Piccola Guida. LA GESTIONE dei CENTRI ANZIANI della REGIONE LAZIO. Con il sostegno del Consiglio Regionale Lazio

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1 Piccola Guida Per i Centri Anziani, per le loro Associazioni ANCeSCAO Lazio LA GESTIONE dei CENTRI ANZIANI della REGIONE LAZIO A cura di ANCeSCAO Lazio Con il sostegno del Consiglio Regionale Lazio Nell ambito del PROGETTO REGIONALE bando anno 2009 Progetti territoriali di sviluppo sociale, culturale e ambientale CENTRI ANZIANI: GLI ANZIANI PROTAGONISTI DELLE POLITICHE SOCIALI DELLA REGIONE LAZIO

2 Pagina 2 INDICE DELLA GUIDA Definizioni Costituzionali pag. 3 La Regione Lazio pag. 4 Contatti Estratti rapporto sui servizi sociali 2009 pag. 5 I centri anziani nel Lazio (tabella) pag. 6 Introduzione alla guida Cap. 1 ORIGINE DEI CENTRI SOCIALI E QUADRO NORMATIVO pag. 7 Cap. 2 STATO E PROSPETTIVE DELLA LEGISLAZIONE NAZIONALE E DELLA REGIONE LAZIO pag. 9 Cap. 3 NORME E LEGGI PER LA GESTIONE DEL CENTRO ANZIANI 3.1. Forma giuridica del Centro anziani pag Adempimenti necessari per una buona gestione pag Autorizzazioni e convenzioni pag Il finanziamento delle attività pag La gestione del turismo sociale pag. 19 Brochure ANCeSCAO Lazio pag. 21 Indicazioni finali pag. 24 Avviso importante Le indicazioni, considerazioni e proposte contenute nella presente Guida sono proprie della redazione ANCeSCAO Regionale Lazio

3 LA REGIONE Definizioni Costituzionali Pagina 3 Le Regioni sono, assieme ai Comuni, alle Province, alle Città Metropolitane e allo Stato centrale, uno dei cinque elementi costitutivi della Repubblica Italiana. Ogni Regione è un ente territoriale con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione della Repubblica Italiana, come stabilito dall art. 114, II comma della carta costituzionale. Le Regioni, secondo quanto indicato dall art. 131 Costituzione, sono venti. Cinque di queste sono dotate di uno statuto speciale di autonomia ed una di queste (Trentino-Alto Adige/Südtirol), è costituita dalle uniche province autonome, dotate cioè di poteri legislativi analoghi a quelli delle Regioni, dell ordinamento italiano (Trento e Bolzano). Poteri delle Regioni Il Titolo V della Costituzione, dopo la riforma del 2001, assegna alle Regioni maggiori poteri di autonomia legislativa, definendo le materie di esclusiva competenza dello Stato e quelle di concorrenza, ma anche lasciando tutto il resto alla libera determinazione delle Regioni stesse. Molte competenze quindi passano alle Regioni in un modo o nell altro. Tra queste sono di grande rilevanza quelle attinenti il Servizio Sanitario e i Servizi Sociali e Assistenziali che interessano in modo particolare le persone anziane. In questo ambito numerose Leggi nazionali trovano applicazione diretta attraverso Leggi Regionali (es. La legge sui servizi sociali e l assistenza, la legge quadro sul Volontariato e quella sull associazionismo sociale, ecc.).

4 Pagina 4 LA REGIONE LAZIO Indirizzo del sito web Contatti Regione Lazio Giunta Regionale Via Rosa Raimondi Garibaldi Roma Centralino: Consiglio Regionale del Lazio Via della Pisana, Roma Tel Fax Sede di rappresentanza: Via Poli, Roma Tel Fax URP - Ufficio relazioni con il pubblico Numero Verde: URP - Sede di ROMA Via R. Raimondi Garibaldi ROMA Apertura al pubblico lunedì-venerdì / mail: urp@regione.lazio.it telefono: (lun-ven / ) fax: URP - Sede di RIETI Via Sacchetti Sassetti RIETI Apertura al pubblico lunedì-venerdì / mail: urprieti@regione.lazio.it telefono: /52/ 54 fax: URP - Sede di FROSINONE Piazzale De Matthaeis, 41 - Grattacielo dell Edera (piano 16) - FROSINONE Apertura al pubblico lunedì-venerdì / mail: urpfrosinone@regione.lazio.it telefono: /70 fax:

5 Pagina 5 I CENTRI ANZIANI NELLA REGIONE LAZIO Il grande potenziale dei Centri Anziani Sicuramente è da apprezzare il fatto che la Regione Lazio ed in particolare l Assessorato ai Servizi Sociali abbiano voluto realizzare questo primo rapporto sui servizi sociali. E un buon punto di arrivo, ma non può che essere un nuovo punto di partenza. Il fatto che, a seguito della entrata in vigore della legge nazionale 328/2000 sulla riforma e riorganizzazione dei Servizi Sociali, nella Regione Lazio la quantità di servizi si è quasi duplicata, sta a significare come quella legge sia stata positiva. Anche i Centri anziani sono cresciuti in numero e qualità, ma molta strada c è ancora da fare. I dati forniti dal rapporto si riferiscono alla popolazione anziana degli over 65, ma i numeri degli utenti dei Centri anziani fanno riferimento ad una platea molto più ampia in quanto i Centri anziani sono frequentati già dagli over 55. Ne dobbiamo dedurre che quei 174 mila utenti comprendono anche gli over 55 e che quindi gli anziani che frequentano i centri anziani sono una proporzione molto bassa. Se prendiamo in considerazione poi il numero dei Centri rispetto alla popolazione degli over 65 possiamo dire che il numero dei Centri Anziani della città di Roma sono ancora molto pochi rispetto alle altre province. Il rapporto nulla ci dice su tutto quanto riguarda le attività e la gestione dei Centri Anziani. La nostra riflessione va verso la grande potenzialità inespressa dei Centri se solo fossero concepiti come una iniziativa municipale che va gestita in grande autonomia e con la diretta responsabilità degli iscritti che debbono tutti costituirsi in associazione di persone la quale entra in convenzione con il Comune promotore e sostenitore, aderisce ad una associazione nazionale con tutti i sui iscritti, come indicano le leggi in materia. Ma questa è un altra storia che nella Regione Lazio, ma specialmente nel Comune di Roma, ancora non è sufficientemente intesa. Noi lavoreremo in questa direzione, anche fornendo nostri dati alla Regione e nostre proposte di lavoro. TERRITORI DELLA REGIONE LAZIO ROMA PROVINCIA ROMA LATINA FROSINONE VITERBO RIETI TOTALE N. CENTRI ANZIANI POPOLAZIONE ANZIANA ,8% ,4% ,2% ,7% ,5% ,1% ,4% UTENTI CENTRI ISCRITTI AD ANCESCAO

6 Pagina 6 Estratti dal Rapporto sui servizi sociali della Regione Lazio anno 2009 Il servizio dei centri si ispira ai principi del decentramento e della partecipazione, e opera nella ricerca di un adeguamento alle richieste di servizi per le persone della terza età [Regolamento dei centri sociali degli anziani, Deliberazione del Consiglio Comunale n. 182 del ). Nella regione Lazio la rete dei centri anziani è molto radicata. I cittadini over 55 che frequentano i 572 Centri sociali anziani del Lazio sono oltre 174mila. La realtà è variegata e capillare: dai più grandi, fino a iscritti, al più piccolo centro del Comune di Saracinesco, con 50 iscritti. Il Centro Anziani è considerato dalle amministrazioni locali un servizio sociale a tutti gli effetti: è una risposta concreta alle richieste della popolazione anziana di partecipazione attiva alla vita sociale, culturale e di comunicazione del contesto di appartenenza. È una risorsa essenziale nell ambito dell offerta dei servizi, in stretto contatto con le agenzie pubbliche e private, quale esempio concreto di sussidiarietà orizzontale. I centri anziani propongono diverse attività da svolgere nei vari campi: sociale, culturale, ricreativo, ma anche volontariato e formazione-informazione. Nella Capitale i centri anziani sono 136, sono dislocati in tutti i Municipi e contano oltre 45mila iscritti. Possono iscriversi le persone di età maggiore di 55 anni, residenti nella circoscrizione in cui il Centro si trova. Il limite scende a 50 anni per i pensionati, mentre le persone con invalidità superiore al 70% devono aver compiuto almeno 45 anni. Il regolamento dei Centri anziani spetta all amministrazione comunale. Nel caso della Capitale è all esame della Giunta e del Consiglio comunale un nuovo regolamento per potenziarne ruolo e funzione sul territorio. Il Coordinamento cittadino Centri sociali Anziani è l organo preposto alla gestione e organizzazione delle iniziative e progetti in favore dei Centri Anziani. La popolazione del Lazio è così suddivisa tra le sue cinque province[4]: POS. PROVINCIA ABITANTI CAPOLUOGO ABITANTI PROVINCIA 1 Provincia di Roma Provincia di Latina Provincia di Frosinone Provincia di Viterbo Provincia di Rieti

7 INTRODUZIONE Alla guida Pagina 7 Capitolo 1 ORIGINE DEI CENTRI SOCIALI E QUADRO NORMATIVO I Centri Sociali per Anziani nascono negli anni settanta come luoghi di socializzazione e di incontro per gli anziani, per iniziativa dei Comuni, a loro volta sollecitati dalla crescente spinta dei pensionati e degli anziani stessi. Si trattava di dare risposte concrete per non lasciarli soli e per impegnarli in iniziative ed attività di carattere ricreativo, culturale e sociali al fine di contrastare la solitudine, la depressione, la esclusione sociale, l emarginazione e le relative disastrose conseguenze che ne derivano per la salute ed il benessere generale. La loro diffusione è ormai tale da coprire l intero territorio nazionale: non c è Comune che non abbia il suo o i suoi Centri Anziani. Alla fine degli anni ottanta, per iniziativa dei Centri Sociali Anziani della Emilia Romagna, del Lazio e della Toscana ed altri, fu costituito un Coordinamento nazionale tra i Centri e, successivamente, una vera e propria Associazione nazionale (ANCeSCAO), con lo scopo di sostenerne lo sviluppo e la crescita. Nel 1994 l associazione nazionale ebbe il riconoscimento da parte del Ministero dell Interno, con Decreto, quale ente con finalità assistenziali, e quindi, beneficiaria di diverse opportunità, facilitazioni ed agevolazioni fiscali. Nel corso degli ultimi dieci anni si è sviluppato un movimento di aggregazione tra le associazioni, il volontariato e tutto il terzo settore (Forum permanente del terzo settore), volto a ottenere l adeguamento legislativo e normativo del settore associativo senza scopo di lucro. Hanno così visto la luce diverse leggi di diretto interesse per gli stessi Centri Anziani: la legge quadro sul volontariato (L.266/91), il decreto legislativo sugli enti non commerciali e le ONLUS (Dclg.460/97), la legge sull associazionismo di promozione sociale (L.383/00). Di grande interesse è anche la legge quadro sul turismo (L.135/2001) ed il regolamento per il rilascio delle autorizzazioni alla somministrazione degli alimenti e bevande da parte dei circoli privati (DPR 4 Aprile 2001, n. 235). L associazione nazionale dei Centri Anziani (ANCeSCAO) ha partecipato attivamente alle iniziative volte ad ottenere questi risultati normativi. Restano ancora parzialmente aperte questioni come quella relativa al pagamento del Canone Rai e totalmente aperte come quella dei diritti Siae, per le quali sono previste iniziative da parte della associazione nel prossimo futuro. L art. 92 della legge finanziaria 2003 aveva definito la soluzione di tali questioni, ma, alla attuazione pratica, la questione Siae è rimasta ancora irrisolta. Per quanto riguarda la Siae, comunque, i Centri anziani beneficiano di una convenzione nazionale stipulata tra la Siae stessa e l ANCeSCAO, attraverso la quale è possibile ottenere un trattamento molto vantaggioso. Nel Lazio è attiva da 3 anni la convenzione tra Regione e Siae che esonera dal pagamento dei diritti dietro compensazione della stessa Regione. L associazione nazionale comunque si è dato come obiettivo quello di accrescere la qualità dei Centri Anziani, facendosi promotrice di progetti pilota che valorizzino i Centri Anziani e gli anziani stessi in funzioni di utilità sociale, di solidarietà, di volontariato. Questo impegno richiede la crescita di capacità e di competenze organizzative e gestionali dei dirigenti dell associazione e dei Centri. Anche a questo scopo viene predisposta questo manuale, utile per accompagnare attività formative e seminariali nei territori, e per rispondere ai più frequenti interrogativi che ogni giorno occorre affrontare nella gestione del Centro e delle sue attività.

8 Pagina 8 La materia che viene affrontata presenta due caratteristiche: la complessità e la novità. Tutti stiamo facendo una nuova esperienza. Perciò non sempre ci sono certezze assolute sulla correttezza di quanto si fa, proprio perché molte regole sono in via di definizione ed altre non sono molto chiare. Tuttavia occorre agire cercando di sbagliare il meno possibile. E con questa modestia, ma anche con la massima chiarezza possibile, che vogliamo affrontare tutta questa materia. La guida si articola in brevi capitoli. I temi scelti sono tra quelli più avvertiti come problematici per chi dirige il Centro Anziani e per gli stessi amministratori. La esposizione è il più possibile schematica e chiara, con qualche rischio di semplificazione. Il richiamo alle leggi ed alle norme in vigore non viene appesantito con lunghe citazioni di testi. Alcune questioni vengono affrontate guardando alla situazione attuale, ma anche indicando le vie per possibili soluzioni future. Non bisogna mai dimenticare che su alcune delle questioni aperte, ogni centro anziani e la stessa associazione, sia a livello regionale che nazionale, dovrà assumere iniziative politiche adeguate. Diversamente le cose potrebbero rimanere come sono, o addirittura peggiorare. Nello specifico della situazione di Roma e Lazio va evidenziato il fatto che il Comune di Roma ha adottato un regolamento per i centri anziani e che la Regione Lazio ha adottato un regolamento tipo che ricalca fondamentalmente quello approvato dal Comune di Roma. A tale proposito corre l obbligo di ricordare che l associazione aveva avanzato proposte, alcune delle quali, molto significative, non sono state prese in considerazione. Una di queste attiene alla costituzione della Associazione del centro che, nella fattispecie del Regolamento, viene indicata solo al fine della gestione della attività complementari, creando così un dualismo confuso ed illegittimo. In questa sede possiamo precisare e ribadire quanto segue, anche in vista di una riformulazione del Regolamento di Roma e di qualsiasi altro regolamento comunale: 1. è risolutivo di ogni questione che tutti gli iscritti al Centro sono soci tesserati della associazione che viene costituita per la gestione totale del Centro attraverso il suo organo denominato Comitato di gestione. In questo modo si evita un dualismo illegale; 2. l associazione che si costituisce non può che essere Associazione di Promozione Sociale (legge 383/2000) e non di volontariato, in ragione della specifica funzione che svolge. (anche se le persone che si attivano nel Centro sono dei volontari non vuol dire che l associazione è di volontariato); 3. il regolamento regionale va considerato non impegnativo per i Comuni, i quali possono ispirarsi ad esso, ma non applicarlo alla lettera; esso comunque deve essere riformulato ai fini della costituzione del Centro in associazione; 4. va notato che è assolutamente in contrasto con la legge sull associazionismo sociale il fatto di imporre dall esterno (es. dal Comune) dei rappresentanti nei comitati di gestione, e ancora di più negli organismi dirigenti della associazione. Tale è motivo di illegittimità, sia rispetto alla adesione ad associazione nazionale riconosciuta, sia nel momento in cui ci si iscrive al registro delle associazioni a norma delle leggi regionali. Le difficoltà incontrate per dare attuazione al regolamento e la dubbia efficacia della sua funzionalità e finanche della sua legittimità, confermano la bontà della proposta a suo tempo formulata e che andrebbe ripresa. A questo scopo, in sintesi, viene di seguito riformulata: 1. il Comune si dota di un regolamento attraverso il quale definisce uno schema unico di Convenzione da stipulare con i singoli Centri Anziani; 2. i Centri anziani si costituiscono in autonoma associazione di promozione sociale, a norma delle leggi vigenti nazionali e regionali, con lo scopo di gestire il Centro; sono soci della associazione tutti gli iscritti al Centro;

9 3. l associazione così costituita aderisce ad una associazione nazionale riconosciuta dal Ministero dell Interno al fine di beneficiare delle facilitazioni, delle opportunità di svolgere attività sociali come il Turismo e la somministrazione di bevande ed alimenti ai tesserati, nonché di riduzioni fiscali e la stessa gestione di entrate derivanti da attività istituzionali o da sottoscrizioni e contributi, lasciti o altro; 4. l associazione stipula la convenzione con il Comune a norma del regolamento al fine di beneficiare di servizi, locali, budget annuale della cui gestione rende conto al Comune per il tramite dei municipi; Questa struttura supera quella impostata sui Comitati di gestione, sottoposti al controllo Comunale e di dubbia democraticità. Resta chiaro che, qualora l associazione del Centro non rispetta le norme contenute nella convenzione, l altra parte può rescindere il sodalizio. Capitolo 2 STATO E PROSPETTIVE DELLA LEGISLAZIONE NAZIONALE E DELLA REGIONE LAZIO Pagina 9 Allo stato attuale si può dire che, senza timore di essere smentiti, in ogni Comune c è almeno un centro anziani, per non dire delle città e delle metropoli come Roma, dove i centri anziani sono ormai quasi 150. In Italia possiamo dire che i Centri Anziani sono quasi settemila. Se questi dati sono veri, possiamo affermare che quella dei centri anziani è la rete di organizzazioni associative più diffusa e presente nel territorio nazionale e che, vista la consistenza degli iscritti è anche quella più numerosa in termini di partecipazione. Il Centro Anziani infatti ha la caratteristica strutturale di essere un luogo ad altissima frequentazione, nel quale si svolgono numerosissime attività quotidiane, molto partecipate, quasi sempre ideate, programmate e gestite dagli stessi anziani che frequentano il Centro stesso. Dunque siamo di fronte ad un fenomeno di massa e di grande e capillare diffusione nel territorio nazionale, operante nelle situazioni più disparate che vanno dalla grande metropoli al paesino sperduto in mezzo alle montagne. A fronte di tale fenomeno associativo e partecipativo la legislazione nazionale e regionale è rimasta sostanzialmente assente. Non disponiamo nel panorama nazionale di leggi specifiche sui Centri Anziani, ma di norme collocate all interno di leggi regionali che nel corso degli anni andavano a identificare la realtà dei Centri Anziani, promossi dai Comuni, attraverso definizioni ed attribuzioni di funzioni e compiti che spesso non sono mai state realizzate e che oggi non ritroviamo all interno delle attività svolte dai Centri Anziani. A questo proposito, è il caso di citare quanto legiferato nella regione Lazio nel corso degli anni: le disposizioni legislative e normative assegnano ai Centri Diurni ed ai Centri Sociali per Anziani specifici compiti al fine di conseguire il benessere delle persone anziane e dell insieme della comunità. In tal senso si esprimono l art. 7 Centro Diurno della Legge Regionale Lazio n. 11 del 1976; Il Centro Diurno è una struttura di servizio a carattere territoriale (comunale, circoscrizionale, di quartiere) destinata ad assicurare alle persone anziane effettiva possibilità di vita autonoma e socializzata. A tale fine il Centro Diurno si caratterizza: a) come luogo di incontro sociale, culturale, ricreativo, aperto anche alla realtà locale; b) come centro di servizi di ristoro e di pulizia (mensa, lavanderia, stireria ed altri eventuali); c) come base operativa per la realizzazione dei servizi domiciliari.

10 Pagina 10 l art. 26 Centro Diurno Legge Regionale Lazio n. 38 del 1996 programmazione e gestione degli interventi socio-assistenziali del Lazio ; 1. Il Centro Diurno è una struttura polivalente, di sostegno, di socializzazione, di aggregazione o di recupero, di tipo aperto, rivolta alla generalità degli utenti ed in particolare ai soggetti in età evolutiva, alle persone anziane autosufficienti, anche se parzialmente, alle persone handicappate e ai soggetti a rischio di emarginazione e di disadattamento sociale. 2. Il Centro Diurno è collegato ed integrato con la rete delle strutture e dei servizi del territorio e fornisce anche prestazioni di supporto alla assistenza domiciliare. 3. Il Centro Diurno espleta attività di aggregazione culturale, educativa, ricreativa, sportiva, di terapia occupazionale, di riabilitazione e di informazione. Per vie proprie, senza indicazioni esplicite, i Centri Anziani si sono ritrovati ad essere prevalentemente auto-gestiti, anche se spesso all interno di un regolamento comunale o di una convenzione, attraverso un comitato di gestione eletto dagli iscritti al Centro. Con diverse modalità e percorsi, quasi tutti i Centri Anziani si sono dotati di statuto associativo e moltissimi hanno aderito ad associazioni nazionali con lo scopo di dotarsi di uno strumento di rappresentanza, finalizzato al potenziamento della strumentazione normativa, finanziaria e strutturale e con lo scopo di disporre di riconoscimenti e servizi, tali da metterli in condizione di poter agire nella legalità fiscale ed amministrativa. E questo il caso delle associazioni riconosciute dal Ministero dell Interno come enti di interesse assistenziale. Lungo questo cammino i Centri Anziani si sono caratterizzati sempre più nella gestione come associazioni di iscritti per la promozione sociale, attraverso l impegno prevalentemente volontario degli associati. Hanno gestito iniziative culturali, ricreative, di tempo libero, di vacanza e turismo sociale e di solidarietà. I centri anziani si sono così confrontati prima con la Legge 266/91 sul Volontariato, successivamente con il Decreto 460/97 sul trattamento fiscale degli enti di tipo associativo e sulle Onlus e poi con la legge 383/2000 sull associazionismo di promozione sociale. In una fase successiva, più vicina a noi, essi si confrontano con un altra legge, quella del riordino dei servizi sociali e l assistenza, la legge 328/2000, soprattutto per quanto riguarda la predisposizione e gestione dei Piani di zona. In alcune Regioni i Centri Anziani sono stati riconosciuti come associazioni di volontariato e pertanto hanno potuto iscriversi ai relativi registri regionali e beneficiare delle disposizioni di quella legge anche in termini di progetti e di servizi da parte dei Centri di Servizio, oltre che dei benefici fiscali. Oggi questi centri, man mano che entra in vigore la legge sulle associazioni sociali a livello regionale, dovranno fare l opzione: o insistere nell ambito del volontariato, o entrare in quello delle associazioni di promozione sociale. Per quanto le cose si somiglino, esse presentano differenze sostanziali. Infatti essere organizzazione di volontariato implica una attitudine ad agire verso i non associati che per di più sono disagiati, mentre essere associazione di promozione sociale implica un impegno per la promozione sociale dei propri associati e solo in parte verso i non associati. Ma ne vanno di mezzo anche tutte quelle attività economiche che, come la somministrazione di bevande ed alimenti o la gestione diretta del turismo sociale, possono essere beneficiate solo dagli associati. In questo nuovo contesto normativo i centri anziani hanno poi incontrato l ambiguità delle Onlus. Molti centri, equivocando e mal consigliati, hanno fatto la iscrizione al registro delle Onlus quando tutto questo non era affatto necessario e addirittura del tutto improprio. Infatti le associazioni di promozione sociali possono beneficiare dello status di Onlus anche solo parzialmente e nei casi in cui si trovassero a gestire i servizi e le attività previste dall art 10 del decreto e per i soggetti e con le modalità ivi previste. Tutto ciò capita raramente ad un Centro Anziani.

11 Nel contesto descritto dalla legge 328/2000, di riforma dei servizi e dell assistenza, viene assegnato un ruolo importantissimo al terzo settore e quindi al volontariato ed alle associazioni di promozione sociale: quello della partecipazione alla formulazione dei piani di zona e quello della gestione delle parti e nei diversi modi previsti per volontariato, associazioni sociali, cooperative sociali, patronati, fondazioni, ecc. Questo tipo di duplice ruolo ancora non viene sufficientemente rivendicato e praticato, per responsabilità degli amministratori, ma anche per responsabilità proprie dei Centri e delle organizzazioni di terzo settore. Considerazioni e proposte Pagina 11 Dentro le pieghe di una serie di leggi e decreti si va a collocare il Centro Anziani nella forma di associazione di promozione sociale. All interno del Decreto 460/97 sul trattamento fiscale trova ulteriore riconoscimento il Centro qualora sia associato ad una associazione nazionale riconosciuta. Nella legge di riforma dei servizi e dell assistenza il Centro è soggetto coinvolto nella co-programmazione e nella gestione nelle forme e nei contenuti di sua competenza. Dunque un quadro legislativo di riferimento esiste. Un riconoscimento della soggettività come anche della competenza nelle sue pluralità consente al Centro di dispiegarsi nel modo migliore e con maggiore certezza. Ciò che manca è tuttavia un quadro appropriato e coordinato degli interventi legislativi e normativi, tale da corrispondere ad una più moderna concezione del Centro Anziani. Insomma una specie di legge nella quale l associazionismo degli anziani ed i Centri Anziani siano meglio identificati sulla base di finalità, strumenti, modalità di gestione e funzionamento che consenta loro di agire a tutto campo e di sviluppare le potenzialità già presenti e di acquisirne di nuove. Una moderna impostazione deve tener presente la intergenerazionalità delle funzioni del Centro: non si tratta di aggiungere spazi e iniziative delle nuove generazioni, ma di far vivere le generazioni a contatto diretto con l esperienza di vita di generazioni diverse che vivono la loro contemporaneità. Dunque non ha senso mettere limiti di età se è ben chiaro che il perno delle azioni e delle finalità riguardano gli anziani che vivono il tempo e lo spazio di altre generazioni contemporanee. Una grande opportunità viene oggi offerta dal Servizio Civile volontario dei giovani. La loro presenza nel Centro, ben programmata e progettata, contribuirebbe notevolmente a rafforzare il legame tra le generazioni e la modernizzazione della qualità del Centro. Già alcune Regioni (es Veneto) hanno deliberato sul cosiddetto Servizio Civile delle persone anziane : una grande occasione di valorizzazione della risorsa anziani e di sostegno al reddito di chi intende in qualche modo continuare ad essere attivo e produttivo nella società. Un aspetto verticale invece di una moderna impostazione è quello della convivenza nel Centro di diverse culture, condizioni sociali educative ed economiche, provenienze professionali, etniche, opinioni e opzioni politiche. Questo pluralismo altro non è che la rappresentazione nel Centro della complessità sociale che, solo nell incontro, diventa reciprocità di apporti di valori, esperienze, saper fare, solidarietà, ecc. Un aspetto strutturale conseguente è quello di dotare i Centri di ambienti polivalenti per poter corrispondere adeguatamente alla polifunzionalità del Centro. Se nel centro vivono esperienze ed attività o iniziative nei più diversi campi, va da sé che occorrono spazi adeguati. La polifunzionalità oggi già esistente ha bisogno di qualificarsi attraverso percorsi formativi per le gestioni, ma ha anche bisogno di ulteriore diversificazione, andando a coinvolgere anche soggetti esterni che nel Centro possano operare secondo i principi e le modalità proprie di una associazione senza scopo di lucro e finalizzata alla promozione sociale attraverso il volontariato.

12 Pagina 12 A questo punto il quadro legislativo al quale occorre lavorare è si quello di perfezionare la normativa gestionale, ma è soprattutto quello di orientare risorse finanziarie ed umane verso la gestione dei Centri anziani e soprattutto verso la organizzazione delle attività. Nel quadro delle leggi già attive esistono opportunità finanziarie che vanno prevalentemente verso la attivazione di progetti o di convenzioni. E di fondamentale importanza andare in convenzione con le ASL per lo svolgimento di attività di volontariato volte alla educazione alla salute ed alla prestazione di servizi di controllo ordinario, come anche dotarsi di convenzione con l ente locale per la gestione di sportelli volti alla facilitazione di accesso alle prestazioni sociali ed assistenziali, o per la gestione di attività di volontariato per il sostegno ai non autosufficienti ed alle loro famiglie. La polifunzionalità del Centro Anziani consiste anche nel di accedere ad opportunità e risorse in ambiti anche diversi da quelli strettamente assegnati al sociale. L Educazione permanente e le attività culturali possono trovare sostegno presso le istituzioni addette. Questo implica un allargamento degli orizzonti di tali istituzioni riconoscendo ai Centri Anziani una funzione fondamentale di promozione della educazione e della cultura, anche sostenendo le iniziative culturali proprie di ciascun Centro e quelle delle Università della Terza Età che operano in accordo con il Centro. Tutto questo fa riferimento ad una idea di Centro Anziani non più marginale, né tanto meno risarcitoria verso un disagio sociale pur esistente. Il Centro Anziani, in questa concezione, è una opportunità della comunità e dei cittadini globalmente intesi, senza differenze, senza discriminazioni, senza secondi fini. In questo senso un ruolo decisivo spetta alle associazioni che si occupano di coordinare e sviluppare una moderna concezione e pratica del Cento Anziani. Non basta più adagiarsi sul profilo basso delle concessioni e delle facilitazioni. Occorre andare oltre, formulando una proposta politica ed un progetto di medio e lungo periodo nel quale coinvolgere tutte le forze in campo, ma innanzitutto conquistando a questa idea l insieme dei Centri Anziani. Il regolamento dei Centri anziani spetta all amministrazione comunale. Nel caso della Capitale è all esame della Giunta e del Consiglio comunale un nuovo regolamento per potenziarne ruolo e funzione sul territorio. Il Coordinamento cittadino Centri sociali Anziani è l organo preposto alla gestione e organizzazione delle iniziative e progetti in favore dei Centri Anziani. Capitolo 3 NORME E LEGGI PER LA GESTIONE DEL CENTRO ANZIANI 3.1. Forma giuridica del Centro Sociale Anziani I Centri anziani hanno una storia diversa per Regioni e per Comuni. Nella maggior parte dei casi il Centro è stato costituito per iniziativa del Comune come servizio per gli anziani. Questo significa che, spesso, con delibera comunale, è stato istituito il Centro, approvato lo Statuto/regolamento e che il Comune controlla il Centro. Si tratta di situazioni che nel corso degli anni si sono modificate: in alcune regioni o comuni è ormai consolidato il sistema della convenzione tra Comune ed il Centro sociale anziani che, essendosi costituito in associazione, diventa soggetto contraente che agisce in piena autonomia, nel rispetto della convenzione stessa e delle delibere comunali o leggi regionali che ne regolano la istituzione. Questa evoluzione è auspicabile in ogni realtà territoriale per molti motivi.

13 Pagina 13 Tra questi: a) gli anziani vengono responsabilizzati nella scelta delle attività, dei programmi e della ricerca delle risorse finanziarie ed economiche; b) l associazione che gestisce il centro può aderire liberamente ad una associazione nazionale, come l ANCeSCAO, che gli consente i benefici di legge per la somministrazione di alimenti e bevande e del turismo sociale e per usufruire delle convenzioni con enti pubblici e con privati nella gestione di progetti o nelle agevolazioni ai propri associati; c) si semplifica la iscrizione dell associato in quanto è tenuto ad iscriversi all associazione che ha la convenzione stipulata con l ente per gestire il centro. Fermo restando perciò che i Centri sociali anziani sono costituiti come servizi del Comune stesso, occorre realizzare la piena autogestione degli stessi per meglio conseguire l obiettivo della partecipazione diretta degli anziani e dei cittadini al conseguimento degli obiettivi sociali e di solidarietà. Un riferimento utile in tale senso è la Delibera del Comune di Bologna, n.194 del sui criteri per la gestione dei centri anziani e delle zone ortive, con il relativo allegato sullo schema di Convenzione. In questa stessa direzione sta lavorando l Associazione regionale del Lazio: l obiettivo è quello di disporre di un regolamento attuativo della legge regionale che assegni al centro anziani piena autonomia organizzativa e gestionale e che definisca il rapporto tra il Centro ed il Comune per il tramite di una convenzione. Queste proposte in questo senso sono anch esse allegate. Dal momento in cui si costituisce l associazione che gestisce il centro, la natura giuridica di riferimento è quella prevista dalle leggi in vigore per le associazioni. Adesione all associazione nazionale Il nuovo sistema legislativo, riguardante le associazioni di promozione sociale ed il relativo trattamento fiscale degli Enti non commerciali e la legge nazionale sul turismo, fa obbligo alle associazioni che gestiscono i Centri di aderire ad associazioni di livello nazionale riconosciute dal Ministero dell interno come enti con finalità assistenziali, qualora intendono gestire la somministrazione di alimenti e bevande e gestire il turismo sociale dei propri associati, beneficiando della qualifica di Ente non commerciale ed altre attività economiche istituzionali. La adesione ad una associazione nazionale, naturalmente, è opportuna e necessaria anche per altre ragioni che attengono: a) alla necessità di dotarsi di una qualificata rappresentanza nazionale e territoriale (regionale e provinciale), capace di far valere le ragioni, i programmi ed i progetti dell insieme associativo ed in particolare dei centri anziani, nei confronti delle istituzioni europee, nazionali, regionali e locali; b) alla necessità di beneficiare di sostegno nella gestione, nella realizzazione di progetti, nella informazione, nella formazione dei dirigenti; c) alle diverse opportunità derivanti da convenzioni nazionali e regionali (es. rai-tv, siae, assicurative, agevolative, turismo sociale, ecc.). d) alla iscrizione, per via di diritto, ai registri regionali e provinciali delle associazioni di promozione sociale

14 Pagina 14 L appartenenza ad una associazione nazionale, che abbia le caratteristiche su indicate, rappresenta inoltre una garanzia per il Comune, sia per il rispetto delle leggi e delle norme, sia per le opportunità che ne derivano in ordine alla qualità ed allo sviluppo del Centro stesso. Negli ultimi tempi si verifica sempre più spesso che i Comuni delegano completamente ai Comitati di gestione dei centri ogni responsabilità, ma questo non deve significare che essi si possono sottrarre al loro impegno di sostegno economico. Fare parte di una grande associazione è una garanzia di forza e di qualità, così come è una grande opportunità per contare a livello comunale, regionale e nazionale. Le modalità di adesione sono molto semplici. L associazione nazionale rilascia un certificato utile per le autorizzazioni e per la individuazione da parte degli enti pubblici Adempimenti necessari per una buona gestione L associazione che gestisce il centro deve dotarsi e fare uso dei seguenti strumenti: Libro dei soci: deve essere aggiornato l elenco dei soci che sono in regola con la quota; i soci devono ricevere la relativa tessera. E opportuno che il libro sia vidimato dal segretario comunale o pubblico ufficiale, qualora l associazione impegna volontari a norma della legge 266/91 in convenzione e con l obbligo della assicurazione. Libri verbale delle riunioni dell assemblea, del direttivo, della presidenza e dei sindaci revisori: ciascuno di questi organismi ha diversi poteri di deliberazione che debbono risultare nei verbali (è opportuna la vidimazione, come sopra, se l associazione opera in convenzione o apre conti correnti). Libro dei conti (tenuta contabile): uno per le entrate/spese per attività istituzionale, un altro per quelle commerciali che eventualmente vengono svolte; Bilancio ( o rendiconto) annuale, preventivo e consuntivo. Libro inventario dei beni immobili e strumentali. Si tratta di strumenti che fanno fede nei confronti di terzi (es. banche ed enti pubblici) allorché si intende aprire un conto corrente, accendere un mutuo, siglare una convenzione, farsi finanziare un progetto, ecc.. Sono naturalmente anche strumenti ufficiali dell associazione che possono essere presi in visione dagli associati e, soprattutto, dagli organi di controllo interno (sindaci revisori dei conti, probiviri o comitato di garanzia). Assicurazioni E bene dotarsi di polizza assicurativa per tutti coloro che frequentano il Centro (infortunio, danni, ecc.) e per la sede ed il suo contenuto qualora questa non venga già fatta dal Comune. Nel Centro, qualora si gestisce la somministrazione di alimenti e bevande, deve essere esposto il certificato di adesione alla associazione nazionale riconosciuta alla quale si aderisce assieme alle altre certificazioni della ASL e del Comune e la scritta che le consumazioni sono riservate ai soli soci. Qualora l associazione che gestisce il Centro svolgesse anche una delle attività proprie di ONLUS, previste all art.10 del Dlgs 460/97, è necessario tenere una contabilità separata dell entrata e della spesa che ne deriva, al fine di godere dei benefici fiscali che lo stesso decreto prevede. Si tratta di casi particolari e rari.

15 Pagina 15 Normativa ex art 30 legge finanziaria 2009 Ogni anno anche le associazioni che gestiscono i Centri Anziani (APS), debbono inviare alla Agenzia delle Entrate un modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali da parte degli enti associativi, su formato elettronico. (Articolo 30 del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2) 3.3 Autorizzazioni e Convenzioni: Il Centro sociale anziani, in quanto costituito in associazione ed aderente all associazione nazionale riconosciuta, si avvantaggia di una serie di benefici e facilitazioni. Tra queste: A) Convenzione Siae L associazione nazionale ANCeSCAO è firmataria di una convenzione con la Siae che consente ai centri aderenti all associazione stessa di beneficiare di sconti. La convenzione è reperibile facilmente presso l associazione nazionale e regionale. L associazione nazionale si sta adoperando per ottenere l esonero completo del pagamento siae. Nella regione Lazio da alcuni anni è vigente l esonero dovuto alla convenzione tra Regione e SIAE. B) Autorizzazione per somministrazione di bevande ed alimenti: Molti Centri anziani gestiscono la somministrazione di bevande ed alimenti. Per farlo correttamente occorre rispettare alcune regole: 1. segnalare al Comune l inizio di tale attività (vedi le indicazioni seguenti sulla procedura); 2. avere il nulla osta delle autorità sanitarie (asl); 3. gestire il servizio solo per gli associati; 4. gestire direttamente il servizio (non appaltarlo). Qualora non si rispettano queste norme si incorre in sanzioni amministrative e si deve considerare l attività come commerciale e cioè soggetta alla normativa fiscale dei pubblici esercizi. Procedura per l autorizzazione da parte del Comune La somministrazione di bevande e di alimenti nei circoli privati è stata recentemente oggetto di un Decreto del Presidente della Repubblica (DPR, 4 Aprile 2001, n. 235) il cui titolo è regolamento recante semplificazione del procedimento per il rilascio dell autorizzazione alla somministrazione di alimenti e bevande da parte di circoli privati. (Gaz.Uff. 20 Giugno 2001, n.141). I Centri Anziani, per richiedere l autorizzazione, dovranno seguire il procedimento indicato dal regolamento. Va da se che i Centri che già sono stati autorizzati non dovranno fare niente. Nota bene: la procedura è più semplice per i Centri o le associazioni aderenti ad enti o organizzazioni nazionali le cui finalità assistenziali sono riconosciute dal Ministero dell interno. Questo è il caso dei Centri anziani che aderiscono ad ANCeSCAO. La procedura, in sintesi: 1. al Comune nel cui territorio ricade il Centro occorre inoltrare Denuncia di inizio di attività ai sensi dell art.19 della Legge 7 agosto 1990, n (C è da notare che, se non si è aderenti ad una associazione riconosciuta, tipo ANCeSCAO, invece della semplice denuncia, occorre inoltrare una Domanda di autorizzazione, ai sensi della legge 25 agosto 1991, n. 287.) 2. La Denuncia di inizio di attività, deve essere firmata dal legale rappresentante del Centro e deve contenere le dichiarazioni su indicate. 3. Alla denuncia occorre allegare in copia semplice, non autenticata, l Atto costitutivo e/o Statuto.

16 Pagina 16 Notare che: se l attività di somministrazione è affidata in gestione a terzi, questi deve essere iscritto al registro degli esercenti a norma della legge già ricordata e decadono i benefici di legge. Qualora nel centro vengono utilizzati distributori automatici: il titolare del distributore è tenuto alle registrazioni fiscali; il centro dovrà solo registrare nei suoi conti la quota concordata e ricevuta dal titolare stesso. C) Le norme fiscali I Centri Anziani aderenti ad ANCeSCAO o altra associazione ricevono dall associazione nazionale un attestato di adesione sulla base del fatto che essi sono associazioni senza scopo di lucro e di promozione sociale. Questo attestato sta ad indicare di conseguenza che la somministrazione di alimenti e bevande non viene considerata commerciale alle seguenti condizioni: a) l attività deve essere effettuata da bar ed esercizi similari presso le sedi in cui viene svolta l attività istituzionale; b) l attività deve essere svolta nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti anche di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte dell unica organizzazione locale o nazionale e dei tesserati delle rispettive organizzazioni nazionali; c) deve trattarsi di attività strettamente complementare a quelle svolte in diretta attuazione degli scopi statutari; d) le stesse attività, se svolte da associazioni o centri che non aderiscono ad associazioni di promozione sociale, hanno carattere commerciale e quindi sono soggette al trattamento fiscale del commercio (oltre che all obbligo di iscrizione nel registro degli esercenti il commercio e della domanda di autorizzazione al comune). Le norme su ricordate sono estratte dalle leggi in vigore. In particolare il DPR 460/97, la legge 287/91, il DPR 917/86, la legge 383/2000, il DPR 235/2001, la Circolare 12 maggio 1998 n.124/e. Vedi gli allegati relativi inseriti in questa guida 3.4. Il finanziamento delle attività: progetti e convenzioni Nota preliminare Le risorse finanziarie e gli eventuali patrimoni di cui dispongono i Centri anziani, le associazioni e più in generale le organizzazioni e le imprese senza scopo di lucro hanno il solo scopo di essere strumento per il conseguimento degli scopi statutari. Ogni eventuale avanzo attivo di gestione annuale va perciò completamente reinvestito nelle attività associative dell anno successivo, essendo assolutamente vietata la distribuzione di utili o avanzi agli associati sotto qualsiasi forma. Le attuali leggi che regolano le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale fanno obbligo della rendicontazione (bilanci consuntivi e preventivi), soprattutto se esse operano in convenzione con gli enti pubblici o se gestiscono progetti da essi finanziati. Il finanziamento pubblico di convenzioni o di progetti non costituisce reddito per i Centri e le associazioni e perciò non è tassabile. La ritenuta alla fonte del 4% viene effettuata preventivamente dall ente erogatore del finanziamento.

17 Pagina 17 Il finanziamento pubblico di un progetto avviene quasi sempre in regime di co-finanziamento: l associazione partecipa con una quota propria; le convenzioni sono invece prevalentemente a totale carico dell ente, dal momento che la gestione delle attività avviene prevalentemente con la partecipazione volontaria e quindi non retribuita degli associati. L autofinanziamento Quote sociali ordinarie e straordinarie: è la forma iniziale e fondamentale di finanziamento del Centro anziani in quanto associazione di persone. Si tratta di quote che per legge non costituiscono reddito dell associazione stessa e che quindi non sono soggette a tassazione di alcun tipo. Proventi da attività connesse agli scopi istituzionali: si tratta di introiti che provengono da iniziative come il turismo sociale dei propri associati, gestione del bar e della mensa interna, il ballo, la tombola, la produzione e vendita di oggetti il cui ricavato va al Centro per lo svolgimento delle sue attività ordinarie e straordinarie. E da notare che l ammontare di questi proventi non può diventare prevalente e non deve superare il 66% del totale del bilancio annuale del centro. In questo modo tali introiti non sono soggetti a fisco (Dlgs 460/97), in quanto non considerati reddito imponibile e a condizione che si tenga contabilità separata. Altre entrate previste dallo statuto (raccolta occasionale di fondi per particolari progetti). Le convenzioni con gli enti Tra l Ente locale, in genere promotore istituzionale del Centro anziani, ed il centro anziani stesso si stabilisce un rapporto di convenzione che implica un finanziamento da parte dell Ente locale per lo svolgimento delle attività ed il conseguimento delle finalità istituzionali del centro stesso. Possono essere stipulate convenzioni specifiche con gli enti relativamente ad alcune attività che il centro svolge con continuità, competenza ed efficacia a vantaggio dei suoi associati, degli anziani, dei cittadini e, più in generale, della comunità (ambiente, parchi, vigilanza scuole, forme leggere di assistenza ed aiuto, gestione delle banche del tempo, ecc.). Anche questi finanziamenti, sulla base della legislazione in vigore per le associazioni non sono soggetti a tassazione a carico dei centri. I progetti Il finanziamento di progetti da parte di enti vari avviene di regola sulla base di un bando o di un programma. (in genere si tratta di un co-finanziamento: ossia l associazione partecipa con una sua quota). a) Gli enti che più operano con le associazioni sono i Comuni, le Regioni, le Province, le Comunità montane. b) La Commissione Europea finanzia progetti delle associazioni locali o nazionali sulla base di bandi. Per averne conoscenza è necessario entrare sul sito internet della Commissione Europea. Numerosi progetti europei vengono gestiti per il tramite delle Regioni: è qui che le associazioni ed i centri possono rivolgersi per parteciparvi. Altri progetti sono finanziati alle stesse associazioni che li propongono, sempre su base di bando, e quasi sempre prevedono la partecipazione di almeno altri due partner europei. c) Anche istituzioni private, con le Banche, finanziano progetti delle associazioni.

18 Pagina 18 d) Nuove istituzioni che finanziano progetti di associazioni e centri sono anche quelle previste nelle nuove leggi del terzo settore. In particolare: - l Osservatorio Nazionale del volontariato, disponendo di un fondo annuale per progetti, ogni anno pubblica un bando per progetti che possono essere realizzati dalle organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali; - l Osservatorio nazionale dell Associazionismo, sulla base di analoga disponibilità finanziaria, sostiene progetti della associazioni di promozione sociale; (i centri anziani potranno accedere a questi finanziamenti se sono iscritti nei registri dell associazionismo previsti dalla legge, ma che ancora devono essere istituiti). - I Centri di Servizio per il volontariato (ormai diffusi in ogni regione) dispongono di risorse finanziarie attraverso le quali sostengono progetti della organizzazioni di volontariato. (I centri possono accedere a questi finanziamenti se sono iscritti nei registri regionali del volontariato. - L Osservatorio regionale dell associazionismo (legge regionale lazio 22/1999) analogamente a quello nazionale co-finanzia progetti sulla base di bando annuale. - Altri bandi degli enti locali: in questi deve essere esplicitamente prevista la possibilità di partecipare da parte delle associazioni Tipologia di progetti e di convenzioni I Centri Anziani, per la loro caratteristica polivalente, possono candidarsi a diversi tipi di convenzioni e di progetti, finanziati, sovvenzionati e convenzionati. Le convenzioni in genere possono riguardare la conduzione per periodi anche rinnovabili di a) attività di vigilanza ausiliaria: per i bambini all ingresso delle scuole, per la tutela di ville e parchi-gioco, per la fruizione turistica e culturale di beni monumentali e storici, ecc.; b) attività di aiuto alle persone ed alle famiglie che hanno in carico persone non-autosufficienti (es. telefono amico) c) gestione di servizi di mutuo aiuto come le banche del tempo; d) gestione della organizzazione delle vacanze sociali degli anziani; I progetti in genere hanno durata limitata nel tempo ed una collocazione circoscritta nello spazio ed hanno una funzione sperimentale o emblematica; le attività speso riguardano: a) emergenze sociali (minori, immigrati, anziani non autosufficienti, ecc.); b) costruzione di reti e relazioni tra soggetti che operano con diverse modalità nello stesso ambito; c) ricerche e studi; d) manifestazioni ed eventi particolari o innovativi; e) iniziative di promozione culturale (es. progetto di promozione della lettura)

19 Pagina 19 Attività diverse Nei Centri anziani si svolgono una serie di attività autofinanziate e che possono apportare entrate utili per l attività ordinaria. In questa breve guida possiamo segnalarne alcune tra le più diffuse ed anche tra le più significative ai fini della realizzazione degli scopi sociali: 1. Attività di educazione permanente, anche in convenzione con le università popolari e della terza età; 2. Organizzazione del tempo libero attraverso la tombola o altri giochi; 3. Produzioni artigianali e vendita in mercatino sociale; 4. Corsi di ballo e di danza; 5. Attività motorie e ginnastica dolce; 6. Tornei di giochi (carte, scacchi, ecc.); 7. Intrattenimenti musicali e danzanti; 8. Pranzo sociale con scopo di sottoscrizione; 9. Turismo sociale; 10. eccetera. Ciascuna di queste attività e tutte messe insieme non possono diventare attività prevalente, ma debbono restare funzionali al perseguimento degli scopi istituzionali. Ciò è necessario al fine di mantenere le caratteristiche di ente associativo non commerciale ai fini fiscali. Per la partecipazione alle attività su indicate, al fine di non farle rientrare nella attività commerciali, è sufficiente prevedere la modalità della libera offerta o sottoscrizione straordinaria per il sostegno delle attività istituzionali. Eventuale personale professionale incaricato della gestione se svolge le attività a titolo volontario è bene che rilasci una dichiarazione liberatorio all associazione; qualora invece riceve un compenso, esso deve essere a norma delle vigenti disposizioni per collaborazioni temporanee, che se rimangono al di sotto dei 5.000,00 euro annuali sono solo soggette a dichiarazione dei redditi; diversamente subentra l obbligo della contribuzione previdenziali. In ogni caso è utile accedere a servizi di consulenza del lavoro La gestione del turismo sociale I centri anziani hanno una lunga esperienza di turismo sociale, di vacanze e soggiorni per anziani. Tuttavia è sempre utile ricordare alcune regole fondamentali da rispettare per non commettere errori che potrebbero causare gravi danni economici e morali al centro stesso. Spesso i Centri anziani gestiscono per conto del Comune i soggiorni vacanza degli anziani, pagati in tutto o in parte dall amministrazione comunale direttamente. Non di questo ci occuperemo in queste note. In questi casi infatti è il Comune che gestisce direttamente il rapporto con agenzie e vari fornitori di servizi, mentre il Centro svolge unicamente una attività di raccolta delle adesioni e cose simili, senza impegni finanziari diretti. Ci occupiamo invece del turismo sociale direttamente organizzato dai centri anziani (gite, soggiorni, vacanze, ecc.) e pagato dagli associati.

20 Pagina 20 Le regole per gestire il turismo sociale La normativa europea e quella nazionale (legge nazionale sul turismo) consentono alle associazioni di promozione sociale la gestione del turismo sociale solo per i propri associati. Non tutte le associazioni però possono farlo in regime non commerciale. Nel caso specifico dei Centri anziani, possono agire in regime non commerciale solo quelli che aderiscono ad una associazione nazionale riconosciuta dal Ministero degli Interni come ente con finalità assistenziale. E il caso di tutti quei Centri che aderiscono ad Ancescao. Ai fini del trattamento fiscale dei proventi di tale attività si fa riferimento al Decreto Legislativo 460/97 che regola gli Enti non Commerciali e di tipo associativo. Per i Centri che gestiscono il turismo sociale in prima persona le norme da rispettare sono le seguenti: a) i proventi sono considerati di natura non commerciale e quindi tassabili con agevolazioni a norma del Decreto 460/97 in modo agevolato. Rimane tuttavia il pagamento dell IVA sugli acquisti (pagamento hotel, viaggio, ecc.); b) occorre tenere contabilità separata di tale gestione; c) le iniziative turistiche debbono essere strettamente connesse con le attività istituzionali del centro anziani (promozione sociale, culturale, solidarietà) e non debbono diventare prevalenti; d) qualora le attività turistiche diventano prevalenti o non sono strettamente connesse, si rientra nel trattamento di ente commerciale, con tutte le conseguenze in termini fiscali; e) In alcune regioni le norme regionali prevedono che la gestione del turismo sociale sia affidata alla responsabilità di un direttore che sia patentato. Suggerimenti La gestione del turismo sociale richiede un impegno competente. Si consiglia perciò di avvalersi di Agenzie Turistiche per la gestione dei servizi (trasporto, alberghi, visite guidate, ecc.), riservando al Centro la funzione di organizzazione dei partecipanti. A beneficio del Centro possono andare quote relative a questo servizio sotto forma di libero contributo da parte dei soci e benefit da parte delle agenzie convenzionate. In questo caso gli introiti avrebbero forma di quota associativa o sottoscrizione occasionale per lo svolgimento delle attività istituzionali del centro stesso. Occorre sempre premunirsi di polizza assicurativa a tutela dei partecipanti. Non è possibile costituire associazioni ad hoc che gestiscono esclusivamente il turismo sociale dei Centri anziani: ciò contrasterebbe con le norme. Infatti l attività turistica sarebbe prevalente e quindi interamente ricadente nei trattamenti fiscali delle attività commerciali.

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