Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore

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1 5 Agosto Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal "tepidarium" delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica; e, più grande di tutte, come dice lo stesso nome, S. Maria Maggiore, la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell'esquilino, che papa Liberio ( ) adattò a basilica cristiana. Narra una tardiva leggenda che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a papa Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa e il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di S. Maria "ad nives", della neve. Poco meno di un secolo dopo, papa Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431) nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali. Di quest'opera rimangono le navate con le colonne e i trentasei mosaici che adornano la navata superiore. All'assetto attuale della basilica contribuirono diversi pontefici, da Sisto III che poté offrire "al popolo di Dio" il monumento "maggiore" al culto della beata Vergine (alla quale rendiamo appunto un culto di iperdulia cioè di venerazione maggiore a quello che attribuiamo agli altri santi), fino ai papi della nostra epoca. La basilica venne anche denominata S. Maria "ad praesepe", già prima del secolo VI, quando vi furono portate le tavole di un'antica mangiatoia, che la devozione popolare identificò con quella che accolse il Bambino Gesù nella grotta di Betlem. La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno

2 5 agosto Santa Maria della Neve La Vergine Maria, oggetto di iperdulia, è stata invocata in tutti i secoli cristiani, con tante denominazioni legate alle sue virtù, al suo ruolo di corredentrice del genere umano e come Madre di Gesù il Salvatore; inoltre alle sue innumerevoli apparizioni, per i prodigi che si sono avverati con le sue immagini, per il culto locale tributatole in tante comunità. E per ogni denominazione ella è stata raffigurata con opere d arte dei più grandi come dei più umili artisti, inoltre con il sorgere di tantissime chiese, santuari, basiliche, cappelle, ecc. a lei dedicate, si può senz altro dire, che non c è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni. Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti come Madonna degli abissi marini, Madonna delle cime dei monti, Madonna delle grotte, ecc. quello di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma. Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio ( ), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa. Infatti la mattina dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana. Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi. Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta Liberiana dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche ad Nives, della Neve. L antica chiesa fu poi abbattuta al tempo di Sisto III ( ) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa. In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna. Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che oggi ammiriamo. Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modificata nel termine Dedicazione di Santa Maria Maggiore con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato. Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre più affermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e 2

3 XVIII ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città. A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica. Il culto come si è detto, ebbe grande diffusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, intitolate alla Madonna della Neve. Ogni regione ne possiede un buon numero, per lo più concentrate in zone dove la neve non manca, fra le regioni primeggiano il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. Non conoscendo usi, costumi e tradizioni dei tanti paesi italiani che portano viva devozione alla Madonna della Neve, mi soffermo solo a segnalare tre località dalla mia provincia di Napoli, il cui culto e celebrazione è molto solenne, coinvolgendo la comunità dei fedeli anche in grandi manifestazioni esterne e folcloristiche. Basilica parrocchia di S. Maria della Neve, patrona del quartiere orientale di Napoli chiamato Ponticelli, la cui devozione iniziò con la bolla di papa Leone X del 22 maggio L antico santuario è stato proclamato Basilica Minore il 27 luglio Da più di cento anni la solenne processione esterna è effettuata con un alto carro (nel contesto della radicata tradizione napoletana delle macchine da festa), alla cui sommità è posta la statua della Madonna. Basilica Santuario Maria SS. della Neve in Torre Annunziata (Napoli). L immagine in terracotta bruna di tipo greco della veneratissima Madonna della Neve, è custodita nella omonima Basilica Minore; essa ha origine con il rinvenimento a mare, presso lo scoglio di Rovigliano, dell immagine da parte di pescatori, tra il XIV e XV secolo; le fu dato il nome di Santa Maria ad Nives, perché il ritrovamento era avvenuto un 5 agosto. La grande processione, che coinvolge tutta la popolosa città, inizia dal porto, dopo che la sacra immagine arriva dal mare con una barca, simulando l originario rinvenimento. I torresi, noti nel mondo per la lavorazione della pasta e per il lavoro degli uomini nell ambito marinaro, sono devotissimi della Madonna, che li liberò da una delle violente eruzioni del Vesuvio, alle cui falde è adagiata Torre Annunziata, il 22 ottobre Collegiata di S. Maria Maggiore o della Neve di Somma Vesuviana (Napoli). La Collegiata fu istituita con il titolo di S. Maria Maggiore verso l anno 1600, al posto di precedenti denominazioni della chiesa, risalenti al Medioevo. Nella stessa Collegiata è attiva la Confraternita della Madonna della Neve, con confratelli e consorelle, lo Statuto è del 1 settembre 1762; ai confratelli spetta il compito di portare in processione la statua della Madonna. Nel contesto delle manifestazioni esterne, c è la festa delle lucerne, che si svolge ogni quattro anni nei giorni agosto; le strade dell antico borgo medioevale Casamale vengono invase da tanti telai di forme geometriche varie, su ciascuno dei quali sono poggiate circa 50 lucerne, così da dare l impressione di un fiume sfavillante che percorre il borgo. Ad accrescere l effetto visivo, in fondo alla serie di figure geometriche, si colloca un grande specchio, che prolunga con il suo riflesso la suggestiva scia luminosa. A questo si aggiungono delle zucche vuote illuminate internamente, delle vasche con oche vive, apparati di fiori con l immagine della Madonna; al passaggio della statua della Vergine in processione, da terrazzi non visibili dalla strada, giungono dall alto i canti-nenia di gruppi di donne. Alla processione annuale prendono parte in costumi tipici, i cosiddetti mesi dell anno con l ausilio di animali da trasporto, componendo con più persone, le figurazioni che rappresentano lo scorrere dell anno e le varie attività del mondo contadino. In molte zone d Italia, in omaggio alla Madonna della Neve, si usa mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, o più raro il nome Nives. 3

4 6 agosto Trasfigurazione del Signore La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all'episodio della trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: "Sei giorni dopo" (cioè dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della passione), "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". C'è in questo episodio una netta contrapposizione all'agonia dell'orto del Getsemani. E evidente l'intenzione di Gesù di offrire ai tre apostoli un antidoto che fortificasse in loro la certezza della sua divinità durante la terribile prova della passione. L'alto monte, non meglio identificato nel Vangelo, è quasi concordemente ritenuto il Tabor, che si erge nel cuore della Galilea e domina la pianura circostante. La data è da collocarsi tra la Pentecoste ebraica e la festa delle Capanne, nel secondo anno di vita pubblica, il 29, nel periodo dedicato da Gesù in modo particolare alla formazione degli apostoli. Quella montagna isolata era infatti molto propizia alle grandi meditazioni, nel silenzio solenne delle cose e nell'aria rarefatta che mitigava la calura estiva. E in questa suggestiva cornice Gesù si offrì alla vista dei tre prescelti in tutto lo splendore del suo corpo glorioso, quale sarebbe dovuto apparire in ogni istante per la naturale conseguenza della visione beatifica di cui godeva perennemente la sua anima, se per un miracolo d'amore e di umiltà non avesse costretto la propria umanità dentro l'involucro mortale, per offrire il suo corpo passibile di dolore in sacrificio al Padre per la nostra redenzione. Con questa soprannaturale visione Gesù dava una conferma alla confessione di Pietro: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente". Quell'attimo di gloria sovrumana era la caparra della gloria della risurrezione: "Il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo". Lo stesso tema del colloquio con Mosè ed Elia era la conferma dell'annunzio della passione e della morte del Messia. La trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti, finché papa Callisto III elevò di grado la festa, estendendola alla Chiesa universale, per ricordare la vittoria riportata nel 1456 a Belgrado contro i Turchi e di cui giunse notizia a Roma il 6 agosto. 4

5 7 agosto San Donato di Arezzo Della vita del santo si ha conoscenza da un antica Passio scritta secondo la tradizione da Severino vescovo, suo secondo successore sulla cattedra vescovile di Arezzo. Bisogna dire che l intera passio porta in sé notizie certe ma anche altre che nel tempo sono state confutate dagli stessi agiografi, perché non rispondenti alle date storiche abbinate a certuni personaggi che vi compaiono; la stessa qualifica di martire è posta in incertezza perché in tanti antichi documenti egli è menzionato come episcopi et confessoris, tenendo conto che già a partire dal IV secolo il termine confessore assumeva per i santi il significato attuale che non è di martire. Donato sarebbe morto martire, secondo la tradizione, il 7 agosto 362 sotto Giuliano l Apostata. Nato a Nicomedia, ancora fanciullo venne a Roma con la famiglia, qui fu educato da Pimenio prete e fatto chierico; suo compagno di studi e di formazione religiosa era Giuliano, ma mentre costui giunse a diventare suddiacono della Chiesa di Roma, Donato rimase semplice lettore. S. Pier Damiani nei suoi Sermoni così commenta: Ecco che nel campo del Signore crescono assieme due virgulti, Donato e Giuliano, ma uno di essi diverrà cedro del Paradiso, l altro carbone per le fiamme eterne. Infatti divenuto imperatore ed apostata, Giuliano promulgò una nuova persecuzione contro la Chiesa, prima con l interdizione ai cristiani dell insegnamento nelle scuole, cariche pubbliche e carriera militare e poi nell autunno del 362 anche con la violenza nei loro confronti. Nella città di Roma, furono vittime fra gli altri i suoi devoti genitori ed il prete Pimenio, allora Donato fugge ad Arezzo accolto dal monaco Ilariano a cui si affianca nell apostolato, penitenza e preghiera; con lui opera tra il popolo prodigi e conversioni. La passio racconta di miracoli eclatanti, fra i tanti, fa risuscitare una donna di nome Eufrosina che aveva in custodia una ingente somma di denaro, ma che con la sua improvvisa morte non si trovava più; fa vedere di nuovo ad una povera cieca a cui dona anche la luce della fede, di nome Siriana; libera dal demonio il figlio del prefetto di Arezzo, Asterio. Viene poi ordinato diacono e sacerdote dal vescovo Satiro e prosegue così la sua opera con predicazioni in città e nelle circostanti campagne. Alla morte del vescovo, viene scelto a succedergli e quindi ordinato vescovo dal papa Giulio I, prosegue la sua opera con rinnovato zelo e altri prodigi lo confortano e gli danno popolarità. Durante la celebrazione della Messa, al momento della Comunione ai fedeli nelle due specie, mentre egli distribuisce il pane e il suo diacono Antimo distribuisce con un calice di vetro il vino, entrano nel tempio i pagani che con violenza mandano in frantumi il calice fra la costernazione dei fedeli. Donato allora, dopo intensa preghiera, raccoglie i frammenti e li riunisce, ma manca un pezzo del fondo del calice, egli noncurante continua a servire il vino senza che esso cada dal fondo mancante; fra lo 5

6 stupore generale provocato dal miracolo ben 79 pagani si convertono. Ma un mese dopo l episodio, il prefetto di Arezzo, Quadraziano, fa arrestare sia Ilariano che Donato, i quali vittime della nuova persecuzione indetta da Giuliano l Apostata, vengono uccisi, Ilariano monaco ad Ostia il 16 luglio e Donato vescovo decapitato ad Arezzo il 7 agosto. Donato è rappresentato nell arte in vesti vescovili e i suoi attributi sono il calice di vetro riferendosi al miracolo suddetto e il drago da lui combattuto vittoriosamente. Protettore di Arezzo, è celebratissimo in città, il suo busto si trova in un grosso d argento della Repubblica Aretina del sec. XIII custodito al Museo Nazionale di Napoli; nella cattedrale di Arezzo vi è la ricca arca marmorea del suo corpo con decine di formelle a cui hanno lavorato artisti insigni, narranti la vita e i suoi miracoli. Donato è un nome dato ad un figlio molto atteso, di origine latina, diminutivo: Donatello. 10 Agosto San Lorenzo Forse da ragazzo ha visto le grandiose feste per i mille anni della città di Roma, celebrate nel , regnando l imperatore Filippo detto l Arabo, perché figlio di un notabile della regione siriana. Poco dopo le feste, Filippo viene detronizzato e ucciso da Decio, duro persecutore dei cristiani, che muore in guerra nel 251. L impero è in crisi, minacciato dalla pressione dei popoli germanici e dall aggressività persiana. Contro i persiani combatte anche l imperatore Valeriano, salito al trono nel 253: sconfitto dall esercito di Shapur I, morirà in prigionia nel 260. Ma già nel 257 ha ordinato una persecuzione anticristiana. Ed è qui che incontriamo Lorenzo, della cui vita si sa pochissimo. E noto soprattutto per la sua morte, e anche lì con problemi. Le antiche fonti lo indicano come arcidiacono di papa Sisto II; cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il papa nella celebrazione dei riti, distribuisce l Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa. Viene dunque la persecuzione, e dapprima non sembra accanita come ai tempi di Decio. Vieta le adunanze di cristiani, blocca gli accessi alle catacombe, esige rispetto per i riti pagani. Ma non obbliga a rinnegare pubblicamente la fede cristiana. Nel 258, però, Valeriano ordina la messa a morte di vescovi e preti. Così il vescovo Cipriano di Cartagine, esiliato nella prima fase, viene poi decapitato. La stessa sorte tocca ad altri vescovi e allo stesso papa Sisto II, ai primi di agosto del 258. Si racconta appunto che Lorenzo lo incontri e gli parli, mentre va al supplizio. Poi il prefetto imperiale 6

7 ferma lui, chiedendogli di consegnare i tesori della Chiesa. Nella persecuzione sembra non mancare un intento di confisca; e il prefetto deve essersi convinto che la Chiesa del tempo possieda chissà quali ricchezze. Lorenzo, comunque, chiede solo un po di tempo. Si affretta poi a distribuire ai poveri le offerte di cui è amministratore. Infine compare davanti al prefetto e gli mostra la turba dei malati, storpi ed emarginati che lo accompagna, dicendo: "Ecco, i tesori della Chiesa sono questi". Allora viene messo a morte. E un antica passione, raccolta da sant Ambrogio, precisa: "Bruciato sopra una graticola": un supplizio che ispirerà opere d arte, testi di pietà e detti popolari per secoli. Ma gli studi (v. Analecta Bollandiana 51, 1933) dichiarano leggendaria questa tradizione. Valeriano non ordinò torture. Possiamo ritenere che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II, Cipriano e tanti altri. Il corpo viene deposto poi in una tomba sulla via Tiburtina. Su di essa, Costantino costruirà una basilica, poi ingrandita via via da Pelagio II e da Onorio III; e restaurata nel XX secolo, dopo i danni del bombardamento americano su Roma del 19 luglio agosto Santa Chiara La sera della domenica delle Palme (1211 o 1212) una bella ragazza diciottenne fugge dalla sua casa in Assisi e corre alla Porziuncola, dove l attendono Francesco e il gruppo dei suoi frati minori. Le fanno indossare un saio da penitente, le tagliano i capelli e poi la ricoverano in due successivi monasteri benedettini, a Bastia e a Sant Angelo. Infine Chiara prende dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco. Qui Chiara è stata raggiunta dalla sorella Agnese; poi dall altra, Beatrice, e da gruppi di ragazze e donne: saranno presto una cinquantina. Così incomincia, sotto la spinta di Francesco d Assisi, l avventura di Chiara, figlia di nobili che si oppongono anche con la forza alla sua scelta di vita, ma invano. Anzi, dopo alcuni anni andrà con lei anche sua madre, Ortolana. Chiara però non è fuggita per andare dalle monache, ossia per entrare in una comunità nota e stabilita. Affascinata dalla predicazione e dall esempio di Francesco, la ragazza vuole dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente povere, come singole e come monastero, viventi del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti, preoccupate per tutti. Chiamate popolarmente Damianite e da Francesco Povere Dame, saranno poi per sempre note come Clarisse. 7

8 Da Francesco, lei ottiene una prima regola fondata sulla povertà. Francesco consiglia, Francesco ispira sempre, fino alla morte (1226), ma lei è per parte sua una protagonista, anche se sarà faticoso farle accettare l incarico di abbadessa. In un certo modo essa preannuncia la forte iniziativa femminile che il suo secolo e il successivo vedranno svilupparsi nella Chiesa. Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le dà una nuova regola che attenua la povertà, ma lei non accetta sconti: così Ugolino, diventato papa Gregorio IX ( ) le concede il privilegio della povertà, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte. Austerità sempre. Però "non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito". Così dice una delle lettere (qui in traduzione moderna) ad Agnese di Praga, figlia del re di Boemia, severa badessa di un monastero ispirato all ideale francescano. Chiara le manda consigli affettuosi ed espliciti: "Ti supplico di moderarti con saggia discrezione nell austerità quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata". Agnese dovrebbe vedere come Chiara sa rendere alle consorelle malate i servizi anche più umili e sgradevoli, senza perdere il sorriso e senza farlo perdere. A soli due anni dalla morte, papa Alessandro IV la proclama santa. Chiara si distinse per il culto verso l'eucarestia. Per due volte Assisi venne minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi raccontano che l'esercito, a quella vista, si dette alla fuga. 13 agosto Sant Ippolito (Patrono di Laterina) Ponziano, dell'antica e nobile famiglia dei Calpurni, venne eletto papa nel 230, durante l'impero del mite e saggio Alessandro Severo, la cui tolleranza in fatto di religione permise alla Chiesa di riorganizzarsi. Ma proprio in questa parentesi di pace avvenne nella Chiesa di Roma la prima funesta scissione che contrappose al legittimo pontefice un antipapa, nella persona di quell'ippolito, restituito da un provvidenziale martirio all'unità e alla santità. Ippolito, sacerdote, colto e austero, poco incline all'indulgenza e timoroso che in ogni riforma si celasse l'errore, era giunto ad accusare di eresia lo stesso pontefice S. Zefirino e il diacono Callisto, e quando quest'ultimo fu eletto papa nel 217, si ribellò, accettando di essere lui stesso invalidamente eletto dai suoi partigiani. Si mantenne nello scisma anche durante il pontificato di S. Urbano I e di S. Ponziano. Intanto l'imperatore Alessandro Severo veniva ucciso in Germania dai suoi legionari e gli subentrava il trace Massimino, che rispolverò gli antichi editti persecutori nei confronti dei cristiani. Trovandosi di fronte a una Chiesa con due capi, senza pensarci su spedì entrambi ai lavori forzati in una miniera 8

9 della Sardegna. Ponziano è il primo papa deportato. Era un fatto nuovo che si verificava nella Chiesa e Ponziano seppe risolverlo con saggezza e umiltà: perché i cristiani non fossero privati del loro pastore rinunciò al pontificato, e anche questa spontanea rinuncia è un fatto nuovo. A succedergli fu il greco Antero, che governò la Chiesa per quaranta giorni soltanto. Il gesto generoso di Ponziano deve aver commosso l'intransigente Ippolito che morì infatti riconciliato con la Chiesa nel 235. Secondo un'epigrafe dettata da papa Damaso, Ippolito, pur essendosi ostinato nello scisma per un malinteso zelo, nell'ora della prova "al tempo in cui la spada dilaniava le viscere della madre Chiesa, mentre fedele a Cristo camminava verso il regno dei santi", ai seguaci che gli domandavano quale pastore seguire indicò il legittimo papa come unica guida e "per questa professione di fede meritò d'essere nostro martire". D'altronde studi recenti porterebbero a distinguere tre diversi personaggi: un Ippolito vescovo e scrittore, un Ippolito martire romano e un terzo, autore di saggi filosofici, da identificarsi con l'antipapa contrapposto a Callisto e a Ponziano. I corpi dei due martiri, trasportati a Roma con grande onore vennero sepolti, Ippolito lungo la via Tiburtina e Ponziano nelle catacombe di S. Callisto. 13 agosto San Cassiano (Patrono di Laterina) Le notizie più antiche su Cassiano sono riferite da Prudenzio, nei primi anni del V secolo. Nel suo viaggio verso Roma, Prudenzio si ferma a Forum Cornelii (Imola) e venerò le spoglie del martire, custodite in un sarcofago al di sopra del quale erano raffigurati alcuni episodi del martirio. Non si conosce l anno del martirio né la pena subita. Non è considerata attendibile la versione tramandata da Prudenzio, secondo il quale Cassiano, che esercitava la professione di insegnate, sarebbe stato condannato ad essere ucciso dai suoi stessi allievi con gli stiletti usati per incidere le loro tavolette. Se fosse vera questa tradizione bisognerebbe pensare ad un martirio subito non ad opera di un magistrato romano, ma nell ambito di sommosse popolari. Il culto si estese anche a Milano intorno al 450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant Apollinare Nuovo. Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città. Agnello (sec. IX) ricorda che sopra la tomba del Santo fu costruita la prima Cattedrale situata fuori dalla città, attorniata da altre costruzioni fino a formare un fortilizio, a cui venne dato il nome di castrum sancti Cassiani. Nel sec. XIII il castrum venne raso al suolo e le reliquie trasferite nella nuova Cattedrale. 9

10 15 agosto Assunzione della Beata Vergine Maria Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione". La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato. Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste. 10

11 16 agosto San Rocco Nonostante la grande popolarità di San Rocco, le notizie sulla sua vita sono molto frammentarie per poter comporre una biografia in piena regola, comunque è possibile, grazie ai molti studi fatti, tracciare a grandi linee un profilo del nostro Santo, elaborando una serie di notizie essenziali sulla sua breve esistenza terrena. Tra le varie correzioni che sono state proposte alle date tradizionali ( ), si è gradatamente imposta quella che oggi sembra la più consolidata: il Santo è nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 ed è morto a Voghera fra il 1376 ed il 1379 molto giovane a non più di trentadue anni di età. Secondo tutte le biografie i genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità. Rattristati dalla mancanza di un figlio rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Secondo la pia devozione il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. Intorno ai vent anni di età perse entrambi i genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo: vendette tutti i suoi beni, si affiliò al Terz ordine francescano e, indossato l abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti; la preghiera e la carità la sua forza; Gesù Cristo il suo gaudio e la sua santità. Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese: forse attraverso le Alpi per poi dirigersi verso l Emilia e l Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere dalla Liguria il litorale tirrenico. Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il nostro Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Ad Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi fino al diradarsi dell epidemia, per poi dirigersi verso l Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste. L arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l inizio del 1368, quando Papa Urbano V è da poco ritornato da Avignone. E del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all ospedale del Santo Spirito, ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice: l incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 ed il

12 Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente si allontana dalla città e si rifugia in un bosco vicino Sarmato, in una capanna vicino al fiume Trebbia. Qui un cane lo trova e lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del Santo. Il Dio potente e misericordioso non permette che il giovane pellegrino morisse di peste perché doveva curare e lenire le sofferenze del suo popolo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Tutti raccontano del giovane pellegrino che porta la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio. Dopo la guarigione San Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. E invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo: San Rocco è arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al governatore. Interrogato, per adempiere il voto non volle rivelare il suo nome dicendo solo di essere un umile servitore di Gesù Cristo. Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un purgatorio per l espiazione dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote; si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore. Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall'epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari. Dal 1999 è attiva presso la Chiesa di San Rocco in Roma, dove per volontà di Papa Clemente VIII dal 1575 è custodita una Insigne Reliquia del Braccio destro di San Rocco, l Associazione Europea Amici di San Rocco, con lo scopo di diffondere il culto e la devozione verso il Santo della carità attraverso l esempio concreto di amore verso i malati ed i bisognosi. Oltre a quello romano, altri centri rocchiani sono: - l'arciconfraternita Scuola Grande di Venezia, che ne custodisce il corpo - il santuario di San Rocco della sua città natale di Montpellier - l'association Internationale che ha sede sempre in Montpellier e che aggrega e collega le diverse associazioni nazionali - l'associazione Nazionale San Rocco Italia che ha sede a Sarmato (PC), dove avvenne l'incontro col cane - il Comitato Internazionale Studi Rocchiani che ha sede in Voghera (PV), località da cui prese avvio il culto. 12

13 19 agosto Santa Sara Nel rituale del sacramento del Matrimonio, la splendida benedizione nuziale augura alla sposa di essere amabile come Rachele, saggia come Rebecca, longeva e fedele come Sara. Nelle Chiese cattoliche ed ortodosse di tradizione bizantina i loro nmi sono associati a quelli dei loro mariti, quali esemplari coppie dell Antico Testamento. Il nome di Sara significava in ebraico principessa e proprio come una principessa Abramo la volle con se, ciò nonostante ella fosse sua sorellastra da parte paterna. Sara condivise così tutte le avventure del santo patriarca, dalla vocazione a Ur sino alla morte in terra di Canaan. Il libro della Genesi pone in evidenza solo quegli eventi direttamente correlati alla formazione del popolo di Dio, essendo lei strumento privilegiato delle promesse che Dio formulò ad Abramo, la cui discendenza numerosa quanto le stelle sarebbe nata proprio da questa donna sterile ed ormai sessantacinquenne. Dio le mutò il nome da Sarai, cioè mia principessa, in Sara, dunque principessa. La sua straordinaria bellezza fu motivo del rapimento architettato prima dal faraone e poi da Abimelec in Gerar, ma Dio la protesse nel suo onore. Dette in sposa ad Abramo la sua schiava egiziana, Agar, auspicando che per mezzo di lei avesse potuto realizzarsi la promessa divina. Ben presto si accorse però dell alterigia e del disprezzo provati dalla donna, madre di Ismaele, iniziò a maltrattarla sino a costringerla a fuggire. Ben venticinque anni dopo l uscita da Ur, all età di novant anni concepì miracolosamente il figlio Isacco, ma non tollerando che quest ultimo divenisse coerede con il fratellastro Ismaele, costrinse Abramo a cacciare di casa Agar e suo figlio. Nel commovente episodio del sacrificio di Isacco, Sara non compare, anche se è facile immaginare come ne soffrisse sicuramente molto. Alla veneranda età di centoventisette anni Sara lasciò questa terra, morendo presso Ebron (odierna Qiriat Arba), e trovò sepoltura nella spelonca doppia di Macpela di fronte a Mamre, tomba comune di Abramo, Isacco, Giacobbe, Rebecca e Lia. La Bibbia evidenzia di questo celeberrimo personaggio femminile la straordinaria bellezza, la longevità, la fedeltà ad Abramo e la fede in Dio che la rese sua degna sposa. Le Sacre Scritture non danno invece particolare peso ai non pochi lati oscuri della sua esistenza, debolezze umane da giudicarsi nel quadro generale dell Antico Testamento, tempo di imperfezione. Ciò contribuisce comunque a porre la figura di Sara al di sotto di quella di Abramo. Tra i difetti di Sara troviamo innanzi tutto l atteggiamento verso la sua emula, Agar, pur trasgredendo così le leggi del tempo secondo cui era vietato allontanare la seconda moglie dopo che la prima aveva generato figli. Sara dubitò inoltre talvolta della promessa di Dio di vincere la sua vecchiaia e la sua sterilità donando così ad Abramo la posterità predetta. San Pietro, nei sacri scritti a lui attribuiti, censisce Sara tra le sante donne che speravano in Dio, che pur adornandosi erano comunque soggette ai loro mariti ed operavano il bene coltivando la loro spiritualità interiore, e considera Sara madre di tutte le credenti, come Abramo lo è per gli uomini. L apostolo Paolo menziona Sara in più passi ed in particolare nella Lettera ai Galati, 13

14 ove sottolinea il tipico significato di Sara ed Isacco, Agar ed Ismaele. Sara è stata infine decisamente sfortunata in duemila anni di cristianesimo sul piano cultuale. Al contrario di Abramo, che il Martirologio Romano commemora al 9 ottobre, la sua sposa non figura in alcun calendario latino od Orientale, ma solo la Chiesa Copta ha fissato per la sua festa la data del 19 agosto. Indirettamente Santa Sara è festeggiata dalla Chiesa Cattolica, in quanto al 24 dicembre sono festeggiati tutti i santi antenati di Gesù Cristo. In questi ultimi tempi è comunque aumentata la produzione iconografica da parte di diverse Chiese volta a raffigurare Sara con l aureola della santità. 20 Agosto Santa Laura Nella Chiesa della Madonna della Misericordia (S. Maria del Trebbio), presso il convento dei Frati Minori di Pollenza (MC), si venera la Martire Santa Laura. Costruita negli anni per dare una degna sistemazione alla Madonna della Misericordia, dipinta sul muro di un tabernacolo eretto in contrada già detta Trivio. La chiesa aveva annesse due case con piccolo spiazzale. P. Domenico Pierucci nel 1877 vi fece costruire una chiesa più ampia, provvista in seguito di coro, sacrestia e due cappelle laterali. L'attuale torre campanaria risale al La trasformazione con due navate risale al 1945/1946 a cura di Padre Umberto Ciccioli. L'Imperatore Diocleziano, per difendere l'unità dell'impero da altri popoli invasori, negli anni 302 e 305 emise il decreto che anche i cristiani offrissero sacrifici all'altare degli dei e per questo fu esiliata in Ancona e là decapitata insieme a tanti altri fedeli di Gesù Cristo. Il suo corpo fu esumato dal sepolcro il 4 gennaio 1846 e Alessandro de' Conti Benedetti, vescovo di Loreto e Recanati, fatta la ricognizione, la munì di autentici sigilli. Il 27 maggio 1889 padre Francesco Zamponi, venuto da Loreto a far parte del convento di Pollenza, vi portò la martire S. Laura la quale venne posta in un'urna della collegiata S. Biagio e riordinata in forma di fanciulla romana. Le ossa furono di nuovo catalogate e poste al centro del rivestimento ad opera del valente artista (sacrestano della collegiata) Nazareno Stolavagli nel maggio 1912 con a lato dell'urna l'autentico segno di riconoscimento: un supporto con vasetto di vetro che contiene panno, terra, sangue e il nome S. Laura. Ora la Santa si trova in una nuova urna, posta nell'altare della cappella del Terzo Ordine Francescano con S. Francesco, S. Luigi re di Francia e S. Elisabetta di Ungheria. La festa annuale fu iniziata e voluta in forma solenne con triduo dal padre Umberto Ciccioli di Pollenza nel mese di agosto del

15 22 Agosto Beata Vergine Maria Regina La regalità di Nostra Signora è soprannaturale per carattere, perché la Madonna è la prima e la più alta delle creature di Dio. Non è la prima nell ordine della natura, perché gli angeli sono naturalmente creature più elevate. Un angelo è puro spirito, e quindi è qualcosa di più di una creatura umana. Ma Maria è la prima creatura nell ordine della grazia. Ha ricevuto un numero di grazie incomparabilmente maggiore degli angeli. E le grazie ricevute dagli angeli sono subordinate alle grazie ricevute dalla Madonna. È anche la prima di tutte le donne. Il primo di tutti gli uomini è Nostro Signore Gesù Cristo; la prima di tutte le donne è Nostra Signora. Questo basterebbe da solo a conferirle di diritto il titolo di regina. Perché la regalità è una situazione de jure da cui scaturisce una situazione de facto. Chi è primo ha diritto di regnare e di essere servito, specialmente quando il suo regno è legato a un regno eterno che non avrà mai fine. Questo definisce la regalità di Maria. Nostra Signora è la prima fra le creature perché è la Madre di Dio. Nessuna creatura ha avuto o potrà avere un unione con la Santissima Trinità profonda come la sua. È la figlia prediletta del Padre Eterno, la madre ammirevole della Parola Incarnata, la sposa fedelissima dello Spirito Santo. Inoltre, è regina perché Dio ha posto il governo di tutte le cose nelle sue mani. Dio ha scelto di non compiere alcunché di soprannaturale sulla Terra senza passare dalla Madonna. Tutte le preghiere che salgono dalla Terra verso il Cielo passano attraverso la Madonna; e tutte le grazie che scendono dal Cielo sulla Terra fanno lo stesso. Se tutto il Cielo chiedesse qualche cosa a Dio prescindendo dalla Madonna, non lo otterrebbe; ma se la Madonna da sola fra i cittadini del Cielo chiedesse una grazia, la otterrebbe. Questo ne fa una regina in tutta le pienezza del termine. Ora questi concetti che definiscono la sua regalità celeste, il suo titolo più alto, devono trovare una corrispondenza anche nella sua regalità terrestre o sociale. Che cos è la regalità sociale di Nostra Signora? Tutta la società umana dovrebbe essere organizzata in modo che ogni cosa corrisponda al suo volere di regina. Tutti coloro che governano dovrebbero seguire la sua volontà. San Luigi IX di Francia ( ) usava definire se stesso le sergent de Dieu en France, che possiamo tradurre liberamente il luogotenente di Dio in Francia. Considerava se stesso solo un esecutore del volere di Dio, anche se era uno dei più potenti monarchi del suo secolo. Ma comprendeva bene la sua missione, perché è esattamente questo che un re cattolico deve essere. Lo stesso si dovrebbe applicare alla Madonna. I re e i governanti cattolici dovrebbero essere i suoi luogotenenti. Ma qual è la volontà della Madonna? Dal momento che di regola non ci appare in modo mistico per trasmetterci le sue prescrizioni, come possiamo conoscere la sua volontà? In realtà, la volontà della Madonna corrisponde perfettamente alla dottrina cattolica e all obbedienza alla Chiesa Cattolica. Questa è la volontà della Madonna e di Dio, perché la volontà della Madonna coincide perfettamente con la volontà di Dio. La più chiara componente della volontà della Madonna, quella meno soggetta a discussioni, è che si obbedisca alla Chiesa Cattolica. Ma c è un altro fattore: la voce della grazia che risuona dentro di noi. La grazia indica a ogni persona il modo di essere discepolo e di realizzare il piano che Dio ha concepito per lui o per lei. Questo è 15

16 quanto normalmente si chiama vocazione. La vocazione è la chiamata di Dio, che è anche la chiamata di Nostra Signora, a realizzare un piano predefinito che Essi hanno concepito per ciascuno di noi. Quindi, corrispondere alla propria vocazione significa anche fare la volontà della Madonna. E come si fa a corrispondere alla propria vocazione? Anzitutto, si tratta di fare tutto quanto è in nostro potere per conservare il deposito della dottrina cattolica insegnata dalla Santa Madre Chiesa. Sappiamo che dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II questo deposito di fede, morale, liturgia e diritto canonico è sistematicamente attaccato da nemici della Chiesa che si sono infiltrati al suo interno e che propongono di sostituire la sua dottrina con insegnamenti completamenti nuovi e del tutto diversi. Così obbedire alla propria vocazione oggi significa difendere la dottrina cattolica contro gli attacchi interni ed esterni. Essere fedeli alla chiamata della Madonna ai nostri giorni significa lottare contro i nemici della dottrina della Chiesa. C è un altro punto che vorrei trattare. Io parlo spesso di un Regno di Maria come di qualche cosa di futuro. Ma si dirà se fare la volontà della Madonna significa seguire la Chiesa, non si può forse affermare che prima della crisi rivoluzionaria, all apogeo del Medioevo, c è già stato un Regno di Maria? Perché dunque dovremmo parlare di un Regno di Maria al futuro? Io non penso che il Medioevo sia stato in senso pieno un Regno di Maria. Poteva diventarlo. Se non fosse entrato in un processo di deterioramento sarebbe stato un Regno di Maria. La devozione alla Madonna stava crescendo e proprio questo segna l apogeo del Medioevo. Ma subito è iniziato il declino. Un piano di Dio in divenire è stato interrotto. Aggiungo che nel Medioevo molte delle verità sulla Madonna non erano state completamente chiarite. I dottori che studiavano la Vergine non avevano condotto la mariologia a quegli alti livelli che in realtà questa scienza teologica ha raggiunto dopo, non durante, il Medioevo. Per limitarci a un solo esempio, la grande voce di San Luigi Maria Grignion de Montfort ( ) nel Medioevo non era ancora stata ascoltata, né quella che egli definisce la vera devozione alla Madonna era stata spiegata. Anche molte altre verità sulla Madonna che sono poi divenute patrimonio comune della Chiesa nel Medioevo non erano ancora correntemente insegnate. Si può pensare che sarebbero state scoperte e insegnate se non fosse iniziata la crisi del Medioevo. Ma non è andata così. Il Medioevo è caduto. Così queste verità sono venute alla luce dopo, e il fatto che siano emerse in un epoca di Rivoluzione e di crisi ha portato con sé la conseguenza che non si sono immediatamente riflesse in modo appropriato nella sfera sociale. Verità teologiche non sono state applicate alla vita della società come sarebbe dovuto accadere. Per la più piena gloria di Dio, è necessario che il suo piano si realizzi sulla Terra. E perché Maria regni sulla Terra è necessario che le verità che la riguardano siano non solo condivise dai devoti ma dispieghino i loro effetti anche sulla vita sociale. Questi principi riguardano problemi molto profondi della storia. Ma ci consentono di apprezzare nel suo pieno significato la festa odierna della regalità di Maria. 16

17 24 Agosto San Bartolomeo S. Bartolomeo è uno dei dodici apostoli, cioè uno di quegli uomini che furono compagni di Simon Pietro per tutto il tempo che il Signore Gesù visse sulla terra, a partire dal battesimo di Giovanni Battista fino al giorno in cui fu assunto al cielo (Atti, 1, 21s.). Il suo nome compare in questa forma, subito dopo quello del suo amico Filippo, nelle tre liste che degli Apostoli riportarono i Sinottici (Mt. 10, 3; Mc. 3, 18; Lc. 6, 14). S. Giovanni l'evangelista ricorda invece con altri discepoli del Signore Natanaele di Cana di Galilea (Giov. 21,2). Gli studiosi attribuiscono oggi comunemente i due nomi ad una stessa persona. Il primo sarebbe patronimico e significa figlio di Tolmai; il secondo sarebbe nome proprio e significa dono di Dio. Anche Bartolomeo esercitava il mestiere del pescatore. Difatti, quando S. Pietro, dopo la risurrezione, si accinse ad andare a pescare, Natanaele si associò agli altri cinque apostoli presenti, i quali esclamarono: "Veniamo anche noi con te". Quella notte non presero niente. Sul far del giorno, Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non sapevano che era Gesù. Egli disse loro: "Figliuoli, avete un po' di companatico?". Gli risposero "No". E lui ad essi: "Gettate la rete a destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscirono più a tirarla per la gran quantità di pesce (Giov. 21, 2-6). Probabilmente Bartolomeo faceva parte della cerchia del Battista. Gesù lo chiamò alla sua scuola, tramite Filippo, amico di lui, come aveva chiamato poco prima Simone, tramite Andrea, fratello di lui. Dopo la scelta dei primi discepoli Gesù volle andare in Galilea. Incontrò Filippo di Betsaida e gli disse: "Seguimi". L'invito fu subito accolto. Filippo a sua volta incontrò Natanaele e gli comunicò la lieta notizia: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosé nella legge ed i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth". Natanaele era forse un assiduo lettore della Bibbia. La doveva meditare sovente sotto il fico che ogni giudaico aveva cura di far sorgere accanto alla propria casa. Sembra però che fosse di temperamento incline al pessimismo. Lo si arguisce dalla sprezzante risposta che diede all'amico: "Da Nazareth può venire qualcosa di buono?". Cana, la sua terra natia, distava appena otto chilometri dalla borgata che il Figlio di Dio aveva scelto come sua dimora terrena. Natanaele sapeva che era formata da un'accolta di stamberghe semitrogloditiche e che non era neppure nominata in tutto l'antico Testamento. Filippo, senza raffreddarsi per la scoraggiante risposta, si limitò a dirgli: "Vieni e vedi". Appena Gesù scorse il diffidente figlio di Abramo non poté fare a meno di esclamare: " Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità!" (Giov. 1,47). A nessuno degli apostoli fu resa una testimonianza tanto onorifica e solenne. Natanaele stesso più che lusingato ne rimase stupito, motivo per cui gli chiese: "Donde mi conosci?". Il Signore approfittò della sua meraviglia per dargli una prova, ancor più evidente della prima, della sua onniscienza. "Prima che Filippo ti chiamasse, gli disse, ti vidi mentre eri sotto il fico". Non sappiamo 17

18 che cosa vi stesse facendo. E' facile che nel suo animo fosse accaduto qualcosa di grave e di determinante per la sua esistenza. Non è improbabile che pensasse al vero Messia, alla redenzione d'israele, avendo udito strane voci che correvano in paese a proposito di Gesù tornato da Betania con i suoi primi apostoli. Il pio israelita, incapace di finzione, ne rimase sgomento e invaso ad un tratto da fervore esclamò: "Rabbi, tu sei il Figlio di Dio. Tu sei il re d'israele!". Aveva avuto dunque ragione l'amico Filippo di riconoscere in Gesù il Messia promesso dai profeti! Il Signore smorzò in parte quel suo eccessivo entusiasmo dicendogli: "Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste". Volgendosi poi a quanti lo seguivano aggiunse: "Vedrete il cielo aperto, e gli angeli di Dio ascendere e discendere sul Figlio dell'uomo" (Ivi 1,48-51) permettersi al suo servizio, riconoscerlo loro Signore e avere cura della sua santissima umanità. Tre giorni dopo il colloquio con Natanaele "ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. La madre di Gesù era là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli" (Ivi, 2, ls.), forse da Natanaele stesso. Non è improbabile che lo sposo o la sposa fossero suoi parenti o amici. Anche lui assistette così all'inizio delle "cose ben più grandi" predette dal Signore, alla conversione cioè dell'acqua in vino con cui il Messia "manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui" (Ivi, 2, 11). Dopo il ricordo della sua vocazione, questo apostolo si eclissa nel Vangelo per tutta la vita di Gesù. Anche dopo la Pentecoste si hanno vaghe tradizioni riguardo al suo apostolato. Eusebio riferisce che Panteno, il fondatore della scuola catechetica di Alessandria d'egitto, nel suo viaggio in India (probabilmente era l'etiopia o l'arabia meridionale) verso la fine del secolo II, aveva incontrato comunità cristiane costituite dall'apostolo S. Bartolomeo, presso le quali aveva diffuso il Vangelo di S. Matteo in lingua ebraica. In seguito si sarebbe trasferito nell'armenia maggiore, sostenendo non poche fatiche e superando non lievi difficoltà. Secondo il Breviario romano in questa regione l'apostolo convertì alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa, nonché dodici città. Queste conversioni eccitarono l'invidia dei sacerdoti delle locali divinità, i quali riuscirono ad aizzare contro di lui in tal modo Astiage, fratello del re Polimio, che costui impartì l'ordine di scorticare vivo Bartolomeo e poi di decapitarlo. Gli artisti lo raffigurano abitualmente con sulle braccia il manto della propria pelle. Una tradizione armena afferma che il corpo dell'apostolo fu sepolto ad Albanopoli, città in cui subì il martirio. Nel 507 l'imperatore Anastasio I lo fece trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì in suo onore una splendida chiesa. Nel 580 una parte di quei resti mortali fu probabilmente trasferita a Lipari, al nord della Sicilia. Durante l'invasione dei saraceni le reliquie del santo furono trafugate nell'838 a Benevento finché nel 1000, per l'intervento dell'imperatore Ottone III, giunsero a Roma e furono composte nella basilica di S. Bartolomeo, nell'isola Tibertina. Nel 1238 il cranio dell'apostolo fu portato a Francoforte sul Meno dove è ancora venerato nel duomo a lui dedicato. S. Bartolomeo è considerato il protettore dei macellai, dei conciatori e dei rilegatori. 18

19 26 Agosto San Alessandro Alessandro, patrono della città di Bergamo, è raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco. Il vessillo sarebbe stato quello della Legione Tebea comandata da s. Maurizio (legione romana composta secondo la leggenda da soldati egiziani della Tebaide) nella quale Alessandro sarebbe stato secondo gli Atti del martirio, comandante di centuria. La legione romana utilizzata in prevalenza in oriente, venne spostata nel 301 in occidente per controbattere gli attacchi dei Quadi e dei Marcomanni. Durante l'attraversamento del Vallese alla legione fu ordinato di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata una persecuzione. I legionari, cristiani a loro volta, si rifiutarono e per questa insubordinazione vennero puniti con la decimazione eseguita ad Agaunum (oggi S. Moritz). La decimazione consisteva nell'uccisione di un uomo ogni dieci. Al perdurare del rifiuto dei legionari di perseguitare i cristiani, fu eseguita una seconda decimazione e quindi l'imperatore ordinò lo sterminio. Pochi furono i superstiti, tra cui Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia. A Milano Alessandro fu però riconosciuto e incarcerato, dove rifiuta di abiurare. In carcere riceve la visita di s. Fedele e del vescovo s. Materno. Proprio s. Fedele riesce a organizzare la fuga di Alessandro, che ripara a Como, dove fu nuovamente catturato. Riportato a Milano fu condannato a morte per decapitazione, ma durante l'esecuzione ai boia si irrigidivano le braccia. Fu allora nuovamente incarcerato. Riuscì nuovamente a fuggire e raggiunse Bergamo passando per Fara Gera d'adda e Capriate. A Bergamo fu ospitato dal principe Crotacio, che lo invitò a nascondersi, ma Alessandro iniziò a predicare e a convertire molti bergamaschi, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Fu perciò scoperto e nuovamente catturato, la decapitazione venne eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nel luogo ove oggi sorge la chiesa di S. Alessandro in Colonna. Probabilmente Alessandro fu effettivamente un soldato romano, originario o residente a Bergamo, torturato e ucciso per non avere rinunciato alla propria fede cristiana. 19

20 27 Agosto Santa Monica A Monica si adatta alla perfezione, la definizione che Chiara Lubich fa di Maria nei Scritti spirituali (Città Nuova ed.) chiamandola sede della sapienza, madre di casa ; perché Monica fu il tipo di donna che seppe appunto imitare Maria in queste virtù, riuscendo ad instillare la sapienza nel cuore dei figli, donando al mondo quel genio che fu Aurelio Agostino, vescovo e Dottore della Chiesa. Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332 in una famiglia di buone condizioni economiche e profondamente cristiana; contrariamente al costume del tempo, le fu permesso di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla. Nel pieno della giovinezza fu data in sposa a Patrizio, un modesto proprietario di Tagaste, membro del Consiglio Municipale, non ancora cristiano, buono ed affettuoso ma facile all ira ed autoritario. Per il suo carattere, pur amando intensamente Monica, non le risparmiò asprezze e infedeltà; tuttavia Monica riuscì a vincere, con la bontà e la mansuetudine, sia il caratteraccio del marito, sia i pettegolezzi delle ancelle, sia la suscettibilità della suocera. A 22 anni le nacque il primogenito Agostino, in seguito nascerà un secondo figlio, Navigio ed una figlia di cui s ignora il nome, ma si sa che si sposò, poi rimasta vedova divenne la badessa del monastero femminile di Ippona. Le notizie che riportiamo sono tratte dal grande libro, sempre attuale e ricercato anche nei nostri tempi, le Confessioni, scritto dal figlio Agostino, che divenne così anche il suo autorevole biografo. Da buona madre diede a tutti con efficacia, una profonda educazione cristiana; dice s. Agostino che egli bevve il nome di Gesù con il latte materno; il bambino appena nato fu iscritto fra i catecumeni, anche se secondo l usanza del tempo non fu battezzato, in attesa di un età più adulta; crebbe con l insegnamento materno della religione cristiana, i cui principi saranno impressi nel suo animo, anche quando era in preda all errore. Monica aveva tanto pregato per il marito affinché si ammansisse ed ebbe la consolazione, un anno prima che morisse, di vederlo diventare catecumeno e poi battezzato sul letto di morte nel 369. Monica aveva 39 anni e dové prendere in mano 20

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