Questo Paesaggio narra di chi conquistò il

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1 PAESAGGIO 4 ORIENTE E OCCIDENTE L UNIFICAZIONE POLITICA DEL MEDITERRANEO DAL IV SECOLO A.C. AL II SECOLO D.C. Questo Paesaggio narra di chi conquistò il Mediterraneo. Furono in molti a provarci, nella parte orientale e in quella occidentale. La cartina indica i tentativi più importanti. Quelli che partono dalla penisola balcanica, innanzitutto. Il primo è di Alessandro Magno, che muove dalla Macedonia, a nord della Grecia, e va alla conquista dell Impero persiano, giungendo fino alla valle dell Indo. Egli unifica le terre che vanno dalla metà orientale del Mediterraneo fino all Oceano Indiano. Il secondo è quello di Pirro, che parte dall Epiro, a nord-ovest della Grecia, e si muove nella direzione opposta, verso l Italia. Un tentativo sfortunato, perché egli cerca invano di conquistare l Italia meridionale e la Grecia, mentre avrebbe desiderato spingersi anche più oltre, ovunque i Greci avevano fondato le loro colonie. Spostiamoci dalla penisola balcanica alla Tunisia: una specie di penisola africana, che si protende nel mare. Prestiamo attenzione a Cartagine, la colonia fenicia. Ha fondato un Impero che comprende le grandi isole del Mediterraneo occidentale, le coste settentrionali dell Africa e la Spagna. Da queste posizioni parte l attacco alla penisola italica: siamo alla fine del III secolo a.c. Se riesce a conquistarla, diventa la dominatrice dell intera metà occidentale del Mediterraneo. Di nuovo spostiamo il nostro obiettivo. In direzione dell Europa settentrionale questa volta, verso la Svizzera. Siamo nel IV secolo a.c., e in questi territori si concentrano le tribù celtiche che migrano dalla Francia, formano nuove coalizioni e muovono in tutte le direzioni: verso sud, in Italia; verso est, in Grecia, in Turchia, giungendo sino alle coste settentrionali del Mar Nero. Ora spostiamo la nostra attenzione sulla penisola italica: su Roma. Questa sconfigge Pirro e gli impedisce di realizzare il suo sogno imperiale; distrugge Cartagine e si impadronisce del suo Impero. Poi volge le sue armate a oriente e, progressivamente, si appropria delle sue città e dei suoi regni. Nel 31 a.c. conquista l Egitto, e il sogno diventa finalmente realtà: tutte le terre del Mediterraneo sono in suo possesso. Esso è unificato politicamente: ha così inizio la storia dell Impero romano.

2 La cartina racconta i principali tentativi di conquista del Mediterraneo. Ve ne furono però altri, per quanto meno ambiziosi: Siracusa, Atene, la Siria. Potrete aggiungerli al momento opportuno. Leggerete anche che ogni conquista è accompagnata da alcune battaglie. Scegliete quelle che vi sembrano decisive e riportatele sulla carta. Soprattutto, osserverete che le conquiste in particolare quella romana non furono realizzate in poco tempo, e in una volta sola. Quindi, potrete distinguere, per esempio, la conquista dell Africa, o quella della Spagna o della Gallia. Ogni volta dovete essere voi a decidere i fatti rilevanti da segnalare sulla carta. Confrontate e discutete con i compagni di classe la vostra immagine personalizzata del Paesaggio dell unificazione del Mediterraneo.

3 introduzione8 IL PAESAGGIO DELL IMPERO L EUROPA E IL MEDITERRANEO DEL IV SECOLO A.C. Avevamo immaginato il Mediterraneo del IX secolo a.c. come un cerchio diviso in due: da una parte la regione urbanizzata; dall altra, quella di villaggi e accampamenti nomadi. Ora, nel IV secolo a.c., le coste del Mediterraneo e molte regioni dell interno, come la penisola italica, sono urbanizzate. Le popolazioni e le città che vivono sulle coste del Mediterraneo sembrano avere un solo obiettivo: costruire un impero, assoggettando le genti vicine, e unificare politicamente tutto il Mediterraneo o una parte di esso. Su questo punto, il Mediterraneo si divide, ancora una volta, in due parti. A Occidente, la lotta si restringe a due soli contendenti: Cartagine che ha fondato un Impero marittimo, sulle coste africane, e che comprende anche una parte della Sicilia, della Sardegna e della Spagna e Roma, che ha consolidato il suo dominio su tutta la penisola italica. Questo scontro termina con la vittoria di Roma e la conseguente unificazione del Mediterraneo occidentale. Roma, successivamente, conquista per intero la Spagna e la Francia, abitata da tribù galliche. 1 GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Individua e sottolinea l obiettivo che avevano le popolazioni e le città che vivevano nel Mediterraneo del IV secolo a.c. < Cerchia con due colori le città e le popolazioni, del Mediterraneo occidentale e di quello orientale, che si contendevano l obiettivo precedentemente evidenziato. STEP 2 < Riscrivi il titolo del paragrafo, completando la frase seguente: L Europa e il Mediterraneo del IV secolo a.c. erano... < Risolvi il seguente problema: Perché il processo di unificazione politica ebbe luogo a Occidente e non a Oriente? A Oriente, invece, c è prima il tentativo straordinario e vincente dei Macedoni, che riescono a unificare le terre delle antiche civiltà: dalla Grecia alla Mesopotamia, all Egitto, fino alle soglie dell India. Questo grande Impero fondato da Alessandro Magno ha però breve durata: quando questi muore, si divide in regni, che sono di pari forza, e quindi non riescono a imporre il dominio di uno solo. Ma questa regione immensa, per quanto divisa politicamente, è profondamente unita da una cultura, l ellenismo. Questa situazione genera due processi. Il processo di unificazione politica, che ha il suo soggetto in Roma, e quello di unificazione culturale, che ha invece il suo soggetto nell Oriente ellenistico. Da questo doppio processo nasce l Impero romano. 1 Brocche da vino di bronzo da Basse (Yutz, Francia), inizi del IV sec. a.c. Londra, British Museum. Queste brocche, rinvenute nella Francia orientale, erano destinate ad un uso religioso. Motivi popolari celtici, come la decorazione a palmette e la piccola anatra sull estremità della brocca, si mescolano a elementi propri dell artigianato greco-etrusco, come il manico a forma di cane. Il corallo delle decorazioni fu pescato probabilmente nel Tirreno. 62 PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

4 I CELTI Dalle loro zone originarie, tra la Svizzera e l Austria, i Celti (o Galli, come li chiamavano i Romani) avevano colonizzato tutta la regione che oggi costituisce la Francia, che fu per questo chiamata dai Romani «Gallia». Di lì, si erano spostati verso nord (le isole inglesi) e verso occidente (l Iberia). Molte tribù conservavano nel loro nome il ricordo di quelle migrazioni (per esempio, «Allobrogi», il nome di una tribù insediata nel cuore della Gallia, vuol dire «emigranti»). Erano popolazioni contadine, che avevano messo a punto sistemi di coltivazione molto progrediti rispetto all agricoltura del Mediterraneo. Usavano l aratro pesante, che era munito di ruote, con il quale sapevano far fruttare i duri suoli del Nord Europa (invece, nelle regioni mediterranee si usava l aratro a chiodo, che permetteva di mettere a coltura soltanto terreni leggeri e sabbiosi); la falce lunga, molto più comoda per tagliare il fieno (era sconosciuta nel Sud, e i contadini mietevano con un piccolo falcetto) e una mietitrice meccanica, che tagliava il grano mentre veniva trainata dai buoi. Anche la loro tecnologia era superiore a quella delle altre popolazioni dell Occidente europeo. Erano maestri nella lavorazione del ferro, con il quale fondevano armi, celebri e temute dagli altri popoli. Sapevano intagliare il legno (avevano inventato le botti) e adoperavano in modo eccellente la tecnologia combinata (legno e ferro), come dimostrano gli splendidi carri da parata che gli archeologi hanno ritrovato nelle tombe dei principi. Disponevano di orafi raffinati, che cesellavano gioielli per le donne, bracciali e collane magiche per i guerrieri. Il torque era un collare che i guerrieri indossavano in battaglia, pensando che li rendesse invulnerabili. Ne erano così convinti, che si lanciavano all attacco senza corazza, completamente nudi. I loro centri abitati erano villaggi fortificati, talvolta piuttosto popolati. I Romani li chiamavano oppida (al singolare, oppidum). Avevano imparato dai Greci l uso della moneta e l amore per il vino. Conoscevano i caratteri alfabetici greci, e sappiamo che avevano libri di leggi e di argomento economico. Non mettevano però mai per iscritto le loro pratiche religiose e i loro miti. Questi venivano tramandati oralmente dai loro sacerdoti, chiamati druidi. Sappiamo che i giovani allievi druidi studiavano a memoria migliaia e migliaia di versi, nei quali si raccontavano le imprese dei loro oltre quattrocento dèi e si spiegavano i riti magici per ottenere il loro favore. 2 GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Sottolinea tutte le località citate nel paragrafo e individuale nella carta di p. 64. STEP 2 < Sottolinea con colori diversi le informazioni essenziali per descrivere la popolazione dei Celti nei seguenti ambiti: economia / tecnologia / guerra / cultura / religione. < Riscrivi il titolo del paragrafo, completando la frase seguente: I Celti, una popolazione... 2 Torque a tamponi di bronzo, fine del IV sec. a.c. Reims, Museo di Saint- Remi. Il torque, il collare d oro o di bronzo con poteri magici, era un amuleto di guerra. Quello qui raffigurato è stato rinvenuto in una sepoltura della Francia del Nord. Anche presso i Celti i guerrieri erano sepolti con gli oggetti che indicavano il loro rango, le armi e i gioielli. 8 IL PAESAGGIO DELL IMPERO 63

5 LE GRANDI MIGRAZIONI CELTICHE Verso il V secolo a.c., il mondo celtico fu sconvolto da grandi cambiamenti. Non ne conosciamo la causa: forse la sovrappopolazione, oppure le crisi climatiche. I mutamenti furono di due tipi. Il primo fu sociale e politico. Gli archeologi lo hanno dedotto dalla sparizione, dopo il V secolo a.c., delle fastose tombe principesche che avevano caratterizzato fino a quel momento la cultura celtica, e dalla loro sostituzione con sepolture più sobrie di guerrieri in armi: ciò vuol dire che un aristocrazia guerriera aveva preso il posto dei principi. Il secondo mutamento è di tipo demografico e militare ed è, sicuramente, collegato con il primo: nel V secolo i Celti cominciarono a spostarsi. Dalla Gallia (e precisamente dalla regione della Champagne) si concentrarono nell attuale Svizzera. Di qui si diramarono lungo tre direttrici. Migravano tribù intere: donne e bambini al seguito di guerrieri pronti a combattere per conquistare nuove terre dove insediarsi. Sappiamo che in queste spedizioni si associarono a loro guerrieri provenienti da altre popolazioni, di lingua e cultura diverse. Una corrente migratoria si diresse verso l Italia. Un secondo ramo migratorio seguì il corso del Danubio, attraversò l Austria e l Ungheria e si spinse fino all Ucraina, nei territori abitati dagli Sciti. Di questi spostamenti abbiamo notizie solo archeologiche, che testimoniano la LE CARTE RACCONTANO LE MIGRAZIONI CELTICHE Oceano Atlantico GALIZIA SPAGNA Mare del Nord INGHILTERRA SVIZZERA Roma UNGHERIA TRACIA Delfi UCRAINA Mar Nero GALAZIA Dalla Galazia alla Galizia, e dall Inghilterra alla Sicilia, la carta mostra lo spazio europeo delle migrazioni delle tribù celtiche, a partire dal IV sec. a.c. Esse non crearono mai un impero o un regno unificato, ma ogni tribù si insediò in un territorio, colonizzandolo e fondando gli oppida, le sue città fortificate. Siracusa Mar Mediterraneo 64 PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

6 fondazione di villaggi e di oppida. Invece, della terza ondata sappiamo molto di più, perché aggredì direttamente il mondo greco, che ce ne ha lasciato testimonianze piene di terrore. Verso il 280 a.c. la tribù dei Tectosagi (il cui nome vuol dire «alla ricerca di un tetto») invase la Grecia. Con altre tribù alleate sconfisse gli eserciti delle poleis, che nel pericolo avevano trovato uno dei loro rari momenti di unità. Gli invasori giunsero fino a Delfi, che tentarono di saccheggiare, ma furono respinti dai Greci, che difesero disperatamente il loro santuario più sacro e ne salvarono il tesoro ricchissimo. I guerrieri galati (così i Greci chiamavano i Celti) attraversarono il Bosforo e penetrarono in Turchia. Qui fondarono un loro principato, nella regione che ancora oggi conserva il loro nome, la Galazia. Vennero battuti dai re di Siria e di Pergamo, che da quel momento si fregiarono del titolo di Sotèr («Salvatore»). Nello spazio di poco più di un secolo, i Celti si erano spinti in quasi tutte le regioni d Europa. Alcuni nomi regionali, come la Galazia e la Galizia, ricordano ancora oggi i confini di quella espansione. Molti studiosi del passato ne avevano ricavato la teoria che i Celti fossero stati i primi unificatori dell Europa. Gli studiosi contemporanei, invece, sostengono che questa teoria è infondata, perché quelle tribù non fondarono mai un regno o un impero, né si sentirono mai parte di un unica nazione (se non alla fine della loro storia, quando furono sottomesse definitivamente dal generale romano Giulio Cesare). LE IMMAGINI RACCONTANO IL VALORE DEI GUERRIERI CELTI 3 Il «Galata morente», I sec. a.c. ca. Roma, Museo Capitolino Il «Galata suicida», detto «Galata Ludovisi», I sec. a.c. ca. Roma, Museo Nazionale Romano. Queste sculture marmoree sono copie romane di originali bronzei di epoca ellenistica. Entrambe raffigurano con grande pathos e realismo i guerrieri celti in punto di morte; in entrambe i guerrieri sono raffigurati nudi: così, infatti, i Greci rappresentavano gli eroi, anche se si trattava di nemici. I tratti fisiognomici del Galata morente 3 sono quelli tipici dei Celti, in particolare l acconciatura dei capelli e i baffi; e celtico è pure l armamentario: il torque e lo scudo. Il guerriero è colto nell atto di accasciarsi sullo scudo, con il torso flesso e ruotato a destra, per mettere in rilievo la ferita. Il Galata suicida 4, invece, in vista della sconfitta, sceglie di dare la morte alla sua donna, trafitta sotto un ascella e accasciata ai suoi piedi, e poi a sé stesso. L originale bronzeo di questo gruppo scultoreo era infatti posto a decorazione del monumento celebrativo in onore di Attalo I di Pergamo, vincitore sui Galati IL PAESAGGIO DELL IMPERO 65

7 25 5 Elmo celtico da Canosa di Puglia, IV sec. a.c. Berlino, Staatliche Museen. Questo elmo, rinvenuto nel 1895 in un ipogeo di Canosa di Puglia, testimonia la presenza di guerrieri celti nella regione, nel IV sec. a.c. L elmo, che è forse un trofeo di guerra, è di ferro e bronzo lavorato a sbalzo, con incrostazioni di corallo. In occasione delle parate, nelle cannule poste in cima venivano infisse delle piume. 6 Testa di pietra di divinità, II sec. a.c. Praga, Národní Muzeum. Ritrovata nelle vicinanze del santuario celtico di Msecké Zebrovice, in Boemia, questa testa è acconciata con una pettinatura a coste. I Celti erano soliti pettinarsi tirando indietro i capelli impastati di gesso. Le sopracciglia e i baffi hanno le punte a spirale; i tratti del volto sono marcati e rudi; al collo, il torque a tamponi. 6 7 Infatti, ogni tribù era una federazione composta di diversi gruppi, ciascuno con propri capi guerrieri, che potevano riacquistare la loro autonomia se essa si scioglieva. Le tribù, a loro volta, si coalizzavano contro nemici comuni, come accadde nell invasione della Grecia; oppure lottavano vicendevolmente, come accadeva di frequente in Gallia; o, infine, si alleavano con quelli che, fino a poco tempo prima, erano stati loro nemici (i Greci, i Cartaginesi, o i Romani stessi), come spesso accadde in Italia e nella stessa Gallia. 7 Modellino di nave di oro, metà del I sec. a.c. Dublino, Museo Nazionale. Tra il VI e il I secolo a.c., piccoli gruppi di Celti giunsero in Irlanda solcando i mari. La cosiddetta «Barca di Broighter», un modellino di imbarcazione votiva rinvenuta nell omonima cittadina irlandese, dimostra che i Celti conoscevano sia la navigazione a vela, sia quella a remi. Le loro navi raggiungevano la lunghezza di una trentina di metri ed erano molto agili. GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Cerchia i due nomi con cui Romani e Greci definivano la popolazione celtica. < Ricerca e sottolinea le località in cui i Celti si insediarono a partire dal V secolo a.c. STEP 2 < Suddividi il paragrafo in tre parti e assegna a ciascuna un titolo, completando le seguenti frasi: a) I Celti cambiano... b) I Celti si dirigono verso... c) Le tribù celtiche sono... < Risolvi il seguente problema: Perché, secondo gli studiosi contemporanei, i Celti non possono essere considerati i primi unificatori dell Europa? 66 PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

8 GLI SCITI 8 Gli Sciti erano popolazioni dedite all agricoltura. Con il tempo, una parte di loro aveva trovato più conveniente dedicarsi all allevamento, ed erano diventate nomadi: percorrevano le steppe e le pianure che si estendono dall Ungheria sino alle frontiere della Cina. I Gran Re persiani avevano più volte tentato di sottomettere quelle tribù. Erano state sempre spedizioni fallimentari: Ciro il Grande era stato ucciso in una di queste, sconfitto dai Massageti, una tribù governata dalla regina Tomiri (530 a.c.). Al principio del V secolo a.c., per vendicarlo, ma anche per estendere il suo Impero, Dario I portò il suo attacco agli Sciti, durante la sua invasione dell Europa. Anche questo tentativo si concluse con un insuccesso. Gli Sciti europei, che si erano sedentarizzati, abitavano le pianure dell odierna Ucraina, bagnate dal Mar Nero. Nel IV secolo a.c. avevano fondato un loro dominio. Lo conosciamo molto bene perché gli archeologi hanno scavato e studiato le loro tombe principesche, i kurgan. Questi sono delle colline artificiali, disseminate lungo le pianure ucraine, che nascondono sepolture ricchissime: gioielli d oro, armi di ferro, pellicce e tappeti, vasi di ceramica e oggetti di legno scolpito. Questi ritrovamenti ci dimostrano che gli artigiani sciti possedevano una tecnica raffinata, e che le tribù scite erano prosperose e avevano accesso a miniere di metalli pregiati. Verso la metà del IV secolo a.c., gli Sciti inviarono delle spedizioni militari verso l Ungheria, nelle cui pianure le loro genti si insediarono, e verso i Balcani, dove si stava rafforzando la monarchia macedone. Si scontrarono prima con le falangi di Filippo II (furono sconfitti nel 339 a.c.), e dopo con dei battaglioni inviati da Alessandro Magno: e questa volta vinsero loro (330 a.c.). Erano, infatti, guerrieri temibili. Combattevano prevalentemente a cavallo. Con i loro archi compositi (fatti cioè di molti materiali, sovrapposti e incollati) riuscivano a scagliare le loro frecce a quasi mezzo chilometro di distanza. Alessandro Magno venne a patti con loro: ignoriamo se nei suoi piani ci fosse l invasione della Scizia e, insieme dell Europa, perché il re macedone morì dopo pochi anni. Al principio del III secolo a.c., la grande Scizia crollò improvvisamente. Non sappiamo che cosa accadde: forse si trattò di una grande crisi climatica, che distrusse le loro colture; forse dell arrivo dei Sarmati, cavalieri nomadi che provenivano dalle steppe dell Asia centrale. Gli Sciti sopravvissuti si rifugiarono a Sud, nel territorio della penisola della Crimea, dove fondarono un regno con una cultura mista, greca e scita, la cui capitale fu Olbia, che fu in continuo contatto sia con i regni ellenistici, sia con l Impero romano. 8 Cavaliere di Pazyryk, frammento di tappezzeria di feltro, V-IV sec. a.c. San Pietroburgo, Museo dell Ermitage. Questo feltro colorato ritrae un guerriero scita a cavallo. Si notino la bardatura e la coda intrecciata dell animale, e l acconciatura a spazzola del guerriero, che richiama lo stile della statuaria persiana. 79 GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Cerca nel testo e sottolinea con due colori le informazioni essenziali per descrivere la popolazione degli Sciti europei e asiatici. < Cerchia il nome delle popolazioni che combatterono, dal V al III secolo a.c., contro gli Sciti. STEP 2 < Riscrivi il titolo del paragrafo, adottando il punto di vista di un guerriero macedone: Gli Sciti,... < Risolvi il seguente problema: Per quali motivi, secondo gli studiosi, la Scizia crollò 9 Scena di battaglia, fine IV sec. a.c. San Pietroburgo, Museo dell Ermitage. Questa scena di battaglia è il particolare di un pettine di oro, rinvenuto a Solokha (Ucraina). Essa rappresenta un gruppo di tre guerrieri che indossano armature greco-scite, con il gonnellino tipico degli opliti, l elmo corinzio, e i pantaloni dei cavalieri nomadi. 8 IL PAESAGGIO DELL IMPERO 67

9 MAPPA CONCETTUALE Inserisci i termini mancanti e utilizza la mappa concettuale per riepilogare i contenuti del paragrafo di p. 62: Cartagine / Celti / ellenismo / Impero macedone / Mediterraneo occidentale e orientale / Regni ellenistici / Roma / Sciti / unificazione politica / urbanizzazione regioni urbanizzate ( ) villaggi di agricoltori villaggi di agricoltori e pastori ( ) ( ) oppida poleis (Roma e ) regno colonizzazione e conflitti e unificazione culturale Impero ( ) 68 PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

10 MAPPA CONCETTUALE Inserisci i termini mancanti e utilizza la mappa concettuale per riepilogare i contenuti dei paragrafi di pp : aratro pesante / aristocrazia guerriera / Austria / Druidi / Francia / Mediterraneo occidentale e orientale / mietitrice meccanica / oppida / Svizzera / Turchia villaggi di agricoltori ( e ) aumento demografico conflitti con Greci, Sciti e Regni ellenistici migrazioni (es , Iberia, Italia, Grecia, ) regione urbanizzata ( ) città ( ) economia politica religione cultura tecnologie agricole ( e ) tecnologia dei metalli (oro, ferro) tradizioni orali: tecnologie della scrittura (diritto, economia) moneta federazione di tribù 8 MAPPA CONCETTUALE 69

11 MAPPA CONCETTUALE Inserisci i termini mancanti e utilizza la mappa concettuale per riepilogare i contenuti del paragrafo di p. 67: Balcani / cavalleria / ceramica / Cina / Crimea / Kurgan / Macedoni / Scizia / Ucraina / Ungheria villaggi di agricoltori e pastori (dall Ungheria alla ) migrazioni in spedizioni militari verso e Regno di conflitti contro Persiani, e Sarmati economia politica guerra agricoltura e allevamento tecnologia dei metalli ellenismo crisi e migrazione in PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

12 ESERCIZI DI FINE INTRODUZIONE 1. L Europa e il Mediterraneo tra il V e il III secolo a.c. Completa lo schema che descrive i processi sociali e politici dell Europa e del Mediterraneo tra il V e il III secolo a.c.: Regni ellenistici Celti Sciti urbanizzazione unificazione culturale ellenismo unificazione politica Roma Cartagine Impero macedone 2. A nord del Mediterraneo Scrivi sulla carta i nomi degli Stati delle regioni in cui si insediarono i Celti e gli Sciti, poi colora le aree da loro occupate e completa con i simboli indicati nella legenda: Celti: Gallia, Inghilterra, Spagna, Svizzera, Austria, Ungheria, Ucraina, Grecia, Galazia, Galizia Sciti: Ucraina, Ungheria, Balcani, Crimea Mare del Nord Oceano Atlantico Reno Vistola L Roma MACEDONIA Danubio Mar Nero Mar Caspio Cartagine Delfi Atene Eufrate IMPERO PERSIANO Tigri regioni occupate dai Celti regioni occupate dagli Sciti scontri con altri popoli incontri con altri popoli Mar Mediterraneo 8 ESERCIZI DI FINE INTRODUZIONE 71

13 3. La lingua al tempo dei Celti e degli Sciti Associa ciascun termine con il proprio significato. Allobrogi a) tribù celtica. Vuol dire «alla ricerca di un tetto» torque b) nome dato dai Romani ai villaggi fortificati Galati c) sacerdoti celti Tectosagi d) collana, ritenuta magica, indossata dai guerrieri celti kurgan e) tribù scita oppida f) nome dato dai Greci alla popolazione celtica Massageti g) tribù celtica insediatasi in Francia. Vuol dire «emigranti» Druidi h) tombe dei principi sciti 4. Celti e Sciti: le civiltà di guerrieri Ricerca nell Unità tutte le notizie che riguardano i Celti e gli Sciti e riportale in questa tabella per rispondere alle domande, laddove è possibile. Puoi usare la tabella per esporre oralmente un identikit delle due civiltà. SCITI CELTI Quali territori abitavano in origine? Quali regioni conquistarono? Chi furono i loro avversari? In che modo combattevano i loro guerrieri? Come era organizzato politicamente il territorio da loro abitato? Quale economia prevaleva nelle loro tribù e quali tecnologie usavano? Quali contatti ebbero con altre popolazioni? Quali erano le loro convinzioni e pratiche religiose? 72 PAESAGGIO 4 INTRODUZIONE

14 UNITÀ A L UNIFICAZIONE DELL ORIENTE 1. LA PERIFERIA CONQUISTA L IMPERO 2. LA GRECIA ELLENISTICA PRIMI PIANI Fonti ALESSANDRO MAGNO Storie LE MACCHINE ELLENISTICHE on-line LE PAROLE DELLA STORIA barbaro civilizzazione/civiltà cultura Impero polis scrittura

15 1 LA PERIFERIA CONQUISTA L IMPERO 1.1 LA MACEDONIA Ai confini estremi della regione urbanizzata del Mediterraneo orientale c era la Macedonia, il paese dei «montanari», come i Greci lo chiamavano con disprezzo. Era, invece, una vasta pianura, circondata da montagne, situata al di là dell Olimpo, il monte dove, secondo i Greci, abitavano gli dèi. Era una terra ricca e fertile, che produceva tanto grano da esportarlo ad Atene, insieme con i suoi prodotti più pregiati: il legname, la canapa e la pece, materiali indispensabili per la flotta ateniese. La Macedonia era celebre in tutta la Grecia per i suoi cavalli. E, fatto importantissimo per i tempi, non soffriva di penuria di uomini, quindi poteva armare eserciti molto numerosi. Verso la metà del V secolo a.c., mentre Atene guerreggiava per estendere il suo Impero, la Macedonia doveva fronteggiare le invasioni dei popoli che venivano dai Balcani. Durante quelle guerre, tutte vittoriose, i Macedoni misero a punto un esercito fortissimo, basato su una falange più efficace di quella greca. La novità consisteva nel fatto che i fanti macedoni erano dotati di una lancia molto lunga, la sarissa. Essi avanzavano in schiere di otto o più righe: le prime righe puntavano le sarisse in avanti, e creavano una barriera di punte, acuminata e insuperabile. I fanti delle righe posteriori, invece, tenevano alte le loro sarisse e le agitavano, in modo da frenare le frecce nemiche. Questa tecnica permetteva ai fanti di alleggerirsi (non indossavano la corazza e avevano uno scudo molto piccolo) e, quindi, di stancarsi di meno e di essere più veloci e agili degli opliti. Al tempo stesso, la grande disponibilità di cavalli concedeva ai Macedoni il vantaggio di possedere una cavalleria agguerrita e potente. Verso la metà del IV secolo a.c., la Macedonia era un regno ricco, ben armato e molto forte, se confrontato con le poleis greche, un tempo dominatrici dell Egeo, ora invece indebolite da secoli di guerre vicendevoli. Il suo re, Filippo II ( a.c.), aveva programmi LE DATE RACCONTANO a.c. regno di Filippo II di Macedonia 338 a.c. Filippo II sconfigge le poleis a Cheronea 336 a.c. Alessandro il Grande (Magno) diventa re di Macedonia a.c. assalto all Impero persiano: battaglie di Granico e di Isso a.c. conquista della Mesopotamia e della Persia: battaglia di Gaugamela a.c. conquista dell Afghanistan e della valle dell Indo 323 a.c. Alessandro muore a Babilonia, l Impero viene diviso fra i diàdochi a.c. Pirro, re dell Epiro, tenta di conquistare un impero in Italia: viene sconfitto dai Romani 250 a.c. i Parti conquistano la Mesopotamia e l Iran 64 a.c. Pompeo Magno sottomette la Siria 31 a.c. crolla l ultimo regno ellenistico, quello d Egitto LE CARTE RACCONTANO L ESPANSIONE DELLA MACEDONIA SOTTO FILIPPO II Filippopoli TRACIA Filippi Bisanzio Abdera Aigai Pella Anfipoli EPIRO Olinto Potidea CALCIDICA LEMNO Larissa Fere TESSAGLIA IMPERO Cheronea LESBO PERSIANO FOCIDE EUBEA Delfi Sardi Tebe CHIO Atene Efeso SAMO Olimpia Corinto Mileto Megalopoli Messene Sparta CICLADI Mar Ionio RODI Regno di Macedonia nel 359 a.c. conquiste di Filippo II ( a.c.) battaglie Mar Egeo Nello spazio di vent anni, Filippo II si impadronisce prima della Tracia e della Tessaglia, le due regioni balcaniche confinanti, e poi, con la battaglia di Cheronea, sottomette le poleis. 74 PAESAGGIO 4 UNITÀ A

16 ambiziosissimi. Dopo aver vinto e sottomesso le regioni confinanti balcaniche, decise di conquistare la Grecia, unirla al suo regno, e poi, mettendo insieme gli eserciti macedoni e delle poleis, marciare alla conquista dell Impero persiano. Dapprima, tentò di realizzare il suo progetto con le armi della politica. Si propose alle città greche come il sovrano in grado di mettere ordine nei loro rapporti vicendevoli e di guidarle in una guerra di rivincita contro il comune nemico, la Persia. Demostene, un oratore ateniese animato da un sincero patriottismo, non si lasciò convincere e mise in guardia i suoi concittadini. I suoi discorsi (noi li conosciamo con il nome di orazioni Filippiche) furono così persuasivi che gli Ateniesi formarono una Lega antimacedone e sfidarono Filippo II. La battaglia determinante si svolse a Cheronea (338 a.c.): qui la falange macedone ebbe la meglio sulla vecchia falange oplitica. Due anni dopo, Filippo venne assassinato in una congiura di corte. Prese il potere suo figlio, Alessandro ( a.c.), che si trovò a capo di un armata invincibile, nella quale militavano i suoi sudditi macedoni, i cittadini greci, che ora facevano parte del suo regno, e i guerrieri di altre regioni balcaniche sottomesse. Usò questa forza per realizzare il progetto paterno: assalire l Impero persiano. GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Cerchia i nomi dei due più importanti re macedoni e sottolinea, per ciascuno di essi, le imprese militari compiute. < Dividi il paragrafo in tre parti e inventa un titolo per ciascuna di esse. STEP 2 < Sottolinea con tre colori le informazioni essenziali per descrivere la Macedonia del V secolo a.c. nei seguenti ambiti: geografia / economia / guerra. < Riscrivi il titolo del paragrafo, completando la frase seguente: La Macedonia, una terra... I DOCUMENTI RACCONTANO LA TOMBA REALE DI VERGHINA La tomba di Filippo II, scoperta nel 1977 a Verghina (villaggio della Macedonia centrale), è costituita da due ambienti coperti da volte a botte; l ingresso monumentale è sormontato da un fregio dorico, al di sopra del quale è rappresentata una scena di caccia in cui sono raffigurati sia Filippo sia il giovane Alessandro. La tomba, costruita da Alessandro intorno al 336 a.c., conteneva un ricco corredo funerario, costituito da armi e vasellame di bronzo e oro e da vari pezzi ornamentali di raffinata fattura, tra cui spicca il diadema regale, una corona di alloro composta di numerose foglie e ghiande in lamina d oro. Oltre al grande sarcofago di marmo, vi si trovano anche resti di mobilia, forse un letto, con una decorazione di oro e avorio 1, raffigurante Filippo II con la moglie Olimpiade e il piccolo Alessandro. I resti del re macedone, avvolti in un manto di porpora e oro, erano conservati in un grande larnax dorato 2, un urna decorata con il sole a sedici raggi, simbolo della dinastia macedone. La tomba conteneva anche le armi del re: la corazza di bronzo con bordature e teste leonine di oro 4 ; l elmo, sormontato dal tipico elemento frigio ricurvo; la spada, riposta in una custodia di avorio e legno; lo scudo con intarsi in oro, argento, avorio e paste vitree; la faretra e un pettorale, entrambi di oro e istoriati; gli schinieri di bronzo dorato, di lunghezza asimmetrica 3, adattati al fisico di Filippo, che si era azzoppato durante una battaglia Decorazione di avorio e oro, IV sec. a.c. Salonicco, Museo Archeologico. 2 Urna (larnax) di oro, IV sec. a.c. Salonicco, Museo Archeologico. 3 Corazza di bronzo con guarnizioni in oro, IV sec. a.c. Salonicco, Museo Archeologico. 4 Schinieri di bronzo dorato, IV sec. a.c. Salonicco, Museo Archeologico. 8 1 LA PERIFERIA CONQUISTA L IMPERO 75

17 1.2 ALESSANDRO MAGNO CONQUISTA L IMPERO PERSIANO Mentre la Macedonia si consolidava, l Impero persiano non attraversava un buon momento. I satrapi si erano ribellati, nel 366 a.c.: la loro rivolta, protrattasi per un decennio, fu stroncata con violenza brutale dal Gran Re Artaserse III ( a.c.). Questi, a sua volta, era stato assassinato e il suo successore, Dario III ( a.c.), era stato eletto, anche lui, dopo una guerra civile di due anni. Il calcolo di Alessandro, dunque, fu quello di approfittare di un Impero indebolito dalle guerre intestine. Attraversò lo stretto dei Dardanelli con un esercito di fanti e 7000 cavalieri. Disponeva del più agguerrito reparto di genieri del tempo: soldati attrezzati con macchine per assediare le città, per costruire ponti e accampamenti. Aveva dalla sua anche le armi ideologiche. Egli propagandava la sua aggressione come la giusta vendetta per l invasione della Grecia compiuta da Dario I e Serse un secolo e mezzo prima. La presentava come un messaggio di libertà e prometteva alle città soprattutto alle poleis della costa una costituzione democratica e l autonomia, cioè l esenzione dai tributi imperiali. La campagna militare si svolse in tre fasi. Nella prima, Alessandro conquistò le coste mediterranee. Con le battaglie di Granico (334 a.c.) e 5 Alessandro Magno, raffigurato come Helios, copia romana da originale greco del III-II sec. a.c. Città del Vaticano, Palazzo Nuovo. La vigoria, la giovinezza, l ascendenza divina sono gli attribuiti con cui Alessandro Magno è stato effigiato su monete, cammei, mosaici, affreschi, sculture, come questa che lo ritrae nelle sembianze del dio Sole. di Isso (331), in Turchia, si aprì la strada verso la Siria, la Palestina e la Fenicia, dove conquistò Tiro, la grande città marinara, dopo un assedio durissimo (332). Poi, diresse le sue Alessandro Magno 8 p LE CARTE RACCONTANO L IMPERO DI ALESSANDRO MAGNO Lago d Aral Mar Mar Nero Caspio SCIZIA Alessandria Ultima MACEDONIA (Kodjend) Pella SOGDIANA EPIRO Granico ARMENIA BATTRIANA Tebe Gaugamela IRCANIA Sparta CILICIA Isso Ecbatana MEDIA Alessandria ARÌA CRETA (Herat) REGNO CIPRO SIRIA MESOPOTAMIA PARTIA DI PORO DRANGIANA Mar Mediterraneo Susa Alessandria Babilonia SUSIANA (Kandahar) Cirene Tiro ARACOSIA BABILONIA Pasargade Alessandria Persepoli ARABIA PERSIA Oasi di Siwah INDIA Impero di Alessandro EGITTO regioni soggette ad Alessandro percorso di Alessandro percorso via mare battaglie Oceano Indiano Alessandria Danubio Nilo Eufrate Tigri Oxo Indo In nove anni dal 334 al 325 a.c. Alessandro percorre lo sconfinato Impero persiano alla testa del suo esercito. La cartina racconta questo giro e mostra solo alcune delle sue numerose battaglie, e solo alcune delle 70 «Alessandrie» che fondò, dall Egitto, all Afghanistan, al Pakistan. Si ritirò poi a Babilonia, dove morì nel 323 a.c. 76 PAESAGGIO 4 UNITÀ A

18 I DOCUMENTI RACCONTANO «LA BATTAGLIA DI ISSO» 6 Nella loro propaganda contro i Persiani, i Greci avevano diffuso la voce che i loro soldati fossero dei vigliacchi, costretti a combattere contro la loro volontà. Questa maldicenza è stata ritenuta vera per secoli, fino ai giorni nostri, e confermata anche da documenti come il mosaico della «Battaglia di Isso», conservato nel Museo Archeologico di Napoli, nel quale si vede Alessandro che attacca impetuosamente il nemico, mentre Dario III, col volto impaurito, cerca di scappare. Gli storici hanno scoperto, però, che questo documento racconta una storia del tutto diversa. Potete leggerla anche voi, se prestate attenzione alla posizione della lancia di Alessandro e vi ponete il seguente problema: perché non è diretta verso il cuore del nemico, il Gran Re Dario, come dovrebbe essere logico in un duello fra pari, ma punta verso il basso e trafigge un soldato qualsiasi? Prima di rispondere, provate a immaginare la scena come dovette svolgersi nella realtà: Alessandro, a capo scoperto, come spesso usava in combattimento, tenta di colpire Dario, ma un soldato della guardia imperiale (erano chiamati gli «Immortali») si getta coraggiosamente in avanti, viene trafitto, e trascina verso il basso la lancia del Macedone. Il pittore, perciò, ha rappresentato Dario che ha appena visto la morte con gli occhi (la lancia puntata verso di lui) e che ora assiste, invece, alla morte del suo eroico salvatore. Il pittore così abile da «scattare un istantanea» fu, probabilmente, Apelle, uno dei più celebrati artisti dell antichità. Secondo alcuni storici, egli si sarebbe ritratto al centro del 6 Mosaico della «Battaglia di Isso», II sec. a.c. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. 7 Mosaico della «Battaglia di Isso», particolare. mosaico, in basso: si tratterebbe del soldato che, di spalle, riflette il suo viso nello scudo. Quello sarebbe, dunque, il volto del pittore Apelle, un greco della Jonia, e quindi suddito di Dario III, che in questa opera avrebbe celebrato il trionfo di Alessandro, rendendo al contempo un omaggio al valore del Gran Re e dei suoi soldati. 7 armate verso l Egitto e se ne impadronì rapidamente. Si recò presso l oasi di Siwah, dove sorgeva il tempio di Amun, il dio Sole, veneratissimo in Egitto. Qui, i sacerdoti del dio lo proclamarono faraone e figlio del Sole: era l investitura sacra per la sua avventura. La seconda fase fu diretta al cuore dell Impero la Mesopotamia e la Persia ed ebbe il suo momento decisivo nella battaglia di Gaugamela (331), nella quale Dario III fu sconfitto e fuggì (fu ucciso poco dopo da un suo satrapo, 330). La terza fase fu la conquista progressiva delle pro- vince orientali, dall Afghanistan alla valle dell Indo ( a.c.). Queste tre fasi si svolsero in dieci anni, un tempo brevissimo, ma sufficiente ad Alessandro per diventare il padrone dell Impero più grande del suo tempo. Per questo fu chiamato Alessandro Magno (il «Grande»). Molti, ancora oggi, sono meravigliati della rapidità della caduta dell Impero persiano e ne cercano una spiegazione. Alcuni la imputano al fatto che il dominio di Dario III era indebolito dalle guerre passate e dal desiderio di libertà di molti suoi sudditi: una spiegazione che 8 1 LA PERIFERIA CONQUISTA L IMPERO 77

19 non convince molto, perché sappiamo che i soldati del Gran Re combatterono bene e coraggiosamente. Altri sottolineano il fascino personale di Alessandro, capace di trascinare i suoi soldati nelle imprese più difficili. Sicuramente ebbero un ruolo decisivo il genio militare di Alessandro e la sua capacità di inventare uno stratagemma al quale i generali persiani non seppero rispondere con una contromossa efficace. Secondo la teoria militare greca, lo stratagemma era una trappola. In particolare, Alessandro attaccava violentemente il nemico con la sua cavalleria (gli etàiroi i compagni così si chiamavano i nobili macedoni), guidando personalmente la carica. Circondava il nemico, lo prendeva alle spalle e lo sospingeva verso la falange (dove militavano i pezètairoi, i fanti agricoltori, suoi «compagni a piedi»). Il nemico veniva schiacciato fra la cavalleria, che colpiva come un martello, e la falange, che faceva da incudine. Alessandro, dopo aver sconfitto Poro, il re indiano con il suo esercito di elefanti da guerra (326 a.c.), avrebbe voluto proseguire oltre il fiume Indo, invadere la fertile pianura del Gange e andare ancora oltre. I geografi del suo tempo, infatti, gli avevano raccontato delle infinite ricchezze dell Oriente estremo. Ma i suoi soldati, stanchi, si ribellarono e lo obbligarono a tornare. Giunto in Mesopotamia, a Babilonia, Alessandro provò ad organizzare i suoi domini. Aveva fondato, durante la sua impetuosa avanzata, ben 70 città, tutte chiamate, in proprio onore, Alessandria, e le aveva popolate con coloni fatti venire dalla Grecia. Sapeva bene che la Grecia e la Macedonia non avevano una popolazione sufficiente per governare un impero così vasto. Pensò allora di coinvolgere le popolazioni locali. Aveva già sposato Roxane, una principessa afghana. Ora, a Babilonia, si sposò nuovamente con la figlia di Dario III. Poi organizzò a Susa, una delle capitali imperiali, una cerimonia spettacolare, durante la quale obbligò alcune decine di suoi generali e soldati a sposare donne della nobiltà persiana (324). Arruolò fra i suoi fanti giovani iranici. Questa politica di integrazione forzata non piacque ai Greci e ai Macedoni, ma Alessandro fu irremovibile e crudele con chi gli si opponeva. Non sappiamo quali fossero le sue intenzioni. Con ogni probabilità aveva due progetti. Il primo era quello di impadronirsi dell Arabia, dalla quale giungevano le spezie più pregiate del tempo (l incenso in parti- colare); il secondo, dal momento che aveva adottato la prospettiva mondiale dei Gran Re persiani, quello di unificare il mondo greco-occidentale. Ma non potremo mai verificare queste ipotesi, perché Alessandro si ammalò e morì improvvisamente nel 323 a.c., a soli trentatre anni. Non aveva lasciato eredi. I suoi generali si contesero il dominio dell Impero e scatenarono una guerra civile, durata circa vent anni. Alla fine, Tolomeo s impadronì dell Egitto; Seleuco della Siria e di tutta la parte asiatica dell Impero persiano; Antigono della Macedonia e della Grecia. Erano i diàdochi (che vuol dire «successori»). Ciascuno di loro dette origine a una dinastia che governò i tre regni principali, nati dalla divisione dell Impero. Altri ne sorsero, molto più piccoli, come il Regno di Pergamo, in Turchia, o quello di Tracia, nei Balcani, a nord della Macedonia. Noi li conosciamo come i Regni ellenistici, perché non erano greci (ellenici), ma vi si parlava il greco e avevano una cultura greca. GUIDA ALLO STUDIO STEP 1 < Ricerca e sottolinea nel paragrafo i nomi delle regioni conquistate da Alessandro Magno. < Dividi il paragrafo in cinque parti e sintetizzale con altrettante frasi, che inizino con le seguenti parole: a) L Impero persiano... b) Le conquiste di Alessandro... c) Il nuovo Impero... d) Il progetto imperiale... e) La divisione dell Impero... STEP 2 < Cerca e riscrivi le ipotesi formulate dagli storici per spiegare la velocità di conquista dell Impero persiano da parte di Alessandro Magno: a)... b)... c)... < Risolvi il seguente problema: Perché l Impero di Alessandro Magno si può definire multietnico? 8 8 Particolare del rilievo del Sarcofago detto di Alessandro, da Sidone, IV sec. a.c. Istanbul, Museo Archeologico. Su uno dei lati del Sarcofago di Alessandro è raffigurata una scena di battaglia tra Greci e Persiani. Alessandro è ritratto a cavallo. Lo riconosciamo da alcuni attributi: sul capo indossa la pelle del leone Nemeo, simbolo di Eracle, mentre sull orecchio è applicato un corno d ariete, simbolo del dio egizio Amun. Bucefalo, il suo cavallo, calpesta un soldato persiano. Alessandro scaglia la lancia contro un cavaliere nemico, che cerca disperatamente di proteggersi con un braccio. Il suo cavallo, azzoppato, è caduto. Il sarcofago fu realizzato in marmo policromo (sono ancora visibili tracce della coloritura originale). Le parti metalliche, come lance e spade, sono andate irrimediabilmente perdute. 78 PAESAGGIO 4 UNITÀ A

20 2 LA GRECIA ELLENISTICA 2.1 L ELLENISMO E LA FINE DELLE POLEIS IRegni ellenistici erano territori multietnici, nei quali i diversi popoli che convivevano da tempo nell Impero persiano erano dominati da un élite greco-macedone. Infatti, i nuovi re favorirono una costante emigrazione dalla Grecia: servivano soldati per la falange; funzionari per il governo dello Stato; mercanti e uomini di scienza, arte e filosofia, per adornare le città e per educare la gioventù. Questi Regni avevano delle caratteristiche nuove per il mondo greco. Il re, infatti, non era più il magistrato cittadino che doveva applicare le deliberazioni del Consiglio. Il sovrano ellenistico stabiliva le leggi e decideva che cosa fare, senza consultare le assemblee cittadine e nemmeno le élite greco-macedoni. Il re era venerato come un eroe dei tempi mitici e, in Siria e in Egitto, era considerato come un dio, di fronte al quale i sudditi manifestavano amore e venerazione, come mai avrebbero fatto i cittadini delle antiche poleis. Tuttavia, il re doveva rendere conto del suo potere con il suo comportamento. Doveva essere un benefattore delle città: adornarle di templi e monumenti pubblici (Evergète, dicevano i Greci); proteggerle dai nemici (Sotèr, cioè «Salvatore»); mostrare, con la sua magnificenza, la propria potenza divina (Epifàne, «colui che si mo- I DOCUMENTI RACCONTANO L ALTARE DI ZEUS L Altare di Zeus, con la sua scala larga 20 metri, i suoi 28 gradini e le sue mura decorate da bassorilievi, è considerato una delle Sette Meraviglie del mondo. Il monumento, dedicato a Zeus Sotèr («Salvatore») e Atena Nikèphora («portatrice di vittoria»), fu commissionato da Eumene II, re di Pergamo, per celebrare la vittoria sui Galati, i barbari che avevano invaso la Turchia. Questo altare venne trafugato dai Tedeschi e ricostruito a Berlino alla fine dell Ottocento 9. È adornato da un fregio che racconta la guerra che gli dèi condussero contro i Giganti, le Amazzoni e i Centauri. Nell idea del re di Pergamo i Galati, come i mostri dell antichità, erano stati sconfitti dalla civiltà degli dèi. Quando fu trasferito a Berlino, questo altare rappresentò la guerra che i Tedeschi conducevano contro i Francesi (discendenti dei Galati). Oggi, a Pergamo, non restano che pochi frammenti di pietra di questo splendido monumento Altare di Zeus, da Pergamo, inizi II sec. a.c. Berlino, Pergamon Museum. 10 Vista dell Altare di Zeus, Pergamo (Bergama, Turchia). 8 2 LA GRECIA ELLENISTICA 79

21 stra»). Doveva, infine, battere i nemici (Nikàtor, «il vincitore»). Questi erano i titoli dei re. Essi definivano il modello del re «giusto», che i sudditi accettavano e onoravano. Dal principio del processo di urbanizzazione, le città erano state il motore dello sviluppo. Ora, sotto i Regni ellenistici, stavano subendo una profonda trasformazione. Esse diventarono il luogo dove si manifestava il potere regale (l epifania del re). Si creò un modello urbano al quale tutte le città del mondo occidentale si adeguarono, dall attuale Francia all odierno Afghanistan, con strade dritte, che si incrociavano ad angolo retto; con l agorà, la piazza rettangolare circondata da colonnati, il centro della vita cittadina. Ogni città aveva il teatro e il tempio regale, dedicato a Zeus, padre degli dèi. Tutte erano adorne di statue e monumenti, frutto dell evergetismo del sovrano. In queste città la lingua greca era adottata nella gestione delle faccende politiche, militari, amministrative, commerciali; nelle scuole si insegnava in greco, e i giovani libici, egizi, siriaci, turchi, afghani e persiani, studiavano i capolavori della filosofia e della letteratura greca. Genti di etnie e di religioni diverse venivano formate al senso del bello, dell arte, della vita comune. I Greci, infatti, dicevano che la loro lingua era diventata una koinè (cioè, una lingua «comune»). Noi, oggi, chiamiamo quella cultura «ellenismo». Fu una cultura internazionale, perché venne adottata da città al confine dell India e della Cina, dalle élite della maggior parte dei regni mediterranei, dalle città fenicie e cartaginesi, e, infine, dallo stesso Impero romano. 11 La città-simbolo di questo periodo fu Alessandria d Egitto. Fu eretta dallo stesso Alessandro, che per questo scopo utilizzò i migliori ingegneri del suo regno. Infatti, la località dove sorse era paludosa e malsana: la fece bonificare, vi fece arrivare l acqua del Nilo, e la eresse con un lusso senza risparmio. Alessandria ebbe strade larghe e diritte, sulle quali si affacciavano monumenti e palazzi che stupivano i visitatori, un porto, con dei moli lunghissimi, e un faro, così alto che fu giudicato una delle meraviglie del mondo antico. Per quanto nata in un sito sfavorevole dal punto di vista geografico, il suo successo fu straordinario. Diventò l emporio del Mediterraneo, il luogo di smistamento delle merci che provenivano dall Africa e dall Oriente, e da dove partivano, diretti in tutto il mondo conosciuto, i magnifici prodotti delle sue officine: gioielli, cammei, specchi, tessuti. Alessandria attirò genti da tutte le parti del Mediterraneo. Raggiunse una dimensione che per quei tempi era smisurata, un milione di abitanti. Accolse Greci e Macedoni, mercanti siriani, lavoratori egizi. Gli Ebrei vi fondarono la loro colonia più numerosa, di oltre persone. Il re dell Egitto, Tolomeo I ( a.c.), favorì l immigrazione di studiosi e artisti, che si radunavano nel Museo (si chiamava così perché era «il palazzo delle Muse», le dee della sapienza e dell arte). Il Museo era un centro di ricerca dove si studiavano le scienze della natura. Gli scienziati di Alessandria (fra i quali ricordiamo Euclide, Eratostene, Aristarco) misurarono le dimensioni della Terra e dimostrarono che essa è una sfera; scoprirono la turbina a vapore per muovere congegni meccanici; inventarono le macchine per il sollevamento dell acqua e dei pesi; i calcolatori meccanici, per prevedere il moto dei pianeti. Scrissero i manuali di matematica sulla base dei quali gli studenti odierni studiano quella disciplina. Misero a punto la versione definitiva dei grandi capolavori letterari dell antichità, nella forma che noi Le macchine ellenistiche 8 on-line leggiamo ancora oggi: l Iliade, l Odissea, la Bibbia. Compilarono le raccolte di poeti, scrittori di teatro, storici e filosofi, che oggi noi utilizziamo per studiare la cultura greca. I loro testi, e quelli che raccolsero da tutto il mondo, erano conservati in una Biblioteca che è celebre ancora ai nostri giorni, dotata di volumi. Nell Oriente ellenistico si diffusero dei modi di considerare il mondo, gli uomini e il loro destino, che furono decisivi per i tempi successivi. Fra questi, c era l epicureismo, una dottrina filosofica che sosteneva il diritto degli uomini alla felicità. Lo stoicismo, invece, sosteneva che gli uomini devono avere un etica rigorosa, essere cittadini consapevoli e rispettosi, solidali nel rapporto con gli altri: fu questa la filosofia adottata dalle élite dell Impero romano. 11 Mosaico con rappresentazione simbolica di Alessandria d Egitto, III-II sec. a.c. Alessandria, Museo Archeologico. Il mosaico proviene da Tmai el-ambid (Egitto) e rappresenta la città di Alessandria come «signora del mare». Così come accade oggi, quando raffiguriamo una nazione, le città venivano spesso impersonate da figure femminili, specificate (come gli dèi) da particolari attributi. In questo caso, Alessandria è identificata dalla prua di una nave. Inoltre, le diverse religioni (greche, egizie, mesopotamiche, iraniche) ebbero modo di mescolarsi. Ne nacquero nuovi culti, che avevano in comune la preoccupazione di garantire agli uomini e alle donne la salvezza futura, in un aldilà felice. Vengono definite religioni di salvezza (o soteriologiche), e le principali erano: il culto di Iside, la dea egizia venerata per le sue arti magiche; quello di Osiride, il dio ucciso dal perfido Seti e poi risorto; il culto della dea-madre Cibele, protettrice della terra e della fertilità della natura, che dalla penisola turca si diffuse in tutto il Mediterraneo. 80 PAESAGGIO 4 UNITÀ A

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