Energia, Clima e Ambiente: le sfide per un energia sostenibile

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1 Energia, Clima e Ambiente: le sfide per un energia sostenibile Edoardo Croci IEFE Università Bocconi geo the green economy observatory Unione dell energia: energia sicura, sostenibile e competitiva 31 marzo

2 2015 anno chiave per la sostenibilità Maggio 2015 Viene pubblicata l Enciclica di Papa Francesco Laudato Si. Con questa, il Papa fa un forte appello ad agire per le grandi sfide ambientali globali, inclusi I cambiamenti climatici, e identifica un forte legame tra povertà e problemi ambientali. Settembre 2015 L Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta i 17 Sustainable Development Goals (SDGs, obiettivi per lo sviluppo sostenibile) e relativi target, che rappresentano l Agenda globale per lo Sviluppo Sostenibile al 2030 «The future we want». Dicembre 2015 La COP21 adotta l Accordo di Parigi, che rappresenta il nuovo accordo globale per il clima al 2030 per perseguire il contenimento dell aumento della temperatura entro i 2 C e possibilmente 1,5 C. 2

3 Il legame tra SDGs e Unione dell Energia Diversi SDGs sono coerenti con le priorità e le dimensioni trattate dalla Strategia per l Unione dell Energia. Tali obiettivi si riferiscono principalmente alle seguenti aree: SDG 7 Energia pulita e accessibile SDG 8 Lavoro dignitoso e crescita economica SDG 12 Consumo e produzione responsabili SDG 13 Azione per il Clima 3

4 Il legame tra l Accordo di Parigi e l Unione dell Energia Prima della COP21, le parti dell UNFCCC hanno presentato i propri contributi determinati a livello nazionale (INDCs - intended nationally determined contributions) che intendono raggiungere come parte del nuovo accordo globale per il clima; L Unione Europea e i suoi Stati Membri sono stati i primi tra le maggiori economie globali a comunicare i propri INDCs il giorno 6 Marzo 2015, che contengono un obiettivo di riduzione domestica delle emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, come descritto nelle conclusioni del Consiglio Europeo del 23 Ottobre 2014 sul Quadro per le politiche dell energia e del clima al 2030; L obiettivo di riduzione dei GHG del 40% fa anche parte della Strategia per l Unione dell Energia nell ambito della dimensione per la decarbonizzazione dell economia. 4

5 Priorità Europa 2020 e iniziative flagship Source: European Commission 5

6 Framework europeo per energia e clima: target adottati Sorce: Director General for Energy - Europan Commission 6

7 Enery Union: 5 dimensioni interconnesse Source: Director General for Energy - European Commission 7

8 Enery Union: governance Source: Director General for Energy - European Commission 8

9 Obiettivo di efficienza energetica al 2020 per l Italia Source: European Commission 9

10 Intensità energetica dei consumi finali nell industria in Italia Source: European Commission 10

11 Consumi energetici finali per m 2 nel settore residenziale in Italia Source: European Commission 11

12 Intensità energetica per veicoli passeggeri e merci in Italia Source: European Commission 12

13 Obiettivo di quota di rinnovabili del 17% al 2020 per l Italia Source: European Commission 13

14 Principali settori responsabili di emissioni di CO2 in Italia nel 2012 Largest Sectors of GHG Emissions in 2012(*) Italy EU Average Energy/power industry 29% 33% Transport 23% 20% Industry 18% 19% Agriculture (incl. forestry & fishery) 9% 12% Residential & Commercial 17% 13% Waste & others 4% 3% Source: European Commission 14

15 Indicatori di emissioni carboniose in Italia nel 2013 GHG Emissions Italy EU EU ETS auctioning revenues in 2014(EUR millions) Share of ETS emissions in % 42% GHG emissions/capita in 2013 (tco 2 equivalent) Carbon intensity of economy in 2013 (tco 2 equivalent/eur millions) Source: European Commission 15

16 Tassazione energetica in Italia e in Europa 3.0 Energy & Transport related taxes % of GDP, Energy & Transport related taxes % of GDP, Transport vehicles 2.0 Transport vehicles Transport fuel Transport fuel 1.0 Heat & Electricity 1.0 Heat & Electricity 0.0 IT EU IT EU-28 Source: European Commission 16

17 Trend delle emissioni di GHG in Europa Source: EEA,

18 Trend delle emissioni di GHG in Italia Source: EEA,

19 Obiettivi delle emissioni non ETS in Italia al 2020 Non-ETS Emissions (vs. 2005) Projections/proxy target Projections with existing measures % -13% Proxy % -10% Source: European Commission 19

20 Ripartizione dell ìobiettivo di riduzione delle emissioni del 40% in Europa al 2030 ETS -43%, non ETS -30% (effort sharing da definire) Source: European Commission 20

21 Evolution of EU ETS cap Source: EEA,

22 Carbon prices nell ETS Source: EEA,

23 23

24 Temperature medie globali Source: NOAA 24

25 Proiezione aumento temperature medie globali Source: IPCC 25

26 Probabili impatti del cambiamento climatico 0 C 1 C 2 C 3 C 4 C 5 C Food Falling crop yields in many areas, particularly developing regions Possible rising yields in some high latitude regions Falling yields in many developed regions Water Small mountain glaciers disappear water supplies threatened in several areas Significant decreases in water availability in many areas, incl. Mediterranean and Southern Africa Sea level rise threatens major cities Ecosystems Extensive Damage to Coral Reefs Rising number of species face extinction Extreme Weather Events Rising intensity of storms, forest fires, droughts, flooding and heat waves Risk of Abrupt and Major Irreversible Changes Increasing risk of dangerous feedbacks and abrupt, largescale shifts in the climate system Source: Stern Review 26

27 Regimi internazionali climatici UNFCC: adottato nel 1992, entrato in vigore nel 1994 obiettivo stabilizzare le concentrazioni di GHG ad un livello che eviti pericoli per gli equilibri climatici Protocollo di Kyoto: adottato l 11 dicembre 1997 alla COP 3, entrato in vigore il 16 febbraio obiettivo ridurre del 5,2% le emissioni di GHG dei Paesi dell Allegato I (industrializzati e in transizione) nel periodo 2008/2012 rispetto al 1990 II periodo del Protocollo di Kyoto ( ) introdotto con il Doha Climate Gateway alla COP 18 nel dicembre 2012 obiettivo ridurre le emissioni di almeno il 18% rispetto al 1990 non entrato in vigore Alla COP 20 a dicembre 2014 a Lima viene adottata la Lima Call for action in cui le Parti si impegnano a trasmettere i loro INDC entro ottobre 2015

28 Paris Agreement: obiettivi L accordo, approvato da 186 Paesi, il 12 dicembre 2015 alla conclusione della COP 21 dell UNFCCC ha come orizzonte temporale il post Sarà aperto alla sottoscrizione (e successiva ratifica da parte dei firmatari) dal 22 aprile Entrerà in vigore 30 gg. Dopo la ratifica di almeno 55 Parti (Stati nazionali e «organizzazioni di integrazione economica regionale» ) rappresentative di almeno il 55% delle emissioni di GHG. 3 obiettivi principali (art.2): 1. contenere l aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 C rispetto ai livelli preindustriali e perseguire sforzi per limitarlo ad 1.5 C, riconoscendo che questo ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti dovuti al cambiamento climatico; 2. accrescere la capacità di adattamento agli impatti avversi del cambiamento climatico, promuovere la resilienza e uno sviluppo a basse emissioni di GHG, in maniera che non sia minacciata la produzione alimentare; 3. creare flussi finanziari coerenti con un percorso di sviluppo a basse emissioni di gas serra e resiliente ai cambiamenti climatici.

29 Paris Agreement: approccio raggiungere il picco delle emissioni globali di gas serra il più presto possibile (concedendo tempi più lunghi ai PVS) per poi intraprendere una rapida riduzione fino a raggiungere la parità tra emissioni generate e assorbite nella seconda metà del secolo (art. 4.1); seguire un approccio bottom-up: a tal fine ogni Parte è tenuta (o «dovrebbe» nel caso dei PVS) ad elaborare, comunicare e implementare INDC («Intended National Determined Contributions) da rafforzare progressivamente nel tempo, mediante revisioni degli impegni ogni 5 anni a partire dal 2023 (con un primo dialogo informale nel 2018). Per i Paesi sviluppati gli impegni corrispondono a riduzioni assolute delle emissioni domestiche, mentre è concessa più flessibilità nella forma degli impegni ai PVS; incoraggiare le Parti a sviluppare piani, politiche e azioni di adattamento e a trasmettere periodicamente una comunicazione sull adattamento (art. 7); Impegnare le Parti a elaborare e fornire i loro inventari delle emissioni e le informazioni necessarie per misurare i progressi con cadenza almeno biennale (ad eccezione di LDC e Small Islands), a fornire informazioni sugli impatti climatici, sulle azioni di adattamento e sul supporto finanziario, il trasferimento tecnologico e il capacity building che dovranno essere sottoposti ad una review tecnica di esperti; impegnare i Paesi sviluppati a continuare a fornire supporto finanziario ai PVS, in maniera crescente, con revisione biennale, a partire da un floor di 100 miliardi di $ all anno per il 2020 che dovrà essere rivisto prima del 2025 (art. 9); (a Parigi i Paesi sviluppati hanno assunto impegni per donare 19 miliardi di $i).

30 Gli INDCs Entro la fine della COP 21 sono stati presentati INDC da 187 dei 195 membri dell UNFCCC, successivamente cresciuti a 188, che coprono il 98,6% delle emissioni globali di GHG. Gli INDCs differiscono in termini di contenuto degli impegni (risultati o azioni), forma degli impegni (incondizionati o condizionati), orizzonte temporale (2025, 2030), ecc. Source: WRI, 2015

31 Source:Climate Action Tracker, 2015

32 Source: Climate Action Tracker, 2015 Effetto degli impegni sulle temperature globali

33 I carbon markets Il termine carbon market è assente dall accordo. Vi è un riferimento alla possibilità delle Parti di trasferire a livello internazionale i risultati della mitigazione, su base volontaria, per implementare gli INDCs, evitando il double counting e sulla base di linee guida da svilupparsi. Si menziona anche un nuovo meccanismo che generi riduzioni trasferibili, le cui regole saranno adottate al primo meeting delle Parti dopo l entrata in vigore dell accordo. (art. 6) In assenza di un sistema di cap and trade con l assegnazione centralizzata di quote, non sussistono le condizioni per il mantenimento dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto. Non vi è più neppure riferimento al FVA NMM, sostituito dal nuovo meccanismo. Fonte: World Bank, 2015

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