Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione e dell Illegalità. e Programma Triennale della Trasparenza

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1 Allegato n. 1 alla delibera di G.M. n. COMUNE DI CATANIA Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione e dell Illegalità e Programma Triennale della Trasparenza Adottato con delibera di Giunta Municipale n. A cura del Segretario/Direttore Generale Liotta Dott.ssa Antonina 1

2 I N D I C E PRESENTAZIONE pag. 6 SEZIONE I IL PIANO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE PARTE PRIMA OGGETTO DEL PIANO RIFERIMENTI NORMATIVI - DEFINIZIONI Oggetto del Piano pag Riferimenti normativi pag Definizione di corruzione e illegalità pag. 11 PARTE SECONDA LA DIMENSIONE ORGANIZZATIVA DEL PIANO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE L articolazione del Comune di Catania pag Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione pag Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione pag. 14 del Comune di Catania DISPOSIZIONI GENERALI PARTE TERZA Collegamenti del Piano triennale di Prevenzione della pag. 18 Corruzione e del Programma triennale della Trasparenza e dell Integrità con il Piano delle Performance e con gli altri strumenti di programmazione Raccordo tra misure anticorruzione e controlli interni pag. 18 2

3 PARTE QUARTA IL P.T.P.C.: PROCESSO DI ADOZIONE E METODOLOGIA Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione P.T.P.C. pag Procedura di formazione e adozione del Piano pag Obiettivi del Piano pag La metodologia utilizzata per l aggiornamento del Piano pag Analisi del contesto e mappatura dei processi pag Valutazione del rischio pag Fascicolo del rischio pag Trattamento del rischio pag. 27 LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA DELLE MISURE PARTE QUINTA 5.1 La Trasparenza pag L Accesso Civico pag Il Codice di Comportamento pag Meccanismi di controllo nella formazione delle decisioni pag Astensione in caso di conflitto d interesse pag Rotazione del personale addetto alle aree a rischio pag Conferimento e autorizzazione incarichi pag Inconferibilità per incarichi dirigenziali pag Lo svolgimento di attività successiva alla cessazione di lavoro pag La tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito pag La formazione pag Il monitoraggio dei tempi dei procedimenti pag Azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile pag Monitoraggio sui modelli di prevenzione della corruzione in enti pubblici pag. 42 vigilati dal Comune ed Enti di diritto privato di controllo pubblico 5.15 Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici e conferimento di pag. 43 incarichi in caso di condanna penale per delitti contro la P.A. PARTE SESTA NORME FINALI Monitoraggio pag Efficacia del Piano pag. 47 3

4 SEZIONE II IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA PREMESSA pag. 48 PARTE PRIMA IL COMUNE DI CATANIA Riferimenti normativi pag Popolazione pag Organigramma pag. 51 PARTE SECONDA DIMENSIONE ORGANIZZATIVA E PROCESSO DELLA TRASPARENZA I soggetti della Trasparenza pag Modalità di coinvolgimento degli Stakeholders pag ll processo di adozione del Programma pag Sanzioni pag Obiettivi programmatici per il triennio pag Iniziative di comunicazione pag Il processo di attuazione del Programma pag Piano di attuazione della Trasparenza pag. 63 PARTE TERZA QUALITA DEI DATI E MONITORAGGIO 3.1 Qualità dei dati pag Decorrenza e durata dell obbligo di pubblicazione pag Aggiornamento dei dati pag Open Data pag Tutela della Privacy pag Monitoraggio e vigilanza sui dati pubblicati pag. 65 4

5 PARTE QUARTA PROGRAMMA PER IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DEI DATI E LA LORO PUBBLICAZIONE IN FORMATO APERTO, IN OTTEMPERANZA ALLE LINEE GUIDA 2014, EMANATE DALL AGENZIA PER L ITALIA DIGITALE Premessa sullo stato dell arte al 31/12/2014 pag Azioni di miglioramento della qualità dei dati e la loro pag. 68 pubblicazione in formato aperto 4.3 Cronoprogramma pag Conclusioni pag. 74 ======== ALLEGATI AL PIANO Allegato n. 2 - Metodologia di rilevazione dei dati e analisi dei rischi Allegato n. 3 - Catalogo dei Processi distinto per Direzioni e Aree di Rischio Allegato n. 4 - Registro dei rischi Allegato n. 5 - Mappa del grado di rischio secondo la matrice impatto/probabilità Allegato n. 6 - Tabella Processi Indici di Rischio e Misure Allegato n. 7 - Griglia relativa agli obblighi informativi del D.Lgs. 33/2013 (Tabella 1) Allegato n. 8 - Piano di formazione e interventi formativi 2015 Allegato n. 9 - Elenco dei Direttori/Dirigenti responsabili della pubblicazione e aggiornamento dei dati e dei Referenti per la Trasparenza e Anticorruzione 5

6 PRESENTAZIONE Il Comune di Catania con il presente documento ha provveduto alla 2ª revisione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione. La L. 190/2012, infatti, oltre a prevedere una strategia articolata su due livelli (nazionale e decentrata), prevede che il documento sia strutturato come strumento programmatico a scorrimento, sottoposto ad aggiornamento annuale, per cui l aggiornamento per il 2015, in un approccio di gradualità e miglioramento continuo, è la risultante sia del monitoraggio delle attività del 2014, sia dell attuazione degli obiettivi programmatici fissati nel Piano dell anno precedente. Due sono stati, infatti, i punti di start up del processo di redazione del presente Piano: 1) il lungo e complesso processo avviato nel corso del 2014 in attuazione degli obiettivi programmatici fissati nel Piano e declinati in obiettivi operativi nel Piano delle Performance che è stato portato avanti con il coinvolgimento del personale di tutte le Direzioni e in particolare dei Referenti della prevenzione della corruzione e della trasparenza, che ha consentito di apprendere e applicare l approccio Risk Management; 2) il monitoraggio delle attività sia in materia di prevenzione che di trasparenza che ha consentito di rilevare le criticità del processo di attuazione e individuare così le aree di miglioramento per il Il valore aggiunto di questo processo consiste nella contaminazione positiva, che nel corso del 2014, sia attraverso la formazione che attraverso le direttive e l attuazione delle misure ha consentito la diffusione di regole condivise nell organizzazione. Ovviamente il processo di crescita è tutt altro che concluso, anzi, si ritiene indispensabile per il 2015, un forte investimento sulla formazione, con particolare riferimento alle aree di rischio il cui risultato dell analisi ha dato un indice di criticità rilevante. Così come è importante investire sul cambiamento culturale dei dipendenti pubblici, con azioni di rafforzamento dei valori dell etica pubblica. Del resto lo stesso PNA che costituisce le linee guida per la strategia decentrata di prevenzione della corruzione, configura il piano a livello locale come uno strumento dinamico che pone in atto un processo ciclico nell ambito del quale le strategie e le misure per prevenire e contrastare la corruzione amministrativa, vengono sviluppate o 6

7 modificate a seconda dei feed-back ottenuti in fase di attuazione: In tal modo si possono mettere a punto strumenti sempre più mirati ed incisivi. Volendo sintetizzare le principali aree di innovazione del presente documento, rispetto a quello del 2014, esse possono individuarsi nei seguenti ambiti: l unificazione del Piano per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l Integrità in un unico documento, seppure distinto in due sezioni, per facilità di consultazione, al fine di rafforzare il principio di Trasparenza quale misura strategica di prevenzione e meglio coordinare le misure e le azioni previste nei due strumenti di programmazione. Per il 2014, l adozione con separato atto deliberativo si è reso necessario al fine di recuperare, attraverso momenti stringenti e focalizzati di monitoraggio, il ritardo scontato dall ente in materia di trasparenza. Infatti la sezione Amministrazione Trasparente è stata istituita soltanto a dicembre Il 2014 ha rappresentato un anno di grande impegno sia sul piano quantitativo che qualitativo per l alimentazione della sezione. Superato il gap iniziale, si è ritenuto opportuno allinearsi alle indicazioni del PNA proprio per valorizzare la trasparenza in funzione anticorruzione; l inserimento nel Piano di Prevenzione della Corruzione della Mappatura dei Processi, dell Analisi del rischio e delle Misure di Contrasto, quale rappresentazione degli obiettivi programmatici sviluppati nel corso del 2014, è il risultato del proficuo percorso formativo avviato nell Ente soprattutto con riferimento ai Referenti della prevenzione; la determinazione di obiettivi programmatici di miglioramento della qualità dei dati oggetto di pubblicazione obbligatoria e l implementazione nel triennio dei flussi informatizzati per alimentare la sezione Amministrazione Trasparente ; il collegamento tra Piano di Prevenzione della Corruzione e Piano delle Performance attraverso l inserimento tra gli obiettivi strategici degli obiettivi programmatici del Piano 2015 con la progettazione esecutiva delle misure e l individuazione delle fasi di attività, dei tempi, dei soggetti responsabili e delle modalità di monitoraggio. Il Piano del Comune di Catania di cui al presente documento utilizza la metodologia suggerita dal Piano Nazionale Anticorruzione e costituisce al contempo la strategia dell ente di prevenzione e contrasto alla corruzione e una grande opportunità di cambiamento e miglioramento continuo all organizzazione. 7

8 La visione di fondo che ha guidato lo sforzo compiuto nel miglioramento degli strumenti di prevenzione per il trattamento dei rischi da eventi corruttivi, si basa sui principi etici e di legalità di matrice istituzionale, su cui va conformata tutta l attività dell ente. L Amministrazione, nel perseguire le proprie finalità istituzionali, conforma il proprio agire a detti principi, nella consapevolezza che la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni dipende dal comportamento di ciascun singolo dipendente. Proprio per questo è richiesto esplicitamente nel codice di comportamento a tutti i dipendenti dell ente e a chiunque a qualunque titolo operi al suo interno, il rispetto dell etica pubblica e comportamenti volti ad assicurare la qualità delle relazioni con i cittadini, improntati al rispetto istituzionale. Il Piano, infatti, individua i soggetti attuatori in tutti i dipendenti e in particolare nei dirigenti che, in considerazione del ruolo ricoperto, rappresentano il presidio organizzativo di tutto il sistema da attuarsi nel corso del triennio. 8

9 SEZIONE I IL PIANO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE PARTE PRIMA OGGETTO DEL PIANO RIFERIMENTI NORMATIVI - DEFINIZIONI 1.1. Oggetto del Piano Il Piano di Prevenzione della Corruzione è un documento di carattere programmatico attraverso il quale il Comune individua le aree e i processi nei quali il rischio di corruzione è più elevato. Finalità del Piano è anche il superamento della mera rilevanza penale dei fenomeni corruttivi a favore di un processo culturale e sociale in cui si innesti una politica di prevenzione volta ad incidere sulle cosiddette occasioni della corruzione e individuare le misure per gestire il rischio in modo da prevenire la corruzione, nell'ambito della propria attività amministrativa, in attuazione delle disposizioni di cui alla legge n. 190 del 6 novembre Il presente Piano costituisce atto di indirizzo gestionale che integra il Regolamento degli Uffici e dei Servizi. Le misure individuate attraverso l approccio dell analisi e gestione del rischio vengono definite secondo una logica programmatica nella quale si individuano i tempi, le fasi, le responsabilità e le risorse necessarie all attuazione delle misure stesse. 1.2 Riferimenti normativi Costituiscono norme di riferimento del Piano: L'art. 97 della Costituzione i cui principi di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione costituiscono elementi fondanti delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione; 9

10 La Convenzione dell'organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'assemblea Generale dell'onu il 31 ottobre 2003, ratificata ai sensi della legge 3 agosto 2009, n. 116; La Convenzione Penale sulla Corruzione, adottata a Strasburgo il 27 gennaio 1999, ratificata ai sensi della legge 28 giugno 2012 n. 110; La Legge 6 novembre 2012, n. 190 recante Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica Amministrazione. La Legge Regionale 5 aprile 2011, n. 5, recante Disposizioni per la trasparenza, la semplificazione, l'efficienza, l'informatizzazione della Pubblica Amministrazione ; Il Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 recante Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni ; Il Decreto legislativo del 8 aprile 2013, n. 39 recante Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'art. 1 commi 49 e 50 della legge 6 novembre 2012, n. 190 ; Il Decreto dell'assessore regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica del 15 dicembre Il D.P.C.M. 16 gennaio 2013: Linee di indirizzo del Comitato Interministeriale per la predisposizione, da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica, del Piano Nazionale Anticorruzione di cui alla legge 6 novembre 2012, n. 190 ; La Circolare n. 1 del del Dipartimento Funzione Pubblica: Legge n. 190 del Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell illegalità nella Pubblica Amministrazione ; La Delibera della Giunta Regionale n. 512 del di adozione del Codice Antimafia e Anticorruzione; La Delibera C.I.V.I.T./A.N.AC. n. 72/2013 di approvazione del Piano Nazionale Anticorruzione; Il Rapporto sul primo anno di attuazione della Legge 190/2012 redatto dall ANAC nel Dicembre 2013; 10

11 Le Direttive ANAC sulla materia; Il D.L. 24 giugno 2014, n. 90, convertito con modificazioni dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114, recante: Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari. 1.3 Definizione di corruzione e illegalità Nel contesto del presente Piano, che ha funzione in materia preventiva, il concetto di corruzione deve essere inteso, in senso lato, come comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell attività amministrativa, si riscontri l abuso, da parte di un soggetto, del potere a lui attribuito al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono, quindi, più ampie della fattispecie penalistica disciplinata dagli articoli 318, 319 e 319-ter del Codice Penale, e sono tali da ricomprendere, non solo l intera gamma dei delitti contro la Pubblica Amministrazione, ma anche le situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza un malfunzionamento dell Amministrazione a causa dell uso a fini privati delle funzioni attribuite. Per illegalità si intende la strumentalizzazione della potestà pubblica per fini privati. L illegalità può concretizzarsi, oltre che nelle difformità di atti e comportamenti alle norme di riferimento, nel perseguire illegittimamente un fine proprio a detrimento dell interesse pubblico e/o nell utilizzo di risorse pubbliche per perseguire un interesse privato. In sintesi, la corruzione è un fenomeno multiforme ma segue logiche e modelli che si ripetono e, pertanto, la sua prevenzione richiede una strategia articolata e le occasioni di corruzione vanno ricercate anche in condotte che sono fonte di responsabilità diverse da quella penale. 11

12 PARTE SECONDA LA DIMENSIONE ORGANIZZATIVA DEL PIANO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2.1 L articolazione del Comune di Catania Comune di Catania O R G A N I G R A M M A D E L L ' E N T E Aggiornato al SINDACO Direzione Gabinetto del Sindaco - Ufficio Staff del Sindaco Direzione Corpo di Polizia Municipale - U.T.U. Presidente del Consiglio Servizio Servizi Informativi Servizio Area Tecnico Operativa ed U.T.U. (con funzioni di Vice Comandante) Controlli Interni Segretario / Direttore Generale 1 a AREA DI COORDINAMENTO 2 a AREA DI COORDINAMENTO Direzione Lavori Pubblici e Protezione Civile Direzione Manutenzioni SS.TT. - Servizi Cimiteriali - Dem. Op. Ab. Direzione Ecologia e Ambiente - Autoparco - Verde Direzione Famiglia e Politiche Sociali Direzione Pubblica Istruzione - Sport - Pari Opportunità Direzione Risorse Umane, Organizzazione - Controllo di Gestione Direzione Affari Istituzionali - Vice Segretario Generale Direzione Affari Legali Direzione Presidenza del Consiglio Direzione Ragioneria Generale - Provveditorat o e Economato Direzione Sviluppo Attività Produttive - Uff. Tutela del Consumatore Direzione Urbanistica e Gestione del Territorio - Decoro Urbano Direzione Cultura e Turismo Direzione Servizi Demografici, Decentrament o e Statistica Direzione Patrimonio Servizio Progettazione di nuove opere, di infrastrutture e di servizi a rete - PUM, PUT - Mob. e Viab. - Riqualif. dello spazio pubblico urbano ed Immobili di interesse storico e art. (restauro) Servizio Tutela e salvaguardia del territorio - Protezione Civile - Pubblica Incolumità Servizio Manutenzioni - Lavori a danno Servizio Servizi Cimiteriali e Funebri Servizio Ecologia, Att. Ispettive, Contr. scarichi, Disinfezione, Mare, Randagismo e Prog. Animali Servizio Progettazione e Lavori per il verde - Tutela e gestione del verde pubblico - Giardino Bellini e Parchi Servizio Servizi N.U. e rapporti con la SRR Servizio Sport Servizio Amministraz. del Personale - Relazioni Sindacali e Disciplina Comparto Servizio Gestione Economica del Personale Servizio Sicurezza nei posti del lavoro ed ergonomia Servizio 1 a Area Servizio 2 a Area Servizio Bilancio - Entrate e Spesa - Pubblicità e Affissioni Servizio Attuazione della Pianificazione - P.R.G. - Pianificazione Urbanistica - Progetti Speciali Servizio Condono Edilizio e Antiabusivismo Servizio Statistica e Qualità dei Servizi al Cittadino 2.2 Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione La strategia nazionale di prevenzione della corruzione è attuata mediante l azione sinergica dei seguenti soggetti: a) L A.N.AC., in qualità di Autorità Nazionale Anticorruzione: Svolge funzioni di raccordo con le altre Autorità ed esercita poteri di vigilanza e controllo per la verifica dell efficacia delle misure di prevenzione adottate dalle amministrazioni, nel rispetto della normativa in materia di trasparenza (art. 1, commi 2 e 3, L. n. 190/2012); 12

13 Approva il Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dal Dipartimento della Funzione e Pubblica che costituisce linee guida per le altre amministrazioni pubbliche; Esprime pareri facoltativi in materia di conformità di atti e comportamenti dei funzionari pubblici alla legge, ai codici di comportamento e ai controlli regolanti il rapporto di lavoro pubblico; Svolge le funzioni di cui alla soppressa A.V.C.P.; Svolge le altre funzioni attribuite dalla legge. b) Il Comitato Interministeriale, che ha il compito di fornire direttive attraverso l elaborazione di linee d indirizzo (art. 1, comma 4, L. n. 190/2012); c) La Corte dei Conti, che partecipa ordinariamente all attività di prevenzione attraverso le sue fondamentali funzioni di controllo; d) La Conferenza Unificata, che è chiamata a individuare, attraverso apposite intese, gli adempimenti e i termini per l attuazione della legge e dei decreti attuativi con riferimento alle regioni e province autonome, agli Enti locali, e agli Enti pubblici e soggetti di diritto privato sottoposti al loro controllo (art. 1, commi 60 e 61, L. n. 190/2012); e) Il Dipartimento Funzione Pubblica, che opera come soggetto promotore delle strategie di prevenzione e come coordinatore della loro attuazione 4, L. n. 190/2012); (art. 1, comma f) I Prefetti, che forniscono, a richiesta, supporto tecnico e informativo agli Enti locali (art. 1, comma 6, L. n. 190/2012) e svolgono le funzioni di cui all art. 32 del D.L. 90/2014, come convertito in Legge n. 114/2014; g) Le Pubbliche Amministrazioni, che sono responsabili dell introduzione e implementazione delle misure previste dalla legge e dal P.N.A. (art. 1 L. n. 190/2012); h) Gli Enti Pubblici Economici e i soggetti di diritto privato in controllo pubblico, che sono responsabili dell introduzione e implementazione delle misure previste dalla legge e dal P.N.A. (art. 1 L. n. 190/2012). i) La SNA - Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione che predispone corsi, anche specifici e settoriali, di formazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (art. 1, comma 11, L. n. 190/2012). 13

14 2.3 Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione del Comune di Catania I soggetti che concorrono alla strategia di prevenzione della corruzione all interno dell Amministrazione e i relativi compiti e funzioni sono: a) Il Sindaco: Nomina il responsabile della prevenzione della corruzione (art. 1, comma 7, L. n. 190/2012); Nella qualità di capo dell Amministrazione individua nella prevenzione della corruzione un obiettivo strategico fondamentale dell azione amministrativa dell Ente; b) La Giunta Municipale: Adotta il P.T.P.C. e i suoi aggiornamenti e li comunica al Dipartimento della Funzione Pubblica e, se del caso, alla Regione (art. 1, commi 8 e 60, L. n. 190/2012); Adotta tutti gli atti di indirizzo gestionale, direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione. c) Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, nella persona del Segretario Generale, giusto provvedimento del Sindaco n. OA/09 del 28/01/2014: Svolge i compiti indicati nella legge e nella circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1/2013 e in particolare: Cura la predisposizione della proposta di P.T.P.C. e i successivi aggiornamenti da sottoporre alla Giunta Municipale per la sua approvazione, proponendo le misure da inserire nel Piano; Coordina il processo della definizione del rischio, verifica l efficace attuazione del Piano e della sua idoneità a raggiungere gli obiettivi; Svolge i compiti di vigilanza sul rispetto delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi; Cura l elaborazione annuale della relazione sull attività svolta e ne assicura la pubblicazione; Cura, insieme con il Dirigente competente, i piani formativi per la prevenzione della corruzione, con specifico riferimento alle materie inerenti alle attività di rischio di corruzione, individuate nel presente piano; Verifica, d intesa con le Direzioni, l effettiva rotazione degli incarichi del personale; 14

15 d) I Referenti per la prevenzione per le Direzioni di competenza: Coadiuvano il responsabile e svolgono attività informative nei confronti del responsabile, affinché questi abbia elementi e riscontri sull intera organizzazione e attività dell amministrazione, e di costante attività di monitoraggio sull attività svolta nell ambito delle Direzioni; I referenti dovranno improntare la propria azione alla reciproca e sinergica integrazione; Osservano gli obblighi e le misure contenute nel P.T.P.C. e) Tutti i Direttori e i Dirigenti: Concorrono alla definizione delle misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e il rispetto da parte del personale assegnato; Osservano le misure contenute nel P.T.P.C. e controllano il rispetto e l attuazione da parte dei dipendenti; Svolgono attività informativa nei confronti del responsabile, dei referenti e degli organi competenti; Partecipano al processo di gestione del rischio e formulano specifiche proposte volte alla prevenzione del rischio medesimo; Assicurano l osservanza al Codice di Comportamento e verificano le ipotesi di violazione, ai fini dei conseguenti procedimenti disciplinari; Adottano le misure gestionali, quali l avvio del procedimento disciplinare (o la segnalazione all U.P.D.); Elaborano la proposta di piano dei bisogni formativi in materia di corruzione per le Direzioni e i Servizi di competenza; Predispongono i reports periodici previsti dal P.T.P.C; Monitorano il rispetto dei tempi dei procedimenti e applicano le sanzioni in caso di ritardo; Monitorano tutte le attività nelle quali è più elevato il rischio di corruzione; Svolgono ogni altra funzione prevista dalla legge e dal P.T.P.C. e richiesta dal responsabile ai fini della prevenzione della corruzione e funzionale all attuazione del Piano; Promuovono tutte le azioni atte a garantire individuali nell organizzazione; l integrità dei comportamenti Attuano la rotazione periodica del personale; 15

16 f) Il Nucleo di Valutazione: Partecipa al processo di gestione del rischio; Considera i rischi e le azioni inerenti alla prevenzione della corruzione nello svolgimento dei compiti a essi attribuiti; Esprime parere sul Codice di Comportamento Svolge compiti propri connessi all attività anticorruzione e rende, nella materia e in quella connessa della trasparenza, i pareri e le attestazioni previste dalla legge e dal presente Piano; Verifica la coerenza tra gli obiettivi previsti nel Piano di Prevenzione della Corruzione e del Programma della Trasparenza con quelli individuati nel Piano delle Performance. g) L Ufficio Procedimenti Disciplinari: Svolge i procedimenti disciplinari nell ambito della propria competenza anche con espresso riferimento alle misure di prevenzione della corruzione e alla violazione del Codice di comportamento; Provvede alle comunicazioni obbligatorie nei confronti del responsabile e dell Autorità Giudiziaria; Svolge un ruolo di collaborazione con il responsabile per l attuazione del P.T.P.C.; h) Tutti i dipendenti dell Amministrazione: Osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; Partecipano al processo di gestione del rischio; Segnalano le situazioni di illecito al proprio dirigente e al responsabile; Segnalano casi di personale conflitto di interesse e/o incompatibilità e inconferibilità di incarichi. i) I collaboratori a qualsiasi titolo dell Amministrazione: Osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; Segnalano le situazioni di illecito. j) I Concessionari o incaricati di pubblici servizi, società partecipate dall Ente: Hanno l obbligo di applicare le disposizioni in materia di trasparenza e sono, inoltre, tenuti ad applicare, in termini di principi, gli indirizzi e le prescrizioni del presente Piano mediante adeguamenti dei propri regolamenti e procedure; 16

17 Compete all Ufficio Società Partecipate la vigilanza sulla corretta applicazione del P.T.P.C. del Comune di Catania, nonché di denuncia in caso di violazione o inadempimento. Gli Enti di diritto privato in controllo pubblico, hanno l obbligo di nominare il responsabile della prevenzione della corruzione. Inoltre, anche sulla base dell art. 6 del D.Lgs. n. 231/01 tali Enti sono chiamati ad adottare appositi modelli di prevenzione della corruzione e adeguarsi alla disciplina sul conferimento degli incarichi come previsto dal D.Lgs. n. 39/2013 e sulla trasparenza e gli obblighi informativi di cui al D.Lgs. 33/2013. A tal uopo nell ambito del Regolamento sul Sistema Integrato dei Controlli sono state introdotte azioni e misure finalizzate alla verifica e al monitoraggio del rispetto delle norme anticorruzione delle società controllate dal Comune di Catania. La Direzione responsabile è la Direzione Società Partecipate. 17

18 PARTE TERZA DISPOSIZIONI GENERALI 3.1 Collegamenti del Piano triennale di Prevenzione della Corruzione e del Programma triennale della Trasparenza e dell Integrità con il Piano delle Performance e con gli altri strumenti di programmazione Il collegamento tra il Piano per la Prevenzione della Corruzione ed il Programma per la Trasparenza e l Integrità assicura il coordinamento tra la strategia di prevenzione della corruzione e l attuazione di misure a garanzia della trasparenza, così come il coordinamento tra i soggetti chiamati a rispettare e far rispettare l attuazione delle suddette disposizioni. Il Programma triennale per la Trasparenza e l Integrità, nell ottica di un azione condivisa e coordinata, rappresenta una sezione del presente Piano ed individua i dati, gli atti e le in formazioni a pubblicazione necessaria, ai sensi del D.Lgs. 33/2013, le modalità con cui garantire in concreto l esercizio del diritto all accessibilità, gli standard di qualità dei dati. Risulta, inoltre, indispensabile, un azione sinergica e condivisa tra le azioni programmatiche del presente Piano e quelle previste negli altri strumenti di programmazione e gestione. In particolare il coordinamento tra Piano di Prevenzione e Piano delle Performance è attuato mediante la previsione tra gli obiettivi del PDO soggetti a misurazione e valutazione ai fini della retribuzione di risultato, le misure di cui il Piano prevede l attuazione nel corso dell anno di riferimento, in attuazione di quanto previsto dall art. 10 del D.Lgs. 33/2013 e delle delibere CIVIT/ANAC 50/2013 e 6/2013. I risultati organizzativi e individuali raggiunti e gli eventuali scostamenti costituiranno aree di miglioramento futuro nella gestione del rischio. 3.2 Raccordo tra misure anticorruzione e controlli interni Il sistema integrato dei controlli interni, viene finalizzato, oltre che alle funzioni previste dalle norme in materia, alla verifica dell'attuazione del PTPC: A tal uopo, il controllo di gestione implementa indicatori specifici almeno con riferimento alle attività a più alto rischio di corruzione. Il controllo successivo di regolarità amministrativa introduce tra i parametri di controllo la conformità dell'atto al presente Piano e al Programma Trasparenza. 18

19 PARTE QUARTA IL P.T.P.C.: PROCESSO DI ADOZIONE E METODOLOGIA 4.1 Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione P.T.P.C. Il P.T.P.C. rappresenta lo strumento attraverso il quale l'amministrazione sistematizza e descrive un processo, articolato in fasi, tra loro collegate concettualmente e temporalmente, finalizzato a formulare una strategia organizzativa di prevenzione del fenomeno della corruzione. In esso, si delinea un programma di attività, derivante da una preliminare fase di analisi, che consiste in un esame costante dell'organizzazione, delle sue regole e della sua prassi di funzionamento in termini di possibile esposizione al fenomeno corruttivo. In sintesi è un documento programmatico che ingloba tutte le misure obbligatorie per legge e quelle ulteriori coordinandone gli interventi. Obiettivo del Piano è: a) Individuare le attività per le quali è più elevato il rischio di corruzione, sulla base delle proposte elaborate dai Direttori, nell'esercizio delle proprie competenze; b) Prevedere, per le attività individuate, misure idonee a prevenire il rischio di corruzione e a disincentivare i fenomeni corruttivi; c) Gestire il rischio come individuato nelle fasi precedenti; d) Promuovere misure ed azioni di diffusione della cultura della legalità nell'organizzazione; e) Integrare le misure di prevenzione della corruzione con le misure di trasparenza e con il Piano delle Performance; f) Attivare procedure appropriate per selezionare e formare, anche in collaborazione con gli organismi istituzionali esterni, i dipendenti chiamati ad operare in aree particolarmente aperte alla corruzione. 4.2 Procedura di formazione e adozione del Piano Il processo di formazione del Piano di Prevenzione della Corruzione 2015/2017 scaturisce dagli obiettivi programmatici fissati in sede di redazione del Piano 2014/2016. Infatti il primo obiettivo è stato quello di costruire per il nuovo triennio un piano condiviso e partecipato, frutto dell esperienza di quanti più soggetti dell organizzazione. Gli steps principali sono stati: 19

20 1) Individuazione per ogni Direzione e Servizio di un Referente per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza; 2) Formazione dei referenti da parte del responsabile della Prevenzione; 3) Emanazione di apposite direttive che, per ogni fase del processo, traducessero il contenuto della formazione in azioni operative attraverso le quali: mappare l attività dell ente, individuare i rischi e proporre le misure. Le tre fasi come sopra descritte hanno interessato tutto il processo i cui risultati sono confluiti nel Piano 2015/2017. Contemporaneamente, con il supporto di un ristretto gruppo di lavoro, scelto tra i Referenti all uopo formati, e con il supporto dei Servizi Informativi, si è proceduto al monitoraggio, alle valutazioni delle criticità, alla codifica dei processi e dei rischi, alla loro ponderazione al fine di assumere le decisioni relative alla selezione dei rischi da trattare e alle misure più appropriate. Attraverso questo processo, accompagnato sempre da giornate formative, si è inteso sensibilizzare l intera struttura comunale, non solo sui temi dell etica, ma sulla necessità che la gestione del Piano di Prevenzione comporta l acquisizione di competenze specifiche nonché l implementazione di regole e comportamenti che devono produrre un cambiamento misurabile e reale. Il coinvolgimento con gli Stakeholders esterni è avvenuto sia attraverso una apposita giornata pubblica nel corso del 2014 in cui è stato presentato il Piano e gli obiettivi programmatici dell ente, sia attraverso la pubblicazione del presente Piano in via preventiva, prima della sua adozione, sul sito web istituzionale dell ente. Gli obiettivi programmatici per il 2015 sono contenuti nelle apposite sezioni dedicate. 4.3 Obiettivi del Piano Il Piano del Comune di Catania intende perseguire i seguenti obiettivi: 1) Creare un contesto organizzativo che persegue l obiettivo dell integrità e della trasparenza e che risulti sfavorevole al verificarsi di eventi corruttivi o comunque ne riduca le opportunità. 2) Aumentare la capacità dell Amministrazione di prevenire e/o scoprire casi di corruzione. 3) Creare un collegamento sinergico tra corruzione-trasparenza-performance nell ottica di una più efficace gestione del rischio 20

21 4.4 La metodologia utilizzata per l aggiornamento del Piano Mentre il Piano di Prevenzione 2014/2016, in sede di prima implementazione, si è limitato a gestire il rischio per le aree obbligatorie di cui alla L. 190/2012, la redazione del presente Piano è il risultato di un processo, sviluppatosi nell organizzazione nel corso del 2014, che secondo le indicazioni del PNA, si è avvalso dell approccio Risk Management, con il quale si è proceduto a: Individuare i processi per quasi tutte le aree di attività dell ente; Individuare gli eventi rischiosi che evidenziano il grado di esposizione dell ente al rischio corruttivo; Organizzare le misure necessarie per gestire il rischio in modo da ridurlo o minimizzarlo. Il PNA suggerisce come metodologia quella delineata dalla norma ISO 31000/2010 che richiede: 1) Un approfondita analisi del contesto e la mappatura dei processi dell ente; 2) L identificazione degli eventi rischiosi che possono verificarsi durante lo svolgimento dell attività dell ente; 3) L analisi e valutazione dei singoli eventi, prendendo in considerazione una pluralità di variabili connesse alla probabilità ed all impatto degli eventi stessi; 4) La ponderazione degli eventi rischiosi; 5) L identificazione delle modalità di gestione e il trattamento più opportuno del rischio. A queste fasi si affiancano due fasi trasversali, quella della comunicazione e monitoraggio attraverso le quali migliorare le decisioni e la condivisione sulla gestione del rischio. Per l approfondimento della metodologia utilizzata si rinvia all Allegato 2 al presente Piano. 4.5 Analisi del contesto e mappatura dei processi L allegato 1 del PNA individua la prima fase del processo nell analisi del contesto e nella mappatura dei processi relativi a tutte le attività dell ente. Mentre nel 2014 il Piano si limitativa a prendere in considerazione i processi riconducibili alle aree obbligatorie come disciplinate dalla L. 190/2012, nel presente Piano confluisce l attività di mappatura dei processi che le Direzioni, per mezzo dei Referenti, hanno sviluppato nel corso del 2014 come specifico obiettivo per l anno di riferimento. 21

22 Mappare un processo significa individuarne e rappresentarne tutte le componenti e le fasi dall input all output. Al fine di ampliare quanto più possibile i processi mappati, si è proceduto ad una analisi preliminare tesa ad analizzare: 1) La Macrostruttura dell ente e le funzioni assegnate alle Direzioni; 2) La normativa in materia di EE.LL. per perimetrare le competenze istituzionali; 3) Le funzioni e i servizi di bilancio per individuare le attività espletate; 4) Le aree e i processi obbligatori di cui alla L. 190/2012 ed al PNA. Non ci si è limitati ad una descrizione dei procedimenti ma si è proceduto a descrivere i processi dell ente attraverso una scheda che individuasse: l area di rischio, il processo descritto in tutte le fasi, l ufficio interessato e il responsabile. Per facilitarne il riconoscimento, è stata mantenuta l analisi per Direzione e per aree di rischio. Il prodotto di questa fase è il Catalogo dei Processi peculiari del Comune di Catania. 4.6 Valutazione del rischio La seconda fase dell attività svolta nel corso del 2014 è quella relativa alla valutazione del rischio puntualmente descritta nell Allegato 2 al presente Piano. Si è trattato di associare ai processi i rischi e valutarne l entità. L obiettivo è stato quello di generare un elenco completo dei rischi (il cosiddetto registro) e descriverne gli elementi salienti. I rischi sono stati individuati attraverso le tecniche di check list utilizzando a tal uopo i rischi già individuati dal PNA. Per i casi più complessi, si è proceduto attraverso momenti di brainstorming per le aeree e i processi in cui non sono state individuate esperienze specifiche. Una volta ottenuto il Registro dei Rischi si è proceduto alla stima probabilità/impatto. Come specificato nell Allegato 2, si è proceduto utilizzando la tabella 5 al PNA con alcune modifiche rese necessarie dal fatto che la metodologia dell allegato 5 portava ad una sottostima dei livelli di rischio. 22

23 TABELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO INDICI DI VALUTAZIONE DELLA PROBABILITA (1) INDICI DI VALUTAZIONE DELL IMPATTO (2) Il processo è discrezionale? Discrezionalità No, è del tutto vincolato 1 E parzialmente vincolato dalla legge e da atti amministrativi (regolamenti, direttive, circolari) 2 Impatto organizzativo (Nota 2) Rispetto al totale del personale impiegato nel singolo servizio (unità organizzativa semplice) competente a svolgere il processo (o la fase di processo di competenza della Direzione) nell ambito della singola Direzione, quale percentuale di personale è impiegata nel processo? (se il processo coinvolge l attività di più servizi nell ambito della stessa Direzione occorre riferire la percentuale al personale impiegato nei servizicoinvolti) E parzialmente vincolato solo dalla legge 3 Fino a circa il 20% 1 E parzialmente vincolato solo da atti amministrativi (regolamenti, direttive, circolari) 4 Fino a circa il 40% 2 E altamente discrezionale 5 Fino a circa il 60% 3 Fino a circa il 80% 4 Fino a circa il 100% 5 (Nota 3) Rilevanza esterna Il processo produce effetti diretti all esterno dell amministrazione di riferimento? No, ha come finale un ufficio interno 2 Impatto economico a rilevanza esterna Nel corso degli ultimi 5 anni sono state pronunciate sentenze della Corte dei Conti a carico di dipendenti (dirigenti e dipendenti) della p.a. di riferimento o sono state pronunciate sentenze di risarcimento del danno nei confronti della p.a. di riferimento per la medesima tipologia di evento o di tipologie analoghe? Si, il risultato del processo è rivolto direttamente ad utenti esterni alla p.a. di riferimento 5 No 1 Si 5 Complessità del processo Si tratta di un processo complesso che comporta il coinvolgimento di più amministrazioni (esclusi i controlli) in fasi successive per il conseguimento del risultato? (Note 1 e 2) No, il processo coinvolge una sola Direzione 1 Si, il processo coinvolge più di 2 Direzioni 3 Si, il processo coinvolge più di 3 Direzioni 4 Impatto reputazionale Nel corso degli ultimi 5 anni sono stati pubblicati su giornali o riviste articoli aventi ad oggetto il medesimo evento o eventi analoghi? No 0 Non ne abbiamo memoria 1 Si, sulla stampa locale 3 Si, sulla stampa nazionale 4 Si, sulla stampa locale e nazionale 5 Si, il processo coinvolge più amministrazioni 5 23

24 Valore economico Qual è l impatto economico del processo? Ha rilevanza esclusivamente interna 1 Comporta l attribuzione di vantaggi a soggetti esterni, ma di non particolare rilievo economico (es.: concessione borsa di studio per studenti) 3 Impatto organizzativo, economico e sull immagine A quale livello può collocarsi il rischio dell evento (livello apicale, livello intermedio o livello basso) ovvero la posizione/il ruolo che l eventuale soggetto riveste nell organizzazione è elevata, media o bassa? (Nota 2) Comporta l attribuzione di considerevoli vantaggi a soggetti esterni (es.: affidamento di appalto) 5 A livello di addetto 1 A livello di collaboratore o funzionario 2 A livello di dirigente di ufficio o di posizione organizzativa 3 A livello di dirigente di servizio 4 A livello di Direzione Generale e/o Coordinatore d Area 5 Frazionabilità del processo Il risultato finale del processo può essere raggiunto anche effettuando una pluralità di operazioni di entità economica ridotta che, considerate complessivamente, alla fine assicurano lo stesso risultato (es.: pluralità di affidamenti ridotti)? No 1 Si 5 Controlli (3) Anche sulla base dell esperienza pregressa, il tipo di controllo applicato sul processo è adeguato a neutralizzare il rischio? Si, costituisce un efficace strumento di neutralizzazione 1 Si, è molto efficace 2 Si, per una percentuale approssimativa del 50% 3 Si, ma in minima parte 4 No, il rischio rimane indifferente 5 Nota 1: Differenze con il PNA Nota 2: La voce Amministrazioni è sostituita con Direzioni - La voce P.A. è sostituita con Servizi della Direzione Nota 3: La media dei parametri è sostituita con il valore della somma Questo ha consentito di valorizzare, rispetto al PNA, i rischi che apparivano sottostimati al risultato aritmetico dei parametri. 24

25 Obiettivo programmatico da sviluppare nel corso del 2015 è quello di procedere all identificazione, analisi e valutazione del rischio non soltanto per il processo complessivamente considerato, ma nell ambito delle singole fasi e attività che lo compongono. Questo consentirà di individuare misure più mirate per il trattamento del rischio, in relazione alle risultanze di un attività così analiticamente svolta. L implementazione del sistema così costruito è previsto per il La probabilità di accadimento di ciascun rischio (frequenza) è stata valutata prendendo in considerazione le seguenti caratteristiche di ciascun processo: Discrezionalità; Rilevanza esterna Frazionabilità complessità L impatto è stato considerato sotto il profili: Organizzativo Economico Reputazionale Anche la frequenza della probabilità e l importanza dell impatto sono stati graduati seguendo i valori indicati nella tabella 5 del PNA con le modifiche sopracitate Valori e Frequenze della Probabilità: Nessuna Probabilità Improbabile Poco Probabile Probabile Molto Probabile Altamente Probabile Valore e importanza dell impatto: Nessun impatto Marginale Minore Soglia Serio Superiore

26 Infine, il valore numerico assegnato alla probabilità e quello attribuito all impatto vengono moltiplicati per determinare il livello complessivo di rischio connesso a ciascun processo analizzato: Livello complessivo di rischio o indice di rischio= Valore Frequenza X Valore Impatto Per effetto della formula di calcolo indicata il rischio potrà presentare valori numerici tra 0 e 25. Ponderazione del Rischio L analisi ha permesso di classificare i rischi emersi in base al livello numerico assegnato. Il confronto e la partecipazione ha quindi dato un rating globale catalogato secondo la graduazione che segue: Valore numerico del Rischio Classificazione del Rischio 0 Nullo Intervallo da 1 a 5 Intervallo da 5,1 a 8 Intervallo da 8,1 a 13 Intervallo da 13,1 a 15 Intervallo da 15,1 a 25 Basso Medio Critico Alto Altissimo Incrociando i risultati dell analisi di Impatto/Probabilità si ottiene il rating globale di rischio dei processi secondo la seguente matrice: RATING GLOBALE COMBINAZIONI VALUTAZIONI FINALI IMPATTO/PROBABILITÀ Giudizio Valore Probabilità Impatto Nullo 0 Basso Intervallo da 1 a 5 Medio Intervallo da 5,1 a 8 Critico Intervallo da 8,1 a 13 Alto Intervallo da 13,1 a 15 Altissimo Intervallo da 15,1 a 25 26

27 4.7 Fascicolo del Rischio Al fine di garantire la tracciabilità del processo e delle risultanze delle analisi, presso l ufficio di segreteria del Responsabile della Prevenzione della Corruzione del comune di Catania, dall anno 2015 viene tenuto il fascicolo dei rischi, contenente per ogni processo: 1) La scheda di Mappatura del processo con l indicazione dell area di rischio, delle fasi del processo dei soggetti e uffici coinvolti; 2) La scheda di individuazione e analisi del rischio/i per ogni processo o fasi di esso con l indicazione dei fattori abilitanti (condizioni individuali, organizzative, sociali e ambientali) e delle modalità di realizzazione dell evento; 3) La scheda di ponderazione del rischio con l analisi di Probailità/Impatto; 4) La scheda del risultato dell analisi Probabilità/Impatto; 5) Analisi e individuazione delle misure già esistenti; 6) La scheda di individuazione e selezione della misura obbligatoria di trattamento del rischio; 7) L eventuale scheda che individua misure ulteriori; 8) La scheda descrittiva della misura; 9) La progettazione esecutiva della misura con l indicazione delle fasi di attuazione, il risultato atteso, i tempi di realizzazione, l Ufficio Responsabile, l indicatore. 4.8 Trattamento del rischio La fase di trattamento del rischio da ottenere nel corso del 2015 riguarda il processo di individuazione della misura ritenuta idonea a mitigare il livello di rischio connesso ai processi. Per cui tutti i processi censiti sono considerati secondo il valore complessivo del rischio, da cui interviene la decisione di priorità di trattamento. Individuata la misura si interviene a progettare le fasi, i tempi, le modalità di attenzione, i soggetti responsabili e gli indicatori. La progettazione esecutiva della misura è trattata nella Parte Quinta del presente Piano, mentre nell Allegato 6 sono contenute le misure abbinate ai rischi e ai processi. In particolare, nella tabella di valutazione del rischio di cui all Allegato 5 al PNA i parametri sono stati modificati come segue: 27

28 PARTE QUINTA LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA DELLE MISURE Il PNA prevede che le amministrazioni pubbliche debbono implementare le misure obbligatorie, in quanto disciplinate direttamente dalla legge, nonché sviluppare e programmare misure ulteriori con riferimento alle risultanze dell analisi del contesto e dell analisi dei rischi. La pianificazione delle misure, secondo le previsioni del PNA, dovrà declinare: Le decisioni dell organizzazione circa le priorità di trattamento; I tempi, le modalità e i soggetti responsabili dell attuazione delle misure; Gli indicatori di risultato; Le modalità di monitoraggio. Nello specifico, il Comune di Catania ha così proceduto: Effettuata l analisi di impatto/probabilità e costruita la relativa matrice ha determinato: 1) Di trattare, per il 2015, i rischi qualificati nella matrice di impatto/probabilità come alti; 2) Ad effettuare, per ogni rischio, la ricognizione delle misure già esistenti per verificarne l idoneità a trattare il rischio stesso. 3) Ad individuare tra le misure obbligatorie quella o quelle più idonee ad incidere efficacemente sui fattori abilitanti, tenendo conto dei costi e dei tempi di implementazione; 4) Ad individuare per casi specifici misure ulteriori; 5) La progettazione esecutiva (tempi, responsabilità, risultato), verrà declinata nel redigendo Piano delle Performance. Il risultato di questa fase del processo è contenuto nell Allegato 6 Scheda Rischi e Misure mentre, per facilità di esposizione le misure comuni a più rischi o di portata generale per l organizzazione vengono raggruppate nei Capitoli seguenti. 5.1 La Trasparenza (MO1) Ogni Amministrazione, ai sensi del D.Lgs. 33/2013, è tenuta alla redazione di un Programma triennale della Trasparenza che costituisce, di norma, sezione del Piano di Prevenzione della Corruzione. Il Programma ha per oggetto l attuazione delle prescrizioni 28

29 sulla trasparenza da realizzarsi attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale dell ente, nell apposta sezione Amministrazione Trasparente e in conformità all Allegato A del citato decreto, dei detti atti e informazioni a pubblicazione necessaria. La pubblicazione risponde all esigenza di soddisfare il diritto dei cittadini di conoscere le modalità di esercizio delle funzioni pubbliche da parte del Comune di Catania per consentire l esercizio del controllo sociale, sensibilizzare le istituzioni sui bisogni dei cittadini, disvelare eventuali aree di rischio di corruzione. La trasparenza, quale misura di prevenzione della corruzione, risulta essere trasversale a tutta l organizzazione e si sostanzia nella pubblicazione di dati, informazioni e atti sul sito web in conformità al Programma triennale della Trasparenza, che costituisce la Sezione Seconda del presente Piano. Nella tabella che segue si individuano i soggetti responsabili e gli indicatori di risultato MO1 - LA TRASPARENZA RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA SOGGETTI RESPONSABILI TUTTI I DIRIGENTI IL NUCLEO DI VALUTAZIONE (valuta gli adempimenti in materia di trasparenza secondo le direttive dell ANAC) INDICATORI DI RISULTATO 100% dati a pubblicazione obbligatoria Rispetto dei tempi indicati nel Programma della Trasparenza e nelle norme di riferimento NOTE: Misura comune a tutti i rischi e i processi 5.2 L Accesso Civico (MO2) Per l esercizio dell Accesso Civico si rinvia al Parag. 2.7 del Programma della Trasparenza. 29

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