovrebbe domandare se si possa ancora parlare di fede cristiana. 2. Allo stesso tempo, l'evento della resurrezione di Cristo ricade ultimamente fuori delle normali categorie storiche. Che cosa può essere provato storicamente è il fatto che i primi cristiani credevano nella resurrezione corporale di Cristo e che una tale credenza necessitava di una evento assolutamente al di fuori del comune per potersi essere sviluppata. Questo non esclude, però, che il fatto che noi credenti siamo chiamati a proclamare la Resurrezione come coloro che, sulla testimonianza e l'esempio di Paolo, sono assolutamente certi della sua realtà e del suo significato per la vita di ogni uomo. SPUNTI PER L ATTUALIZZAZIONE Il fondamento della fede cristiana è il mistero pasquale di morte e resurrezione del Signore Gesù. Non sempre noi cristiani, però, siamo capaci di vivere e testimoniare questo, perché ci fermiamo ad una generica fede religiosa con alcune caratteristiche un po' più evangeliche. Come possiamo cercare di vivere la nostra fede in modo integralmente cristiano? Cosa può significare per la mia vita rimettere al centro il mistero pasquale di Cristo? La nostra fede è la fede che gli apostoli ci hanno trasmesso. Per questo esiste il carisma del magistero del papa e dei vescovi nella comunità, perché coloro che lo possiedono possano aiutare i credenti a rimanere fedeli alla rivelazione che è stata loro trasmessa. Sono consapevole di questo importante compito che la Chiesa possiede? E come cercare di superare la diffidenza, tipica dei nostri giorni, verso tutto ciò che non è lasciato alla libera iniziativa del singolo? Credere non significa solo fidarsi di Dio, ma significa insieme riconoscere come 2 Rielaborato da Fee, pag

7 essenziale per la propria vita alcune realtà che il Signore Gesù ci ha rivelato, su Dio, sulla vita, sull'uomo. Come vivo questa dimensione centrale della fede? O, anche in questo caso, sono tentato di darle poco valore, sottolineando solo l'aspetto sentimentale e affettivo della fede? Capita talvolta di trovare credenti che ritengono di dover considerare con sufficienza tutto ciò che di soprannaturale si trova nei Vangeli o nella vita cristiana. Paolo ci ricorda che l'avvenimento fondamentale della nostra fede è un evento soprannaturale, senza il quale non avrebbe, in fondo, senso parlare né di fede né di Dio. Come vivo la mia fede a questo proposito? Anche se l'avvenimento della resurrezione sfugge in se stesso alla possibilità di indagine storica, questo non ne sminuisce il valore che per noi è perfettamente conoscibile e comprensibile attraverso la fede. Il cristiano non deve aver paura che alcuni avvenimenti per lui centrali siano raggiungibili solo attraverso la fede, deve solo ricordare che essa non sarebbe tale se fosse tutta spiegabile e comprensibile con i semplici strumenti della ragione scientifica. Sono consapevole di come credere sia al fondo sempre una scommessa nella quale ci fidiamo di un Altro? SILENZIO DI RIFLESSIONE E APPROFONDIMENTO RISONANZE SPONTANEE INTENZIONI DI PREGHIERA Ora, Signore, che il tuo Spirito ci ha parlato e ci ha aiutato a comprendere meglio la tua Parola e ciò che essa chiede alla nostra vita, ti invochiamo perché tu ci sostenga nel difficile compito dell impegno concreto a servizio del Vangelo e di una coerente testimonianza davanti agli uomini: Ascoltaci, o Signore. Mantienici sempre fedeli alla fede apostolica che ci è stata trasmessa e che abbiamo accolto, ti preghiamo; Fa che riconosciamo sempre in coloro che ci guidano attraverso il loro magistero la tua mano che ci aiuta a mantenerci fedeli alla fede che ci hai donato, ti preghiamo; Aiutaci ad avere un atteggiamento sano ed equilibrato verso la complessa ma affascinante relazione tra scienza e fede, ti preghiamo; intenzioni spontanee Concludiamo la nostra preghiera con le parole del Signore: PADRE NOSTRO Ti ringraziamo, Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, a motivo della grazia che ci hai data attraverso questa Parola che ci testimonia il tuo Figlio: in lui siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza, così che nessun dono di grazia più ci manca, mentre aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Ti preghiamo, confermaci sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: da te, Padre che sei fedele, siamo stati chiamati alla comunione con il Figlio 7

8 tuo Gesù Cristo, Signore nostro. AMEN. 8

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